CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 dicembre 2015
563.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SULLA RIFORMA DELLE STRUTTURE ISTITUZIONALI DELLA POLITICA ESTERA DELL'ITALIA

  Mercoledì 16 dicembre 2015. — Presidenza del presidente Mariano RABINO.

  La seduta comincia alle 8.45.

Comunicazioni del Presidente.

  Mariano RABINO, presidente, introducendo la seduta ricorda che le comunicazioni odierne sono finalizzate ad un ulteriore sviluppo delle tematiche emerse nel corso della precedente seduta, svolta il 3 dicembre scorso. Pag. 66
  Apre quindi i lavori del Comitato con una esposizione con cui descrive sommariamente l'assetto attuale del Ministero degli Affari esteri, anche alla luce della normativa vigente e delle più importanti riforme approvate, riferendosi ad un ramo della Pubblica Amministrazione importante, costituito da un'Amministrazione centrale e da uffici all'estero: 125 ambasciate, 8 rappresentanze permanenti e delegazioni diplomatiche speciali, 79 uffici consolari ed 85 istituti di cultura, per un totale di 298 sedi al 31 dicembre 2014, con una diminuzione rispetto al 2013 (313 sedi) e al 2012 (319 sedi). Segnala che l'Amministrazione centrale è direttamente responsabile delle 147 scuole italiane all'estero e delle unità tecniche locali della Cooperazione italiana allo sviluppo. Rappresenta che la contrazione della consistenza della rete, attuata in base al decreto legge n. 95 del 2012, ha implicato nel 2014 la soppressione di due Ambasciate (Nouakchott e Rey  avik, già non operative), l'accorpamento delle Rappresentanze permanenti presso l'UNESCO e presso l'OCSE a Parigi, la chiusura di 7 uffici consolari (3 nell'area europea, 2 nelle Americhe e 2 nella regione del Mediterraneo e Medio oriente) e la diminuzione di 5 istituti italiani di cultura. Ricorda che nel 2015 si registreranno le chiusure delle Ambasciate a Santo Domingo e Tegucigalpa, nonché dell'Istituto italiano di cultura di Lussemburgo. È stata parallelamente ampliata la rete consolare onoraria (529 uffici), che nel 2014 ha registrato un incremento di 5 uffici nell'area europea, anche nella finalità di bilanciare gli effetti della suddetta ristrutturazione attraverso altre modalità di presenza istituzionale.
  Osserva che non è irrilevante segnalare che delle 125 Ambasciate all'estero 27 sono situate nell'Unione europea, 23 in Asia e Oceania, 21 nelle Americhe, 20 nell'Africa Sub-sahariana, 18 nella regione Mediterraneo e Medio oriente e 16 nella restante area europea (extra Ue). Per quanto riguarda i 79 uffici consolari, 29 sono situati nelle Americhe, 19 in Unione europea, 14 in Asia e Oceania, 9 in Europa extra Ue, 5 nel Mediterraneo e Medio oriente e 3 nell'Africa sub-sahariana. La distribuzione degli istituti italiani di cultura consiste in 34 sedi in Unione europea e 8 sedi in Europa extra Ue; seguono le Americhe con 18 istituti, l'Asia e Oceania con 12, il Mediterraneo e Medio oriente con 10 ed infine l'Africa sub-sahariana con 3 istituti.
  Rileva quindi che sul piano normativo, le coordinate del lavoro del Comitato si rinvengono nell'ordinamento dell'Amministrazione degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, che esordisce assegnando all'Amministrazione degli Affari esteri il compito di attendere «ai rapporti dell'Italia con gli altri Stati e con gli Enti e le Organizzazioni internazionali, ai negoziati relativi alla stipulazione di trattati e convenzioni, alla tutela dei diritti e degli interessi pubblici e privati in campo internazionale, allo sviluppo delle attività nazionali all'estero. In relazione a tali fini, l'Amministrazione degli Affari esteri, avuto riguardo alle esigenze della politica internazionale, provvede altresì al coordinamento, ferme le competenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle singole Amministrazioni, di attività delle altre Amministrazioni statali e degli Enti pubblici, suscettibili di avere riflessi internazionali».
  Pone altresì in rilievo che sul terreno normativo non può essere non ricordata la riforma Bassanini, di cui al decreto legislativo n. 300 del 1999, che ha, tra l'altro, attribuito alla Farnesina le funzioni ed i compiti spettanti allo Stato in materia di: rapporti politici, economici, sociali e culturali con l'estero; la rappresentanza e tutela degli interessi italiani in sede internazionale; la definizione e attuazione dell'azione italiana in materia di politica internazionale; la cura dei processi negoziali riguardanti l'Unione Europea; la rappresentanza della posizione italiana nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea; la tutela delle collettività italiane all'estero; la cooperazione allo sviluppo.Pag. 67
  Integra i due maggiori riferimenti testé citati un poderoso corpus normativo che disciplina in modo più dettagliato specifici aspetti di tale enorme gamma di competenze e di funzioni.
  Ricorda quindi che al vertice della struttura amministrativa è, come noto, collocato il Segretario Generale della Farnesina, che sovrintende all'azione dell'Amministrazione e ne assicura la continuità delle funzioni, coordinandone gli uffici e le attività, comunicando, a tal proposito, la disponibilità dell'Ambasciatore Michele Valensise a partecipare ai lavori del Comitato a gennaio 2016.
  Evidenzia, poi, che, secondo quanto previsto dal riassetto dettato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 95 del 2010, in attuazione della legge n. 133 del 2008 sulla riduzione degli assetti organizzativi delle Amministrazioni centrali dello Stato e in linea con i modelli organizzativi di altri Paesi comparabili al nostro, la struttura centrale del Ministero consta di 8 direzioni generali (e non più 13) articolate per macro-aree tematiche coincidenti con le grandi priorità della nostra politica estera: Affari Politici e Sicurezza, Mondializzazione e Questioni Globali; Promozione del Sistema Paese; Unione Europea; Cooperazione allo Sviluppo; Italiani all'Estero; Risorse e Innovazione; Amministrazione, Informatica e Comunicazione. Nel nuovo assetto la centralità dell'approccio tematico è stato bilanciato dalla sopravvivenza della dimensione geografica/bilaterale/settoriale affidata ai Vice Direttori Generali/Direttori centrali, considerati vero e proprio punto di forza dell'attività ministeriale. Nella riforma del 2010 sicurezza, dimensione europea e Sistema Paese sono state individuate come questioni politiche cardine, affidate ad un Corpo diplomatico investito di compiti più manageriali rispetto al passato.
