ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01419

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 701 del 03/11/2016
Abbinamenti
Atto 1/01420 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01423 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01424 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01425 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01428 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01429 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01431 abbinato in data 08/11/2016
Atto 1/01433 abbinato in data 08/11/2016
Firmatari
Primo firmatario: LUPI MAURIZIO
Gruppo: AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Data firma: 03/11/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2016
BUTTIGLIONE ROCCO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 03/11/2016
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2016
LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI) 04/11/2016
ALLI PAOLO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 03/11/2016
CICCHITTO FABRIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC) 03/11/2016
MANCIULLI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2016
NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2016
CAUSIN ANDREA AREA POPOLARE (NCD-UDC) 03/11/2016
MOSCATT ANTONINO PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2016
BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC) 04/11/2016
CHAOUKI KHALID PARTITO DEMOCRATICO 08/11/2016
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 08/11/2016
MARAZZITI MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 08/11/2016


Stato iter:
08/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/11/2016
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 08/11/2016
Resoconto CHAOUKI KHALID PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 08/11/2016
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 08/11/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CAPEZZONE DANIELE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto MARAZZITI MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto VARGIU PIERPAOLO CIVICI E INNOVATORI
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto ARCHI BRUNO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 08/11/2016
Resoconto AMICI SESA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 04/11/2016

ATTO MODIFICATO IL 04/11/2016

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 08/11/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/11/2016

DISCUSSIONE IL 08/11/2016

ACCOLTO IL 08/11/2016

PARERE GOVERNO IL 08/11/2016

VOTATO PER PARTI IL 08/11/2016

APPROVATO IL 08/11/2016

CONCLUSO IL 08/11/2016

Atto Camera

Mozione 1-01419
presentato da
LUPI Maurizio
testo presentato
Giovedì 3 novembre 2016
modificato
Martedì 8 novembre 2016, seduta n. 703

