CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 aprile 2016
629.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
Pag. 249

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 20 aprile 2016. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

  La seduta comincia alle 14.35.

Documento di economia e finanza 2016.
Doc. LVII, n. 4, e allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del documento, rinviato nella seduta del 19 aprile 2016.

  Cesare DAMIANO, presidente, avverte che, secondo quanto concordato nella riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi il 13 aprile scorso, l'espressione del parere avrà luogo nella seduta convocata per domani, giovedì 21 aprile. Ricorda, infine, che nella seduta di ieri la relatrice, on. Marialuisa Gnecchi ha svolto la sua relazione introduttiva.

  Giorgio PICCOLO (PD), ringraziando la relatrice per lo sforzo di sintesi compiuto, intende soffermarsi, in particolare, sul tema della contrattazione, affrontato nel Documento in esame in continuità «ideologica» con quanto disposto dalla legge di stabilità 2016. A suo avviso, in tema di contrattazione, il legislatore dovrebbe intervenire unicamente per accompagnare l'operato delle parti sociali e non per influire sui contenuti, con quelli che giudica interventi «a gamba tesa». Ricorda che l'accordo interconfederale tra CGIL CISL UIL e Confindustria relativo al Testo unico sulla rappresentanza, firmato nel Pag. 250gennaio 2014, ha operato, al termine di una lunga mediazione, una distinzione tra le materie demandate alla contrattazione nazionale e quelle delegabili alla contrattazione aziendale o territoriale. Il Governo, pertanto, non dovrebbe intervenire su tale terreno, ancor più a sostegno di una delle parti, ma dovrebbe adoperarsi, piuttosto, per favorire le categorie più deboli. Del resto, non ha condiviso nemmeno l'impostazione adottata nella legge di stabilità 2016, in base alla quale sono state destinate risorse pubbliche alla promozione del welfare aziendale, oggetto di contrattazione di secondo livello. A suo avviso, se vi è una disponibilità finanziaria, le risorse pubbliche dovrebbero essere indirizzate al sostegno di misure di solidarietà per le parti più deboli o anche alla promozione della ricerca aziendale.

  Anna GIACOBBE (PD) si sofferma sui riferimenti contenuti nel Documento aventi ad oggetto le misure di contrasto della povertà e il disegno di legge Atto Camera n. 3594, attualmente all'esame delle Commissioni riunite XI e XII. Esprime in primo luogo apprezzamento per la scelta di perseguire un approccio organico nell'ambito di un provvedimento che compie un reale sforzo per mettere in atto una misura strutturale, valida su tutto il territorio nazionale, e fondata sull'attivazione delle persone, finalizzata inizialmente ad una specifica fascia di popolazione, quali i nuclei con figli minori. A suo avviso, va inoltre sottolineato che già la legge di stabilità 2016 ha previsto lo stanziamento di una quota significativa di risorse, che consente di allargare la platea dei beneficiari rispetto agli interventi che oggi sono comunque in essere, o a livello sperimentale, come la social card, o per iniziativa delle diverse regioni e realtà locali. Fa presente che le risorse stanziate dovranno essere incrementate nel futuro per affrontare in modo compiuto il fenomeno dell'impoverimento ed il fatto che a povertà antiche se ne sono aggiunte altre, nuove, negli anni della crisi. A suo avviso, tuttavia, le ulteriori risorse non potranno essere reperite solo attraverso il riordino delle prestazioni, perché tale riordino si riferisce solo alle prestazioni future, e quindi porterà risorse crescenti nel tempo. Nel ritenere corretto l'intento di rendere più eque e omogenee tra loro le prestazioni di assistenza sociale e di creare una regia integrata dei servizi sociali, così come sottolineato nel Documento, segnala che il testo fa riferimento alla razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale e di quelle di natura previdenziale, o comunque sottoposte alla prova dei mezzi. Sottolinea che la relatrice ha ricordato che il Ministro Poletti ha già opportunamente chiarito che il riferimento a prestazioni quali le pensioni di reversibilità deve attribuirsi ad un errore tecnico. A suo avviso, va confermata l'opportunità, richiamata dalla relatrice, di riaffermare comunque una chiara distinzione tra la spesa di carattere previdenziale e quella destinata a finalità assistenziali. Ritiene, infatti, che una corretta separazione tra la spesa previdenziale e quella assistenziale rappresenti uno dei presupposti per salvaguardare la sostenibilità finanziaria e il corretto equilibrio nei rapporti tra generazioni, peraltro già garantiti dagli interventi di riforma che si sono susseguiti dal 1995 ad oggi, come affermato nel DEF a proposito della fattibilità di «interventi volti a favorire una maggiore flessibilità nelle scelte individuali» nel pensionamento». A suo giudizio, il discrimine tra assistenza e previdenza non può essere quindi l'utilizzo della prova dei mezzi, che invece sussiste anche per prestazioni chiaramente previdenziali, quando si voglia esercitare una forma di solidarietà interna al sistema previdenziale destinando in quota inferiore o non destinando prestazioni a seconda di maggiore e minore reddito personale o della coppia. Ritiene che senza strumenti di questo tipo non sarà possibile esercitare verso le nuove generazioni il necessario equilibrio nei confronti dei più giovani, destinato altrimenti a trattamenti davvero bassi. Fa presente che l'esclusione dei trattamenti previdenziali dal novero di quelli da cui trarre eventuali risorse per il contrasto alla povertà non significa sottrarsi Pag. 251alla necessità di un riordino anche di tali trattamenti. Anche all'interno del sistema previdenziale sarebbe opportuno intervenire per identificare i possibili meccanismi di solidarietà interna, in particolare il passaggio da un sistema di integrazione al minimo, già oggi a carico della spesa previdenziale, ad un sistema che ne prevede la cancellazione per le pensioni calcolate con sistema contributivo. A suo avviso, la solidarietà tra generazioni dovrà spingere a valutare come sia possibile un intervento della solidarietà interna al sistema, o anche della fiscalità generale, in favore delle pensioni di chi ora è giovane e ha lavorato in modo discontinuo. In ogni caso, va analizzato con attenzione il fatto che una quota importante di prestazioni assistenziali, secondo diverse fonti, sarebbe destinata ad oggi, a persone che hanno, nel loro nucleo familiare, una condizione reddituale medio-alta, per capire le cause di tale fenomeno ed operare le scelte necessarie alla luce delle informazioni acquisite.

