CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 gennaio 2017
754.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 25 gennaio 2017. — Presidenza del presidente della VIII Commissione Ermete REALACCI.

  La seduta comincia alle 15.40.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2015/652 che stabilisce i metodi di calcolo e gli obblighi di comunicazione ai sensi della direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e della direttiva (UE) 2015/1513 che modifica la direttiva 98/70/CE, relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel, e la direttiva 2009/28/CE, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili.
Atto n. 369.

(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 18 gennaio 2017.

  Ermete REALACCI, presidente, avverte che non è ancora pervenuto il prescritto parere della Conferenza unificata. Invita tuttavia i relatori del provvedimento a predisporre comunque entro breve tempo una proposta di parere da sottoporre ai colleghi, ricordando che nel corso della prossima settimana perverranno osservazioni in merito da parte dei componenti della Commissione XIII. Sollecita i relatori ad approfittare dell'occasione offerta dall'esame dello schema di decreto in oggetto per affrontare, in merito ai biocarburanti, le questioni relative al conflitto con le produzioni alimentari e al reperimento di materie prime di origine boschiva e non alimentare.

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  Piergiorgio CARRESCIA (PD) relatore per la VIII Commissione, nel segnalare di aver già ricevuto osservazioni e considerazioni sia dai colleghi sia da parte di soggetti esterni, ne anticipa brevemente il contenuto, sottolineando in via preliminare la necessità di evitare il gold plating in sede di recepimento. Oltre alle segnalazioni di carattere esclusivamente formale, volte ad eliminare alcuni errori materiali, rileva in primo luogo che le tonnellate di scarti provenienti dall'industria agroalimentare, che potrebbero essere valorizzati destinandoli agli impianti di biodigestione, con un risparmio anche in termini di riduzione delle emissioni di CO2, sono ora destinate allo smaltimento in discarica o verso altre forme di recupero. Pertanto, sarebbe opportuno evidenziare nelle premesse della proposta di parere la opportunità che gli scarti organici provenienti dall'industria alimentare e dalla lavorazione agroalimentare, lavorati solamente meccanicamente a freddo in impianti autorizzati costituiscano matrice d'ingresso per il digestato. In secondo luogo, nel ricordare che il decreto legislativo n. 66 del 2005 pone in capo ai fornitori di energia elettrica obblighi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, rileva che, nello schema di decreto all'esame, il fornitore viene identificato come il soggetto obbligato al pagamento dell'accisa. Segnala dunque l'incongruità di una disposizione che pone in capo ad una figura che si limita sostanzialmente ad acquistare e vendere energia obblighi che essa non è in grado di assolvere. Pertanto, ritiene che potrebbe essere opportuna una modifica dello schema all'esame, nel senso di identificare il fornitore di energia quale soggetto che produce o importa l'energia elettrica utilizzata per alimentare i veicoli elettrici, non associando il fornitore con il soggetto responsabile della riscossione delle accise. Ricorda infine che lo schema di decreto in esame introduce l'obbligo per i fornitori di energia elettrica di comunicare annualmente al Ministero dell'ambiente sia il quantitativo totale di ciascun tipo di elettricità fornita che le relative emissioni di gas ad effetto serra prodotte durante il ciclo di vita per unità di energia. A tale proposito, rileva la difficoltà per i fornitori di energia elettrica di misurare con certezza tutta l'energia elettrica erogata per la ricarica dei veicoli elettrici, in considerazione del fatto che tale ricarica può avvenire anche attraverso sistemi privati, che non consentono di contabilizzare la sola energia destinata alla ricarica dei veicoli. Ritiene pertanto opportuno proporre in sede di parere anche un intervento volto a risolvere la questione.

  Davide CRIPPA (M5S) desidera porre alcune richieste di chiarimento ai relatori con particolare riferimento alla responsabilità del fornitore nella scelta del produttore, scelta che può dipendere dalle caratteristiche dell'offerta commerciale e, in particolare, dall'utilizzo da parte del produttore di fonti rinnovabili. Altro aspetto che ritiene meritevole di approfondimento riguarda la contabilizzazione delle ricariche domestiche di cui peraltro comprende le difficoltà. Per quello che riguarda l'utilizzo da parte di altri soggetti giuridici diversi dalle persone fisiche, ritiene invece che occorra individuare un sistema di contabilizzazione adeguato.