   La Camera,
   premesso che:
    da oltre 5 anni la Siria vive l'inferno della guerra civile. Nelle guerre civili terrore, ferocia e violenza raggiungono livelli inimmaginabili, in quanto il nemico non è «alle porte», ma in strada. Dei 22 milioni di abitanti che la popolavano 470.000 sono morti (400.000 secondo l'Onu), 11,4 milioni hanno perso la casa, di cui 4,8 si sono rifugiati all'estero e 6,6 sono sfollati. I danni, secondo il Syrian center for policy research ammontano a 250 miliardi di dollari. Il caos è tale che numeri della guerra siriana sono controversi. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione dell'opposizione non radicale in esilio con sede a Londra, documenta che, tra il 20 ottobre 2014 e il 20 ottobre 2016, la sola aviazione governativa siriana ha ucciso 9.708 civili, di cui 2.109 sono minori al di sotto dei 18 anni, 1.397 sono donne al di sopra dei 18 anni e 6.202 uomini. Sono impressionanti anche le stime dei feriti, che sarebbero 54 mila. Si contano più di 69.180 raid, con elicotteri in 24 mesi che hanno sganciato sulla popolazione 37.501 barili bomba;
    in tutta la Siria, secondo la recente comunicazione Onu (29 settembre 2016), ci sono almeno 18 località assediate, quasi tutte dalle forze governative appoggiate da Mosca, dove vivono 861 mila persone a cui gli aiuti umanitari arrivano con difficoltà; da quando è terminata la tregua concordata tra Usa e Russia dal 22 al 28 settembre 2016 sono stati uccisi 320 civili, tra cui 100 bambini, 96 dei quali ad Aleppo;
    dal mese di aprile 2016, la guerra civile ha avuto come epicentro la città di Aleppo, che è divenuta luogo di scontro tra le forze filogovernative, appoggiate dai russi, e i ribelli delle diverse fazioni più o meno moderate, che si ritrovano a condividere il campo di battaglia urbano con i miliziani dell'Isis. Dei 2,3 milioni di abitanti del 2011, 1,5 milioni vivono nella parte occidentale della città, controllata dalle truppe di Assad, tra 250.000 e 300.000 sono intrappolati nella zona est, teatro di scontri e bombardamenti brutali, i restanti 600.000 sono morti o fuggiti;
    Aleppo, che prima della guerra era la città più vivace, aperta, ricca, acculturata, tollerante, produttiva della Siria e del Medio Oriente, ha subito gli effetti dei più pesanti scontri armati e bombardamenti del conflitto siriano. La parte vecchia di Aleppo, le cui origini risalgono a circa 5.000 anni fa, considerata patrimonio culturale dell'umanità dall'Unesco, ha subito danni gravissimi, che includono la quasi totale distruzione della Grande Moschea della città, l'abbattimento del minareto risalente all'VIII secolo e danni anche all'antico suq, il caratteristico dedalo di vie mercantili, risalente al Medioevo;
    in questa tragedia il dramma più grave è vissuto dai bambini: l'Unicef parla di due milioni e mezzo di minori rifugiati nei Paesi confinanti con la Siria. Uno su tre, non ha mai conosciuto altro che la guerra. 150 mila sono quelli nati come rifugiati, nei campi, sulle barche, nei centri di accoglienza d'Europa. Secondo l'Unicef sono seimila le scuole distrutte in Siria;
    il grosso dei rifugiati siriani si è riversato sostanzialmente in tre Paesi: Libano, Giordania e Turchia. Nella fascia meridionale della Turchia vivono ufficialmente oltre 3 milioni di siriani. I primi sono arrivati poco dopo lo scoppio della rivoluzione anti-Assad, nel 2012, il grosso è entrato tra il 2013 e il 2015. Ora le frontiere sono chiuse e il Governo turco sta ultimando la costruzione di un muro lungo circa 200 chilometri per sigillare il territorio, contro l'immigrazione clandestina e la penetrazione di jihadisti del califfato. Campi e muro sono gli effetti pratici dell'accordo sul controllo dei rifugiati e dell'immigrazione tra Unione europea in Turchia; il 20 giugno 2016 l'esercito turco ha sparato su un gruppo di siriani che voleva entrare: 11 morti di cui 4 bambini;
    nel limbo libanese i numeri si confondono e si sovrappongono. 1,4 milioni sarebbero i siriani ufficialmente registrati come rifugiati, ma altre centinaia di migliaia sarebbero i siriani privi di documenti ufficiali presenti nel Paese, per un totale di quasi due milioni di rifugiati in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti. Il dato che segnala l'Unicef riguardo alla popolazione minorenne è impressionante: 1,4 milioni di bambini «vulnerabili», «a rischio di esclusione e sfruttamento», contando 800 mila rifugiati siriani, 470 mila libanesi, 130 mila palestinesi. Per la gran parte concentrati nella Bekaa, che era già la regione più derelitta del Paese. I bambini siriani sono quelli nelle peggiori condizioni: legalmente non esistono perché spesso non sono stati registrati alla nascita (almeno 50 mila nel 2015 secondo l'Unhcr). I genitori ufficialmente non si trovano in Libano e non possono muoversi assediati dai check-point e dalla paura di essere scoperti. L'Unicef col finanziamento dell'Unione europea (114,45 milioni di euro nel triennio 2013-16) e l'aiuto di organizzazioni non governative locali tiene aperti i centri di soccorso: ma fuori dalle strutture protette, per racimolare denaro e andare avanti si usano anche i bambini. I dossier scrivono di matrimoni precoci per un'adolescente siriana su cinque, se non di più;
    la Giordania, con una popolazione di 6,5 milioni, ospita 650 mila profughi siriani e denuncia di non ricevere abbastanza aiuti per l'emergenza. Le cifre sono ben lontane dai 3 miliardi di euro ricevuti dalla Turchia per i suoi 2,5 milioni di profughi; se la situazione nei campi vicino alla capitale è soddisfacente, il campo profughi di Rukban, il primo passo verso la salvezza fino a qualche mese fa, è diventato una trappola. La Giordania ha sigillato l'area, circa mille chilometri quadrati, dopo l'attacco al suo posto di frontiera di Rukban, il 21 giugno 2016: 7 le guardie uccise. Secondo fonti non confermate i terroristi hanno usato un camion che serviva a portare aiuti umanitari, imbottito di tritolo, e hanno ingannato i soldati. Attraverso le immagini satellitari è stata confermata l'esistenza centinaia di sepolture in mezzo alle tende e ai rifugi improvvisati. In cinque mesi è arrivato al campo un solo convoglio con cibo e medicinali, ai primi di agosto 2016; l'Unione europea ha deciso recentemente di fornire alla Giordania assistenza finanziaria con un prestito a medio termine per un importo massimo di 200 milioni di euro, finalizzata a coprire il fabbisogno residuo di finanziamento esterno del Paese per il periodo 2016-2017, che la Commissione europea ha quantificato, in base alle stime del Fondo monetario internazionale, in circa 3,2 miliardi di dollari;