  Giuseppe ZAPPULLA (PD) dichiara di condividere sia la relazione della collega Gnecchi sia quanto testé affermato dall'onorevole Giacobbe sulla necessità di distinguere nettamente tra assistenza e previdenza. In particolare, con riferimento al disegno di legge delega sul contrasto alla povertà, ritiene opportuno sgombrare il campo dalle speculazioni su possibili interventi restrittivi in materia di pensioni di reversibilità. Intende soffermarsi su alcune questioni che, a suo avviso, appaiono meritevoli di un chiarimento da parte del Governo: in primo luogo, anche in considerazione del prossimo sciopero nazionale dei lavoratori metalmeccanici per il rinnovo del contratto nazionale di categoria, che si terrà venerdì 22 aprile, ritiene che la distinzione tra aree della contrattazione nazionale e della contrattazione integrativa, aziendale o territoriale, non costituisca un problema tecnico. Infatti, anche a suo parere, è opportuno valorizzare la contrattazione integrativa su questioni, quali l'organizzazione del lavoro e della produzione, che essa sola è in grado di affrontare. Ciò non può comportare, tuttavia, il rischio di mettere in dubbio il ruolo della contrattazione nazionale, che deve continuare a garantire la cornice di diritti fondamentali e retributivi di ogni categoria di lavoratori. In secondo luogo, dal momento che il Documento di economia e finanza non fornisce adeguate informazioni al riguardo, ritiene necessario acquisire un chiarimento sull'orientamento del Governo in ordine al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego e, in particolare, alla sua volontà di impegnare su tale obiettivo maggiori risorse. Ritiene opportuno, inoltre, un chiarimento del Governo anche sulla reale portata dell'accenno, contenuto nel Documento, alla flessibilità nelle scelte individuali per l'accesso al pensionamento. Infatti, in considerazione dell'impegno profuso dalla Commissione sul tema, è, a suo avviso, necessario chiarire se si vada verso forme di flessibilità analoghe a quelle previste dalla proposta di legge Atto Camera n. 857, di cui è primo firmatario il presidente Damiano, o se, invece, si è di fronte ad una generica manifestazione di volontà.
  Sottolinea l'estrema lacunosità del Documento di economia e finanza sulle iniziative volte a supportare lo sviluppo economico del Mezzogiorno.

