ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/08649

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 622 del 11/05/2016
Firmatari
Primo firmatario: MATARRESE SALVATORE
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 11/05/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 11/05/2016
D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 11/05/2016
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 11/05/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 11/05/2016
Stato iter:
12/05/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/05/2016
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
RISPOSTA GOVERNO 12/05/2016
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 12/05/2016
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/05/2016

SVOLTO IL 12/05/2016

CONCLUSO IL 12/05/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-08649
presentato da
MATARRESE Salvatore
testo di
Mercoledì 11 maggio 2016, seduta n. 622

   MATARRESE, GALGANO, D'AGOSTINO e VARGIU. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   un'inchiesta del quotidiano locale Corriere dell'Umbria ha portato alla luce l'esistenza di una «Valle dei fuochi» in regione: l'area interessata è una vasta porzione della Valnestore, in particolare la zona intorno alla vecchia centrale di Pietrafitta, e i fatti risalgono al periodo a cavallo degli anni ’80 e ’90 quando sarebbero stati interrati rifiuti solidi urbani, coperti poi dalle ceneri di risulta della combustione di lignite, nascosti in superficie dalla vegetazione;
   un allarme ambientale di dimensioni considerevoli tanto da indurre forti preoccupazioni nella popolazione in ordine alla possibile ricorrenza di un danno ambientale o di un rischio elevato dovuto alla possibile presenza di materiale pericoloso e all'assenza di analisi preventive;
   in Italia la disciplina normativa a tutela dell'ambiente risale soltanto al 1997 con il decreto cosiddetto «Ronchi» (decreto-legge 22 del 1997), dal nome dell'allora Ministro dell'ambiente Edo Ronchi. Prima della predetta normativa, oggi interamente abrogata dal testo unico ambientale (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), l'unica tutela nei confronti della corretta gestione dei residui urbani così come di quelli industriali era rappresentata dal decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1982, n. 915;
   all'epoca, quindi, cui risalirebbero gli sversamenti e gli interramenti nella Valle dei fuochi umbra non vi era una normativa di riferimento di rango primario cui fare riferimento;
   nell'area interessata dall'inchiesta il terreno è stratificato con in superficie ciuffi d'erba, scendendo si trovano ciottoli di pietre, poi rifiuti, pezzi e buste di plastica e sopra un fondo di impasto nero. Sarebbe la prova – secondo chi dice di avere visto in quell'area scaricare camion di rifiuti – che qui insisteva una discarica, mai segnalata, sia per i rifiuti solidi che per gli scarti di cenere;
   la zona in questione – secondo l'inchiesta – è di un paio di chilometri, mentre il periodo di riversamento delle polveri sfiorerebbe i 30 anni. Alcuni testimoni hanno raccontato che avrebbero visto i camion della nettezza urbana andare a scaricare proprio in quelle aree tra il comune di Piegaro e quello di Panicale, destinate a discarica di cenere: i rifiuti sarebbero stati depositati a fianco alle montagne di cenere, poi le ruspe l'avrebbero prelevata a paiate e l'avrebbero cosparsa sopra all'immondizia, a strati;
   la cenere era il residuo dell'attività della centrale di lignite che insisteva nella zona di Pietrafitta, dove hanno lavorato oltre 350 persone, che diede calore alle acciaierie ternane e fu all'origine della centrale termoelettrica che nel 1958 erogava 48 megawatt. Nel 2001 la lignite è finita, la centrale ha cessato le attività e ora restano soltanto le ceneri, probabilmente miste a spazzatura;
   l'inchiesta fa riferimento anche alle emissioni della vecchia centrale: come detto, dal 1958 al 1985/86 il materiale usato come combustibile era la lignite di Pietrafitta. Dalle indagini si evince che le emissioni della suddetta ciminiera erano definite accettabili. Dopo il 1985 la vecchia centrale ha funzionato con miscele di ogni genere: carbone, diversi tipi di lignite, vinacciolo, nocciolino, sansa e grandi quantità di lignite esportata da Bastardo, che di fatto era mista ad argilla e perciò per farla ardere veniva imbevuta di gasolio. Non solo, in via sperimentale furono bruciati i residui della combustione in caldaie della centrale di Civitavecchia e per una sola notte venne usato come combustibile sempre in via sperimentale della naftalina;
   sul caso della Valle dei fuochi sono state aperte inchieste oltre che dalle amministrazioni dei comuni interessati, dall'Arpa Umbria, dall'Usi e dalla procura della Repubblica;