    il 9 maggio 2011, con la decisione 2011/273/Pesc del Consiglio, l'Unione europea, senza l'avallo del Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, ha dato il via alle misure restrittive nei confronti della Siria; l'embargo, più volte riconfermato, sta silenziosamente strangolando il Paese. Un nemico insidioso, di cui si parla troppo poco, ma che produce pesantissime conseguenze sulla vita quotidiana; scarseggiano i generi alimentari di prima necessità, ogni giorno diventa più difficile procurarsi le materie prime per le fabbriche, la benzina per i trasporti, il gasolio per il riscaldamento nelle case, le medicine, i pezzi di ricambio per i macchinari. Negli ospedali l'attività viene rallentata dalla scarsità del materiale sanitario o dall'impossibilità di riparare le attrezzature medicali. Oggi, di fatto, milioni di siriani combattono ogni giorno la guerra contro malnutrizione, malattie, povertà e disoccupazione, che sono le conseguenze indotte dallo strangolamento a cui il Paese è stato sottoposto a causa dell'embargo; il 27 maggio 2016 un comunicato dell'Unione europea ha informato che il Consiglio d'Europa ha deciso di rinnovare le sanzioni alla Siria in scadenza il 1o giugno 2016; il 24 agosto 2016 i tre patriarchi cristiani di Damasco, Giovanni X Yazigi, patriarca della chiesa greco-ortodossa di Antiochia, Gregorio III Laham, patriarca cattolico greco-melchita e mar Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso, hanno lanciato un appello alla comunità internazionale e a tutte le nazioni coinvolte chiedendo di cancellare le sanzioni internazionali che «ostacolano l'ingresso e la distribuzione di cibo e di aiuti», «fermare l'assedio al popolo siriano» e permettere al Paese e ai suoi cittadini di «vivere in modo dignitoso», godendo dei «diritti di base come nel resto del mondo»;
    in questo quadro, per raccontare il dramma dei bambini siriani e, in particolare, di quelli di Aleppo, basta semplicemente elencare gli eventi succedutisi nel solo 2016:
     a) 11 gennaio: un raid russo contro il villaggio di Anjara, a ovest di Aleppo, causa la morte di 17 civili, tra cui 8 bambini che si trovavano a scuola. Il Cremlino nega di aver colpito la scuola;
     b) 8 febbraio: giunge notizia che 11 bambini sono morti annegati nell'ultimo naufragio al largo delle coste turche. Dal 2 settembre 2015, giorno della morte di Aylan Kurdi, all'8 febbraio 2016 376 bambini sono morti nell'attraversamento dell'Egeo secondo Unicef. Aylan aveva 3 anni e scappava dalla guerra in Siria con la sua famiglia. Venivano da Aleppo. Avevano provato a chiedere un visto per il Canada, per poter raggiungere i parenti. Ma il visto gli era stato negato. Un testimone ha raccontato le ultime parole di Aylan, prima che la barca si ribaltasse: «Papà, ti prego, non morire»;
     c) 29 aprile: Medici senza frontiere denuncia i bombardamenti che da giorni funestano la città di Aleppo; a Sukkari, una struttura gestita da Medici senza frontiere è stata colpita dai caccia del regime di Damasco, con l'uccisione di almeno 50 persone, tra le quali 2 medici e numerosi bambini. Che gli ospedali siano obiettivi dei raid, sia da parte dell'esercito di Damasco, ma anche dell'Isis e dell'ex Fronte al Nusra (la cui denominazione attuale è Jabhat Fateh al Sham, dopo la formale rottura a luglio 2016 dei rapporti con Al Qaeda), lo conferma per l'ennesima volta Medici senza frontiere. Dall'inizio della guerra al 7 ottobre 2016 nella zona est di Aleppo ci sono stati almeno 23 attacchi documentati e solo 8 ospedali sono ancora attivi. Le 2 principali strutture medico-chirurgiche sono state danneggiate 5 volte ciascuna. Dalle zone devastate le organizzazioni umanitarie insistono: vengono metodicamente attaccati ospedali, ambulanze, cliniche di fortuna, scuole, strutture comunitarie, abitazioni civili, condotte idriche, depositi di cibo. Non rimangono che pochi medici in città: il 50 per cento è fuggito, il resto è stato decimato. Secondo Medici senza frontiere ci sono solo 35 medici nella zona est di Aleppo e solo 7 di loro sono in grado di effettuare interventi chirurgici su feriti di guerra. Le organizzazioni mediche ad Aleppo riferiscono che gli attacchi doppi (cosiddetti double-tap) accadono regolarmente. Appena le équipe di soccorso raggiungono l'area colpita, gli aerei da combattimento attaccano lo stesso luogo per la seconda volta. Dopo la tragedia del 29 aprile 2016, nei quartieri nelle mani dei rivoltosi è stata abolita la preghiera del venerdì, perché ormai anche le moschee gremite di fedeli sono diventate bersagli ideali, come lo sono le lunghe code dei civili in attesa di poter acquistare il pane davanti ai forni della città;
     d) 16 maggio: la Commissione sociale ed economica delle Nazioni Unite per l'Asia Occidentale (ESCWA) ha pubblicato uno studio sull'impatto umanitario delle sanzioni unilaterali applicate da Usa e Unione europea sulla Siria («Study on humanitarian impact of Syria-related unilateral restrictive measures»). Tali sanzioni prevedono forti restrizioni sia sui contatti tra banche occidentali e istituzioni finanziarie siriane sia sull'esportazione verso la Siria di materiali cosiddetti dual-use, ovvero utilizzabili sia in ambito civile sia per la produzione di armamenti. Lo studio sottolinea come le forti e complesse sanzioni applicate sul regime siriano abbiano effetti collaterali notevoli sulla distribuzione di aiuti umanitari e sulla realizzazione di progetti a sostegno della popolazione civile da parte delle numerose organizzazioni internazionali presenti sul territorio, incluse le Nazioni Unite. In particolare, lo studio sottolinea il fatto che sulla carta sia le sanzioni europee sia quelle americane prevedono la possibilità di deroga per permettere flussi finanziari e importazione di materiali per uso umanitario, ma il framework legale in cui tali eccezioni possono essere applicate risulta nella maggior parte dei casi estremamente complesso, comportando gravi ritardi, notevoli costi aggiuntivi e in molti casi la totale impossibilità di portare a termine le attività umanitarie. Lo studio include, perciò, un elenco di possibili interventi volti a migliorare il framework legale delle sanzioni, in modo da rendere possibile le attività umanitarie e allo stesso tempo mantenere la dovuta pressione sul regime siriano;
