ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06934

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 519 del 11/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: PAGLIA GIOVANNI
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 11/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 11/11/2015
Stato iter:
19/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 19/11/2015
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 19/11/2015
Resoconto ZANETTI ENRICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 19/11/2015
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 19/11/2015

SVOLTO IL 19/11/2015

CONCLUSO IL 19/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06934
presentato da
PAGLIA Giovanni
testo di
Mercoledì 11 novembre 2015, seduta n. 519

   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1 del decreto-legge n. 3 del 2015 impone alle Banche popolari con un attivo superiore agli otto miliardi di euro la trasformazione in società per azioni, che nel nostro Paese coinvolgerà dieci grandi banche popolari: UBI, BANCO POPOLARE, B. P. E.R. – Banca Pop. Emilia e Romagna, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare Vicentina, VenetoBanca, Banca Popolare di Spoleto, Credito Valtellinese, Banca Popolare di Sondrio, Banca Pop. Bari;
   al fine di risolvere i problemi emersi con i cosiddetti «stress test» relativi all'equilibrio patrimoniale ed alla carenza di liquidità, le grandi banche popolari, come annunciato anche da numerosi organi di stampa, hanno deciso di cedere il 100 per cento delle azioni del gruppo ICBPI (Istituto centrale delle banche popolari);
   dopo aver espletati tutti gli accertamenti e le operazioni di valutazione delle offerte sono stati individuati come potenziali acquirenti i fondi Bain, Advent e Clessidra, che hanno a loro volta formulato un'offerta di prezzo duplice: o un pagamento effettuato in larga misura con mezzi propri intorno a 1,9 miliardi di euro o in alternativa il pagamento di un prezzo più alto, intorno ai 2,15 miliardi di euro, ma utilizzando una leva di debito ampia;
   la suddetta operazione è stata sottoposta all'attenzione della BCE e della Banca d'Italia per le necessarie autorizzazioni;
   come riportato diffusamente da autorevoli organi di stampa (ad esempio Sole24Ore e altro) la BCE e la Banca d'Italia hanno autorizzato l'operazione che contempla la seconda ipotesi, consentendo a tal fine un ricorso esteso al debito che consentirà la cessione del gruppo ICBPI a Bain, Advent e Clessidra ad un prezzo determinato intorno ai 2,15 miliardi di euro da pagare con mezzi propri e con il ricorso ad un finanziamento di 1,1 miliardi di euro attraverso l'emissione di un prestito obbligazionario dedicato a investitori istituzionali (fondi banche assicurazioni, SGR, OICR, e altro);
   il ricorso ad una leva di debito di circa 1.100 milioni di euro, stanti i tassi oggi praticati su obbligazioni Corporate, comporta che nel gruppo ICBPI tutto o quasi il risultato economico al netto delle imposte sarà destinato, per tutta la durata del debito, a copertura degli interessi per il prestito obbligazionario;