  Cristina BARGERO (PD), relatrice per la X Commissione, premessa l'opportunità di evitare il cosiddetto gold plating nel recepimento della normativa comunitaria, ritiene che il fornitore abbia di fatto poche possibilità di incidere nella scelta del produttore.

  Stella BIANCHI (PD), con riferimento alle osservazioni del collega Crippa, ritiene opportuno individuare meccanismi che consentano di indurre anche i soggetti distributori di energia elettrica a porsi il problema della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, scegliendo i fornitori più virtuosi da questo punto di vista.

  Ermete REALACCI, presidente, nell'ipotizzare che si possa configurare su tale aspetto una sorta di «responsabilità estesa del produttore», rileva l'opportunità di Pag. 24acquisire informazioni sugli orientamenti assunti in materia dai maggiori Paesi europei.

  Piergiorgio CARRESCIA (PD), relatore per la VIII Commissione, sollecita i colleghi a sottoporre in tempi brevi eventuali ulteriori osservazioni.

  Ermete REALACCI, presidente, in conclusione, invita i colleghi a proporre ulteriori osservazioni entro la giornata di venerdì 27 gennaio, in modo da consentire ai relatori di predisporre una proposta di parere entro i primi giorni della prossima settimana. In ogni caso, nel ricordare che la settimana prossima dovrebbero pervenire le indicazioni dei colleghi della Commissione XIII, ribadisce che occorre comunque attendere il prescritto parere della Conferenza unificata. Nessun altro chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 25 gennaio 2017. — Presidenza del presidente della VIII Commissione Ermete REALACCI.

  La seduta comincia alle 16.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti: Nuovo slancio all'innovazione nel settore dell'energia pulita.
COM(2016)763 final.

(Esame dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in oggetto.

