CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 4 ottobre 2016
702.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 89

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 4 ottobre 2016. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 13.10.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo interinale in vista di un accordo di partenariato economico tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la parte Africa centrale, dall'altra, con Allegati, fatto a Yaoundé il 15 gennaio 2009 e a Bruxelles il 22 gennaio 2009.
C. 3945 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Cesare DAMIANO, presidente, segnala che il disegno di legge è già stato approvato dal Senato della Repubblica e che, secondo quanto stabilito nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 29 settembre scorso, l'espressione del parere di competenza alla III Commissione avrà luogo nella seduta odierna.
  Dà quindi la parola al relatore, onorevole Giorgio Piccolo, per la sua relazione introduttiva e per la sua proposta di parere.

  Giorgio PICCOLO (PD), relatore, rileva preliminarmente che la XI Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere alla III Commissione sul disegno di legge Atto Camera n. 3945, approvato dal Senato, che dispone la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo di partenariato economico (APE) tra l'Unione europea e i singoli Stati membri, da un lato, e, dall'altro, l'Africa centrale, di cui fanno parte il Camerun, la Repubblica centrafricana, il Ciad, la Repubblica democratica del Congo, il Congo Pag. 90Brazzaville, la Guinea equatoriale, il Gabon, Sao Tomé e Principe, riuniti nella CEMAC (Comunità Economica e Monetaria dell'Africa Centrale). L'intesa, che si inscrive nell'ambito della politica europea di cooperazione allo sviluppo, è finalizzata al sostegno alla dinamica commerciale fra le Parti, improntata ad una progressiva liberalizzazione asimmetrica degli scambi ed al rafforzamento della cooperazione in tutti i settori connessi al commercio. In attesa della sottoscrizione di un accordo di partenariato completo, il cui iter procedurale è stato avviato sin dal 2003, la sottoscrizione dell'intesa oggi all'esame risulta al momento limitata al solo Camerun, unico fra i Paesi dell'area che l'ha sottoscritta. L'Accordo, in linea con le analoghe intese concluse dall'Unione europea, si pone come obiettivo non solo il riconoscimento ai Paesi firmatari di un accesso privilegiato al mercato europeo, ma anche quello di contribuire alla costruzione di una relazione economica e commerciale durevole fra le rispettive aree economiche.
  L'Accordo interinale riguarda innanzitutto il settore dello scambio di beni ma comprende anche misure per l'assistenza commerciale, nonché su questioni di carattere istituzionale e per la risoluzione delle controversie. Sono inserite, altresì, clausole evolutive per ulteriori negoziati su specifiche materie commerciali, quali le politiche per la concorrenza e la tutela della proprietà intellettuale. Si prevede anche che le Parti potranno adottare le misure che ritengano appropriate in relazione al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, come anche allo Stato di diritto e a gravi casi di corruzione.
  Segnala che le economie dell'Africa centrale si basano soprattutto sull'esportazione del petrolio e, per la parte residua, sul commercio di cacao, legno, rame, banane e diamanti. Le importazioni regionali dall'Unione europea consistono soprattutto in macchinari e apparecchi meccanici, veicoli, derrate alimentari e prodotti farmaceutici.
  L'Accordo interinale in oggetto è stato approvato dal Parlamento europeo nel mese di giugno 2013, mentre nel luglio 2014 ha avuto luogo la ratifica da parte camerunense.
  Passando, quindi, al contenuto dell'Accordo, segnala che esso consta di 108 articoli, suddivisi in otto titoli, nonché due appendici, tre allegati e un protocollo. Nell'ambito del Titolo I, che reca gli obiettivi dell'Accordo, l'articolo 1 definisce la duplice natura dell'Accordo interinale, che, da una parte, reca impegni effettivi e, dall'altra, la prospettiva di negoziati che consentano di giungere a un accordo completo di partenariato economico. L'articolo 2 enuncia gli obiettivi generali dell'Accordo, mentre l'articolo 3 concerne gli obiettivi specifici, tra i quali segnala, in particolare, l'integrazione regionale e la riduzione della povertà in Africa centrale, con il potenziamento delle capacità produttive e di esportazione e la promozione dell'attrattività per gli investimenti esteri.
  Il Titolo II riguarda il partenariato per lo sviluppo. In particolare, segnala che con l'articolo 4, le parti si impegnano ad elaborare un quadro economico e istituzionale, nazionale e regionale, che favorisca la crescita di un'attività economica competitiva nell'Africa centrale.
