ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02770

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 226 del 12/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 12/05/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/05/2015


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 12/05/2014
Stato iter:
15/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/10/2015
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
RINUNCIA REPLICA 15/10/2015
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 12/05/2014

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 20/05/2015

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 21/05/2015

DISCUSSIONE IL 15/10/2015

SVOLTO IL 15/10/2015

CONCLUSO IL 15/10/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02770
presentato da
SCOTTO Arturo
testo presentato
Lunedì 12 maggio 2014
modificato
Mercoledì 20 maggio 2015, seduta n. 431

   SCOTTO, PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
nella Valle dell'Omo, in Etiopia, il Governo locale sta procedendo allo sfratto di migliaia di indigeni tra cui i Suri, i Mursi, i Bodi ed i Kwegu, e al conseguente reinsediamento in altra area;
molti di loro si sono ritrovati senza terra, senza bestiame e senza risorse, al punto da non essere più in grado di autosostentarsi;
in un Paese, come l'Etiopia, caratterizzato da numerose carestie e siccità, migliaia di famiglie fino ad oggi largamente autosufficienti sono state in tal modo ridotte alla fame e alla disperazione;
come evidenziato da più fonti, gli sfratti sono legati alla costruzione della diga Gibe III, appaltata dal Governo etiope alla società italiana Salini Costruttori nel luglio 2006, e allo sviluppo dell'agricoltura commerciale nella bassa Valle dell'Omo grazie ad un piano di irrigazione reso possibile dalla diga stessa;
le terre tribali sono state spianate per consentire in particolare la creazione di vaste piantagioni di cotone, palma da olio e canna da zucchero;
una mappa, contenuta in un rapporto internazionale sull'impatto ambientale che le piantagioni di canna da zucchero avranno nella valle dell'Omo redatto dall'Autorità per la conservazione dell'ambiente naturale del Paese (EWCA), era già arrivata a Survival International agli inizi del 2012;
questa cartina mostra le concessioni assegnate a società private e i luoghi dove il Governo etiope aveva pianificato di trasferire le tribù che, con le loro terre e le loro comunità, si ritrovano a intralciare i progetti di sviluppo;
i trasferimenti sono ormai in atto da tempo e il Governo etiope giustifica la propria scelta affermando che la realizzazione del progetto garantirà alle tribù in questione servizi sanitari ed educativi oltre a una diffusa «modernizzazione»;
tuttavia, nonostante il Governo etiope lo neghi e parli di trasferimenti «su base volontaria», le forze governative sono da più parti e da fonti autorevoli accusate di utilizzare tecniche intimidatorie e violente contro chi si oppone al trasferimento;
Survival International, movimento per i diritti dei popoli indigeni e organo consultivo dell'ONU in materia, segnala che le mandrie degli indigeni sono state confiscate e i granai distrutti, e che alle comunità è stato intimato di abbandonare case e villaggi per trasferirsi in campi di reinsediamento governativi;
Survival denuncia anche il fatto che le comunità della bassa valle dell'Omo non sono state consultate in merito ai trasferimenti in corso, nonostante la Costituzione etiope e la legge internazionale sanciscano il loro diritto alla «piena consultazione» sui progetti che colpiscano loro e i loro mezzi di sostentamento;
recentemente si è venuti a conoscenza di un «piano di villaggizzazione per il basso Omo» (Villagisation Plan for the Lower Omo), redatto dall'Etiopia nel 2004 ma mantenuto a lungo segreto dalle autorità;
il piano rivela l'intenzione di reinsediare virtualmente tutti i Bodi e tutti i Mursi, oltre che migliaia di Dassenach e Nyangatom e altre tribù dell'area;
nel piano si legge che il Governo ha maturato «la ferma determinazione a condurre attività che assicurino lo sviluppo sostenibile cambiando lo stile di vita delle comunità pastorali», e si parla della necessità di provvedere alla loro «trasformazione culturale»;
questi obiettivi, si legge sempre nel documento, sono incorporati anche nel Growth and Transformation Plan del Governo etiope, a cui si è allineato il «Quadro Paese Stream 2013-2015 ETIOPIA» varato dal Ministero degli affari esteri italiano;
tale «Villagisation Plan for the Lower Omo» non sembra contenere alcuna aderenza alle «Good Practice Guidelines and Principles Regarding Resettlement» redatte dal «Development Assistance Group» (DAG), cui l'Italia partecipa attivamente;
