ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00436

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 40 del 25/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNARDO MAURIZIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/06/2013


Commissione assegnataria
Commissione: V COMMISSIONE (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 25/06/2013
Stato iter:
26/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/06/2013
Resoconto PALESE ROCCO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 26/06/2013
Resoconto FASSINA STEFANO VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 26/06/2013
Resoconto PALESE ROCCO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 26/06/2013

SVOLTO IL 26/06/2013

CONCLUSO IL 26/06/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00436
presentato da
PALESE Rocco
testo di
Martedì 25 giugno 2013, seduta n. 40

   PALESE e BERNARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto recentemente riportato da alcuni organi di stampa, esisterebbe un rapporto riservato predisposto da Mediobanca Securities, che rileva come l'Italia si trovi in una situazione economica e finanziaria peggiore rispetto al 1992, aggiungendo inoltre, che risultano necessari ed in tempi rapidi, circa 75 miliardi di euro, per ridurre in maniera considerevole il debito pubblico italiano, ed evitare la richiesta del piano di salvataggio europeo;
   il report della suddetta società controllata londinese, evidenzia inoltre come le cause maggiormente responsabili che hanno provocato condizioni di estrema gravità per l'economia italiana, siano ad addebitarsi all'impostazione generale della politica economica e fiscale adottata dal Governo Monti, il cui risanamento strutturale, come dimostrato dai documenti di previsione presentati dal medesimo Esecutivo pochi mesi fa, hanno determinato effetti negativi proprio dalle scelte rivelatesi errate;
   il medesimo documento della banca d'affari italiana, rileva che: «al netto degli aiuti all'estero, secondo il Def presentato ad aprile 2012, quest'anno il rapporto debito/pil sarebbe stato del 117,9 per cento»; ad aprile scorso, come ultimo atto prima che terminasse l'attività dello stesso Governo Monti, la stima è stata invece aggiornata al 126,9 per cento, aumentando pertanto la percentuale, di nove punti invece di diminuire rispetto all'anno precedente;
   a parte la bassa crescita, evidenziata in modo particolare nel 2012, che deriva dalle mancate riforme strutturali, la grande minaccia del Paese, secondo quanto riporta l'analisi svolta da Mediobanca Securities, è rappresentata dall'elevato debito pubblico, arrivato a oltre 2,041 miliardi di euro, aggiungendo inoltre, che per rimediare ad una situazione critica, necessitano interventi quali: l'introduzione di una imposta patrimoniale sui redditi dichiarati oltre quota 1,3 milioni di euro in grado di garantire 43 miliardi dei 75 necessari e un innalzamento delle aliquote sulle rendite finanziarie, ad esclusione di quelle dei titoli di Stato –:
   se sia a conoscenza del rapporto di Mediobanca esposto in premessa e, in caso affermativo, se intenda confermare il contenuto di quanto riportato all'interno dello stesso documento, sui rischi imminenti di default per l'Italia, principalmente imputabili a un'assenza di politiche di crescita e di sviluppo, particolarmente accentuate negli ultimi 18 mesi, le cui stime previsionali come esposto altresì in premessa, si sono rivelate errate ed i cui interventi correttivi, segnalati dal medesimo report, propongono misure di ulteriore innalzamento della pressione fiscale, che rischiano di provocare gravi e aggiuntive difficoltà all'economia del Paese, in una fase attuale in cui si compie ogni tentativo per invertire un ciclo negativo e favorire politiche di espansione e di sviluppo.
(5-00436)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 26 giugno 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione V (Bilancio)
5-00436

   Con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione l'On. Palese ed altri chiedono notizie sul rapporto diffuso da Mediobanca in ordine alla situazione economica dell'Italia.
  Al riguardo, occorre premettere che il rapporto di Mediobanca conferma la visione tenuta già nel passato da parte di Mediobanca Equities nei confronti delle prospettive di crescita e della finanza pubblica nazionale. In particolare, questa posizione risulta pessimistica rispetto anche a molte altre banche d'affari che, nel loro insieme e soprattutto negli ultimi tempi, hanno assunto un atteggiamento più positivo. Pertanto, essa va interpretata come una delle tante opinioni che circolano nei mercati finanziari.
  Il documento è tecnicamente ben scritto, tuttavia porta a supporto delle proprie posizioni delle informazioni di recente uscita effettuandone una interpretazione eccessivamente pessimistica e soggetta a contro-argomentazioni. Peraltro, il rapporto riconosce all'Italia di avere effettuato progressi in diversi campi; quest'aspetto non risulta all'interno della interrogazione presentata.
  Per quanto riguarda le scelte di politica economica effettuate dal precedente Governo, queste erano dettate dalla ineludibile necessità di perseguire il risanamento finanziario, anche alla luce degli obblighi europei, ed in linea con gli impegni presi nel tempo dai governi italiani. Vi erano stretti margini di manovra per ottenere i risultati necessari entro i tempi dettati dalle regole sottoscritte anche dal nostro paese. Gli obiettivi fondamentali di finanza pubblica – portare il deficit nominale al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL ed avere un saldo strutturale di bilancio in pareggio – sono stati conseguiti e hanno portato alla recentissima uscita del paese dalla procedura del deficit eccessivo.
  L'aumento del rapporto debito/PIL di circa 9 punti percentuali previsto per il 2013 è principalmente imputabile alla minore crescita economica e al minore avanzo primario. Il confronto tra i dati del DEF 2012 e quelli del DEF 2013 permette di identificare pienamente l'origine di tale incremento. Innanzitutto, nel 2012 il debito in rapporto al PIL è stato rivisto al rialzo di circa 3.6 punti percentuali passando dal 123.4 per cento al 127.0 per cento del PIL al lordo dei sostegni. Tale ammontare (carry-over effect) viene di fatto ereditato nel 2013. A questa componente occorre aggiungere:
   1. un ulteriore scarto di 2.5 punti di PIL dovuti al minore avanzo primario previsto dal DEF 2013 per l'anno in corso (2.4 per cento del PIL vis-à-vis 4.9 per cento previsto dal DEF 2012);
   2. un ulteriore scarto (snow ball effect) di 2.2 punti di PIL dovuto al maggior impatto del differenziale tra tasso di interesse e crescita del PIL (4.7 per cento del PIL previsto dal DEF 2013 vis-à-vis 2.5 previsto nel DEF 2012);
   3. un ulteriore aumento di 0.6 punti di PIL dovuti al maggior impatto del raccordo Stock-Flussi.