  Il successivo articolo 5 individua i settori prioritari cui indirizzare l'azione di partenariato, mentre, con l'articolo 6, le parti si impegnano ad applicare il trattato dell'Organizzazione per l'armonizzazione in Africa del diritto commerciale (OHADA) Per quanto concerne le modalità di finanziamento dello sviluppo, con l'articolo 7 si prevede il ricorso alle risorse del bilancio generale dell'Unione europea, con l'articolo 8 le parti si impegnano a sostenere l'attuazione delle norme relative al commercio, mentre l'articolo 9 prevede l'istituzione di un Fondo regionale APE (FORAPE) per il coordinamento degli aiuti finanziari. Gli articoli 10 e 11 prevedono la cooperazione, rispettivamente, in materia di adeguamento fiscale e nelle sedi internazionali. Infine, con l'articolo 12 le Pag. 91parti si impegnano a proseguire una riflessione sul partenariato e sulle modalità adottate per la sua attuazione.
  Con riferimento al Titolo III, che reca disposizioni riguardanti il regime commerciale dei prodotti, segnala che il Capo 1, composto dagli articoli da 13 a 28, è relativo alle misure doganali e tariffarie; il Capo 2, di cui fanno parte gli articoli da 29 a 31, reca misure riguardanti gli strumenti di difesa commerciale; il successivo Capo 3, con gli articoli da 32 a 39, disciplina le procedure doganali e le agevolazioni negli scambi. Segnala, poi, che il Capo 4, composto dagli articoli da 40 a 47, reca disposizioni riguardanti ostacoli tecnici al commercio nonché misure sanitarie e fitosanitarie; il successivo Capo 5, infine, agli articoli da 48 a 53, interviene nel campo del buon governo forestale e degli scambi commerciali di legno e prodotti forestali.
  Passa, quindi, a illustrare il contenuto del Titolo IV, riguardante lo stabilimento, i servizi e il commercio elettronico. In particolare, esso consta degli articoli 54 e 55 che recano disposizioni relative, rispettivamente, al quadro generale della cooperazione e all'impegno delle parti al suo rafforzamento.
  Il successivo Titolo V riguarda le regole connesse al commercio. In particolare, il Capo 1, composto dal solo articolo 56, introduce disposizioni in materia di pagamenti correnti e di movimenti di capitali, il Capo 2, con l'articolo 57, disciplina la concorrenza, il Capo 3, all'articolo 58, riguarda la proprietà intellettuale, mentre il Capo 4, all'articolo 59, introduce disposizioni inerenti gli appalti pubblici. Segnala, in particolare che, nell'ambito del Capo 5, riguardante lo sviluppo sostenibile, all'articolo 60, le parti si impegnano a condurre negoziati volti, tra l'altro, all'assunzione di futuri impegni all'utilizzo delle norme dell'Organizzazione internazionale del lavoro per la promozione del lavoro dignitoso. Il Capo 6, infine, con gli articoli da 61 a 65, riguarda la protezione dei dati personali.
  Con riferimento al Titolo VI, riguardante la prevenzione e la risoluzione delle controversie, segnala che al Capo 1, gli articoli 66 e 67 individuano, rispettivamente, le finalità e il campo di applicazione delle norme recate dal medesimo Titolo. Il Capo 2 reca, agli articoli 68 e 69, disposizioni riguardanti le procedure per le consultazioni e le mediazioni in caso di controversie. Il Capo 3, agli articoli da 70 a 84, disciplina la procedura per la risoluzione delle controversie. Il Capo 4, infine, agli articoli da 85 a 88, reca le disposizioni generali per la risoluzione delle controversie.
  Il Titolo VII, agli articoli da 89 a 91, reca disposizioni riguardanti le eccezioni, con particolare riferimento a quelle generali, a quelle relative alla sicurezza nonché a quelle relative alla fiscalità, mentre il Titolo VIII, con gli articoli da 92 a 108, reca le disposizioni generali e finali.
  Infine, segnala che il disegno di legge di ratifica è composto da quattro articoli, di cui gli articoli 1 e 2 recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo interinale. Il successivo articolo 3, modificato dal Senato, reca la copertura finanziaria del provvedimento, mentre l'articolo 4 disciplina l'entrata in vigore del provvedimento di ratifica.
  Conclusivamente, preso atto del contenuto dell'Accordo interinale, che incide in modo estremamente limitato e indiretto sulle competenze della Commissione, propone di esprimere parere favorevole sul provvedimento all'esame.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere favorevole del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016.