  Rileva che il riassetto del 2010 ha, in generale, razionalizzato l'amministrazione del Dicastero, cercando di potenziare la sua capacità di «fare sistema» e per moltiplicare le sinergie. Resta un tema da approfondire la capacità di questa struttura complessa di operare in raccordo con le numerose istanze private e pubbliche nel processo decisionale in materia di politica estera e di indirizzare questa pluralità di soggetti verso uno sforzo comune a servizio degli interessi nazionali.
  Nota inoltre che pur in un quadro di politica estera complesso, aggravato da crisi internazionali, anche economiche, nella ricerca di efficaci misure comuni per affrontare questioni di prioritaria importanza, quali l'immigrazione e la connessa emergenza umanitaria, l'Amministrazione ha dovuto dar corso nel 2014 ad alcune prioritarie linee di intervento, correlate alla spending review ed al processo di riduzione delle dotazioni organiche, ricordando che, in particolare, nella finalità di contenimento delle spese delle sedi estere, essa ha proseguito nel processo di razionalizzazione geografica ed organizzativa della rete diplomatica e consolare, con un risparmio complessivo dal 2006 al 2014 di 11,3 milioni non solo attraverso la chiusura di alcune sedi, ma anche ricorrendo in modo più diffuso alla modalità di utilizzo dei consolati onorari ed a modalità organizzative di accorpamento ed accentramento innovative, quali la centralizzazione di servizi in strutture più grandi come Ambasciate e Consolati cosiddetti «hub». Osserva, tuttavia, che solo nel 2015, secondo il disposto di cui alla legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), il Ministero ha avviato, sempre ai fini del contenimento della spesa, una duplice rivisitazione, già da tempo auspicata, sul fronte della riduzione dei contributi ad organismi internazionali e sul versante, ancora più delicato, della riforma del trattamento economico del personale in servizio all'estero e degli assegni di sede del personale insegnante.
  Rammenta, altresì, che nel corso degli ultimi anni l'Amministrazione ha provveduto ad introdurre un percorso di valutazione delle performances del proprio personale, a partire dal personale delle qualifiche apicali (979 persone tra diplomatici e dirigenti, con un'età media di 44 anni), cercando di introdurre uno stretto collegamento fra gli obiettivi attribuiti a Pag. 68tale persone e gli obiettivi strategici individuati dal vertice politico-amministrativo.
  Quanto al personale, osserva che è opportuno ricordare che al 31 dicembre 2014 il personale di ruolo del MAECI constava di 4.043 unità, in diminuzione rispetto all'anno precedente, quando constava di 4.103 unità. Ricorda inoltre che il personale non di ruolo è composto da 2.556 impiegati a contratto (2.472 dei quali in servizio presso sedi all'estero e istituti di cultura e 84 presso le unità tecniche locali della cooperazione allo sviluppo) e che sono inoltre impiegate presso l'Amministrazione centrale e le sedi all'estero 692 unità appartenenti ai ruoli di altre amministrazioni, in posizione di distacco o di comando. Evidenzia dunque l'andamento decrescente della presenza di personale di ruolo nel periodo 2005-2014, che registra una diminuzione complessiva del 22 per cento.
  Osserva, quanto alla distribuzione del complessivo personale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale tra servizio all'estero e sede centrale, che la stessa è nel rapporto di 1 a 2 (2.500 circa in sede centrale e 5.100 circa all'estero), evidenziando che si tratta di un tema di riflessione, sia in chiave positiva sia in chiave critica.
  Ritiene anche opportuno segnalare che il 46 per cento del personale di ruolo è femminile e il 54 per cento maschile e che la presenza femminile si attesta al 21 per cento nella carriera diplomatica, osservando al proposito come occorra fare di più. Evidenzia quindi che nei gradi apicali della diplomazia italiana, pur rilevando nel 2015 il numero di 3 donne ambasciatrici, è confermata la prevalente presenza maschile, storicamente riconducibile alla data di ingresso nella carriera diplomatica delle donne, che hanno avuto accesso a tale concorso solo a partire dal 1967. Ricorda che ciò nonostante, l'anno in corso registra un incremento assai significativo di donne con ruoli di funzionario diplomatico anche ai più alti livelli istituzionali.
  Pone in rilievo altresì che, nella prospettiva di una marcata riduzione di risorse umane e finanziarie, il Ministero ha proseguito l'attuazione di processi di innovazione e di ricerca di nuovi modelli gestionali per ottenere gli obiettivi della riduzione dei costi di funzionamento dell'apparato, di incremento di efficienza, di semplificazione normativa e amministrativa, nonché l'adeguamento tecnologico, aspetto quest'ultimo imprescindibile per ogni Amministrazione che intenda operare in modo tempestivo ed efficace nel quadro globale.
  Osserva poi che per quanto attiene alle dotazioni ed alle risorse strumentali, come riportato nel Rapporto di performance 2014, sono stati rigidamente fissati i limiti in vigore per convegni, mostre, manutenzioni, autovetture, mobili ed arredi e sono stati puntualmente adempiuti tutti gli obblighi legati alle rilevazioni di legge previste dall'Agenzia del demanio, dal Ministero dell'economia – Ragioneria generale dello Stato, dalla Corte dei Conti.
  Ricorda ancora che per gli uffici all'estero, nel corso del 2014, le spese di funzionamento sono state pari a circa 19 milioni di euro, mentre le spese per la locazione di immobili in cui hanno sede gli uffici hanno pesato per circa 30 milioni di euro, e che ciò costituisce un ulteriore elemento di riflessione.