   si potrebbe quindi paventare il rischio di anteporre le esigenze del debito sia a quelle dell'investimento di processo e di prodotto, fondamentali oggi per mantenere una posizione da leader sul mercato della cosiddetta monetica, sia a quelle sul capitale umano, e perdere conseguentemente quote di mercato, attesa la mancanza di una fonte possibile ed importante fonte di finanziamento interno;
   con riferimento al capitale umano il rischio è quello di assistere, piuttosto che ad un investimento sulla formazione, alla ricerca di remunerazione attuata con l'ennesima compressione dei costi, quello del lavoro in particolare, nonché attraverso una riduzione dei livelli occupazionali;
   altro pericolo che sul piano strutturale potrebbe comportare il ricorso ad un debito così elevato è rappresentato da tutte quelle razionalizzazioni orientate a soluzioni «spezzatino», attuate anche con possibili esternalizzazioni e con l'aggressione a quei territori in cui le singole unità produttive insistono;
   a questo proposito è noto l'interessamento all'operazione mostrato dal «gruppo Bassilichi», gruppo partecipato dal Monte Paschi, attivo nella fornitura di servizi per il settore credito direttamente con la capogruppo e attraverso le società BASSNET (call center), FRUENDO, ramo aziendale del Monte Paschi che un paio d'anni fa ha acquisito nell'ambito della nota vicenda di ristrutturazione del gruppo bancario citato, e che controlla il Consorzio Trivenento (55 per cento), di cui lo stesso Gruppo ICBPI è socio con una quota di circa il 5 per cento del capitale;
   il gruppo Bassilichi si propone come outsourcer di attività analoghe a molte di quelle che svolge ICBPI/CARTASI: monetica, multicanalità, call center, gestione Pos, e (attraverso FRUENDO) back office grazie all'impiego circa 2.200 dipendenti regolati sia con il contratto dei meccanici che con quello del credito;
   nel frattempo, nell'ambito della stessa operazione, verrà ceduta Equens Italia al gruppo ATOS (FR), con la clausola del mantenimento per 5 anni del rapporto di outsourcing come definito oggi insieme a quello su SIA;
   non si prospetterebbe quindi una ricomposizione dell'intera filiera, ma piuttosto il rischio di un'ulteriore esternalizzazioni di attività all'esterno del gruppo, come tutti i rumors intorno al gruppo Bassilichi farebbero intendere;
   un'operazione come quella in argomento, propedeutica al riassetto generale delle banche popolari, di cui consente la ricapitalizzazione, e a quella ancora più in generale del sistema bancario, assume logiche di sistema e presuppone un notevole coinvolgimento politico; dovrebbe invece presupporre anche e soprattutto un'attenzione particolare verso logiche industriali e prospettive economiche, ma il ricorso ad un debito così elevato non depone certo in tal senso, ma anzi meraviglia da parte di BCE, Banca d'Italia e il Ministero dell'economia e delle finanze l'autorizzazione ad un utilizzo così ampio della leva di debito –:
   quali siano le prospettive industriali che sottendono a tale operazione e se sia a conoscenza dei motivi che hanno indotto all'autorizzazione di un'operazione, ad avviso dell'interrogante, così sbilanciata sul piano del debito. (5-06934)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 19 novembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione VI (Finanze)
5-06934