Doc. LVII, n. 4-bis e allegato I e annesso.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

Pag. 92

  La Commissione inizia l'esame del documento.

  Cesare DAMIANO, presidente, avverte che, secondo quanto stabilito nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 29 settembre scorso, l'espressione del parere alla V Commissione sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 avrà luogo nella giornata di giovedì 6 ottobre.
  Dà, quindi, la parola alla relatrice, on. Patrizia Maestri, per l'illustrazione del documento.

  Patrizia MAESTRI (PD), relatrice, rileva che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, della quale la Commissione avvia l'esame nella seduta odierna, reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica alla luce dell'evoluzione del quadro macroeconomico e di quello geopolitico e dell'esigenza di produrre maggiori sforzi per il rilancio degli investimenti e per le emergenze che il Paese è chiamato ad affrontare in seguito agli eventi sismici e ai forti flussi di immigrazione.
  Fa presente che la Nota prende atto, infatti, del rallentamento della crescita del secondo trimestre dell'anno 2016, che ha interessato tutti i Paesi dell'area dell'Euro, sul quale incidono anche nuovi fattori, quali l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, gli eventi politici in Turchia e la nuova ondata di attentati terroristici in Europa. Alla luce di questo contesto, che presenta maggiori criticità rispetto al momento di approvazione del Documento di economia e finanza, la previsione di crescita del PIL reale per il 2016 è stata ridotta dall'1,2 allo 0,8 per cento, mentre le previsioni relative al PIL nominale si riducono dal 2,2 all'1,8 per cento, scontando un'ipotesi di crescita del deflatore del PIL dell'1,0 per cento, invariata rispetto a quanto previsto nello scorso mese di aprile. Ancora più significativa è la revisione delle previsioni per il prossimo anno: la crescita tendenziale del PIL reale nel 2017, che quindi non sconta gli effetti della manovra di finanza pubblica che viene delineata nella Nota di aggiornamento, è prevista in misura pari allo 0,6 per cento, a fronte dell'1,2 per cento previsto nel Documento di economia e finanza.
  Segnala che la Nota evidenzia che, a fronte del mutato quadro internazionale e dei segnali di rallentamento della domanda interna, il Governo ha stabilito di adottare un'impostazione di politica di bilancio decisamente orientata alla crescita soprattutto in termini di composizione della manovra per il 2017-2019. Come evidenziato dal Ministro nella sua premessa alla Nota, l'Esecutivo ha rimodulato la propria politica di bilancio scegliendo, in particolare, di intervenire sulle spese e sulle entrate, dando priorità agli interventi che favoriscono investimenti e produttività, pur continuando nel processo di consolidamento della finanza pubblica.
  In particolare, la previsione programmatica di crescita del PIL reale italiano per il 2017 è pari all'1 per cento, con una correzione dello 0,4 per cento rispetto allo scenario tendenziale. La crescita programmatica è, invece, stimata in misura pari all'1,3 per cento nel 2018 e all'1,2 per cento nel 2019, con una riduzione dello 0,2 per cento rispetto alle previsioni del mese di aprile. Rispetto alle previsioni programmatiche, nel 2018 vi sarebbe un incremento dello 0,1 del prodotto interno lordo, mentre nel 2019 si registrerebbe una riduzione di identico valore percentuale. L'impatto macroeconomico delle misure programmatiche, dopo aver prodotto una crescita dello 0,4 per cento nell'anno 2017, sarebbe, infatti, sostanzialmente neutro nell'anno 2018 e leggermente negativo (-0,1 per cento), nell'anno 2019.
  Rileva che anche le previsioni tendenziali relative ai principali indicatori di finanza pubblica risentono del contesto economico meno favorevole. In particolare, per quanto riguarda il 2016, l'indebitamento netto dovrebbe essere pari al 2,43 per cento del prodotto interno lordo, Pag. 93a fronte del 2,3 per cento previsto nel Documento di economia e finanza di aprile, mentre il debito pubblico raggiungerebbe il 132,8 per cento del prodotto interno lordo, con un incremento dello 0,4 per cento rispetto alle precedenti previsioni e un conseguente rinvio al prossimo esercizio finanziario dell'avvio del processo di progressiva riduzione del debito.
