CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 3 novembre 2015
533.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 58

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 3 novembre 2015. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Angela D'Onghia.

  La seduta comincia alle 13.55.

Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata.
Testo unificato C. 1138 d'iniziativa popolare, C. 1039 Gadda, C. 1189 Garavini, C. 2580 Vecchio, C. 2786 Bindi, C. 2737 Bindi e C. 2956 Formisano.

(Parere alla II Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Luisa BOSSA (PD), relatrice, espone che il provvedimento arriva all'attenzione della VII Commissione cultura dopo che Commissione giustizia ha svolto un lavoro lungo e complesso iniziato già dal 14 novembre 2013. Il punto di partenza è stato il deposito di una proposta di legge di iniziativa popolare, l'A. C. 1138, cui si sono aggiunte proposte di origine parlamentare. La Commissione di merito ha elaborato prima un testo unificato e, poi, vi ha apportato modifiche in sede emendativa, nel confronto continuo col Governo. Ne risulta un'elaborazione dettagliata, lunga e accurata, frutto anche di audizioni e approfondimenti specifici. Segnala che gli aspetti di stretta competenza della Commissione cultura sono in realtà solo due. Ritiene però preliminarmente utile ripercorrere, per grandi linee, il senso e il contenuto dell'intero provvedimento. La citata proposta di legge di iniziativa popolare è nata dalla volontà di alcuni soggetti rilevanti della vita civile del Paese di sottoporre al Parlamento una serie di provvedimenti attinenti al tema dei patrimoni sottratti alla criminalità. Tra questi soggetti, ricorda la Pag. 59CGIL, le ACLI, l'ARCI, le associazioni Libera e Avviso pubblico, il Centro studi Pio La Torre, la Legacoop e SOS impresa. Sottolinea, quindi, che le loro proposte hanno il senso della sfida alle mafie e al malaffare sul piano economico e sociale, rendendo le aziende sequestrate e confiscate veri presìdi di legalità democratica ed economica. La convinzione di partenza, come si legge nella premessa stessa della proposta, è che «combattere l'illegalità economica significa, prima di tutto, aggredire i patrimoni della criminalità organizzata, restituirli alla collettività e porli alla base della costruzione di nuove relazioni economiche sane e legali, che pongano il lavoro e la dignità delle persone al centro di un nuovo percorso di riscatto civile e sociale». L'idea è di un grande piano d'intervento per il riuso sociale delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità mafiosa. Un'intuizione che ebbe già Pio La Torre, che però non sempre ha dato gli esiti sperati. Evidenzia, poi, che il comitato promotore del progetto di legge di iniziativa popolare si è mosso nella convinzione che occorra aprire una fase nuova, più operativa, nella vicenda dei beni confiscati. Ciò per rovesciare un incredibile paradosso: le attività economiche simbolo del potere mafioso, una volta sequestrate dallo Stato, falliscono, e questo succede nel 90 per cento dei casi. Osserva, infatti, che queste aziende, sottratte al controllo criminale, affidate al potere pubblico, invece di diventare modelli di riscatto, di legalità – vivendo sul mercato e rispettando le regole – muoiono, lasciando a terra sogni, prospettive e le vite stesse dei lavoratori. Questo fallimento è il fallimento stesso dell'idea di Stato: non solo è simbolico, ma provoca danni reali, pagati da molti degli stessi lavoratori dipendenti senza colpa, che con la governance pubblica e legale si trovano in gravissima difficoltà.
  Senonché – nel dibattito in Commissione Giustizia – partita la discussione da un principio assoluto e condivisibile, essa ha assunto una declinazione più ampia e articolata. Da dieci articoli e una serie circoscritta di misure (coinvolgimento dei Ministeri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze nelle vicende aziendali; strumenti di rilancio delle imprese sequestrate e confiscate; reinvestimento di parte delle liquidità sequestrate e confiscate per garantire la riconversione industriale dei siti coinvolti; la costituzione di un fondo ad hoc per garantire le linee di credito concesse dalle banche fino al giorno prima del provvedimento di prevenzione e altri interventi) si è arrivati a 51 articoli, anche in ragione dell'abbinamento delle proposte Gadda, Garavini, Vecchio, Bindi e altri. Tornando agli aspetti di stretta competenza della VII Commissione, il primo riguarda l'articolo 34-bis del testo in esame. Esso novella l'articolo 46 del Codice antimafia e fa riferimento alla cosiddetta «restituzione per equivalente». Ricorda che il primo comma del predetto articolo 34-bis riguarda anche i beni culturali, stabilendo che, se sono stati confiscati tali beni e sopravvengono i presupposti per la restituzione, tale restituzione non possa avvenire per equivalente. Il secondo aspetto di competenza della VII Commissione si rinviene nell'articolo 41, secondo comma, del testo che riscrive l'articolo 111 del Codice antimafia. Rileva che, in questa disposizione, si disciplinano i seguenti quattro organi dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata: il Direttore, il Consiglio direttivo, il Collegio dei revisori e il Comitato consultivo di indirizzo. La nuova formulazione dell'articolo 111 del Codice antimafia sancisce che nel Comitato consultivo di indirizzo entrino anche un rappresentante del Ministero dell'istruzione unitamente a un qualificato esperto in materia di politica di coesione territoriale, designato dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica; un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico; un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; un responsabile dei fondi del cosiddetto PON sicurezza, designato dal Pag. 60Ministero dell'interno; un rappresentante delle regioni, designato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome; un rappresentante dei comuni designato dall'ANCI; un rappresentante delle associazioni nominato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali; un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei lavoratori; un rappresentante delle cooperative e un rappresentante delle associazioni dei datori di lavoro, designati dalle rispettive associazioni. Propone, quindi, di esprimere parere favorevole sui citati due articoli. Al tempo stesso, propone una riflessione alla Commissione cultura non tanto esprimendo un parere su quello che nel testo c’è, ma segnalando una proposta, che può diventare suggerimento, su quello che nel testo non c’è, e che sarebbe utile introdurre. Osserva al riguardo che l'articolo 22 del testo unificato della Commissione giustizia modifica l'articolo 35 del Codice antimafia, prevedendo, al comma 4, che l'amministratore giudiziario possa costituire un Ufficio di coadiuzione, la cui formazione deve essere approvata dal giudice delegato. In questo caso, ritiene utile proporre che, se il bene ha un valore culturale o, addirittura, è vincolato, nell'ufficio di coadiuzione siano ricompresi soggetti competenti, così come indicati nell'articolo 9-bis del Codice dei beni culturali, che elenca appunto i professionisti competenti a eseguire interventi sui beni culturali (ovvero, secondo le caratteristiche del bene, archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell'arte, in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale). Al tempo stesso, sottolinea, con ancora maggiore forza, quanto già stabilisce il Codice antimafia per i beni appartenenti al demanio culturale, per i quali la vendita non può essere disposta senza previa autorizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

