ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/09381

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 667 del 03/08/2016
Firmatari
Primo firmatario: COMINARDI CLAUDIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/08/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 03/08/2016
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 03/08/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 03/08/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 03/08/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 03/08/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 03/08/2016
Stato iter:
15/09/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/09/2016
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 15/09/2016
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 15/09/2016

SVOLTO IL 15/09/2016

CONCLUSO IL 15/09/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09381
presentato da
COMINARDI Claudio
testo presentato
Mercoledì 3 agosto 2016
modificato
Giovedì 4 agosto 2016, seduta n. 667

   COMINARDI, TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   l'Inpgi, ovvero l'Istituto nazionale di Previdenza dei giornalisti italiani, già riconosciuto con regio decreto 25 marzo 1926, n. 838, è una «fondazione dotata di personalità giuridica di diritto privato incaricata di pubbliche funzioni a norma dell'articolo 38 della Costituzione», con autonomia gestionale, organizzativa e contabile, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509. Il 20 dicembre 1951 con la legge Rubinacci,  è stato riconosciuto al medesimo carattere sostitutivo di tutte le forme di previdenza ed assistenza obbligatoria dei giornalisti iscritti. L'Istituto provvede alle seguenti prestazioni in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica: trattamento di pensione di invalidità, vecchiaia, anzianità e superstiti; trattamento economico in caso di tubercolosi, trattamento in caso di disoccupazione, assegni per il nucleo familiare, ogni altro trattamento previsto da provvedimenti di legge, trattamento in caso di infortunio. Alla sopracitata gestione principale (Inpgi 1) si è affiancata la Gestione separata (Inpgi 2), obbligatoria dal 1996 per tutti i giornalisti, pubblicisti o professionisti, che svolgano attività giornalistica autonoma;
   è notizia riportata dal Fatto Quotidiano il 28 giugno 2016 che il rapporto dei magistrati contabili sul bilancio dell'Inpgi evidenzi profondi squilibri nei conti dell'ente: si legge nella determinazione dei magistrati che senza interventi ulteriori «il patrimonio si azzera nel 2030 e torna ad essere positivo solo dal 2060». Il rapporto tra iscritti attivi ed assegni è ancora in calo. La neo presidente Macelloni ha promesso nuove misure, ma per ora la situazione è in rapido deterioramento. I numeri dell'Istituto nazionale previdenza giornalisti non tornano. Parola della Corte dei Conti che sul lungo periodo registra profondi squilibri nella gestione previdenziale. Senza contare che, se le cose non cambiano, l'ente potrà contare in futuro sempre meno sulle plusvalenze del mattone per far quadrare l'esercizio. L'Istituto ha chiuso il bilancio 2015 della gestione principale con un rosso di quasi 142 milioni di euro e un patrimonio a valore di mercato sceso da 1,99 a 1,86 miliardi. Sempre lo scorso anno lo squilibrio tra entrate e uscite previdenziali ed assistenziali è stato di 112 milioni di euro contro gli 81 del 2014. «Il rapporto fra il numero degli iscritti attivi ed il numero delle pensioni è ancora in calo, passando da 1,97 del 2014 a 1,77 del 2015» prosegue la Corte, lasciando intuire che la crisi dell'editoria sta lasciando il segno nei conti dell'istituto;
   ancora il Fatto Quotidiano in data 8 giugno 2016 ha pubblicato la notizia di uno scontro nel consiglio generale dell'Inpgi sull'indennità della neo presidente Marina Macelloni. Dopo ore di discussione, i consiglieri eletti a febbraio 2016, hanno alla fine dato il via libera con 36 voti a favore, 17 contrari e 3 astenuti a un compenso di circa 230 mila euro lordi l'anno. «Colei che in aprile ha preso il posto di Andrea Camporese l'ex numero uno rinviato a giudizio per corruzione e truffa ai danni dell'ente – guadagnerà quasi come il capo dello Stato Sergio Mattarella»;
