CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 gennaio 2017
753.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
Pag. 27

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 24 gennaio 2017. — Presidenza del presidente Donatella FERRANTI. — Interviene il sottosegretario di Stato alla Giustizia Gennaro Migliore.

  La seduta comincia alle 13.25.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della decisione quadro 2003/568/GAI relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato.
Atto n. 365.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento e conclusione – Parere favorevole con una osservazione).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in oggetto rinviato nella seduta del 19 gennaio scorso.

  Donatella FERRANTI, presidente e relatrice, comunica che sono pervenute osservazioni scritte sul provvedimento in discussione da parte dell'Unione camere penali italiane. Quanto ai rilievi formulati dal collega Colletti, sottolinea come la scelta di intervenire sull'articolo 2635 del codice civile, anziché di introdurre la fattispecie del reato di corruzione tra privati nel codice penale, è condivisibile alla luce della legislazione vigente, tenendo comunque conto che appare sempre più opportuno un intervento normativo di natura Pag. 28sistematica volto ad includere nel codice penale, secondo il principio di riserva di codice, tutte le fattispecie penali, ivi comprese quelle contenute in leggi speciali, previste dalla legislazione vigente, assicurandone la piena conoscibilità. A tale proposito ricorda che l'articolo 31, comma 1, lettera p), del disegno di legge S. 2067, recante modifiche al codice penale, codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario, all'esame dell'Assemblea del Senato e già approvato dalla Camera dei deputati (C. 2798), prevede quale principio e criterio direttivo di delega l'attuazione sia pure tendenziale, del principio della riserva di codice nella materia penale, al fine di una migliore conoscenza dei precetti e delle sanzioni e quindi dell'effettività della funzione rieducativa della pena. Osserva, inoltre, che l'articolo 4 dello schema di decreto introduce il reato di istigazione alla corruzione tra privati con esclusivo riferimento a coloro che svolgono funzioni dirigenziali o direttive, in considerazione della circostanza che il principio di delega che prevede la punibilità dell'istigazione alla corruzione (articolo 19, comma 1, lettera c), della legge 12 agosto 2016, n. 170) si riferisce specificatamente alle ipotesi in cui l'attività corruttiva sia svolta da coloro che svolgono tali funzioni. Ritiene opportuno, sulla base del principio di delega secondo cui occorre tenere conto delle «disposizioni incriminatrici già vigenti», prevedere la punibilità della istigazione alla corruzione tra privati anche nei confronti dei soggetti che nell'ambito della società o dell'ente sono sottoposti alle predette funzioni di direzione o di vigilanza, modulandone la sanzione. Evidenzia, infine, che lo schema di decreto legislativo non modifica il sesto comma dell'articolo 2635 – che prevede la perseguibilità a querela del reato di corruzione tra privati, salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nell'acquisizione di beni o servizi – e prevede la perseguibilità a querela anche per il nuovo reato di istigazione alla corruzione tra privati (articolo 4 dello schema di decreto). Rileva, quindi, l'opportunità di avviare una riflessione su tale scelta, sia alla luce della circostanza che il reato di corruzione tra privati è strutturato dallo schema di decreto come reato di pericolo e non più come reato di danno, sia sulla base della raccomandazione IV contenuta nel Secondo rapporto di conformità relativo ai temi del III Ciclo di valutazione da parte del Groupe d'Etats contre la corruption (GRECO). In particolare, per quanto riguarda il primo profilo, ritiene che debba essere valutato se dalla nuova configurazione del reato debba conseguire anche la sua trasformazione in reato perseguibile d'ufficio. Alla luce di tali considerazioni, presenta, quindi, una nuova proposta di parere favorevole con una osservazione (vedi allegato 1).

  Andrea COLLETTI (M5S), in riferimento ai rilievi di cui al punto 7) della parte premissiva della proposta di parere testé illustrata dalla relatrice, rileva l'opportunità che gli stessi siano trasformati in una condizione.