  Francesco D'UVA (M5S) ringrazia la relatrice, con la quale condivide anche l'impegno presso la Commissione d'inchiesta sulle mafie e deve però anticipare che il suo gruppo voterà contro la proposta di parere favorevole da lei avanzata. Il lavoro della Commissione giustizia non può essere letto con compiutezza se non si ricorda che la proposta Bindi è a sua volta il frutto di un cospicuo sforzo condotto in Commissione d'inchiesta. È per questo che l'iniziale «testo Mattiello» ha subito un ingrandimento ipertrofico: ciò però tradendo lo spirito della proposta Bindi che non è stata valorizzata. Dissente in particolare su due aspetti del testo da ultimo approvato dalla Commissione giustizia: la possibilità di affidare la gestione dei beni a dipendente di INVITALIA (che è pur sempre una società per azioni) e l'eccesso di apparati burocratici della nuova Agenzia dei beni confiscati. Il suo gruppo – se capisce la necessità di superare il c.d. sistema Saguto (in virtù del quale gli incarichi erano affidati a soggetti appartenenti a una cerchia ristretta) – non condivide l'istituzione del Comitato consultivo d'indirizzo di cui farebbe parte anche il Ministro dell'istruzione, perché l'Agenzia non può essere un'articolazione del Governo ma deve rimanere snella e indipendente.

  Luisa BOSSA (PD) rileva che l'introduzione del Comitato consultivo di indirizzo dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata tende a evitare alcuni inconvenienti verificatisi finora nell'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali. Ritiene poi, in via generale, che l'esercizio del principio democratico esiga l'espressione di una molteplicità di opinioni e non una reductio ad unum.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.20.