  Per gli anni successivi, le previsioni tendenziali riproducono il percorso di progressivo consolidamento delle finanze pubbliche, registrando una riduzione del rapporto tra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo all'1,6 per cento nel 2017, allo 0,8 per cento nel 2018 e il raggiungimento del pareggio nell'anno 2019. In linea con tale andamento, i valori del rapporto tra debito e prodotto interno lordo si avviano su un percorso discendente, raggiungendo il 132,2 per cento nel 2017, il 129,6 per cento nel 2018 e il 126,1 per cento nel 2019.
  Rispetto al percorso delineato dalle previsioni tendenziali, tuttavia, il quadro programmatico prevede una correzione rispetto alle previsioni programmatiche del DEF di aprile e alle previsioni tendenziali, alla luce del mutato quadro economico di riferimento e dell'esigenza, segnalata dal Governo, di coniugare il raggiungimento dell'obiettivo del necessario equilibrio delle finanze pubbliche con quello di assicurare un adeguato sostegno a una crescita economica che stenta ancora a consolidarsi. In questa ottica, quindi, si prevede un processo di riduzione dell'indebitamento più graduale, programmando che il rapporto tra deficit e PIL scenda al 2 per cento nel 2017, all'1,2 per cento nel 2018 e allo 0,2 per cento nel 2019. Come evidenziato nella relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, annessa alla Nota, le misure disposte con il disegno di legge di bilancio determineranno un aumento dell'obiettivo di indebitamento di 0,2 punti percentuali del prodotto interno lordo.
  In particolare, nella medesima relazione si evidenzia che nell'anno 2017 l'azione del Governo si concentrerà principalmente lungo quattro direttrici: misure di stimolo dell'economia e di rafforzamento della dotazione infrastrutturale del Paese attraverso l'incremento degli investimenti pubblici; interventi per l'innalzamento del grado di competitività delle imprese e il rilancio degli investimenti privati, attraverso la riduzione della pressione fiscale e la previsione di specifiche agevolazioni fiscali; misure di rafforzamento del welfare, con la previsione, tra le altre, di specifiche disposizioni in ambito previdenziale e per il rafforzamento del capitale umano; la sterilizzazione per l'anno 2017 dell'incremento IVA previsto in virtù delle clausole di salvaguardia.
  Fa presente, peraltro, che anche il contenimento del rapporto tra debito e prodotto interno lordo si muove lungo un percorso più graduale con dati che scenderebbero al 132,5 per cento nel 2017, al 130,1 per cento nel 2018 e al 126,6 per cento nel 2019.
  Nella già richiamata relazione al Parlamento il Governo chiede, peraltro, alle Camere l'autorizzazione a utilizzare, ove necessario, ulteriori margini di bilancio sino a un massimo dello 0,4 per cento del PIL per il prossimo anno per fronteggiare la necessità di sostenere interventi straordinari per far fronte a due eventi eccezionali, quali il sisma del 24 agosto scorso, che ha evidenziato l'esigenza di porre mano a un piano organico di messa in sicurezza del territorio nazionale, oltre che di ricostruzione, e l'intensità del fenomeno migratorio, che pone in luce la necessità di impostare una politica di ampio respiro nella gestione dell'immigrazione. In caso di utilizzo di tali ulteriori margini, l'indebitamento netto potrà ulteriormente incrementarsi di un importo fino a 7,7 miliardi di euro nel 2017.
  Per quanto attiene ai dati macroeconomici in materia di lavoro, la Nota espone un quadro tendenziale che fa segnare una progressiva riduzione del tasso di disoccupazione, che passa dall'11,5 per cento nell'anno 2016, all'11,1 per cento nell'anno 2017, al 10,6 per cento nell'anno 2018 e al 10,2 per cento nell'anno 2019. A tale processo fa riscontro un analogo incremento del tasso di occupazione per i Pag. 94soggetti tra 15 e 64 anni di età, che passa dal 56,3 per cento dello scorso anno, al 57,2 per cento del 2016, per poi crescere al 57,6 per cento nel 2017, al 57,9 per cento nel 2018, al 58,3 per cento nel 2019. Sul piano programmatico, i dati registrano invece progressi già a partire dal prossimo anno: scontando gli effetti delle misure programmate, infatti, il tasso di disoccupazione sarebbe pari al 10,8 per cento nell'anno 2017, al 10,3 per cento nell'anno 2018 e al 9,9 per cento nell'anno 2019, mentre il tasso di occupazione dei soggetti tra 15 e 64 anni di età crescerebbe al 57,8 per cento nel 2017, al 58,2 per cento nel 2018 e al 58,6 per cento nel 2019.