  Donatella FERRANTI, presidente e relatrice, non ritiene di poter accogliere la richiesta del collega Colletti, dal momento che nelle disposizioni del provvedimento in titolo non si ravvisa alcuna violazione dei principi di delega di cui all'articolo 19 della legge n. 170 del 2016.

  Andrea COLLETTI (M5S), fa notare come la legge n. 170 del 2016 appena richiamata, non abbia fatto riferimento alcuno alla eliminazione del «nocumento alla società» quale elemento costitutivo del reato di corruzione tra privati e che nonostante ciò nella nuova formulazione del reato di corruzione tra privati non sia traccia del danno. Per quanto sia favorevole a tale soluzione, sottolinea come questa non trovi alcun appiglio formale nei principi di delega, ai quali la presidente si è riferita per motivare la sua contrarietà alla trasformazione della osservazione in condizione.

  Donatella FERRANTI, presidente e relatrice, precisa che l'eliminazione del riferimento Pag. 29al «nocumento alla società» è del tutto conforme al principio di fondo della delega che è dato dall'attuazione della decisione quadro 2003/568/GAI relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato, la quale non prevede l'elemento del danno.

  Andrea COLLETTI (M5S), nel ribadire che nel provvedimento in discussione è ravvisabile un «eccesso di delega», evidenzia come dovrebbe parimenti ritenersi da espungere anche il riferimento alla violazione degli obblighi di fedeltà, quale elemento costitutivo della condotta del reato di corruzione tra privati.

  Donatella FERRANTI, presidente e relatrice, nel rammentare che la violazione degli obblighi di fedeltà è già prevista nella vigente formulazione dell'articolo 2635 del codice civile, ribadisce ritiene di non modificare la nuova proposta di parere.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere della presidente e relatrice (vedi allegato 1).

  La seduta termina alle 13.40.

SEDE REFERENTE

  Martedì 24 gennaio 2017. — Presidenza del presidente Donatella FERRANTI. — Interviene il sottosegretario di Stato alla Giustizia Gennaro Migliore.

  La seduta comincia alle 13.40.

Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici.
C. 3772 Capelli, C. 3775 Fabbri e C. 2780 Spadoni.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 19 gennaio 2017.

  Donatella FERRANTI, presidente, comunica che sono stati presentati ulteriori emendamenti al testo base (vedi allegato 2) rispetto a quelli già presentati la scorsa settimana e pubblicati nel bollettino delle giunte e commissioni del 19 gennaio scorso. Avverte che l'articolo aggiuntivo Carfagna 5.012, volto ad istituire il Fondo di solidarietà in favore degli orfani per crimini domestici, è da considerarsi inammissibile per estraneità di materia. Ricorda, a tale proposito, che nella scorsa seduta non si è proceduto all'abbinamento della proposta di legge Brignone C. 3803, diretta ad istituire un Fondo per l'indennizzo della vittime di reati di violenza di genere ed un Fondo per l'indennizzo degli orfani vittime di reati di violenza di genere, in quanto si è ritenuto che tale proposta di legge verta su materia non analoga a quella delle proposte di legge in esame.
  Comunica, infine, che l'onorevole Marilena Fabbri ha sottoscritto le seguenti proposte emendative: Sannicandro 1.3, Giuliani 1.02 e Gribaudo 5.015 e 5.016.
  Nessun chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.
C. 3343 Fiano.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 12 maggio 2016.

  Donatella FERRANTI, presidente, rammenta che, nella seduta del 12 maggio scorso, il deputato Ferraresi aveva rilevato l'opportunità che sul provvedimento in discussione la Commissione procedesse ad un ciclo di audizioni, indicando, in particolare, tra i soggetti da audire, rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati e dell'Unione Camere penali italiane.