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RISOLUZIONI

  Martedì 3 novembre 2015. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Angela D'Onghia.

  La seduta comincia alle 14.20.

7-00814 Ghizzoni: Sul diritto allo studio universitario connesso al nuovo metodo di calcolo dell'ISEE.
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Manuela GHIZZONI (PD) illustra la risoluzione, ricordando preliminarmente che essa concerne gli effetti sul diritto allo studio universitario dell'applicazione dei nuovi criteri per la determinazione dell'ISEE, sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013, con decorrenza 1o gennaio 2015. Tali effetti sono assurti agli onori della cronaca poiché – dai primi dati raccolti – risulta che una percentuale consistente di studenti non beneficerà più delle misure previste dal diritto allo studio universitario. Precisa, preliminarmente, che il nuovo ISEE fotografa con maggior nitidezza e dettaglio la reale situazione patrimoniale ed economica del nucleo familiare e, dai dati del giugno scorso, la sua prima applicazione ha dato esiti più favorevoli del precedente Indice per il 45,3 per cento dei nuclei familiari.
  Al contrario, nell'ambito del diritto allo studio l'esito è invece sfavorevole in considerazione, evidentemente, delle peculiarità della platea cui si rivolge: si tratta prevalentemente dell'ampia fascia del ceto medio, che risulta ora impoverito dalla crisi e che presenta, in generale, una solidità patrimoniale, ma una minor forza reddituale. È soprattutto rispetto al parametro della situazione patrimoniale che si è registrato il maggior numero di esclusioni dalla platea dei beneficiari al diritto allo studio, anche perché il valore dei fabbricati di proprietà del nucleo familiare dello studente è, con il nuovo sistema, quello definito ai fini della determinazione dell'imposta municipale sugli immobili, che moltiplica la rendita catastale per 168: tale valore è quindi superiore al normale valore catastale dei medesimi fabbricati, che si ottiene moltiplicando la rendita catastale per 126. Precisa che questa «rivalutazione» patrimoniale, che peraltro pesa sul calcolo dell'ISEE per il 20 per cento, ha determinato il superamento delle soglie ISEE e ISP senza che vi fossero reali modifiche reddituali e patrimoniali. Evidenzia, inoltre, i problemi sorti dall'incertezza applicativa relativa all'inclusione o meno tra i redditi familiari della borsa di studio percepita l'anno precedente: tale eventualità è stata esclusa da una circolare dell'INPS, la quale però è stata disattesa da parte di molti CAAF. Sul fronte reddituale, poi, hanno determinato incrementi tali da superare la soglia sotto alla quale si ha diritto alle provvidenze del diritto allo studio, sia i corrispettivi percepiti dagli studenti per l'esecuzione di lavori part-time svolti a favore dell'ateneo, sia i redditi dei fratelli e delle sorelle degli studenti interessati. Ricorda, inoltre, che l'uscita dalla platea dei beneficiari o il loro mancato ingresso è grave per un sistema al diritto allo studio già gracile come è quello italiano, ma diventa particolarmente preoccupante per gli studenti attualmente borsisti, i quali oltre a perdere le provvidenze dovrebbero anche fare fronte alla ordinaria contribuzione universitaria. Ritiene, quindi, che questa situazione potrebbe determinare un ulteriore allontanamento dagli studi universitari dei giovani appartenenti alle classi meno abbienti: si tratterebbe di una eventualità allarmante, soprattutto a fronte dei tassi già preoccupanti concernenti la dispersione universitaria e il calo degli iscritti, in Pag. 62particolare in quelle regioni dove il sistema del diritto allo studio universitario è più debole. Evidenzia, a questo proposito, che le politiche svolte a livello regionale non sono indifferenti ai fini della esigibilità del diritto allo studio, come dimostra il caso della regione Piemonte, la quale è stata un esempio di promozione virtuosa di tale diritto, almeno fino a quando non ci fu il cambio di maggioranza politica e il governo di centro-destra decise di non investire più nel settore.
  Apprezza, quindi, la volontà di ricentralizzare le funzioni attinenti al diritto allo studio prevista nella riforma costituzionale attualmente all'esame della Camera, la quale però ha come conseguenza diretta una assunzione di responsabilità maggiore da parte dello Stato, attraverso l'incremento del fondo integrativo per le borse di studio e l'applicazione completa e a regime del decreto legislativo n. 68 del 2012. Riassume, quindi, i cinque impegni previsti dalla risoluzione a sua prima firma. Il primo chiede che si dia seguito operativo al tavolo tra le parti interessate – Regioni, Aziende allo studio, Atenei e associazioni studentesche – al fine di determinare le reali conseguenze della nuova normativa per il calcolo dell'ISEE sul diritto allo studio universitario e sull'accesso all'alta formazione artistica e musicale. Il secondo impegno chiede che si raccolgano i dati dall'università per quanto riguarda l'esenzione o la riduzione dei contributi universitari da versare da parte degli studenti, sulla base dell'ISEE del loro nucleo familiare, con una particolare attenzione per i cosiddetti idonei senza borsa di studio. Il terzo impegno prevede che nel caso in cui si accertasse che vi è stato un calo effettivo dei beneficiari delle prestazioni per garantire il diritto allo studio, in particolare per gli studenti già borsisti, si attuino – tramite una specifica norma ponte da finanziare in legge di stabilità – interventi in grado di mantenere stabile il numero di nuovi accessi allo studio e di garantire la continuità delle prestazioni per quegli studenti che hanno rispettato le condizioni di merito e non hanno visto modificata la situazione reddituale e patrimoniale della famiglia, atteso che non sarebbe sufficiente un mero innalzamento delle soglie. Il quarto impegno chiede che si chiarisca definitivamente che sono escluse le provvidenze del diritto allo studio universitario dal calcolo del reddito del nucleo familiare dello studente ai fini ISEE. Il quinto impegno propone infine, a partire dalla prossima legge di stabilità per il 2016, un aumento stabile e progressivo nel prossimo triennio del fondo integrativo statale per le borse per garantire il diritto allo studio, in modo da cominciare a recuperare il divario con altri Paesi europei. Tali nuove risorse – almeno 100 milioni nel triennio – devono sommarsi ai 162,1 milioni di euro che sono stati stabilizzati per la prima volta, a tal fine, nel 2013, grazie soprattutto al decreto-legge n. 104 del 2013, che ha stanziato 100 milioni di euro, e alla legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), che ha stanziato ulteriori 50 milioni di euro.
  Ricorda, poi, che i predetti impegni sono stati calibrati in base alla competenza specifica della VII Commissione, onde evitare che la presente risoluzione rientrasse nella competenza di altre Commissioni permanenti, quali la VI finanze o la XII affari sociali. Si dichiara quindi, da subito, disponibile a ricercare con gli altri colleghi una convergenza su un testo il più possibile condiviso in materia.