   sul fronte della gestione separata, cioè quella dedicata ai liberi professionisti e giornalisti collaboratori, si registra invece una riduzione dell'avanzo che passa dai 41,206 milioni del 2014 ai 39,627 milioni del 2015. «La gestione patrimoniale chiude in positivo per 5,621 milioni» spiega il documento, tuttavia anche in questo caso c’è un decremento del saldo della gestione previdenziale, che passa dai 46,311 milioni del 2014 ai 43,604 milioni dello scorso anno. Ma almeno qui la situazione è sotto controllo: non certo per i beneficiari, che intascano poco più di 1.000 euro mensili lordi l'anno e devono versare il 10 per cento alla gestione separata. A tal proposito, Il Manifesto il 13 gennaio 2016 evidenzia che «quattro giornalisti freelance su dieci hanno lavorato gratis in Italia nel 2014». Il dato sconvolgente è emerso dal rapporto 2014 sulla professione giornalistica «Libertà di Stampa diritto all'Informazione» presentato l'11 gennaio 2016 a Roma alla Federazione nazionale della stampa. Questa condizione interessa 16.830 giornalisti «autonomi» sui 40.534 iscritti alla gestione separata dell'istituto previdenziale, vale a dire  41,5 per cento degli iscritti. Il rapporto parla di «zero redditi»: in una situazione certamente problematica si trovano anche i 23.704 freelance che nel 2014 hanno dichiarato redditi inferiori o pari ai 10 mila euro lordi annui. Chi lavora con partita Iva o con la ritenuta d'acconto in Italia guadagna mediamente il 17,9 per cento di chi invece ha un contratto di lavoro dipendente, 5,6 volte meno. Questi dati vanno confrontati con il numero complessivo dei giornalisti. Si fa così un'importante scoperta: i precari (parasubordinati con un contratto precario, le partite Iva, i liberi professionisti) rappresentano la stragrande maggioranza dei giornalisti: nel 2014 erano in totale 50.488. Di questi 32.631 sono lavoratori «autonomi puri» e solo 17.857 sono quelli dipendenti e assunti (7.903 iscritti anche all'Inpgi 2);
   a giudizio degli interroganti, l'enorme sproporzione dimostra com’è cambiata la professione del giornalista: un nucleo duro di «professionisti», in costate ed irreversibile calo, e una crescente moltitudine di «collaboratori» esterni senza diritti, rappresentanza sindacale, variamente segmentati in categorie, destinati alla competizione permanente e al ribasso dei compensi decisi dalle aziende editoriali. In data 12 gennaio 2016, 400 giornalisti freelance hanno inviato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi una lettera (online sul sito giornalisti freelance.tk) in cui riportano i dati del rapporto Lsdi 2014 e avanzano al Governo sette richieste urgenti: erogazione di contributi e agevolazioni solo agli editori che pagano equamente e con regolarità, superamento dei contratti atipici, pari diritti e tutele ai giornalisti dipendenti ed autonomi, applicazione della legge sull'equo compenso, tariffe per la liquidazione giudiziale dei compensi, l'obbligo di tracciabilità e firma di tutti gli articoli, per agevolare i controlli e far emergere il lavoro non retribuito –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei dati e degli elementi riportati in premessa e, per quanto di propria competenza, quali iniziative intendano intraprendere al fine di rimediare alle criticità denunciate nella relazione della Corte dei Conti;
   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per eliminare le disparità di trattamento sopra evidenziate tra le varie categorie di giornalisti, garantendo i diritti fondamentali e le necessarie tutele anche ai giornalisti precari-freelance. (5-09381)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 settembre 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-09381

