ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05508

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 421 del 05/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: AMENDOLA VINCENZO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 05/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BONOMO FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 05/05/2015
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 05/05/2015


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 05/05/2015
Stato iter:
21/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 21/05/2015
Resoconto GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 21/05/2015
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 05/05/2015

DISCUSSIONE IL 21/05/2015

SVOLTO IL 21/05/2015

CONCLUSO IL 21/05/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05508
presentato da
AMENDOLA Vincenzo
testo di
Martedì 5 maggio 2015, seduta n. 421

   AMENDOLA, BONOMO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   al congresso del suo partito CNDD-FDD, il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza ha annunciato la sua candidatura per ricoprire un terzo mandato presidenziale, in vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno a giugno 2015;
   tale candidatura si pone in contrasto con la Costituzione, che prevede il limite di due mandati e viola gli accordi di Arusha, che nel 2000 hanno posto fine a una guerra civile ventennale e che sono alla base di un fragile equilibrio di tutta la regione dei Grandi laghi;
   conseguentemente all'annuncio del presidente, a partire dalla giornata di domenica 26 aprile, la popolazione della capitale Bujumbura è scesa in piazza per protestare contro questa decisione;
   il Governo ha quindi indetto un divieto di tenere manifestazioni, al quale sono seguiti crescenti disordini, con un bilancio, dopo dieci giorni di proteste, di nove morti e sessanta feriti;
   superando le azioni del Governo volte a impedire la circolazione delle informazioni, giungono dal Burundi notizie gravissime e inquietanti; la radio indipendente del Paese «Radio Publique Africaine», che seguiva in diretta le manifestazioni, è stata costretta a interrompere la trasmissione; internet e i social network sono stati bloccati per impedire l'organizzazione delle proteste; diversi giornalisti sarebbero stati intimiditi e fermati dalle autorità; un attivista di un'organizzazione di difesa dei diritti umani è stato arrestato; almeno cinquecento studenti burundesi hanno cercato protezione davanti all'ambasciata statunitense, dopo la decisione del Governo di chiudere le scuole e le università con l'obiettivo di costringerli a tornare nelle proprie città di origine e impedire loro di partecipare alle proteste;
   a questo clima di tensione si aggiungono la presenza e l'azione di diverse formazioni ribelli, eredità della guerra civile, e di una milizia paramilitare fedele al partito di Governo (Imbonerakure);
   in un contesto in cui il ricordo degli scontri fra Hutu e Tutsi è ancora vivo e dove è mancato un processo di riappacificazione e accertamento delle responsabilità, alcuni esponenti politici, non solo del Governo, ma anche delle opposizioni, agitano lo spettro dei contrasti etnici, alimentando così la spirale di paura nella popolazione, che conterebbe già più di ventimila fuggiaschi verso il Paese confinante del Ruanda –:
   quali azioni e iniziative intenda assumere il Governo per assicurare il rispetto degli accordi di Arusha, per salvaguardare la democrazia e il rispetto dei diritti umani in Burundi, e per promuovere un clima di leale concorrenza tra le varie forze politiche nelle prossime elezioni di maggio e giugno 2015, evitando sul nascere una corsa al disastro che potrebbe coinvolgere e condurre alla destabilizzazione anche gli altri Paesi della regione;
   quali urgenti azioni siano messe in atto dal Governo per assicurare la sicurezza dei nostri connazionali attualmente presenti in territorio burundese. (5-05508)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 21 maggio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05508