  Walter RIZZETTO (FdI-AN), dopo avere ringraziato la relatrice per la sua sintesi, si dichiara d'accordo con quanto testé affermato dal collega Zappulla sul tema della flessibilità nell'accesso al pensionamento. A suo avviso, il Documento di economia e finanza 2016 non contiene fughe in avanti su temi precisi, quali «quota 41», «quota 96» o su un nuovo provvedimento di salvaguardia. Il Documento, a suo parere, reca generici indirizzi e previsioni su crescita, occupazione e disoccupazione, che, almeno stando all'esperienza degli ultimi anni, sono destinate ad essere disattese in un prossimo futuro. Stigmatizza, inoltre, il fatto che le intenzioni del Governo, invece di risultare dai documenti ufficiali, si conoscano piuttosto attraverso anticipazioni giornalistiche o dichiarazioni dei ministri. Nota, ad esempio, Pag. 252che si ritorna a parlare del prestito pensionistico, ponendo gli interessi dell'anticipazione del trattamento a carico dello Stato. Sottolinea che, con riferimento alla flessibilità, nei termini previsti dalla proposta di legge a prima firma Damiano all'esame della Commissione, non il ministro Poletti ma il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Nannicini ha definito troppo oneroso un intervento volto a consentire l'accesso anticipato al pensionamento. Sul punto, condivide quanto più volte osservato dal presidente, che ha sottolineato come l'evidente costo iniziale sarebbe riassorbito nel tempo, considerando anche l'aumento dell'aspettativa di vita. Segnala, inoltre, che rimane aperto il capitolo relativo all'estensione di «Opzione donna».
  Sollecita, quindi, la Commissione a incalzare il Governo al fine di definire una tempistica certa per affrontare i temi di maggiore interesse. Nota, infatti, che non si parla dell'ottavo provvedimento di salvaguardia, un tema che non sembra più sentito come nel passato, anche se gli esodati continuano a protestare. A tale proposito, ricorda che della cosiddetta «settima salvaguardia», inserita poi nella legge di stabilità 2016, si era cominciato a parlare già nel febbraio del 2015. Quindi, per un ottavo provvedimento di salvaguardia sembrerebbe già essere troppo tardi. Ritiene importante che sul punto sia almeno la Commissione a indicare tempi certi, posto che il Governo sarà prima impegnato per le prossime elezioni amministrative e poi, dopo l'estate, per il referendum costituzionale. A suo avviso, non può pensarsi che la legge di stabilità 2017 possa essere la sede per risolvere tutti i problemi sul tappeto, posto che, probabilmente, ci sarà spazio solo per la flessibilità. A suo avviso, pertanto, sarebbe opportuno che, nel proprio parere, la Commissione chiedesse chiarezza sull'agenda degli interventi, per evitare che il Documento di economia e finanza rimanga un esercizio di stile. È infatti necessario, a suo avviso, trovare prima di ottobre un punto di incontro tra il punto di vista dei tecnici sulle coperture finanziarie e quello della politica, che deve fare le sue proposte.

  Roberto SIMONETTI (LNA) si dichiara d'accordo con quanto sin qui affermato sia dai colleghi di maggioranza sia da quelli dell'opposizione, oltre che, naturalmente, dalla relatrice. Essi hanno affrontato temi più volte discussi dalla Commissione, senza che, purtroppo, siano diventati legge. Nota come le quantificazioni degli effetti finanziari delle proposte all'esame della Commissione, in particolare quella sulla flessibilità, siano riportate come novità dai giornali, che le attribuiscono al ministro Padoan, anche se i componenti della Commissione le conoscono da tempo. Non concorda, invece, con quanto affermato dal collega Giorgio Piccolo in materia di contrattazione: a suo avviso, sarebbe anzi opportuno inserire tra le materie di competenza della contrattazione integrativa anche la progressione salariale, che andrebbe collegata al raggiungimento di obiettivi e, quindi, al merito e non all'anzianità. Avrebbe auspicato, inoltre, l'inserimento nel Documento di economia e finanza della previsione di un provvedimento per rendere strutturali i benefici contributivi legati alle nuove assunzioni. Si tratta di uno strumento che, al netto delle critiche che si possono muovere al Jobs Act, garantisce maggiori certezze ai giovani, nonostante le recenti affermazioni del presidente dell'INPS, Boeri, che spesso appare eccedere rispetto al suo ruolo. Su «Opzione donna», osserva che, sulla base del meccanismo del «contatore» previsto nella legge di stabilità 2016 per monitorare le risorse effettivamente utilizzate, non è possibile tornare sul tema fino a settembre. Si dichiara poi d'accordo sulla necessità di chiarire una volta per tutte che, in occasione del riordino degli istituti assistenziali previsto dal disegno di legge delega per il contrasto alla povertà, non saranno toccati gli istituti di natura previdenziale. Infine, reputa che la previsione di interventi per la flessibilità di accesso al pensionamento sarà la vera discriminante della prossima legge di stabilità. Su questo punto, preannuncia l'intenzione del suo Pag. 253gruppo di collaborare fattivamente con la maggioranza per rendere più autorevole il parere che la Commissione esprimerà alla Commissione bilancio. Da ultimo, ritiene opportuno tornare ad approfondire il tema degli esodati, per definire i contorni di un ulteriore intervento legislativo di salvaguardia e individuare la platea dei possibili beneficiari.