  Più nello specifico, l'aumento del debito in rapporto al PIL è spiegabile da una revisione al ribasso della crescita economica sia per il 2012, che per il 2013 (la revisione della crescita in termini reali tra i due documenti programmatici è di -1.1 p.p. per il 2012 e -1.8 p.p. nel 2013) e da una revisione al ribasso del contributo delle entrate/PIL (la riduzione del rapporto tra i due documenti programmatici è di -1.1 p.p. per il 2012 e -1.8 p.p. nel 2013). A fronte di queste dinamiche, le spese in rapporto al PIL sono previste aumentare di 1.6 p.p. nel 2013 rispetto a quanto previsto nel DEF del 2012.
  La situazione dell'economia Italiana prospettata nel DEF del 2012 definiva tempi più rapidi di ripresa. Peraltro, le previsioni allora effettuate scontavano correttamente un effetto temporaneo negativo sull'economia delle misure di consolidamento fiscale. Gli errori di previsione derivavano piuttosto dall'avere ipotizzato, in linea con i principali organismi internazionali, tempi più rapidi di rientro delle tensioni sui mercati finanziari e significativamente minori fiscal multipliers. L'inasprimento delle condizioni creditizie erano difficilmente prefigurabili.
  L'interrogazione chiama in causa il rapporto di Mediobanca in diversi punti attribuendo ad errori di politica fiscale ed economica la causa dell'incremento del debito ed alla assenza di riforme strutturali la bassa crescita del prodotto interno lordo. Occorre sottolineare innanzitutto che nel rapporto non si trova un riferimento così netto ad assenza di riforme strutturali; in secondo luogo, si fa presente che tutti i principali organismi internazionali riconoscono all'Italia di avere effettuato interventi profondi e rilevanti proprio in questo campo. Gli effetti delle riforme strutturali tuttavia, non si manifestano immediatamente e portano ad aumenti del PIL soltanto dopo alcuni anni.
  Il Governo in carica si è dato come obiettivi la continuazione del percorso delle riforme strutturali, apportando ove necessario delle correzioni migliorative alle riforme intraprese nel passato e soprattutto a introdurre – all'interno degli impegni presi a livello europeo – delle politiche atte a sostenere la domanda. L'uscita dalla procedura di deficit eccessivo darà, a partire dal prossimo anno, maggiori spazi di manovra. Va, tuttavia, sottolineato che già a partire da quest'anno sono state prese misure significative di sostegno alla domanda e che il governo sta facendo ogni possibile sforzo per operare nell'immediato nuovi interventi.
  Due ulteriori questioni sollevate dall'interrogazione riguardano le misure di politica economica suggerite dal rapporto e i rischi di default per il debito pubblico italiano. Per quanto riguarda il primo punto, l'introduzione di una patrimoniale è stata oggetto di dibattito da parte della pubblica opinione, ma è stata espressamente e esplicitamente esclusa dalla forze a sostegno del governo. Non per ragioni ideologiche. Ma per inefficacia o finanche dannosità ai fini dell'obiettivo perseguito. Una tale misura presenta forti controindicazioni. Un prelievo fiscale così accentuato avrebbe effetti negativi non pienamente valutati nel rapporto. Si ritiene che il mix di misure adottate in Italia negli ultimi anni sia, comunque, in grado di portare il rapporto debito/PIL su un sentiero sostenibile grazie a una dinamica dell'economia superiore al 1 per cento al saldo di bilancio in pareggio e ad un rilevante saldo primario.
  Proprio in virtù della solida posizione conseguita la prospettiva di un default rappresenta uno scenario estremamente improbabile; né l'Italia avrà bisogno di richiedere un salvataggio europeo. Tutte le aste del debito pubblico hanno, anche nei momenti peggiori vissuti a fine 2011, avuto successo con una domanda da parte degli investitori che ha sempre ecceduto l'offerta. Gli attuali tassi di interesse, ma anche livelli più elevati, sono pienamente sostenibili.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

imposta diretta

politica fiscale

debito pubblico

imposta patrimoniale