ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01973

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 867 del 10/10/2017
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: MISTO-UDC-IDEA
Data firma: 10/10/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PISICCHIO PINO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 10/10/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 10/10/2017
Stato iter:
20/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 20/10/2017
Resoconto BINETTI PAOLA MISTO-UDC-IDEA
 
RISPOSTA GOVERNO 20/10/2017
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 20/10/2017
Resoconto BINETTI PAOLA MISTO-UDC-IDEA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 20/10/2017

SVOLTO IL 20/10/2017

CONCLUSO IL 20/10/2017

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01973
presentato da
BINETTI Paola
testo presentato
Martedì 10 ottobre 2017
modificato
Venerdì 20 ottobre 2017, seduta n. 875

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   parlare di valutazione dell'educazione in Europa significa cercare di porsi davanti alla radiografia dell'intero sistema accademico europeo, Paese per Paese, cominciando a descrivere la vita degli atenei, a partire dalle loro coordinate principali: l'attività didattica e la ricerca, da un lato, i modelli di governance e di finanziamento, dall'altro;

   circa 20 anni fa le università europee iniziarono un importante processo di riflessione sulla qualità della educazione e della formazione che gli atenei stavano dando ai propri studenti e che appariva già allora inadeguata;

   l'esperienza della crisi e la consapevolezza che in gran parte potesse essere attribuita a una insufficienza del sistema formativo di alta qualità spinse, nel 2003, i Ministri dei Paesi aderenti al «processo di Bologna», tra i quali l'Italia, a chiedere all’European Network for Quality Assurance in Higher Education (ENQA), di sviluppare delle linee guida che implementassero il livello della qualità universitaria;

   si trattava di elaborare un insieme di criteri, che consentissero non solo di proporre iniziative per migliorare la qualità educativa delle università, ma di fare un passo ulteriore per assicurare concretamente un salto di qualità alle istituzioni universitarie e alle agenzie preposte alla loro verifica esterna;

   la prima difficoltà è proprio quella di definire in cosa consista la qualità della formazione, come si possa implementarla e come si possano valutare le decisioni prese, per capire se sono state efficaci;

   le linee guida, elaborate dall'ENQA, sono contenute nel documento «Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area». Oltre a definire la piattaforma degli elementi comuni nei diversi Paesi, è stato fatto un importante lavoro di approfondimento e di ampliamento. In questo modo è stato possibile arrivare di comune accordo alla formulazione di criteri operativi, adeguatamente correlati tra di loro;

   il documento in questione definisce le caratteristiche fondamentali di quei sistemi di assicurazione della qualità che, nel rispetto dei diversi assetti istituzionali, dovrebbero accomunare i Paesi dello spazio europeo dell'istruzione superiore. In un tempo in cui la mobilità degli studenti e dei docenti è una delle manifestazioni più interessanti della globalizzazione, è importante che la valutazione degli uni e degli altri proceda con criteri analoghi nei diversi Paesi;

   a Bergen è apparso chiaro come l'Italia avesse accumulato un notevole ritardo sia nel richiedere alle università di sviluppare autonomamente propri sistemi di valutazione e di assicurazione della qualità, sia nel dotarsi di un'agenzia incaricata di verificare i sistemi di assicurazione della qualità degli atenei;

   la valutazione resta l'anello debole del sistema, nonostante le leggi più recenti mirino a potenziarne il valore. Per ottenere questo obiettivo occorre porsi una serie di domande: perché, cosa e chi si valuta, senza dimenticare chi valuta e come si valuta, per approdare all'ultima delle domande chiave: cosa fare con i risultati che si ottengono dal processo di valutazione. Valutare diventa progressivamente più complesso quando ci si avvicina alla valutazione dei docenti;

   è di questi giorni lo scandalo che ha condotto all'arresto di 7 docenti universitari che hanno messo in piedi, con la sicura collaborazione di altri colleghi, un vero e proprio sistema per truccare concorsi e spartirsi le cattedre;

   un'epidemia di corruzione accademica che richiama altre situazioni analoghe del passato. Ciò che colpisce è la periodica emersione di scandali accademici senza controllo. Da quelli a carattere più culturale, tesi a valutare il livello di maturità dei candidati, alla abilitazione nazionale, in capo all'Anvur, a quelli giudiziari, come spesso accade con denunce di candidati che si sentono esclusi dal circuito accademico, nonostante lo spessore del loro conoscenze. Aggiunge gravità a quest'ultimo scandalo anche la presenza di un ex Ministro che invece di farsi garante della correttezza delle valutazioni, sembra che ne sia stato complice;

   i sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario, alcuni dei quali con l'aggravante di essere pubblici ufficiali perché membri di diverse commissioni nazionali nominate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, hanno radici nel tempo e sono frutto di precedenti patti tra emeriti tributaristi che in questo modo garantivano l'accesso alla cattedra ai propri allievi;

   i docenti incriminati agivano quindi con un complesso meccanismo a due tempi: prima escludendo i candidati dal legittimo riconoscimento dei titoli acquisiti e poi creando una sorta di barriera che non permetteva loro di essere chiamati dalle università che bandivano la cattedra;

   le intercettazioni riflettono un linguaggio volgare caratterizzato da toni intimidatori e ricattatori, volti a dissuadere i candidati più meritevoli perfino dal presentarsi alla stessa abilitazione scientifica nazionale;

   la certezza che anche ritirandosi non avrebbe mai ottenuto ciò che desiderava e a cui aveva diritto deve essere stata tra le motivazioni che hanno spinto Philip Laroma Jezzi, ricercatore tributarista di Firenze, a sporgere denuncia, documentando e registrando le minacce subite;

   il Ministro interrogato, riguardo agli ultimi fatti, ha promesso di andare fino in fondo anche emanando un codice di comportamento, elaborato insieme all'Anac. Il codice costituirà certamente un'ottima linea guida per indicare principi e criteri di comportamento, ma non è certamente sufficiente per dirimere tre questioni essenziali nella vita universitaria:
    a) garantire l'accesso alle cattedre universitarie ai giovani più meritevoli, creando le giuste condizioni affinché chi merita possa realmente accedervi;
    b) permettere e pretendere da ogni rettore, in accordo con il senato accademico, che prenda le misure necessarie per allontanare docenti disonesti o incompetenti;
    c) sospendere finanziamenti per la ricerca a quei dipartimenti in cui la corruzione emerge con chiarezza;
   in questo modo si ridurrebbe la fuga dei cervelli all'estero e si affronterebbe in modo concreto uno dei classici tabù della pubblica amministrazione: l'impossibilità di licenziare anche chi non è affatto all'altezza del suo ruolo per motivi diversi; ciò attribuire ai finanziamenti erogati anche quel compito di moralizzazione del lavoro di ricerca, privandone chi non si mostra degno –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interpellato per attivare un processo di profondo rinnovamento nelle università italiane, che hanno certamente bisogno di risorse economico-finanziarie, ma ancor più di risorse morali che restituiscano ai giovani una prospettiva sul loro futuro basata sul merito e non sulla raccomandazione.
(2-01973) «Binetti, Pisicchio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

riconoscimento dei diplomi

formazione professionale

mercato comunitario