  Walter VERINI (PD), relatore, nel manifestare perplessità sulla richiesta del collega Ferraresi, rammenta che il provvedimento Pag. 30in discussione, che non necessita di particolari approfondimenti, ha lo scopo di introdurre l'articolo 293 bis del codice penale, punendo come delitto perseguibile d'ufficio, la propaganda del regime fascista e nazifascista.

  Antonio MAROTTA (AP-NCD-CpI) fa notare come la questione che dovrebbe essere oggetto di riflessione non sia tanto quella se procedere o meno all'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati e dell'Unione camere penali italiane, che potrebbero apportare alla Commissione un contributo meramente tecnico-processuale, quanto, piuttosto, quella relativa all'opportunità di introdurre nel codice penale un'ulteriore ipotesi di reato.

  Donatella FERRANTI, presidente, invita i gruppi parlamentari a far pervenire eventuali richieste di audizione, o di contributi scritti, entro lunedì 30 gennaio prossimo.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.50 alle 13.55.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 24 gennaio 2017. — Presidenza del presidente Donatella FERRANTI.

  La seduta comincia alle 13.55.

Relazione del deputato Stefano Dambruoso sul Simposio svolto a La Valletta, l'8 e il 9 novembre, sul tema «Come rafforzare il ruolo del Parlamento nel costruire un efficace sistema di contrasto al terrorismo all'interno di una cornice giuridica».

