CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 settembre 2015
512.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Martedì 29 settembre 2015. — Presidenza del vicepresidente Edoardo FANUCCI. – Interviene la sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze Paola De Micheli.

  La seduta comincia alle 14.10.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015.
Doc. LVII, n. 3-bis.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Paolo TANCREDI (AP), relatore, fa presente quanto segue.
  La disciplina della procedura di bilancio contenuta nella legge di contabilità n. 196 del 2009 prevede che, nell'ambito delle nuove scadenze temporali decise in sede europea, il Governo presenti alle Camere, entro il 10 aprile di ciascun anno, il Documento di Economia e Finanza (DEF). Il quadro previsionale del DEF deve essere poi adeguato all'evolversi del quadro economico finanziario in corso d'anno mediante la Nota di aggiornamento, da trasmettersi alle Camere entro il successivo 20 settembre. La Nota potrà altresì aggiornare il DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma contenuti nel Documento medesimo. Ciò consente che la decisione annuale di bilancio, che si avvia con la presentazione, entro il 15 ottobre, dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, sia predisposta sulla base di un quadro economico e programmatico il più possibile aggiornato.
  Nel presentare il nuovo quadro di finanza pubblica, nella Nota di aggiornamento del DEF 2015 si è tenuto conto delle raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione Europea nel mese di luglio (2015/C272/16). Si tratta di sei Raccomandazioni, Pag. 34concernenti rispettivamente la sostenibilità delle finanze pubbliche e l'attuazione della delega fiscale, il Piano strategico per la logistica e operatività dell'Agenzia per la coesione territoriale, la modernizzazione della pubblica amministrazione e l'efficienza della giustizia civile, il rafforzamento del sistema bancario, il mercato del lavoro e l'attuazione della riforma della scuola, ed, infine, l'attuazione dell'Agenda digitale e la rimozione degli ostacoli alla concorrenza.
  L'articolo 10-bis della legge di contabilità pubblica n. 196 del 2009 prevede che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza contenga:
   l'eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l'anno in corso e per il periodo di riferimento, nonché le eventuali modifiche e integrazioni al Documento di economia e finanza conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma (PNR);
   l'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal Documento di economia e finanza, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;
   gli obiettivi di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale. In particolare, la Nota 2015 dichiara che il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA è fissato nel limite massimo di –32 miliardi nel 2016, –20 miliardi nel 2017 e –11 miliardi nel 2018, precisando che il predetto saldo programmatico potrà aumentare fino a –35,4 miliardi nel 2016 in relazione all'eventuale utilizzo del margine connesso all'emergenza immigrazione;
   il contenuto del Patto di stabilità interno e le sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto del Patto medesimo, nonché il contenuto del Patto di convergenza, e le misure volte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall'articolo 18 della legge n. 42 del 2009 di attuazione del federalismo fiscale;
   l'indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

  Pertanto, la Nota di aggiornamento del DEF 2015 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il quinquennio 2015-2019 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile.
  Alla Nota di aggiornamento del DEF 2015 risultano allegati:
   le Relazioni sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali – anno 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato I);
   il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale – Aggiornamento 2014 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato II);
   la Relazione al Parlamento 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato III), che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale (MTO), già autorizzato con la Relazione al Parlamento 2014, contenuto nel Documento di Economia e Finanza 2015, presentato alle Camere nel mese di aprile, e confermato dalla Relazione al Parlamento del 9 giugno 2015 (redatta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009).

