ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00528

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 45 del 03/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: GRIMOLDI PAOLO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 03/07/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 03/07/2013


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 03/07/2013
Stato iter:
04/07/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/07/2013
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE
 
RISPOSTA GOVERNO 04/07/2013
Resoconto CIRILLO MARCO FLAVIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 04/07/2013
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 04/07/2013

SVOLTO IL 04/07/2013

CONCLUSO IL 04/07/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00528
presentato da
GRIMOLDI Paolo
testo di
Mercoledì 3 luglio 2013, seduta n. 45

   GRIMOLDI e MOLTENI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni, alcuni comunicati stampa e articoli di giornale, anche riportando articoli allarmanti degli anni novanta, hanno richiamato l'attenzione dei cittadini lombardi sull'incidente nucleare avvenuto, circa 24 anni fa, alla Luigi Premoli e figli spa, fonderia che produceva il materiale per i telai dell'Alfa 133 a Rovello Porro, in Lombardia;
   si trattava di una contaminazione radioattiva contenuta in un carico di alluminio probabilmente proveniente dall'Est Europa, sembrerebbe equivalente ad una radioattività stimata tra i 600 e i 6.000 Curie (22 - 222 TBq) di Cesio 137, dovuta ad una «sorgente orfana» inavvertitamente fusa, con il pericolo di immissione nell'ambiente di un'enorme quantità di particelle radioattive altamente nocive;
   la notizia è stata diffusa nel maggio 1990, a seguito della scoperta, da parte dei tecnici del Presidio multizonale di igiene e prevenzione (PMIP) milanese, di percolato di Cesio 137 nel Lura, nell'Olona e nel Lambro, successivamente sfociato nel Po, proveniente dal bacino di decantazione delle acque reflue della fonderia di Rovello Porro, situata a pochi metri dal torrente Lura;
   le notizie riportate alludono al timore di occultamento della verità e dei rischi che corrono i cittadini e alla mancanza di rigide misure di controllo e di protezione dei danni sulla salute e sull'ambiente;
   il caso sollevò grande attenzione anche a livello internazionale, e furono introdotte forme di controllo alle frontiere, e nelle aziende, per combattere la possibilità di altri casi simili: l'articolo 157 del decreto legislativo 230 del 1995 fu scritto alla luce di queste esperienze e con questo intendimento, sebbene fu poi per molto tempo non operativo a causa della cronica assenza della normativa applicativa;
   per quanto concerne gli avvenimenti della Premoli, immediatamente dopo la scoperta del 1990, fu effettuata una bonifica e messa in sicurezza di emergenza, e furono svolte tutte le valutazioni ambientali e sanitarie a suo tempo ritenute utili, con esito favorevole;
   l'unica soluzione possibile per la gestione del materiale di risulta della bonifica fu il suo immagazzinamento in un capannone della stessa azienda, sottoposto a sequestro giudiziario dalla magistratura, che aveva seguito puntualmente tutti gli aspetti del caso, determinando anche l'assenza di responsabilità della azienda Premoli;
   il materiale contaminato da Cesio 137 raccolto nel magazzino, circa 240 metri cubi, in parte è contenuto in fusti metallici, oggi fortemente corrosi, e in parte ancora accumulato alla rinfusa;
   ASL ed ARPA, attraverso i controlli congiunti effettuati sull'ambiente in varie occasioni, smentiscono, oggi, la presenza di una esposizione di qualsiasi rilievo sanitario per la popolazione. Sembra che negli ultimi anni siano stati svolti numerosi controlli congiunti tra Asl di Como e Arpa e i test hanno dimostrato che non sussiste alcun pericolo radiologico all'esterno del capannone e che non sono stati rilevati dati epidemiologici particolari tra i residenti della zona;