     e) 10 agosto: il portavoce dell'Unicef Christophe Boulierac denuncia che nei quartieri orientali 100 mila bambini «sono costretti a bere acqua contaminata», perché non è possibile raggiungerli neanche con le autobotti, che riescono invece a rifornire la zona occidentale. L'Onu chiede una tregua umanitaria «di almeno 48 ore» per ripristinare l'elettricità e gli acquedotti. La situazione si ripete il 23 settembre 2016: gli attacchi governativi hanno danneggiato la centrale di pompaggio dell'acqua di Bab al-Nayrab che fornisce acqua alle 300 mila persone intrappolate nella parte orientale della città. Per ritorsione, la centrale di Suleì-man al-Halabi, che si trova a est, è stata bloccata dai ribelli e così anche un milione e mezzo di civili nella parte occidentale della città sono senz'acqua;
     f) 18 agosto: le immagini di Omran Daqnish salvato dalle macerie della sua casa distrutta da un bombardamento e messo su un'ambulanza da un volontario della Syria civil defense fanno il giro del mondo. Un mese dopo, Omran va a scuola, sempre ad Aleppo. Il padre ha rifiutato l'asilo offerto da Turchia e Germania. Nell'attacco, la famiglia ha perso il figlio maggiore, Ali, 10 anni, morto tre giorni dopo in ospedale. I Daqnish (che sono sunniti) ritengono quanto accaduto una volontà di Dio. La famiglia rifiuta di essere intervistata e di far apparire Omran dopo quella tragica sera;
     g) 19 settembre: nel pieno della tregua, proclamata il 12 settembre 2016, viene bombardato e distrutto in gran parte un importante convoglio che portava aiuti sufficienti per 78 mila persone. 12 i morti. Le foto satellitari disponibili indicano che l'attacco è stato condotto dal cielo e di notte. La Gran Bretagna accusa l'aviazione russa. Alcune settimane dopo la Russia accusa l'aviazione del Belgio, provocando una forte tensione diplomatica tra i due Paesi;
     h) 21 e 25 settembre: si riunisce il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite convocato d'urgenza su richiesta di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Mercoledì 21 settembre 2016 il Segretario di Stato americano Kerry e il Ministro degli esteri russo Lavrov si rinfacciano reciprocamente la responsabilità di aver violato la tregua. Il 25 settembre 2016 Samantha Power, ambasciatrice americana all'Onu, dichiara: «L'azione della Russia in Siria è barbarie, non anti-terrorismo. Invece di perseguire la pace in Siria, Mosca e Assad fanno la guerra, con 150 attacchi nelle ultime 72 ore». Tutti i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu, tranne la Cina, sono più o meno direttamente coinvolti sul terreno: il conflitto siriano, oltre a essere una guerra per procura tra l'Iran e le potenze sunnite, è una sorta di guerra mondiale in pectore;
     i) 28 settembre: il vescovo della Chiesa presbiteriana di Aleppo, una delle 11 confessioni cristiane della città, denunzia che i cristiani di Aleppo sono passati in cinque anni «da 130 mila a 35 mila, meno del 3 per cento della popolazione: uccisi o costretti a fuggire, è pulizia etnica (...) Nelle nostre scuole ci sono 850 allievi, oltre il 90 per cento sono musulmani». Lo stesso accade nelle scuole gestite dai francescani o dai salesiani. Il vero problema, è la provocazione del vescovo Ibrahim Nussayr, è che «Europa e America non sono più Paesi cristiani, altrimenti non si spiega tanta indifferenza». «La Siria ha dato sette papi alla Chiesa. Qui sono nate tante confessioni, come quella maronita. Senza la Siria non ci sarebbe stato il cristianesimo»; lo stesso giorno Sua Santità, durante un'udienza papale di fronte a 25 mila fedeli, afferma che «i responsabili dei bombardamenti daranno conto a Dio»; il 9 ottobre 2016 Papa Francesco annunzia, come primo nome in elenco dei futuri nuovi cardinali, quello di monsignor Mario Zenari, attuale nunzio apostolico a Damasco, che «rimane nell'amata e martoriata Siria»;
     j) 29 settembre: «Un genocidio di bambini». È questa la definizione del massacro di Aleppo data dal portavoce italiano dell'Unicef, Andrea Iacomini. 96 bambini morti in 7 giorni e 223 feriti. Iacomini sottolinea che le Nazioni Unite hanno smesso di contare i bambini uccisi nel 2013, quando erano circa 11 mila. Oggi le vittime potrebbero essersi quintuplicate rispetto ad allora. Dopo due giorni l'elenco dei bambini vittime ad Aleppo si allunga con altri 20 nomi; il 6 ottobre 2016 Jan Egeland, consigliere Onu per gli aiuti umanitari, denunzia che solo nelle ultime due settimane ad Aleppo est sarebbero morte almeno 376 persone, 1.266 i feriti, tra loro per lo più bambini, donne, anziani. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, dal 30 settembre 2015, data di avvio delle operazioni, i raid russi hanno causato la morte di 9.364 persone, 3.804 civili, 2.746 jihadisti dell'Isis e 2.814 membri di diversi gruppi ribelli;
     k) 30 settembre: Save the children informa che ad Aleppo orientale rimarranno chiuse anche le scuole sotterranee, a causa delle cosiddette «bombe terremoto» o bombe «anti-bunker», che esplodono solo dopo essere entrate profondamente negli edifici. Ad Aleppo orientale le scuole avrebbero dovuto riaprire per il nuovo anno scolastico il 1o ottobre, ma rimarranno chiuse a causa del feroce attacco a cui continua a essere sottoposta la città, privando di un'educazione quasi 100 mila bambini in età scolare. Il solo rumore delle bombe anti-bunker genera uno stato di terrore e di panico inimmaginabili. Il loro potere di distruzione è immenso, possono demolire rifugi sotterranei e scantinati. Gli edifici colpiti vengono annientati completamente; secondo la Syria civil defence il 17 ottobre 2016 una di queste bombe ha ucciso 14 persone di un'unica famiglia, compresi 8 bambini e 2 donne, in un bombardamento sul quartiere di al-Marja nella parte orientale;
