CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 aprile 2016
630.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 45

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 21 aprile 2016. — Presidenza del presidente Maurizio BERNARDO. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Enrico Zanetti.

  La seduta comincia alle 14.10.

Documento di economia e finanza 2016.
Doc. LVII, n. 4, Allegati e Annesso.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 aprile scorso.

Pag. 46

  Maurizio BERNARDO, presidente, avverte che, la relatrice, Fregolent, ha formulato una proposta di parere favorevole con numerose premesse (vedi allegato 1), la quale è già stata trasmessa informalmente via e-mail a tutti i componenti della Commissione nel pomeriggio di ieri.
  Avverte quindi che il gruppo FI-PdL, il gruppo SI-SEL e il gruppo MoVimento 5 Stelle hanno formulato proposte di parere alternative a quella della relatrice (vedi allegati 2, 3 e 4), le quali sarebbero poste in votazione solo ove fosse respinta la proposta di parere della relatrice.

  Silvia FREGOLENT (PD), relatrice, illustra brevemente la propria proposta di parere, la quale riprende le considerazioni da lei già svolte in sede di illustrazione del DEF, evidenziando in particolare gli elementi politicamente più qualificanti del Documento, costituiti dalla strategia di riduzione della pressione fiscale e dalle misure espansive volte a sostenere la ripresa economica.

  Daniele PESCO (M5S) giudica in maniera fortemente negativa il complessivo impianto del DEF, rilevando come, anche in questa occasione, il Governo abbia predisposto un DEF assolutamente non basato su concreti elementi di fatto, ma abbia scritto una sorta di «libro dei sogni», privo peraltro di idee.
  Nell'illustrare la proposta alternativa di parere presentata dal suo gruppo, evidenzia in particolare come sarebbe stata necessaria una riforma strutturale del sistema fiscale, con conseguente rideterminazione dei carichi fiscali e un alleggerimento della pressione fiscale a carico delle famiglie e, soprattutto, delle imprese. Al riguardo evidenzia come invece il Governo abbia posto in essere interventi insoddisfacenti e poco incisivi, i quali non hanno condotto a una migliore distribuzione delle imposte, tra dirette e indirette, né alla diminuzione della pressione fiscale complessiva.
  Nel sottolineare come in particolare le piccole medie e imprese vivano gravi difficoltà nell'adempiere i propri obblighi nei confronti del fisco e siano per questo in alcuni casi perfino costrette a ricorrere all'evasione, ritiene sarebbe innanzitutto necessario un diverso approccio del Governo e dell'Agenzia delle entrate nella gestione dei rapporti con i contribuenti, al fine di improntare i rapporti stessi a una maggiore fiducia e trasparenza reciproca e di verificare l'effettiva sostenibilità del carico tributario imposto ai contribuenti.
  Con riferimento ai provvedimenti assunti dal Governo sul sistema bancario, sottolinea come essi siano del tutto sbagliati e come sarebbe quindi necessario cancellarne completamente gli effetti.
  In particolare, con riferimento alla direttiva n. 2014/59/UE, cosiddetta direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) e i relativi decreti legislativi di attuazione n. 180 e 181 del 2015, ritiene che essa sia stata attuata dal Governo in maniera eccessivamente repentina, nonché illegittima. Stigmatizza inoltre come le decisioni assunte dall'Esecutivo sulle quattro banche poste in risoluzione siano viziate da gravissimi errori di valutazione, per rimediare ai quali occorre compiere un deciso passo indietro, ripristinando le condizioni per una corretta gestione di tali banche e assicurando completo ristoro agli azionisti e agli obbligazionisti subordinati, i quali sono stati ingiustamente espropriati dei loro patrimoni.
  Sempre con riferimento al sistema bancario, nell'evidenziare come siano gravi e numerosi i casi di vittime dell'usura bancaria, ritiene indispensabile che siano rafforzate le sanzioni penali in tale materia e siano attuate le opportune modifiche normative al fine di assicurare l'effettiva applicazione delle sanzioni penali e il risarcimento a favore dei soggetti colpiti da tale fenomeno.
  Nel ricordare inoltre che il Governo ha recentemente reintrodotto nell'ordinamento l'anatocismo bancario, in precedenza eliminato, auspica possano essere assunte disposizioni normative volte a impedire l'applicazione di ogni forma di produzione degli interessi sugli interessi, a prescindere da ogni possibile modalità di determinazione di tale effetto.

