ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00578

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 50 del 10/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: GALLO LUIGI
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/07/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
FICO ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013
VALENTE SIMONE MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2013


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 10/07/2013
Stato iter:
09/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/01/2014
Resoconto BORLETTI DELL'ACQUA ILARIA CARLA ANNA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI, ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
 
REPLICA 09/01/2014
Resoconto GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/07/2013

DISCUSSIONE IL 09/01/2014

SVOLTO IL 09/01/2014

CONCLUSO IL 09/01/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00578
presentato da
GALLO Luigi
testo di
Mercoledì 10 luglio 2013, seduta n. 50

   LUIGI GALLO, BATTELLI, SIBILIA, TOFALO, COLONNESE, FICO, DI BENEDETTO e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   nell'anno 2000 durante i lavori per la costruzione di uno dei tre depuratori, nella località Longola in Poggiomarino (Napoli), per disinquinare le acque del fiume Sarno, alcuni operai s'imbatterono nel clamoroso rinvenimento di un villaggio protostorico, risalente all'età del bronzo (circa 3500 anni fa), di un'estensione notevole (circa 8 ettari);
   dai primi screening si è evidenziata una realtà eccezionale, ricca di reperti di ceramica, ma anche di bronzo, pasta vitrea, ambra, ferro, piombo, legno, osso e corno lavorato;
   del villaggio oggi restano le strutture in legno: i pali e le tavole delle capanne, delle canoe, dei recinti, delle palizzate d'argine e delle piattaforme, della costruzione degli isolotti; elementi che non si recuperano spesso durante gli scavi, perché molto delicati e soggetti ad un deperimento rapido: qui invece la presenza di una falda freatica ha portato alla formazione di un ambiente anaerobico, che ha permesso un'ottima conservazione anche dopo migliaia di anni;
   ci si trova di fronte ad un'architettura non di ricostruzione ipotetica, ma reale e monumentale;
   Longola, riveste un carattere di eccezionalità anche per il legname riportato alla luce, in quanto un attento studio, eseguito attraverso analisi dendrocronologiche, ha consentito per la prima volta di inserire l'Italia centro meridionale in un contesto di cronologia assoluta; infatti, basandosi sull'analisi dell'accrescimento degli anelli dei tronchi è stato possibile individuare l'esatto periodo di tempo nel quale essi sono stati tagliati ed utilizzati come materiale da costruzione. Inoltre le indagini archeologiche hanno restituito tralci di vite residui dalla potatura, ammassi di acini, vinaccioli, pedicelli e raspi dimostrando che questi uomini (i Sarrastri, decantati già da Virgilio) coltivavano la vite e pigiavano l'uva già durante l'età del bronzo;
   Poggiomarino è situato al centro di tutte le mete turistiche più importanti della Campania, la terra di mezzo tra le due città più importanti del Sud Italia, ad un passo da Pompei, Ercolano, le costiere amalfitana e sorrentina ed il parco nazionale del Vesuvio;
   il 22 ottobre del 2003 fu presentato un disegno di legge (n. 2554) il quale prevedeva l'istituzione del parco archeologico di Poggiomarino, arrivato alla 7o Commissione permanente cui non venne dato seguito;
   ad oggi il sito risulta completamente abbandonato e lasciato esposto agli agenti atmosferici che ne stanno compromettendo l'integrità, nonché ad azioni di vandalismo che violentano ogni giorno il sito stesso –:
   quali provvedimenti la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici di Napoli e Pompei abbia progettato di adottare per la valorizzazione e conservazione del sito;
   come mai fino ad oggi nulla è stato fatto, causando il deterioramento irreversibile già di parte del sito unico al mondo.
(5-00578)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 9 gennaio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione VII (Cultura)
5-00578