  Gianluca BENAMATI (PD), relatore per la X Commissione, ricorda che le Commissioni riunite avviano oggi l'esame della comunicazione che costituisce la base sulla quale si fonda il nuovo pacchetto adottato dalla Commissione europea in materia di energia pulita. Un pacchetto assai composito, costituito di diversi atti che allo stato non sono ancora tutti disponibili in lingua italiana ma che, appena completata la trasmissione da parte della Commissione europea, dovranno essere attentamente e puntualmente esaminati.
  Si tratta, in effetti, di un nuovo fondamentale passo avanti in una materia su cui già nel recente passato le Istituzioni europee hanno dimostrato di sapersi muovere con intelligenza e lungimiranza nella consapevolezza che il tema dell'energia è davvero centrale per costruire solide prospettive di crescita dell'Unione europea negli scenari globali dei prossimi anni.
  L'energia è per sua natura un tema trasversale che tocca diverse dimensioni in relazione all'incidenza che essa riveste per il sistema produttivo, per la ricerca e l'innovazione tecnologica, nella vita sociale e in considerazione dei risvolti ambientali e di carattere strategico con riferimento alla sicurezza degli approvvigionamenti e ai rapporti con i fornitori.
  Con l'Unione dell'energia l'UE ha definito una strategia organica che tenta di affrontare sistematicamente tutte queste diverse dimensioni.
  Oggi, la Commissione europea propone di concentrarsi in particolare sul tema assai delicato della individuazione di strumenti e misure idonei a promuovere un più intenso sviluppo delle energie rinnovabili. Tema su cui, per affermazione della stessa Commissione europea, che monitora lo stato di attuazione dell'Unione dell'energia, sono già stati compiuti notevoli progressi e risultati apprezzabili.
  Rispetto al target previsto per il 2020 per l'UE nel suo complesso del 20 per cento, si registrano tuttavia risultati assai differenziati da Paese a Paese; per limitarsi ai maggiori, mentre la Francia ha già conseguito il livello del 23 per cento, la Germania si colloca al 18 per cento, il Regno Unito al 15 per cento e l'Italia al 17 per cento. I picchi più elevati sono stati conseguiti dalla Svezia con il 49 per cento, Pag. 25dalla Lituania con il 40 per cento, dall'Austria con il 34 per cento e dalla Danimarca con il 30 per cento. I più bassi dalla Repubblica ceca con il 13 per cento, dall'Irlanda con il 15 per cento, dall'Ungheria con il 13 per cento.
  In particolare, la comunicazione al nostro esame e il pacchetto di iniziative che la corredano sono focalizzati sul tema centrale delle risorse finanziarie e della ricerca di soluzioni innovative, in aggiunta a tutti gli strumenti disponibili, per promuovere maggiori investimenti privati nella ricerca e nell'impiego di tecnologie particolarmente avanzate per il potenziamento delle energie rinnovabili.
  È questo un approccio del tutto condivisibile per il rilievo che le fonti rinnovabili possono assumere nella prospettiva, che la Commissione europea delinea, di un ruolo di leadership mondiale dell'UE per quanto concerne la lotta ai cambiamenti climatici.
  Occorre in proposito ricordare che, in base ai dati puntualmente riportati nell'accurata documentazione predisposta dagli uffici, il 2015 è stato l'anno in cui gli investimenti nelle energie rinnovabili hanno raggiunto il picco.
  In un decennio, gli investimenti sono aumentati di 6 volte superato la cifra complessiva di 285 miliardi di dollari. È d'altra parte impressionante il dato per cui il primo investitore è di gran lunga la Cina; escludendo le centrali idroelettriche, questo Paese ha investito nel 2015 oltre 102 miliardi di dollari, oltre un terzo del totale a livello mondiale.
  È evidente che in Cina si pone un problema gravissimo di abbattimento delle emissioni inquinanti e di aggiornamento degli impianti produttivi che, nel raffronto internazionale, si caratterizzano per una vistosa obsolescenza dal punto di vista dell'impatto ambientale.
  L'utilizzo di energie rinnovabili diventa, quindi, per l'economia cinese che sta vivendo da tanti anni una fase di impetuosa crescita, una esigenza vitale per scongiurare il rischio sempre più prossimo di vere e proprie catastrofi ambientali.
  Ciononostante non si può trascurare il fatto che così ingenti investimenti comportano anche un sostegno di dimensioni rilevantissime alla ricerca e all'innovazione, tali da collocare il sistema cinese in una posizione di avanguardia assoluta a livello internazionale, a scapito degli altri concorrenti.
  Il secondo investitore mondiale nelle energie rinnovabili sono gli Stati Uniti; a distanza seguono il Giappone, il Regno Unito, l'India e la Germania.
  Gli investimenti complessivi dell'Unione europea ammontavano, nel 2015, a poco più di 48 miliardi di dollari, una cifra più o meno corrispondente a quella investita nei soli Stati Uniti. Peraltro, la distribuzione degli investimenti è assai differenziata perché circa la metà si concentrano nel Regno Unito.