Pag. 47

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL), nell'illustrare la propria proposta alternativa di parere, critica l'impostazione del DEF, del quale non condivide, in particolare, la parte relativa alle misure in materia fiscale. Giudica infatti contraddittorio l'atteggiamento del Governo, il quale prevede di diminuire la pressione fiscale compensando tale riduzione attraverso le maggiori entrate derivanti dalla crescita economica del Paese, la quale tuttavia appare fortemente sovrastimata, anziché dal rafforzamento del contrasto all'evasione fiscale.
  Evidenzia come sarebbe invece necessario avviare una politica di effettiva riduzione della tassazione sul lavoro, sia dipendente sia autonomo, nonché sulle piccole e medie imprese e, in particolare, sulle start-up, introducendo, al contempo, una reale tassazione dei patrimoni. Ricorda come, al contrario, fin dagli anni ’90, siano stati assunti provvedimenti in ambito fiscale di segno totalmente opposto, confermati del resto dal Governo in carica, i quali hanno accentuato le disuguaglianze sociali, senza intervenire sui patrimoni di grandi dimensioni, come dimostrato dalla normativa in materia di tassa di successione.
  Con riferimento alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, le quali potrebbero comportare nel 2017 un ingente incremento delle aliquote IVA, evidenzia come il Governo non abbia precisato come intenda affrontare tale complessa questione, limitandosi a indicare una possibile soluzione nell'operazione di revisione delle agevolazioni fiscali (cosiddette tax expenditures), consistenti nell'insieme di detrazioni ed esenzioni fiscali attualmente previste. A tale riguardo sottolinea la delicatezza della tematica, rilevando come sarebbe grave agire attraverso interventi di riduzione delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano prevalentemente lavoratori dipendenti e famiglie, quali le detrazioni per lavoro dipendente, le detrazioni per carichi di famiglia e le detrazioni per le spese sanitarie.
  In relazione al tema della revisione del catasto, prevista dalla legge delega per la riforma del sistema fiscale, lamenta come il Governo non abbia voluto esercitare per questo aspetto la delega stessa, mancando di realizzare una riforma necessaria per superare uno dei più gravi fattori di sperequazione dell'intero sistema tributario.