  Giovanna MARTELLI (SI-SEL) osserva preliminarmente che nell'esame del Documento di economia e finanza si ha spesso la sensazione di vivere in mondi paralleli, dal momento che in molti casi i futuri interventi che vengono annunciati non solo non sono riportati nei testi in discussione, ma sono illustrati per la prima volta al di fuori delle aule parlamentari. Venendo al contenuto del documento programmatico presentato dal Governo, sottolinea come, a fronte degli allarmanti dati forniti dall'Eurostat, che evidenziano un consolidamento della povertà nel nostro Paese, manchi una strategia volta contrastare il fenomeno, facendosi riferimento nel DEF alla sola legge delega attualmente all'esame delle Commissioni riunite XI e XII, i cui contenuti sono allo stato ancora poco chiari. Esprime, in particolare, preoccupazione per la previsione del riordino delle prestazioni assistenziali e previdenziali legate alla prova dei mezzi, che potrebbe determinare un indebolimento della condizione di soggetti già fragili. Osserva, in oltre, che mancano accenni a politiche volte a sostenere le pari opportunità lavorative, riscontrando che le carenti tutele hanno determinato un significativo calo della natalità. Nel segnalare che anche le misure volte a sostenere gli asili nido e i servizi all'infanzia non hanno carattere strutturale, sottolinea come l'assenza di un adeguato sistema di sostegno alla genitorialità e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro determini una sensibile limitazione nell'accesso delle donne al lavoro, anche in considerazione del mancato riconoscimento del lavoro di cura.
  Conclusivamente, sottolinea che nel mese di febbraio si è registrato un calo dei contratti a tempo indeterminato, che testimonia come i dati sull'incremento dell'occupazione nell'anno 2015 siano essenzialmente da attribuire agli effetti dell'esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità 2015.

  Titti DI SALVO (PD) dichiara di dissentire dalle considerazioni espresse dai colleghi Rizzetto e Simonetti, evidenziando come il riferimento contenuto nel Documento di economia e finanza ad una valutazione di futuri interventi in materia di flessibilità nell'accesso al pensionamento rappresenti un'importante conquista della Commissione, che si è fortemente impegnata per ottenerne l'inserimento. Ovviamente, trattandosi di un documento di carattere programmatico, non sono indicati i contenuti delle future disposizioni, che dovranno essere oggetto di opportuna valutazione. Parimenti, giudica importante che il Ministro Padoan abbia manifestato, nella giornata di ieri, la propria disponibilità ad affrontare il tema della flessibilità in materia di accesso al pensionamento, testimoniando come sia stato avviato un percorso per elaborare una proposta governativa in materia. Ritiene, peraltro, che l'esperienza di «Opzione donna», che ha consentito l'accesso anticipato al pensionamento a prezzo di pesanti decurtazioni dei trattamenti, dovrebbe consigliare un'attenta valutazione delle implicazioni delle misure da adottare, al fine di non determinare penalizzazioni insostenibili, specialmente per i lavoratori con redditi più bassi.

  Davide TRIPIEDI (M5S), dopo avere sottolineato che le previsioni di crescita del Governo si sono sempre rivelate eccessivamente ottimistiche, stigmatizza la mancata menzione nel Documento di economia e finanza della necessità di intervenire in favore dei lavoratori che esercitano attività classificate come usuranti, ampliandone la platea.
  Si dichiara, inoltre, preoccupato per l'atteggiamento del Governo sulla flessibilità, di cui si parla da anni. Si augura, pertanto, che il 2016 sia l'anno in cui, anche grazie all'iniziativa unitaria della Pag. 254Commissione, si possa finalmente convincere il Governo della necessità di tale misura.

