ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/02428

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 195 del 21/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: D'INCECCO VITTORIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/03/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
BRAGANTINI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
CAPONE SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
CASATI EZIO PRIMO PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
AMATO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014
MURER DELIA PARTITO DEMOCRATICO 21/03/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 21/03/2014
Stato iter:
11/06/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/06/2014
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 11/06/2014
Resoconto D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/03/2014

DISCUSSIONE IL 11/06/2014

SVOLTO IL 11/06/2014

CONCLUSO IL 11/06/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02428
presentato da
D'INCECCO Vittoria
testo di
Venerdì 21 marzo 2014, seduta n. 195

   D'INCECCO, LENZI, PAOLA BRAGANTINI, SBROLLINI, CAPONE, CASATI, AMATO e MURER. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'epatite C è una infiammazione del fegato dovuta da una infezione causata dall’Hepatitis C virus (HCV). L'HCV è trasmesso principalmente a contatto diretto con il sangue infetto attraverso trasfusioni di sangue e presidi medici non sterilizzati, incluso lo scambio di siringhe legato all'uso di droghe per via endovenosa;
   fino ad oggi sono state identificate sette varianti virali dell'HCV, con diverso genotipo, numerati da uno a sette. Il genotipo 1 è responsabile di circa il 60 per cento delle infezioni globali, è il più diffuso in Italia ed è la forma più difficile da curare;
   l'infezione da virus C generalmente determina una infiammazione del fegato che evolve in forma cronica, stimola la fibrosi e, persistendo, provoca la cicatrizzazione del fegato e l'evoluzione in cirrosi;
   l'ulteriore evoluzione della cirrosi (per la progressiva perdita di tessuto epatico) conduce allo scadimento della funzione del fegato e alla comparsa di insufficienza epatica. Inoltre la cirrosi può essere complicata da ipertensione portale con la comparsa di varici esofagee e gastriche ad alto rischio emorragico e dal cancro del fegato. Il trapianto rappresenta per alcuni pazienti (e non per tutti) l'unica soluzione (spesso temporanea) per la gestione di questa malattia;
   l'obiettivo terapeutico è quindi la eradicazione del virus, che determina una regressione del danno epatico eventualmente instauratosi; ciò vuol dire cura;
   l'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell'HCV, con più del 50 per cento dei 50.000 nuovi casi che si registrano ogni anno tra i maggiori Paesi europei (UK, Francia, Germania, Spagna ed Italia);
   si stima che circa 1.700.000 italiani sono affetti da HCV e che solo 300.000 sono diagnosticati. Da dati epidemiologici emerge inoltre che si registrano 16.000 morti all'anno per HCV contro i 1.000 morti per HIV e che il 50/60 per cento degli epatopatici cronici sono HCV positivi;
   la patologia colpisce in modo differente tra il nord e il sud, dove circa 7 persone su 100 hanno la patologia; purtroppo, in alcune aree della Campania, Puglia e Calabria si arriva quasi ad una epidemia, con punte fino al 20 per cento;
   una conseguenza dell'alta diffusione della patologia in Italia è il fatto che l'Italia è il paese che ha la più alta incidenza di epatocarcinoma (cancro del fegato) come conseguenza della malattia e che più della metà dei trapianti di fegato correlati al virus C realizzati in Europa sono effettuati in Italia;
   il numero dei trapianti di fegato correlati alla infezione HCV è di circa 900 all'anno; il costo del singolo trapianto si aggira oggigiorno a circa 100.000 euro;
   fino al 2012 le persone con epatite C potevano essere curate solo con una terapia a base di due farmaci (Interferone e Ribavirina, la cosiddetta «duplice terapia»), della durata variabile dalle 24 settimane all'anno e mezzo; solo un numero limitato di persone potevano beneficiare di tale terapia, sia perché gravata da importanti effetti collaterali, sia per la limitata efficacia soprattutto sul genotipo prevalente in Italia; ed infine, considerato che per gli altri pazienti non erano disponibili terapie alternative, c'era un inevitabile rischio di progressione della malattia;
   dall'inizio del 2013 sono disponibili anche in Italia le «triplici terapie» costituite dai farmaci della duplice più un farmaco che, se da un lato migliora le potenzialità di cura, dall'altro è accompagnato da un maggior numero di effetti collaterali che ne limitano ulteriormente l'utilizzo, peraltro già indirizzato al solo genotipo 1;
   ad ottobre del 2010 l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha pubblicato un report tecnico dal titolo Surveillance and prevention of hepatitis B and C in Europe –:
   a che punto sia l'approvazione del piano nazionale per le epatiti e l’iter del finanziamento per la sua realizzazione, considerando che l'Italia è uno degli ultimi Paesi in Europa in cui deve essere ancora attuato;
   quali siano le misure che intende intraprendere per garantire la prevenzione e cura dell'HCV;
   se sia possibile quantificare le risorse messe a disposizione per la cura dell'HCV, in particolare se s'intendano assumere iniziative per creare un budget per patologia considerando il prossimo arrivo sul mercato di farmaci che potranno eradicare la patologia;
   se si procederà all'inserimento nei livelli essenziali di assistenza delle epatiti, con particolare riferimento all'HCV, che rappresenta una malattia con una epidemiologia importante. (5-02428)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 11 giugno 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-02428