la Commissione africana per i diritti umani e dei popoli (ACHPR), il più importante organismo per i diritti umani del continente, ha ammesso il ricorso presentato da Survival International secondo cui il processo di «villaggizzazione» dei popoli della bassa valle dell'Omo viola la Carta africana sui diritti umani e ha chiesto all'Etiopia di fermare i trasferimenti forzati e il piano di «villagizzazione» in attesa di una sua sentenza in merito, una richiesta che sino ad oggi le autorità etiopi hanno scelto di ignorare;
l'Etiopia è uno dei principali destinatari degli aiuti americani e britannici, ed anche la cooperazione italiana mantiene da anni un rapporto privilegiato con l'Etiopia, che è stato riconfermato come uno dei Paesi prioritari per il triennio 2013-2015, con un raddoppio dei fondi stanziati rispetto al triennio precedente;
in qualità di membro del DAG, l'Italia contribuisce al «programma per la promozione di servizi di base» (PBS) dell'Etiopia insieme, tra gli altri, ad Unione europea, Banca africana di sviluppo e Banca mondiale;
recentemente è stato lanciato un bando per l'assegnazione di 500.000 euro, finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione nel sud dell'Etiopia, Valle dell'Omo inclusa;
i PBS sono, con ogni probabilità, la maggior fonte di introiti per le autorità locali della bassa valle dell'Omo, ed è inevitabile pensare che questo denaro venga usato, direttamente o indirettamente, per finanziare i nuovi «villaggi» e/o i servizi in essi forniti, che rendono tecnicamente possibile il piano di «villaggizzazione» e quindi i trasferimenti;
per questa ragione, il Congresso USA ha recentemente preso posizione chiedendo legalmente che gli aiuti americani non vengano utilizzati in alcun modo per finanziare lo sfratto e i reinsediamenti forzati dei popoli della valle dell'Omo, e alcuni parlamentari europei stanno interrogando i competenti organi dell'Unione europea sollecitando misure analoghe;
nel 2005, la DGCS aveva erogato un credito d'aiuto di 220 milioni di euro per la realizzazione dell'impianto idroelettrico «Gilgel Gibe II», il finanziamento italiano più consistente mai concesso a un solo progetto di cooperazione;
un ulteriore credito d'aiuto di 250 milioni di euro, messo a disposizione per cofinanziare il proseguimento del progetto con la diga Gibe III, fu sospeso il 31 marzo 2011 in un clima di ferma opposizione da parte di Survival e della vasta maggioranza delle organizzazioni non governatrice italiane;
lo studio del recente passato dimostra che chi viene sfrattato e costretto al reinsediamento contro la propria volontà finisce inesorabilmente per soffrire un peggioramento di vita sotto ogni punto di vista: fisico, economico e psicologico;
il modo migliore per garantire la promozione e il rispetto dei diritti dei popoli della Bassa valle dell'Omo consiste nel porre delle condizioni all'erogazione degli aiuti all'Etiopia;
i fatti narrati sono anche riportati dai seguenti articoli: «La battaglia del Nilo/1» del 21 giugno 2013 de «La Repubblica», «Una diga lascia a secco 200mila etiopi» del «Corriere della Sera» del 23 marzo 2013, «Etiopia, la diga della discordia – A rischio la vita di 500 mila persone» de «La Repubblica» del 23 marzo 2013, «Etiopia: Si rischia catastrofe ambientale nella valle dell'Omo» de «La Stampa» del 15 aprile 2013, «Etiopia: un disastro annunciato» di «Afriradio» del 18 aprile 2013, «In Etiopia sfratto di massa» di «Famiglia Cristiana» del 1o aprile 2012 e «Land grabbing: sfratto di massa per le tribù dell'Omo» di «Greenreport» del 15 marzo 2012 –:
quali iniziative abbia presso l'Italia, e quali iniziative intenda assumere, per verificare che queste comunità non siano state sfrattate e reinsediate contro la loro volontà e per garantire che non lo siano in futuro posto che le comunità agro-pastorali della bassa valle dell'Omo secondo l'interrogante possono essere reinsediate solo con il loro libero, informato e prioritario consenso;
se l'Italia disponga di prove sul fatto che le autorità etiopi abbiano rispettato le «Good Practice Guidelines»;
se il Governo sarebbe disposto a revocare o sospendere le erogazioni all'Etiopia se fosse dimostrato che gli aiuti italiani sono stati o potrebbe essere utilizzati, direttamente o indirettamente, per finanziare il reinsediamento dei popoli agro-pastorali della bassa valle dell'Omo;
quali misure abbia preso o intenda assumere il Governo per garantire che i fondi in futuro erogati dalla cooperazione italiana siano subordinati al rispetto, da parte del Governo etiope, dei diritti dei popoli indigeni e tribali sanciti dalla dichiarazione ONU sottoscritta dall'Italia, dalle leggi internazionali in materia e dalla stessa Costituzione etiope. (5-02770)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 ottobre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-02770

