ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/03290

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 269 del 22/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: AMENDOLA VINCENZO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MANCIULLI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
CHAOUKI KHALID PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
CIMBRO ELEONORA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
FEDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 22/07/2014
Stato iter:
23/07/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 23/07/2014
Resoconto AMENDOLA VINCENZO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 23/07/2014
Resoconto GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 23/07/2014
Resoconto AMENDOLA VINCENZO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 23/07/2014

SVOLTO IL 23/07/2014

CONCLUSO IL 23/07/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03290
presentato da
AMENDOLA Vincenzo
testo di
Martedì 22 luglio 2014, seduta n. 269

   AMENDOLA, MANCIULLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, CHAOUKI, CIMBRO, FEDI, LA MARCA, SERENI e ZAMPA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   l’escalation di violenza per gli scontri tra Israele e la Striscia di Gaza si acuisce di ora in ora. Dopo il rapimento avvenuto il 12 giugno 2014 di tre giovanissimi ragazzi israeliani, in una zona disabitata palestinese a nord di Hebron, e la scoperta successiva dei loro corpi barbaramente massacrati, si sono innescate una serie di azioni di rappresaglia, con successive ritorsioni da parte di frange estremiste e razziste della società israeliana. Nella notte tra il 30 giugno e il 1o luglio un giovanissimo ragazzo palestinese è stato rapito da un gruppo di destra ultras del Beitar Jerusalem (estremisti de La Familia, non nuovi a inneggiare negli stadi slogan come «morte agli arabi»). Il giovane palestinese è stato bruciato barbaramente quando era ancora vivo in un bosco di Gerusalemme;
   Hamas, interrompendo la tregua siglata nel 2012 ha iniziato a lanciare missili contro Israele, aumentando le ostilità a ritmo serrato e non accettando le proposte di un cessate il fuoco, avanzate dall'Egitto e appoggiate dalla Lega araba e dall'Onu;
   il premier israeliano Netanyahu, in risposta ai lanci di razzi da parte di Hamas dalla Striscia di Gaza e al persistere di tale chiusura, dopo un iniziale atteggiamento di prudenza e moderazione – che lasciava sperare in uno sbocco utile dell'azione di Egitto e Giordania volta a spingere Hamas a un cessate il fuoco – ha deciso di rispondere con un'azione militare, bombardando Gaza, dando istruzioni all'esercito di prepararsi per una «una campagna forte, continua e lunga», lanciando l'operazione «Protective Edge», con più di cento raid aerei al giorno, aprendo i rifugi di sicurezza nel sud, aumentando le batterie antimissile «Iron Dome», e minacciando un'offensiva militare di terra, in seguito avvenuta;
   il bilancio degli scontri a causa dell'offensiva di terra israeliana a Gaza è preoccupante: crescente è il numero di vittime fra i civili palestinesi – più di 500 i morti e più di 3.000 i feriti, fra cui molte donne e bambini. Aumenta il numero dei rifugiati palestinesi che, secondo gli ultimi dati diffusi dall'Onu, arrivano ad 81.000, solo come totale provvisorio di quanti hanno trovato ospitalità in 61 strutture dell'Unrwa, l'agenzia per i rifugiati;
   Hamas, non accettando le pressioni arabe, europee, dell'Onu e del Santo Padre per un cessate il fuoco, ha proseguito nel lancio di razzi verso Israele, incurante delle conseguenze dell'innalzamento dello scontro sulla popolazione palestinese; tali esiti preoccupanti, e tuttavia prevedibili, privando i civili di qualsiasi protezione, rischiano di trasformare in scudi umani la popolazione più vulnerabile agli attacchi; il Governo di Israele, d'altra parte, con la decisione di sferrare l'attacco di terra e l'obiettivo di colpire i tunnel costruiti all'interno delle abitazioni e neutralizzare il passaggio delle armi, ha finito per colpire anche obiettivi civili (case, asili, ospedali rasi al suolo dalle bombe) e procurare molte vittime innocenti;
   a tutt'oggi risultano falliti i tentativi della diplomazia di far accettare un cessate il fuoco; in particolare, la proposta egiziana di una tregua delle ostilità appoggiato dalla Lega araba e dall'Onu non ha avuto alcun successo. Anche tra i potenziali mediatori (Egitto, Turchia e Qatar) al momento prevalgono divisioni e mancanza di unità di intenti;
   l’escalation militare sembrerebbe tornare utile a molti degli attori nello scacchiere Mediorientale, in particolare alle frange più estremiste di Hamas e alle forze jihadiste, la cui azione da sempre è volta a far fallire il processo di pace con Israele e a compromettere il processo di riconciliazione, recentemente timidamente avviato anche tra le forze palestinesi, in particolare fra Hamas e Fatah e l'Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen;
   la radicalizzazione del conflitto armato fra Israele e Hamas sembra aiutare anche le crescenti spinte all'interno della coalizione di governo d'Israele, dove il leader del partito ultranazionalista Yisrael Beitenu e Ministro degli Esteri del governo Avigdor Lieberman, annunciando la rottura della sua alleanza con il Likud, mira a sfidare Netanyahu per la premiership di una destra più radicale per il Governo del Paese; il leader ultranazionalista coglie l'occasione per esigere una decisa controffensiva nei confronti della popolazione palestinese, anche degli arabi israeliani e in favore dell'invasione della Striscia, con annessioni di fatto o di diritto;
   il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha espresso la sua «grave preoccupazione davanti al numero crescente delle vittime», reiterando il suo appello per una «fine immediata delle ostilità»;
   il Ministro italiano degli affari esteri, Federica Mogherini, dopo il suo recente viaggio in Israele, ha sollecitato l'urgenza di una tregua per porre fine alla crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, con la richiesta della sospensione dei bombardamenti israeliani e la fine dei lanci indiscriminati dei razzi contro Israele, in favore dell'apertura contestuale dei negoziati fra le parti in conflitto –:
   quali iniziative siano in corso a livello multilaterale per la realizzazione di una tregua delle ostilità armate tra Israele e la Striscia di Gaza, e quali iniziative il Governo intenda assumere, anche nell'ambito della Presidenza italiana del semestre europeo, per fermare la crisi umanitaria e rilanciare una strategia politica europea in favore della ripresa del processo di pace in Medioriente. (5-03290)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 luglio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-03290

