CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 dicembre 2017
935.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 20 dicembre 2017. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO.

  La seduta comincia alle 16.30.

Sulle problematiche e le prospettive della politica internazionale dal punto di vista dell'Italia.
(Svolgimento e conclusione).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Sottolinea che la seduta è finalizzata ad una riflessione che chiude in un certo senso i lavori della Commissione in questa legislatura. Sottolinea di aver impostato i lavori della Commissione in modo da scongiurare che la sua attività si risolvesse burocraticamente nel lavoro di ratifica di mini trattati, ma si aprisse al confronto ed all'analisi delle grandi questioni politiche internazionali, recuperando una piena funzione politica di valutazione, d'indirizzo e di controllo.
  A suo avviso, è sempre valida la lezione einaudiana del «conoscere per deliberare», ed è importante che nelle decisioni di politica estera il Parlamento possa essere assistito anche dal mondo accademico e della ricerca, aprendo con esso un canale di collaborazione e di confronto.
  Questo tipo di expertise è tanto più necessaria perché assistiamo sempre più ad un crescente intreccio fra questioni di rilievo internazionale e scelte di politica interna – ambiente, energia, crisi finanziaria, geoeconomia, migrazioni internazionali – che deve essere compreso e governato.
  In questo quadro si situa l'esperienza dell'Osservatorio di politica internazionale: un'iniziativa-pilota promossa nel 2009 dalla Camera, dal Senato e dal Ministero degli affari esteri, che ha prodotto nel corso della legislatura decine di ricerche ed approfondimenti in materia di relazioni internazionali, di sicurezza e di difesa, indirizzati non soltanto ai parlamentari ma resi accessibili a tutti attraverso il sito web dei due rami del Parlamento.
  Fa presente, quindi, di aver trasmesso a tutti i componenti della Commissione un suo contributo inteso a rappresentare una visione complessiva su problemi e prospettive di politica internazionale dal punto di Pag. 33vista del nostro Paese, in un'ottica di conclusione della legislatura (vedi allegato).
  Evidenzia che la seduta è finalizzata a tracciare, pertanto, un bilancio del rapporto tra Parlamento e politica estera in questi cinque anni, nel corso dei quali abbiamo assistito ad un radicale mutamento degli assetti geopolitici, che richiede un rinnovato sforzo di analisi e la ricerca di nuovi paradigmi interpretativi.

  Andrea MANCIULLI (PD) interviene per esprimere un suo punto di vista soprattutto sulla vicenda sicurezza, che ritiene essenziale da esponente politico e da storico militare. C’è un elemento a suo avviso estremamente importante nel mutamento di scenario che stiamo vivendo che è l'avvento di una nuova forma di insicurezza molto più larga e più invasiva e che finisce per invadere molto più del passato una sfera civile di sensibilità. Questo mutamento è diacronico e avrà un peso analogo a quello di alcuni grandi mutamenti nello scenario della sicurezza, paragonabili all'avvento della polvere da sparo. A tal fine, segnala tre macro indicatori: terrorismo, utilizzo dei media e soft power. Nei conflitti siamo di fronte a uno scenario che cambia di molto l'orizzonte a partire dal convenzionale rapporto di forza fra gli Stati nazionali e le macroaggregazioni. Gli Stati nazionali possono oggi arrecare un grave danno alle dimensioni sovrastatuali ma, non disponendo di mezzi adeguati alle sfide globali, saranno a loro volta indeboliti per effetto della loro stessa azione.
  La percezione di insicurezza che ne deriverà contribuirà ad alimentare le dinamiche che nel recente passato hanno fatto emergere il terrorismo come nuovo attore nello scenario internazionale.
  A suo avviso tendiamo a sottovalutare questo circuito, rispetto al quale i luoghi della democrazia rappresentano un elemento chiave. La democrazia è l'unico baluardo sia in Europa sia negli Stati Uniti rispetto a fenomeni di destabilizzazione che si traducono anche in forme di ingerenza elettorale o in attacchi cibernetici, come documentano il caso Snowden e i recenti episodi di virus informatici attribuiti alla responsabilità della Corea del Nord.
  Concludendo, sottolinea che è prematuro pensare che vi sia una mera crisi dei grandi aggregati internazionali e non invece degli Stati nazionali, poiché sono già perfettamente riconoscibili i sintomi della destrutturazione delle realtà statuali. La sfida per il futuro è rappresentata dalla capacità di democratizzare le nuove forme di insicurezza.

