CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 luglio 2015
488.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per le autorizzazioni
COMUNICATO
Pag. 3

AUTORIZZAZIONI AD ACTA

  Giovedì 23 luglio 2015. – Presidenza del Presidente Ignazio LA RUSSA.

  La seduta comincia alle 13.45.

Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti (doc. IV, n. 11).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Giunta riprende l'esame della richiesta in titolo, rinviato da ultimo il 15 luglio 2015.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda che con nota pervenuta il 2 luglio 2015, il Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Padova ha trasmesso alla Presidenza della Camera una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti, nell'ambito del procedimento penale n. 382/11 RGNR – n. 2762/15 RG GIP (doc. IV, n. 11). La domanda è stata quindi assegnata a questa Giunta.
   L'interessato, ritualmente informato della facoltà di rendere alla Giunta i chiarimenti ritenuti opportuni ha comunicato la propria disponibilità ad essere audito nella seduta odierna.
  Avverte quindi che, dopo la relazione del collega Chiarelli, avrà luogo l'audizione di Filippo Ascierto.

  Gianfranco CHIARELLI (FI-PdL), relatore, nell'illustrare il contenuto dell'ordinanza, descrive sommariamente i tre capi d'imputazione a carico di Filippo Ascierto.
   Il primo riguarda il reato previsto dall'articolo 110 e 640-bis c.p. (concorso in truffa aggravata per il conferimento di erogazioni pubbliche), poiché, nella qualità di presidente nazionale dell'associazione «Andromeda – Onlus» e di promotore di una manifestazione pubblica, in concorso con altri soggetti, con artifici e raggiri (consistenti nella predisposizione di un preventivo fittizio di 2.000 euro e di una conseguente fattura di pari importo) avrebbe indotto in errore i funzionari del Comune di Padova, dal quale otteneva un contributo di 2.000 euro per l'allestimento della predetta manifestazione pubblica, a fronte di costi effettivi molto inferiori.
   Il secondo capo d'imputazione riguarda il reato previsto dall'articolo 110 e 316 c.p. (concorso in peculato), poiché Pag. 4Filippo Ascierto, nella qualità di presidente della «Andromeda-Onlus» (finanziata da contributi dello Stato, di altri enti e istituzioni pubbliche e di privati allo scopo esclusivo di sostenere attività o progetti di interesse pubblico) e promotore di una manifestazione pubblica, e Luana Levis, in qualità di presidente dell'associazione «Andromeda – Regione Veneto – Onlus», in concorso con altri soggetti, avrebbero distratto dalle casse dell'associazione la somma di 15.000 euro, sempre ricorrendo al meccanismo del preventivo fittizio e della conseguente fatturazione per spese di allestimento della predetta manifestazione pubblica, a fronte di costi effettivi molto inferiori. La somma distratta sarebbe stata quindi destinata all'esecuzione di lavori edilizi nella casa di proprietà di Ascierto e Levis.
   Il terzo capo di imputazione riguarda, invece, il solo Ascierto, per il delitto di millantato credito (articolo 346 c.p., aggravato ai sensi dell'articolo 61, primo comma, n. 9), c.p.) poiché costui, abusando della qualità di deputato, avrebbe millantato credito presso pubblici uffici con taluni imprenditori coimputati, al fine di ricevere in cambio da essi prestazioni d'opera gratuite o a prezzo di favore nell'ambito delle opere edilizie nella casa di proprietà sua e di Luana Levis.
  Sotto il profilo procedurale, osserva che le operazioni di captazione si sono svolte in un periodo temporale alquanto lungo, che si estende dal gennaio 2011 al 2012 avanzato, e che il rinvio a giudizio di Ascierto risale al 19 giugno 2014.
  Ricorda, quindi, che la Giunta ha la funzione di formulare all'Assemblea una proposta motivata per concedere o negare l'autorizzazione richiesta. Come più volte affermato dalla giurisprudenza costituzionale, esula dalle competenze della Giunta ogni sindacato di merito sulla fondatezza o meno delle accuse mosse all'interessato. Le valutazioni di quest'organo devono, dunque, concentrarsi sugli elementi prodotti dall'autorità giudiziaria per dimostrare la natura «casuale» delle intercettazioni e la «necessità» del loro utilizzo processuale.
  Quanto alla natura casuale delle intercettazioni, l'ordinanza è motivata nel senso di attribuire rilievo alla circostanza che le comunicazioni telefoniche fossero state tutte occasionalmente captate su utenze in uso a terzi, principalmente i coimputati Aldo Luciano Marcon e Manuel Marcon (e, comunque, non a soggetti con cui fosse noto che Ascierto convivesse o avesse stabili relazioni affettive), in un arco temporale alquanto lungo, che va dal gennaio 2011 al 2012 avanzato; che le trentuno telefonate intercettate siano numericamente minimali rispetto alle migliaia di telefonate intercorse durante il predetto periodo, nel quale si collocano in modo del tutto sporadico.
  Peraltro, al fine di verificare se l'atto sia o meno rivolto in concreto ad accedere nella sfera delle comunicazioni del parlamentare, appare maggiormente significativa un'altra parte dell'ordinanza, laddove si fa riferimento alle informative di polizia giudiziaria ed all'iscrizione nel registro degli indagati.
  L'ordinanza, segnatamente, cita una prima informativa del 14 gennaio 2011, riferendo che essa «non riguardava in alcun modo Ascierto né era ipotizzabile allora che lo stesso potesse essere destinatario di iscrizione a modello 21 (il 14.1.11 furono iscritti a registro notizie di reato gli odierni imputati Marcon Aldo Luciano, Marcon Manuel e Unizzi Roberto)».
   Carattere decisivo, tuttavia, viene attribuito dal G.U.P. ad una seconda informativa: «solo dopo la lettura e lo studio dell'informativa di P.G. 21.3.2012, che riassumeva e raccordava tutta l'attività d'indagine esperita, i PM procedevano in data 17.5.2012 ad iscrivere Ascierto Filippo» nel registro degli indagati.
   Quanto al secondo presupposto di applicazione dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, tale disposizione prevede che il giudice richieda l'autorizzazione alla Camera competente qualora «ritenga necessario utilizzare le intercettazioni» a fini probatori.
   La Corte Costituzionale ha avuto modo di individuare gli ambiti di valutazione che, rispetto al requisito della necessità Pag. 5probatoria, competono rispettivamente al giudice richiedente e alla Camera di appartenenza del parlamentare. In particolare, come chiarito dalla Corte nella sentenza n. 74 del 2013, la norma in commento «non assegna al Parlamento un potere di riesame di dati processuali già valutati dall'autorità giudiziaria. Consente, tuttavia, alle Camere di verificare che la richiesta di autorizzazione sia coerente con l'impianto accusatorio e che non sia, dunque, pretestuosa».
   Sul requisito della necessità probatoria, l'ordinanza motiva come segue: «le conversazioni in questione sono del tutto rilevanti alla valutazione complessiva di tutti gli elementi (sia a favore che contro) posti dal PM a base della sua richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Ascierto Filippo; (...) tutte le 31 conversazioni (...) appaiono rilevanti in tale contesto ai fini della valutazione dell'ipotesi accusatoria (tant’è che la Difesa dell'imputato Ascierto ne ha eccepito l'inutilizzabilità ma non ha richiesto la cd. «udienza stralcio», prevista esclusivamente nel caso in cui, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 140 del 2003, il giudice ritenga irrilevanti in tutto o in parte le conversazioni captate e quindi laddove il giudice dovesse ritenere di effettuare lo «stralcio» di alcune conversazioni».
  Si riserva di esprimere ogni ulteriore valutazione all'esito dell'audizione dell'interessato, limitandosi, per il momento, ad osservare come nella documentazione trasmessa alla Camera non siano presenti le due informative di polizia giudiziaria del 2011 e del 2012 – cui la motivazione attribuisce rilevanza determinante – ed i provvedimenti con i quali sono state autorizzate e prorogate le operazioni di intercettazione, durate quasi due anni.
  (Viene introdotto Filippo Ascierto).