     l) dal 23 al 30 settembre gli attacchi sferrati con missili partiti dalla parte est di Aleppo hanno colpito in particolare i quartieri cristiano-armeni. Essi hanno causato la morte di 57 persone (20 bambini, 14 donne e 23 uomini) e il ferimento di altre 167, di cui 37 bambini e 53 donne. Dietro gli attacchi, i miliziani dell'ex Fronte al Nusra, una organizzazione affiliata ad Al Qaeda, ma che secondo le autorità armene della città «prende ordini da Ankara». La comunità armena di Aleppo ha lanciato appelli e richieste di aiuto a tutte le Chiese del mondo, affinché «cessino i bombardamenti contro i civili innocenti in ambedue le parti della città»;
     m) 2 ottobre: con uno stanziamento di 25 milioni di euro, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, e il Commissario europeo per gli aiuti umanitari, Christos Stylianides, lanciano un'iniziativa europea per Aleppo, con lo scopo di facilitare la consegna urgente nei quartieri orientali degli aiuti necessari per salvare le vite dei civili e di accogliere in Europa i malati, le cui cure non sono disponibili nella regione. L'iniziativa, appoggiata dal Governo italiano, prevede che un convoglio si muova dalla parte ovest a quella est di Aleppo, prelevando da scorte rese possibili anche dai finanziamenti di risposta di emergenza dell'Unione europea, per dare aiuto fino a un massimo di 130 mila persone;
     n) il 6 ottobre: Aiuto alla Chiesa che soffre, fondazione nata nel 1947 per sostenere la Chiesa in tutto il mondo, lancia l'iniziativa «Peace for the children», tramite la quale un milione di bambini, siriani e non, hanno sottoscritto una petizione da inviare alla Unione europea e all'Onu per chiedere la pace. Come ambasciatori dei bambini siriani, dal 10 al 13 ottobre 2016 il patriarca greco-ortodosso Giovanni X, il siriaco-ortodosso Ignatio Aphrem II e il cattolico melchita Gregorio III si sono recati a Bruxelles e Ginevra per consegnare ai rappresentanti di Unione europea e Onu la petizione e con esse i disegni dei bambini di Aleppo e di tutta la Siria; il 18 ottobre 2016 un milione di bambini di tutto il mondo pregano per la pace in Siria;
     o) 11 ottobre: l'Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia la morte di 25 persone, tra le quali 5 minori e donne, durante i bombardamenti degli aerei russi nella parte orientale della città di Aleppo; due giorni dopo (fonti Onu) i morti sono saliti a circa 150 e i raid aerei a 50; uno dei raid ha colpito il mercato di Bustan Qasr, nella parte di Aleppo controllata dai ribelli, uccidendo, secondo l'Osservatorio, 40 persone;
     p) 12 ottobre: Sua Santità, al termine di un'udienza generale, rinnova l'appello già pronunciato il 7 agosto «affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco in Siria», «terra amata e martoriata», «rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l'evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti»; l'appello è ripreso dai Ministri degli esteri di Italia, Francia e Germania;
     q) 13 ottobre: alcuni razzi lanciati dal settore orientale di Aleppo hanno raggiunto il quartiere a maggioranza cristiana di Sulaymaniyah nella zona ovest e hanno colpito una scuola, uccidendo almeno quattro bambini; secondo il vicario apostolico latino di Aleppo, monsignor Georges Abou Khazen, i media occidentali «continuano a parlare e denunciare solo le violenze che avvengono ad Aleppo est»; nello stesso giorno il Governo siriano, secondo quanto riferito dal vice inviato speciale dell'Onu per la Siria, dà luce verde ai convogli Onu per distribuire gli aiuti in 25 delle 29 aree assediate in Siria: sono esclusi i quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli;
     r) 17 ottobre: l'Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia che i raid aerei e i bombardamenti di artiglieria nelle ultime 24 ore sui quartieri orientali di Aleppo hanno provocato almeno 50 morti, compresi 18 minori e 8 donne; nello stesso giorno le forze armate russe denunciano che nel mese di settembre 2016 oltre 130 bambini sono morti negli attacchi dei miliziani ad Aleppo ovest; questi attacchi, secondo i russi, hanno «un carattere sistemico» contro le strutture di interesse sociale (scuole, moschee, mercati);
     s) 20 ottobre: inizia una tregua durante la quale sia l'aviazione russa sia le truppe siriane dichiarano di rispettare il cessate il fuoco. Su richiesta dell'Onu e delle organizzazioni umanitarie, la tregua viene prolungata dalle 11 ore iniziali a 3 giorni, mentre per 4 giorni i bombardamenti saranno sospesi per 11 ore al giorno. I raid aerei, peraltro, cessano dalla mattina del 18 ottobre 2016. Obiettivo della tregua è quello di consentire l'esodo di civili verso la parte occidentale e favorire l'abbandono di Aleppo da parte delle milizie ribelli. L'iniziativa ripete quanto già accaduto in altre parti della Siria: negli stessi giorni il Governo siriano consente l'evacuazione dalla cittadina di Muadhamia al Sham, nella provincia di Damasco, di 620 combattenti ribelli e delle loro famiglie sotto assedio nella zona da mesi. I ribelli hanno potuto in sicurezza lasciare la zona e spostarsi in un'area in mano all'opposizione. Ad Aleppo, nei volantini lanciati da elicotteri del Governo siriano vengono evidenziate 6 strade per i civili e 2 strade per i ribelli che vogliono lasciare la città per recarsi in aree della periferia controllate dall'opposizione; viceversa accade che i combattenti dell'ex Fronte al Nusra, dopo aver respinto la proposta, minacciano di giustiziare chiunque tenti di fuggire e impediscono ai civili di uscire dalle aree controllate, sparando loro. Con riferimento alle proposte russo siriane, la Coalizione nazionale