  Manlio DI STEFANO (M5S) si complimenta con la presidenza della Commissione per il carattere equilibrato che ha contraddistinto i nostri lavori e per lo sforzo di analisi e di circolazione delle idee, promosso dal presidente Cicchitto, da cui è derivata una visione condivisa di politica estera su molte tematiche.
  Segnala di incentrare la propria riflessione a partire dalla parola chiave «multilateralismo», evidenziando quanto il ruolo del Parlamento si sia ad oggi di fatto concentrato sull'esame della manovra finanziaria, mentre le ulteriori sue prerogative appaiono aver perso terreno. Ritiene quindi che questa Commissione potrebbe in futuro contribuire ad avviare un'inversione di tendenza proprio facendo leva sulla diplomazia parlamentare in chiave multilaterale.
  L'Italia deve perseguire l'obiettivo fondamentale di porsi come leader al centro del Mediterraneo rispetto ai grandi blocchi internazionali, rappresentati innanzitutto da Russia e Stati Uniti. Tale visione non deve pregiudicare la percezione di un terzo blocco internazionale, costituito dai Paesi BRICS, che rappresentano i due terzi della popolazione mondiale ed un polo di influenza ormai preponderante, come testimoniato dalla cosiddetta «via della seta».
  Nel Mediterraneo l'Italia deve rappresentare, inoltre, l'interlocutore prioritario sia nel consesso internazionale sia in quanto stato membro dell'Unione europea. Stiamo infatti attraversando un periodo storico fondamentale, penalizzato dall'assenza di una politica estera comune e in Pag. 34cui la Francia mostra di avere guadagnato molto protagonismo. Tra l'altro, tale Paese ha raggiunto un primato nell'esportazione di armi, tradendo una logica che non appare del tutto coerente con l'idea di una politica estera e di sicurezza comune. Il contesto mediterraneo e mediorientale in cui ci troviamo è, inoltre, frutto di decisioni unilaterali che l'Italia ha spesso subìto. In futuro questo assetto deve mutare, anche per assicurare ai Paesi della sponda meridionale dell'Europa una capacità di leadership nel dibattito europeo sulla questione migratoria, caratterizzata da profili tutt'altro che emergenziali e da cui emerge la contraddittorietà degli effetti della globalizzazione.
  La situazione in Libia e lo scenario nigerino evidenziano quanto l'Unione europea abbia fino ad ora scelto di non gestire il problema, così esponendosi ad un rischio di accelerazione dei processi.
  Sottolinea, pertanto, la necessità che sia al più presto istituita un'agenzia europea nei Paesi di partenza e di transito dei migranti, superando la distinzione tra rifugiati politici ed economici.
  A suo avviso, senza un'inversione di tendenza permarrà tra i cittadini la percezione di un'Unione europea che ha smarrito i propri valori e ciò anche a causa di politiche di allargamento incontrollate.
  Ciò premesso, l'Italia deve rappresentare un perno per i due blocchi e guardare con consapevolezza alla dinamica che vede schierati da un lato interessi russo-iraniani e, dall'altro, l'asse tra Stati Uniti, Israele ed Arabia Saudita che sta alimentando l'instabilità in Medio Oriente a partire dalla scelta concernente l'elezione di Gerusalemme ovest a capitale di Israele.
  Passando ai temi concernenti l'Africa, la Cina e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ritiene che l'Italia debba insistere sulle politiche di cooperazione in ambito europeo, tenendo conto degli squilibri tra i cinquanta miliardi di euro investiti in Africa a fronte dei circa duecento miliardi di euro di rimesse. Quanto alla Cina, occorre cogliere le opportunità derivanti dalla via della seta e non subirle.
  L'Italia deve puntare all'eccellenza nella propria partecipazione alle istituzioni europee per non incorrere in errori come nel caso della revisione del Trattato di Dublino, derivanti da incapacità e assenza.
  Tutto ciò premesso, ribadisce l'esigenza di optare per una convinta visione multilaterale, svincolandoci da un'ottica piattamente filo-atlantica ma senza con ciò mirare all'uscita dalla NATO. È consapevole che su questo terreno sono stati fatti dei passi, ma occorre sicuramente fare di più.