   tuttavia, il molto tempo passato dall'incidente di Rovello Porro ed il ricordo delle difficoltà di circolazione e la lacunosità delle informazioni per i 15 mesi antecedenti alla scoperta effettuata nel 1990 dal PMIP di Milano, costituiscono elementi di allarme e preoccupazione tra i cittadini, che chiedono chiarezza sugli interventi effettuati a suo tempo e sulle attuali condizioni di sicurezza;
   non è poi ritenuto giustificabile, a nessun livello, che un deposito creato sotto la spinta di una situazione emergenziale nel 1990, nella sola prospettiva di trovare una rapida soluzione, perduri immutato da oltre 23 anni. Infatti, il deposito non offre nessuna garanzia di resistenza a fenomeni naturali ormai praticamente normali anche in Lombardia, come trombe d'aria, forti colpi di vento, e relativamente a incendi e terremoti, con un conseguente forte rischio di dispersione incontrollata incidentale di contaminazione nell'ambiente;
   il punto della situazione sulla questione delle scorie radioattive depositate dal 1990 a Rovello Porro, è stato effettuato da ARPA Lombardia, ed uno specifico studio, effettuato dal suo direttore tecnico-scientifico, indica forme concrete per la messa in sicurezza del sito, anche contro il rischio di calamità naturali ed incidenti; il progetto potrebbe essere realizzato entro la fine dell'anno;
   le notizie, però, prospettano che sino all'identificazione di un sito nazionale idoneo al ritiro definitivo dei rifiuti radioattivo, i rifiuti resteranno comunque in loco e la situazione non potrà dirsi risolta;
   risulta inoltre che la situazione riscontrata nella Premoli di Rovello Porro è presente anche in altre realtà, e non è impossibile che in futuro possano verificarsi altre situazioni simili;
   risulta per altro che il decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 52 «Attuazione della direttiva 003/122/CE Euratom sul controllo delle sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti orfane» preveda che lo Stato italiano, attraverso l’«Operatore Nazionale e gestore del servizio integrato» debba «garantire la messa in sicurezza di lungo periodo delle sorgenti radioattive dismesse ai fini del loro futuro smaltimento, assicurando un immagazzinamento in sicurezza per un periodo di almeno cinquanta anni»; ciononostante lo Stato non ha garantito il livello di sicurezza previsto da questa norma alla situazione della Premoli, certamente causata dalle conseguenze della fusione di una sorgente orfana;
   d'altro lato, solo il 27 marzo 2013 il Governo ha approvato il disegno di «Legge di delegazione europea 2013» con l'obiettivo della adozione, tra gli altri di un Decreto Legislativo di recepimento della direttiva comunitaria 2011/70/Euratom del Consiglio, del 19 luglio 2011, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi (termine di recepimento 23 agosto 2013); il recepimento di tale Direttiva Comunitaria potrebbe risolvere il problema delle giacenze di rifiuti radioattivi nelle aziende colpite da incidenti del tipo qui trattato, a iniziare dalla Luigi Premoli SPA –:
   quali provvedimenti immediati il Ministro intendano adottare, secondo la propria competenza, per rassicurare i cittadini, se ve ne è la possibilità, circa l'assenza di rischi per la propria salute e sulla regolarità e idoneità dei controlli svolti da parte dei soggetti competenti e affinché l’«Operatore nazionale e gestore del servizio integrato» svolga, coerentemente con il mandato istituzionale, il proprio compito per la messa in sicurezza della situazione di giacenza di rifiuti derivanti dalla fusione di una «sorgente radioattiva orfana» presente presso la Luigi Premoli SPA, e, quindi, se nell'ambito dell'attuazione della direttiva comunitaria 2011/70/CE, intenda considerare adeguatamente il tema della gestione dei rifiuti radioattivi della stessa tipologia contenuta nello stabilimento Premoli di Rovello Porro ed in altre situazioni analoghe, individuando soluzioni sufficientemente rapide per impedire l'incongruo e pericoloso permanere di materiale radioattivo in situazioni assolutamente inidonee alla conservazione di rifiuti radioattivi per un tempo prolungato, come invece oggi avviene. (5-00528)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 luglio 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-00528