   Gli attuali sforzi diplomatici internazionali volti ad assicurare la cessazione delle ostilità a Gaza ruotano attorno all'Egitto. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha confermato al presidente egiziano Al-Sisi il proprio impegno come presidente di turno dell'Ue per favorire ogni iniziativa utile alla pace in Medio Oriente e pieno sostegno al piano egiziano di cessate il fuoco. L'obiettivo della cessazione delle ostilità non è più differibile: per questo il Segretario di Stato americano Kerry è ora nella regione con l'intenzione di lanciare immediatamente, d'intesa con il SG ONU Ban Ki-moon, in pieno coordinamento con l'iniziativa egiziana, un armistizio di 48 ore per cercare di indurre Hamas ad accettare il cessate-il-fuoco «definitivo» sull'esempio di quello del 2012.
  Come ricordato dall'onorevole Interrogante, il Ministro Mogherini nel corso della sua recente missione in Medio Oriente ha lanciato un forte appello alle parti coinvolte nel conflitto a cessare immediatamente le ostilità. Priorità delle priorità, su cui il Ministro Mogherini ha lungamente insistito con gli attori regionali e internazionali nel corso della sua visita, è quella di addivenire in tempi rapidi a un cessate il fuoco ed alla ripresa del processo di pace, o almeno a una tregua umanitaria immediata e propiziare un significativo maggiore accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Ci si rende tuttavia conto che sarà difficile fermare il conflitto se non si prospetta un quadro minimo di garanzia che la questione della fine del blocco della Striscia di Gaza verrà presa in considerazione nelle discussioni che seguiranno immediatamente l'auspicabile cessate-il-fuoco.
  Nei colloqui con le Autorità israeliane il Ministro Mogherini aveva posto in rilievo l'esigenza di fermare il conflitto sia per pone fine alle sofferenze delle popolazioni coinvolte, sia per evitare una radicalizzazione delle opinioni pubbliche nel mondo arabo ed una ondata di antisemitismo in Europa, i cui primi preoccupanti segnali sono già sotto gli occhi di tutti dopo l'attacco alle Sinagoghe in Francia (questione, quest'ultima, che ha fatto oggetto di una dichiarazione del Ministro Mogherini assieme ai suoi omologhi francese e tedesco). Ben presente nel corso della sua visita è stata l'esigenza di mettere a fuoco una visione per il futuro di Gaza, con l'obiettivo di propiziare cambiamenti significativi nelle condizioni socio economiche nella Striscia in modo da scongiurare il triste ripetersi del ciclo delle violenze a Gaza. In tale ottica e nell'ambito della sua missione mediorientale, il Ministro Mogherini ha sondato le controparti sulla possibile rivitalizzazione della missione ETJBAM a Rafah, in caso di auspicabile riapertura dei valichi di accesso a Gaza, a cominciare da quello con l'Egitto.
  Vi potrebbero inoltre essere i presupposti per la convocazione di una conferenza dei donatori in favore della ricostruzione di Gaza. Quella del 2009 a Sharm El Sheik e fallita perché i palestinesi erano divisi e i valichi sono rimasti chiusi, privando la popolazione civile degli indispensabili strumenti e materiali per riavviare lo sviluppo. Oggi, il sostegno al Presidente Abbas nel mondo arabo è più ampio e la riapertura dei valichi, come suggerito dall'Italia, renderebbe l'intervento dei donatori di nuovo attuabile.