delle forze di opposizione siriana e l'Esercito libero siriano contestano all'Onu di «fare il gioco del regime di Assad che vuole svuotare Aleppo dai suoi abitanti»; già il 12 ottobre 2016 il Presidente russo Putin aveva dichiarato che le formazioni di ribelli vicine ad Al Qaeda utilizzano i civili di Aleppo est come scudi umani. Il 22 ottobre 2016 il Ministero degli esteri russo accusa i miliziani ad Aleppo di non aver permesso la consegna degli aiuti umanitari o il deflusso dei civili dalle aree della città nelle loro mani; pochissimi civili vengono evacuati, soprattutto feriti gravi. Peraltro, l'utilizzo dei civili come scudi umani o l'installazione di postazioni militari nei pressi di luoghi in cui si concentrano i civili (scuole, ospedali, mercati, moschee) è prassi corrente sia dell'Isis, che delle formazioni armate dei gruppi musulmani radicali, come dimostrano le notizie provenienti da Mosul o le modalità operative di Hamas durante l'ultima intifada;
     t) 22 ottobre: Save the children denunzia che dal 23 settembre 2016 sono 136 i bambini morti e altri 387 quelli rimasti feriti a causa dell'esplosione di bombe a grappolo ad Aleppo est. Secondo il Centro di documentazione delle violazioni dei diritti umani in Siria, dal 10 settembre al 10 ottobre 2016 sarebbero circa 137 gli attacchi con bombe a grappolo, con un incremento del 791 per cento rispetto alla media degli 8 mesi precedenti. Le bombe a grappolo solitamente sganciate dagli aerei o sparate da mezzi di terra spargono una miriade di bombe più piccole che sono in grado di colpire un'area grande come un campo da calcio. L'impatto delle bombe a grappolo sui corpi dei bambini può essere devastante: una bomba di piccole dimensioni che colpisce a distanza ravvicinata può causare gravi fratture ossee, provocare la cecità o addirittura mutilarlo gravemente;
     u) 23 ottobre: riprendono i combattimenti ad Aleppo; diverse organizzazioni umanitarie, come il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, denunziano il fallimento del principale obiettivo della tregua: l'evacuazione dei feriti, dei malati e delle famiglie che avevano intenzione di allontanarsi dall'epicentro dei combattimenti; lo stato maggiore russo riferisce che la parte occidentale di Aleppo è stata bombardata 52 volte dai militanti durante i 3 giorni della tregua; 14 persone sono state uccise e 50 sono rimaste ferite. I ribelli avrebbero attaccato, per 15 volte, anche i corridoi umanitari;
     v) 24 e 25 ottobre: i nuovi gruppi di profughi siriani giungono in Italia in modo legale e sicuro con in tasca un visto umanitario rilasciato dall'ambasciata italiana di Beirut. Sono salite, quindi, a 400 le persone, tra cui numerosi bambini, che beneficiano del progetto-pilota dei «corridoi umanitari» promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant'Egidio;
     w) 26 ottobre: il Ministro della difesa russo, sottolineato che su Aleppo non ci sono raid aerei dal 18 ottobre 2016, si dichiara pronto a una nuova tregua umanitaria se si riceveranno garanzie dalle organizzazioni internazionali che verranno evacuati malati, feriti e civili; nello stesso giorno un raid aereo contro una scuola nella provincia di Idlib, sotto il controllo dell'ex Fronte al Nusra, uccide 35 civili, tra cui 11 bambini; l'Osservatorio siriano per i diritti umani lo attribuisce all'aviazione russa; l'Unicef sottolinea che questo attacco è il più grave attacco contro una scuola dall'inizio della guerra civile;
    nel mese di ottobre 2016 si acuisce anche la tensione tra le cancellerie occidentali e Mosca:
     a) il 7 ottobre il Parlamento russo ratifica (446 voti favorevoli su 446 presenti) il trattato firmato con Assad per la permanenza a tempo indeterminato dei russi nella base aerea di Latakia, che si aggiunge a quella navale di Tartous e all'installazione dei sistemi antiaerei e anti-missile S-400 e S-300; nello stesso giorno il Segretario di Stato americano John Kerry dichiara che i raid di Mosca e Damasco contro la città di Aleppo sono «azioni che richiedono un'inchiesta appropriata per crimini di guerra»; il 14 ottobre 2016 il trattato russo-siriano è ratificato del Presidente Putin;
     b) l'8 ottobre la Russia pone il veto in Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla bozza di risoluzione presentata dalla Francia (sottoscritta da 40 Paesi, tra cui l'Italia) che chiedeva l'attuazione del cessate il fuoco e l'immediato accesso umanitario nelle aree assediate della città. Dal 2011 è la quinta volta che Mosca blocca con il veto un documento sulla guerra in Siria. Il documento ha ottenuto 11 voti a favore, 2 contrari (incluso il veto della Russia) e 2 astensioni (tra cui la Cina);
     c) il 10 ottobre la Francia, per voce del Ministro degli esteri francese Jean Marc Ayrault, avanza la proposta di chiedere alla Corte penale internazionale l'apertura di un'indagine per crimini di guerra in merito ai bombardamenti contro Aleppo; sulla proposta concorda il Segretario generale uscente delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che invita nuovamente il Consiglio di sicurezza dell'Onu a votare una richiesta per consentire alla Corte penale internazionale l'avvio delle indagini per crimini di guerra in Siria. Una precedente richiesta era stata bloccata nel 2014 per il veto posto da Russia e Cina;
     d) il 16 ottobre il Segretario di Stato americano John Kerry e il Ministro degli esteri britannico Boris Johnson, riunitisi a Londra, rilanciano la prospettiva di nuove e più dure sanzioni economiche contro Mosca se non cesseranno i raid contro Aleppo;
     e) il 21 ottobre, nel vertice europeo a Bruxelles, l'Italia blocca l'ipotesi di nuove sanzioni contro la Russia, propugnate da Francia, Germania e Gran Bretagna. I leader europei «condannano gli attacchi del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, contro i civili ad Aleppo» e sollecitano «un'immediata cessazione delle ostilità e la ripresa di un processo politico credibile sotto l'egida delle Nazioni Unite»; nello stesso giorno il Consiglio dell'Onu per i diritti umani approva una risoluzione di condanna nei confronti del regime di Bashar al-Assad e della Russia che lo sostiene, in cui si chiede alla Commissione internazionale d'inchiesta sulla Siria di condurre un'indagine speciale sui fatti di Aleppo per identificare i presunti responsabili delle violazioni e degli abusi. La Russia accusa il Consiglio di parzialità;
