ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00220

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 105 del 25/10/2013
Abbinamenti
Atto 1/00164 abbinato in data 28/10/2013
Atto 1/00221 abbinato in data 28/10/2013
Atto 1/00223 abbinato in data 28/10/2013
Atto 1/00225 abbinato in data 29/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: ALLASIA STEFANO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 25/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/10/2013


Stato iter:
29/10/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/10/2013
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
INTERVENTO GOVERNO 29/10/2013
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 29/10/2013
Resoconto BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto CIMMINO LUCIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto SENALDI ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BIANCHI DORINA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto PRODANI ARIS MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
PARERE GOVERNO 29/10/2013
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/10/2013

DISCUSSIONE IL 28/10/2013

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/10/2013

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 29/10/2013

DISCUSSIONE IL 29/10/2013

ACCOLTO IL 29/10/2013

PARERE GOVERNO IL 29/10/2013

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 29/10/2013

APPROVATO IL 29/10/2013

CONCLUSO IL 29/10/2013

Atto Camera

Mozione 1-00220
presentato da
ALLASIA Stefano
testo di
Martedì 29 ottobre 2013, seduta n. 107

   La Camera,
   premesso che:
    il settore manifatturiero ha un ruolo di traino dell'economia del Paese, inglobando l'eccellenza della piccola e media impresa italiana che è rappresentata da oltre 450 mila artigiani e piccoli imprenditori, i quali danno lavoro a quasi 2 milioni di addetti e realizzano un valore aggiunto di 60 miliardi di euro;
    le piccole e medie imprese, a causa del prolungarsi della crisi, sono in uno stato di profonda sofferenza; molte di loro sono ormai condannate alla chiusura a causa della scarsa liquidità di cui dispongono, anche per le difficoltà di accesso al credito bancario, e della forte pressione fiscale, che è fra le più alte d'Europa;
    il 2012 è stato finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso: tra fallimenti, che sono stati oltre 12 mila, cioè più di mille al mese, 34 al giorno, liquidazioni (90 mila), procedure non fallimentari (2 mila), sono state 104 mila le aziende italiane chiuse; solo nel primo trimestre 2013 sono state avviate 3.500 procedure di fallimento, il 12 per cento in più rispetto al precedente anno;
    il tessuto delle attività manifatturiere italiane è tra i più performanti d'Europa; in particolare, la Lombardia ed il Nord-Est presentano il valore aggiunto manifatturiero pro capite più alto in assoluto rispetto ai maggiori Paesi dell'Unione europea e, nello stesso tempo, sono aree capaci di generare un valore aggiunto pro capite nei rimanenti settori dell'economia (costruzioni, servizi ed altri) tra i più elevati rispetto ai concorrenti europei;
    la perdita di competitività delle imprese manifatturiere ha, quindi, ricadute importanti sull'economia del Paese e, in particolare, sull'occupazione. I dati sulle forze lavoro tracciano un quadro in deterioramento del mercato del lavoro, dove si riduce la crescita dell'occupazione che si associa ad un ulteriore aumento della disoccupazione;
    nel manifatturiero esiste una vera e propria emergenza occupazionale; in quattro anni, dal 2009 al 2012, gli addetti sono diminuiti del 2,9 per cento, con picchi per settore che si registrano nel calzaturiero, nel chimico e nel comparto tessile. Sono, invece, positivi i dati relativi alle esportazioni che stanno attraversando una fase di espansione;
    sia a livello europeo, sia a livello nazionale e regionale, si afferma che per fare fronte alla crisi in atto, una delle misure da sostenere sia l'incremento delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, prevedendo una linea privilegiata per il sostegno alle azioni messe in atto dalle imprese che si orientano in questa direzione;
    gli effetti della crisi stanno mettendo in grande difficoltà soprattutto le piccole e medie imprese del manifatturiero che svolgono attività di ricerca e di sperimentazione; queste imprese, ad elevatissimo investimento in forza lavoro specializzato e dotate di grandi patrimoni immateriali costituiti da brevetti, modelli e marchi, si sostengono con forti anticipazioni di risorse finanziarie da parte degli istituti di credito. Pertanto, è opportuno creare le condizioni affinché non venga meno il canale di finanziamento nei loro confronti;
    in Europa il contributo del settore manifatturiero al prodotto interno lordo si aggira intorno ad una media del 15,2 per cento; l'obiettivo indicato dalla Commissioni europea è quello di raggiungere il 20 per cento nei prossimi sette anni, sia per migliorare la produttività dell'Unione europea rispetto agli Stati Uniti ed il Giappone, sia per mantenere i vantaggi competitivi acquisiti in alcuni settori più complessi e di elevata qualità;
    a livello europeo è in fase di studio la possibilità di una revisione dei vincoli del patto di stabilità, finalizzata ad escludere dai suddetti vincoli gli investimenti destinati allo sviluppo delle infrastrutture, dell'innovazione e della ricerca, al fine di liberare risorse in favore dell'economia reale, oggi schiacciata da un'eccessiva politica del rigore;
    l'Italia potrebbe fornire un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi europei, impegnandosi a contrastare l'attuale declino dell'industria manifatturiera e riposizionando le imprese di settore sulla strada della crescita e dello sviluppo;
