CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1 aprile 2015
417.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO
Pag. 20

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 1o aprile 2015. — Presidenza del presidente della X Commissione Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 15.35.

Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici.
(COM(2015)80 final).

Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020.
(COM(2015)81 final).

Pacchetto «Unione dell'energia» – Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020.
(COM(2015)82 final).

(Esame congiunto e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame delle Comunicazioni in oggetto.

  Marietta TIDEI (PD), relatore per la X Commissione, illustra le comunicazioni in titolo per gli aspetti di prevalente competenza della X Commissione.
  La prima Comunicazione «Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente con una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici» (COM(2015)80) definisce, in cinque dimensioni programmatiche correlate, gli obiettivi dell'Unione dell'energia e descrive Pag. 21in dettaglio le azioni che la Commissione Juncker intraprenderà per realizzarla, compresi nuovi atti legislativi per rifondere e riqualificare il mercato dell'elettricità, la garanzia di maggiore trasparenza nei contratti di fornitura di gas, una sostanziale evoluzione della cooperazione regionale come passo decisivo verso un mercato integrato, con un rafforzamento del quadro regolamentare, nuove norme per garantire l'approvvigionamento di energia elettrica e di gas, più finanziamenti dell'UE a favore dell'efficienza energetica o un nuovo pacchetto per le energie rinnovabili, un'attenzione particolare alla strategia europea di R&I nel settore dell'energia e una relazione annuale sullo «stato dell'Unione dell'energia», per citarne solo alcune.
  La seconda comunicazione illustra una visione per un accordo globale sul clima a Parigi a dicembre. Si mira a un accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante, con impegni equi e ambiziosi assunti da tutte le Parti. La comunicazione traduce inoltre le decisioni prese al vertice europeo dell'ottobre 2014 in un obiettivo di riduzione delle emissioni proposto dall'UE (il cosiddetto contributo previsto stabilito a livello nazionale) per il nuovo accordo (COM(2015)81).
  La terza comunicazione, infine, è relativa alle interconnessioni e presenta le misure necessarie per raggiungere il traguardo del 10 per cento per le interconnessioni elettriche entro il 2020, cioè il minimo necessario per consentire la trasmissione e il commercio dell'elettricità fra Stati membri. Indica inoltre quali Stati membri sono già in regola con questo obiettivo e quali progetti occorrerà realizzare per raggiungere il traguardo entro il 2020 (COM(2015)81).
  Con particolare riguardo ai profili di competenza della X Commissione, la presente relazione si incentra sui principali contenuti della Comunicazione relativa alla Strategia quadro sull'Unione dell'energia e sulla Comunicazione relativa all'interconnessione elettrica.
  Per quanto riguarda la Strategia Quadro (Comunicazione 2015/80), in tema di Sicurezza energetica si afferma come i fattori chiave della sicurezza energetica sono, ad avviso della Commissione, il completamento del mercato interno dell'energia e un consumo energetico più efficiente. Il primo passo per il raggiungimento dell'obiettivo di mettere in sicurezza il sistema energetico europeo è la diversificazione dell'approvvigionamento, con riferimento alle fonti di energia, ai fornitori e alle rotte per il trasporto dei combustibili.
  Le priorità identificate dalla Commissione per la diversificazione delle forniture di gas, il corridoio meridionale di trasporto del gas, di cui occorre accelerare i lavori, in vista dell'importazione del gas dai paesi dell'Asia centrale; la creazione nel Nord Europa di hub di gas liquefatto con più fornitori. La Commissione auspica che il modello sia replicato anche in Europa centrale e orientale, nonché nell'area mediterranea, dove è in procinto la costruzione di un hub gasiero mediterraneo, per al cui collocazione si sono candidate l'Italia e la Spagna (ma anche la Bulgaria).