   Filippo ASCIERTO consegna al Presidente una nota scritta – che si riserva eventualmente di integrare – con allegata documentazione fotografica, che viene posta a disposizione dei componenti della Giunta.
   L'interessato desidera far conoscere alla Giunta alcune anomalie che si verificano nell'amministrazione della giustizia in Italia. Si tratta di vicende difficili da spiegare: solo chi le vive o le ha vissute personalmente può comprenderle. Come il fatto che una persona vittima di una truffa sia trattata come un truffatore, che un benefattore venga trattato come un corrotto, infangandone l'immagine per dare risalto ad un'indagine di scarso rilievo.
   Si tratta di anomalie del nostro sistema. Infatti, considera già di per sé un'anomalia che la Giunta sia chiamata oggi, e non quattro anni fa, ad esprimersi in merito all'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni disposte dalla Procura di Padova nel corso di un'indagine sugli appalti pubblici nella città di Padova denominata «Pantano».
   Secondo il Pubblico ministero egli avrebbe commesso, in concorso con altri soggetti, una serie di reati non legati agli appalti pubblici, bensì ad una manifestazione realizzata contro gli spacciatori che infestavano una zona di Padova e, precisamente, via Anelli. Reputa la vicenda giudiziaria assurda e ritiene difficile poter credere che una manifestazione contro la droga possa offrire lo spunto per condurre un'inchiesta di natura totalmente differente.
   Espone, pertanto, i fatti per come si sono realmente svolti dal suo punto di vista. Nell'esercizio del suo mandato parlamentare e, quindi, di rappresentante del territorio, per più di tre anni egli ha occupato fisicamente e istituzionalmente una zona di Padova, tristemente famosa per lo spaccio di sostanze stupefacenti, con il fine di allontanare da quel luogo gli spacciatori. La sua attività era quella di organizzare una serie di manifestazioni tese a consentire ai cittadini padovani di riappropriarsi di quel territorio che ormai era nelle mani dei pusher. Ogni giorno circa 800 spacciatori distribuivano droga a migliaia di giovani e spesso avevano il sopravvento sulle istituzioni attraverso atti di violenza e di intimidazione. Chi aveva un'attività in quel posto o era costretto a chiuderla o sosteneva perdite d'esercizio Pag. 6notevoli. Il valore delle case era quasi nullo perché nessuno era disposto ad acquistare un immobile in quella zona. Ebbene, decise di aprire lì, tra gli spacciatori, il suo ufficio politico perché voleva dare ai cittadini una speranza e la certezza che insieme si potesse fare qualcosa per cambiare la situazione. Ha organizzato decine e decine di manifestazioni proprio per occupare il territorio, perché riteneva che la presenza dei cittadini onesti e coraggiosi, nello stesso luogo degli spacciatori, potesse allontanare questi ultimi. Ha realizzato, con associazioni vicine, come Andromeda Onlus, vere e proprie rassegne agroalimentari per offrire, gratuitamente, degustazioni di prodotti a tutto il quartiere, con lo scopo di riportare i cittadini a riconquistare il territorio perduto.
   Dopo tre anni e mezzo di vere e proprie battaglie è stato centrato un obiettivo importante. Con l'aiuto delle istituzioni, tra cui l'amministrazione comunale (di centrosinistra), e quello delle associazioni di categoria della città – Associazione dei commercianti ASCOM, Confesercenti, Camera di commercio e altre – i criminali sono stati sconfitti. Il quartiere è tornato tranquillo e gli spacciatori sono spariti.
   In questo contesto ha pensato di organizzare, con l'associazione Andromeda, una manifestazione in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia chiamata «150 anni di bontà italiana». Il progetto era quello di far diventare, per alcuni giorni, il quartiere di via Anelli un posto elegante con una serie di stand enogastronomici. Con l'ausilio del Ministero delle politiche agricole, sono stati contattati i maggiori produttori di prodotti tipici italiani che poi hanno partecipato all'evento.
   Al centro di questa aerea espositiva, di circa un chilometro quadrato, che comprendeva i luoghi dove fisicamente gli spacciatori esercitavano la loro attività criminale, è stato ideato un punto di ristorazione in cui accogliere, per una sera, le massime autorità cittadine. La manifestazione è stata realizzata proprio così come era stata pensata. Parteciparono all'evento il Prefetto ed i vertici delle Forze dell'ordine, i vertici delle associazioni locali di categoria e molti cittadini. In tre giorni passarono per «150 anni di bontà» italiana circa 3.000 persone e ciascuno poteva assaggiare gratuitamente i prodotti tipici promossi.
   La manifestazione aveva avuto i massimi patrocini locali e quello del Ministero delle politiche agricole. Il Comune di Padova, che era tra i patrocinanti, aveva messo a disposizione per la manifestazione la cifra di 2.000 euro per la messa in sicurezza dell'intera area. Egli si era assunto l'impegno di sovrintendere ai lavori di allestimento. Negli ultimi giorni, per velocizzare i lavori ed in vista dell'inaugurazione della manifestazione, ha fatto intervenire tutti gli artigiani che conosceva e che sapeva disponibili: non sarebbe stato di certo possibile bandire una gara d'appalto in pochi giorni.