  Con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli Cominardi ed altri inerente alla situazione finanziaria dell'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi), nonché alla tutela dei giornalisti precari, faccio presente che il Ministero che rappresento ha avviato – ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo n. 509 del 1994 – l'istruttoria sul bilancio consuntivo 2015 delle gestioni INPGI, le cui risultanze verranno formulate non appena il covigilante Ministero dell'economia e delle finanze avrà reso i propri rilievi.
  In relazione alla sostenibilità finanziaria dell'Inpgi (gestione sostitutiva dell'assicurazione generale obbligatoria), va detto che il Consiglio di amministrazione dell'istituto ha adottato, nella seduta del 27 luglio 2015, la delibera n. 24/2015 recante: modifiche al regolamento delle prestazioni previdenziali ed assistenziali e variazioni delle aliquote contributive, con il dichiarato intento di predisporre misure utili a riportare in equilibrio la gestione previdenziale. Tuttavia – nell'ambito dell'istruttoria effettuata dal Ministero che rappresento, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze – è emerso che le iniziative contenute nella delibera, sebbene non peggiorative, erano tuttavia inidonee a riequilibrare la gestione. Ciò nonostante, i Ministeri vigilanti hanno ritenuto che la delibera contenesse misure improcrastinabili che avrebbero dovuto trovare accoglimento al fine di consentire un miglioramento, seppur non definitivo, dei risultati della gestione.
  Pertanto – ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 509 del 1994 – il Ministero che rappresento, d'intesa con il covigilante Ministero dell'economia e delle finanze, ha provveduto ad approvare la delibera limitatamente alle seguenti misure:
   l'incremento, a decorrere dal 1o gennaio 2016, delle aliquote contributive per le prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS), sia a carico dei giornalisti dipendenti che a carico dei datori di lavoro;
   l'inserimento a regime, a decorrere dal 1o gennaio 2017, dell'aliquota dell'1 per cento a carico dei datori di lavoro, destinata a finanziamento del trattamento straordinario di integrazione salariale (Cigs);
   l'individuazione della retribuzione pensionabile, per le anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1o gennaio 2016, di cui all'articolo 6, comma 1, lettera e) del citato Regolamento;
   l'applicazione, a decorrere dal 1o gennaio 2016, delle percentuali per il computo della pensione, di cui all'articolo 7, comma 2, del Regolamento medesimo.
  Le Amministrazioni vigilanti hanno dunque ritenuto urgente rendere esecutivi alcuni aspetti della delibera n. 24 del 2015, ma, nel contempo, hanno espressamente sollecitato l'INPGI ad adottare misure più incisive ed efficaci utili a consentire il definitivo riallineamento delle risultanze gestionali e a garantire l'effettiva tutela previdenziale dei propri iscritti, in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo n. 509 del 1994.
  Inoltre – in considerazione della necessità di raggiungere in tempi brevi il riequilibrio ed il risanamento della gestione – il Ministero che rappresento, di intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha richiesto che le predette misure fossero adottate anche con il supporto di elaborazioni tecniche veritiere e conformi alle norme vigenti. Ciò, al fine di consentire alle amministrazioni vigilanti la valutazione, oltre che della sostenibilità complessiva della gestione, anche degli effetti di ciascuna delle misure che l'INPGI intenderà prevedere.
  Con riferimento a quanto richiesto dall'interrogante in ordine alle iniziative che i Ministeri vigilanti intendano intraprendere al fine di rimediare alle criticità denunciate nella relazione della Corte dei conti sulle risultanze del controllo eseguito sulla gestione finanziaria per l'esercizio 2015 va detto, preliminarmente, che tali criticità sono essenzialmente riconducibili alla profonda crisi strutturale che ha investito l'intero settore dell'editoria e che ha comportato, da un lato, il ricorso, da parte delle imprese in difficoltà, ai contratti di solidarietà, agli esodi incentivanti e ai prepensionamenti e, dall'altro, ad una sensibile riduzione del numero di contribuenti attivi. Contestualmente, si è assistito negli ultimi anni ad un maggiore impiego da parte delle imprese editrici di figure professionali quali collaboratori e cosiddetto freelance. Al riguardo, la competente direzione generale del Ministero che rappresento – con nota dello scorso 4 agosto – ha sollecitato l'INPGI a sottoporre con urgenza ai Ministeri vigilanti le determinazioni che l'istituto medesimo dovrà porre in essere al fine di assicurare la sostenibilità nel medio-lungo periodo della Gestione sostitutiva dell'Assicurazione generale obbligatoria. L'INPGI, lo scorso 9 settembre, ha comunicato che sta procedendo ad adottare nuovi interventi che consentano di far fronte alla necessità di riequilibrio della gestione previdenziale al fine di assicurare la sostenibilità della gestione stessa nel lungo periodo». Tali provvedimenti verranno sottoposti all'approvazione delle Amministrazioni vigilanti nell'ambito del processo di attuazione dell'iter previsto dal decreto legislativo n. 509 del 1994.