  Stefano DAMBRUOSO (CI) informa che, con il seminario dell'8 e 9 novembre scorsi, si è chiuso il progetto dell'Istituto Internazionale per la Giustizia e lo Stato di Diritto (IIJ), promosso dall'Unione Europea, sul ruolo dei Parlamentari nel contrasto al terrorismo. Si è trattato dell'ultimo di una serie di incontri (La Valletta, maggio 2015; Marocco, ottobre 2015; Bruxelles, marzo 2016; Turchia, aprile 2016) ai quali ho avuto l'onore di partecipare su delega della Commissione Giustizia di questa Camera. Hanno aderito a tale iniziativa, con partecipazione e passione, parlamentari di Paesi africani, del Medio Oriente e, ovviamente, europei. Ciò a testimonianza del fatto che il terrorismo rappresenta una minaccia globale e che una maggiore cooperazione internazionale è sentita dalla maggior parte dei Paesi come necessaria per contrastarla efficacemente. Le tematiche affrontate durante i vari workshop sono state numerose e tutti i contributi sono stati altamente significativi. Sono state analizzate le varie legislazioni antiterrorismo adottate dai Paesi partecipanti, vi è stato un dibattito approfondito sulle cause primarie di tale fenomeno criminale, sul sistema investigativo e sull'efficacia della giustizia nel contrasto al terrorismo, sono state analizzate le «buone pratiche» in materia di antiterrorismo per l'inclusione e il coinvolgimento della società civile e quelle in materia di bilancio, supervisione e riservatezza. Questa serie di incontri ha portato all'adozione di un documento, formalmente adottato dal Global Counterterrorism Forum (CGTF) durante la sua settima riunione ministeriale a New York nel settembre scorso, conosciuto come «Valletta Recommendations Relating to Contributions by Parlamentarians in Developing an Effective Response to Terrorism». Le «Valletta Recommendations» (allegate al presente rapporto) costituiscono un riferimento pratico per tutti i parlamentari nell'affrontare i problemi legati al terrorismo e suggeriscono: 1) l'incorporazione dei requisiti degli strumenti internazionali e regionali contro il terrorismo nel diritto interno e la promulgazione Pag. 31in modo rapido di leggi anti-terrorismo che rispettino i diritti umani e le libertà fondamentali; 2) di indagare sulle cause del terrorismo, incluso il processo di radicalizzazione, sul finanziamento e sulle varie tipologie di terrorismo; 3) di sviluppare istituzioni efficaci nel settore della giustizia e creare enti di collegamento fra queste; 4) di mantenere gli strumenti di indagine nell'ambito dello stato di diritto; 5) di promuovere riforme nell'ambito della giustizia criminale per far fronte alle nuove sfide rappresentate dal terrorismo; 6) di favorire la comprensione pubblica e l'inclusività nello sviluppo delle politiche nazionali di lotta al terrorismo; 7) di includere la società civile nella formazione, nello sviluppo e nell'implementazione delle strategie nazionali antiterrorismo; 8) di allocare risorse economiche sufficienti per massimizzare l'uso di risorse governative nel supporto allo sviluppo delle strategie nazionali antiterrorismo; 9) di controllare l'applicazione delle leggi e l'operato dei servizi di intelligence al fine di garantire i diritti dei cittadini; 10) di operare un bilanciamento tra sorveglianza efficace, sicurezza operativa, e i benefici della diffusione pubblica delle notizie relative a fatti di terrorismo; 11) di promuovere uno scambio di informazioni e una maggiore cooperazione interparlamentare.
  Rammenta che l'ultimo meeting svoltosi a La Valletta ha riunito 39 parlamentari provenienti da: Algeria, Benin, Bosnia-Erzegovina, Egitto, Francia Iraq, Italia, Giordania, Kenya, Mali, Malta, Mauritania, Senegal, Serbia, Spagna, Svezia, Tunisia, Turchia, Uganda. Hanno inoltre partecipato rappresentanti del Parlamento ECOWAS, dell'Assemblea Parlamentare della NATO, del Pan African Parliament, dell'Autorità Nazionale Palestinese, nonché esperti di varie organizzazioni internazionali. Tutti i partecipanti hanno sottolineato l'importanza di un'azione collettiva contro questa minaccia mondiale, in particolare attraverso la condivisione di informazioni sensibili e una più stretta collaborazione interparlamentare per aumentare la fiducia tra i Paesi. La prima giornata di lavoro è iniziata con i discorsi di apertura dell'On. Angelo Farrugia, Presidente della Camera dei Rappresentanti di Malta, del