  Per fronteggiare le crisi che comportano la riduzione del flusso di gas in arrivo in Europa attraverso i gasdotti esistenti, la Commissione sta valutando l'elaborazione di un'ampia strategia per il GNL (gas naturale liquefatto), in cui sarà valutato il potenziale di stoccaggio di gas in Europa, nonché il quadro normativo necessario per garantire una quantità sufficiente di gas stoccato per l'inverno. Il maggiore ricorso al GNL potrebbe contribuire, ad avviso della Commissione, a uniformare maggiormente i prezzi del gas naturale a livello globale.
  Con l'obiettivo di diversificare gli approvvigionamenti energetici dell'Unione, la Commissione auspica anche un aumento dell'energia prodotta all'interno dell'Unione, con riferimento, in primo luogo, alle fonti rinnovabili ma non escludendo, allo stesso tempo, il ricorso ad ulteriori fonti anche non convenzionali (ad esempio, il gas di scisto). Con riferimento al petrolio, la comunicazione ricorda i passi avanti compiuti grazie all'applicazione della direttiva sulle scorte petrolifere che Pag. 22prevede l'obbligo per gli Stati membri di costituire e mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e di prodotti petroliferi. Per quanto riguarda il gas, la Commissione preannuncia la presentazione di piani di prevenzione e di emergenza a livello regionale e dell'UE.
  Maggiore preoccupazione desta il problema della sicurezza dell'approvvigionamento dell'energia elettrica, caratterizzato da quadri di riferimento inadeguati e da approcci obsoleti e incoerenti. In collaborazione con gli Stati membri, la Commissione stabilirà una serie di livelli di rischio accettabili per le interruzioni delle forniture ed eseguirà una valutazione oggettiva e concreta della sicurezza dell'approvvigionamento a livello dell'UE che consideri la situazione nei singoli Stati membri.
  Sul fronte esterno, ad avviso della Commissione, l'Unione europea dovrebbe adoperarsi per migliorare il sistema di governance globale dell'energia e per rafforzare la competitività e la trasparenza dei mercati mondiali dell'energia.
  Nel quadro del rilancio di una diplomazia europea in materia di energia e clima, la Commissione propone l'istituzione di partenariati strategici nel settore dell'energia con paesi o regioni produttori e di transito che stanno acquisendo un'importanza sempre maggiore (quali l'Algeria e la Turchia, l'Azerbaijan e il Turkmenistan, il Medio Oriente, l'Africa e altri potenziali fornitori) ma anche il rafforzamento del partenariato con la Norvegia (che è il suo secondo fornitore di petrolio greggio e gas naturale) e sviluppo dei partenariati con paesi quali gli Stati Uniti e il Canada.
  Un ulteriore elemento importante per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico (e in particolare del gas) è la piena conformità al diritto dell'UE degli accordi relativi all'acquisto di energia da paesi terzi. A tale riguardo, la Commissione intende proporre la propria partecipazione alla fase di negoziazione degli accordi intergovernativi, in modo da garantire una migliore valutazione ex ante della compatibilità di tali accordi con le norme relative al mercato interno e con i criteri di sicurezza dell'approvvigionamento. La Commissione intende riesaminare, pertanto, la decisione sugli accordi intergovernativi e proporre alternative per garantire che l'UE parli con una sola voce nei negoziati con i Paesi terzi.
  In tema di mercato europeo dell'energia, la Commissione basa le sue proposte sulla presa d'atto della eccessiva frammentazione del mercato energetico europeo, caratterizzato da insufficienza degli investimenti, eccessiva concentrazione e debolezza della concorrenza. Ad avviso della Commissione è necessario accelerare nella realizzazione delle interconnessioni, per raggiungere l'obiettivo specifico di interconnessione minima per l'energia elettrica, da raggiungere entro il 2020, fissato al 10 per cento della capacità di produzione elettrica installata degli Stati membri. Preliminare alla realizzazione del mercato unico dell'energia è, ad avviso della Commissione, la piena attuazione da parte degli Stati membri della normativa esistente, in particolare, il 3o pacchetto sul mercato interno dell'energia, soprattutto per quanto riguarda la separazione (unbundling) e l'indipendenza dei regolatori.