  Per quanto riguarda, invece, la sostenibilità della Gestione separata dell'INPGI (cosiddetta INPGI 2), faccio presente che il bilancio tecnico al 31 dicembre 2014, assunto dall'istituto con delibera del 14 ottobre 2015, risulta allo stato ancora in fase istruttoria presso i Ministeri vigilanti.
  Da ultimo, con riferimento a quanto evidenziato dall'interrogante in ordine alla disparità di trattamento retributivo e di tutele tra le varie categorie di giornalisti (giornalisti dipendenti, da un lato, e giornalisti precari-freelance, dall'altro) occorre evidenziare che, anche in questo specifico ambito lavorativo, è riconosciuta e confermata da costante giurisprudenza la possibilità di ricorrere a qualunque tipo di contratto di lavoro, sia di natura subordinata che autonoma, e che un miglioramento degli aspetti relativi alle condizioni di lavoro dei giornalisti passa anche attraverso un più efficace dialogo tra le parti sociali: in capo a queste ultime, infatti, sussiste la titolarità di adottare gli eventuali interventi correttivi ritenuti opportuni. Ricordo inoltre che il Governo – con la riforma del mercato del lavoro adottata, nel corso del 2015, con il cosiddetto Jobs Act – è intervenuto razionalizzando le diverse tipologie contrattuali al fine di favorire maggiore stabilità nei rapporti di lavoro.
  Colgo l'occasione per far presente che nel disegno di legge delega per la riforma del sostegno pubblico al settore editoriale (A.S. 2271) – attualmente in discussione al Senato della Repubblica – è espressamente previsto, tra i principi e criteri direttivi riferiti ai requisiti per l'ammissione alle provvidenze per l'editoria, «il regolare l'adempimento, da parte dell'impresa istante, degli obblighi derivanti dal rispetto e dall'applicazione del contratto collettivo di lavoro, nazionale o territoriale, stipulato tra le organizzazioni o le associazioni sindacali dei lavoratori dell'informazione e delle telecomunicazioni e le associazioni dei relativi datori di lavoro, comparativamente più rappresentative».
  Pertanto, dopo l'approvazione del predetto disegno di legge, il Governo sarà impegnato – attraverso l'emanazione dei decreti attuativi – a ridefinire la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici anche con riguardo alla corretta applicazione contrattuale nei confronti delle diverse categorie operanti nel settore. Si tratta di un insieme di interventi che si rivolgono ad un mercato editoriale in evoluzione e che prevedono misure nuove (tra cui anche forme di contribuzione indiretta) volte, da un lato, a sostenere la piccola editoria espressione del pluralismo dell'informazione e dall'altro, a favorire l'ingresso dei cosiddetti outsiders attraverso la previsione di finanziamenti da assegnare mediante bandi a progetti innovativi presentati da imprese editoriali di nuova costituzione.
  L'insieme di queste misure sarà in grado di favorire una inversione dell'attuale tendenza negativa che caratterizza i principali indici industriali e finanziari del settore, contribuendo quindi anche ad un recupero dei livelli occupazionali e contributivi.
  Da ultimo, per quanto concerne invece la questione relativa all'equo compenso nel lavoro giornalistico occorre precisare che la Commissione per la valutazione dell'equo compenso nel lavoro giornalistico, istituita ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 233 del 2012, ha adottato la delibera del 19 giugno 2014 con la quale sono stati individuati, per la prima volta, i parametri minimi per il compenso dei giornalisti a collaborazione coordinata e continuativa. Tale delibera è stata tuttavia impugnata dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ed annullata dal Tar Lazio con sentenza del 7 aprile 2015, poi sostanzialmente confermata in appello dal Consiglio di Stato con sentenza del 16 marzo 2016. Al riguardo, tengo a precisare che, con il citato disegno di legge delega (A.S. 2271), si provvede anche a prorogare la durata della Commissione sino all'approvazione della nuova delibera che definirà l'equo compenso e fino al completamento degli altri adempimenti previsti dalla legge medesima. Pertanto, non appena il disegno di legge sarà approvato da entrambi i rami del Parlamento, la Commissione sarà riconvocata al fine di riprendere i lavori alla luce delle recenti pronunce dei giudici amministrativi.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

professioni del settore delle comunicazioni

infortunio sul lavoro

contratto di lavoro