  Sandra SAVINO (FI-PdL) illustra la propria proposta alternativa di parere, rilevando innanzitutto come, in oltre due anni, il Governo abbia dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi strutturali del Paese, in quanto, nonostante gli annunci del Presidente del Consiglio, non si è «cambiato verso» con il Jobs Act, non si è «cambiato verso» con la riforma della pubblica amministrazione, nulla si è fatto nulla per quanto riguarda la spending review, per citare i provvedimenti più pubblicizzati, ma soprattutto nulla è stato realizzato per combattere alla radice i due veri freni dell'economia italiana: la bassa produttività e i pochi, insufficienti investimenti produttivi.
  Sottolinea quindi come non sia stato realmente affrontato nemmeno l'enorme problema del debito pubblico italiano, pari al 133 per cento in rapporto al PIL, in crescita di mese in mese, che non può certo essere risolto con qualche gioco contabile né, ancor peggio, con masochistiche vendite, a prezzi spaventosamente bassi, dei «gioielli di famiglia» (Eni, Enel, Poste), che, se danno un momentaneo risultato in termini di stock di debito, riducono, però, di pari ammontare, gli incassi da dividendi.
  Ritiene quindi che, per affrontare in termini seri i reali problemi del Paese, sia necessario riflettere attentamente su alcuni aspetti essenziali.
  In primo luogo occorre riconoscere come la crescita reale del PIL italiano nel 2016, che il Governo colloca all'1,2 per cento, nei fatti sarà al massimo dell'1 per cento, che nel medesimo anno l'inflazione raggiungerà, al massimo, lo 0,2 per cento – 0,3 per cento e che quindi la crescita nominale, la sola rilevante ai fini del rispetto dei parametri europei, si attesterà attorno all'1,2 per cento-1,3 per cento, lontano dall'ambizioso 2,2 per cento indicato nel DEF.Pag. 48
  In secondo luogo è necessario rilevare come le previsioni di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL che, secondo il DEF, dovrebbe scendere già a partire da quest'anno, per proseguire nel 2017, 2018 e 2019, siano fondate solo sull'aumento del denominatore di tale rapporto, grazie alla sovrastima del Governo delle previsioni di crescita del PIL a partire da quest'anno e per gli anni a venire, in una prospettiva che, senza la spending review, senza un piano di privatizzazioni credibile, senza crescita e con deficit in aumento, è difficile, se non impossibile, realizzare.
  A tale proposito sottolinea infatti come non ci sia alcuna traccia di una concreta azione di spending review, come testimoniato dal fatto che, al contrario, nei prossimi 4 anni le spese dello Stato cresceranno sempre, con un incremento complessivo di oltre 22 miliardi di euro e la spesa pubblica passerà dagli 826 miliardi del 2015 ai quasi 849 miliardi di euro del 2019. Inevitabilmente, a tali maggiori uscite dovranno corrispondere maggiori entrate, con la conseguenza che, purtroppo, a pagare il conto saranno, come sempre, i contribuenti. Ciò trova del resto conferma negli stessi contenuti del DEF, i quali fanno emergere come, tra il 2016 e il 2019, sia prevista una stangata fiscale di quasi 72 miliardi di euro, in quanto nei prossimi 4 anni il prelievo aumenterà sistematicamente e il gettito complessivo supererà quota 855 miliardi rispetto ai 784 miliardi del 2015.
  Segnala quindi l'andamento fortemente negativo di un fattore essenziale per i redditi e il benessere dei cittadini, quale la produttività, la cui crescita si è ridotta con continuità nei decenni scorsi, fino a marcare un segno negativo negli ultimi anni, sia pure in maniera differenziata tra i vari settori. Rileva infatti, a tale proposito, come sia diminuita la produttività totale dei fattori, nonché la produttività del lavoro, da cui dipende la sua remunerazione. Evidenzia altresì il dato, particolarmente preoccupante, secondo cui, mentre nel periodo 2007-2011, cioè nella fase di impatto più violento della crisi, la produttività del lavoro è rimasta stagnante, essa è poi crollata successivamente, e negli ultimi due anni è diminuita di circa un punto percentuale, diversamente da quanto avviene di solito nelle fasi di ripresa.
  Sottolinea quindi il livello negativo degli investimenti al netto degli ammortamenti, il quale comporta una riduzione dello stock di capitale e la conseguente caduta del prodotto potenziale italiano, cioè della capacità produttiva del Paese, confermata dai dati di Eurostat.
  A tale proposito ritiene che la questione abbia rilievo europeo, rilevando come ormai tutti i maggiori protagonisti internazionali, dalla BCE al Fondo monetario internazionale, raccomandino di incrementare gli investimenti pubblici, in quanto essi, soprattutto quelli in infrastrutture materiali e immateriali, consentono di aumentare anche il rendimento, cioè la produttività, degli investimenti privati, e contribuiscono quindi a rilanciarli.
  Stigmatizza in merito come l'azione del Governo Renzi sia andata invece in direzione contraria, riducendo al livello minimo, tra il 2,2 per cento e il 2,3 per cento,, nel 2014 e nel 2015, proprio gli investimenti pubblici, che anche nel pieno della crisi erano rimasti intorno al 3 per cento del PIL, e mantenendo tale livello insufficiente anche nei prossimi anni, secondo le ultime previsioni della Commissione europea.
  Sottolinea inoltre come tali due gravi elementi di fragilità dell'economia italiana (bassa produttività e scarsi investimenti), oltre a costituire un problema di per sé, rappresentino anche un fattore di debolezza del Paese nelle trattative con gli altri partner europei.
  Esprime altresì un giudizio fortemente negativo circa l'atteggiamento dell'Esecutivo sul tema della cosiddetta «flessibilità» di bilancio, chiesta dal Governo Renzi per il terzo anno consecutivo, laddove le regole europee consentono ai Paesi di sforare rispetto ai vincoli sul deficit solo una volta e sulla base delle riforme effettuate, che nel caso dell'Italia non sono state ancora completate, e la cui efficacia è tutta da Pag. 49verificare. Condivide infatti, al riguardo, le affermazioni del Presidente della BCE Draghi, secondo cui l'abuso di «flessibilità», vale a dire una politica economica realizzata integralmente in deficit, porta alla perdita di credibilità dei Paesi che ne abusano.
  Ritiene quindi del tutto insufficiente la politica economica del Governo, fatta di bonus e di incredibili e false riduzioni delle tasse realizzate in deficit, in quanto sostanzialmente volta alla sopravvivenza di breve periodo dell'Esecutivo piuttosto che all'obiettivo di cambiare il Paese, tagliando drasticamente il debito e la cattiva spesa pubblica e rilanciando gli investimenti.
  Per tali motivi ritiene di dover esprimere una valutazione fortemente negativa sul DEF in esame.