   Per dare il via alla manifestazione, tutta l'area doveva essere transennata e messa in sicurezza. Per tale ultimo adempimento, e soprattutto perché era già a sua disposizione, scelse la ditta del signor Manuel Marcon, che da alcune settimane eseguiva dei lavori idraulici presso la sua abitazione. Questa impresa aveva tutte le carte in regola, sotto il profilo delle certificazioni, per rilasciare la dichiarazione di messa in sicurezza dell'area. Era convinto che potesse risolvere velocemente il problema e, quindi, la chiamò per realizzare tale adempimento. L'assessore alla sicurezza del comune di Padova aveva fatto sapere che per i lavori in materia di sicurezza l'ente avrebbe pagato direttamente l'importo della fattura, nella misura massima di 2.000 euro, alla ditta fornitrice. Il signor Marcon, eseguiti i lavori e rilasciata la certificazione, fatturò al comune di Padova la somma di 2.000 euro. Che fu poi pagata.
   Questi sono i fatti accaduti nel 2011.
   Nel 2014 scatta l'operazione giudiziaria «Pantano» che i media definiscono come «il malaffare nella pubblica amministrazione della città di Padova».
   Alcune ditte, tra loro collegate, tra le quali quella del Marcon, vengono accusate di vincere gli appalti pubblici a danno di Pag. 7altre. Egli viene coinvolto perché, secondo gli inquirenti, la fattura di 2.000 euro per la messa in sicurezza della manifestazione, fatta nel 2011, era stata «gonfiata» dal Marcon. 
   La tesi dell'Autorità giudiziaria è sostenuta da un'intercettazione telefonica tra il Marcon e la Levis – presidente dell'associazione organizzatrice dell'evento e, allora, sua compagna – durante la quale si sentiva, in sottofondo, la sua voce chiedere un preventivo per i lavori da eseguire. In base a tale presupposto, gli venivano contestati i reati indicati nell'ordinanza oggi all'esame della Giunta, per la fattura emessa dal Marcon. 
   Di tale fatto non si ritiene minimamente colpevole. Si domanda, comunque, di quanto sarebbe stata «gonfiata» la fattura di 2.000 euro: sottraendo dai 2.000 euro l'Iva di 400 euro, si domanda quale sia la cifra in eccesso rispetto ai 1.600 euro rimanenti. Ma anche a voler ipotizzare una che tale fattura sia stata emessa per un importo effettivo inferiore, trattandosi di un rapporto diretto tra l'imprenditore ed il comune di Padova che, tra l'altro, avrebbe avuto il compito di controllare prima di pagare, egli non ne era a conoscenza e, tutt'al più, potrebbe essere stato truffato.
   Si domanda come sia possibile finire coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa agli appalti pubblici della città di Padova per avere organizzato una manifestazione contro gli spacciatori ed avere svolto un'opera civica di costante contrasto all'uso delle sostanze stupefacenti.
   Ritiene che, in realtà, se si vogliono le luci della ribalta, allora è necessario il nome che fa notizia: pensa di essere stato usato per fare da cassa di risonanza ad una indagine di scarsa rilevanza. Infatti, tale indagine vedeva coinvolte figure minori dell'amministrazione di enti pubblici e personaggi secondari dell'imprenditoria padovana.
   Per questa inchiesta si sono spese somme notevoli in intercettazioni ed altre attività di indagine, però i risultati non sono altro che un reato di corruzione posto in essere da un'impiegata del comune di Padova, che avrebbe ricevuto uno scaldabagno, e da un colonnello dell'esercito, che avrebbe dovuto avere 500 euro per un appalto, somma che non ha mai ricevuto. Tutto questo non avrebbe mai fatto notizia né a livello locale né, tantomeno, a livello nazionale e, quindi, potrebbe sorgere il dubbio che coinvolgere la sua persona sia servito per fare clamore.
   A seguito di una conferenza stampa organizzata appositamente per pubblicizzare questa operazione, hanno iniziato a parlarne i telegiornali nazionali ed i quotidiani di tutta Italia. Senza un nome conosciuto o un politico, non ne avrebbe parlato nessuno. Per mesi, sui quotidiani di Padova, negli articoli che riguardavano l'indagine «Pantano», sono comparsi sempre e solo il suo nome e la sua fotografia. Molte delle notizie, compresa quella riguardante il suo avviso di garanzia, sono state diffuse dai quotidiani on line prima ancora che i fatti avvenissero. Queste anticipazioni sono uscite o dalla Procura o dagli organi investigativi.
   Non discute dell'operato del magistrato e non è nel suo stile farlo. Qualche dubbio sui suoi ex colleghi delle Forze di polizia potrebbe però averlo. Ritiene che qualcuno abbia abusato delle sue funzioni al fine di infangare un suo collega: il maresciallo dell'Arma dei carabinieri più che il parlamentare. E, quanto ai motivi, ve ne sono tanti: invidia professionale, rivalsa, o anche vanità per una pagina di giornale. Si domanda quante persone sappiano che, in realtà, egli non ha nulla a che vedere con questa vicenda di appalti e che, invece, egli ha liberato un quartiere della città di Padova dagli spacciatori. Pochi. In particolare, i cittadini di Padova che lo conoscono e hanno sostenuto le sue battaglie. La maggior parte delle persone, tuttavia, segue le notizie date dai media.
   Precisa di avere esposto alla Giunta le sue considerazioni sui fatti non tanto per impedire l'utilizzo processuale delle intercettazioni, dal quale egli ritiene di non avere nulla da temere, quanto per sottolineare le tante fughe di notizie dalla Procura, perché si possa avviare una riflessione su eventuali anomalie investigative, Pag. 8sui costi dell'indagine per l'amministrazione della Giustizia e sulla correttezza o meno di tutto ciò che è stato fatto nei suoi confronti.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda come l'oggetto dell'esame della Giunta sia limitato alla verifica della natura casuale e della necessità processuale delle intercettazioni. Chiede, quindi, se l'interessato possa fornire elementi specifici al riguardo.