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Gallo, unitamente ad altri onorevoli interroganti, chiede quali azioni il Governo intende porre in essere per la valorizzazione del sito archeologico di Poggiomarino.
  A tale riguardo vorrei precisare che il sito di Poggiomarino, come correttamente riferito dall'onorevole interrogante, è stato individuato, nel 2000, nel corso dei lavori per la costruzione di un impianto di depurazione avviato dal Commissario Straordinario alle opere di bonifica del bacino idrografico del fiume Sarno.
  Indagini geognostiche hanno verificato che l'interesse archeologico riguarda l'intera area (circa 7 ettari), originariamente destinata all'impianto, ma anche il contiguo territorio comunale di San Valentino Torio.
  Tale circostanza ha prodotto la sospensione dei lavori per il depuratore e la delocalizzazione dell'impianto.
  Si tratta di un villaggio fluviale occupato dall'età del Bronzo Medio Avanzato (XV sec. a.C.) fino agli inizi dell'età arcaica (inizi VI sec. a.C.) e costituito da un aggregato di capanne impiantate su isolotti artificiali, lambiti originariamente da bacini acquitrinosi e più tardi da canali che agevolavano il drenaggio della depressione umida e, quelli di maggiore portata, erano utilizzati anche come vie di trasporto e di collegamento, a giudicare da tre imbarcazioni monossili ivi rinvenute.
  L'area, il cui esproprio, avviato dal Commissario Straordinario, è stato completato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, è attualmente affidata alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.
  Al suo interno vi sono diversi manufatti in cemento armato, tra cui una grande vasca di depurazione incompleta, frutto della precedente destinazione d'uso.
  Il sito, come tutta la piana, è caratterizzato dalla presenza costante di una falda freatica subaffiorante; tale circostanza ha preservato tutto il materiale organico utilizzato in antico, ma richiede, per lo svolgimento delle attività di scavo, un continuo e costoso sistema di emungimento dell'acqua attraverso l'impiego di pompe idrauliche.
  L'area, dopo essere stata sottoposta nel 2000 a una preliminare campagna di sondaggi geoarcheologici e nel 2001 a un successivo saggio di verifica, dalla fine del 2001 al 2006 è stata oggetto di tre campagne di scavo condotte in due aree attigue (saggio 2A e saggio 3B) di circa 800 mq ciascuna.
  L'ultima esplorazione sistematica, che ha riguardato solo il saggio 2A, risale al 2011-2012. Nel corso di questa indagine, il saggio 3B, ricondotto ad un livello di leggibilità, è stato rinterrato per garantire la conservazione delle evidenze archeologiche precedentemente portate alla luce e relative all'età del Ferro avanzata.
  Il saggio 2A invece è stato rinterrato a conclusione delle indagini, condotte fino al raggiungimento delle quote sterili. I dati di scavo attestano che in questo settore dell'insediamento la più antica occupazione del sito risale tra il Bronzo Finale e gli inizi dell'età del Ferro.
  Le indagini, condotte secondo linee di ricerca multidisciplinare tese a ricostruire il paesaggio antico sulla base dei dati archeologici confrontati e interfacciati ai contributi delle diverse discipline specialistiche (geomorfologia, archeobotanica, archeozoologia, dendrocronologia, mineralogia), hanno consentito di acquisire alla conoscenza non soltanto le modalità insediative dei villaggi protostorici della piana del Sarno, noti fino alla scoperta di Longola solo attraverso il rituale funerario, ma anche dati eccezionali riguardo ad attività artigianali quali il confezionamento di manufatti in metallo, osso, pasta vitrea ed ambra, alla lavorazione del legno, all'allevamento, alla caccia, alla pesca, all'agricoltura e alla raccolta.
  I risultati di tali indagini sono ampiamente pubblicati in volumi e riviste di alto livello scientifico.
  Nel corso del 2011-2012 è stata anche completata la recinzione dell'area, la bonifica e la messa in sicurezza del deposito, realizzato in un settore della vasca, e del relativo spazio antistante, nonché la fornitura di una scaffalatura metallica per la funzionale sistemazione dei materiali archeologici e di un sistema di antintrusione e videosorveglianza per la sicurezza degli stessi.
  Per quanto concerne la valorizzazione del sito, due fattori hanno impedito di lasciare a vista l'area indagata:
   il livello della falda avrebbe richiesto, per il mantenimento a vista delle emergenze nel saggio 3B (che si trovano a circa 6/7 metri di profondità), l'utilizzo di pompe idrovore il cui funzionamento richiede costi quotidiani molto elevati e non sostenibili se non in presenza di un finanziamento ad hoc;
   nel saggio 2A, al termine delle indagini 2011-2012, che hanno previsto l'asportazione degli elementi lignei per le necessarie campionature ed analisi, nonché per la registrazione di tutta la sequenza stratigrafica, fino al raggiungimento dei livelli sterili, le emergenze rimaste in situ risultavano piuttosto scarse e poco leggibili, quindi scarsamente fruibili.

  Da quanto descritto risulta con evidenza che, almeno al momento, un progetto di valorizzazione del sito debba necessariamente prescindere dalla fruizione diretta delle emergenze archeologiche, la cui conservazione, dovuta al loro mantenimento nei secoli in ambiente umido, difficilmente può essere assicurata in ambiente asciutto.
  A tale scopo occorrerebbe predisporre un progetto di restauro in situ che per la complessità operativa e tecnica richiede tempi e costi di elaborazione certamente non compatibili con l'attuale esigenza di tutela e salvaguardia delle emergenze archeologiche.
  É invece praticabile, come già nelle intenzioni della Soprintendenza, e mi preme ricordare che l'obiettivo principale degli scavi archeologici è un obiettivo scientifico, di conoscenza e di studio, l'ipotesi di una valorizzazione dei risultati dello scavo archeologico attraverso la creazione di un Parco di archeologia sperimentale, che preveda la ricostruzione delle preesistenze in superficie.
  In tale prospettiva si sono attivate collaborazioni con Istituti di ricerca italiani ed esteri al fine di procedere allo studio delle migliaia di manufatti ed ecofatti (ovvero i dati bioarcheologici e geoarcheologici) recuperati, premessa indispensabile per qualunque progetto di valorizzazione e musealizzazione.
  Proprio nell'intento di divulgare la conoscenza dell'importante insediamento protostorico, la Soprintendenza ha accolto la richiesta di esporre reperti provenienti dallo scavo di Longola ad Halle, in Germania, presso il Landesmuseum für Vorgeschichte, nell'ambito della mostra dal titolo «Le catastrofi sotto il Vesuvio» e a Napoli presso la Città della Scienza, nell'ambito della manifestazione «FuturoRemoto2011», ed ha siglato un protocollo d'intesa con il Comune di Poggiomarino per la realizzazione del progetto «Parco archeologico naturalistico di Longola» con l'avvio del programma di manutenzione e valorizzazione dell'area, progetto finanziato con fondi POR Campania FESR 2007/2013.

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

POGGIOMARINO,NAPOLI - Prov,CAMPANIA

EUROVOC :

archeologia

acque sotterranee