  Evidenzia, quindi, che, in coordinamento con l'Ispettorato generale del Ministero, è stata inoltre effettuata un'accurata ricognizione delle esigenze di security degli uffici all'estero, destinando la somma di circa 2 milioni di euro all'accrescimento dei livelli di sicurezza attiva e passiva delle sedi maggiormente bisognose.
  Pone ancora in rilievo che sul piano della trasparenza e dell'integrità delle condotte amministrative, il Dicastero si è fatto promotore di un Programma triennale per la trasparenza e l'integrità (PTTI) 2014-2016, tramite la promozione della cultura della legalità presso tutti i dipendenti e la pubblicazione di dati e informazioni che agevolino forme di controllo diffuso da parte di tutti gli utenti, interni ed esterni, con riferimento ai processi organizzativi, all'uso delle risorse pubbliche e ai risultati conseguiti.Pag. 69
  Sottolinea che tra le principali novità introdotte, oltre a quelle già indicate nel PTTI 2014-2016, si segnalano le ulteriori seguenti pubblicazioni: codice di comportamento del MAECI; attestazioni dell'Organismo interno di vigilanza sull'assolvimento degli obblighi di pubblicazione; tipologie procedimenti – procedimenti ad istanza di parte; dichiarazioni sostitutive e acquisizione d'ufficio dei dati; dati sugli enti controllati (enti pubblici vigilati, enti di diritto privato controllati); informazioni sulle singole procedure contrattuali; informazioni sugli immobili posseduti e sui canoni di locazione o di affitto versati o percepiti; bilanci preventivi e consuntivi delle sedi estere.
  Rileva inoltre che la pubblicazione sul sito telematico del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, uno dei più bei siti ministeriali, dei dati concernenti il funzionamento dell'Amministrazione, nonché il loro regolare aggiornamento, continua a rappresentare la principale modalità operativa per la realizzazione dell'obiettivo «trasparenza» del Programma.
  Segnala che l'attuazione del PTTI continua a costituire un obiettivo strategico anche del Piano della Performance 2014-2016, nell'ambito dell'area strategica «Riforma dell'azione amministrativa» e ricorda che, sempre nell'ottica di un'Amministrazione trasparente ed attenta alle esigenze dei cittadini, nel 2013 sono stati allargati i servizi erogati dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale relativi a standard di qualità.
  Osserva che le predette annotazioni si inquadrano in un contesto finanziario che nella corrente manovra per il 2016 registra previsioni aggiuntive pari a 120, 240 e 360 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2016, 2017 e 2018 poste sul capitolo della cooperazione, alle quali corrisponde una riduzione di spesa, in linea con gli impegni della spending review, su altre spese aggredibili. Il dato sulla cooperazione è un segnale importante, permettendo comunque di rimanere sotto il vincolo di impegno dello 0,7 per cento del PIL assunto in sede europea, che consente però un passo in avanti molto significativo nel settore della cooperazione.
  Evidenzia poi che anche in sede di esame del disegno di legge di stabilità per il 2016 è emerso l'incremento di risorse destinate agli italiani all'estero – tema di grande attualità – attraverso una rimodulazione, prospettata dal disegno di legge, degli oneri per i servizi consolari, che allinea il nostro Paese agli standard dei principali Paesi europei, al pari dell'incremento del personale consolare.
  Dopo aver svolto tali premesse – anche alla luce dei recenti accadimenti internazionali e del conclamato rafforzato ruolo internazionale dell'Italia, soprattutto nell'area del Mediterraneo, sancito dalla Conferenza sul Mediterraneo indetta di recente dalla Farnesina in preparazione della Conferenza sulla Libia, svolta su iniziativa del Ministro Gentiloni e del Segretario di Stato americano John Kerry – è ormai condivisa la necessità di un serio investimento qualitativo, oltre che quantitativo, sullo strumento diplomatico, osservando come si tratti di una sfida che attiene anche alla cruciale partita della candidatura italiana per il seggio non permanente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2017-2019 e che vede il nostro Paese competere con importanti interlocutori internazionali i quali destinano alla politica estera percentuali del proprio bilancio interno di gran lunga superiori all'Italia.
  Ricorda quindi che nel 2016 avrà luogo un nuovo concorso per l'assunzione di diplomatici e non possono essere taciute le ulteriori cifre che attestano l'incremento di ruolo della nostra diplomazia e la necessità di un investimento serio sul settore, connesso ad una verifica di adeguatezza della struttura istituzionale al contesto generale: l'aumento di volume registrato nel 2014 di visti di ingresso (con un incremento del 4 per cento), le entrate erariali in crescita derivanti da percezioni per passaporti e per altri servizi consolari (con un incremento di 140 milioni di euro) e un numero in crescita di iscritti ai corsi Pag. 70di lingua organizzati dagli istituti di cultura (con un incremento del 3 per cento).
  Integra la relazione, ma anche la riflessione già avviata nella precedente seduta, menzionando i funzionari italiani presso le organizzazioni internazionali (ONU, IFI, UE e altre), di cui la maggior parte in servizio presso la Commissione europea (1.322) seguita dalle Nazioni Unite (413) e dall'Agenzia Spaziale europea (400), osservando che tali funzionari, soprattutto se distribuiti nei livelli dirigenziali degli organismi multilaterali costituiscono un veicolo e un sintomo di presenza e rilevanza internazionale, anche alla luce dell'importante investimento finanziario che il Paese affronta tradizionalmente in tali dimensioni.
  Ricorda poi il comparto della diplomazia economica, culturale e scientifica, che rappresenta un capitolo a sé e che potrà costituire, come già rilevato nella precedente seduta, oggetto di approfondimento in ulteriori sedute del Comitato.
  Svolte tali osservazioni, chiede ai colleghi di intervenire anche in merito al proposito di sottoporre alla Commissione una proposta di programma di indagine conoscitiva su questioni che il Comitato è chiamato a selezionare come prioritarie per l'azione internazionale del nostro Paese e per il suo stesso futuro.