  Marialuisa GNECCHI (PD), relatrice, rivolgendosi, in particolare al collega Rizzetto, ricorda che il prossimo provvedimento di salvaguardia, l'ottavo, dovrà essere quello definitivo, in quanto si tratta di misure volte a porre rimedio a situazioni determinatesi nel 2011. Ciò non vuol dire che dal 1o gennaio 2012 non vi siano stati licenziamenti e nessuno abbia perso il lavoro, ma per risolvere tali situazioni sarà necessario adottare interventi di altro tipo. L'ottavo provvedimento di salvaguardia sarà necessario per risolvere le criticità ancora in sospeso e che riguardano, ad esempio, i lavoratori in mobilità autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione, i lavoratori agricoli e le collaboratrici familiari, esclusi dall'ultimo provvedimento di salvaguardia. A tale ultimo proposito, in particolare, sottolinea la contraddittorietà di un quadro normativo nel quale alle collaboratrici familiari, da un lato, non sono applicate le disposizioni riguardanti i congedi per le vittime di violenza in quanto il loro contratto di lavoro non è considerato un contratto stabile e, dall'altro, non è stata riconosciuta l'inclusione nei provvedimenti di salvaguardia perché il loro contratto di lavoro è stato considerato alla stregua di un ordinario contratto di lavoro a tempo indeterminato. Rileva che l'apparente inerzia della Commissione su un nuovo intervento di salvaguardia è motivata dalla necessità di acquisire i dati di monitoraggio sul numero effettivo di soggetti che hanno avuto accesso all'ultimo provvedimento di salvaguardia e sulle risorse effettivamente utilizzate. Inoltre, è necessario anche sgombrare il campo dai dubbi interpretativi che hanno limitato l'accesso ai precedenti provvedimenti per alcune categorie di lavoratori. Se, infatti, si adottasse ora un nuovo provvedimento, esso sarebbe inevitabilmente parziale e non riguarderebbe tutte le situazioni meritevoli di tutela.

  Cesare DAMIANO, presidente, osserva come il dibattito svolto sia stato ricco di spunti interessanti e, spesso, condivisibili. In primo luogo, con riferimento alla tempistica di futuri interventi in materia pensionistica, ritiene che non ci si debba far prendere né dall'impazienza né da un eccessivo torpore, ma si debba procedere seguendo ritmi certi e cadenzati. Sottolinea, innanzitutto, l'opportunità che nella risoluzione che sarà approvata dall'Assemblea al termine dell'esame del Documento sia inserito un preciso impegno sui temi della flessibilità in uscita, che dia seguito alle affermazioni già riportate nel testo all'esame della Commissione, che sono il frutto di una proficua interlocuzione con l'Esecutivo. Giudica, inoltre, positivamente le parole del Ministro Padoan, che nel corso della sua audizione di ieri presso le Commissioni bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica ha evidenziato come sussistano margini per ragionare sulle pensioni, ponendo con ciò le basi per un futuro confronto su questi temi. Nell'ottica della definizione di un intervento in materia, devono a suo avviso valorizzarsi i dati contenuti nel Documento di economia e finanza, che evidenziano come l'effetto del complessivo processo di riforma attuato a partire dal 2004 determinerà una riduzione cumulata dell'incidenza della spesa previdenziale pari a circa 60 punti percentuali del prodotto interno lordo fino al 2050. Tali evidenze contabili, a suo avviso, testimoniano, infatti, in modo inequivoco che il sistema previdenziale italiano sia assolutamente sotto controllo e abbia contribuito in modo significativo al processo di contenimento della spesa pubblica realizzato negli ultimi anni. Richiama, altresì, i dati riportati dalla Corte dei conti nel rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica, di recente pubblicazione, sottolineando che la riforma del 2007, da lui realizzata con il consenso di tutte le parti sociali e spesso accusata di aver determinato un forte incremento della spesa pensionistica, ha permesso una riduzione annua degli oneri previdenziali pari all'uno per cento del prodotto interno lordo. Si tratta, a suo Pag. 255avviso, di elementi importanti di conoscenza, da utilizzare nel dibattito pubblico, al pari di quelli acquisiti attraverso l'audizione di rappresentanti dell'INPS, che hanno chiarito in modo inequivocabile l'impossibilità di un ricalcolo delle pensioni in essere sulla base del metodo di calcolo contributivo.
  Per quanto attiene alle altre questioni emerse dal dibattito, ritiene che il parere della Commissione dovrebbe senz'altro indicare la necessità di introdurre correttivi alla disciplina in materia pensionistica almeno con riferimento all'ampliamento dell'ambito dei lavori considerati usuranti e alla revisione della normativa in materia di ricongiunzioni onerose. Segnala, inoltre, che non deve assolutamente considerarsi accantonata la previsione di un ottavo intervento di salvaguardia in materia pensionistica, che, tuttavia, potrà definirsi solo una volta che siano resi disponibili i dati relativi al monitoraggio degli effetti della cosiddetta «settima salvaguardia», disposta dalla legge di stabilità 2016, e sia stata definita con esattezza la platea dei soggetti da salvaguardare.
  Quanto all'attuazione della delega di cui alla legge n. 183 del 2014, ritiene che si debba puntare con decisione a promuovere la costituzione di nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, limitando il più possibile il ricorso a forme precarie di lavoro e riducendo l'utilizzo dei voucher ai soli casi di prestazioni occasionali.
  Con riferimento all'accenno contenuto nel Documento alla contrattazione aziendale, dichiara di comprendere le preoccupazioni manifestate, che tuttavia potrebbero rivelarsi eccessive, in quanto, a suo avviso, la possibile prevalenza del contratto aziendale su quello nazionale in materie legate all'organizzazione del lavoro e alla produzione non mette a repentaglio la centralità del contrattazione nazionale, in quanto si riferisce a materie tipicamente devolute alla contrattazione di secondo livello. Ritiene, tuttavia, che per rendere esigibili ed efficaci i contratti aziendali e garantire la pace sindacale in costanza di contratto, sia necessario che tali contratti siano approvati consentendo la consultazione dei lavoratori. Inoltre, un intervento in materia, che supererebbe quanto a suo tempo previsto dall'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, dovrebbe procedere di pari passo con un rafforzamento della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa e una più certa definizione delle regole in materia di rappresentanza e rappresentatività sindacale, che tenga conto anche dell'accordo stipulato al riguardo dalle parti sociali nel gennaio del 2014.