  Con riferimento all'analisi di tali dati, lo specifico focus dedicato alle recenti tendenze del mercato del lavoro contenuto nella Nota, evidenza come sia in corso un processo di miglioramento qualitativo dell'occupazione, attribuibile alla ripresa economica, agli incentivi alla stipulazione di contratti a tempo indeterminato e ai provvedimenti in materia di mercato del lavoro, con effetti che sono più evidenti nelle qualifiche più elevate, meglio retribuite e istruite. Per quanto riguarda la scomposizione delle tendenze nei vari settori produttivi, si conferma una riduzione in termini relativi dell'occupazione nell'industria in senso stretto e un corrispondente incremento nel settore dei servizi. In particolare, nel primo semestre dell'anno in corso il numero complessivo di occupati è cresciuto dell'1,4 per cento, incrementandosi una volta e mezzo più del PIL, tornando al livello raggiunto nella seconda metà del 2009. Nel 2008, prima del dispiegarsi degli effetti della crisi economica e finanziaria internazionale, il tasso era salito al 58,7 per cento. Tale aumento dell'occupazione si è riflesso, da un lato, nella riduzione della disoccupazione e, dall'altro, nell'incremento del tasso di partecipazione al lavoro. In linea con le più recenti rilevazioni, si è registrato un incremento dell'occupazione maschile maggiore rispetto a quello che ha interessato l'occupazione femminile, accompagnato da una crescita dei lavoratori con età pari o superiore a 55 anni. Per altro verso, si sono registrati miglioramenti anche per le generazioni più giovani, con una riduzione di oltre 4 punti percentuali del tasso di disoccupazione giovanile, che permane comunque estremamente elevato, avendo raggiunto alla fine del primo semestre dell'anno in corso il 37,5 per cento.
  Come già accennato, l'occupazione è aumentata in misura maggiore per i laureati, mentre per i lavoratori con nessuna qualificazione si è registrato un calo degli occupati, a conferma di una tendenza, già riscontrata, all'incremento della domanda di lavoro per le fasce più qualificate. Quanto alle tipologie contrattuali, si è registrato un peso crescente dei rapporti a tempo indeterminato rispetto a quelli a tempo determinato, mentre per l'occupazione indipendente si è registrata una lieve contrazione.
  Con riferimento alla produttività oraria, la Nota riscontra che, a fronte del leggero recupero osservato nella fase iniziale della ripresa, dalla seconda metà del 2015 si registra un rallentamento, manifestatosi con maggiore intensità a decorrere dal secondo trimestre del 2016. A tale calo ha contribuito, in particolare, la presenza di una intensa creazione di lavoro in settori poco produttivi. Per quanto riguarda, invece, il costo del lavoro delle imprese delle industrie e dei servizi di mercato, nella prima metà del 2016 la variazione è stata sostanzialmente nulla, grazie alla moderazione salariale e alla riduzione degli oneri sociali per effetto dei provvedimenti in materia di riduzione dei contributi dovuti in relazione ai nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Per effetto di tali fattori, il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) registra nel 2016 una crescita dello 0,7 per cento, destinata ad incrementarsi marginalmente negli anni successivi tanto nello scenario tendenziale quanto in quello programmatico.
  Segnala che nell'analisi delle riforme e del seguito dato alle raccomandazioni specifiche per l'Italia approvate dal Consiglio dell'Unione europea del 28 giugno 2016, riportata nella quarta sezione della Nota, assume rilievo in particolare la Raccomandazione Pag. 95n. 4, che sollecita l'attuazione della riforma delle politiche attive del mercato del lavoro – in particolare rafforzando l'efficienza dei servizi per l'impiego – e l'incentivazione al lavoro delle persone come seconda fonte di reddito familiare.
  A tale riguardo, la Nota ricorda, in primo luogo, la recente approvazione definitiva di un decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi adottati in attuazione della delega di cui alla legge n. 183 del 2014 (cosiddetto Jobs Act), ricordando altresì che ad esso si affianca, con riferimento agli interventi volti a contrastare comportamenti lesivi della dignità dei lavoratori e della leale concorrenza tra imprese, il disegno di legge per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura, attualmente all'esame delle Commissioni riunite II e XI.
  Nella Nota si ricordano, altresì, i contenuti del disegno di legge recante misure in favore del lavoro autonomo e misure per favorire l'articolazione flessibile della prestazione di lavoro subordinato in relazione al tempo e al luogo di svolgimento, approvato dal Governo a gennaio 2016 e attualmente all'esame dell'Assemblea del Senato. Nel calendario dei lavori approvato nell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera è previsto l'avvio dell'esame del provvedimento nel prossimo mese di dicembre, ove esso sia concluso in tempo utile dalla Commissione di merito.
