ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00819

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 63 del 01/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 01/08/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 11/09/2013


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 01/08/2013
Stato iter:
11/09/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/09/2013
Resoconto GIRO MARIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 11/09/2013
Resoconto FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 01/08/2013

DISCUSSIONE IL 11/09/2013

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL

SVOLTO IL 11/09/2013

CONCLUSO IL 11/09/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00819
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Giovedì 1 agosto 2013, seduta n. 63

   SCOTTO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia da anni partecipa ad accordi bilaterali di cooperazione con l'Iraq, in vari settori, tra cui quello economico e commerciale, e della formazione delle forze di polizia e di sicurezza ed un trattato bilaterale di amicizia, partenariato e cooperazione tra i due paesi fatto a Roma il 23 gennaio 2007 e ratificato con legge 20 marzo 2009, n. 27;
   l'articolo 5 del Trattato prevede la cooperazione nel settore della sicurezza e della formazione delle forze di polizia, includendo tra l'altro lo svolgimento di esercitazioni congiunte, la formazione del personale, e la promozione della cooperazione industriale nel settore della sicurezza;
   di recente il viceministro agli affari esteri Lapo Pistelli ha rilanciato, in occasione di un convegno tenutosi ai primi di luglio presso la Farnesina, per il sostegno allo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane in Iraq, la necessità di un cambio di passo nelle relazioni di cooperazione tra i due Paesi, per passare dalla ricostruzione alla cooperazione commerciale e degli investimenti, in particolare nelle infrastrutture, energia, agroindustria;
   l'Italia ha investito nella ricostruzione 3,3 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, in un quadro politico e di sicurezza nel paese sempre più labile ed a rischio. Con un’escalation dei conflitti e della violenza che ha registrato nell'ultimo anno un picco drammatico in particolare contro i civili sunniti che da mesi manifestano pacificamente per il rispetto dei loro diritti, stretti all'interno di un conflitto nel quale è forte anche la presenza e l'attività di gruppi legati ad Al Qaeda;
   le proteste delle minoranze sunnite sono iniziate in 6 province in seguito alle continue violazione generiche dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari e tortura. Il movimento di protesta chiedeva al Governo Maliki di liberare i detenuti senza capo d'accusa, di abolire il paragrafo 4 della legge antiterrorismo poiché utilizzata contro i sunniti, cancellazione della legge sulla responsabilità e la utilizzata a vantaggio esclusivo dei sunniti appartenenti al partito Baath, assicurare l'accesso equo ed imparziale alla giustizia;
   a queste rivendicazioni il governo Maliki ha risposto con la repressione violenta;
   il 23 gennaio 2013 l'esercito irakeno (composto per lo più di soldati sciiti) ha aperto il fuoco contro civili sciiti in preghiera a Falluja uccidendone 8 e ferendone oltre 45;
   l'8 marzo 2013 la polizia federale ha sparato contro i civili uccidendone uno e ferendone 6, episodio che ha portato il Ministro dell'agricoltura Aldeen Dollah a rassegnare le dimissioni;
   il 23 aprile 2013 le forze speciali irakene coadiuvate da membri delle guardie rivoluzionarie iraniane hanno aperto il fuoco contro una manifestazione di protesta a Hawija uccidendo e ferendo almeno 100 persone, 3 delle quali bambini. Molti parlamentari irakeni che hanno incontrato i dimostranti prima del massacro hanno confermato che erano pacifici e disarmati. In seguito a questo ennesimo episodio di repressione violenta il ministro dell'educazione Mohamed Tamim ha rassegnato le sue dimissioni;
   nel maggio 2013 è stato registrato un aumento delle vittime: 1045 persone (tra civili e forze di sicurezza) sono state uccise e 2397 sono rimaste ferite in vari episodi di violenza e terrorismo. Di recente in occasione del suo discorso di commiato dall'incarico di inviato speciale ONU per l'Iraq, Martin Kobler, dopo aver in passato condannato la strage di Hawija ha dichiarato che l'Iraq si trova di fronte ad un drammatico bivio. O il paese si impegna verso la democrazia ed il rispetto delle diversità culturali, etniche e religiose o soffrirà un ulteriore acuirsi della violenza e dell’impasse politica. Kobler ha anche formulato una serie di raccomandazioni al riguardo, dal rispetto ed attuazione integrale della Costituzione, all'uso efficiente delle risorse del paese e la loro equa ripartizione, la protezione dell'ambiente, ed il rispetto dei diritti delle donne. In precedenza Kobler aveva esortato i leader politici irakeni ad intervenire con determinazione per porre fine alle violenze –:
   quali siano le iniziative che il Governo italiano intende intraprendere al fine di contribuire alla cessazione delle violenze contro i civili sunniti in Iraq ed assicurare che il Governo Maliki rispetti i diritti umani;
   quali siano le attività svolte a livello bilaterale tra Italia ed Iraq nel settore della sicurezza, della cooperazione militare e della formazione delle forze di polizia;
   se non ritenga opportuno considerare la possibilità di sospendere ogni tipo di cooperazione eventualmente in corso nel settore militare, e della sicurezza di cui all'articolo 5 del trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia ed Iraq fintantoché non cessino le violenze ed il Paese si avvii verso un cammino di pacificazione, rispetto dei diritti umani ed i responsabili ed autori delle stragi contro civili vengano identificati e portati dinanzi alla giustizia;
   se non ritenga opportuno, anche tramite l'inviato ONU in Iraq sollecitare un'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sull'uccisione di manifestanti pacifici a Hawija, Fallujah e Mousel. (5-00819)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 11 settembre 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-00819