  Vorrei iniziare fornendovi qualche aggiornamento sulla situazione nel Paese africano, nella consapevolezza che la situazione è ancora molto fluida. Come sapete, il colpo di Stato ad opera dell'ex Capo di Stato maggiore burundese Nyombare’ è fallito. Il Presidente Nkurunziza, destituito lo scorso 13 maggio mentre si trovava in Tanzania per un vertice, ha ripreso dopo due giorni le proprie funzioni e l'esercito, in maggioranza più solidale al Presidente, ha ripristinato l'ordine.
  Il colpo di Stato si è verificato a seguito della decisione del Presidente Nkurunziza di concorrere per un terzo mandato. All'annuncio sono seguite numerose manifestazioni di piazza, che hanno contestato la decisione perché contraria agli accordi di Arusha, che hanno posto fine a sette anni di guerra civile e prevedono un massimo di due mandati presidenziali.
  Nonostante il golpe sia fallito, permane un'atmosfera turbolenta e contrassegnata da tensioni, nella quale il Burundi si appresta ad affrontare le elezioni amministrative e parlamentari (2 giugno 2015), nonché presidenziali (26 giugno 2015). Le opposizioni si sono ritirate sin dal 2010 ovvero da quando il Presidente, secondo la legge, può scegliere i loro leader. La principale forza di opposizione, già protagonista di diversi attentati negli ultimi anni, è extraparlamentare e minaccia, attraverso la ribellione armata, di riattizzare lo scontro fra hutu e tutsi. Anche l'ala militare del partito al potere – formalmente disciolta – ha ripreso a commettere atti di intimidazione e violenza. Il Presidente burundese ha da ultimo operato un rimpasto riguardante i dicasteri della Difesa degli Esteri e del Commercio, per sterilizzare ulteriormente qualsiasi dissidenza anche all'interno della compagine di Governo.
  La nostra posizione è coerente con quella dei nostri partner UE. Da ultimo nel Consiglio affari esteri dello scorso lunedì, abbiamo sostenuto con convinzione la decisione dell'UE di scoraggiare una ulteriore candidatura del Presidente Nkurunziza con costanti richiami al rispetto dei diritti umani e degli accordi di Arusha. A Bruxelles abbiamo inoltre più volte sostenuto l'opportunità di un chiaro segnale da dare al Burundi, specialmente se il governo continuerà sulla strada delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali. La diplomazia UE ha convenuto sulla opportunità di inviare chiari messaggi alle autorità burundesi circa le proprie responsabilità a garanzia dell'esercizio pacifico dei diritti civili e politici e preparare scenari che prevedano una risposta UE con misure adeguate. Si sta anche riflettendo su possibili misure sanzionatorie individuali o anche misure ex articolo 96 Trattato di Cotonou (ovvero quelle che la UE può adottare in caso di violazioni di diritti umani).
  Sempre in ambito multilaterale, sosteniamo con convinzione l'azione dell'ONU. Ricordo che, qualche giorno fa, il Consiglio di Sicurezza ha condannato il ricorso alla violenza per la soluzione della crisi del Paese, raccomandando alle autorità burundesi di rispettare le libertà fondamentali e, con implicito riferimento ai golpisti e agli oppositori arrestati nei giorni scorsi, i principi del giusto processo. Il Consiglio di Sicurezza ha chiesto inoltre che sia riattivato il dialogo politico e le condizioni per un processo democratico e credibile «nello spirito di Arusha». Sosteniamo inoltre la mediazione condotta dall'Inviato Speciale del Segretario Generale per la Regione dei grandi Laghi, Said Djiinnit, e gli sforzi delle altre organizzazioni regionali, come l'Unione Africana e la Comunità dell'Africa Orientale.
  Quanto alla sicurezza dei connazionali, la nostra Ambasciata a Kampala, in Uganda – ricordo che non abbiamo un'Ambasciata in Burundi – continua a monitorare costantemente la situazione, in coordinamento con il Corrispondente Consolare a Bujumbura e con l'Unità di Crisi. La nostra Ambasciata a Kampala ha lavorato attivamente con le autorità diplomatiche francesi – che sono presenti sul posto – alla definizione dei Piani di emergenza a tutela della sicurezza anche dei cittadini italiani in Burundi, assicurando l'aggiornamento delle liste dei connazionali presenti sul territorio e dei loro contatti. I Piani di emergenza ed evacuazione sono stati portati all'attenzione dei connazionali, che ricevono, oltre alle allerte via mail e sms dell'ambasciata di Francia, frequenti aggiornamenti e informazioni dall'Unità di Crisi. Non si mancherà ovviamente di tenere sotto stretta osservazione la situazione nel Paese e di fornire la massima tutela e assistenza ai nostri connazionali che risiedono nel Paese africano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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