  Filippo ASCIERTO ritiene che le intercettazioni in questione non siano casuali. Sottolinea, in particolare, come sia stata captata un'utenza nella titolarità di un soggetto che ha lavorato presso la sua abitazione per molti mesi e con il quale, per questo motivo, egli aveva contatti telefonici quotidiani.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda come l'onorevole Ascierto abbia prodotto delle fotografie che riproducono la situazione della zona cui egli ha fatto riferimento, e nella quale si è svolta la manifestazione menzionata nei capi d'imputazione, che sottopone all'attenzione dei colleghi della Giunta. Non essendovi ulteriori interventi, dichiara conclusa l'audizione.
  (Filippo Ascierto si allontana dall'aula)

  Gianfranco CHIARELLI (FI-PdL), relatore, considera particolarmente significativo che le operazioni di captazione si siano svolte per un periodo di tempo considerevole, durato quasi due anni.

   Ignazio LA RUSSA, Presidente, ritiene che si debbano leggere attentamente i capi d'imputazione e gli atti del procedimento penale al fine di comprendere, tra l'altro, se i reati contestati si sarebbero potuti perfezionare anche senza l'apporto di Filippo Ascierto.

  Anna ROSSOMANDO (PD) nel condividere il rilievo del Presidente, precisa che il criterio da seguire al fine di valutare la natura casuale delle intercettazioni è quello della direzione dell'atto di indagine, come chiarito dalla giurisprudenza costituzionale.

  Leonardo IMPEGNO (PD) ritiene rilevante, ai fini dell'esame che la Giunta è chiamata a svolgere, verificare anche le caratteristiche delle imprese oggetto dell'indagine giudiziaria.

  Matteo BRAGANTINI (Misto) evidenzia la necessità di comprendere se le indagini avessero inizialmente come obiettivo solo gli imprenditori coimputati e se, a partire da un determinato momento, tale obiettivo sia mutato e le attività di captazione fossero rivolte in concreto ad accedere anche nella sfera delle comunicazioni del parlamentare.

  Gianfranco CHIARELLI (FI-PdL), anche tenuto conto degli interventi dei colleghi, ritiene evidente che – al fine di compiere una approfondita verifica della natura casuale delle intercettazioni – sia necessario acquisire le informative di polizia giudiziaria del 2011 e del 2012, cui l'ordinanza fa riferimento, nonché i provvedimenti con i quali sono state autorizzate e prorogate le attività di captazione.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, condividendo il rilievo del relatore, propone che la Giunta deliberi di richiedere al Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Padova l'integrazione della documentazione trasmessa alla Camera, nei termini indicati dal relatore medesimo.

  La Giunta concorda all'unanimità.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame.

Domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Carlo Sarro (doc. IV, n. 12).
(Esame e rinvio).

   Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda che, come anticipato nella seduta del 15 Pag. 9luglio, con nota pervenuta il 14 luglio 2015, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli ha trasmesso alla Presidenza della Camera una domanda di autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Carlo Sarro, nell'ambito del procedimento penale n. 15858/2014 RGNR – n. 2884/2015 RG GIP. La domanda è stata quindi assegnata Giunta per le autorizzazioni (doc. IV, n. 12).
   L'interessato è stato ritualmente avvisato della facoltà di rendere alla Giunta i chiarimenti ritenuti opportuni, anche tramite il deposito di una nota scritta, ai sensi dell'articolo 18, primo comma, del Regolamento.
   Il 21 luglio scorso l'onorevole Sarro ha trasmesso una nota dal seguente tenore:
  «Le comunico che è mia intenzione voler fornire opportuni chiarimenti – anche con apposita audizione – sulla vicenda che mi riguarda. Purtroppo a tutt'oggi, nonostante specifica richiesta avanzata alla competente Autorità Giudiziaria per il tramite del mio difensore, ancora non mi sono stati forniti i files contenenti la versione integrale delle intercettazioni telefoniche ed ambientali richiamate nell'ordinanza impositiva della misura cautelare emessa in data 7 luglio 2015. Parimenti Le rappresento di avere già proposto richiesta di riesame innanzi al Tribunale di Napoli. Poiché apprendo che la Giunta è stata convocata per il giorno 23 c.m., Le chiedo un differimento della trattazione ad altra seduta, onde consentire allo scrivente il compiuto esercizio del diritto di difesa».
   Osserva come occorra conciliare, da un lato, l'esigenza della Giunta di deliberare entro il termine perentorio – ma prorogabile – di 30 giorni dalla data di assegnazione della domanda e, dall'altro, l'esigenza del deputato interessato di esercitare compiutamente il diritto di difesa.
   Pertanto, ritiene che oggi la Giunta possa limitarsi ad avviare il procedimento parlamentare, tramite l'illustrazione della relazione introduttiva, ma reputa altresì opportuno che la Giunta medesima proceda all'audizione dell'onorevole Sarro, ovvero disponga di una sua memoria difensiva, prima della pausa estiva dei lavori parlamentari.