  Matteo DALL'OSSO (M5S) chiede alla relatrice di chiarire quando saranno disponibili le prime informazioni utili per la definizione di un futuro provvedimento di salvaguardia.

  Marialuisa GNECCHI (PD), relatrice, ritiene che i dati saranno disponibili nella prima settimana di maggio.

  Giovanni Carlo Francesco MOTTOLA (Misto-ALA-MAIE) stigmatizza il continuo aumento dell'età di accesso al pensionamento a causa dell'adeguamento dei requisiti alla speranza di vita, che disorienta i lavoratori, ai quali manca la possibilità di prevedere il proprio futuro. Auspica, pertanto, l'adozione di una misura che corregga questo meccanismo.

  Cesare DAMIANO, presidente, ritiene che il tema dell'adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento alla speranza di vita meriti particolare attenzione.

  Luisella ALBANELLA (PD) esprime perplessità sul riferimento contenuto nel Documento alla possibilità per la contrattazione aziendale di derogare, in specifici settori, alla contrattazione nazionale, sottolineando come allo stato la contrattazione di secondo livello operi nell'ambito delle materie ad essa delegate dalla contrattazione nazionale. Si chiede, pertanto, quale sarebbe il rapporto tra la disciplina di fonte legale e quella di fonte contrattuale, Pag. 256osservando che la legge dovrebbe limitarsi a sostenere e promuovere le misure definite attraverso la contrattazione tra le parti sociali.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del Documento alla seduta convocata per la giornata di domani.

Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura.
Nuovo testo unificato C. 1504 e C. 2267.

(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 19 aprile 2016.

  Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che, come deciso nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dello scorso 13 aprile, il parere di competenza sarà espresso nella seduta odierna. Chiede quindi alla relatrice, onorevole Casellato, di illustrare la propria proposta di parere.

  Floriana CASELLATO (PD), relatrice, illustra la sua proposta di parere favorevole sul provvedimento, che giudica particolarmente interessante, segnalando l'opportunità di coinvolgere in modo più diretto nell'attuazione del Piano d'azione nazionale per la promozione della lettura i docenti impegnati nella formazione degli adulti e nel processo di riabilitazione dei carcerati. Nel sottolineare l'importanza di valorizzare le migliori pratiche disponibili a livello territoriale, auspica, infine, l'approvazione di modifiche che chiariscano la portata dell'articolo 8, che disciplina i benefici economici per la promozione del libro e della lettura, e dell'articolo 11, che reca la copertura finanziaria del provvedimento.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice (vedi allegato).

Delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace.
C. 3672 Governo, approvato dal Senato, e abb.

(Parere alla II Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che l'espressione del parere avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 21 aprile.