  La Commissione propone di rafforzare il ruolo degli organismi, istituiti dal 3o pacchetto dell'energia, incaricati di garantire la cooperazione tra i gestori dei sistemi di trasmissione e le autorità di regolamentazione. In particolare, le reti europee dei gestori dei sistemi di trasmissione dell'energia elettrica e del gas (ENTSO-E/G) dovranno essere riqualificate e occorrerà creare centri operativi regionali incaricati di pianificare e gestire efficacemente i flussi transfrontalieri di elettricità e di gas. Viene anche sottolineata l'esigenza di potenziare le funzioni e l'indipendenza dell'ACER (Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) per consentirle di svolgere funzioni di regolamentazione a livello europeo. Sarà necessario anche completare l'adozione di codici di rete, anch'essi previsti dal 3o pacchetto dell'energia, per garantire un migliore funzionamento dei mercati transfrontalieri. Inoltre, la Commissione preannuncia l'elaborazione di Pag. 23una proposta legislativa volta a riconfigurare il mercato dell'energia elettrica integrando il commercio all'ingrosso e al dettaglio.
  Ai fini di una piena integrazione del mercato, per la Commissione è necessario intervenire sui meccanismi di regolazione nazionali, superando, anche se gradualmente, gli attuali regimi di sostegno e di formazione dei prezzi. Allo stesso fine, la Commissione intende anche assicurare una maggiore trasparenza nella composizione dei costi e dei prezzi dell'energia, predisponendo un monitoraggio e una rendicontazione periodici e dettagliati, anche per quanto riguarda gli impatti dei costi e dei prezzi dell'energia sulla competitività.
  La Commissione sollecita il contributo degli Stati membri per approfondire la collaborazione e il coordinamento reciproco, anche perché alcuni elementi previsto dalla Strategia, quali i nuovi meccanismi dei mercati a breve termine del gas e dell'elettricità o l'integrazione degli interventi dei gestori dei sistemi di trasmissione, vanno messi a punto e attuati a livello regionale.
  Anche i consumatori rivestono un ruolo di primo piano nella proposta della Commissione, dovendo diventare protagonisti del mercato con possibilità di scelta tra i gestori e capacità di controllare i propri consumi.
  A tale fine, la Commissione intende continuare a promuovere la standardizzazione, sostenere la diffusione dei contatori intelligenti a livello nazionale e incoraggiare l'ulteriore sviluppo di apparecchiature e reti intelligenti, per premiare l'uso flessibile dell'energia. Svilupperà sinergie tra l'Unione dell'energia e l'agenda per il mercato unico digitale e adotterà misure per tutelare la privacy e la sicurezza informatica. Funzionale a tale obiettivo è anche il graduale superamento delle tariffe regolamentate che, limitando lo sviluppo di una concorrenza effettiva e scoraggiando gli investimenti e l'emergere di operatori di mercato nuovi, a giudizio della Commissione, finiscono per nuocere alle classi più deboli di consumatori per i quali erano state introdotte. Al posto dei prezzi regolamentati, gli Stati membri dovrebbero introdurre un meccanismo di tutela dei consumatori vulnerabili per mantenere bassi i costi complessivi e limitare le distorsioni derivanti dai prezzi regolamentati.