  Fa presente che la Nota richiama, inoltre, le disposizioni in materia di part-time agevolato, introdotte dalla legge di stabilità 2016 e recentemente rese operative, e le innovazioni introdotte nella manovra finanziaria dello scorso anno con riferimento alla detassazione dei salari di produttività. A tale ultimo riguardo, la Nota segnala che nella nuova legge di bilancio è allo studio un rafforzamento della detassazione dei premi di risultato.
  Quanto all'attuazione del cosiddetto Jobs Act la Nota ricorda che sta proseguendo il processo di «entrata in attività» dell'ANPAL e dell'Ispettorato nazionale del lavoro, con l'adozione dei relativi statuti, la costituzione degli organi amministrativi e l'avvio del processo di trasferimento del personale. Segnalato il processo di rafforzamento dell'ISFOL, che assumerà la denominazione di INAPP, la Nota evidenzia che entro la fine dell'anno, sarà attuato l'assegno individuale di ricollocazione per i disoccupati da oltre quattro mesi.
  Il documento afferma inoltre che il Governo ha investito notevoli risorse finanziarie e organizzative per «una via italiana al Sistema Duale», basata sul rafforzamento delle esperienze lavorative durante il percorso scolastico e su un maggiore coinvolgimento delle imprese nella crescita professionale degli studenti degli ultimi anni della scuola secondaria superiore.
  Nella sezione relativa all'istruzione si evidenzia, al riguardo, che con la legge n. 107 del 2015, l'alternanza è uscita dalla fase sperimentale per diventare pratica strutturale, obbligatoria e universale, con un finanziamento stabile di 100 milioni di euro per garantire quattrocento ore nell'ultimo triennio agli studenti degli istituti tecnici e professionali e duecento ore a quelli dei licei. Nel nuovo sistema una cabina di regia, nella quale sono rappresentati il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dovrà promuovere la realizzazione di una filiera dell'educazione professionalizzante e facilitare la transizione dalla scuola al lavoro.
  Sempre con riguardo all'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, la Nota segnala che, in base ai dati disponibili al 9 settembre 2016, si riscontra un incremento del 50,9 per cento, rispetto al 2015, del numero di soggetti che hanno ricevuto una delle misure del programma Garanzia giovani. Quanto ai risultati raggiunti, si richiama il rapporto sul programma elaborato dall'ISFOL, aggiornato a maggio 2016, secondo il quale circa il 40 per cento dei giovani che hanno concluso un percorso nell'ambito di Garanzia giovani risultano occupati e circa il 30 per cento è impiegato con un contratto a tempo indeterminato.Pag. 96
  Con riguardo alla specifica parte della Raccomandazione relativa all'incentivazione al lavoro delle persone come seconda fonte di reddito familiare, la Nota segnala che l'Esecutivo «intende proseguire la sua azione a sostegno della famiglia attraverso misure volte a facilitare l'accesso alla childcare per la prima infanzia e la successiva crescita dei figli, allo scopo anche di non penalizzare il tasso di occupazione femminile e di assicurare la conciliabilità famiglia-lavoro».
  Nell'ambito del cronoprogramma per le riforme, si indica che il percorso parlamentare del disegno di legge in materia di lavoro autonomo e lavoro agile e di quello in materia di contrasto del caporalato dovrebbero concludersi entro il 2016 e che entro il medesimo termine dovrebbe concludersi anche il processo di attuazione del decreto legislativo n. 150 del 2015, in materia di politiche attive del lavoro, nonché realizzarsi il rifinanziamento del Fondo per il rilancio del pieno sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia.
  Assume, altresì, interesse il focus dedicato dalla Nota al piano nazionale Industria 4.0, volto a sostenere l'adeguamento dei processi produttivi e dell'organizzazione industriale in relazione alla progressiva digitalizzazione dell'economia. In questo contesto, si segnalano in particolare, per quanto attiene alle competenze della XI Commissione, gli interventi da realizzare nell'ambito della direttrice relativa allo sviluppo delle competenze, con particolare riferimento alla diffusione della cultura I4.0 attraverso la scuola digitale e l'alternanza tra scuola e lavoro e al rafforzamento dello scambio tra salario e produttività.