  Valentino VALENTINI (FI-PdL) si associa alle parole del collega Di Stefano quanto al riconoscimento dei meriti del presidente Cicchitto e anche a parte delle sue considerazioni di merito, laddove segnala delle divergenze quanto alle conclusioni che se ne possono trarre.
  Concorda sull'analisi della crisi in atto e sulla necessità di affidare principalmente alla leva politico-diplomatica la sua gestione. Occorre ricorrere al delicato strumento della politica estera esprimendo maggiore muscolarità pur nell'ambito di un convinto europeismo. Concorda con il collega Manciulli sul permanere della minaccia terroristica in quanto la sconfitta militare di Daesh non corrisponde alla sconfitta di una certa mentalità fondamentalista con la quale dovremo fare i conti in futuro.
  Segnala la centralità del rapporto con la Russia, che è un partner fondamentale nei cui confronti dobbiamo porci anche in quanto paese che aderisce ad un sistema di alleanze e di istituzioni internazionali.
  Ritiene necessario elevare il livello di attenzione sulla portata del protagonismo cinese che si esprime nell'iniziativa della via della seta e conclude auspicando un rafforzamento della cooperazione con l'Africa sia attraverso l'aiuto allo sviluppo sia attraverso gli strumenti bilaterali.

  Erasmo PALAZZOTTO (SI-SEL-POS) esprime a sua volta gratitudine alla presidenza della Commissione per un'impostazione del lavoro che ha conferito prestigio Pag. 35al Parlamento e che ha creato opportunità di confronto e riflessione. La sua analisi parte dall'esigenza di scongiurare due errori: leggere la politica estera attraverso le lenti della politica interna e analizzare i processi attraverso le lenti del passato. Oggi lo scenario internazionale evolve rapidamente, secondo categorie non sempre intellegibili. La globalizzazione e il suo fallimento sono un esempio ottimale a tale proposito, poiché oggi è complessivamente cresciuto il tasso di disuguaglianza sia a livello globale sia locale e a prescindere dalla percentuale di crescita del PIL. Vi è, indubbiamente, una crisi dello Stato nazionale, alla quale si innesta una crisi dell'Unione europea che deriva dal fatto che l'Unione tende già a pensare a se stessa come Stato nazionale. La crisi catalana racchiude in sé la difficoltà della sfida del presente, considerato che essa concilia europeismo ed indipendentismo allo stesso tempo.
  La sfida migratoria non è un fenomeno nuovo nella storia dell'Europa e, a suo avviso, essa è frutto di un'enfasi politico-mediatica non giustificabile alla luce dei numeri di migranti accolti dall'UE a paragone di altri Stati terzi. Anche su questo terreno occorre sviluppare nuove chiavi di lettura e strumenti per la comprensione della realtà.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) si associa ai ringraziamenti al presidente, sottolineando che nella legislatura che volge al termine è stato chiesto maggiore protagonismo all'Italia in politica estera. Da un lato veniamo dal crollo dei regimi del Nord Africa e del Medio Oriente che ha sconvolto l'equilibrio della nostra Regione e ci ha imposto una presenza più forte. Dall'altro, la crisi europea ha comportato un duplice ruolo dell'Italia, che in alcune occasioni è stata percepita come elemento di instabilità e in altre come Paese responsabile in quanto fondatore dell'Unione.
  Abbiamo poi dovuto registrare il passaggio dalla postura multilaterale di Obama all'attuale amministrazione Trump, che induce al rafforzamento della nostra presenza internazionale. Ritiene che la lezione appresa per il futuro concerna la necessità di rafforzare e rilanciare il progetto europeo, sviluppando una nuova capacità di alleanze, anche oltre la PESCO. Occorre anche esprimere costanza e continuità nelle relazioni internazionali, come si è fatto nei rapporti con i Paesi di area baltica.
  Rivendica a questa legislatura un contributo assai positivo sul terreno delle riforme di sistema nel campo della cooperazione allo sviluppo, della lotta al terrorismo e del dispiego di missioni internazionali. Inoltre, è stato condotto un lavoro proficuo che si è tradotto in molti casi nella costruzione di un consenso più ampio rispetto alla maggioranza. Ciò ha consentito di fare maturare il Paese su molti temi ed è un patrimonio da non disperdere.
  Registra con soddisfazione che dagli interventi dei colleghi Valentini e Palazzotto emerga una visione condivisa sui temi della cooperazione allo sviluppo e dell'Africa, a conferma di una raggiunta maturità su tali questioni come parte di un interesse nazionale.
  Permane il tema delle risorse e della necessità di approfondire meglio la questione EMA come pure il bilancio della battaglia per la partecipazione dell'Italia al Consiglio di Sicurezza. Auspica per il futuro unità di visione anche nella prospettiva delle prossime decisioni in tema di missioni internazionali, ma soprattutto sulla valutazione dell'interesse nazionale al di là dei vari posizionamenti politici. Il dossier russo sarà in tal senso un valido banco di prova per misurare la maturità delle forze politiche.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ringrazia i colleghi autorevolmente intervenuti e, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluse le dichiarazioni in titolo.

  La seduta termina alle 17.05.

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