  Valentino VALENTINI (FI-PdL), nel ringraziare il presidente per l'articolata relazione, si riserva di presentare nel prosieguo proposte sui lavori del Comitato condividendo la opportunità di coordinare lo sforzo conoscitivo nell'ambito di un'indagine conoscitiva. Osservando in primo luogo come l'attività del Comitato debba svolgersi senza interferire con le competenze proprie del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, reputa degna di nota la parte della relazione che riguarda la rete consolare onoraria, di cui ritiene opportuno verificare le modalità di selezione e i criteri di valutazione, anche nel raffronto con esperienze estere.
  Quanto allo squilibrio registrato nel personale diplomatico in termini di genere, ritiene che il riequilibrio sia inesorabile e sia una mera questione di tempo, connessa al ritardato ingresso delle donne nel Corpo diplomatico.
  In merito al richiamo operato alla riforma del 2010, ritiene che in chiave di ricostruzione storica il Comitato potrebbe procedere ad audire le figuri apicali della Farnesina che gestirono quel passaggio. Ricorda i criteri cui era ispirata tale riforma, con particolare riferimento alla valorizzazione dell'impatto economico dell'azione diplomatica e alla piena accettazione della centralità del tema dell'internazionalizzazione. Ribadendo la necessità di una valutazione sull'interazione con altri rami amministrativi rilevanti, Ministero dello sviluppo economico e Istituto per il Commercio Estero in primis, ritiene che una riflessione sulla riforma del 2010 debba servire a scongiurare che l'impianto orizzontale per tematiche, allora concepito, non si traduca oggi in una cristallizzazione e in una perdita di dinamismo della struttura, rispetto ad un contesto in evoluzione continua, laddove invece potrebbe essere consigliabile attualizzare l'impianto tematico, ad esempio tematizzando l'attualità del binomio tra sicurezza e sviluppo, soprattutto in riferimento ad aree geografiche strategiche quali i Paesi MENA o l'Africa.
  Ritiene, inoltre, opportuno approfondire la tematica del raffronto tra il personale di ruolo e non di ruolo, anche in riferimento al personale docente delle scuole di lingua italiana all'estero.
  Nel ricordare le rimodulazioni di spesa nel settore per effetto della spending review, ribadisce, infine, il ruolo del Comitato rispetto alle competenze del Ministero e degli altri enti interessati e propone che il Comitato possa svolgere una visita presso l'Unità di crisi della Farnesina anche in quanto realtà di eccellenza amministrativa.

