ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00663

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 283 del 04/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: BRUNETTA RENATO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 04/09/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 04/09/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 04/09/2014
Stato iter:
08/09/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/09/2014
Resoconto BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 08/09/2014
Resoconto LEGNINI GIOVANNI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 08/09/2014
Resoconto BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 08/09/2014

SVOLTO IL 08/09/2014

CONCLUSO IL 08/09/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00663
presentato da
BRUNETTA Renato
testo presentato
Giovedì 4 settembre 2014
modificato
Lunedì 8 settembre 2014, seduta n. 285

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
   l'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» ha integralmente sostituito, a decorrere dal 1o gennaio 2014, l'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che, nella precedente formulazione, prevedeva che gli enti pubblici economici e le aziende che producono servizi di pubblica utilità, nonché gli enti e le aziende di cui all'articolo 70, comma 4, sono tenuti a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, il costo annuo del personale comunque utilizzato, in conformità alle procedure definite dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   il decreto-legge n. 101 del 2013 amplia, in primo luogo, l'ambito soggettivo di riferimento del sopradetto articolo 60, estendendo la platea dei soggetti tenuti al rispetto dell'obbligo di comunicazione anche alle società non quotate, partecipate direttamente o indirettamente, a qualunque titolo, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, diverse da quelle emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati e dalle società dalle stesse controllate, e dalla società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo;
   detto intervento opera, inoltre, sul contenuto informativo dell'obbligo stesso, in particolare per la Rai, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, andando a specificare che il costo annuo del personale comunque utilizzato ed oggetto della comunicazione deve ritenersi riferito ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo; in virtù di tale disposizione, pertanto, anche la Rai è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero dell'economia e delle finanze il costo annuo del personale comunque utilizzato, con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, in conformità a specifiche procedure definite d'intesa con i predetti dicasteri;
   il sottoscritto interpellante ha già depositato, in relazione all'applicazione delle disposizioni sopra richiamate, quattro interpellanze urgenti, ricevendo risposte, da parte del Governo, assolutamente insoddisfacenti: si tratta dell'interpellanza urgente n. 2-00353 discussa il 10 gennaio 2014, dell'interpellanza urgente n. 2-00400 discussa il 13 febbraio 2014, dell'interpellanza urgente n. 2-00434 discussa il 7 marzo 2014 e, infine, dell'interpellanza urgente n. 2-00486 discussa il 4 aprile 2014;
   il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore Giovanni Legnini, nel rispondere alla prima interpellanza sul tema della trasparenza, ha dichiarato: «la disciplina normativa che è stata puntualmente richiamata sarà attuata, come è doveroso fare, entro i tempi tecnici strettamente necessari e con le procedure che sono state richiamate»;
   nel rispondere all'interpellanza urgente n. 2-00400 il 13 febbraio 2014, il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze pro tempore, Luigi Casero, ha sostenuto che «il Ministero dell'economia e delle finanze, congiuntamente al Dipartimento della funzione pubblica, in attuazione delle disposizioni citate, ha provveduto a richiedere alla RAI la trasmissione dei dati previsti nei tempi più brevi consentiti, e comunque non oltre il 31 marzo 2014»; in tal modo il Governo ha definito un termine del tutto arbitrario, non previsto per legge;
   in risposta all'ultima interpellanza presentata sul tema, nel corso della seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati del 4 aprile 2014, il Sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano, ha dichiarato che «con nota del 27 marzo 2014 indirizzata al Ministero dell'economia e delle finanze e alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica, la RAI SpA ha trasmesso le informazioni richieste secondo le procedure già definite, delle quali si è riferito in occasione dello svolgimento dei precedenti atti di sindacato ispettivo. Pertanto, si ritiene che la RAI SpA, abbia ottemperato agli obblighi di legge prescritti dal comma 3, dell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come sostituito dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, inerente il monitoraggio del costo del lavoro»;
   a parere del sottoscritto interpellante, a fronte dell'invio dei dati da parte della Rai, il Governo risulta ancora oggi inadempiente, poiché non ha provveduto a chiarire l'utilizzo dei dati comunicati dalla Rai né le eventuali modalità di pubblicazione degli stessi, non avendo, in tal modo dato piena ed integrale attuazione alle disposizioni di legge contenute nel citato decreto-legge sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione;
   il 7 maggio 2014, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi ha approvato il parere di propria competenza previsto per il Contratto di servizio 2013-2015 tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico. Tra le disposizioni contenute, all'articolo 18, comma 7, del Contratto di servizio si prevede che «la Rai pubblica nel rispetto (...) della legge n. 125 del 2013 (per la razionalizzazione della pubblica amministrazione) le informazioni sui curricula e i compensi lordi percepiti dai dirigenti, dal collaboratori e dai consulenti, così come definite dal Ministero dell'economia e delle finanze d'intesa con il Dipartimento della funzione pubblica, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
   il parere approvato dalla Commissione di vigilanza Rai in tema di total disclosure è molto puntuale e prevede non solo un riferimento al cosiddetto decreto sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione sopra richiamato, ma anche l'obbligo per la Rai di pubblicare i curriculum vitae dei dipendenti e i loro stipendi lordi;
