ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02015

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 570 del 16/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: PICCONE FILIPPO
Gruppo: AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Data firma: 16/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOSCO ANTONINO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 16/02/2016
MINARDO ANTONINO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 16/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 16/02/2016
Stato iter:
17/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/02/2016
Resoconto BOSCO ANTONINO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
 
RISPOSTA GOVERNO 17/02/2016
Resoconto GUIDI FEDERICA MINISTRO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 17/02/2016
Resoconto BOSCO ANTONINO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 17/02/2016

SVOLTO IL 17/02/2016

CONCLUSO IL 17/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02015
presentato da
PICCONE Filippo
testo presentato
Martedì 16 febbraio 2016
modificato
Mercoledì 17 febbraio 2016, seduta n. 571

   PICCONE, BOSCO e MINARDO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il servizio di collegamento veloce alla rete internet attraverso un'infrastruttura di rete a banda ultralarga è ormai diventato elemento indispensabile di competizione economica, oltre che di modernizzazione della società;
   per chiunque utilizzi strumenti informatici e telematici la possibilità di accedere alla rete con collegamenti veloci e affidabili è di fondamentale importanza (mercato consumer, accesso ai servizi pubblici, formazione, cultura e ricerca), ma una robusta ed efficiente infrastruttura telematica sarà sempre di più – nel prossimo futuro – un fattore competitivo di primaria importanza per lo sviluppo del sistema produttivo italiano e per la collocazione vincente nelle nostre imprese all'interno delle catene di valore;
   il ritardo del nostro Paese nella realizzazione di una rete digitale a banda larga ultraveloce non può quindi essere sottovalutato: esso rappresenta (oggi in modo ancora non evidente) uno dei maggiori fattori frenanti di una concreta prospettiva di crescita economica del Paese nel futuro prossimo e nel medio termine;
   purtroppo questo ritardo perdura e gli esiti dell'ultimo monitoraggio della Commissione europea sullo stato di avanzamento dell'Agenda digitale lo evidenziano in maniera assai eloquente (venticinquesima posizione nella classifica dei 28 Stati membri dell'Unione europea);
   quasi un anno fa il Governo ha lanciato «Piano per la banda ultralarga», insieme alla «Strategia per la crescita digitale 2014-2020». Il Governo ha dimostrato in tal modo una sensibilità ai temi della crescita digitale e una volontà di rimediare al gap infrastrutturale con un'azione pubblica decisa, nella consapevolezza che gli operatori privati delle telecomunicazioni non hanno – da soli – una capacità (e una volontà) di investimento adeguata all'esigenza del sistema-Paese di recuperare in tempi rapidi il ritardo accumulato;
   questa scelta decisa è del tutto condivisibile e lungimirante ma dal marzo 2015 non si è registrata una analoga capacità decisionale nella definizione dei successivi passaggi attuativi del Piano: incertezza sui fondi pubblici disponibili, mancata definizione delle modalità di erogazione dei contributi pubblici, lunghe schermaglie con e fra gli operatori privati coinvolti;
   una volta definite le risorse pubbliche a disposizione – fondi europei FESR e FEASR e Fondo di sviluppo e coesione, per complessivi 6 miliardi di euro, a cui si dovrebbero sommarsi i fondi collegati del piano Juncker – sono rimasti in sospeso gli altri aspetti, il cui chiarimento è stato più volte preannunciato;
   intorno a Natale si sono verificate alcune novità in merito alla partecipazione di Enel all'operazione, oggetto fino ad allora solo di ipotesi di studio: il cambio di oltre trenta milioni di contatori nelle case degli italiani potrebbe diventare un'occasione per portare la fibra fino a dentro le case (FTTH) a costi contenuti;
   parallelamente il Comitato per la banda ultralarga di palazzo Chigi (Cobul) cambiava indirizzo in merito ai finanziamenti pubblici a fondo perduto (originariamente ipotizzati) delineando una modalità di realizzare la rete fissa – nelle aree a fallimento di mercato – con proprietà pubblica. Il Sottosegretario Giacomelli dichiarava in proposito che si realizzerebbe in tal modo un vero e proprio ritorno dello Stato nell'industria delle telecomunicazioni con 4 miliardi di investimenti stanziati per portare la fibra in 7.300 comuni;
   nel frattempo Enel costituiva la newco Enel open fiber, che dovrebbe avere come proprio core business proprio la stesura della fibra «spenta» e la cura della sua manutenzione, mentre Infratel, società in house del Ministero dello sviluppo economico, resterebbe proprietaria della rete –:
   quali saranno le modalità di erogazione dei finanziamenti pubblici verso le quali il Governo è orientato (considerate le dinamiche attualmente in atto nel mercato delle telecomunicazioni, nonché il nuovo ruolo assunto da Enel con la creazione di Enel open fiber) e se non intenda impegnarsi anche, per le aree a fallimento di mercato, a ricorrere ad una gara unica nazionale (cioè per tutte le zone a fallimento di mercato, o regione per regione o per più regioni). (3-02015)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

industria delle telecomunicazioni

rete di trasmissione

finanziamento pubblico