  Michele PELILLO (PD) sottolinea innanzitutto come il DEF costituisca un elemento importante della vita democratica del Paese e come la sua credibilità derivi dall'attendibilità delle previsioni in esso contenute. A tale proposito evidenzia come, per la prima volta da quando è stato introdotto lo strumento del DEF, le previsioni di crescita economica relative al 2015 siano risultate addirittura sottostimate rispetto ai risultati di crescita effettivamente realizzati, dimostrando in tal modo la prudenza del Governo e la credibilità dei contenuti del DEF medesimo. Auspica pertanto che anche le stime relative al 2016 e agli anni successivi contenute nel DEF in esame confermino tale piena attendibilità, smentendo i dubbi e le critiche espresse da alcune forze politiche rispetto alle prospettive del Paese.
  Sottolinea inoltre l'esigenza di valorizzare i risultati raggiunti dal Governo sul piano della riduzione della pressione fiscale: al riguardo, pur rilevando come sarebbe stato preferibile realizzare una riduzione ancor più forte dell'imposizione fiscale, sottolinea come la strategia seguita dal Governo risulti molto complessa, in quanto intende coniugare l'alleggerimento del carico tributario con l'adozione di misure espansive. Evidenzia, peraltro, come tale linea di politica economica, sebbene molto impegnativa, stia cominciando a dare frutti positivi. In tale contesto ricorda, inoltre, che il dato relativo alla pressione fiscale deve essere letto al netto del bonus degli 80 euro, nonché considerando la pesante eredità lasciata a questo Governo dalle clausole di salvaguardia introdotte in precedenza, le quali peraltro sono state tutte finora disattivate e saranno sterilizzate anche per quanto riguarda quelle relative ai prossimi anni.
  Per quanto riguarda le proposte di parere alternative formulate da alcuni gruppi di opposizione, considera fuori luogo alcune affermazioni ed argomentazioni, che appaiono del tutto contrastanti con la realtà. In particolare richiama le feroci polemiche sollevate dai gruppi di opposizione sullo schema di decreto legislativo relativo di attuazione della direttiva 2014/17/UE relativo ai mutui residenziali, le quali sono state pienamente smentite dalle valutazioni positive espresse dagli organi di informazione sul provvedimento approvato in via definitiva dal Governo, anche grazie alle puntuali integrazioni e modifiche richieste con il parere espresso dalla Commissione Finanze.
  Considera altresì infondate le affermazioni del deputato Pesco circa la pretesa reintroduzione dell'anatocismo bancario, rilevando come tale meccanismo non fosse stato affatto eliminato dall'ordinamento, come testimoniato dal fatto che le banche hanno introitato, nel corso del 2015, circa 2 miliardi di euro proprio dal meccanismo di produzione di interessi sugli interessi.
  Si rammarica altresì di dover contraddire la deputata Sandra Savino, non comprendendo come abbia potuto esprimere una valutazione negativa sui risultati, realmente strabilianti, ottenuti dal Governo per quanto riguarda l'aumento dell'occupazione e la riforma della disciplina del lavoro nel corso del 2015.
  Sottolinea, quindi, come la flessibilità di bilancio non sia considerata in Europa un segno di debolezza, ma, al contrario, una condizione di merito e di credibilità dei Paesi, in quanto essa può essere ottenuta Pag. 50solo da quegli Stati che presentano determinati requisiti, avendo stabilizzato i propri conti pubblici.
  Preannuncia pertanto il voto favorevole del Partito democratico sulla proposta di parere formulata dalla relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dalla relatrice.