  Al riguardo, ricorda che l'Italia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, presenta squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un monitoraggio specifico e un'azione politica vigorosa ed è soggetta alla regola del debito transitoria nel periodo 2013-2015.
  Nel programma di stabilità 2015 l'Italia ha chiesto una deviazione temporanea pari a 0,4 punti percentuali di PIL dal percorso di avvicinamento richiesto verso l'obiettivo a medio termine nel 2016 per Pag. 35tenere conto di significative riforme strutturali con ricadute positive sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.
  Nella presente Nota di aggiornamento, il Governo dichiara di voler utilizzare pienamente i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 (ulteriore 0,1 punti percentuali di PIL, rispetto agli 0,4 sopra citati) e di chiedere l'applicazione della clausola per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL.
  Complessivamente il margine di flessibilità richiesto ammonta a 0,8 punti percentuali di PIL ed è volto a irrobustire i primi segnali di ripresa della crescita del PIL e rafforzare per questa via il processo di consolidamento fiscale.
  Tale scelta, che comporta un percorso di risanamento più graduale di quello contenuto nel DEF di aprile, si riflette necessariamente sul raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che viene ora previsto nel 2018, con un allungamento di un anno rispetto a quanto stabilito nel DEF 2015, ivi riferito all'anno 2017.
  Nella Nota viene dichiarato altresì che verrà richiesto un ulteriore margine di manovra pari a 0,2 punti percentuali di PIL per far fronte ai costi relativi all'accoglienza degli immigrati. Qualora la Commissione dovesse accordarlo il margine di flessibilità complessivo potrebbe arrivare all'1 per cento. Si segnala che tale margine addizionale (0,2 per cento) è escluso dai quadri programmatici.
  In conseguenza alla volontà del Governo di aggiornare il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale, in allegato alla Nota di aggiornamento è stata trasmessa quindi alle Camere la Relazione prescritta dall'articolo 6, comma 5, della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012. In proposito si ricorda che l'articolo 6, comma 3, della citata legge prevede che, qualora il Governo, al fine di fronteggiare eventi eccezionali, ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello scostamento, stabilisca le finalità alle quali destinare le risorse disponibili in conseguenza dello stesso e definisca il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico, commisurandone la durata alla gravità degli eventi. La deliberazione con la quale ciascuna Camera autorizza lo scostamento e approva il piano di rientro è adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Il successivo comma 5 prevede invece che il piano di rientro può essere aggiornato con le medesime modalità sopra indicate qualora, in relazione all'andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche.
  La Nota evidenzia uno scenario macroeconomico internazionale che, benché in graduale espansione, mostra, nel suo complesso, una ripresa più debole rispetto alle attese e molto differenziata tra le varie aree economiche.
  I segnali di rallentamento, emersi nei mesi più recenti, sono essenzialmente riconducibili al deterioramento delle prospettive dei paesi emergenti e, più in particolare, al calo della domanda cinese, che hanno inciso sulla dinamica del commercio mondiale risultata, nel complesso, inferiore alle aspettative.
  Per quanto concerne la crescita economica mondiale, le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), diffuse nel World Economic Outlook Update del 9 luglio 2015, ipotizzano una crescita del PIL mondiale all'incirca del 3,3 per cento nel 2015 – di circa 0,2 punti in meno rispetto a quanto previsto in primavera – e del 3,8 per cento nel 2016. Il quadro delle variabili esogene sottostanti la Nota di aggiornamento risulta dunque, nel complesso, meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato in primavera.
  Nell'area dell'euro, la crescita si è comunque stabilizzata, pur rimanendo molto contenuta, discontinua e diseguale tra i paesi: in proposito la Nota riporta i più Pag. 36recenti dati congiunturali forniti da Eurostat, che registra una crescita del PIL dell'Eurozona, nel secondo trimestre dell'anno in corso, dello 0,4 per cento – ad un ritmo più contenuto rispetto alla crescita dello 0,5 per cento del precedente trimestre – cui hanno contribuito principalmente i consumi privati e le esportazioni nette. Nel complesso la ripresa economica e il miglioramento delle condizioni finanziarie hanno inciso positivamente sulle componenti della domanda interna e sulla riduzione del tasso di disoccupazione. Si indebolisce la dinamica dei prezzi: ad agosto la stima dell'indice armonizzato per l'Eurozona mostra un rallentamento marginale (0,1 per cento).
  Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, la Nota 2015 presenta una revisione al rialzo delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2015, in considerazione dei segnali di ripresa dell'economia italiana nella prima parte dell'anno. Anche per gli anni successivi, a partire dal 2017, la Nota espone una revisione verso l'alto delle previsioni, in considerazione delle prospettive più positive della domanda mondiale, sebbene in un contesto internazionale che presenta un recupero meno accentuato nel medio periodo di quanto previsto.
  In particolare, per quanto concerne l'Italia, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico tendenziale e programmatico, evidenziando un miglioramento delle prospettive di crescita dell'economia italiana, pur in un contesto internazionale meno favorevole di quanto previsto ad aprile, sulla base dei segnali positivi emersi nel corso dell'anno e del rafforzamento della domanda interna, nonché, per quanto concerne il quadro programmatico, in relazione alla politica fiscale più favorevole alla crescita che il Governo intende impostare con la prossima legge di stabilità per il 2016.
  Si ricorda inoltre che, sulla base di quanto previsto dai regolamenti europei, le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche presentate nella Nota di aggiornamento al DEF 2015 sono sottoposte alla validazione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, costituito nell'aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge n. 243 del 2012, di attuazione del principio del pareggio del bilancio. Lo scenario macroeconomico tendenziale ha già ottenuto la validazione dell'UPB il 16 settembre 2015, mentre il quadro programmatico è stato validato in data odierna, in tempo utile per la presentazione alla Commissione europea del Documento Programmatico di bilancio 2016.
  Come già sopra ricordato, la Nota di aggiornamento al DEF 2015 distingue, per le previsioni macroeconomiche, tra uno scenario tendenziale e uno programmatico che, fermo restando le assunzioni relative al quadro macroeconomico internazionale, differiscono per le assunzioni relative alle misure economiche che il Governo intende assumere con la prossima manovra di finanza pubblica.
  Con riferimento alle previsioni tendenziali, la Nota evidenzia un miglioramento delle stime di crescita del PIL per l'anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2015, in relazione agli andamenti congiunturali della prima parte dell'anno, che confermano la fase di ripresa dell'economia in atto. In particolare, la previsione di crescita del PIL reale per il 2015 sale dallo 0,7 per cento del DEF di aprile allo 0,9 per cento. La Nota inoltre conferma per il 2016 l'andamento della dinamica tendenziale del PIL già previsto nel DEF di aprile, all'1,3 per cento. Per gli anni successivi l'attività economica è prevista crescere mediamente intorno all'1,3 per cento, con una dinamica leggermente più positiva rispetto al DEF, dunque, a partire dal 2017. Tale previsione sconta l'ipotesi – sottolinea la Nota – che in tutto il periodo previsivo l'economia continui ad espandersi ai ritmi attuali.
  La Nota precisa che le previsioni aggiornate del quadro tendenziale sopra riportate, che incorporano gli effetti sull'economia del quadro normativo vigente, includono gli effetti sull'economia delle clausole di salvaguardia che prevedono aumenti di imposte per il 2016, 2017 e 2018, i cui effetti stimati portano a un Pag. 37aumento dei prezzi e a una conseguente riduzione dei redditi disponibili delle famiglie che frena la dinamica dei consumi e, in minor misura, del PIL.
  Il miglioramento delle stime di crescita è da porre in relazione all'andamento positivo dell'economia italiana nella prima metà dell'anno, che si è mostrato lievemente più favorevole del previsto, sia a livello di domanda interna che di esportazioni, nonostante il rallentamento della dinamica internazionale. Nei primi due trimestri dell'anno, infatti, il PIL ha registrato una variazione congiunturale positiva, rispettivamente pari a +0,4 e +0,3 per cento.
  Rispetto alle nuove previsioni tendenziali, l'Ufficio Parlamentare di bilancio, nella lettera di validazione del quadro macroeconomico tendenziale, ha espresso alcune considerazioni sulla previsione contenuta nella Nota per gli anni successivi al 2016, legati soprattutto a possibili evoluzioni meno favorevoli delle variabili esogene internazionali.
  Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2016 e successivi, presentato nella Nota, include, come già ricordato, l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2016, caratterizzata – come indicato dal Governo – da una strategia di politica fiscale più favorevole alla crescita e da misure di stimolo agli investimenti.
  Il profilo della attuale manovra indicata nella Nota avrebbe effetti leggermente più espansivi sull'economia di quanto stimato nel DEF e, pertanto, il profilo del quadro programmatico viene marginalmente rivisto al rialzo.
  Il nuovo quadro programmatico evidenzia, infatti, una maggiore previsione di crescita del PIL per il 2016 rispetto a quanto indicato nel quadro programmatico del DEF, dall'1,4 per cento all'1,6 per cento.
  Anche le proiezioni per gli anni seguenti sono indicate più positive rispetto al programmatico del DEF (nell'ordine di 0,1 punti percentuali), nell'ambito comunque di una valutazione che – sottolinea la Nota – rimane prudenziale dato il pesante lascito della crisi degli ultimi anni.
  Dal punto di vista macroeconomico, le misure di maggiore impatto della manovra programmata sono indicate nella disattivazione delle clausole di salvaguardia previste dalle precedenti leggi di stabilità per il 2016 e dei relativi aumenti di imposte. In particolare, si tratta di una ipotesi di clausole di salvaguardia sulle aliquote IVA ed altre imposte indirette per un ammontare di circa 16,8 miliardi nel 2016, 26,2 miliardi nel 2017 e di poco inferiore a 29 miliardi nel 2018 e nel 2019.
  Rispetto allo scenario tendenziale, gli effetti delle misure adottate dal Governo per il rilancio dell'economa, volte ad accrescere la competitività e a sostenere la domanda interna, si tradurrebbero in un aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,3 per cento nel 2016 e nel 2017, allo 0,2 per cento nel 2018 e allo 0,1 per cento nel 2019.
  Rispetto alle previsioni formulate nella prima parte dell'anno dalla maggior parte degli analisti di settore e contenute nel DEF di aprile, la Nota espone un andamento del mercato del lavoro in miglioramento, alla luce delle recenti rilevazioni Istat rilasciate il 15 settembre. Il tasso di occupazione viene pertanto rivisto al rialzo rispetto al DEF sia per l'anno in corso che per quelli successivi. Rispetto ai dati tendenziali, il quadro programmatico ne conferma gli andamenti occupazionali per il primo biennio, mentre una evoluzione più favorevole viene perseguita per gli anni successivi, con un tasso di disoccupazione che alla fine del periodo, nel 2019, dovrebbe venire a situarsi sui 10,2 punti percentuali (anziché a 10,9 punti come prevede il tendenziale), e con un tasso di occupazione che al medesimo anno terminale è previsto al 57,6 per cento, rispetto al 57,2 del tendenziale.
  Il miglioramento delle stime di crescita economica si riflette sull'andamento della finanza pubblica, che nella Nota di aggiornamento presenta un quadro più positivo rispetto al Documento di economia e finanza 2015 di aprile, con un livello di Pag. 38indebitamento netto che, per il primo biennio di previsione, conferma le stime iscritte nel DEF – pur in presenza dei nuovi oneri intervenuti nel 2015 in conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale in materia di pensioni –, mentre per gli anni dal 2017 al 2019 ha un andamento più positivo rispetto al DEF, per complessivi 0,5 punti percentuali di PIL.
  Soffermandosi in primo luogo sul quadro tendenziale, si rileva preliminarmente che la Nota di aggiornamento presenta le stime relative al quinquennio 2015-2019 riviste – rispetto a quelle, di aprile, del DEF 2015 – sulla base dell'aggiornamento del quadro macroeconomico (con particolare riferimento ai dati ISTAT sui primi due trimestri dell'anno, all'economia internazionale e alla deludente dinamica dei prezzi), dei risultati dell'attività di monitoraggio della finanza pubblica e degli effetti dei provvedimenti successivi alla presentazione del DEF 2015.
  Per quanto riguarda, specificamente, quest'ultimo punto, la Nota di aggiornamento riporta gli effetti sul saldo di indebitamento netto dei principali provvedimenti adottati dopo il DEF 2015, di seguito elencati:
   decreto-legge n. 65 del 2015, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR;
   decreto-legge n. 78 del 2015, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, per garantire la continuità dei dispositivi di sicurezza e di controllo del territorio, nonché la razionalizzazione delle spese del Servizio sanitario nazionale e norme in materia di rifiuti e di emissioni industriali;
   decreto-legge n. 83 del 2015, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria;
   legge n. 107 del 2015, recante la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.