    per le imprese manifatturiere, particolarmente sentito è il tema del credito. L'accesso al credito negli ultimi anni è, infatti, diventato sempre più problematico, determinando un vero e proprio ristagno economico che sta compromettendo la possibilità, da parte delle imprese, di improntare nuovi investimenti e, conseguentemente, di programmare la propria crescita non solo economica, ma anche e soprattutto tecnologica, con gravi ripercussioni sulla competitività delle aziende italiane rispetto a quelle europee;
    un ulteriore ostacolo alla crescita competitiva delle imprese è rappresentato dal fenomeno dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Rispetto alla media europea, in Italia occorre più tempo per essere pagati, infatti il ritardo medio è di 28 giorni. Il periodo medio di pagamento è di 57 giorni per i privati, di 88 giorni per le imprese e di ben 135 per la pubblica amministrazione;
    il perpetuarsi del fenomeno dei ritardi di pagamento rischia di generare danni irreparabili all'economia del Paese; è, quindi, necessaria l'adozione di efficaci strumenti di contrasto a tale fenomeno, anche attraverso l'istituzione di un fondo rotativo volto a garantire ai creditori una maggiore tutela contro i ritardi e le incertezze di pagamento;
    nel settore manifatturiero si è ultimamente accentuato un ulteriore fenomeno destabilizzante che si riverbera negativamente sull'intera tenuta del sistema produttivo ed occupazionale del Paese. Si tratta di un aspetto indotto dal processo della globalizzazione e noto come dislocazione dei processi produttivi, ovvero dell'organizzazione del processo produttivo su scala mondiale. Tale fenomeno non interessa più, come in passato, le sole imprese multinazionali, ma si estende ormai a tutte le imprese e prende il nome di delocalizzazione;
    si assiste, così, ad un trasferimento vero e proprio di attività o di fasi della produzione dai luoghi di origine verso Paesi come Marocco, Tunisia, Libia, Turchia, Egitto, Romania, Bulgaria, Moldavia, Carinzia e Slovenia, in vista di potere produrre a costi sempre più bassi;
    il sistema produttivo italiano subisce gravi lesioni dal processo di delocalizzazione che sta portando ad un lento e profondo depauperamento delle risorse economiche ed occupazionali presenti sul territorio; particolarmente colpite e penalizzate dagli effetti della delocalizzazione sono le zone distrettuali del lombardo-veneto e del Piemonte, soprattutto riguardo al settore manifatturiero dell'industria della moda, dell'abbigliamento e del tessile;
    in queste circostanze sarebbe necessario attuare una nuova politica di tutela delle realtà distrettuali nei settori interessati dai processi di delocalizzazione tramite la concessione di agevolazioni e riduzioni degli oneri amministrativi e dei carichi fiscali e sociali, ma ad ogni modo legati al rispetto di specifiche condizioni, tra cui la permanenza nei luoghi d'origine, l'assunzione di forza lavoro locale, l'assegnazione di commesse ad imprese dell'area d'appartenenza;
    lo sviluppo di particolari settori del manifatturiero, dal comparto moda, all'arredamento, all'elettronica e ai beni di largo consumo è, inoltre, minacciato dalla presenza sui mercati internazionali di prodotti contraffatti provenienti principalmente dai Paesi del sud-est asiatico, come la Cina;
    le economie di questi Paesi da tempo minacciano l'Italia e l'Europa con politiche commerciali aggressive favorite da bassissimi costi di produzione, anche legati alla violazione dei diritti umani e dei più elementari standard di sicurezza del lavoro, della salute e dell'ambiente;
    dalla relazione approvata, in data 22 gennaio 2013, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, istituita presso la Camera dei deputati nella XVI legislatura, si apprende che il mercato del falso nel nostro Paese genera un fatturato di 7 miliardi e 109 milioni di euro. Le perdite per il bilancio dello Stato in termini di mancate entrate fiscali sono calcolate in 5 miliardi e 281 milioni di euro, mentre sono oltre 130 mila i posti di lavoro sottratti all'economia reale;
    nella XVI legislatura, in Parlamento è stata più volte evidenziata, in particolare dal gruppo della Lega Nord, la necessità di adottare, in ambito nazionale ed europeo, più stringenti disposizioni per la tutela delle imprese italiane ed europee dalla concorrenza sleale, attraverso l'adozione di azioni europee antidumping e la protezione della denominazione e dei marchi di origine;
    un traguardo è stato raggiunto con l'approvazione della legge 8 aprile 2010, n. 55, recante «Disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri» che, introducendo un sistema di etichettatura a garanzia della qualità del made in Italy, rappresenta un valido strumento di contrasto alla contraffazione. La suddetta legge, fortemente ostacolata dall'Europa, non ha ancora trovato definitiva applicazione;
    il rilancio del settore manifatturiero viene perseguito anche attraverso la realizzazione di un'organica strategia per la riduzione dei costi dell'energia, i quali rappresentano una delle principali cause dello svantaggio competitivo dell'Italia rispetto agli altri Paesi europei;
    particolare attenzione deve essere, infine, rivolta all'ammodernamento dell'apparato amministrativo del Paese che appare ancora troppo inefficiente e farraginoso, quantificandosi in un costo annuo per le imprese, specie per quelle di dimensioni più piccole, di circa 26 miliardi di euro, pari a circa 1,5 punti di prodotto interno lordo;
    la recente revisione dello «spesometro» rappresenta un ulteriore onere a carico dei contribuenti, determinando una sperequazione tra il sistema fiscale nazionale e quello dei principali Paesi europei e, allo stesso tempo, rallentando la ripresa economica delle imprese;
    la mancanza di interventi per la realizzazione di un'organica politica industriale, che appare necessaria per uscire dalla recessione e, al contempo, per inaugurare una nuova fase di crescita dell'economia italiana, contribuisce ad aggravare la crisi in cui versa il settore manifatturiero del Paese, creando incertezza sul futuro di tante piccole imprese,