  La seduta termina alle 14.35.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 21 aprile 2016. — Presidenza del presidente Maurizio BERNARDO, indi del vicepresidente Paolo PETRINI. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Enrico Zanetti.

  La seduta comincia alle 14.35.

  Maurizio BERNARDO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.
  Avverte quindi che le interrogazioni 5-08454 Laffranco e 5-08455 Paglia, vertendo sulla medesima materia, saranno svolte congiuntamente.

5-08450 Villarosa: Iniziative per annullare gli effetti della procedura di risoluzione della Cassa di Risparmio di Ferrara, della Banca delle Marche, della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio e della Cassa di Risparmio di Chieti.

  Daniele PESCO (M5S) illustra l'interrogazione, di cui è cofirmatario, la quale affronta un aspetto relativo alla risoluzione della Cassa di risparmio di Ferrara, della Banca delle Marche, della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio e della Cassa di risparmio di Chieti, disposta mediante il decreto – legge n. 183 del 2015, successivamente confluito nella legge di stabilità 2016.
  Al riguardo l'atto di sindacato ispettivo evidenzia come tale procedura di risoluzione, che ha determinato il sostanziale annullamento del valore delle azioni e obbligazioni subordinate di tali banche, sia stata avviata nel 2015 applicando le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 180, le quali tuttavia, ai sensi dell'articolo 106 del medesimo decreto legislativo, sono entrate in vigore solo a decorrere dal 1o gennaio 2016. Sottolinea quindi come, per tale motivo, sembrerebbe che la procedura di risoluzione delle menzionate banche sia stata adottata in carenza di legittimazione normativa. Al riguardo rammenta come, nella comunicazione di avvio della risoluzione emanata da Banca d'Italia si indichi che la riduzione integrale delle riserve e del capitale rappresentato da azioni e del valore nominale degli elementi di classe 2, computabili nei fondi propri, è stata realizzata ai sensi dell'articolo 27, comma 1, lettera b), nonché dell'articolo 52, comma 1, lettera a), punti i) e iii) del citato decreto legislativo n. 180.
  Rileva quindi come, in realtà, secondo quanto previsto dal citato articolo 106, le disposizioni contenute nell'articolo 52, sarebbero entrate in vigore solo a decorrere dal 1o gennaio 2016 e come sia stata quindi compiuta una violazione di quanto previsto dall'articolo 23 della Costituzione, in base al quale «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge».

  Il Viceministro Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Daniele PESCO (M5S) si dichiara insoddisfatto della risposta, ritenendo che permangano gravi motivi per dubitare della legittimità dell'operato del Governo nella vicenda della procedura di risoluzione delle quattro banche richiamate nell'interrogazione. Preannuncia quindi l'intenzione del suo gruppo di presentare in futuro altri atti di sindacato ispettivo, al fine di sollecitare all'Esecutivo ulteriori chiarimenti in ordine a tale grave questione.

Pag. 51

5-08451 Pelillo: Equivalenza nel trattamento tributario delle perdite relative a partecipazioni non qualificate in caso di default dell'emittente dei titoli tra i risparmiatori che si avvalgono del regime dichiarativo o amministrato e i risparmiatori che si avvalgono del regime gestito.