dott. Robert Strang e della dott.ssa Maria Sanchez Gil-Cepeda, entrambi delegati UE, i quali hanno sottolineato il ruolo fondamentale dei parlamentari nella lotta al terrorismo nonché la necessità di sviluppare sistemi di giustizia forti, rispettosi dello stato di diritto e dei diritti fondamentali della persona. La dott.ssa Gil-Cepeda, in particolare, si è soffermata sulla necessità di rafforzare le istituzioni statali, in quanto i terroristi traggono profitto da istituzioni fragili, ed ha auspicato che tutti i parlamentari si adoperino per sostenere l'applicazione delle politiche antiterrorismo e delle buone pratiche all'interno dello stato di diritto. Durante il suo discorso, il dott. George W. Vella, Ministro degli Affari Esteri di Malta, ha condiviso le crescenti preoccupazioni dell'UE per quanto riguarda le minacce dell'estremismo violento, dei foreign fighters e degli attacchi terroristici eseguiti in nome di Da'esh all'interno dell'UE, in Libia, Siria e Iraq. Egli ha aggiunto che per affrontare tali fenomeni è prioritario intervenire sulle cause, ovvero i conflitti, la povertà, la proliferazione delle armi e la fragilità degli Stati. Sono state quindi presentate, da parte del Programme Manager IIJ, dott. Valerio de Divitiis, e dall'On. Yaya Sangaré, dell'Assemblea Nazionale del Mali, lo studio sul lavoro dei parlamentari nella lotta al terrorismo e le «Valletta Recommendation».
  Riferisce che durante la sessione sull'azione dei parlamentari per combattere il finanziamento del terrorismo, l'On. Luciano Busuttil, della Camera dei Rappresentanti di Malta, ha evidenziato il lavoro dei legislatori maltesi nella lotta al terrorismo. Egli ha sottolineato l'importanza della chiarezza nelle legislazioni, di differenziare le «attività terroristiche» dagli «atti terroristici» e di aumentare la consapevolezza verso il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, in particolare da parte del settore privato. L'On. David Donat Cattin, del «Parliamentarians Pag. 32for Global Action» (PGA) è intervenuto per richiedere a tutti di essere più attivi nel contrastare le ideologie terroristiche e per contrastare il finanziamento di organizzazioni terroristiche. L'On. Samir Ghattass Mikhaeil, del Parlamento egiziano, ha denunciato il ruolo di alcuni poteri nel promuovere il terrorismo e la radicalizzazione, riferendosi all'intervento a guida Usa in Iraq nel 2003 e alla crisi in Libia del 2011, e ha ricordato che la sovranità degli Stati e le norme internazionali devono essere rispettati. Egli ha aggiunto che la lotta al terrorismo necessita di un quadro internazionale di intervento. La dott.ssa Joelle Garriaud-Maylam, rappresentante NATO, in reazione a tali affermazioni ha suggerito di concentrarsi sulle questioni relative allo sviluppo, come l'istruzione e la promozione del ruolo della donna. La On. tunisina Houda Slim ha aggiunto che maggior sforzi dovrebbero essere profusi per i giovani e i disoccupati che rappresentano il principale bacino di reclutamento per i gruppi terroristici.
  Entrambi i rappresentanti del Benin, l'On. Sedogbo Augustin Ahouanvoebla e l'On.  Abdoulaye Gounou Salifou hanno espresso aperture a ricevere suggerimenti relativamente ad iniziative parlamentari sul contrasto al terrorismo ed hanno anche proposto alla IIJ di rivedere un progetto di legge da presentare all'Assemblea Nazionale del Benin. Hanno poi invitato tutti i Paesi a prendersi le proprie responsabilità e hanno infine ricordato che i Paesi avranno bisogno di una guida nella fase di attuazione delle raccomandazioni adottate. Il rappresentante dell'Iraq, On. Sabah Alshami Alsuwaid, è intervenuto per sottolineare che il terrorismo in Iraq proviene anche dai foreign fighters in viaggio verso il paese. Ha quindi chiesto l'aiuto finanziario della Turchia e degli altri Paesi vicini in questa guerra e, più in generale, ha auspicato una maggiore cooperazione internazionale, ad esempio per quanto riguarda la condivisione delle informazioni. La rappresentante turca, On. Fatma Benli, ha riferito delle crescenti preoccupazione del suo Paese per i fenomeni terroristici, per la crisi dei rifugiati nonché per la difficoltà dei controlli alle frontiere a causa della difficile situazione dei Paesi vicini. Il dott. Robert Strang ha presieduto la prima discussione tematica sulle «Valletta Recommendation» in relazione alle politiche di lotta al terrorismo internazionale.