  Davide BARUFFI (PD), relatore, rileva preliminarmente che il disegno di legge è stato approvato in prima lettura dal Senato e che la Commissione di merito non ha introdotto modifiche al testo approvato dall'altro ramo del Parlamento, del quale è stata dichiarata l'urgenza. Ricorda che la riforma della magistratura onoraria è stata prevista dall'articolo 245 del decreto legislativo 9 febbraio 1998, n. 51, sull'istituzione del giudice unico di primo grado, il quale aveva stabilito che le disposizioni dell'ordinamento giudiziario che consentono l'utilizzo di giudici onorari di tribunale e di vice procuratori onorari si applicassero fino all'attuazione di un complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria, e comunque non oltre il 31 dicembre 2009. La mancata attuazione della riforma della magistratura onoraria ha comportato, tuttavia, la permanenza in carica di giudici di pace, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari ben oltre i limiti temporali inizialmente previsti. Dopo diverse proroghe succedutesi nel tempo, l'articolo 1, comma 610, della legge di stabilità 2016 ha prorogato nelle funzioni fino al 31 maggio 2016 i giudici onorari di tribunale, i vice procuratori e i giudici di pace con il mandato in scadenza, per i quali la legge non avrebbe consentito un'ulteriore conferma. Quanto alla platea di riferimento Pag. 257che, come si legge nella relazione tecnica allegata al disegno di legge originario (Atto Senato n. 1738), i magistrati onorari in servizio al 26 novembre 2015 ammontano a 5.722 unità, distinti in giudici di pace, ai quali è stata affidata la gestione del contenzioso minore in campo civile e penale, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari (VPO).
  Segnala che il provvedimento in esame è finalizzato ad attuare una riforma organica della magistratura onoraria, nel cui ambito si segnalano, in particolare, l'introduzione di uno statuto unico della magistratura onoraria, a riorganizzazione dell'ufficio del giudice di pace, posto sotto il coordinamento del presidente del tribunale, l'unificazione della magistratura giudicante onoraria mediante il superamento della distinzione tra giudice di pace e giudici onorari di tribunale e l'istituzione del giudice onorario di pace, l'istituzione di una specifica struttura organizzativa dei vice procuratori onorari presso le procure e la rideterminazione del ruolo e delle competenze dei magistrati onorari.
  Venendo, quindi, al merito del provvedimento, che consta di nove articoli, segnala che gli articoli da 1 a 3 riguardano il contenuto della delega affidata al Governo, i principi e criteri direttivi relativi a ogni ambito della delega e le procedure per il suo esercizi. Gli articoli da 4 a 7 recano una serie di disposizioni immediatamente precettive in materia di incompatibilità dei magistrati onorari, di giudici di pace e di formazione comune dei magistrati onorari. All'articolo 8 il disegno di legge reca, poi, norme di coordinamento con le norme statutarie di Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, mentre l'articolo 9 reca le disposizioni di carattere finanziario.
  In particolare, l'articolo 1 definisce il contenuto della delega, da esercitare entro un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, prevedendo un'unica figura di giudice onorario, inserito in un solo ufficio giudiziario, e la figura del magistrato requirente onorario, inserito nell'ufficio della procura della Repubblica. I decreti legislativi dovranno disciplinare le modalità di accesso, il procedimento di nomina, il tirocinio, le modalità di impiego, il procedimento di conferma, la durata massima dell'incarico, la responsabilità disciplinare e la formazione professionale di tali figure.
  L'articolo 2 detta i principi e criteri direttivi della delega, prevedendo tra l'altro il superamento della distinzione tra giudici onorari di tribunale e giudici di pace, tutti ridenominati «giudici onorari di pace» e inseriti in un unico ufficio del giudice di pace. Analoga operazione è prevista per la magistratura requirente onoraria, inserita in un'articolazione denominata «ufficio dei vice procuratori onorari». L'articolo prevede inoltre la rideterminazione del ruolo e delle funzioni dei giudici onorari e dei vice procuratori onorari, nell'ambito di strutture organizzative corrispondenti al cosiddetto ufficio del processo, al fine di coadiuvare i giudici professionali nello svolgimento delle loro funzioni, con la possibilità che i magistrati onorari siano delegati all'adozione di provvedimenti decisori di minore complessità. Sono precisati i requisiti e i titoli preferenziali per la nomina e i casi tassativi in cui è consentito al presidente del tribunale di procedere all'applicazione non stabile dei giudici onorari di pace che abbiano maturato il primo quadriennio. Segnala che alcuni dei principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega appaiono meritevoli di approfondimento, dal punto di vista delle competenze della XI Commissione. Si riferisce, in primo luogo, alla previsione di cui al comma 3, lettera d), secondo cui la nomina a magistrato onorario sarà preclusa per i soggetti che, pur essendo in possesso dei requisiti previsti, risultano collocati in quiescenza.