  Sul fronte dell'assistenza umanitaria, il Ministro Mogherini ha annunciato un contributo di emergenza della Cooperazione italiana con una cifra pari a 1,65 milioni di euro a favore degli appelli dell'OMS, del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e dell'Ufficio degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), oltre che per l'acquisto con fondi in loco di medicinali e generi di prima necessità e per programmi post-conflict da parte delle nostre ONG, che si aggiungono al finanziamento di 4 milioni versato sui bilancio ordinario di UNRWA, ai 2 milioni a favore dei profughi palestinesi in Siria e Libano; a ciò si aggiunge una riflessione al momento in corso su un analogo contributo alle operazioni di UINRWA nella Striscia di Gaza.
  Essenziale inoltre riprendere la via del negoziato tra Israele e Autorità Palestinese con un ruolo più profilato della Lega Araba. Al riguardo va segnalato che nel testo delle conclusioni del Consiglio Affari Esteri di ieri, cui l'Italia ha attivamente contribuito, è presente un forte richiamo ad entrambe le parti per un cessate il fuoco immediato che ponga fine alle ostilità. Vi è inoltre una ferma condanna al lancio di razzi, oltre ad un richiamo dell'imperativo umanitario e dell'esigenza che le operazioni israeliane siano proporzionali e rispettose del diritto internazionale umanitario. Le conclusioni guardano anche al di là di Gaza, sollecitando ad affrontare le cause profonde dell'escalation militare sia nella Striscia (apertura dei valichi nel rispetto della sicurezza di Israele), sia in un orizzonte più ampio (invito alle parti a riprendere i negoziati per la soluzione due stati). Significativa la disponibilità dell'UE a lavorare con gli Stati Uniti e gli altri partner a un'iniziativa che consenta il riavvio dei negoziati sulla base di principi certi.
  Sia pure nella consapevolezza che si tratta di contesti e attori distinti, non c’è dubbio che anche la crisi di Gaza è interconnessa alle più generali convulsioni che attraversano il mondo arabo, in Siria, in Iraq e oltre. Nessuna di queste crisi può essere risolta con il semplice ricorso alle armi, poiché vanno rimosse le cause socio economiche e geo-politiche che alimentano il perpetuarsi della conflittualità. Come evidenziato anche in occasione di una recente risposta ad una interpellanza dell'onorevole Marazziti in Aula Camera su Aleppo e la crisi siriana, è indispensabile un dialogo con i principali attori regionali (incluso Israele) che debbono comprendere di essere tutti esposti ad un forte rischio di estremismo e polarizzazione settaria. Si tratta di immaginare un quadro di rassicurazioni e garanzie reciproche in chiave cooperativa e non più competitiva. Non esiste un gioco a somma zero in Medio Oriente; possono esistere soltanto soluzioni che innestino un circolo virtuoso a beneficio di tutte le parti coinvolte. Si tratta di uno scenario particolarmente difficile da mettere in pratica, ma è l'unico al momento concepibile per uscire da una tale situazione di impasse: è quello che il Governo italiano intende o sta cercando di propiziare.

Classificazione EUROVOC:
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