  La Nota precisa che, complessivamente, i provvedimenti adottati, in linea con gli obiettivi programmatici indicati nel DEF 2015, comportano un peggioramento dell'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, rispetto alle stime del DEF 2015, di circa 2,1 miliardi nel 2015 e 0,4 miliardi in ciascuno degli anni del periodo 2016-2019.
  Per l'anno 2015, sommando al valore dell'indebitamento netto tendenziale indicato nel DEF 2015 gli effetti dei provvedimenti in esame, si osserva un peggioramento del saldo che, in valore assoluto, passa da 41.189 milioni a 43.327 milioni di euro. La differenza, pari a 2.138 milioni, corrisponde in massima parte all'onere residuale della sentenza della Corte costituzionale dopo la conversione del decreto-legge n. 65 del 2015, onere parzialmente compensato da effetti netti positivi imputabili al decreto-legge n. 78 del 2015 e n. 83 del 2015. Il rapporto indebitamento netto/PIL per effetto di tali provvedimenti passa dal 2,5 per cento al 2,6 per cento, con un peggioramento di 0,1 punti percentuali, che conferma, per il 2015, l'andamento programmatico già indicato nel DEF 2015 e riprodotto dalla Nota di aggiornamento in esame.
  Le attuali stime del quadro tendenziale evidenziano per il 2015 un livello di indebitamento netto pari a 42.820 milioni di euro con un miglioramento di 507 milioni di euro rispetto al valore ottenuto aggiornando la precedente stima del DEF alla luce dei provvedimenti prima richiamati. La nuova stima appare pertanto più favorevole rispetto al precedente quadro tendenziale anche scontando gli effetti peggiorativi dei provvedimenti in esame. Il predetto miglioramento, sulla base delle indicazioni complessivamente fornite dalla Nota, dovrebbe essere imputabile, al netto di eventuali ulteriori fattori legislativi di carattere residuale, alla revisione del quadro macroeconomico e al monitoraggio di finanza pubblica.
  L'aggiornamento delle stime per l'esercizio in corso si accompagna ad una revisione anche per il periodo successivo. Il quadro tendenziale (che, come detto, Pag. 39tiene conto della normativa vigente senza considerare gli interventi prefigurati dalla Nota nella parte relativa al percorso programmatico) evidenzia che, in mancanza di ulteriori interventi, si avrebbe un sentiero di costante riduzione dell'indebitamento netto, che passerebbe dal –1,4 per cento del 2016 al pareggio nel 2017, registrando un avanzo dello 0,7 per cento nel 2018 e dell'1 per cento nel 2019 (esercizi nei quali si verificherebbe dunque un accreditamento netto).
  In valore assoluto, sempre con riferimento al quadro tendenziale, la Nota assume per il 2017 un avanzo di 609 milioni di euro – vale a dire un accreditamento netto – crescente fino a 18.694 milioni di euro nel 2019.
  Il saldo primario, pari all'1,7 per cento del PIL per il 2015, conferma la previsione contenuta nel DEF 2015. Per gli anni successivi, le nuove stime mostrano un costante miglioramento del saldo, che – sempre positivo – cresce dal 2,9 per cento del 2016 al 5 per cento del 2019. Questo andamento del saldo primario, nel quinquennio in esame, determina pressoché integralmente il percorso di miglioramento dell'indebitamento netto tendenziale, mentre la spesa per interessi rimane pressoché costante in rapporto al PIL.
  Coerentemente con il percorso sopra prefigurato, anche per l'indebitamento netto strutturale (calcolato al netto delle misure una tantum e depurato della componente ciclica del saldo) il quadro tendenziale riportato nella Nota in esame prevede un costante e progressivo miglioramento nel quinquennio considerato, passando dal –0,4 per cento del 2015 al segno positivo nel 2016 (avanzo strutturale dello 0,1 per cento) fino all'1,0 per cento del 2018 e allo 0,9 per cento del 2019.
  L'andamento evidenziato nella Nota di aggiornamento è, anche con riferimento a tale saldo, più favorevole rispetto a quello relativo al DEF 2015 che evidenziava un percorso di miglioramento, da –0,5 per cento del 2015 a 0,8 per cento del 2019: il raggiungimento del pareggio era previsto nel 2016 e l'avanzo strutturale nel 2017 (+0,5 per cento).
  Con riferimento alla pressione fiscale, la Nota afferma che, sulla base delle previsioni tendenziali contenute nel Conto economico della pubblica amministrazione, l'indicatore presenta un andamento crescente fino al 2017 (dal 43,4 per cento del 2014 si arriva al 44,3 per cento nel 2017), rimane costante nel 2018 (44,3 per cento), per poi decrescere nel 2019 (44 per cento).
  Poiché i suddetti valori risentono degli effetti di gettito tributario relativi alle clausole di salvaguardia e tenuto conto che è prevista la disapplicazione delle stesse, la Nota di aggiornamento ritiene utile evidenziare i valori della pressione fiscale ricalcolata considerando sia la disattivazione delle clausole di salvaguardia sia l'impatto del provvedimento relativo al c.d. «bonus 80 euro».
  In proposito la Nota afferma che, tenendo conto dei predetti fattori, la pressione fiscale scende da 43,1 per cento nel 2015 a 42,6 per cento nel 2016, con ulteriori riduzioni negli anni successivi.
  Per quanto attiene al trend di spesa nell'arco temporale considerato dalla Nota di aggiornamento (2015-2019), i dati relativi all'incidenza rispetto al PIL delle voci del conto economico evidenziano, per la spesa corrente, un percorso di costante riduzione dai valori del 2014 (47,5 per cento) a quelli stimati nel 2019 (44,1 per cento) con un profilo più marcato dal 2016 al 2017 (allorché la riduzione è pari a circa –0,9 per cento del PIL).
  Per la spesa in conto capitale, l'incidenza sul PIL aumenta nell'esercizio 2015 (3,9 per cento) rispetto al 2014 (3,6 per cento), per poi proseguire lungo un percorso di graduale flessione negli esercizi successivi (fino al 3,1 per cento nel 2019).
  Sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota presenta poi, oltre alle nuove previsioni macroeconomiche ed al nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica.