impegna il Governo:

   ad attivare un'organica azione di difesa e di sostegno delle imprese del settore manifatturiero, con particolare riferimento ai distretti industriali;
   a perseguire l'obiettivo del rilancio del settore manifatturiero, anche attraverso l'attivazione di iniziative dirette:
    a) a valutare la possibilità di introduzione di rateazioni più lunghe e più flessibili ai fini dell'assolvimento da parte delle piccole e medie imprese dei propri debiti tributari e contributivi;
    b) ad adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento al fine di restituire maggiore competitività alle imprese;
    c) a valutare l'opportunità di una riduzione dei carichi fiscali (iva ed imposte sulla produzione) e degli oneri sociali;
    d) a valutare la possibilità di contributi per gli investimenti diretti alla ristrutturazione ed all'ammodernamento, soprattutto in campo tecnologico;
    e) ad allineare il costo dell'energia, con l'obiettivo di riportarlo ai livelli degli altri Paesi dell'Unione europea;
    f) a promuovere le iniziative necessarie in sede comunitaria per adottare una normativa in materia di made in Italy, che introduca l'obbligo di indicazione di origine per tutti i prodotti per i quali non esista già una regolazione specifica in materia;
   a valutare la possibilità di iniziative dirette a rivedere gli attuali vincoli del patto di stabilità interno, escludendo dagli stessi gli investimenti in innovazione, sviluppo e ricerca così da favorire una rapida ripresa dell'economia reale;
   a promuovere, intervenendo sull'Unione europea, misure idonee per evitare fenomeni di dumping e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati;
   ad intensificare e rendere più efficaci i controlli sulle attività esercitate dalle imprese sul territorio nazionale in relazione alla conformità dei prodotti alla vigente normativa sulla tutela del lavoro, sulla sicurezza, sulla salvaguardia della salute umana e dell'ambiente, nonché alla regolarità degli adempimenti richiesti in materia amministrativa, fiscale e contributiva, per l'esercizio dell'attività di impresa;
   a rilanciare il settore manifatturiero anche incentivando l'occupazione di giovani di età inferiore a trentacinque anni, ancora inoccupati, ovvero disoccupati da più di ventiquattro mesi;
   ad impegnarsi in sede europea per adottare misure di armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, promuovendo, altresì, una semplificazione degli adempimenti a cui sono sottoposte le piccole e medie imprese per sostenerne la ripresa economica.
(1-00220)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Allasia, Busin, Giancarlo Giorgetti, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

piccole e medie imprese

politica fiscale

delocalizzazione

politica occupazionale

denominazione di origine

politica di sostegno

fallimento