  Alla luce di questi dati, appare pienamente condivisibile l'obiettivo prioritario che la Commissione europea si prefigge con il pacchetto «energia pulita», obiettivo che è chiaramente esplicitato nella comunicazione al nostro esame.
  Si tratta, in sostanza, di intervenire per sostenere tutti gli investimenti utili ad accelerare il processo di transizione del sistema energetico europeo verso le energie pulite. A tal fine, l'esigenza di disporre di flussi finanziari diventa prioritaria.
  Nella comunicazione, la Commissione europea afferma che la prospettiva del completamento dell'Unione dei mercati dei capitali potrebbe utilmente servire allo scopo perché favorirebbe la mobilità dei capitali all'interno dell'Unione europea verso le prospettive di investimento più innovative e potenzialmente redditizie.
  Un secondo aspetto sottolineato nella comunicazione concerne la verifica sugli aiuti di Stato; la Commissione preannuncia la sua intenzione di rivedere le regole attualmente vigenti in materia per favorire gli investimenti effettuati nel campo della ricerca e dell'innovazione nella logica della decarbonizzazione. Anche in questo caso, si può peraltro osservare che a questa condivisibile intenzione non si accompagna, nella comunicazione, l'indicazione più Pag. 26puntuale delle specifiche questioni su cui si concentrerà la revisione delle politiche vigenti in materia di aiuti di Stato.
  Un terzo aspetto è costituito dalla intenzione di effettuare un'accurata ricognizione degli incentivi attualmente applicati alle fonti energetiche a maggior impatto ambientale. Anche sotto questo profilo, all'interno dell'UE si registra una situazione assai differenziata. Mentre la quota di energia prodotta con l'impiego di carbone si collocava in media, nel 2014, al 17,2 per cento, la Germania registrava ancora una quota del 25,8 per cento e la Polonia addirittura del 52,5 per cento.
  È evidente che in assenza di indirizzi molto chiari a livello europeo per disincentivare l'utilizzo del carbone, i Paesi che più intensamente fanno ricorso a questa fonte non vi rinunceranno spontaneamente. Per questo motivo, un'azione più decisa da parte delle Istituzioni europee potrebbe risultare estremamente utile. Andrebbe, quindi, affermato con fermezza il principio per cui devono essere rimesse in discussione le misure che continuano a favorire l'utilizzo di combustibili a maggiore impatto ambientale, con particolare riguardo al carbone. La stessa Commissione rileva che le sovvenzioni annuali dirette a favore dei carburanti fossili erano pari, nel 2012, a circa 42 miliardi di euro. Una cifra estremamente elevata che, evidentemente, potrebbe servire più opportunamente a promuovere l'utilizzo di fonti rinnovabili.
  Va peraltro osservato che nella comunicazione l'obiettivo di riorientare i flussi finanziari attualmente destinati ai combustibili fossili verso fonti rinnovabili non è accompagnato da un chiaro cronoprogramma che dovrebbe indicare la data entro la quale gli Stati membri dovrebbero cessare di sostenere i combustibili più inquinanti.
  In effetti, nella sua comunicazione l'Unione europea tende a far prevalere un approccio più orientato a supportare e sostenere la ricerca e l'investimento in tecnologie innovative per quanto concerne le fonti rinnovabili piuttosto che a rimettere in discussione regimi esistenti e a ricorrere, se del caso, a misure sanzionatorie nei confronti dei Paesi più refrattari a convertire i loro sistemi energetici nella direzione prospettata.
  Più interessante risulta la parte nella quale la comunicazione delinea una strategia volta a potenziare gli strumenti finanziari a disposizione o da attivare per stimolare gli investimenti del settore privato, con particolare riguardo all'obiettivo di attenuare i rischi gravanti sugli investitori.
  Già attualmente l'Unione europea dispone di un portafoglio di strumenti e fonti di finanziamento di cui il più importante è sicuramente il Fondo europeo degli investimenti strategici, il cosiddetto «Piano Juncker» che la Commissione europea definisce come lo «strumento chiave».
  Il FEIS destina il 25 per cento delle risorse attivate a progetti relativi all'energia e all'ambiente e all'uso efficiente delle risorse. Come è noto l'UE ha disposto recentemente una proroga fino al 2020 del FEIS e anche il suo potenziamento, sulla base degli esiti positivi sino ad ora conseguiti, allo scopo di realizzare investimenti aggiuntivi nell'ordine di 500 miliardi di euro.
  Si tratta di un obiettivo importante che consentirebbe di rimediare, almeno parzialmente, al crollo degli investimenti pubblici determinatosi negli ultimi anni, per le ristrettezze di bilancio, dopo la crisi esplosa nel 2008.
  L'efficacia del FEIS discende essenzialmente dall'attivazione di garanzie e, soprattutto, dal ruolo decisivo che svolge, nella selezione dei progetti finanziabili, la Banca europea degli investimenti la quale dispone di competenze e risorse particolarmente consistenti che potrebbero essere utilmente impiegate per queste finalità, anche in misura superiore a quella prospettata dalle Istituzioni europee.