  Credo sia importante partire da una considerazione di carattere geopolitico sull'Etiopia, che è uno dei Paesi prioritari della nostra Cooperazione allo Sviluppo. Si tratta di un Paese africano che svolge sul piano politico e strategico un ruolo centrale nei processi di stabilizzazione regionale in un'area, come quella del Corno d'Africa, che permane caratterizzata da insicurezza, fragilità istituzionale e dalla quale traggono origine fenomeni trasversali illegali di diretto impatto anche sull'Europa ed in particolare sull'Italia, come terrorismo, pirateria e traffico internazionale di esseri umani. Il contributo di Addis Abeba al processo di pacificazione in Somalia ed alla mediazione internazionale nel conflitto sud sudanese sono alcuni degli scenari regionali sui quali Addis Abeba è attivamente impegnata con il sostegno della Comunità Internazionale e naturalmente dell'Italia, che sostiene l'azione etiopica sia bilateralmente che a livello multilaterale attraverso il supporto all'IGAD, l'Organizzazione regionale che raggruppa i Paesi del Corno d'Africa, di cui l'Etiopia detiene la Presidenza.
  In questo quadro, mi preme in primo luogo sottolineare come la Cooperazione Italiana non ha finanziato la costruzione della diga GIBE III. In secondo luogo, non abbiamo elementi in grado di comprovare che finanziamenti della Cooperazione italiana siano stati utilizzati direttamente o indirettamente per realizzare progetti di reinsediamento «forzoso» delle popolazioni locali. Posso però assicurare che, ove tali elementi dovessero in futuro emergere, essi verranno certamente tenuti in debita considerazione e valuteremo l'opportunità di sospendere eventuali finanziamenti ancora in corso. Nella valutazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo da ammettere al contributo del Governo Italiano, il MAECI attribuisce attenzione prioritaria agli aspetti collegati al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella loro accezione più ampia.
  Per quanto concerne il Programma Promotion of Basic Services (PBS III), citato dall'On. Interrogante, si tratta della più importante iniziativa di cooperazione in Etiopia con un finanziamento complessivo di 5 miliardi di euro. È un progetto sulla cui utilità vi sono pochi dubbi a livello della comunità dei donatori. Durante il 2015, due missioni sul campo hanno inoltre messo in evidenza i significativi passi in avanti compiuti e l'importanza strategica del programma quale strumento fondamentale per la lotta alla povertà ed il raggiungimento degli obiettivi del Millennio in Etiopia. Segnalo poi che un rapporto della Banca Mondiale dello scorso febbraio ha escluso che il programma sia alla base di spostamenti coercitivi di popolazione.
  Per quanto riguarda in particolare la regione che ricomprende anche la Valle dell'Omo, segnalo che nel dicembre dello scorso anno si è svolta una missione delle ambasciate UE accreditate ad Addis Abeba, fra cui quella italiana. La missione ha potuto verificare i considerevoli successi ottenuti dal governo federale e dall'amministrazione regionale in termini di sviluppo, in particolare nei settori delle infrastrutture, scuole, sanità ed accesso all'acqua ed all'elettricità per le popolazioni locali. Aggiungo inoltre che il nostro Ambasciatore ha potuto verificare personalmente i progetti finanziati dalla Cooperazione italiana e gli effetti positivi sui livelli di vita delle popolazioni locali e sui processi di sviluppo locali.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

Etiopia

impatto ambientale

beneficiario dell'aiuto

politica di cooperazione

popolazione autoctona

promozione commerciale