  Conclusivamente, segnala che nell'ambito dello scenario programmatico si evidenzia che saranno introdotte, tra l'altro, misure volte a favorire la crescita attraverso la riduzione del carico fiscale e contributivo per le imprese e a promuovere l'aumento degli investimenti privati e della produttività, con positive ricadute sul mercato del lavoro.
  La già richiamata raccomandazione n. 4 del Consiglio dell'Unione europea sollecita anche l'adozione e l'attuazione della strategia nazionale di lotta contro la povertà e la razionalizzazione della spesa sociale. Con riferimento alle misure in materia di lotta alla povertà e welfare, la Nota riepiloga, in primo luogo, le disposizioni della legge di stabilità 2016 relative al Piano nazionale per la lotta alla povertà, la delega legislativa per l'avvio di una misura nazionale di contrasto alla povertà, già approvata dalla Camera dei deputati, nonché gli interventi volti a razionalizzare e a rafforzare già nell'anno in corso gli strumenti di contrasto alla povertà già esistenti e, in particolare, il Sostegno all'inclusione attiva (SIA) e l'assegno di disoccupazione (ASDI). Si ricorda, inoltre, che a favore delle fasce più deboli sono stati stanziati 789 milioni di euro per il periodo 2014-2020, dei quali 671 di provenienza europea e 118 di cofinanziamento nazionale, per il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), il cui intervento si integra con le misure previste nel Piano per la lotta alla povertà. In particolare, si prevede che circa 480 milioni siano destinati alla distribuzione di beni alimentari, mentre altri interventi sono finalizzati alla lotta alla povertà educativa, alla quale la legge di stabilità per il 2016 ha destinato somme pari a circa 400 milioni di euro in un triennio, nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Nel cronoprogramma delle riforme si evidenzia che il percorso del disegno di legge in materia di contrasto alla povertà dovrebbe concludersi entro l'anno in corso.
  Con riferimento alla materia pensionistica, la Nota segnala che sono allo studio misure da inserire nella prossima legge di bilancio per il rafforzamento delle pensioni più basse, per il finanziamento di canali di flessibilità pensionistica, anche con riferimento alla previdenza complementare, per il riconoscimento previdenziale dei lavori usuranti e per lo stanziamento di risorse aggiuntive per il finanziamento del Piano di contrasto alla povertà. A tale riguardo, nell'ambito della Pag. 97prossima legge di bilancio dovrebbe, in particolare, trovare traduzione normativa l'accordo sui temi previdenziali raggiunto il 28 settembre 2016 tra Governo, CGIL, CISL e UIL, a conclusione del confronto avviato il 24 maggio scorso.
  In sintesi, nella premessa della Nota, il Ministro dell'economia e delle finanze evidenzia che nel disegno di legge di bilancio troveranno spazio interventi di sostegno ai pensionati a rischio di povertà e per favorire la flessibilità d'ingresso nel sistema previdenziale, senza tuttavia modificarne i parametri fondamentali e senza metterne a repentaglio la sostenibilità di lungo termine, che rappresenta uno dei punti di forza delle finanze pubbliche del Paese.
  In linea con i precedenti documenti di programmazione, nel quadro della valutazione dell'evoluzione del rapporto tra debito e prodotto interno lordo, la Nota dedica uno specifico focus alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano. La Nota, confermando lo scenario già delineato nell'ultimo Documento di economia e finanza, osserva che le misure adottate nel corso degli ultimi due decenni compensano in larga parte l'andamento negativo (cosiddetta gobba pensionistica) che si prospettava per i prossimi decenni in considerazione dell'incremento della speranza di vita e del passaggio alla fase di quiescenza delle generazioni del baby boom. In particolare, a seguito di andamenti negativi imputabili essenzialmente alla contrazione del prodotto interno lordo nella fase più acuta della crisi economica, a partire dal 2015-2016, in presenza di un andamento della crescita più favorevole e del progressivo innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL tenderà a ridursi fino al 2030, in virtù del processo di elevamento dei requisiti per l'accesso al pensionamento e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo. Attorno al 2030 tale rapporto dovrebbe attestarsi al 15 per cento circa. Nei quindici anni successivi, la misura del rapporto percentuale tornerebbe a crescere, a causa dell'ampliamento delle tendenze negative delle dinamiche demografiche e in ragione degli effetti sull'importo delle pensioni derivanti dal precedente posticipo del collocamento in quiescenza. Il rapporto dovrebbe raggiungere un valore massimo pari a circa il 15,6 per cento intorno al 2044, per poi decrescere nel successivo periodo. Nella parte finale del periodo di previsione il rapporto decrescerebbe fino al 13,7 per cento intorno al 2060, essenzialmente a causa del completamento della transizione dal sistema di calcolo misto a quello contributivo e del progressivo esaurimento delle coorti dei pensionati nati negli anni del baby boom.