  In presenza del sopra indicato quadro previsionale sui saldi finanziari, il percorso di risanamento della finanza pubblica Pag. 40viene rivisto dal Governo rispetto a quanto prefigurato nel quadro programmatico del DEF di aprile, indicandosi nella Nota un aggiornamento degli obiettivi programmatici secondo una tempistica del consolidamento fiscale più attenuata.
  In particolare viene dichiarato che per il 2016 il Governo è intenzionato a utilizzare pienamente i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali (ulteriori 0,1 punti percentuali di PIL, rispetto agli 0,4 punti già accordati con le raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea del 14 luglio 2015) e a chiedere l'applicazione della clausola per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL. Complessivamente, pertanto, il margine di flessibilità richiesto ammonta a 0,8 punti percentuali di PIL, cui potrebbe poi aggiungersi eventualmente un ulteriore margine di manovra pari a 0,2 punti percentuali per i costi relativi all'accoglienza degli immigrati. Il margine ulteriore di 0,1 punti riferito alla cd. clausola delle riforme si basa sul presupposto che le riforme strutturali già attuate e quelle in corso di implementazione avranno effetti diretti sulla crescita potenziale e sulla sostenibilità del debito, mentre quello relativo alla cd. clausola per gli investimenti è messo in relazione alla accelerazione della realizzazione di investimenti pubblici cofinanziati con risorse strutturali, con effetti sia sulla crescita che, nel breve periodo, sulla domanda.
  Conseguentemente gli obiettivi di indebitamento programmati nel DEF sono rivisti in senso peggiorativo, per il 2016 di 0,4 punti percentuali di PIL, per il 2017 di 0,3 punti, per il 2018 di 0,2 punti e per il 2019 di 0,1 punti, posizionandosi ora rispettivamente, per tali anni, al livello di 2,2, 1,1, 0,2 e, nel 2019, in un valore positivo di 0,3 punti percentuali di PIL (divenendo quindi un accreditamento netto).
  Rispetto, quindi, ai valori tendenziali di tale saldo – vale a dire ai valori che si determinerebbero in assenza di interventi di modifica – si realizza un allentamento dei vincoli per circa 14,6 miliardi di euro nel 2016, 19,2 miliardi di euro nel 2017, 16,2 miliardi di euro nel 2018 e 13,9 miliardi di euro nel 2019, che concorrono ai margini della manovra di finanza pubblica da attuare per il periodo.
  La modifica del percorso di consolidamento fiscale comporta il rinvio del conseguimento dell'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, che viene ora previsto nell'anno 2018 rispetto al 2017 indicato nel DEF.
  In tali circostanze il Governo, come detto in precedenza, ha presentato in allegato alla Nota di aggiornamento una Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato III). Nella predetta Relazione, come prescritto dal comma 3 del medesimo articolo 6 della legge n. 243 del 2012, il Governo provvede anche ad elencare le finalità alle quali destinare le risorse in questione. In particolare, per il 2016 sono previste: misure di alleviamento della povertà e stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale; sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, i terreni agricoli e i macchinari cosiddetti «imbullonati»; l'azzeramento delle clausole di salvaguardia previste da precedenti disposizioni legislative. Per il 2017 si prevede una riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali, con l'obiettivo di avvicinarla agli standard europei e di accrescere l'occupazione e la competitività dell'Italia nell'attrarre imprese ed investimenti.
  Per quanto concerne l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, il 2015 dovrebbe chiudersi con un rapporto debito/PIL pari al 132,8 per cento, in lieve risalita (0,3 punti percentuali) rispetto al 132,5 per cento stimato nel DEF. Il rapporto debito pubblico/PIL inizia poi un percorso di riduzione negli anni successivi, fino a posizionarsi al 119,8 per cento nel 2019.
  La Nota tratta anche l'applicazione della regola del debito prevista dalla governance economica europea. Si ricorda che la regola del debito è stata introdotta nell'ordinamento europeo dal c.d. Six pack Pag. 41ed è poi stata recepita dall'ordinamento nazionale con la legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio (legge n. 243 del 2012).
  Per il 2015, nello scenario a legislazione vigente l'aggiustamento necessario del saldo strutturale è pari a 1,6 punti percentuali di PIL e a 1,2 punti percentuali di PIL nello scenario programmatico.
  Il Governo, così come dichiarato lo scorso anno, giudica tale aggiustamento «non auspicabile né fattibile data l'esistenza dei cosiddetti «fattori rilevanti». Nel documento inviato nel mese di febbraio 2015 alla Commissione, il Governo italiano supportava tale scelta adducendo i seguenti fattori rilevanti: 1) il perdurare degli effetti della crisi economica, visto che nel 2013 e nel 2014 l'Italia ha registrato una contrazione del tasso di crescita del PIL reale; 2) la necessità di evitare che l'eccessivo consolidamento fiscale richiesto ai fini dell'osservanza delle condizioni stabilite dalla regola peggiorasse ulteriormente la dinamica del debito pubblico in rapporto al PIL, a causa dell'impatto negativo sull'attività economica dovuto agli elevati moltiplicatori fiscali; 3) il perdurare dei rischi di deflazione che avrebbero reso la richiesta riduzione del debito ancora più ardua e controproducente; 4) i costi connessi all'implementazione di un ambizioso piano di riforme strutturali in grado di favorire la ripresa della crescita potenziale e la sostenibilità del debito nel medio periodo.
  A riguardo, il 27 febbraio 2015 la Commissione ha pubblicato una relazione a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, TFUE, dalle cui conclusioni è emerso che in quel momento il criterio del debito doveva essere considerato soddisfatto.
  A partire dal 2016, il Governo dichiara di riprendere il percorso di riduzione del debito in maniera compatibile con la regola del debito e in particolare con riferimento al forward looking benchmark e dunque rispetto alle proiezioni al 2018, dove il rapporto debito/PIL si attesterà su di un valore del 123,7 per cento al di sotto del valore benchmark pari a 123,8 per cento.