  Il sostegno alla ricerca e all'innovazione passa attraverso il finanziamento di progetti dimostrativi; a questo scopo, particolare interesse può assumere il programma Pag. 27lanciato, nel quadro più generale di Horizon 2020, dalla Commissione europea con la BEI denominato Innovfin. 
  La Commissione intende raddoppiare le risorse stanziate a questo scopo. La Commissione si prefigge poi di creare, a partire dal 2021, uno specifico fondo per l'innovazione che subentri strutturalmente al programma NER300.
  Più in generale, la Commissione mira a canalizzare una quota parte assai consistente, superiore ai 5,7 miliardi euro già attualmente destinati all'obiettivo di «energia sicura, pulita ed efficiente», nell'ambito di Horizon 2020, anche valutando di creare uno specifico Consiglio europeo per l'innovazione.
  Viene poi preannunciata l'intenzione di mobilitare più di 2 miliardi di euro già per il periodo 2018-2020, sempre nell'ambito di Horizon 2020 su alcune priorità strategiche che riguardano in particolare la decarbonizzazione del parco immobiliare dell'UE entro il 2050; lo sviluppo di soluzioni di stoccaggio e l'elettromobilità.
  Per quanto concerne il parco immobiliare, che assorbe il 40 per cento della domanda di energia all'interno dell'UE, più di qualsiasi altro settore, la Commissione europea sottolinea il grande potenziale di risparmio energetico che richiede tuttavia il raddoppio degli attuali tassi di ristrutturazione.
  Per quanto concerne lo stoccaggio, viene sottolineata l'esigenza di rilanciare la produzione di celle per batterie in modo da disporre di batterie più economiche, più leggere, sicure ed efficienti e da velocizzare il processo di caricamento.
  La disponibilità di una nuova generazione di batterie, insieme alla digitalizzazione e all'utilizzo di sistemi di interconnessione intelligenti, potrà favorire progressi più consistenti per quanto riguarda i sistemi di trasporto e mobilità più evoluti, a minor consumo di energia e a minore impatto ambientale.
  In proposito, occorre verificare quali margini effettivi siano disponibili allo scopo, vale a dire in che misura si possa fare ricorso alle risorse di Horizon 2020 senza pregiudicare il conseguimento di altre precedenti finalità.
  Un altro aspetto della comunicazione meritevole di attenzione consiste proprio nel tentativo di collegare strettamente il sostegno agli investimenti con la promozione della ricerca e della innovazione. Ciò richiederebbe che si definissero, a livello europeo ma anche a livello nazionale, politiche in grado di collegare strettamente le istituzioni competenti, in primo luogo a livello governativo, il mondo delle imprese, gli istituti di ricerca e le università, al fine di creare un sistema integrato in cui le migliori energie e conoscenze possono lavorare insieme per realizzare progressi c concreti sul terreno delle energie rinnovabili.
  La previsione di misure premiali nei confronti delle iniziative dirette a tale scopo potrebbe rappresentare un formidabile strumento di progresso che offrirebbe all'Europa, e in particolare all'Italia che su questo terreno registra gravi ritardi, un'occasione preziosa per recuperare il gap sempre più ampio rispetto ai sistemi più avanzati.
  La comunicazione ricorda poi che tra gli ulteriori strumenti attivabili vi sono anche le risorse che potranno essere acquisite mediante la vendita all'asta delle quote di emissione (il sistema ETS) oggetto di una recente proposta di modifica su cui la Camera dei deputati si è pronunciata.
  In quella proposta si prevede, infatti, che una quota dei proventi sia destinata al sostegno delle energie rinnovabili.
  In linea generale, si può comunque affermare che la comunicazione segna un evidente progresso perché dimostra l'attenzione che l'UE intende dedicare al tema molto concreto del reperimento delle risorse necessarie per realizzare obiettivi ambiziosi ma fattibili.
  In questo scenario, per il nostro Paese, che per le sue difficoltà finanziarie non dispone di margini di intervento sufficienti, pur avendo già posto in essere una serie di misure dirette a promuovere l'impiego di energie rinnovabili e recentemente provveduto a rivedere anche il sistema Pag. 28degli incentivi in modo da migliorarne l'efficacia, ha tutto l'interesse a sostenere le intenzioni della Commissione europea.
  Al riguardo, occorre considerare che il Ministro Calenda ha recentemente preannunciato l'intenzione di aggiornare la Strategia energetica nazionale (SEN) risalente al 2013. In effetti, la Commissione europea rileva che, nonostante gli indiscutibili progressi conseguiti per quanto concerne l'utilizzo di fonti rinnovabili, la maggior parte dei Paesi membri manca ancora di una strategia organica e coerente. Occorrerebbe quindi verificare con il Governo in che misura il preannunciato aggiornamento si raccorderebbe con le indicazioni contenute nel pacchetto energia pulita di cui alla comunicazione al nostro esame.