  Tali andamenti, che – anche sulla base delle analisi svolte in sede internazionale – garantiscono la sostanziale stabilità del sistema previdenziale italiano scontano, peraltro, scenari macroeconomici che prevedono, nel lungo periodo, una crescita economica annua dell'1,5 per cento e un incremento del tasso di occupazione di 9-10 punti percentuali nella fascia tra 15 e 64 anni, rispetto ai valori registrati nel 2010. Quanto agli effetti del complesso delle riforme realizzate, la Nota evidenzia che anche grazie al progressivo incremento dell'età media di pensionamento, che raggiungerà circa 64 anni nel 2020, 67 nel 2040 e circa 68 nel 2050, la riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo – per effetto delle riforme adottate a decorrere dal 2004 – è pari a circa 60 punti percentuali del PIL fino al 2050. Di tali risparmi, circa un terzo sono riferibili alla manovra adottata nel dicembre 2011 con il decreto-legge n. 201, mentre circa due terzi sono attribuibili ai precedenti interventi di riforma.
  Per quanto riguarda il lavoro pubblico, la Nota evidenzia che nel 2016 la spesa per redditi da lavoro dipendente a carico delle pubbliche amministrazioni è tornata a crescere su base nominale di circa un punto percentuale, ponendo fine a una fase di riduzione avviatasi nel 2011. A tale andamento contribuiscono, in particolare, gli effetti derivanti dalle assunzioni di personale effettuate in attuazione del piano «La buona scuola», l'attribuzione al Pag. 98personale del comparto sicurezza e difesa e a quello dei Vigili del fuoco del contributo straordinario previsto dalla legge di stabilità 2016, una minore dinamica della spesa negli enti territoriali e la presumibile spesa per rinnovi contrattuali a decorrere dal 2017, comprensiva della quota per arretrati. Nel 2017 la spesa per redditi da lavoro dipendente dovrebbe permanere sostanzialmente stabile, mentre nel 2018 si registrerebbe una riduzione dello 0,5 per cento, lungo un percorso che vede una progressiva riduzione dell'incidenza di tali spese sul prodotto interno lordo, che passerebbe dal 9,7 per cento del 2016 al 9 per cento nel 2019.
  Nella premessa della Nota, il Ministro dell'economia e delle finanze evidenzia che dopo sei anni di blocchi, resi necessari dalla drammaticità della crisi, si procederà al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, con l'obiettivo di valorizzare il merito e favorire l'innalzamento della produttività, in modo da contribuire all'aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione.
  Per quanto riguarda gli obiettivi programmatici, assume rilievo, in particolare, la Raccomandazione n. 2 approvata dal Consiglio dell'Unione europea, che richiede l'attuazione della riforma della Pubblica amministrazione adottando e applicando tutti i necessari decreti legislativi, in particolare in materia di riforma delle imprese di proprietà pubblica, servizi pubblici locali e gestione delle risorse umane. Al riguardo, la Nota riassume il percorso di attuazione della legge delega n.125 del 2015 (cosiddetta «Legge Madia»), ricordando che ad oggi, oltre al decreto che semplifica il sistema normativo, sono stati adottati undici decreti legislativi, mentre altri sei sono stati approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri nell'agosto 2016. Si evidenzia, inoltre, che entro febbraio 2017, saranno approvati gli altri decreti attuativi, già in fase avanzata di predisposizione, in linea con quanto indicato anche nel cronoprogramma per le riforme.

  Davide BARUFFI (PD) interviene per chiedere chiarimenti sulle modalità del prosieguo della discussione del documento.

  Cesare DAMIANO, presidente, conferma che la Commissione esprimerà il parere di competenza alla V Commissione nella seduta convocata per giovedì 6 ottobre. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del documento a tale seduta.

  La seduta termina alle 13.45.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 4 ottobre 2016. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 13.45.

Schema di decreto legislativo recante riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Atto n. 327.

(Rilievi alla X Commissione).
(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 28 settembre 2016.

  Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che, sulla base di quanto richiesto alla Presidenza della Camera, la Commissione dovrà concludere l'esame dello schema entro il 14 ottobre 2016 e, comunque, in tempi compatibili con la programmazione dei lavori della X Commissione.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame dello schema di decreto legislativo ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.50.