  Michele PELILLO (PD) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il Viceministro Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

  Michele PELILLO (PD) si dichiara soddisfatto della risposta fornita.

5-08452 Sottanelli: Rapporto tra le garanzie statali sulle operazioni di cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (GACS) e le garanzie già rilasciate dai consorzi di garanzia collettiva fidi.

  Giulio Cesare SOTTANELLI (SCpI) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il Viceministro Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 7).

  Giulio Cesare SOTTANELLI (SCpI) si dichiara soddisfatto della risposta.

5-08453 Busin: Chiarimenti circa la detraibilità delle spese sostenute per la mensa scolastica.

  Stefano BORGHESI (LNA) rinuncia a illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.

  Il Viceministro Enrico ZANETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 8).

  Stefano BORGHESI (LNA) ringrazia il Viceministro, dichiarandosi soddisfatto della risposta.

5-08454 Laffranco: Iniziative in merito ai dati contenuti nei cosiddetti «Panama Papers».
5-08455 Paglia: Utilizzo dei dati contenuti nei cosiddetti «Panama Papers» ed iniziative in merito al rientro dei capitali dall'estero.

  Pietro LAFFRANCO (FI-PdL) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) rinuncia a illustrare la propria interrogazione.

  Il Viceministro Enrico ZANETTI risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 9).

  Pietro LAFFRANCO (FI-PdL) si dichiara insoddisfatto della risposta, la quale evidenzia come, nonostante le buone intenzioni dell'Esecutivo, permangano gravi lacune informative in relazione alla vicenda dei cosiddetti «Panama papers». In particolare, ritiene necessario conoscere quali tipo di dati siano in possesso del Governo e dell'Agenzia delle entrate in relazione ai documenti emersi dall'inchiesta giornalistica in materia, ai fini della verifica dei casi di evasione e riciclaggio e dell'assunzione di eventuali iniziative politiche in tal senso.
  Nel ritenere che tale questione richieda la massima attenzione da parte dell'Esecutivo e che sia doveroso, per l'Esecutivo stesso, fornire ai competenti organi parlamentari gli elementi di cui sia a conoscenza, preannuncia la presentazione di altri atti di sindacato ispettivo e la richiesta di accesso agli atti relativi a tale vicenda.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) si dichiara insoddisfatto della risposta, la quale si limita a riportare la notizia che la Procura della Repubblica di Torino, nell'ambito di indagini per il reato di riciclaggio, ha Pag. 52delegato il competente Nucleo di polizia tributaria ad acquisire dati e informazioni in ordine alle posizioni relative a numerose società panamensi riconducibili allo studio legale «Mossack e Fonseca».
  Rileva infatti come non sia dia risposta al quesito, posto dall'interrogazione, circa le iniziative che il Governo e l'Agenzia delle entrate intendono assumere per dar seguito ai dati acquisiti a tale inchiesta, né si chiarisca quali siano le intenzioni dell'Esecutivo sulla possibile apertura, ventilata dal Ministro dell'economia e delle finanze in sue recenti dichiarazioni, di una nuova procedura di collaborazione volontaria per il rientro dei capitali dall'estero, analoga alla «voluntary disclosure» attuata nel 2015.
  Sottolinea inoltre come l'atteggiamento eccessivamente incerto dell'Esecutivo e dell'Agenzia delle entrate sulle vicende richiamate possa essere anche causa del diverso atteggiamento dei cittadini italiani coinvolti rispetto a quanto avvenuto ad esempio in Francia, dove, a seguito dai dati svelati dall'inchiesta giornalistica sui patrimoni trasferiti a Panama, moltissimi contribuenti, temendo l'intervento delle autorità competenti, hanno preferito autodenunciarsi presso l'Amministrazione finanziaria francese, al fine di regolare al meglio, e in via preventiva, la propria posizione.

  Paolo PETRINI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.55.

Pag. 53