  Per quanto riguarda il tema dell'efficienza energetica, la Strategia enfatizza il ruolo dell'efficienza energetica, equiparandola ad una vera e propria fonte di energia, pari al valore dell'energia risparmiata. Molte sono le misure già in atto a livello locale, regionale e nazionale ma la Commissione, con la strategia in esame, intende fornire la cornice entro la quale tali misure possano inquadrarsi, allo scopo di potenziare i risultati positivi riconducendoli ad unità. Inoltre, essa intende impegnarsi nei settori che ancora presentano larghi margini di miglioramento, quali l'edilizia e i trasporti. Nel settore dell'edilizia, il riscaldamento e l'aria condizionata rappresentano insieme la principale fonte di domanda energetica in Europa e assorbono la maggior parte delle importazioni di gas. Ad avviso della Commissione, il teleriscaldamento e il teleraffreddamento offrono un enorme potenziale ancora non sfruttato di miglioramenti di efficienza che sarà oggetto di una specifica strategia. Anche in questo caso, appare fondamentale favorire gli investimenti, facendo un più ampio ricorso agli strumenti finanziari esistenti o attraverso nuovi modelli di finanziamento basati sul principio dell'aggregazione di più progetti in programmi più vasti, capaci di ridurre i costi delle transazioni e di attirare il settore privato su vasta scala. La Commissione enfatizza il ruolo che possono avere le iniziative già in atto delle «Città e comunità intelligenti» e del Patto dei sindaci e preannuncia lo sviluppo di un'iniziativa a favore della «eccellenza mondiale nella definizione delle politiche di efficienza energetica», per contribuire al Piano d'azione per l'efficienza energetica del G20.
  Infine, ad avviso della Commissione, i fondi dell'UE e la BEI nonché il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) possono avere un impatto decisivo Pag. 24anche nel finanziamento di progetti centrati sulla ristrutturazione degli edifici, per aumentarne l'efficienza energetica.
  Il settore dei trasporti rappresenta più del 30 per cento del consumo finale di energia in Europa. Il risparmio di energia in tale settore può derivare, ad avviso della Commissione, da un inasprimento delle norme sulle emissioni di CO2 delle autovetture e dei furgoni dopo il 2020, dall'introduzione di misure volte a migliorare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti e degli autobus nonché dalla promozione di una migliore gestione del traffico.
  In tema di ricerca, innovazione e competitività, la Commissione propone una nuova strategia per la ricerca e l'innovazione (R&I) soprattutto nel campo delle tecnologie rinnovabili e delle soluzioni di stoccaggio. La nuova strategia dovrebbe comprendere un aggiornamento del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche e un'agenda strategica di R&I dei trasporti.
  Facendo pienamente ricorso ai finanziamenti di Orizzonte 2020, le priorità della ricerca europea dovrebbero essere: lo sviluppo della prossima generazione di tecnologie delle energie rinnovabili; la partecipazione dei consumatori alla transizione energetica; sistemi energetici efficienti; sistemi di trasporto più sostenibili; la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) e la cattura e il consumo del carbonio (CCU) per i settori dell'energia e dell'industria; l'energia nucleare, con particolare riferimento agli aspetti della sicurezza, della gestione dei rifiuti e della non proliferazione.
  Strettamente connessa alla strategia nel campo della ricerca e dell'innovazione tecnologica è una avanzata politica industriale basata sulla stretta collaborazione fra la ricerca, l'industria, il settore finanziario e le autorità pubbliche.
  Per migliorare l'accesso ai mercati esteri per le tecnologie e i servizi connessi all'Unione dell'energia nonché per proteggere il mercato dell'UE dalle pratiche commerciali sleali e sostenere altri paesi nell'istituzione di sistemi energetici moderni e sostenibili, la Commissione intende utilizzare appieno gli strumenti della politica commerciale dell'UE. Questo processo, ad avviso della Commissione, avrà delle ricadute positive anche in termini di occupazione, a patto che si proceda all'adeguamento di alcuni settori, modelli economici o profili professionali.
  La Comunicazione «Raggiungere l'obiet- tivo del 10 per cento di interconnessione elettrica – Una rete elettrica europea pronta per il 2020» (COM(2015)82) si fonda sul presupposto che una rete energetica europea interconnessa è indispensabile per garantire la sicurezza energetica dell'Europa, rafforzare la concorrenza sul mercato interno, rendendo i prezzi più competitivi, e favorire il conseguimento degli obiettivi che l'Unione europea si è impegnata a raggiungere in materia di decarbonizzazione e politica climatica. Nonostante quanto fatto fino ad ora per rendere la rete elettrica europea interconnessa e integrata, ancora dodici Stati membri, tra cui l'Italia, risultano al di sotto dell'obiettivo del 10 per cento di interconnessione, restando isolati dal resto della rete.