   il 2 luglio 2014, in sede di audizione in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi, il Sottosegretario di Stato con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, in risposta ad una domanda dell'onorevole Roberto Fico, circa l’iter di attuazione delle norme in materia di trasparenza dei compensi Rai, ha affermato: «credo che su questo il Governo non abbia difficoltà, nel caso, a intervenire con una sollecitazione alla Rai per ottemperare agli obblighi di legge»; la dichiarazione del Sottosegretario di Stato Giacomelli risulta in evidente contrasto con quanto affermato dal Sottosegretario di Stato Gioacchino Alfano il 4 aprile 2014, secondo il quale la Rai avrebbe già ottemperato agli obblighi previsti dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, in tema di trasparenza dei compensi;
   nell'ultimo anno gli stipendi erogati dalla Rai non sono stati solo oggetto di nuove norme in materia di trasparenza; un'ulteriore recente normativa, introdotta con il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni dalla legge n. 89 del 2014, ha posto, infatti, un nuovo limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti e per il personale della società partecipate, quantificato in 240.000 euro (al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente), a decorrere dal 1o maggio 2014;
   siffatta previsione subentra a quanto già previsto dagli articoli 23-bis e 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
   l'articolo 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011 prescriveva, infatti, un parametro massimo retributivo, individuato nel trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione. Esso diveniva, secondo la disposizione del 2011, indice di riferimento per la definizione del trattamento economico di chiunque ricevesse, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali, compreso il cosiddetto personale non contrattualizzato. Successivamente, la legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014) aveva esteso l'applicazione dell'articolo 23-ter a tutte le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 (inclusi i componenti degli organi di amministrazione, direzione e controllo);
   si tratta, quindi, di una «riduzione» a 240.000 euro, perché il tetto commisurato al trattamento del primo presidente della Corte di cassazione (che non è, di per sé, un indice fisso, perché la retribuzione del singolo magistrato che rivesta la carica è determinata da fattori individuali di anzianità di carriera e vi è insito l'automatico adeguamento alla retribuzione percepita nel corso degli anni; talché la determinazione puntuale spetta a decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo la norma del 2011) era stato quantificato in 293.658,95 euro dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2013, mentre, secondo comunicazione della funzione pubblica del 3 febbraio 2014, la retribuzione-soglia per il 2014 ammonterebbe a 311.658,53 euro;
   l'articolo 13 del decreto-legge n. 66 del 2014 prevede, inoltre, che il nuovo «tetto» di 240.000 si applichi, altresì, ai compensi per gli amministratori e per i dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni, e, quindi, alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   per tali soggetti, l'articolo 23-bis del citato decreto-legge n. 201 del 2011 prevedeva invero un «tetto» differenziato per fasce (sulla base di indicatori dimensionali quantitativi e qualitativi) delle società (non quotate). Il successivo decreto ministeriale 23 dicembre 2013, n. 166 («Regolamento relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze») aveva individuato tre fasce (sulla scorta di un triplice criterio: valore della produzione; investimenti; numero dei dipendenti), modulando il «tetto» come pari al 100 per cento del trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione vigente, per le società non quotate di prima fascia, all'80 per cento, per le società di seconda fascia, al 50 per cento, per le società di terza fascia;
   le previsioni di cui all'articolo 13 del decreto-legge n. 66 del 2014 non incidono invece direttamente sulle retribuzioni percepite dai dipendenti degli organi costituzionali, per i quali si applica il regime di autodichia. La giurisdizione sui dipendenti viene, quindi, esercitata da tali organi in via esclusiva e sulla base di un regolamento interno;
   il medesimo decreto-legge n. 66 del 2014, all'articolo 17, ha comunque disposto un taglio per il 2014 di 50 milioni di euro complessivi per il Quirinale, il Senato della Repubblica, la Camera dei deputati e la Corte costituzionale, di 5,3 milioni per la Corte dei conti, il Consiglio di Stato, Tar e Consiglio superiore della magistratura (ripartite tra i vari soggetti in misura proporzionale al rispettivo onere a carico della finanza pubblica per l'anno 2013) e di ulteriori 18,24 milioni di euro al Cnel;
   lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, in diverse dichiarazioni, ha più volte auspicato che «gli organi costituzionali accettino il taglio al tetto degli stipendi con la comparazione al salario del Presidente della Repubblica» –:
   quali misure di propria competenza intendano assumere i Ministri interpellati al fine di rendere integralmente esecutive le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni», al fine di chiarire l'utilizzo dei dati che sarebbero stati trasmessi dalla Rai e sarebbero in possesso del Governo, anche in considerazione delle disposizioni contenute, in tema di trasparenza dei curricula e dei compensi, nel contratto di servizio 2013-2015, il cui parere è stato approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi;
   quale sia lo stato di attuazione, nelle amministrazioni pubbliche e nelle società partecipate, delle disposizioni di cui all'articolo 13 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, che ha posto un nuovo limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti e per il personale della società partecipate;
   in particolare, se la società Rai abbia provveduto all'adeguamento delle retribuzioni sulla base del nuovo limite dei 240.000 euro annui e se risulti come gli organi costituzionali, pur nel rispetto della propria autonomia, abbiano rivisto le loro retribuzioni, come del resto lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri aveva più volte auspicato.
(2-00663) «Brunetta».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

retribuzione del lavoro

contratto di prestazione di servizi

costi salariali