  Mariano RABINO, presidente, nel ritenere utili e condivisibili le sollecitazioni del collega Valentini, dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 9.30.

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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 16 dicembre 2015. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, comunica che a far data dal 1o dicembre scorso, è entrato a far parte della Commissione l'onorevole Antonio DISTASO (Misto-CR), a cui formula i migliori auguri di buon lavoro.

  La Commissione si associa.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce un'associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'America Centrale, dall'altra, fatto a Tegucigalpa il 29 giugno 2012.
C. 3261 Governo.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Fabio PORTA (PD), relatore, introducendo il provvedimento, ricorda che esso reca l'autorizzazione alla ratifica e l'esecuzione dell'Accordo di associazione fra l'Unione europea e i sei Stati centroamericani (Costarica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama), considerati come un'entità regionale integrata – requisito questo che l'Unione europea privilegia proprio per la stipula di accordi di associazione con l'esterno.
  Ricorda altresì come l'integrazione regionale dell'America centrale sia iniziata sin dal 1960 con la creazione del Mercato comune centroamericano, mentre nel 1991 nacque il Sistema d'integrazione centro-americana, con obiettivi non più solo economici ma anche politici.
  Sottolinea che, in ragione dell'elevata integrazione economica della regione centroamericana con il Messico, il nostro Paese – che proprio in Messico opera con numerose aziende – dovrebbe indirettamente beneficiare di più anche dai risultati dell'Accordo in esame che comunque comporterà la liberalizzazione doganale nei confronti del 91 per cento delle esportazioni centroamericane nel territorio dell'Unione, e per converso la liberalizzazione graduale dei dazi nei confronti del 69 per cento delle esportazioni europee di prodotti industriali in Centroamerica.
  Rileva come l'Accordo in esame non rappresenti peraltro un assoluto esordio di relazioni commerciali e istituzionali qualificate dell'Unione europea con la regione centroamericana: va infatti ricordato l'Accordo di dialogo politico e di cooperazione stipulato con gli stessi sei paesi il 15 dicembre 2003, e autorizzato alla ratifica in Italia con la legge 6 marzo 2006, n. 137.
  Osserva quindi che, sempre in area caraibica, le relazioni dell'Unione europea con la parte insulare della regione sono state fissate il 15 ottobre 2008 con l'Accordo di partenariato economico con gli Stati del CARIFORUM – Accordo la cui ratifica l'Italia ha autorizzato con la legge 24 agosto 2011, n. 154.
  Evidenzia che dal punto di vista della struttura, l'Accordo in titolo presenta un'ampiezza notevole, contando oltre al preambolo 363 articoli, e inoltre 21 Allegati, alcune Dichiarazioni e un Protocollo relativo alla cooperazione culturale. Si rileva in particolare la mole dell'Allegato I, dedicato alla soppressione dei dazi doganali, che da solo occupa quasi 1.700 pagine.
  Pone in rilievo che i 363 articoli dell'Accordo sono raggruppati in cinque parti: la parte prima è dedicata alle disposizioni generali e istituzionali, e comprende gli articoli da 1 a 11, nei quali si definisce tra l'altro la natura dell'Accordo, fondato sul rispetto dei principi democratici Pag. 72e di diritti umani fondamentali, nonché sulla promozione dello sviluppo sostenibile nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite e sui principi del buon governo e dello Stato di diritto, inclusa la gestione corretta e trasparente degli affari pubblici a tutti i livelli istituzionali, con un particolare sforzo contro la corruzione. Viene comunque salvaguardata (articolo 3) la sovranità di ciascuna delle sei Repubbliche centroamericane nei confronti di qualsiasi disposizione dell'Accordo in esame.
  Nota quindi che sempre nella parte prima è previsto il quadro istituzionale per la gestione dell'Accordo, anzitutto con l'istituzione (articolo 4) del Consiglio di associazione, con il compito di vigilare sul conseguimento degli obiettivi dell'Accordo e sovrintendere all'attuazione di esso.
  Evidenzia poi che la parte seconda (articoli 12-23) riguarda i profili del dialogo politico tra Unione europea e America centrale e (articolo 12) pone fra gli obiettivi di esso l'istituzione di un partenariato politico privilegiato fondato sul rispetto e la promozione della democrazia, della pace, dei diritti umani, nonché sul rafforzamento dell'ONU quale fulcro del sistema multilaterale e la cooperazione nell'ambito della politica estera e di sicurezza, in vista anche di iniziative congiunte di comune interesse nelle sedi internazionali appropriate.
  Osserva che vengono poi analiticamente enunciati settori in cui dovrà strutturarsi il dialogo politico, che concernono il disarmo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa (articoli 14-15), la lotta al terrorismo (articolo 16), i gravi crimini di portata internazionale (articolo 17), i finanziamenti allo sviluppo e le migrazioni (articoli 18-19), la cooperazione in materia ambientale e, nel settore economico-finanziario, il buon governo in ambito fiscale e soprattutto la decisione di negoziare l'istituzione di un meccanismo comune aperto ad interventi della Banca europea degli investimenti e del Fondo investimenti dell'America Latina, per contribuire allo sviluppo e alla riduzione della povertà in America centrale.
  Rileva quindi che la parte terza riguarda i molteplici risvolti della cooperazione tra l'Unione Europea e l'America centrale, e comprende gli articoli 24-76. Oltre a ribadire l'obiettivo del rafforzamento dello Stato di diritto, del buon governo e del rispetto dei diritti umani, nel settore della giustizia e della sicurezza si dà rilievo alla cooperazione per elevare il livello di protezione dei dati personali ai più rigorosi standard internazionali (articolo 34), favorendo altresì tuttavia la libera circolazione dei dati stessi tra le Parti dell'Accordo.
  Sottolinea altresì che specifici articoli sono dedicati alla lotta al narcotraffico, al riciclaggio di denaro – ivi compreso il possibile sbocco del finanziamento di attività terroristiche –, al contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, alla lotta alla corruzione, al contrasto al traffico illecito di armi leggere e alla lotta al terrorismo, da condurre nel pieno rispetto della sovranità degli Stati, delle pertinenti risoluzioni dell'ONU, del principio del giusto processo e delle libertà fondamentali.
  Evidenzia ancora che per quanto concerne lo sviluppo e la coesione sociale si afferma la necessità che si accompagnino in parallelo allo sviluppo economico, e a tale scopo particolare rilievo assume l'azione per la riduzione della povertà e dell'esclusione sociale, nonché le azioni positive nel campo dell'occupazione, della protezione sociale, dell'istruzione, della sanità, delle pari opportunità e, di particolare rilievo per la zona centroamericana, a favore dei diritti e delle libertà fondamentali dei popoli indigeni (articolo 45).
  Per quanto invece riguarda le migrazioni, pone in evidenza che l'articolo 49 prevede la cooperazione delle Parti su tutti i risvolti del problema, inclusi quelli criminali come la tratta di esseri umani, e anche sulle misure per agevolare il trasferimento delle rimesse degli emigrati e per ostacolare la fuga dei cervelli dai paesi Pag. 73sulla via dello sviluppo. In particolare, sono previsti sforzi per conformare le legislazioni delle Parti dell'Accordo alla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e al successivo Protocollo del 1967.
  Nota che in campo ambientale si enunciano i settori oggetto della cooperazione tra le Parti, tra i quali la lotta all'inquinamento, la prevenzione della riduzione dello strato di ozono atmosferico, il contrasto alla desertificazione e alla deforestazione, la mitigazione dei cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità, l'introduzione di incentivi e tecnologie compatibili con la tutela ambientale, la gestione delle calamità naturali (articolo 51), allo scopo di ridurre la vulnerabilità della regione centroamericana nei confronti di esse, rafforzando la capacità delle comunità locali nella gestione del territorio a scopo preventivo e nelle attività di ripristino e ricostruzione successive ad una calamità.
  Rileva ancora che la parte quarta dell'Accordo, di gran lunga la più estesa, è dedicata al commercio: l'articolo 77 riguarda l'istituzione, su cui che le Parti concordano, di una zona di libero scambio in conformità alle normative dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), assumendone i relativi diritti e obblighi. Evidenzia altresì che il successivo articolo 78 enuncia gli obiettivi commerciali dell'Accordo in esame, a partire dall'espansione degli scambi di merci tra le Parti mediante la riduzione o addirittura l'eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari al commercio. In secondo ordine le Parti perseguiranno anche la facilitazione degli scambi di merci attraverso la semplificazione di procedure doganali e meccanismi di valutazione della conformità, nonché nel campo delle misure sanitarie e fitosanitarie.
  Sottolinea quindi che anche gli scambi di servizi verranno favoriti, conformemente all'articolo V dell'Accordo generale (GATS) sul commercio di servizi dell'OMC. Verrà inoltre dato impulso all'integrazione economica regionale attraverso analoghi meccanismi di riduzione e semplificazione tariffaria e doganale. Verrà anche curato l'allestimento di un ambiente favorevole a un aumento dei flussi di investimento e facilitate le condizioni di stabilimento di imprese e persone tra i territori delle Parti contraenti. Si darà corso a una effettiva apertura reciproca dei mercati degli appalti pubblici. Verrà perseguita una efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale, tenendo tuttavia conto delle differenze tra le Parti e della necessità del trasferimento di tecnologie tra le diverse regioni Parti dell'Accordo. Vi saranno infine meccanismi di risoluzione delle controversie equi ed efficaci.
  Nota ancora che i numerosi altri articoli della parte quarta riguardano tra l'altro alcune questioni chiave, come le misure antidumping e compensative, da adottare conformemente alle regole dell'OMC; le misure di salvaguardia multilaterali e bilaterali, miranti ad impedire danni all'economia o all'assetto sociale delle Parti dell'Accordo in conseguenza dei processi di liberalizzazione degli scambi; l'individuazione e l'eliminazione di ostacoli tecnici al commercio, quali regolamenti specifici, norme e procedure di valutazione, ecc.; i servizi di telecomunicazione, finanziari e del trasporto marittimo internazionale; le indicazioni geografiche – di particolare interesse per il nostro Paese –, contemplate agli articoli 242-250; le procedure di risoluzione delle controversie.
  Evidenzia, in conclusione, che l'Accordo ha sollevato non poche polemiche in taluni settori dell'opinione pubblica centro-americana e non vi è dubbio che occorrerà attendere qualche anno per vedere quali frutti cresceranno grazie alle prospettive aperte dall'Accordo stesso, anche se già da oggi è possibile cogliere la forte volontà delle classi democratiche di questi paesi di raggiungere una coesione ed un'integrazione che, fino ad alcuni decenni fa, non era immaginabile, una coesione raggiunta attraverso la mediazione del Parlamento centro-americano (ParlaCen), il cui ruolo sottolinea come i Paesi centroamericani abbiano, di fatto, raggiunto una nuova fase del loro processo Pag. 74di integrazione, rilevando che si tratta di un processo che ha di fronte a sé ancora molta strada, ma che sicuramente potrà ora avvalersi di questo nuovo quadro giuridico-internazionale di collaborazione e di scambio.