  Informa che la discussione si è incentrata principalmente sulle ideologie, sulla strumentalizzazione della religione per giustificare atti di terrorismo e sulla necessità di prevenire che i giovani e le persone vulnerabili abbraccino ideologie violente. È stata sostenuta l'importanza dello sviluppo di sistemi di prevenzione dei crimini informatici e auspicato un maggior controllo della rete internet ed in particolare dei social media, utilizzati dai gruppi terroristici per reclutare. Il rappresentante tunisino ha sottolineando che informazioni errate possono rallentare gli sforzi antiterrorismo e il rappresentante del Benin ha espresso la convinzione che alcuni degli Stati più potenti potrebbero dover rinunciare a parte della loro influenza per la causa comune. L'On. Mohammed Bekhechi, dell'Assemblea Nazionale del Popolo di Algeria, ha rivolto il suo intervento, in particolare, sulla questione della deradicalizzazione e sull'urgenza di un'azione collettiva comune. L’ On. Abdoulaye Gounou Salifou, Vicepresidente della Commissione per gli Affari Legali dell'Assemblea Nazionale del Benin, ha ribadito l'impegno del suo Paese nella lotta al terrorismo nel rispetto delle leggi e ha spiegato che, con l'aiuto di un piccolo comitato di esperti che coinvolge le ambasciate francesi e statunitensi, è stata redatta una proposta di legge che cerca di definire con precisione «crimini» e «crimini terroristici» e che prevede dure condanne per questi ultimi. Il rappresentante del Benin ha quindi sostenuto che le leggi dovrebbero andare al di là della criminalizzazione dei soli atti terroristici per affrontare questioni trasversali, come il finanziamento del terrorismo ad opera della criminalità organizzata, il traffico di droga e i controlli alle frontiere. Con l'intervento del dott. Adnan Almashakbeeh, che ha sottolineato la necessità di imparare dalle Pag. 33migliori pratiche di altri Paesi e di coinvolgere studiosi, come sociologi e psicologi, per capire meglio questo fenomeno ideologico, è terminata la prima discussione tematica.
  Segnala che la seconda discussione tematica si è incentrata sul ruolo dei parlamentari nella definizione delle politiche antiterrorismo in materia investigativa, procedurale e di giustizia.
  Riferisce di essere quindi intervenuto spendendo alcune parole sul quadro ordinamentale italiano in cui si inseriscono le politiche di prevenzione e contrasto del terrorismo. In particolare mi sono concentrato sulla separazione dei poteri dello Stato, sulle varie fasi in cui si articola l'attività di contrasto al terrorismo e sull'attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR). In tale contesto ha ricordato di come il Parlamento italiano eserciti, in modo sistematico e continuativo, attraverso il COPASIR, un potere di controllo sull'operato dei Servizi segreti vigilando, in particolare, che questi agiscano nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell'esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni. Ha quindi sottolineato come il Parlamento italiano, nel corso di questa legislatura, sia stato particolarmente attivo nella lotta al terrorismo internazionale approvando norme molto importanti – quali ad esempio il reato di auto-addestramento, quello di proselitismo attraverso internet o quello di organizzazione o finanziamento di viaggi finalizzati al compimento di atti terroristici – che hanno permesso all'autorità giudiziaria di sgominare alcune cellule terroristiche presenti sul nostro territorio. Ha dedicato l'ultima parte del mio intervento a due temi a me molto cari, la lotta alla radicalizzazione e le politiche di de-radicalizzazione, delineando il contenuto della proposta di legge a mia prima firma che, appunto, reca «Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista» e ricordando l'importantissimo ruolo svolto in ambito europeo dalla «rete per la sensibilizzazione in materia di lotta alla radicalizzazione» (RAN).