  La sottosegretaria Paola DE MICHELI, preso atto delle considerazioni svolte dal relatore, si riserva di intervenire nel corso del prosieguo dell'esame del provvedimento.

  Edoardo FANUCCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.35.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 29 settembre 2015. — Presidenza del vicepresidente Edoardo FANUCCI. – Interviene la sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze Paola De Micheli.

  La seduta comincia alle 14.35.

Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare.
C. 2957, approvata dal Senato, e abb.
(Parere all'Assemblea).
(Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame degli emendamenti riferiti al provvedimento in titolo.

  Edoardo FANUCCI, presidente, in sostituzione della relatrice, ricorda che il provvedimento in titolo, recante modifiche alla legge n. 184 del 1983 sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare, è stato già esaminato nella seduta del 23 settembre scorso dalla Commissione bilancio, che ha espresso su di esso un parere di nulla osta. Ricorda, altresì, che in data 24 settembre 2015 la Commissione di merito ne ha concluso l'esame in sede referente senza apportare ad esso alcuna modifica. Sul testo ora all'ordine del giorno dell'Assemblea è pertanto da intendersi confermato il Pag. 42parere di nulla osta già espresso nella citata seduta del 23 settembre scorso.
  Comunica inoltre che in data odierna l'Assemblea ha trasmesso il fascicolo n. 1 degli emendamenti. Al riguardo, poiché le proposte emendative in esso contenute non sembrano presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, propone di esprimere sulle medesime nulla osta.

  La sottosegretaria Paola DE MICHELI concorda con la proposta di parere del relatore.

  Fabio MELILLI (PD) preannuncia, a nome del suo gruppo, un voto favorevole.

  Vincenzo CASO (M5S) preannuncia, a nome del suo gruppo, un voto favorevole.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.
C. 1990-A.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione – Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto e delle relative proposte emendative trasmesse dall'Assemblea.