  Marco DI LELLO (Misto-PSI-PLI), relatore, riferisce come dall'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli si apprenda che la contestazione cautelare nei confronti del deputato interessato riguarda il delitto di turbata libertà degli incanti (articolo 353 c.p.), in concorso con due coindagati.
   L'ordinanza, che coinvolge complessivamente sedici coindagati, si riferisce ad un contesto molto più ampio, nel quale si inserisce – secondo la ricostruzione del GIP – anche lo specifico episodio relativo a Carlo Sarro.
   L'inchiesta riguarda talune vicende dell'organizzazione camorristica conosciuta come il «clan dei casalesi».
   In particolare, si precisa che la cattura di Michele Zagaria ha consentito di svelare contiguità economiche fra taluni imprenditori e la organizzazione camorristica allo stesso riconducibile.
   L'ordinanza cerca di ricostruire questi scenari attraverso gli esiti delle attività di intercettazione ambientale e telefonica, realizzate in epoca immediatamente successiva alla cattura dello storico latitante Michele Zagaria, ma anche grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Massimiliano Caterino e Attilio Pellegrino, e agli interrogatori di taluni coindagati, fra i quali si segnala l'imprenditore Luciano Licenza.
   A tale proposito, fa presente che l'ordinanza è stata trasmessa alla Camera senza documentazione a corredo e che il giudice richiedente ha comunque precisato che, ove richiesto, trasmetterà gli atti depositati dall'Ufficio di Procura.
   Per ragioni sistematiche, in ragione della varietà e complessità delle imputazioni e del numero degli indagati, l'ordinanza è stata divisa in tre parti.
   Una prima sezione è dedicata alla descrizione dei rapporti esistenti tra il clan del casalesi e alcuni imprenditori di Casapesenna. In tale contesto sarebbe centrale la figura dell'imprenditore coindagato Pag. 10Giuseppe Fontana, del quale si dirà in seguito, in quanto protagonista delle intercettazioni ambientali che riguardano anche l'onorevole Sarro.
   La seconda sezione si occupa dei singoli episodi corruttivi e delle assegnazioni che si assumono pilotate di ingenti appalti nel settore del ciclo integrato delle acque della Regione Campania, in favore di imprese riconducibili al gruppo imprenditoriale di Casapesenna, attraverso l'attività e il contributo di Francesco Zagaria (detto Francuccio, cognato di Michele e deceduto nel 2011) e Tommaso Barbato (senatore nella XV legislatura).
   La terza sezione – che riguarda anche Carlo Sarro – illustra la capacità dell'imprenditore Giuseppe Fontana e degli altri imprenditori indagati di intessere rapporti corruttivi con alti esponenti delle istituzioni campane nazionali nonché con taluni esponenti delle Forze dell'Ordine. L'ordinanza precisa che si tratta di «singoli episodi, emersi nel corso dell'attività di intercettazione telefonica e ambientale», che devono essere «valutati nella loro autonomia e specificità».
   In questa fase non si addentrerà nella specifica disamina dell'oggetto e dei limiti dell'esame della Giunta.
   Basti qui ricordare che essa, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 68, secondo comma della Costituzione, non può svolgere alcun giudizio parallelo rispetto a quello che avviene nelle aule giudiziarie o sostituirsi al giudice del riesame. Al contrario, deve pronunciarsi per il diniego dell'autorizzazione richiesta solo ove vi riconosca un intento persecutorio, nelle accezioni che tale espressione ha assunto nella prassi applicativa delle Camere. In primo luogo, qualora sia ravvisabile negli intenti soggettivi delle persone che ricoprono gli uffici giudiziari procedenti il fumus persecutionis («soggettivo»). O ancora qualora – indipendentemente dall'intento soggettivo – si evidenziassero oggettivi indici sintomatici di un uso distorto delle funzioni giudiziarie, quali vizi procedurali gravi, o carenze nella motivazione o una manifesta infondatezza dell'azione giudiziaria, tali da rivelare un utilizzo abnorme degli strumenti giudiziari per colpire l'esponente politico ben al di là delle effettive necessità di giustizia (fumus persecutionis «oggettivo»).
   Come già accennato, Carlo Sarro risulta indagato insieme agli imprenditori Antonio Fontana e Lorenzo Piccolo, per il delitto di turbata libertà degli incanti (articolo 353 c.p.), perché «in concorso tra loro e con pubblici ufficiali allo stato non identificati, con più azioni esecutive di un unico disegno criminoso, tramite collusioni con le stesse imprese che partecipavano all'incanto e mezzi fraudolenti, abusando i pubblici ufficiali dei loro poteri e in violazione dei loro doveri, turbavano il regolare svolgimento della gara d'appalto pubblicata dalla GORI S.p.a. e ricadente nel territorio dell'ATO3 Sarnese-Vesuviano relativa ai Lavori di manutenzione, pronto intervento, razionalizzazione, ricostruzione e riabilitazione delle reti idriche e fognarie per un importo stimato, IVA esclusa, di 31.710.000 di euro».
   Pur se collocato nel più ampio contesto prima sommariamente descritto, si tratta – come precisato nell'ordinanza – di un singolo episodio da valutare nella sua autonomia e specificità. In tal senso depone anche la circostanza che a Carlo Sarro non siano stati contestati né il reato associativo, né il concorso esterno nell'associazione mafiosa, né l'aggravante di cui all'articolo 7 della legge n. 203 del 1991.
