CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 marzo 2016
615.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
COMUNICATO
Pag. 97

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 23 marzo 2016. — Presidenza del presidente Michele Pompeo META. – Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Antonello Giacomelli.

  La seduta comincia alle 13.40.

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell'Unione.
(COM(2016)43 final).

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta dell'8 marzo 2016.

  Michele Pompeo META, presidente, propone, se non vi sono obiezioni, che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  Così rimane stabilito.

  Michele Pompeo META, presidente, ricorda che sulla proposta di decisione in esame la Commissione ha svolto le audizioni informali di Confindustria Radio Televisioni e di Confindustria Digitale e che è pervenuta la memoria scritta di Aeranti-Corallo. È altresì pervenuta una nota scritta di carattere integrativo inviata da Confindustria Radio Televisioni successivamente all'audizione. Tutta la documentazione richiamata è a disposizione dei componenti della Commissione. Segnala infine che un contributo scritto è stato altresì richiesto all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che si è impegnata ad inviarlo entro la fine di questa settimana.

  Il sottosegretario Antonello GIACOMELLI evidenzia le linee fondamentali della posizione del Governo italiano sul tema dell'utilizzo della banda di frequenza dei 700 MHz, confrontandole con il contesto e le scelte finora adottate a livello europeo. In primo luogo richiama, quale punto di riferimento il Rapporto Lamy presentato alla Commissione europea nel settembre 2014, che, rispetto all'utilizzo della banda dei 700 MHz, individuava il 2020, con due anni di flessibilità in più o in meno, come termine entro cui gli Stati membri avrebbero dovuto liberare questa parte dello spettro in favore della telefonia Pag. 98mobile. Poco tempo dopo, nel febbraio 2015, il gruppo Politica dello spettro radio (RSPG) dei Governi dell'Unione europea, che assiste la Commissione, ha adottato un parere, in cui si formulavano, riguardo ai tempi di liberazione della banda dei 700 MHz, indicazioni in linea con quelle del rapporto Lamy, in particolare ribadendo la facoltà per gli Stati membri di anticipare o ritardare di due anni, rispetto al termine del 2020, la destinazione della banda stessa alla telefonia mobile.
  Sottolinea che il Governo italiano ha costantemente e pienamente condiviso le raccomandazioni formulate nel Rapporto Lamy e nel parere del gruppo RSPG, anche in considerazione delle esigenze che derivano dalla specificità della situazione italiana. Segnala infatti che in Italia non si registrano sollecitazioni da parte degli operatori telefonici per fissare tempi più stretti di destinazione ai suddetti operatori della banda dei 700 MHz. Altrettanto fondamentale a suo avviso osservare che in Italia questa parte dello spettro è attualmente utilizzata per le trasmissioni televisive in digitale terrestre. La liberazione di questa parte dello spettro senza individuare e attuare soluzioni alternative porterebbe pertanto a una forte compressione dell'attività delle emittenti radiotelevisive a livello nazionale e locale.
  Ricorda altresì il forte impegno che il Governo in carica ha dedicato a regolarizzare, a livello internazionale, la situazione italiana di utilizzo dello spettro frequenziale, affrontando i problemi di interferenze che si registrano con i Paesi confinanti. Evidenzia infatti che il Governo ha trovato, sotto questo profilo, una situazione fortemente critica, tanto che l'ITU (Unione internazionale delle telecomunicazioni) ha qualificato l'Italia come osservata speciale. Per questo il Governo ha affrontato con decisione il problema, attraverso misure di «rottamazione» delle frequenze interferenti e incentivi all'aggregazione degli operatori di rete per razionalizzare l'uso delle frequenze stesse.
  Nella prospettiva del Governo i tempi di liberazione della banda dei 700 MHz devono essere coordinati e contestuali con quelli di adozione del più avanzato sistema del digitale terrestre DVB-T2, che, potenziando la capacità trasmissiva, permetterà un utilizzo più efficiente dello spettro. La contestualità della diffusione del sistema di trasmissione DVB-T2 e della liberazione della banda dei 700 MHz permetterebbe infatti all'Italia di ottemperare agli impegni stabiliti a livello di Unione europea senza aggravi di costi per gli operatori televisivi e per gli utenti. In Italia è previsto l'obbligo di mettere in commercio televisori configurati per il sistema DVB-T2 a decorrere dal 1o gennaio 2017. Il naturale ricambio degli apparecchi televisivi richiede, secondo le stime dei centri di studi economici, tempi minimi non inferiori a cinque anni. Ciò significa che nel 2022 in Italia la massima parte delle famiglie potrà avere in uso apparecchi dotati di questo sistema, senza che si producano oneri a carico degli operatori televisivi e, a causa dei costi connessi al cambio dell'apparecchio televisivo, dei cittadini.
  Per queste ragioni l'Italia, insieme con altri Stati, tra cui l'Inghilterra, sostiene a livello di Unione europea, l'adozione dei tempi che il Rapporto Lamy ha indicato. Per altro verso la Commissione europea ha impresso un'accelerazione sulla definizione della proposta di decisione, indicando il termine inderogabile del 2020, che corrisponde all'approccio franco-tedesco, con l'effetto di eliminare il margine di flessibilità che fin dall'inizio è stato considerato necessario per risolvere la questione dell'utilizzo della banda dei 700 MHz.
  Segnala che quella della Commissione europea è comunque una proposta che dovrà essere esaminata e approvata, anche con modifiche, dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Per questo ritiene che sussista la possibilità di concorrere a formare una decisione a livello europeo che tenga conto anche delle esigenze di Paesi come l'Italia. Ricorda in proposito di aver recentemente incontrato il Commissario Oettinger, responsabile per l'economia e le società digitali, con cui ha discusso anche di questo tema, riscontrando attenzione e Pag. 99disponibilità rispetto alle ragioni del Governo italiano, come emerge anche dalle dichiarazioni pubbliche rese dallo stesso Commissario.
  Ritiene, in conclusione, che per conseguire gli obiettivi di interesse dell'Italia indicati nel proprio intervento sia necessario costruire un ampio consenso su tali obiettivi tra gli Stati membri e, a tal fine, evidenzia l'impegno del Governo italiano a operare in tal senso, anche attraverso incontri bilaterali.