  Stella BIANCHI (PD), relatrice per la VIII Commissione, avverte che la comunicazione in esame, che costituisce uno degli atti introduttivi del pacchetto energia pulita adottato dalla Commissione europea, delinea le iniziative che la Commissione europea intende assumere per promuovere un più intenso utilizzo delle fonti rinnovabili nel quadro della strategia più generale dell'Unione europea relativa alla lotta ai cambiamenti climatici e alla decarbonizzazione dell'economia.
  È questa una materia su cui l'Unione europea ha saputo svolgere un ruolo per certi versi pioneristico a livello globale, anche se non è stata sempre in grado di far valere con la necessaria forza le proprie ragioni nei negoziati internazionali.
  In ogni caso, i risultati ottenuti con il COP21 segnano una svolta importate e confermano la bontà della linea adottata dalla Commissione europea di adottare misure puntuali per ridurre le emissioni di CO2.
  L'Unione dell'energia ha definito la cornice complessiva entro la quale si collocano le politiche dell'Unione europea in materia.
  Oggi, con il pacchetto energia pulita l'Unione europea si concentra in particolare sul tema delle fonti rinnovabili. Tema su cui, per affermazione della stessa Commissione europea, che monitora lo stato di attuazione dell'Unione dell'energia, sono già stati compiuti notevoli progressi e risultati apprezzabili.
  Rispetto al target previsto per il 2020 per l'UE nel suo complesso del 20 per cento, si registrano tuttavia risultati assai differenziati da Paese a Paese; per limitarsi ai maggiori, mentre la Francia ha già conseguito il livello del 23 per cento, la Germania si colloca al 18 per cento, il Regno Unito al 15 per cento e l'Italia al 17 per cento. I picchi più elevati sono stati conseguiti dalla Svezia con il 49 per cento, dalla Lituania con il 40 per cento, dall'Austria con il 34 per cento e dalla Danimarca con il 30 per cento. I più bassi dalla Repubblica ceca con il 13 per cento, dall'Irlanda con il 15 per cento, dall'Ungheria con il 13 per cento.
  La situazione assai differenziata all'interno dell'UE è in particolare evidenziata dalla quota di energia assicurata dal carbone, combustibile ad elevato impatto. Mentre la media all'interno dell'UE nel 2014 si collocava nel 17,2 per cento, la Germania registrava ancora una quota del 25,8 per cento e la Polonia addirittura del 52,5 per cento.
  È evidente che in assenza di indirizzi molto chiari a livello europeo per disincentivare l'utilizzo del carbone, i Paesi che più intensamente fanno ricorso a questa fonte non vi rinunceranno spontaneamente. Per questo motivo, un'azione più decisa da parte delle Istituzioni europee potrebbe risultare estremamente utile. Andrebbero quindi rimesse in discussione le misure che continuano a favorire l'utilizzo di combustibili a maggiore impatto ambientale, con particolare riguardo al carbone.
  La stessa Commissione rileva che le sovvenzioni annuali dirette a favore dei carburanti fossili erano pari, nel 2012, a circa 42 miliardi di euro. Una cifra estremamente elevata che, evidentemente, potrebbe servire più opportunamente a promuovere l'utilizzo di fonti rinnovabili.
  Va peraltro osservato che nella comunicazione l'obiettivo di riorientare i flussi Pag. 29finanziari attualmente destinati ai combustibili fossili verso fonti rinnovabili non è accompagnato da un chiaro cronoprogramma che dovrebbe indicare la data entro la quale gli Stati membri dovrebbero cessare di sostenere i combustibili più inquinanti.
  In effetti, nella sua comunicazione l'Unione europea tende a far prevalere un approccio più orientato a supportare e sostenere la ricerca e l'investimento in tecnologie innovative per quanto concerne le fonti rinnovabili piuttosto che a rimettere in discussione regimi esistenti e a ricorrere, se del caso, a misure sanzionatorie nei confronti dei Paesi più refrattari a convertire i loro sistemi energetici nella direzione prospettata.
  In ogni caso, merita apprezzamento lo sforzo compiuto dalla Commissione europea per consentire all'UE di affrontare in termini più coerenti e organici il tema delle energie rinnovabili che fino ad ora è stato sostanzialmente rimesso alla discrezionalità dei singoli Paesi membri.
  Per questo motivo, potrebbe risultare utile anche valutare se non si possa pervenire a un sistema coerente e tendenzialmente uniforme per quanto concerne la revisione dei sistemi di incentivazione applicati nei diversi Paesi membri, allo scopo di focalizzare gli incentivi stessi sull'obiettivo di promuovere la ricerca e l'evoluzione tecnologica nell'ambito dell'UE, piuttosto che l'acquisizione di sistemi e apparati di provenienza extraeuropea, come purtroppo molto spesso è accaduto negli scorsi anni.
  Il valore più rilevante della comunicazione in esame consiste proprio nel tentativo di collegare strettamente il sostegno agli investimenti con la promozione della ricerca e della innovazione. Ciò richiederebbe che si definissero, a livello europeo ma anche a livello nazionale, politiche in grado di collegare strettamente le istituzioni competenti, in primo luogo a livello governativo, il mondo delle imprese, gli istituti di ricerca e le università, al fine di creare un sistema integrato in cui le migliori energie e conoscenze possono lavorare insieme per realizzare progressi c concreti sul terreno delle energie rinnovabili.
  La previsione di misure premiali nei confronti delle iniziative dirette a tale scopo potrebbe rappresentare un formidabile strumento di progresso che offrirebbe all'Europa, e in particolare all'Italia che su questo terreno registra gravi ritardi, un'occasione preziosa per recuperare il gap sempre più ampio rispetto ai sistemi più avanzati.
  La valutazione sostanzialmente positiva che la Commissione europea dà sui risultati conseguiti dal nostro Paese, per quanto concerne le fonti rinnovabili, si accompagna alla sollecitazione affinché si intervenga per migliorare la capacità di interconnessione e per promuovere una riduzione dei prezzi dell'energia elettrica che si colloca ancora al di sopra della media europea. In effetti, negli ultimi anni, come evidenziato anche dall'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), in Italia le fonti energetiche rinnovabili sono cresciute assai rapidamente, in pratica raddoppiando in un decennio.
  La ripartizione tra le diverse fonti evidenzia una prevalenza di biocarburanti e dei rifiuti per circa poco meno del 10 per cento, dell'energia geotermica per il 3,6 per cento, per l'energia idroelettrica del 2,5 per cento, del solare e dell'1,6 per cento e dell'eolica dello 0,8 per cento.
  L'incremento medio più significativo si è registrato con riferimento all'energia solare. L'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili costituisce nel nostro Paese quali il 40 per cento del totale, con una prevalenza dell'energia idroelettrica per oltre il 15 per cento, seguita dal solare per il 9,3 per cento e dall'eolica per il 5,2 per cento. L'Italia si colloca al decimo posto per la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
  Rileva che siamo in presenza di un passaggio di estrema importanza nella definizione, cui l'Unione europea si è dedicata negli anni più recenti, di una politica comune in materia di energia in coerenza con l'obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici e contenere le emissioni Pag. 30inquinanti. Il contenuto prevalentemente economico delle iniziative che vengono preannunciate dalla Commissione europea non deve far trascurare l'importanza dei profili più generali poiché tutti gli strumenti che si potranno attivare, anche ricorrendo a soluzioni innovative sul piano finanziario, dovranno rispondere all'obiettivo di velocizzare il processo di transizione in corso verso un'economica a minore impatto ambientale che utilizzi più intensamente le fonti rinnovabili rendendole sempre più vantaggiose.
  In conclusione, ritiene opportuno proporre all'attenzione dei colleghi alcune considerazioni. Innanzitutto evidenzia come, a parere della Commissione europea, accelerare la transizione verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio sia una necessità urgente e allo stesso tempo una straordinaria opportunità per l'Europa. Riporta a tale proposito le parole della Commissione europea, secondo cui «perdere la sfida potrebbe rimettere in discussione la situazione di benessere che abbiamo raggiunto. Vincerla, permetterebbe di accedere ad opportunità economiche senza precedenti ed abbracciare nuove prospettive di prosperità, benessere e crescita.» La seconda considerazione riguarda gli obiettivi che l'Unione europea si è data per il 2030 e per il 2050, in linea con l'impegno assunto nella COP21 di Parigi di limitare l'innalzamento della temperatura del pianeta sotto i 2 gradi rispetto ai livelli pre industriali. Nonostante i progressi fin qui compiuti, ritiene che le attuali tendenze non consentano di raggiungere gli obiettivi futuri, richiedendo che vengano messe in campo ulteriori politiche virtuose. In terzo luogo, come già evidenziato in precedenza, rileva la criticità rappresentata dai regimi di sussidio ai combustibili fossili, tuttora presenti in molti Paesi europei, che ostacolano le iniziative volte a favorire la produzione di energia pulita. A tale proposito, segnala infatti che nel 2012 le sovvenzioni annuali dirette a favore dei carburanti fossili sono state pari a circa 41,9 miliardi di euro o, considerando le esternalità ambientali, a 300 miliardi di euro. Rileva dunque come in un contesto di risorse limitate, l'onere finanziario di tali sovvenzioni significa che meno risorse vengono probabilmente destinate al finanziamento pubblico della ricerca e dell'innovazione in materia di fonti rinnovabili.