  La 63a Assemblea Mondiale della Sanità, tenutasi nel maggio 2010, concernente le Epatiti virali, ha riconosciuto le epatiti B e C come un rilevante problema di sanità pubblica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità persegue, principalmente, l'obiettivo di rinnovare l'impegno dei Governi e la consapevolezza della popolazione, allo scopo di affrontare, attraverso azioni sinergiche ed un approccio integrato, i problemi di Sanità Pubblica correlati alle epatiti virali B e C e stimolare ulteriori attività di controllo e prevenzione.
  Le epatiti B e C costituiscono, anche nel nostro Paese, un importante problema per la sanità pubblica, non solo per la frequenza, ma anche per l'alta percentuale di casi clinicamente non manifesti, che rappresentano una importante fonte di contagio; per l'elevata percentuale di cronicizzazione dell'infezione, che può portare ad un danno epatico più severo, quale la cirrosi ed il carcinoma epatocellulare; per l'elevato numero di morti ad esse correlabili; nonché per il rilevante impatto sociale dell'infezione a causa degli innegabili danni psicologici ed alla vita di relazione, cui molti pazienti vanno incontro e, non da ultimo, per gli ingenti costi, diretti ed indiretti, della malattia.
  Nel nostro Paese, inoltre, ha un notevole impatto – in termini sia di perdita di salute e qualità di vita, per i soggetti colpiti e i loro familiari, sia di impegno di risorse sanitarie – l'emersione delle sequele croniche in soggetti che hanno contratto le infezioni da virus delle epatiti B e C, a partire dagli anni ’60. Ciò è particolarmente evidente per l'HCV, per il quale è disponibile un test diagnostico dal 1990, ma non è ancora disponibile un vaccino, e che evolve in forme croniche di malattia più rapidamente e frequentemente che l'epatite da virus B.
  La prevalenza delle epatiti B e C nel nostro Paese non è ben delineata, poiché l'attuale sistema di notifica delle malattie infettive prevede la segnalazione solo dei nuovi casi di epatiti virali acute, cioè clinicamente manifeste, che rappresentano una quota parziale della «punta dell'iceberg epatiti virali». Solo a partire da una maggiore conoscenza del fenomeno si potrà quantificare l'impegno richiesto dall'assistenza sanitaria di una parte non trascurabile della popolazione, rappresentata dai pazienti epatopatici, e programmare i necessari e disponibili interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria della malattia.
  È per questi motivi che, con decreto dirigenziale del 6 luglio 2012, è stato istituito, presso il Ministero della salute, il Gruppo di lavoro per la prevenzione delle epatiti, con il compito di individuare strategie coerenti con le indicazioni fornite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, in merito alla prevenzione delle epatiti e delle loro sequele, da implementare nel nostro Paese.
  Il lavoro del Gruppo ha completato un documento, denominato «Piano Nazionale per la lotta alle Epatiti Virali da virus B e C (PNEV)», che è il primo documento nazionale sull'argomento, nel quale sono indicate cinque linee di indirizzo dedicate alla:
   1) Epidemiologia;
   2) Prevenzione;
   3) Sensibilizzazione, Informazione e Formazione;
   4) Cura, Trattamento e Accesso;
   5) Impatto Sociale), per ciascuna delle quali si prevede il raggiungimento di più obiettivi, nel breve, medio e lungo termine.

  Le attività da implementare a tal riguardo prevedono il coinvolgimento delle Istituzioni, a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale), delle Società scientifiche e delle Associazioni dei pazienti, con la conduzione di studi epidemiologici e clinici, i cui risultati potranno orientare i contenuti di documenti, disciplinari, linee guida su tali patologie. Gli obiettivi della quinta linea di indirizzo (Impatto Sociale), inoltre, prevedono proposte di modifiche ad articoli di vigenti normative, con la finalità di facilitare l'accesso alle cure da parte dei pazienti epatopatici e la «compliance» al trattamento.
  Le attività del Piano potrebbero ragionevolmente concludersi in un periodo medio di 24 mesi. Tuttavia, essendo il raggiungimento di alcuni obiettivi propedeutico a quello di altri, le attività del piano dovranno essere intraprese almeno in 2 fasi.
  Per completezza, si aggiunge che, ad oggi, nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti allegato al decreto ministeriale n. 329 del 1999 è inclusa l’«Epatite cronica (attiva)» e sono indicate le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili in regime di esenzione per il trattamento e il monitoraggio della malattia e per la prevenzione delle complicanze.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

rischio sanitario

aiuto sanitario

prevenzione delle malattie

prodotto farmaceutico

malattia infettiva