  Appare pertanto necessario provvedere alla costruzione delle interconnessioni mancanti e, infatti, le infrastrutture energetiche figurano tra le priorità dell'agenda energetica europea, come affermato dal Consiglio europeo dell'ottobre 2014, che ha sollecitato la rapida attuazione di tutte le misure necessarie al conseguimento dell'obiettivo dell'interconnessione del 10 per cento della capacità di produzione di energia elettrica installata per tutti gli Stati membri.
  Nella Comunicazione in esame, sono messi in luce nel dettaglio i vantaggi che l'Europa si assicurerebbe con il raggiungimento di tale obiettivo. In primo luogo, le interconnessioni elettriche possono rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento in Europa e la sua indipendenza energetica. Il miglioramento della qualità del servizio permetterebbe di ridurre le interruzioni dell'erogazione e le perdite di produttività nel settore commerciale e in quello industriale.Pag. 25
  Una rete interconnessa garantirebbe prezzi più accessibili nel mercato interno, grazie all'aumento della concorrenza e dell'efficienza, e un utilizzo delle risorse disponibili migliore e più efficiente sotto il profilo dei costi. Si ridurrebbero, inoltre, le necessità di investire nella capacità di generazione di picco e di stoccaggio, dal momento che l'interconnessione elimina la necessità di fare ricorso nello stesso momento agli impianti di cui dispone ciascun Paese. Il miglioramento delle interconnessioni avrebbe effetti positivi anche dal punto di vista ambientale. Una rete ben interconnessa consentirebbe di integrare livelli crescenti di energie rinnovabili, contribuendo al conseguimento degli obiettivi climatici dell'UE, grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla maggiore sicurezza dell'approvvigionamento.
  Ad avviso della Commissione, è necessario stimolare gli investimenti, anche alla luce della ripresa economica in atto. È stato già attivato il Programma energetico europeo per la ripresa (European Energy Programme for Recovery, EEPR) che prevede, tra le altre cose, l'individuazione di progetti di interconnessione in tutta l'UE e la mobilitazione delle risorse finanziarie dell'UE. Questo programma ha contribuito alla realizzazione di numerosi progetti di interconnessione tra Stati membri, non realizzati in precedenza a causa della mancanza di finanziamenti adeguati. Nell'ambito dell'EEPR sono stati spesi circa 650 milioni di euro per le interconnessioni elettriche. All'EEPR si aggiungono i Progetti di interesse comune (PIC). Il primo elenco di PIC è stato adottato nel 2013. Vi figurano 248 progetti, di cui 137 relativi all'energia elettrica, inclusi 52 interconnessioni elettriche, in 37 dei quali sono coinvolti Stati membri il cui livello di interconnessione è attualmente al di sotto del 10 per cento. L'elenco di PIC è flessibile e viene aggiornato ogni due anni. Sono attualmente in corso, nel contesto regionale istituito dal regolamento TEN-E, i lavori per la stesura del secondo elenco, in vista della sua adozione da parte della Commissione nell'autunno 2015. I progetti di interesse comune sono concepiti e realizzati dai gestori dei sistemi di trasmissione (Transmission System Operator, TSO) e da promotori privati. I progetti attuali si trovano a diversi stadi di sviluppo; per alcuni è in corso la fase di costruzione, altri invece sono nelle fasi iniziali della preparazione. È previsto il completamento entro il 2020 di circa il 75 per cento di tutti i PIC che figurano nel primo elenco dell'Unione.