  Ricorda, inoltre, l'esclusione dell'applicazione dei giudici onorari di pace per la trattazione di procedimenti civili in materia di rapporti di lavoro e di previdenza ed assistenza obbligatorie, prevista dal comma 5, lettera c). Segnala, inoltre, al comma 7, lettera g), la previsione del riconoscimento di un titolo di preferenza a parità di merito nei concorsi indetti dalle amministrazioni dello Stato per i Pag. 258magistrati onorari confermati per due quadrienni. Potrebbe essere opportuno valutare in sede di attuazione della delega le professionalità per le quali possa essere fatto valere il titolo di preferenza.
  Evidenzia, inoltre, il mancato riferimento alla incompatibilità con l'esercizio di lavoro dipendente, pubblico o privato, attualmente prevista per i soli giudici di pace dall'articolo 5 della legge n. 374 del 1991, al quale fa riscontro, tra i principi e criteri direttivi, il requisito della professionalità che dovrebbe caratterizzare l'aspirante magistrato onorario. In tale contesto, il criterio di cui al comma 13, lettera h), prevede che la dotazione organica dei magistrati onorari, nonché i relativi compiti, attività, obiettivi e criteri di liquidazione delle indennità siano stabiliti in modo da assicurare la compatibilità dell'incarico onorario con lo svolgimento di altre attività lavorative.
  Fa presente che la successiva lettera l) prevede, quindi, la costituzione di un regime previdenziale e assistenziale compatibile con la natura onoraria dell'incarico, senza oneri per la finanza pubblica, prevedendo l'acquisizione delle risorse necessarie mediante misure incidenti sull'indennità. Sul punto potrebbe essere utile approfondire la configurazione del nuovo sistema pensionistico, anche alla luce della compatibilità tra l'incarico onorario e lo svolgimento di altre attività lavorative, nonché le caratteristiche delle tutele previdenziali e assistenziali da assicurare e la gestione previdenziale in cui saranno iscritti i magistrati onorari.
  Segnala che l'articolo 3 disciplina le procedure per l'esercizio della delega, mentre l'articolo 4 interviene in materia di incompatibilità del giudice di pace. Il successivo articolo 5 dispone in materia di coordinamento dell'ufficio del giudice di pace. Segnala, in particolare, che l'ufficio è coordinato dal presidente del tribunale, che, potendosi avvalere dell'ausilio di uno o più giudici professionali, provvede a tutti i compiti di gestione del personale di magistratura ed amministrativo nonché a proporre a al presidente della corte di appello la tabella di organizzazione dell'ufficio. Segnala che l'articolo 6 detta una disciplina transitoria, valida per due anni, volta a prevedere la possibilità, per esigenze di servizio imprescindibili e prevalenti, di applicare giudici di pace in servizio presso un determinato ufficio presso altri uffici del giudice di pace del medesimo distretto di corte d'appello, anche se privi di scoperture di organico. L'articolo 7 interviene in materia di formazione dei magistrati onorari, che sono tenuti a partecipare a riunioni trimestrali e a corsi organizzati dalla Scuola superiore della magistratura.
  L'articolo 8 prevede che la riforma della magistratura onoraria prevista dalla disegno di legge delega in esame sia applicata in Trentino-Alto Adige e in Valle d'Aosta compatibilmente con le norme statutarie e la relativa disciplina di attuazione.
  Fa presente, infine, che l'articolo 9, infine, reca le disposizioni di carattere finanziario, prevedendo, in particolare, che dall'attuazione della legge e dei decreti legislativi non derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e che alla loro attuazione si provveda con le risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente.
  Conclusivamente, nell'esprimere una valutazione complessivamente favorevole sul contenuto del provvedimento, si riserva di formulare una proposta di parere che tenga conto anche di eventuali osservazioni che dovessero emergere dal dibattito in Commissione.

  Cesare DAMIANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta convocata per la giornata di domani.

  La seduta termina alle 15.55.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 628 del 19 aprile 2016, a pagina 10, seconda colonna, sesta riga, dopo la parola: «che», aggiungere la seguente: «non».

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