  Dario PARRINI (PD), relatore, fa presente che la proposta di legge in esame, di iniziativa parlamentare, reca l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria e che la Commissione di merito, nella seduta dello scorso 24 settembre, ha deliberato di riferire in senso contrario sulla proposta di legge. Il provvedimento non è corredato di relazione tecnica, mentre la relazione illustrativa afferma che l'abolizione dei contributi all'editoria libererebbe risorse per circa 80 milioni di euro.
  Il provvedimento prevede che l'intero ammontare delle risorse divenute disponibili a seguito di tali abrogazioni sia destinato a specifici progetti di competenza degli enti locali, in deroga al patto di stabilità interno. In proposito non ha osservazioni da formulare per gli aspetti di quantificazione, nel presupposto che il profilo di spesa relativo ai nuovi utilizzi delle risorse, con particolare riguardo agli effetti di cassa, sia coerente con quello già scontato nei tendenziali con riferimento all'originaria destinazione delle medesime risorse. Sul punto ritiene necessario acquisire elementi di valutazione dal Governo, tenuto conto che il testo non prevede espressamente una procedura autorizzatoria per l'utilizzo dei risparmi in questione, volta a garantire la neutralità di effetti per la finanza pubblica.
  La sottosegretaria Paola DE MICHELI osserva che la procedura per l'assegnazione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 3, del provvedimento prevede la fissazione di criteri e modalità di riparto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto, tra l'altro, con il Ministro dell'economia e delle finanze, senza tuttavia assicurare l'invarianza dei relativi effetti sui saldi di finanza pubblica. Ritiene pertanto che, al fine di assicurare la citata invarianza, sarebbe necessario, da un lato, escludere che le risorse di cui trattasi possano essere utilizzate dai comuni in deroga al Patto di stabilità interno, e, dall'altro, che il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri provveda, oltre che a definire i criteri e le modalità per il riparto delle predette risorse, anche ad individuare le risorse medesime.

  Dario PARRINI (PD), relatore, formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,
   esaminato il progetto di legge C. 1990-A, recante Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria;

Pag. 43

  preso atto dei chiarimenti del Governo da cui si evince che:
   la procedura per l'assegnazione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 3, prevede la fissazione di criteri e modalità di riparto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto, tra l'altro, con il Ministro dell'economia e delle finanze, senza tuttavia assicurare l'invarianza dei relativi effetti sui saldi di finanza pubblica;
   al fine di assicurare la citata invarianza, appare necessario, da un lato, escludere che le risorse di cui trattasi possano essere utilizzate dai comuni in deroga al Patto di stabilità interno, e, dall'altro, che il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri provveda, oltre che a definire i criteri e le modalità per il riparto delle predette risorse, anche ad individuare le risorse medesime;
   esprime:

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:
   All'articolo 1, comma 3, primo periodo, sopprimere le parole: in deroga al patto di stabilità interno degli enti locali.
   Conseguentemente, all'articolo 1, comma 3, terzo periodo, sostituire le parole: per la ripartizione delle risorse con le seguenti: per l'individuazione e la ripartizione delle risorse, anche al fine di assicurare l'invarianza dei saldi di finanza pubblica».

  La sottosegretaria Paola DE MICHELI concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  Dario PARRINI (PD), relatore, fa presente che l'Assemblea, in data odierna, ha trasmesso il fascicolo n. 1 degli emendamenti relativi al provvedimento in esame.
  Con riferimento alle proposte emendative per le quali appare opportuno acquisire l'avviso del Governo, segnala l'emendamento Pannarale 1.3, che prevede, tra l'altro, che le risorse derivanti dalla soppressione di disposizioni vigenti in materia di finanziamento pubblico all'editoria, espressamente elencate al comma 1 dell'articolo 1 della proposta di legge, confluiscano nel Fondo per il pluralismo dell'informazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine della successiva assegnazione a determinate categorie di soggetti in possesso di requisiti puntualmente individuati. Essa prevede, altresì, che al predetto Fondo confluisca anche, fino ad un massimo di 600 milioni di euro, una quota parte delle risorse derivanti dall'introduzione nell'ordinamento di disposizioni in materia di tassazione delle operazioni di acquisto di pubblicità online. Al riguardo, ritiene opportuno acquisire una conferma da parte del Governo in merito al fatto che le risorse saranno erogate ai soggetti beneficiari nei limiti dei risparmi derivanti dalla soppressione delle disposizioni vigenti in materia di contributi pubblici all'editoria, nonché della quota parte di risorse rivenienti dalle nuove disposizioni introdotte in materia di acquisto di pubblicità online.
  Segnala infine che le restanti proposte emendative trasmesse non sembrano presentare profili problematici dal punto di vista finanziario.

  La sottosegretaria Paola DE MICHELI, nel confermare che l'emendamento Pannarale 1.3 non presenta profili problematici dal punto di vista finanziario, esprime nulla osta su tutti gli emendamenti trasmessi riferiti al provvedimento in esame.

  Dario PARRINI (PD), relatore, preso atto dei chiarimenti forniti dalla rappresentante del Governo, propone di esprime nulla osta sugli emendamenti trasmessi.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.45.