  Ermete REALACCI, presidente della VIII Commissione, con riguardo al livello nazionale, sottolinea come non ci si possa limitare ad assumere misure volte a promuovere le fonti rinnovabili, essendo chiamata in causa l'intera politica industriale del Paese. A tale proposito, rileva la necessità di definire una politica complessiva, che non si esaurisca nelle competenze del Ministero dell'ambiente, ma che coinvolga diversi attori, sull'esempio della Germania, che ha messo a punto una strategia energetica lungimirante con obiettivi molto ambiziosi, dopo un'ampia consultazione dei Länder, delle città principali e delle maggiori imprese. Anche con riferimento alla prossima audizione del ministro Calenda sulla nuova Strategia energetica nazionale, prevista per il 16 febbraio, sottolinea l'importanza del contributo che le Commissioni possono dare per favorire scelte strategiche complessive, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

  Andrea VALLASCAS (M5S), in considerazione della rilevanza dei contenuti affrontati dalla comunicazione in esame, ritiene che sia opportuno svolgere un breve ciclo di audizioni.

  Gianluca BENAMATI (PD) ricorda che la comunicazione in esame in realtà fa parte di un corposo pacchetto di provvedimenti che devono ancora essere assegnati e che quindi, qualora anche gli altri gruppi concordassero, potrebbe essere opportuno soprassedere in questa fase allo svolgimento delle audizioni al fine di svolgere l'attività istruttoria sul complesso degli atti citati.