  L'Italia, fortemente preoccupata per le violenze avvenute in Iraq contro i civili sunniti, agisce in stretto coordinamento con i partner europei affinché il Governo Maliki ponga fine alle violenze e assicuri il rispetto dei diritti umani. L'interlocuzione continuativa e ad alto livello con le autorità irachene è infatti il presupposto per continuare a fornire una sponda alla componente liberale e filo-occidentale di quella dirigenza. L'Alto Rappresentante UE, Catherine Ashton non ha mancato, con il pieno sostegno italiano, di far sentire la propria voce in occasione di recenti episodi di violenza registratisi nel Paese. Durante la sua ultima visita in Iraq ha unito alla ferma condanna per l'accaduto il proprio auspicio affinché i leader iracheni facciano fronte comune per porre fine alle violenze e dar vita ad un sistema politico stabile ed inclusivo, nell'interesse della cittadinanza del Paese.
  A tal proposito, lo scorso luglio a Bruxelles, il Ministro degli esteri iracheno Zebari ha affrontato la questione dei diritti umani in sede di Comitato Politico e di Sicurezza. Egli ha riconosciuto che le preoccupazioni che l'Italia e l'UE nutrono al riguardo sono fondate e ha sottolineato, nel contempo, che gli abusi e le violazioni che caratterizzano l'Iraq odierno non sono il frutto di scelte deliberate del Governo quanto di prassi purtroppo radicate da tempo nel sistema giudiziario e nelle forze dell'ordine del Paese. Egli ha espresso a questo proposito grande apprezzamento per il lavoro svolto anche in tale settore dalla missione EUJUST LEX (attualmente in fase di chiusura) e ha lasciato intravedere la possibilità che le Autorità irachene adottino una moratoria sulla pena di morte.
  Nei suoi rapporti bilaterali con l'Iraq, l'Italia non manca di profondere un costante impegno per tutelare e promuovere i diritti umani, muovendo dalla convinzione che, senza questa premessa, non sia possibile ottenere la stabilità di cui il Paese necessita. Il buon livello di dialogo politico, cooperazione e partenariato, instaurato con Baghdad sin dalla firma nel 2007 del Trattato di amicizia bilaterale, è un presupposto essenziale per poter far giungere i nostri continui messaggi di moderazione in tema di diritti dell'individuo e delle minoranze. Il Trattato ha poi offerto la cornice per molti interventi di institution and capacity building, volti a rafforzare le competenze delle amministrazioni cruciali dello Stato, senza l'azione delle quali non si potrebbe registrare una migliore erogazione dei servizi fondamentali alla cittadinanza, a sua volta precondizione di una maggiore stabilità.
  Circa le attività di cooperazione bilaterale non vi è al momento alcuna specifica iniziativa in corso con il paese nei settori della sicurezza, della collaborazione militare o della formazione delle forze di polizia ai sensi dell'articolo 5 del trattato di amicizia e partenariato. Risulta invece in esecuzione un progetto con UNHCR per la formazione di funzionari pubblici iracheni nell'ambito del diritto internazionale sui diritti umani, dei rifugiati e diritto umanitario.
  L'Italia, infine, guarda con favore alla possibilità che l'ONU possa sollecitare un'inchiesta indipendente dell'ONU sull'uccisione dei manifestanti politici a Hawija, Falluja e Moussel e si tiene in contatto con il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU per l'Iraq.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

cooperazione militare

Iraq

accordo bilaterale

aiuto allo sviluppo

cooperazione tra imprese

mortalita'