  In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Grimoldi e Molteni, concernente la gestione dei rifiuti radioattivi presso lo stabilimento di Premoli e Figli SpA di Rovello Porro, in provincia di Como, si rappresenta quanto segue.
  La situazione di criticità ambientale dovuta alla presenza di rifiuti radioattivi, presso lo stabilimento di raffineria metalli della società Premoli Luigi e Figli SpA di Rovello Porro (Como), perdura dal maggio 1990 e trae origine dalle operazioni di bonifica dello stabilimento a seguito della contaminazione radioattiva generata dalla fusione di scorie saline di alluminio con presenza di isotopi radioattivi di natura metallica, nella fattispecie Cesio 137 durante il processo produttivo unitamente al rottame metallico.
  La ricostruzione degli eventi storici riportata dall'interrogante è confermata dagli elementi informativi forniti dall'ASL di Como (che ha assunto la competenza territoriale della ex USSL n. 9 di Saronno dal 1998) e dal Comune di Rovello Porro (Como) che, sin dal momento in cui sono venuti a conoscenza dell'incidente sono intervenuti ognuno per gli aspetti di propria competenza. In data 19 dicembre 1990 era stato sottoscritto un protocollo di intesa tra la Regione Lombardia – USSL 9 di Saronno, il comune di Rovello Porro e la Premoli Luigi e Figli S.p.A. recante le procedure da seguire per le opere di bonifica e in cui si precisava che «le spese per le operazioni effettuate di bonifica sarebbero State anticipate dall'azienda e l'USSL e la Regione Lombardia avrebbero attivato i procedimenti utili al reperimento di risorse pubbliche per il finanziamento delle spese per le opere di bonifica e per lo smaltimento dei conseguenti materiali radioattivi di risulta delle operazioni di bonifica riservandosi il diritto di rivalsa dei responsabili della contaminazione da Cesio 137. Parimenti l'azienda si riservava di rivalersi direttamente verso i responsabili della contaminazione per le spese anticipate».
  I provvedimenti assunti a seguito dell'incidente sono consistiti nel confinamento del materiale contaminato con Cesio 137 in apposito edificio denominato «Magazzino del Sale» che, nel dicembre 1991, è stato sottoposto a sequestro giudiziario preventivo da parte dell'Autorità Giudiziaria di Como, e affidato in custodia al signor Premoli Luigi titolare della Società. Da tale data l'edificio è rimasto inaccessibile all'ingresso di persone. L'ASL Como, che ha assunto la competenza territoriale della ex USSL n. 9 di Saronno dal 1998, riferisce che sono state svolte in più occasioni attività di controllo sullo stabilimento in questione l'ultima delle quali, recentemente, il 18 aprile 2013, e che le attività di controllo e monitoraggio sono state svolte in costante coordinamento tra l'ASL, a tutela della salute dei lavoratori e l'ARPA, per gli aspetti di tutela ambientale. Dei controlli effettuati, da cui non sono emersi rilievi di significato sanitario, è stato dato costante e regolare riscontro alla Direzione Generale Salute della Regione Lombardia.
  L'ASL Como in una nota del 26 ottobre 2011 al sindaco di Rovello Porro ha confermato che l'attuale situazione nelle normali condizioni di stoccaggio del materiale – mantenendo il sequestro del magazzino con relativo divieto all'accesso – consentiva di escludere rischio sanitario per i lavoratori e, a maggior ragione, per i cittadini. Considerato comunque il progressivo degrado dei fusti contenenti il materiale contaminato e dello stato dell'edificio in cui sono stoccati, si suggeriva l'opportunità – indipendentemente dall'attribuzione dei relativi oneri – che l'azienda effettui a breve interventi di messa in sicurezza del deposito e contestualmente proponga soluzioni migliorative di conservazione in loco ovvero di proporre altra dislocazione che rispetti le condizioni di sicurezza necessarie. Il comune di Rovello Porro, pertanto, dopo una serie di iniziative di controllo e verifica radioprotezionistica dei materiali, condotte su sua richiesta dall'ARPA Lombardia e ASL, ha chiesto alla Regione Lombardia, all'ASL Como e all'ARPA Lombardia la stesura di un piano relativo agli interventi da effettuare per la messa in sicurezza del magazzino, gli interventi duraturi nel tempo atti a fronteggiare eventuali calamità naturali e atmosferiche con i relativi dettagli delle opere da eseguire. L'ARPA Lombardia in data 29 dicembre 2011 ha inviato al sindaco di Rovello Porro e alla Regione Lombardia una relazione contenente un primo studio di fattibilità i cui contenuti sono stati precisati alla luce di un accesso all'interno del deposito e con la collaborazione della Nucleco SpA, società pubblica specializzata nella gestione dei rifiuti radioattivi.