  Evidenzia che, dopo il suo intervento, ha preso la parola l'On. Lawen Redar, membro della Commissione Giustizia del Parlamento svedese, la quale ha sottolineato come il modo in cui i vari Paesi affrontano le sfide legate al terrorismo abbia anche dei risvolti esterni. Ha portato come esempio di ciò il fenomeno dei foreign fighters di origine svedese che sono andati a combattere in Iraq. Ha quindi sostenuto la necessità di un maggior coordinamento nazionale nella lotta al terrorismo nel suo Paese. Il rappresentante spagnolo, l'On. Antonio Ramon Maria Trevin Lomban, è intervenuto sulla questione del finanziamento legale del terrorismo e sulla necessità di analizzare le origini e la destinazione di tali operazioni. Egli ha aggiunto che il ruolo delle associazioni per le vittime del terrorismo non deve essere trascurato dallo Stato. Con l'intervento del rappresentante spagnolo è terminata la prima giornata di lavori.
  Informa che il secondo giorno il Dott. Valerio de Divitiis ha moderato la terza discussione tematica sulla inclusività delle politiche antiterrorismo e sulla necessità di colmare il divario tra il ramo esecutivo e le parti interessate a livello comunitario. La discussione si è incentrata sull'armonizzazione degli standards internazionali e la cooperazione tra Stati nonché sull'effettivo scambio di informazioni sensibili e sulla responsabilità dei singoli Paesi nello sviluppare la normativa antiterrorismo anche nel caso in cui non siano stati direttamente interessati da attacchi terroristici. Ha preso quindi la parola l'On. Barisa Colak, Primo Vicepresidente, membro della Commissione Mista Casa dei Popoli per la Difesa e Sicurezza dell'Assemblea Parlamentare della Bosnia-Erzegovina, la quale ha spiegato che il suo Paese ha adottato nel 2004 alcune misure antiterrorismo, alle quali è seguita l'adozione, da parte del Consiglio dei Ministri, di un piano d'azione per il 2015-2020 relativo alla loro attuazione. Ha inoltre presentato le azioni che la Bosnia-Erzegovina sta portando avanti per sviluppare una maggiore cooperazione con i Paesi vicini e per favorire l'utilizzo, da parte loro, degli Pag. 34strumenti internazionali di contrasto al terrorismo già esistenti. L’ On. Kalthoum Badreddine Houidi, membro dell'Assemblea Popolare della Tunisia, ed altri rappresentanti tunisini hanno discusso sulla loro legislazione prima e dopo il cambio di regime del 2013, sottolineando come adesso ci sia un rispetto senza precedenti dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come non venga più adoperata la normativa antiterrorismo contro gli avversari politici e come non vengano più utilizzati tortura ed altri maltrattamenti. Ha infine ribadito l'importanza di prendersi cura delle vittime del terrorismo. Ha preso quindi la parola l'On. Khadidiatou Diedhiou, dell'Assemblea Nazionale del Senegal, la quale ha parlato delle modifiche normative attuate nel suo Paese per fronteggiare la minaccia terroristica ed ha ricordando che nessun paese è completamente al sicuro da attacchi terroristici. Nel corso del suo primo intervento l'On. ugandese Hood Kiribedda Katuramu ha riferito dell'approvazione nel suo Paese di una legge che prevede una condivisione delle informazioni, a livello locale, relative ad attività terroristiche e la condanna dei discorsi di odio.
  Rammenta che è iniziata quindi la quarta discussione tematica sul ruolo fondamentale che hanno i parlamentari nel controllo delle politiche antiterrorismo e nel preservare la sicurezza nazionale. Tutti coloro che sono intervenuti hanno auspicato un aumento della fiducia tra i Paesi, in particolare attraverso meccanismi di assistenza giudiziaria reciproca. L'On.  Makali Mulu, dall'Assemblea Nazionale del Kenya, ha evidenziato l'obbligo degli Stati membri di perseguire o estradare i terroristi. Ha dichiarato, quindi, che le risorse economiche destinate dal suo Paese alla lotta al terrorismo hanno generato delle problematiche interne ed ha, infine, evidenziato come i principali problemi del Kenia, in tale ambito, siano legati alla difficile situazione della confinante Somalia. La rappresentante turca, l'On.  Fatma Benli, è quindi intervenuta sottolineando che la mancanza di responsabilità per i crimini può portare a frustrazione e sentimenti di vendetta da parte delle vittime o delle persone vicine alle vittime, e ciò non può che aggravare la situazione. Ha anche auspicato un maggiore coinvolgimento della società civile nella realizzazione delle legislazioni antiterrorismo. L'On.  Nayyef Mukaeef Shnan, membro del Parlamento Iracheno, ha poi tenuto un discorso appassionato sulle lotte del suo Paese contro il terrorismo e ha chiesto una cooperazione reale di tutti i Paesi rivolgendosi, in particolare, a quei Paesi che non fanno abbastanza per impedire che propri cittadini raggiungano l'Iraq per compiere atti terroristici. Il rappresentante francese, l'On. H.E. Sébastien Pietrasanta è poi intervenuto sintetizzando le procedure legislative francesi relative all'adozione delle misure di sicurezza e di intelligence, approvate dopo gli attacchi terroristici del 2015. Il rappresentante del Pan African Parliament è quindi intervenuto sul ruolo di segnalazione dei media, sui social media e l'impatto economico degli attacchi terroristici.