     f) il 22 ottobre la Russia avvia una controffensiva mediatica, accusando di «crimini di guerra» la coalizione occidentale impegnata nella liberazione dell'Iraq dall'Isis; secondo l'esercito russo, «troppo spesso, matrimoni, funerali, ospedali, commissariati di polizia e convogli umanitari finiscono sotto il fuoco della coalizione» anche in aree dove l'Isis non è presente. Il 25 ottobre 2016 il Ministro degli esteri russo Lavrov dichiara che «gli Usa agiscono a Mosul come la Russia ad Aleppo». Inoltre il Ministero della difesa russo (24 ottobre 2016) rende noto che «nelle ultime 24 ore, accordi di tregua sono stati firmati con i rappresentanti dei ribelli di quattro aree a Latakia e Damasco» e che il numero di insediamenti che hanno aderito a un accordo per la cessazione delle ostilità in Siria sale a 840;
    l'appello lanciato ad agosto 2016 dal filosofo Bernard Henri Lévy, «l'Europa salvi il suo onore, impedendo la fine di Aleppo», è stato sinora inascoltato. Neppur oggi l'Unione europea, di fronte al disastro che investe anch'essa, intende unirsi nell'azione positiva, nemmeno sotto il profilo economico. A parte l'accordo con la Turchia, le risorse per fare fronte all'emergenza scarseggiano: all'appello, soltanto per il fabbisogno 2016 per Iraq e Siria, mancano quasi 450 milioni di euro. I principali 5 donatori (per il conflitto in Iraq e Siria) sono Germania, Stati Uniti, Giappone, Unione europea e Regno Unito. Con i fondi a disposizione si è riusciti a garantire il fabbisogno di meno della metà (il 33 per cento degli sfollati interni e ad appena il 6 per cento rifugiati siriani);
    il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha riproposto il 21 settembre 2016 all'Onu l'applicazione della «responsabilità di proteggere», il principio che implica anche lo strumento bellico in difesa dei più deboli. Lo enunciò Benedetto XVI, intervenendo all'Assemblea generale del Palazzo di vetro nel 2008, quando osservò che se gli Stati non sono in grado di proteggere le proprie popolazioni dalla violazione dei diritti umani, «la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali»;
    Migrantes, per voce di monsignor Perego, chiede «una nuova operazione Mare Nostrum» e l'apertura di corridoi umanitari per proteggere e accompagnare almeno le persone più fragili e deboli: le donne, le famiglie con bambini, i minori non accompagnati;
    numerosi sono gli atti di indirizzo approvati nel corso della XVII legislatura, in relazione ai quali è necessario verificare le attività poste in essere dal Governo e lo stato di attuazione che riguarda la situazione della Siria, delle popolazioni colpite, dei minori e della città di Aleppo:
     a) la mozione n. 1-00178, approvata alla Camera dei deputati l'11 settembre 2013, nella quale si impegnava il Governo pro tempore a portare avanti la riflessione con i partner europei sulle modalità di applicazione delle sanzioni nei confronti della Siria affinché sia più forte la pressione sull'attuale regime e si attenuino invece gli effetti sulla popolazione civile; tema ripreso nel 2016 da almeno due atti di indirizzo (mozione n. 1-01285, risoluzione in Commissione n. 7-01002), in considerazione della palese gravità degli effetti dell'embargo;
     b) le risoluzioni approvate alla Camera e al Senato il 3 dicembre 2014, che impegnano il Governo a sostenere l'appello Save Aleppo per Aleppo «città aperta», lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio il 22 giugno 2014, sottoscritto da autorità internazionali e premi Nobel, sottoposto al Segretario generale dell'Onu il 7 novembre 2014, con l'obiettivo di salvare gli abitanti della città;
     c) le numerose mozioni, approvate alla Camera dei deputati il 6 maggio 2015, sulla situazione del campo profughi di Yarmouk, sobborgo di Damasco, e dei profughi in Libano, col fine di creare corridoi umanitari e programmi di accoglienza, destinati ai bambini di Yarmouk e alle centinaia di minori che sono profughi in Libano;
     d) ancora sui profughi in Libano, la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00150, approvata in Commissione affari esteri e comunitari alla Camera dei deputati il 4 novembre 2015, attuativa della raccomandazione (Ue) n. 2015/914, con la quale la Commissione europea invita tutti gli Stati membri a procedere al reinsediamento di almeno 20.000 persone bisognose di protezione internazionale, ovvero minori, donne o anziani nell'arco di due anni, promuovendo la costituzione di un fondo internazionale per la scolarizzazione dei minori rifugiati e assicurando un adeguato livello di finanziamento per i programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza di tutti i profughi in Libano;
     e) la risoluzione n. 6-00219, approvata dall'Assemblea della Camera dei deputati il 16 marzo 2016, che impegna il Governo a valutare le reali possibilità di creare zone protette dentro la Siria, dove i siriani possano stare e dove i bambini possano andare a scuola, dando una concreta speranza ai cittadini siriani di poter tentare di vivere una vita quasi normale almeno in alcune parti del loro territorio;
     f) le mozioni approvate al Senato della Repubblica il 7 aprile 2016, volte ad attivare misure di tutela dei diritti dell'infanzia nei territori controllati dall'Isis, che prevedono che l'azione del Governo si attivi in sede sia europea che internazionale, al fine di approntare una forte azione per predisporre corridoi umanitari che consentano di mettere in salvo la popolazione civile, in particolare i minori, nei territori interessati dal califfato islamico; inoltre, impegnano il Governo a garantire aiuto e protezione ai minori vittime di violenza e a valutare il ricorso all'affido familiare, quale strumento attraverso il quale il nostro Paese può aiutare i suddetti minori,