  Diego DE LORENZIS (M5S) sottolinea che la posizione delle emittenti locali riguardo alle frequenze interferenti non è esattamente quella che si potrebbe supporre sulla base delle indicazioni fornite dal rappresentante del Governo, dal momento che, a fronte dei rilievi fatti dall'ITU all'Italia, le emittenti locali hanno chiesto che fosse fatta una verifica, che non è stata mai svolta, anche riguardo alle interferenze riferite a frequenze non assegnate all'Italia. Le emittenti locali hanno inoltre criticato la cattiva gestione delle frequenze non assegnate all'Italia, non essendo stata effettuata, a loro giudizio, un'assegnazione adeguata delle frequenze. Pur riconoscendo l'errore prospettico delle emittenti locali, che, nel momento del passaggio dal sistema analogico a quello digitale, hanno pensato che si potessero trasmettere nuovi canali, senza tuttavia tener conto della necessità di adeguate risorse e della effettiva domanda di mercato, sottolinea che, mentre l'assegnazione delle frequenze è stata effettuata con grande attenzione nel caso delle frequenze destinate alle emittenti nazionali, altrettanto non è avvenuto per quelle destinate all'emittenza locale. Giudica, infine, inadeguate le modalità di indennizzo ipotizzate a favore delle emittenti locali, evidenziando l'esigenza di assicurare condizioni tali da permettere la prosecuzione dell'attività delle suddette emittenti. In proposito invita il Governo a considerare l'opportunità di ospitare le trasmissioni delle emittenti locali su frequenze delle emittenti nazionali che non sono utilizzate dagli operatori ai quali sono attribuite.

  Paolo Nicolò ROMANO (M5S) pur concordando con il rappresentante del Governo riguardo all'assenza di particolari sollecitazioni da parte degli operatori telefonici per la liberazione delle frequenze, osserva che la situazione potrebbe cambiare da qui al 2022, anche in vista dello sviluppo della rete 5G. Ritiene in ogni caso che si debba procedere prima di quella data e con certezza alla liberazione delle frequenze occupate dagli operatori televisivi e chiede al riguardo il cronoprogramma degli interventi. Osserva infatti che, come rilevato anche nel corso delle audizioni che si sono svolte in Commissione, rispetto al passaggio dall'analogico al digitale si configura una situazione più problematica. Osserva infine che la durata media di un apparecchio televisivo è maggiore di cinque anni ed esprime quindi preoccupazione in ordine alla necessità per i cittadini di dover cambiare sistema di ricezione ai fini della corretta visione dei canali televisivi.

  Paolo COPPOLA (PD) sottolinea la grande convergenza sia degli operatori coinvolti sia del Governo e degli altri soggetti istituzionali in ordine alle problematiche emerse dall'esame della proposta di decisione europea. Osserva che raramente si verifica il caso di un accordo così completo rispetto a tutti i portatori di interesse e ritiene pertanto che la posizione dell'Italia debba essere fatta presente con chiarezza nelle competenti sedi europee, affinché si addivenga ad una data di liberazione delle frequenze che non generi problemi né agli operatori né ai cittadini.