  Il sottosegretario Mario GIRO, associandosi alle considerazioni svolte dal relatore, rileva l'importanza dell'Accordo in titolo, ratificato da tutti i Paesi dell'America Centrale e da dodici Paesi dell'Unione europea. Sottolinea, in particolare, l'importanza che l'Accordo riveste per l'Italia in ragione della nostra cooperazione per la strategia di sicurezza nella regione, soprattutto in riferimento alla lotta narcotraffico, e anche degli indubbi vantaggi per le esportazioni, in virtù dell'abbattimento delle tariffe doganali. Auspica, pertanto, una rapida approvazione del provvedimento, che promuoverebbe ulteriormente il dialogo politico e la cooperazione in una regione di grande interesse per l'Italia.

  Marta GRANDE (M5S) richiede chiarimenti in merito alla tempistica dell'approvazione del disegno di legge di ratifica in titolo.

  Fabio PORTA (PD), relatore, in risposta alla deputata Grande, osserva che il contenuto assai articolato dell'Accordo impone un adeguato approfondimento in sede parlamentare, non sussistendo particolari ragioni di urgenza rispetto alla sua approvazione. Concorda con l'auspicio espresso dal sottosegretario Giro circa l'opportunità di un iter di esame celere, avuto riguardo alla richiamata importanza delle materie su cui va ad incidere.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 26 agosto 2014.
C. 3302 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 14 ottobre scorso.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Bilancio e Lavoro. Avverte altresì che la Commissione Attività produttive ha invece comunicato di non procedere all'espressione del previsto parere.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera, quindi, di conferire il mandato al relatore, onorevole Porta, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 14.20.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Mercoledì 16 dicembre 2015. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO.

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale.
(Deliberazione di una proroga del termine).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti Pag. 75dei gruppi, della Commissione svolta il 2 dicembre scorso, si è convenuto sull'opportunità di prorogare al 30 giugno 2016 il termine per la conclusione dell'indagine conoscitiva in titolo, deliberata lo scorso 4 marzo e il cui termine di scadenza è attualmente fissato al 31 dicembre 2015. Essendo stata acquisita l'intesa con la Presidente della Camera ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, propone di deliberare la proroga del termine dell'indagine conoscitiva in titolo a tale data.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva.

Sulle priorità strategiche regionali e di sicurezza della politica estera dell'Italia, anche in vista della nuova strategia di sicurezza dell'Unione europea.
(Deliberazione di una proroga del termine).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione svolta il 2 dicembre scorso, si è convenuto sull'opportunità di prorogare al 30 giugno 2016 il termine per la conclusione dell'indagine conoscitiva in titolo, deliberata lo scorso 4 marzo e il cui termine di scadenza è attualmente fissato al 31 dicembre 2015. Essendo stata acquisita l'intesa con la Presidente della Camera ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, propone di deliberare la proroga del termine dell'indagine conoscitiva in titolo a tale data.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva.

Sulle problematiche emergenti, le sfide e le nuove prospettive di sviluppo dell'Africa sub-sahariana.
(Deliberazione di una proroga del termine).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione svolta il 2 dicembre scorso, si è convenuto sull'opportunità di prorogare al 30 giugno 2016 il termine per la conclusione dell'indagine conoscitiva in titolo, deliberata lo scorso 4 marzo e il cui termine di scadenza è attualmente fissato al 31 dicembre 2015. Essendo stata acquisita l'intesa con la Presidente della Camera ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, propone di deliberare la proroga del termine dell'indagine conoscitiva in titolo a tale data.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva.

  La seduta termina alle 14.25.

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Mercoledì 16 dicembre 2015. — Presidenza della presidente Maria Edera SPADONI.

  La seduta comincia alle 14.25.

Sul programma dei lavori del Comitato.

  Maria Edera SPADONI, presidente, nel dare avvio ai lavori del Comitato, che si onora di presiedere, segnala che la seduta odierna è finalizzata ad una riflessione condivisa sul programma di lavori del Comitato permanente, delegato ad un'azione di monitoraggio sull'attuazione dell'Agenda 2030 e dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG).
  Rammenta che ad esito del vertice ONU sullo sviluppo sostenibile, svolto a New York nel mese di settembre di quest'anno, più di 150 capi di Stato e di governo hanno approvato l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che delinea un quadro globale per l'eliminazione della povertà e il conseguimento dello sviluppo sostenibile entro il 2030. Si tratta di un programma d'azione universale, costituito Pag. 76da un insieme ambizioso di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e 169 obiettivi associati, per i quali è richiesta la mobilitazione di tutti i Paesi, i cosiddetti donatori e beneficiari, e di tutte le parti interessate. L'Agenda comprende anche il programma d'azione delle Nazioni Unite, adottato a luglio in occasione della Conferenza di Addis Abeba e che indica gli strumenti necessari all'attuazione dell'Agenda, comprese le risorse interne, i finanziamenti privati e gli aiuti pubblici allo sviluppo.
  Sottolinea, altresì, che l'Agenda 2030 contribuirà al nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici, da poco raggiunto a Parigi a conclusione della 21a COP21 e che, nel segno dell'auspicio espresso dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, dovrà essere duraturo, dinamico, solidale e credibile.
  Rileva dunque che la nuova Agenda 2030 ridefinisce le modalità di lavoro della comunità internazionale e, a differenza degli MDG, rappresenta in assoluto il primo accordo globale che definisce un programma d'azione universale con un impatto su tutti i Paesi e sulle loro politiche nazionali. I nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e i 169 obiettivi associati realizzano un equilibrio fra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economia, ambiente e società – in particolare in settori come la povertà, la disuguaglianza, la sicurezza alimentare, la sanità, il consumo e la produzione sostenibili, la crescita e l'occupazione, le infrastrutture, la gestione sostenibile delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, nonché la parità di genere, le società pacifiche e inclusive, l'accesso alla giustizia e istituzioni responsabili.
  Al riguardo, sottolinea come il più recente Rapporto sullo Sviluppo Umano compilato in sede ONU documenti un quadro allarmante sulla diffusione della povertà anche in Europa, soprattutto tra i più giovani e con cifre pari a 123 cittadini europei a rischio povertà, di cui 23 milioni sarebbero bambini. Come ha avuto modo di affermare anche in occasione di missioni svolte in sede europea, l'Agenda 2030 coinvolge anche i tradizionali Paesi donatori in quanto colpiti da una crisi economica senza precedenti causata da politiche di austerità adottate in sede di Unione europea e che ha compromesso il principio della solidarietà tra gli Stati membri.
  Con riferimento ai richiamati obiettivi, per quanto riguarda l'ambito di competenza del Comitato e in particolare riguardo all'attività conoscitiva, osserva inoltre che essa dovrebbe essere indirizzata a fare anzitutto chiarezza in ordine ad una maggiore trasparenza sulla destinazione e l'effettivo utilizzo dei fondi previsti per il raggiungimento degli SDG, a livello sia internazionale sia nazionale. Osserva poi che, pur riconoscendo al Governo di aver predisposto strumenti informatici idonei ad accrescere il grado di trasparenza sui progetti di cooperazione, è ancora insufficiente il loro grado di implementazione ed aggiornamento.
  Sottolinea che le tematiche richiamate si connettono al processo di attuazione della riforma della cooperazione allo sviluppo, in vista dell'avvio dei lavori della Agenzia, evidenziando pertanto che il Comitato dovrà proseguire in un'azione di monitoraggio sulla questione, anche al fine di valutare l'adeguatezza del nuovo impianto istituzionale rispetto all'articolato quadro di obiettivi definiti in sede internazionale.
  In relazione a ciò, e nel solco di quanto già fatto dal precedente Comitato permanente sull'Agenda globale post-2015, cooperazione allo sviluppo e partenariato pubblico e privato, ritiene opportuno procedere ad alcune audizioni, a cominciare da rappresentanti di organizzazioni non governative anche al fine di valutare una proposta di indagine conoscitiva da sottoporre all'Ufficio di presidenza della Commissione.
  Conclude ringraziando i colleghi intervenuti, con particolare riguardo alla vicepresidente Carrozza e al segretario Valentini.