   in particolare l'Arpa ha effettuato prelievi nei terreni in cui sono stati rinvenuti i rifiuti e anche analisi sui pozzi della zona rilevando una quantità di arsenico di 19,8 microgrammi per litro quando il limite è di dieci: quindi quasi il doppio del livello consentito. La falda acquifera sarebbe inquinata da una sostanza che rientra nel percolato tipico (assieme ad altri metalli pesanti) delle ceneri da carbone interrate senza piatti di contenimento. Arpa e Usi hanno segnalato l'esito al comune di Panicale che ha emesso un'ordinanza che fissa il divieto di uso potabile del pozzo degli impianti sportivi di Tavernelle;
   l'Arpa ha inviato i dati in attesa che ulteriori indagini permettano di perimetrare l'area interessata dalla contaminazione (mappata tra le discariche e gli interramenti di ceneri e rifiuti nella Valnestore oggetto dell'inchiesta giornalistica del Corriere dell'Umbria e dell'indagine della procura della Repubblica di Perugia) per effettuare altri prelievi delle acque sotterranee;
   intanto i comuni di Panicale e Piegaro, attraverso una nota, hanno evidenziato che «le Amministrazioni sono da diverso tempo impegnate nelle ricerche della documentazione archivistica che ha riguardato a vario titolo l'interramento di ceneri nei territori dei due comuni. La nostra è una comunità segnata da un momento storico nel quale la gestione dei rifiuti e la pressione ambientale delle attività generate dalla centrale a lignite allora in attività hanno portato ad una complessiva rimozione di ciò che è successo, in questo territorio come in molti altri, quando ancora le normative e la sensibilità pubblica su questo tema non si erano del tutto sviluppate»;
   anche i cittadini si sono mobilitati costituendo il comitato «Soltanto la salute» che ha organizzato diverse assemblee per informare la popolazione a Colle San Paolo, Pietrafitta, Fontignano, Macereto e Castiglion Fosco. Un comitato che si dice pronto a metter in campo anche analisi private sullo stato dell'ambiente in Valnestore;
   al quotidiano locale che ha sollevato il caso della Valle dei fuochi è stata recapitata anche una lettera che riporta in calce la firma «I malati di cancro della Valnestore» nella quale si fa riferimento al possibile collegamento tra le ceneri, l'interramento dei rifiuti e il tasso di incidenza e mortalità per cancro che, nell'area in questione, è sopra alla media regionale. Una lettera durissima nella quale si attacca «un sistema di potere che ha fatto della Valnestore la pattumiera dell'Umbria»;
   nella mappa interattiva del registro tumori umbro di popolazione (Rtup), infatti, selezionando il periodo compreso tra il 2004 e il 2011 per i nuovi casi di tumore che hanno colpito la regione, il territorio compreso tra le frazioni di Pietrafitta e Tavernelle (Panicale) e il capoluogo di Piegaro si tinge di rosso. Sono poche, pochissime in Umbria le zone che assumono lo stesso colore ad indicare che i numeri sono più alti che nel resto della regione;
   il 6 maggio 2016 i consiglieri regionali della terza commissione hanno effettuato un sopralluogo sui luoghi simbolo dell'inchiesta della Valnestore. La visita è partita nell'area industriale della Potassa a Tavernelle, poi si è fatto tappa alla vecchia centrale Enel e quindi nella Valnestore. «La Commissione ha voluto fare una verifica sul terreno per rendersi meglio conto di cosa si parla, dato che c’è un'indagine in corso e sono usciti articoli di stampa che hanno destato un certo allarme – ha detto il presidente della commissione, Attilio Solinas – In questo momento non si possono tirare conclusioni azzardate, non prima di una attenta verifica scientifica. Necessario indagare sulle ceneri di lignite versate per decenni in quantità enormi, anche in epoche in cui non esisteva la legislazione attuale e i relativi controlli. L'Arpa analizzerà tutte le possibili sedi di inquinamento, dai terreni alle acque. Siamo qui anche per tutelare un territorio importante per le attrattive turistiche, le imprese agricole, le attività legate alla pesca, per non parlare del museo paleontologico»;
   i materiali provenienti dalla ex centrale sono stati inoltre riutilizzati per realizzare «riporti», rilevati alti sino a 2 metri circa, in aree produttive, spazi per sport e tempo libero, in una zona abbastanza vasta, nonché rimodulazioni ambientali (anche piccole collinette): si parla di 4 milioni di metri cubi di materiale destinati a tali usi. A questo si aggiungono altri materiali affiorati, in corso di valutazione, in campi, prossimi a due discariche autorizzate già dal 1986 –:
   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un accertamento sulla zona «Valle dei fuochi», anche attraverso specifiche verifiche da parte del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente o di altri organi ed enti a ciò preposti, e se non si intenda predisporre un monitoraggio ministeriale, i cui esiti siano resi facilmente consultabili dal pubblico, che individui le aree ed i singoli impianti dove le ceneri di carbone siano state conferite sia per essere reimpiegate che smaltite. (5-08649)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 12 maggio 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-08649

  Con riferimento alla presunta presenza di ceneri e rifiuti nell'area della ex miniera di lignite di Pietrafitta, ricadente nei Comuni di Panicale e Piegato, facente parte del bacino idrografico del fiume Nestore, nei primi giorni dello scorso aprile, il personale del Corpo Forestale di Città della Pieve ha partecipato al sopralluogo effettuato da ARPA Umbria e dai Vigili del Fuoco di Piegaro, volto alla individuazione di quanto esposto dai media, con lo scopo di effettuare una campagna di prelievi per analizzare le varie matrici ambientali quali suolo e acqua.
  Il sopralluogo ha interessato tre siti ricadenti nell'area della ex miniera.
  Il primo sito è un terreno collinare situato nelle immediate vicinanze della centrale elettrica e nei terreni della ex miniera di Pietrafitta.
  Il secondo sito è un terreno sopraelevato attualmente coltivato a grano nella cui scarpata sono visibili buste di plastica e rifiuti e, in alcune parti di esso, cenere di colore grigio. In tale contesto è stato esteso il sopralluogo anche a un laghetto artificiale delle vicinanze poiché sulla sponda dello stesso sono ben visibili ceneri di colore grigio intervallate da strati di terreno vegetale e rifiuti urbani.
  Infine, il terzo sito individuato, è un terreno seminativo nel quale è presente un fosso di scolo delle acque provenienti dai terreni circostanti che ha una colorazione tendente al rosso.
  Occorre precisare che negli anni 70, prima dell'entrata in vigore del DPR 915/1982, in mancanza di norme specifiche, i comuni provvedevano autonomamente allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) presso aree individuate all'interno del territorio comunale stesso, senza autorizzazioni o atti particolari, pertanto, i siti sopra citati, sembrano essere riconducibili a tale pratica. Inoltre, in alcune zone della Valnestore negli anni ‘80 sono stati interrati ingenti quantità di ceneri provenienti dalle centrali elettriche di La Spezia e Savona che furono depositate sulla zona ed utilizzate come materiale da rilevato per zone industriali e strutture sportive dei Comuni limitrofi.
  Per quanto concerne l'interramento nel territorio comunale di Panicale di «cenere di carbone» proveniente dalle centrali ENEL di Pietrafitta e di La Spezia, il suddetto Comune ha rappresentato che sono state individuate principalmente 2 aree interessate dalla vicenda.
  Una prima area riguarda il «Centro Sportivo Intercomunale», situato in località La Colonnetta, facente parte anche del Comune di Piegaro, per la cui realizzazione dei lavori era stato previsto l'utilizzo di uno strato di cenere proveniente dalla sopra citata centrale di Pietrafitta.
  La seconda area riguarda, la zona industriale «La Potassa», situata in località Capanne, per la quale venne rilasciata in data 16 agosto 1986 la concessione per la «Costruzione di Capannone Industriale, di tratto di strada di accesso al Lotto, formazione di rilevato in cenere ricoperto da terreno vegetale».
  Tanto premesso, secondo le informazioni acquisite, ARPA Umbria ha ricevuto delega alle indagini dalle Procure di Perugia e Terni, sulle quale vige, allo stato, il segreto investigativo. Per la vicenda dell'inquinamento ambientale nella Valnestore e, in particolare, nella zona intorno alla vecchia centrale di Pietrafitta, risulta pendente presso la Procura di Perugia il Procedimento n. 4541/2016, con delega ad articolati accertamenti sulle matrici ambientali, nonché approfondite verifiche epidemiologiche, oltre ad accertamenti inerenti eventuali traffici illeciti di rifiuti, all'ARPA Umbria, alla ASL competente, al Noe CC di Perugia ed al Corpo Forestale dello Stato di Città della Pieve.
  Il Ministero dell'ambiente continuerà a tenersi informato e a svolgere un'attività di sollecito nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

deposito dei rifiuti

inquinamento del suolo

protezione dell'ambiente