   Al fine di escludere la sussistenza del fumus persecutionis, ciò che occorre valutare è, in primo luogo, se l'ordinanza sia motivata in modo «non implausibile» in ordine alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza specificamente riferiti agli elementi della fattispecie di cui all'articolo 353 c.p., come descritti nella contestazione cautelare.
   Sul versante degli indizi di colpevolezza, la ricostruzione operata nell'ordinanza si basa principalmente su una serie di intercettazioni ambientali che vedono come interlocutore diretto l'imprenditore Giuseppe Fontana. Vi era in costui la convinzione che Sarro (in quanto pubblico ufficiale in virtù del ruolo rivestito nel Consorzio ATO3 «Sarnese-Vesuviano e Pag. 11non in quanto parlamentare) potesse decidere in ordine all'aggiudicazione delle gare d'appalto in questione.
   Particolare rilevanza viene attribuita ad un'intercettazione ambientale del 12 novembre 2013, nel corso della quale Giuseppe Fontana, parlando con la moglie ed altri interlocutori, forniva alcuni dati sull'aggiudicazione della gara d'appalto in questione, rivelando che due dei tre lotti sarebbero stati assegnati a Lorenzo Piccolo ed Antonio Fontana. Successivamente, dai riscontri documentali, è risultato che effettivamente il 19 marzo 2014 la G.O.R.I S.p.a. (braccio operativo del Consorzio ATO3) aggiudicava il primo lotto alla IDROECO di Lorenzo Piccolo ed il terzo lotto al CONSORZIO STABILE GRANDI OPERE S.C.ar.l., del cui contesto societario fa parte la EDIL COSTRUZIONI di Antonio Fontana & c. s.a.s..
   Il giudice richiedente considera particolarmente significativo il fatto che le intercettazioni delle conversazioni siano state registrate molto tempo prima della aggiudicazione, provvisoria e poi definitiva, della gara d'appalto. Da ciò il giudice fa discendere alcune considerazioni. Anzitutto, nel senso che Giuseppe fontana fosse a conoscenza di dati sensibili, relativi alle assegnazioni pilotate di importanti gare di appalto, in quanto soggetto ben inserito in un contesto illecito consolidato. Inoltre, ritiene che le sue conversazioni siano corrispondenti al dato reale: non sarebbero il semplice sfogo di chi ha saputo di essere stato estromesso da una gara d'appalto ed esprime il proprio conseguente disappunto.
   Il giudice conclude nel senso che «se è vero che Piccolo Lorenzo, Sarro Carlo e Fontana Antonio non sono protagonisti delle conversazioni, tuttavia il puntuale e costante riferimento ai loro nomi operato da Fontana Giuseppe prima dell'aggiudicazione (poi effettivamente conclusasi) rende assolutamente credibile quanto riferito da quest'ultimo sul loro conto, discendendo tali affermazioni, evidentemente, da una conoscenza diretta del fenomeno illecito da parte di Fontana Giuseppe». Pertanto, «Le conversazioni ambientali e telefoniche (...) unite al riscontro documentale consentono di ravvisare la gravità indiziaria a carico dei soggetti indicati nella contestazione cautelare».
   Il G.I.P. cita anche l'interrogatorio del coindagato Luciano Licenza, il quale ha dichiarato che «il referente politico di Francuccio Zagaria – secondo le voci – è Carlo Sarro, che infatti venne al suo funerale. (...) In realtà Carlo Sarro è il presidente della G.O.R.I. e so che ditte facenti capo a Francuccio Zagaria stanno lavorando proprio con la G.O.R.I. Tali ditte sono IDROECO, cioè Lorenzo Piccolo, DONCIGLIO e Fontana Antonio». Viene, inoltre, citata la dichiarazione del collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino: «Non riconosco la persona effigiata al n. 34. L'Ufficio dà atto che si tratta di Carlo Sarro. Ora che mi dite il nome vi posso dire che si tratta di un uomo politico di cui mi parlava bene Franco Zagaria e Renato Caterino (...). Quando dico di una persona si parlava bene intendo dire che era una persona di cui il clan si poteva fidare (...). Devo però aggiungere che i particolari di questo rapporto di fiducia del Sarro con il clan non sono a me noti perché erano curati direttamente da Michele Zagaria e Franco Zagaria. Costoro infatti non mettevano a conoscenza noi di questi delicati dettagli in quanto preferivano occuparsene personalmente».
   Secondo il GIP, «Carlo Sarro è consapevole del fatto che gli imprenditori con cui viene a patti illeciti (Piccolo Lorenzo, Fontana Antonio e Fontana Giuseppe) sono la diretta espressione di Francuccio Zagaria», eppure a Carlo Sarro non viene contestato né il reato associativo, né il concorso esterno nell'associazione mafiosa, né l'aggravante di cui all'articolo 7 della legge n. 203 del 1991. E questa contraddizione desta perplessità.
   In conclusione, nel sottolineare l'indubbia gravità della vicenda, che peraltro offre uno spaccato dei rapporti tra clan dei casalesi ed ex parlamentari, parlamentari in carica, sindaci, assessori e amministratori locali, rileva come la documentazione contenuta nell'ordinanza appaia carente, con particolare riferimento ai verbali Pag. 12degli interrogatori e alle intercettazioni, di cui sono riportati solo alcuni passaggi. A suo avviso, al fine di consentire un compiuto esame della vicenda, sarebbe opportuno disporre degli atti del procedimento penale che possano consentire di meglio delineare, tra l'altro, il rapporto tra la G.O.R.I. S.p.a. e l'ATO3 «Sarnese-Vesuviano», nonché i rapporti tra il Sarro e gli imprenditori vincitori delle due gare, che risultano coindagati. Ritiene quindi che la Giunta debba valutare l'opportunità di richiedere all'Autorità giudiziaria la trasmissione di ulteriori documenti.