  Con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione l'onorevole Giovanni Paglia, in relazione alla decisione delle grandi banche popolari di cedere le azioni del Gruppo ICBPI (Istituto Centrale delle Banche Popolari), si chiede quali siano le prospettive industriali e i motivi che hanno indotto ad autorizzare tale operazione.
  Al riguardo, la Banca d'Italia ha comunicato che il procedimento amministrativo di autorizzazione all'acquisto di una partecipazione di controllo nel capitale dell'Istituto Centrale delle Banche Popolari (ICBPI) da parte di una cordata di fondi (Advent, Bain Capital e Clessidra) è ancora in corso.
  In particolare, nell'ambito del framework regolamentare che disciplina il funzionamento del Single Supervisory Mechanism (SSM), la Banca Centrale Europea (BCE) è responsabile del rilascio dell'autorizzazione all'acquisto di partecipazioni di controllo o qualificate (ovvero superiori a soglie predeterminate) nel capitale delle banche, sulla base dell'istruttoria predisposta dall'Autorità nazionale competente (ANC). La proposta di decisione dell'Autorità Nazionale è sottoposta dapprima al Consiglio di Vigilanza (Organo collegiale al quale partecipano esponenti della stessa BCE ed esponenti di vertice di tutte le Autorità di vigilanza nazionali dell'SSM), e quindi autorizzata in via definitiva dal Consiglio Direttivo, principale organo decisionale della BCE, al quale partecipano i Governatori delle banche centrali nazionali dei 19 Paesi dell'area dell'euro, oltre ai sei membri del Comitato esecutivo (tra i quali, il Presidente e il Vice presidente della BCE).
  Le valutazioni da parte dell'Autorità nazionale competente (Banca d'Italia) e della Banca Centrale Europea si fondano su principi e criteri definiti dalla normativa europea e nazionale di riferimento, nonché sulle linee guida dell'Autorità Bancaria Europea (articolo 23 della Direttiva 2013/36/UE, articolo 19 del decreto legislativo n. 385 del 1993 (TUB), circolare 229 della Banca d'Italia, circolare 285 della Banca d'Italia, Regolamento ministeriale n. 161 del 1998, Comunicazione di Banca d'Italia del 12 maggio 2009 (Direttiva 2007/44/CE) in materia di acquisto di partecipazioni qualificate in banche, assicurazioni e imprese di investimento, Delibera CICR n. 675 del 2011 e Draft Joint Guidelines for prudential assessment of acquisition and increases in holding in the financial sector required).
  In particolare, assumono rilievo i seguenti profili: la reputazione e la capacità finanziaria dei potenziali acquirenti, l'integrità dei nuovi organi sociali nominati a seguito del cambio della proprietà, la capacità, attuale e prospettica, dell'intermediario di rispettare i requisiti stabiliti dalla normativa di vigilanza (anche in condizioni di stress), di mantenere l'equilibrio economico/finanziario e, infine, di rispettare la normativa antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo.
  L'Autorità di vigilanza deve accertare principalmente che l'operazione non condizioni la sana e prudente gestione dell'intermediario e non crei ostacoli all'esercizio dell'attività di supervisione. Tale valutazione tiene conto, tra l'altro, dei contenuti del piano industriale presentato dai potenziali acquirenti e della sostenibilità del debito attraverso cui sarà parzialmente finanziata l'operazione.
  A quest'ultimo proposito, si fa presente che non di rado operazioni della specie sono state realizzate mediante utilizzo della leva finanziaria. Un esempio è l'acquisizione di Worldpay da parte degli stessi Advent e Bain Capital nel 2010, il cui prezzo di acquisto (sterline 2,025 milioni) fu finanziato con un prestito di circa 1 miliardo di sterline da un pool di banche. La società è stata recentemente quotata.
  La Banca d'Italia ha, inoltre, precisato che il mercato del sistema dei pagamenti è destinato a diventare sempre più competitivo con l'ingresso di nuovi players quali Paypal, Google, eccetera; per reggere tale concorrenza, anche in termini di prezzo, occorrono costanti e consistenti investimenti in tecnologia che gli attuali azionisti di banche italiane di medie e piccole dimensioni potrebbero non essere in grado di garantire, anche a seguito del rilevante impatto determinato dalla crisi economica degli ultimi anni.
  In tale contesto, molti intermediari hanno rivisto i propri piani strategici con l'obiettivo di focalizzarsi su modelli di business sostenibili, di dismettere attività «non-core» e di rafforzare i propri livelli di capitalizzazione. La cessione delle partecipazioni detenute dagli attuali azionisti in ICBPI si inserisce in tale ambito: da un lato, infatti, assicura rilevanti plusvalenze alle banche cedenti, con positivi effetti sui livelli di capitale, dall'altro non pregiudica la continuità del servizio attualmente fornito da ICBPI alle banche socie, come previsto nell'accordo siglato fra le banche cedenti e i potenziali acquirenti.
  Diverse banche azioniste conserverebbero, comunque una quota di partecipazione pari a circa l'8 per cento nel capitale dell'Istituto e, in veste di azionisti di minoranza, manterrebbero la possibilità di intervenire nella definizione dei piani industriali e nella gestione della banca.
  Infine, la Banca d'Italia ha fatto presente che l'operazione di fusione fra Worldline (gruppo ATOS) e la società olandese Equens, che rappresenta uno dei partner tecnologici di ICBPI è indipendente dalla cessione della partecipazione di controllo in ICBPI da parte degli attuali azionisti. La decisione è stata presa dagli azionisti di Equens, che comprendono, oltre a ICBPI, banche olandesi e tedesche. A conclusione dell'operazione ICBPI manterrà una partecipazione del 6 per cento, a fronte di quella attuale pari al 20 per cento.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

debito

societa' di servizi

banca popolare