  Davide CRIPPA (M5S) si associa alla richiesta avanzata dal collega Vallascas sulla opportunità di svolgere audizioni specifiche sugli argomenti oggetto della Pag. 31comunicazione in esame. Con riferimento, in particolare, alle percentuali fornite sull'utilizzo delle diverse fonti di produzione di energia da parte dei singoli Paesi, ritiene che le Commissioni dovrebbero più utilmente disporre di dati in termini di megawattore e gigawattore prodotti, in modo tale che anche la comparazione con gli altri Paesi sia più attendibile, anche considerando le diverse fasi di congiuntura economica. Altra questione da approfondire riguarda la drastica diminuzione nel settore idroelettrico, forse dovuta agli incentivi ancora previsti per le fonti di produzione fossile. Nell'evidenziare l'importanza di un approccio diverso sul piano industriale per la politica energetica, rileva la necessità di incentivi e misure di sostegno per coloro che si dedicano alla ricerca nelle tecnologie più avanzate. Ritiene che altri temi meritevoli di approfondimento siano quelli relativi al capacity market e al capacity payment.

  Gianluca BENAMATI (PD) ribadisce come la comunicazione oggi all'esame delle Commissioni faccia parte del cosiddetto winter package che prevede quattro comunicazioni, quattro direttive e quattro regolamenti. Ecco perché ritiene occorra valutare attentamente la tempistica relativa alle audizioni da svolgere.

  Alberto BOMBASSEI (CI) evidenzia l'importanza di poter disporre di ulteriori elementi informativi circa la situazione degli altri Paesi, soprattutto in tema di percentuali di utilizzo delle diverse fonti di produzione di energia e del tasso di inquinamento attribuibile alle diverse fonti utilizzate, da intendersi come esternalità negative. Ricorda, altresì, come il nuovo presidente Trump abbia annunciato interventi volti a ridurre il costo dell'energia.

  Ermete REALACCI, presidente della VIII Commissione, anche in considerazione dei cambiamenti in atto nelle politiche di alcuni Paesi europei, segnala l'opportunità di disporre di informazioni circa la programmazione futura degli interventi nel settore, nei più importanti Stati membri dell'UE, quali la Germania, la Spagna, la Francia e la Gran Bretagna, finché non abbandonerà l'Unione europea.

  Stella BIANCHI (PD), con riferimento alle osservazioni del collega Bombassei, rileva che potrebbe essere utile disporre dei dati relativi ai tassi di inquinamento degli altri Paesi europei, anche ai fini di una valutazione dei costi delle diverse fonti di energia.

  Ermete REALACCI, presidente della VIII Commissione, a tale proposito rileva come sia stata proprio una valutazione analoga ad indurre la Cina ad assumere un ruolo di leadership in tema di cambiamenti climatici a livello internazionale. Aggiunge che la scelta cinese è stata determinata, oltre che dall'elevatissimo livello di inquinamento delle sue città, a partire da Pechino, anche dalla sfida economica sottesa, oltre che da una questione geopolitica, visto il passo indietro degli Stati Uniti d'America dopo l'elezione del nuovo Presidente.

  Alberto BOMBASSEI (CI) concorda con le considerazioni del presidente circa il tasso di inquinamento attualmente presente in Cina ma ricorda come proprio in quel Paese attualmente si stiano adottando misure molto rigorose proprio per ridurre l'impatto ambientale nelle città, e questo è un elemento positivo che va loro riconosciuto.

  Ermete REALACCI, presidente della VIII Commissione, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.30.