  Anna ROSSOMANDO (PD) chiede al relatore di esplicitare con maggiore dettaglio gli atti da richiedere all'Autorità giudiziaria.

  Marco DI LELLO (MISTO), relatore, in primo luogo ritiene necessario disporre dei verbali integrali degli interrogatori e delle intercettazioni indicati nella terza sezione dell'ordinanza, con specifico riferimento alla posizione di Carlo Sarro. Inoltre, reputa opportuno acquisire tutta la documentazione che consenta di ottenere maggiori dettagli sullo svolgimento della gara d'appalto che si assume essere stata turbata, sulla commissione aggiudicatrice, sui rapporti tra il Consorzio ATO3 «Sarnese-Vesuviano» e la G.O.R.I. S.p.a., sul ruolo di Carlo Sarro in relazione ad entrambi gli enti, nonché sui rapporti tra quest'ultimo e le società vincitrici della gara.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, propone che la Giunta deliberi di richiedere al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli la trasmissione alla Camera della documentazione indicata dal relatore.

  Anna ROSSOMANDO (PD), alla luce delle precisazioni fornite dal relatore, dichiara di condividere la proposta di integrazione della documentazione.

  Paola CARINELLI (M5S) dichiara il voto di astensione del proprio Gruppo.

  La Giunta approva la proposta del Presidente.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, essendo imminenti le votazioni in Assemblea, rinvia il seguito dell'esame.

  La seduta termina alle 14.45.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

UFFICIO DI PRESIDENZA, INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI