ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00264

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 29 del 05/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: PASTORELLI ORESTE
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 05/06/2013


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 05/06/2013
Stato iter:
06/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/06/2013
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 06/06/2013
Resoconto CIRILLO MARCO FLAVIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 06/06/2013
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 06/06/2013

SVOLTO IL 06/06/2013

CONCLUSO IL 06/06/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00264
presentato da
PASTORELLI Oreste
testo di
Mercoledì 5 giugno 2013, seduta n. 29

   PASTORELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   i danni da fauna selvatica costituiscono oggi per l'agricoltura una vera e propria emergenza, non essendo stati rinnovati i principi della pianificazione faunistico-venatoria del territorio e della programmazione dell'attività venatoria che su di esso si svolge;
   tale fenomeno diviene ancora più incontrollabile quando i siti danneggiati si trovano all'interno (o nelle prossimità) di aree protette o comunque afferenti a parchi, posto il divieto assoluto in essi dell'attività venatoria;
   su tale ultimo profilo, sembra essere mancato un controllo rigido da parte degli enti parco della fauna selvatica insistenti su dette aree, con gravi ripercussioni sulle attività agricole limitrofe;
   ad oggi, per quantificare tali danni, non è possibile poter contare su dati nazionali ufficiali, data la frammentarietà delle stime, spesso calcolate dalle singole province sulla base delle richieste di risarcimento presentate dalle imprese agricole;
   tale carenza di informazioni sui danni si evince anche dalle stesse pubblicazioni del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali o dell'ISPRA;
   l'ultimo dato attendibile (fonte Coldiretti) risale al 2007, sulla base di un rapporto dell'Eurispes, che stimava in Italia un danno superiore ai 70 milioni di euro. Secondo, infatti, l'Istituto in Italia negli ultimi dieci anni, gli animali selvatici si sono quasi decuplicati, passando dai 123.000 esemplari degli anni a cavallo tra il 1990 e il 1995, all'attuale 1.000.000. Ed è in aumento anche il numero delle specie selvatiche, passato dalle settanta del 1991 alle centoquindici del 2000;
   le norme della legge n. 157 del 1992, che avrebbero dovuto controllare il fenomeno, hanno di fatto fallito sia sul piano della prevenzione che su quello del risarcimento dei danni, tanto che oggi le imprese agricole sono messe forte in difficoltà dalla mancanza di strumenti adeguati ad arginare il fenomeno;
   un altro aspetto importante è quello dell'individuazione, attraverso gli strumenti di programmazione e pianificazione, della densità ottimale delle singole specie per ciascuna unità territoriale di gestione, in modo tale che si regolamenti la presenza sul territorio della fauna, contemperando le esigenze di natura ecologico-ambientale con quelle economiche;
   si auspica che tutte le regioni, le province e gli stessi enti parco, per quanto di loro competenza, attivino un meccanismo virtuoso di dialogo tra le istituzioni al fine di individuare gli strumenti e le misure più idonee al territorio di riferimento –:
   se non reputi necessario, data la gravità della situazione, attivarsi egli stesso, nell'ambito delle sue competenze, assumendo iniziative urgenti, anche sul piano normativo al fine di scongiurare il rischio che la mancata od imprecisa applicazione della normative determini un'alterazione della biodiversità dalla quale derivano i danni di cui in premessa. (5-00264)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 6 giugno 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-00264

  In risposta all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Pastorelli, concernente i danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica, si rappresenta quanto segue.
  In riferimento a quanto esposto dall'onorevole interrogante riguardo le problematiche inerenti i danni cagionati dalla fauna selvatica al patrimonio agricolo e zootecnico ed il conseguente risarcimento dei danni, si comunica che tali problematiche risultano essere di competenza delle regioni che sovente delegano le province per la quantificazione dei danni ed il relativo indennizzo a coloro che lo hanno patito. Quanto sopra per quel che attiene i danni che si verificano nelle zone di cui all'articolo 10 della legge n. 157 del 1992.
  Per quel che attiene invece danni arrecati alle produzioni agricole all'interno delle aree protette, tale competenza risulta essere ascritta all'ente gestore dell'area protetta. A questo proposito è necessario precisare che l'attività venatoria è vietata nelle aree protette ma il controllo anche con sparo, che è bene ribadirlo è altra cosa dalla caccia, è lecito dentro e fuori dalle aree protette.
  Ciò premesso, si ritiene che le 2 norme generali in materia di danni da fauna selvatica (157/92 e 394/91) appaiono in linea di massima valide e attuali, il problema è legato alla loro applicazione a livello regionale o di area protetta. A questo proposito si individuano tre ordini di problemi:
   1) la necessità di un maggiore attenzione alla pianificazione faunistica, che spesso è impostata solo in un'ottica venatoria;
   2) la carenza di risorse dedicate alla prevenzione dei danni e al loro risarcimento;
   3) una forte attenzione al benessere degli animali che in molte situazioni travalica le stesse finalità di conservazione della biodiversità (anteponendo l'interesse per il singolo individuo rispetto alla conservazione della specie o dell'ambiente in toto), tale attenzione frena in molti casi l'autorizzazione o l'attuazione di interventi che risultano coerenti con le finalità delle rispettive norme.

  Rispetto al primo punto è importante ricordare che: la maggior parte dei danni sono prodotti dai cinghiali e per tale specie esistono da tempo linee guida prodotte da ISPRA; in molte situazioni i cacciatori sono i primi a ostacolare un'efficace azione di controllo in quanto una corretta attuazione della stessa ridurrebbe il numero di animali da poter cacciare negli anni successivi; un consistente problema deriva anche dai ripopolamenti, pratica da anni sconsigliata da ISPRA in particolare per i cinghiali.
  Rispetto al terzo punto si rileva come il richiamo nella norma nazionale all'utilizzo di metodi ecologici rende in certi casi particolarmente complesso e lungo l’iter di autorizzazione per l'utilizzo di metodi di controllo maggiormente efficaci.
  Infine si richiama il fatto che la tempestiva adozione dei regolamenti di parco (il cui iter di approvazione è in molti casi ancora in corso), con adeguate misure rivolte al controllo, potrebbe favorire una più efficace soluzione della problematica.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

fauna

azienda agricola

pianificazione regionale