  Il sottosegretario Antonello GIACOMELLI riconosce che, come rilevato in alcuni dei precedenti interventi, la gestione delle frequenze al momento del passaggio dall'analogico al digitale ha presentato serie criticità e, in ogni caso, non è stata ottimale. Ricorda altresì che al momento del passaggio di tecnologia di trasmissione, era diffusa tra le emittenti locali l'illusione che il cambio sulla base del criterio di «uno a uno» avrebbe potuto permettere alle singole Pag. 100emittenti di trasformarsi in altrettanti gruppi televisivi con numerosi canali. In realtà l'assegnazione delle frequenze nel momento del passaggio al digitale terrestre è stata effettuata in modo da saturare lo spettro e da consolidare il duopolio televisivo. L'assegnazione delle frequenze per il digitale terrestre, in secondo luogo, si è fondata sul principio, accettato anche dagli operatori interessati, che le frequenze fossero tutte equivalenti. In realtà alcune delle frequenze utilizzate non risultavano, a livello di regolamentazione internazionale, nella disponibilità dell'Italia. Ciò ha posto lo Stato italiano in una condizione di grave difficoltà, al punto che per un tempo assai ampio rappresentanti delle istituzioni italiane non hanno partecipato alle riunioni nei consessi internazionali. La conseguenza di questa situazione è che le frequenze utilizzate dagli operatori italiani non sono ufficialmente registrate e riconosciute a livello internazionale, proprio per il fatto che l'assegnazione delle frequenze in Italia non corrisponde ai parametri fissati a tale livello. Per porre rimedio a questa condizione di irregolarità e di mancato riconoscimento a livello internazionale, il Governo in carica ha individuato due frequenze che non erano utilizzate dalle emittenti nazionali e ha sollecitato AGCOM a pianificarle in modo da assicurarne l'assegnazione alle emittenti locali in cambio delle frequenze che sono state oggetto di «rottamazione», in quanto interferenti. Con tale operazione si è consentito a tutte le emittenti locali che devono liberare le frequenze interferenti di essere ospitate in quelle che sono state rese disponibili. Ciò è accaduto per tutto il territorio nazionale, ad eccezione che in Sicilia dove le due frequenze recuperate non sono presenti, per cui il Governo ha potuto soltanto promuovere e favorire accordi tra soggetti privati. Per quanto concerne gli indennizzi previsti per la «rottamazione» delle frequenze, ricorda che l'apposita voce di bilancio recava, al momento in cui il Governo ha affrontato la questione, uno stanziamento di 20 milioni di euro, che è stato successivamente incrementato fino a 90 milioni di euro. In definitiva l'azione condotta dal Governo ha perseguito contestualmente le finalità di assicurare il riconoscimento internazionale delle frequenze utilizzate dagli operatori italiani, verificare l'attività editoriale delle emittenti locali e premiare quelle che svolgono un'attività editoriale, sul piano dei contenuti, significativa, superando le modalità della distribuzione a pioggia dei contributi. Condivide le considerazioni del deputato Coppola in merito alla condivisione da parte di tutti i soggetti coinvolti della richiesta di un margine di flessibilità fino al 2022 per la riassegnazione della banda dei 700 MHz, in modo da bilanciare il duplice obiettivo di porre le condizioni per un effettivo sviluppo dei sistemi di comunicazione elettronica a banda larga mobile e per una tutela del digitale terrestre, che rappresenta in Italia il sistema di trasmissione televisiva. Osserva in proposito che in altra sede si potrebbe sviluppare una riflessione sulle ragioni per cui in passato l'Italia ha scelto la tecnologia del digitale terrestre piuttosto che quella della televisione via cavo. Ritiene che le carenze derivanti da tale scelta, in primo luogo sotto il profilo infrastrutturale, potranno essere recuperate attraverso un adeguato sviluppo della rete a banda larga e ultralarga. Non sarà invece possibile recuperare i costi del ritardo. Ritornando alla proposta di decisione in esame, ribadisce l'impegno del Governo per pervenire, con un ampio consenso degli altri Stati membri, a un testo finale che, introducendo la flessibilità nei tempi già prospettata nel Rapporto Lamy e nel parere del gruppo RSPG, consenta di effettuare in modo ordinato e privo di costi aggiuntivi la riassegnazione della banda dei 700 MHz.

  Michele Pompeo META, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.10 alle 14.15.