  Giova precisare che, in virtù della legislazione vigente all'epoca dell'incidente (cioè l'abrogato decreto del Presidente della Repubblica n. 185 del 1964 e di quella in vigore dal 28 giugno 1995 e cioè il decreto legislativo n. 230 del 1995 e ss.mm.ii.), il materiale risultante dalle operazioni di bonifica dello stabilimento è configurato a tutti gli effetti come un «rifiuto radioattivo». Non può trovare applicazione nel caso di analisi il decreto legislativo n. 52 del 2007, citato dall'interrogante, poiché regolamenta, tra l'altro, la gestione in Italia delle sorgenti orfane (definite all'articolo 2 dello stesso dispositivo come sorgenti sigillate la «la cui attività è superiore, al momento della sua scoperta, alla soglia stabilita nella tabella VII-I dell'allegato VII del citato decreto legislativo n. 230 del 1995, e che non è sottoposta a controlli da parte delle autorità o perché non lo è mai stata o perché è stata abbandonata, smarrita, collocata in un luogo errato, sottratta illecitamente al detentore o trasferita ad un nuovo detentore non autorizzato ai sensi del presente decreto o senza che il destinatario sia stato informato»), e i materiali contaminati da Cesio 137 attualmente stoccati nel magazzino citato non sono qualificabili quali sorgenti orfane. Allo stato attuale si potrebbe fare riferimento, nel complesso, ad una ipotesi di sito radiologicamente contaminato da bonificare.
  L'interrogante riferendosi sempre al decreto legislativo n. 52 del 2007 cita inoltre l'articolo 17 per ricordare che l'ENEA svolge il ruolo di Gestore del Servizio Integrato per la gestione dei rifiuti radioattivi. Ferma restando la non applicabilità del citato dispositivo normativo al caso in esame per come sopra già argomentato, l'ENEA, per il tramite del Ministero dello sviluppo economico, riferisce di aver interagito sin dall'epoca dei fatti attraverso la Nucleco S.p.A. (nella qualità di operatore nazionale – designato nell'ambito di apposita Convenzione – per la realizzazione di un servizio integrato per la gestione dei rifiuti radioattivi a media e bassa radioattività provenienti da attività medico sanitarie, di ricerca scientifica, tecnologica e da altre attività non elettriche), con le autorità locali competenti e con la Società Luigi Premoli e figli S.p.A. alfine di suggerire adeguate soluzioni per la messa in sicurezza del materiale radioattivo rinvenuto presso l'azienda.
  Tali contatti sono poi proseguiti con il coordinamento di ARPA Lombardia e nel febbraio 2012 hanno avuto luogo incontri, con sopralluoghi in sito, tra Nucleco, la ditta Luigi Premoli e il sindaco di Rovello Porro e, ancora, nel dicembre dello stesso anno, tra gli stessi soggetti e la società della Regione Lombardia «Infrastrutture Lombarde».
  Al fine di pervenire ad una definizione della vicenda la Nucleco S.p.A. si e altresì dichiarata disponibile ad intervenire per le attività di bonifica e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e riferisce di essere tuttora in attesa di una richiesta di offerta da parte degli aventi causa per la stesura del progetto di bonifica e di messa in sicurezza del sito, la cui competenza è demandata all'autorità del Prefetto. Tuttavia l'ENEA, avuto riguardo alle condizioni attuali dell'area, ritiene comunque che, per le caratteristiche fisico radiologiche del sito contaminato e dei volumi dei materiali di risulta, sia comunque sconsigliabile il trasferimento dei rifiuti presso il deposito Nucleco, o altra sede, e raccomanda – invece – la realizzazione di un deposito temporaneo in loco autorizzato allo scopo e dotato di adeguati requisiti di sicurezza, in attesa della realizzazione del deposito nazionale presso il quale trasferire tutti i materiali radioattivi, non appena messo in esercizio.
  Si rimanda, pertanto, alle indagini e all'incisiva attività istruttoria che dovrà condurre la Prefettura – Ufficio Territoriale di Governo con il supporto delle amministrazioni locali, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di pervenire ad una efficiente ed efficace soluzione definitiva della questione in oggetto. Nella eventualità, inoltre, di significativi incrementi del rilascio di contaminazione radioattiva dell'ambiente e di esposizione delle persone, andranno adottate le procedure previste dall'articolo 100 del decreto legislativo n. 230 del 1995 e ss.mm.ii. che individuano il prefetto quale autorità locale di Governo per il coinvolgimento delle strutture di protezione civile ed eventualmente anche per la gestione degli interventi in situazioni di emergenza. Da quanto emerge dagli atti pervenuti, questo Ministero valuta positivamente il coinvolgimento della prefettura di Como.
  Quanto all'ultimo interrogativo posto, si rappresenta che la conclusione dell’iter per il recepimento nell'ordinamento italiano della Direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio del 19 luglio 2011 – istitutiva di un «quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi» – è prevista il 23 agosto 2013. Nell'ambito del recepimento di tale direttiva verrà posta particolare attenzione agli aspetti di criticità riscontrabili in Italia sulla gestione dei rifiuti radioattivi al fine di addivenire ad una gestione responsabile e sicura degli stessi.
  Infine, si segnala che la procedura per l'individuazione del Deposito Nazionale, la cui disponibilità consentirebbe di conferire a dimora i rifiuti radioattivi della specie in parola, è già iniziata con la ricognizione dei criteri generali da parte dell'ISPRA la cui pubblicazione è, peraltro, imminente.

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

ROVELLO PORRO,COMO - Prov,LOMBARDIA

EUROVOC :

scorie radioattive

direttiva CE

sanita' pubblica

politica industriale comunitaria

gestione dei rifiuti

protezione dell'ambiente