ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/08063

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 586 del 09/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: COMINARDI CLAUDIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 09/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 09/03/2016
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 09/03/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 09/03/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 09/03/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 09/03/2016


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 09/03/2016
Stato iter:
10/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/03/2016
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 10/03/2016
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 10/03/2016
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/03/2016

SVOLTO IL 10/03/2016

CONCLUSO IL 10/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-08063
presentato da
COMINARDI Claudio
testo di
Mercoledì 9 marzo 2016, seduta n. 586

   COMINARDI, CIPRINI, TRIPIEDI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   la reversibilità della pensione rappresenta l'importo della pensione che un beneficiario del nucleo familiare riceve alla morte del lavoratore assicurato o pensionato. Tale quota della pensione è un diritto dei «superstiti» (detta anche pensione ai superstiti) qualora il soggetto deceduto abbia avuto diritto alla pensione di vecchiaia, di anzianità o di inabilità;
   la pensione di reversibilità è stata introdotta per tutelare i coniugi (soprattutto le donne) che non avevano una pensione propria e che spesso avevano un reddito al di sotto della soglia di povertà dopo la morte del coniuge;
   oggi quando si parla di pensioni di reversibilità si fa riferimento a circa 3,9 milioni di donne, e 500.000 uomini, quasi tutti vedove e vedovi, con una età media di 74-75 anni (dati Inps, Bilancio sociale 2013, arrotondati, come tutti quelli che seguono). Sul totale delle pensioni i suddetti 4,4 milioni rappresentano il 25 per cento delle pensioni erogate, mentre le pensioni di reversibilità erogate alle donne rappresentano il 40 per cento di tutte le pensioni percepite da donne. Numeri che danno chiaramente il segno dell'importanza fondamentale che questa tipologia di supporto previdenziale abbia nel nostro Paese;
   l'importo spettante ai superstiti va dal 60 per cento della pensione di riferimento per il solo coniuge senza figli al 100 per cento per il coniuge con due figli o per tre figli, con il 15 per cento per ogni altro familiare. Questi importi vengono ridotti se gli aventi diritto hanno altri redditi: del 25 per cento se questi sono superiori, al lordo, a tre volte il trattamento minimo del fondo pensioni lavoratori dipendenti, del 40 per cento se quattro volte, del 50 per cento se cinque volte;
   per capire il problema sociale che è insito nell'erogazione della pensione ai superstiti basti pensare che l'ultimo monitoraggio dei flussi di pensionamento pubblicato dall'Inps per il 2014, dice che, appunto, nel 2014 sono state attivate 124.000 pensioni ai superstiti, di cui 101.000 alle donne. L'importo medio (uomini e donne) è di 711 euro mensili, mentre il differenziale tra uomini e donne nel 2012 era intorno al 65 per cento, dal momento che gli uomini riscuotono una pensione di reversibilità su pensioni femminili più basse, e in percentuale assai maggiore godono anche di pensione propria che aumenta le riduzioni. Orbene l'89 per cento di tutte queste nuove pensioni è stato calcolato secondo il metodo retributivo, un 10 per cento con il sistema pro quota misto retributivo/contributivo. È evidente che, a mano a mano che si passerà a una prevalenza del calcolo misto, e poi del contributivo, che così come è parametrato oggi offre una copertura molto più bassa rispetto agli ultimi stipendi o salari (e la offrirà sempre più bassa in una situazione di lavoro precario e intermittente), l'importo monetario della pensione di reversibilità sarà destinato a ridursi drasticamente per milioni di donne. E ancor di più se, in linea con il sistema contributivo, si vorrà ricalcolare il montante contributivo delle nuove pensioni di reversibilità;
   non è possibile sapere quante tra le donne che hanno diritto a questa pensione siano anche titolari di altri redditi, tuttavia tanto la situazione del mercato del lavoro, quanto le recenti riforme in materia pensionistica, inducono a pensare che questo diverrà in molti casi l'unico reddito di milioni di donne anziane. D'altra parte, è noto che il tasso di attività delle donne è in Italia patologicamente basso. Nel 2013 il tasso di occupazione come definito da Eurostat (molto ristretto: 1 ora di lavoro retribuito a qualsiasi titolo nella settimana di riferimento) era del 50 per cento per le donne, contro il 70 per cento degli uomini, il differenziale più alto di tutta l'Unione europea, salvo Malta. A questo bisogna aggiungere che il lavoro delle donne è a tempo parziale per il 38 per cento. Dunque, allo stato di cose presente, solo metà delle donne avrà una pensione propria, e comunque essa sarà particolarmente bassa. L'altra metà, se non sarà stata sposata con un lavoratore occupato o pensionato, avrà solo la pensione sociale; se invece godrà di una pensione di reversibilità si tratterà del 60 per cento di una pensione che raggiungerà a mala pena il 50 per cento dell'ultima retribuzione. Del resto tra i 124.000 nuovi titolari di pensione di reversibilità circa 30.000 hanno pensioni sotto i 500 euro, e altri 72.000 ossia complessivamente il 90 per cento, sotto i 1000;
   a ciò si aggiunge, che dando uno sguardo all'immediato futuro, preoccupa non poco la relazione tra il Jobs Act, risalente alla legge di stabilità 2015, e i conti dell'Inps. Infatti, la riforma del lavoro introdotta dal Governo è stata pubblicizzata come strumento utile per aumentare il numero dei contratti a tempo indeterminato (o, meglio, dei contratti a tutele crescenti che sono cosa ben diversa). Se però i fatti non daranno ragione al Governo, e sussistono già parecchi dubbi sulla correttezza dei calcoli operata dal Governo in tema di crescita dell'occupazione, e quindi non ci saranno incrementi effettivi del numero degli occupati tali da assicurare introiti previdenziali per l'Inps, gli sgravi fiscali introdotti per favorire l'occupazione non verranno compensati con la conseguenza che occorrerebbero ulteriori trasferimenti da parte dello Stato tramite la fiscalità generale. In entrambe le situazioni il «buco» nei conti dell'Inps crescerebbe con conseguenti tagli al sistema previdenziale, primo tra tutti proprio quello delle pensioni di reversibilità di cui, per le ragioni già sopra esposte, è assolutamente necessario mantenere intatte le erogazioni;
   analoghe considerazioni valgono, inoltre, per altre importanti prestazioni da ritenersi fondamentali nel sistema di welfare: l'assegno sociale, l'integrazione al minimo, la maggiorazione sociale del minimo, l'assegno per il nucleo con tre o più figli minori di cui si paventa, in sede di riordino delle prestazioni e del sistema degli interventi e dei servizi sociali una, allo stato, poco chiara razionalizzazione –:
   se sia intenzione del Governo, e in caso di risposta affermativa, attraverso quali forme di intervento, affermare il carattere individuale del diritto alla pensione per i superstiti, assumendo ogni utile iniziativa finalizzata a garantire la sostenibilità dell'istituto, nell'alveo del diritto previdenziale, nonché il mantenimento di un'adeguata copertura di altre tipologie di prestazioni quali l'assegno sociale, l'integrazione al minimo, la maggiorazione sociale del minimo, l'assegno per il nucleo con tre o più figli minori. (5-08063)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 10 marzo 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-08063

  Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Cominardi, inerente al tema della pensione di reversibilità, faccio presente quanto segue.
  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è più volte intervenuto sul tema affermando la totale infondatezza della polemica sulle pensioni di reversibilità per le quali non è allo studio nessun intervento futuro.
  Infatti – sebbene la pensione ai superstiti sia ricompresa tra «le prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi», oggetto di interventi di razionalizzazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera b), del disegno di legge delega per il contrasto alla povertà – il Governo non è intenzionato ad intervenire su tale prestazione. Ciò che la delega in materia di contrasto alla povertà si propone è il superamento di sovrapposizioni di più interventi rivolti a una medesima platea di beneficiari e di situazioni anomale.
  Per quanto concerne invece le altre tipologie di prestazioni cui fanno riferimento gli interroganti, faccio presente che gli interventi di riordino della normativa di settore muoveranno nella direzione di garantire un rafforzamento delle tutele a cui fra l'altro la legge di stabilità per il 2016 ha destinato risorse aggiuntive.
  Infatti l'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016, ai commi 386 e 388, ha destinato per gli anni successivi al 2016 risorse pari a 1.000 milioni di euro per il finanziamento di uno o più interventi normativi di riordino della disciplina in materia di trattamenti, indennità, integrazione di reddito e assegni di natura assistenziale o comunque sottoposti alla prova dei mezzi, nonché in materia di accesso alle prestazioni sociali.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

pensionato