  Gianluca VACCA (M5S) ricorda che il suo gruppo ha presentato, il 7 ottobre 2015, una risoluzione sull'importante argomento oggi in discussione, la n. 7/00794, a prima firma Ruocco, la quale è stata assegnata alle Commissioni riunite VI e XII, in ragione degli impegni tecnici in essa previsti. Si riserva di verificare la possibilità di abbinamento della predetta risoluzione a quella oggi in esame, previa presentazione di un nuovo testo.

  Annalisa PANNARALE (SEL) osserva che anche il gruppo di SEL ha depositato una risoluzione sul tema del diritto allo studio universitario connesso al nuovo metodo di calcolo dell'ISEE. Ha ascoltato Pag. 63dalla collega Ghizzoni un'analisi del tutto condivisibile: l'università sta divenendo un luogo elitario, con la riduzione di immatricolazioni e di iscrizioni che il nuovo metodo di calcolo dell'ISEE rischia di accentuare. Segnala il fenomeno, prettamente italiano degli idonei senza borsa di studio, che coinvolge in particolare il meridione del nostro Paese. Al di là della presentazione da parte del suo gruppo di un'autonoma risoluzione, appena ricordata, auspica che la VII Commissione possa giungere all'approvazione di un testo condiviso.

  La sottosegretaria Angela D'ONGHIA ringrazia la relatrice e i deputati intervenuti per gli spunti offerti. Auspica anch'ella l'approvazione di un testo condiviso da parte della VII Commissione, che sia di stimolo per il Governo nella ricerca di una soluzione ai temi in discussione.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.35.