  Segnala che è iniziata così la quinta e ultima discussione tematica sulla promozione del ruolo dei parlamentari nella lotta al terrorismo e il lavoro dei forums interparlamentari. L'On. Victor Hlatshwayo, Presidente del Comitato per la Cooperazione, le Relazioni Internazionali e la Risoluzione dei Conflitti del Pan African Parliament ha parlato di questioni che interessano i Paesi africani e che potrebbero favorire la radicalizzazione e il terrorismo, come la povertà, la mancanza di istruzione, la pluralità di religione, e le questioni socio-economiche. Ha poi sottolineato che i parlamentari hanno svolto un ruolo molto importante nello sviluppo delle politiche necessarie a prevenire la crescita del terrorismo. A questo proposito ha aggiunto che le organizzazioni regionali e internazionali, quali la PAP e l'Unione Africana, possono mettere a disposizione la consulenza di esperti nei workshops antiterrorismo al fine di aiutare i propri membri a comprendere meglio tali problematiche e quindi avere un impatto maggiore nello sviluppo di politiche antiterrorismo dei loro Paesi. Il Sen. Joelle Garriaud-Maylam, Relatore Generale Pag. 35del Comitato sulla Dimensione Civile della Sicurezza dell'Assemblea Parlamentare della NATO, è intervenuto sul ruolo della NATO nella lotta al terrorismo, in particolare a partire dall'11 settembre del 2001 in Afghanistan e attualmente contro il Da'esh, ed ha sottolineato l'importanza dell'Assemblea Parlamentare della NATO per il dialogo interparlamentare e per promuovere forti meccanismi di sicurezza. Il rappresentante del Mali, l'On. Yaya Sangaré, ha sottolineato la necessità di promuovere nuove iniziative per rafforzare la cooperazione e il coordinamento fra i Paesi africani e che ciò rappresenta l'unica strada per una efficace azione antiterrorismo nel suo continente. Nelle loro osservazioni conclusive, il dott. Robert Strang e la dott.ssa Elena Grech, Capo della Rappresentanza UE a Malta, si sono congratulati con i partecipanti per il loro lavoro e l'impegno dimostrato in favore di questa iniziativa. La dott.ssa. Grech, in particolare, ha auspicato una maggiore collaborazione al fine di combattere il terrorismo e il suo finanziamento ed ha sottolineato l'opportunità di condividere le buone pratiche in tutti i Paesi.
  Riferisce che, in conclusione si è condiviso che il terrorismo rappresenta una minaccia globale. Una maggiore cooperazione internazionale è quindi fondamentale per affrontare il problema. Tutti i Paesi, anche quelli che non sono stati fin ora interessati da attacchi terroristici, hanno il dovere di sviluppare politiche antiterrorismo efficaci, coinvolgendo anche la società civile, e di cooperare con le controparti internazionali. Solo uno sforzo congiunto può portare a dei risultati apprezzabili. A tal fine una armonizzazione delle legislazioni e un maggiore scambio di informazioni sensibili rappresentano un punto cruciale. È necessario un potenziamento dei servizi di intelligence ma anche controllare che questi operino nel pieno rispetto delle leggi. Per quanto grande sia la minaccia che la comunità internazionale deve affrontare, il rispetto dei diritti umani non può mai essere messo in discussione. Lo Stato di diritto non può permettersi di degradarsi a livello dei terroristi e chiara deve essere la differenza tra chi calpesta la vita umana e chi invece ne rispetta la dignità. Infine è necessario adoperarsi per contrastare le ideologie che sono alla base dei fenomeni terroristici per impedire la radicalizzazione dei giovani e delle persone più vulnerabili. Si tratta, evidentemente, di sfide molto impegnative che dovremo affrontare anche negli anni a venire.

  Donatella FERRANTI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, ringrazia l'onorevole Dambruoso per la relazione svolta e dichiara conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.05.

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