  Maria Chiara CARROZZA (PD), nel richiedere chiarimenti in merito al programma dei lavori del Comitato, ritiene che il tema della trasparenza debba essere Pag. 77trattato contestualmente a quello dell'efficacia delle politiche di cooperazione. Reputa, altresì, importante operare una ricostruzione sull'impiego in passato dei fondi destinati alla cooperazione per individuare linee guida per il futuro. Osservando inoltre che gli obiettivi del documento sono di portata molto generale, giudica opportuno richiedere al Governo cosa si prefigga di fare in relazione alla definizione di un'agenda nazionale sugli SDG.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI), nel valutare positivamente il programma di azione universale della nuova Agenda 2030, osserva come opportunamente, a differenza di quanto previsto dall'Agenda post-2015, si siano posti gli obiettivi da raggiungere non come una sorta di «elargizione» dei Paesi ricchi a favore dei Paesi in via di sviluppo, ma come traguardi cui tutto il mondo deve pervenire, non potendo alcun Paese insegnare ad altri modelli di sviluppo, come d'altra parte è stato messo in drammatica evidenza dalla crisi in atto anche nel mondo sviluppato. Esprime soddisfazione per il fatto che il tema relativo alla parità di genere rappresenta uno stand alone goal, affrontato in un'ottica di trasversalità rispetto agli altri obiettivi. Auspica che l'attuazione della nuova Agenzia per la cooperazione possa combinarsi in modo positivo con l'adozione di un'agenda nazionale sugli SDG e coglie l'opportunità per rinnovare il proprio compiacimento per la scelta di Laura Frigenti, anche in quanto donna, alla guida dell'Agenzia.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), nel ringraziare la presidente Spadoni per l'approccio condiviso rispetto al programma di attività del Comitato, osserva come la sua attività possa avere un ruolo propulsivo a livello nazionale per individuare le best practices dal punto di vista dei Paesi beneficiari e per focalizzare le aree di specializzazione su cui il nostro Paese può aspirare ad un lead. Ciò porrebbe il Comitato all'avanguardia nel confronto con analoghi organi dei Parlamenti di altri Paesi europei, come del resto già avvenuto con riferimento all'esperienza del precedente Comitato sull'attuazione dell'Agenda post-2015. L'attività del Comitato potrebbe infatti dare un forte impulso all'attività governativa attraverso una serie di iniziative in cui l'Italia, come rilevato, può porsi in posizione di leadership. Propone a tal proposito un confronto con Enrico Giovannini, esponente di spicco del gruppo indipendente incaricato dalla comunità internazionale della definizione degli indicatori per i nuovi SDG. Richiama a tal proposito la proposta di legge C. 2897 di iniziativa del collega Marcon finalizzata ad introdurre gli indicatori di benessere, di sostenibilità ambientale, di qualità sociale e di parità tra i sessi quali strumenti previsti dalla normativa nazionale nell'elaborazione, nell'adozione e nella valutazione delle politiche pubbliche nazionali. Richiama la scadenza di marzo 2016 per la definizione delle nuove linee della cooperazione italiana, alla quale questo Comitato deve contribuire. Ricorda che nel 2017 il nostro Paese presiederà il G7 e in quel contesto sarà opportuno portare messaggi credibili ed esperienze positive soprattutto sui temi della salute globale, considerata l'esigenza di replenishment dei maggiori fondi internazionali.
  Ritiene altresì necessario coordinare l'attività del Comitato con quella dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, con cui auspica le opportune iniziative di raccordo, anche nella considerazione delle maggiori campagne internazionali sui vari temi. Ricorda che il 9 dicembre scorso si è tenuta la seconda riunione del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, previsto dalla legge n. 125 del 2014, che prevede la costituzione di un gruppo di lavoro sull'Agenda 2030, con cui questo Comitato dovrà sviluppare un rapporto e un coordinamento. Nell'osservare, infine, che il Comitato può elaborare una visione politica di ampio respiro grazie al contributo unitario di maggioranza e opposizione, dichiara la propria soddisfazione in merito all'attribuzione della sua presidenza ad un'esponente della stessa opposizione alla Pag. 78luce della prospettiva di lungo periodo nella quale il Comitato è chiamato ad operare nell'interesse del Paese.

  Maria Edera SPADONI, presidente, replicando alle proposte ed alle osservazioni dei colleghi, pur chiarendo che ognuno ha le proprie sensibilità riguardo ai problemi trattati, come ad esempio in tema di trasparenza, osserva che è necessario delineare un programma di lavori quanto più possibile condiviso per l'efficacia dei lavori stessi del Comitato. Nel manifestare quindi piena condivisione rispetto alla proposta di audizione di Enrico Giovannini, reputa al momento prematura l'audizione di Laura Frigenti, con cui questo Comitato dovrà il prima possibile instaurare un'interlocuzione. Riguardo agli altri temi sollevati dalla collega Quartapelle, finalizzati alla definizione di un'agenda nazionale, ritiene che se ne possa trattare, in particolare sia con riferimento al confronto con gli altri Paesi sia riguardo alla leadership italiana in determinati ambiti.

  Francesco MONACO (PD) avverte l'esigenza di operare una selezione delle priorità rispetto ai molteplici obiettivi fissati nell'Agenda 2030, avuto riguardo al tempo a disposizione del Comitato, al fine di concentrare l'attività di monitoraggio su quei punti che hanno maggiori possibilità di essere perseguiti in concreto.

  Maria Edera SPADONI, presidente, nel replicare alle osservazioni del collega Monaco, concorda circa lo spettro amplissimo degli obiettivi dell'Agenda 2030 e rileva, tuttavia, che anche nella genericità degli obiettivi perseguiti dalla precedente Agenda post-2015 si sono potuti ottenere risultati assai significativi, con particolare riferimento alla lotta alla povertà, mentre in altri settori quali la parità di genere i passi da compiere sono ancora molto rilevanti. Considera, comunque, necessario non trascurare aspetti essenziali dell'Agenda 2030, come ad esempio il tema ambientale, nella considerazione delle prospettive richiamate da più parti di futuri flussi di migranti ambientali.
  Nessun altro chiedendo di intervenire dichiara concluse le proprie comunicazioni sul programma di attività del Comitato.

Sulla missione svolta a Bruxelles in occasione della Riunione interparlamentare presso il Parlamento europeo sul tema «Unfulfilled Millennium Development Goals and the implementation of the newly-agreed Sustainable Development Goals» (13 ottobre 2015).

  Maria Edera SPADONI, presidente, rende comunicazioni sulla missione in titolo nei termini di cui in allegato (vedi allegato 1).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) svolge un intervento richiamando taluni aspetti salienti dell'azione europea in tema di cooperazione allo sviluppo e la questione non ancora del tutto chiarita in ordine ad un impegno dell'Unione europea al monitoraggio sulle politiche degli Stati membri e sull'efficacia degli interventi soprattutto nei teatri di crisi.

  Maria Edera SPADONI, presidente, nessuna altro chiedendo di intervenire dichiara concluse le comunicazioni sulla missione in titolo.

Sulla missione svolta a Lussemburgo in occasione della Riunione dei presidenti delle Commissioni competenti in materia di cooperazione allo sviluppo (11 dicembre 2015).

  Maria Edera SPADONI, presidente, rende comunicazioni sulla missione in titolo nei termini di cui in allegato (vedi allegato 2). Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluse le comunicazioni sulla missione in titolo.

  La seduta termina alle 14.55.

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