impegna il Governo:

1) a rafforzare il proprio impegno sulle questioni esposte in premessa, sia in sede comunitaria, sia presso le sedi internazionali, al fine di raggiungere urgentemente un accordo tra le parti in conflitto nella città di Aleppo volto a consentire:
  a) la cessazione dei raid aerei e dei bombardamenti terrestri, in particolare verso gli obiettivi più sensibili, quali scuole, ospedali e mercati;
  b) il divieto di utilizzo delle bombe a grappolo, delle bombe anti-bunker e delle barrel bomb;
  c) l'apertura di accessi umanitari ad Aleppo, destinati a dare attuazione ai piani dell'Onu per soccorrere la popolazione civile e ad allontanare dal teatro degli scontri, sotto la copertura dell'Onu e con tutte le garanzie necessarie, i civili bisognosi di cure, nonché i minori rimasti privi del sostegno familiare e le famiglie che volontariamente intendano lasciare la parte della città nelle mani degli insorti;
  d) lo svolgimento delle attività scolastiche per tutta la popolazione in età scolare che ancora risiede nella città di Aleppo, garantendo la sicurezza degli edifici e la regolarità delle lezioni, al fine di restituire ai bambini una dimensione di vita normale e senza traumi;
2) ad assumere iniziative per contrastare il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati che vengono usati in Siria come arma di guerra e di ricatto per diffondere il panico, intimidire e disperdere la popolazione;
3) a utilizzare per le medesime finalità il seggio nel Consiglio di sicurezza che spetta all'Italia dal 1o gennaio 2017, assumendo in tale ambito una posizione volta a favorire un accordo tra le parti in conflitto in Siria e la cessazione delle ostilità;
4) a portare avanti la riflessione, con i partner europei, sulle modalità di applicazione delle sanzioni nei confronti della Siria affinché sia mantenuta e, se necessario, accresciuta la pressione sull'attuale regime, al tempo stesso attenuando e facilitando le attività di tipo umanitario da parte delle organizzazioni umanitarie operanti sul territorio, come indicato dal report «Study on humanitarian impact of Syria-related unilateral restrictive measures» della Commissione sociale ed economica delle Nazioni Unite per l'Asia Occidentale;
5) ad assumere iniziative per rafforzare i corridoi umanitari dalla Siria già in essere, dotandoli di adeguate risorse e ampliandone la sfera di intervento, concentrando gli sforzi in direzione della messa in sicurezza e dell'accoglienza dei minori a rischio nelle aree del conflitto e nei campi profughi, con particolare riferimento ai minori rimasti privi del sostegno familiare e ai nuclei familiari e, in tale ambito, a incrementare la partecipazione ad iniziative internazionali di analogo tenore;
6) in considerazione delle esigenze finanziarie prospettate in premessa, a individuare specifiche risorse destinate al sostentamento e alla messa in sicurezza dei profughi interni e degli sfollati, anche indirizzando parte delle disponibilità destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo e, in tale ambito, ad adoperarsi per il medesimo scopo presso l'Unione europea;
7) a valutare l'opportunità di attivare specifiche campagne di comunicazione istituzionale volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sugli eventi in corso in Siria, anche al fine di risvegliare le coscienze dei cittadini e di favorire l'accoglienza e l'integrazione di coloro che fuggono dall'inferno siro-iracheno.
(1-01419)
(Nuova formulazione) «Lupi, Rosato, Buttiglione, Quartapelle Procopio, Locatelli, Alli, Cicchitto, Manciulli, Nicoletti, Causin, Moscatt, Binetti, Chaouki, Zampa, Marazziti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

relazioni diplomatiche

risoluzione