  I PIC del primo elenco che riguardano l'Italia sono quattro:
   1. PIC Interconnessione Francia-Italia fra Codrongianos (IT), Lucciana (Corsica, FR) e Suvereto (IT) (attualmente denominato progetto SA.CO.I.3): è attualmente in fase di studio e la data prevista di messa in servizio è il 2022. Il progetto rientra nel Corridoio prioritario «Interconnessioni di elettricità nord-sud nell'Europa occidentale» («NSI West Electricity»);
   2. PIC Interconnessione Austria-Italia fra Nauders (AT) e la regione di Milano (IT), facente parte del Corridoio prioritario «Interconnessioni di elettricità nord-sud nell'Europa centro-orientale e sud-orientale» («NSI East Electricity»). È in fase di studio e la data prevista di messa in servizio è il 2018;
   3. PIC Interconnessione Austria-Italia fra Wurmlach (AT) e Somplago (IT), anch'esso facente parte del Corridoio prioritario «Interconnessioni di elettricità nord-sud nell'Europa centro-orientale e sud-orientale» («NSI East Electricity»). Ha già ottenuto il permesso e la data prevista di messa in servizio è il 2017;
   4. PIC Interconnessione Italia-Slovenia fra Salgareda (IT) e Divaca – regione di Bericevo (SI), anch'esso facente parte del Corridoio prioritario «Interconnessioni di elettricità nord-sud nell'Europa centro-orientale e sud-orientale» («NSI East Electricity»). Ha già ottenuto il permesso e la data prevista di messa in servizio è il 2022.

  La Commissione prevede che il completamento almeno dei progetti che coinvolgono Pag. 26anche la Francia e l'Austria potrebbe portare il grado di interconnessione italiana al 12 per cento entro il 2020. Ad avviso della Commissione, un quadro normativo solido è un presupposto indispensabile all'attuazione degli investimenti nelle infrastrutture. Dal 2013 l'Unione europea ha adottato un approccio integrato alla pianificazione e alla realizzazione delle infrastrutture. La Commissione fa, in particolare, riferimento al regolamento TEN-E e al Meccanismo per collegare l'Europa (MCE), come agli strumenti deputati all'individuazione dei progetti necessari e alla loro rapida realizzazione.
  Il regolamento sulle reti energetiche transeuropee (TEN-E) affronta per la prima volta la questione specifica dei progetti che hanno un impatto sui flussi transfrontalieri. Esso, riconoscendo che per questi progetti è necessario un trattamento normativo specifico, propone di effettuare un'analisi costi-benefici che dimostri chiaramente i vantaggi sovranazionali che offrono e consente di ripartire i costi a livello transfrontaliero in base ai vantaggi generati negli Stati membri interessati.
  Il regolamento TEN-E impone inoltre alle autorità nazionali di regolamentazione di offrire incentivi regolamentari correlati ai rischi sostenuti per la realizzazione dei progetti. La maggior parte dei progetti è promossa dai gestori dei sistemi di trasmissione, mentre le autorità di regolamentazione approvano o fissano le tariffe. Alcuni progetti tuttavia, compresi alcuni PIC, sono promossi da soggetti privati. Allo scopo di superare lentezza delle procedure di rilascio delle autorizzazioni e quella dell'accettazione da parte del pubblico, considerati i principali ostacoli allo sviluppo delle infrastrutture, il regolamento, in primo luogo, introduce l'obbligo di non superare globalmente il limite massimo di 3,5 anni per la concessione delle autorizzazioni e la centralizzazione del rilascio delle autorizzazioni («sportello unico»). In secondo luogo, introduce nuove norme volte a rafforzare la consultazione e la trasparenza, in modo da garantire una maggiore partecipazione dei cittadini al processo di pianificazione.
  Sul tema degli strumenti finanziari necessari, in considerazione del fatto che, secondo stime della Commissione, da oggi al 2020 per i progetti legati all'energia elettrica saranno necessari circa 105 miliardi di euro, di cui circa 35 miliardi per le interconnessioni che hanno acquisito lo status di PIC e sono necessarie per il conseguimento dell'obiettivo del 10 per cento in tutta l'UE, si evidenzia come sia indispensabile il pieno utilizzo degli strumenti finanziari disponibili, cioè del Meccanismo per collegare l'Europa, dei fondi strutturali e d'investimento europei e del Fondo europeo per gli investimenti strategici.
  Nell'ambito del Meccanismo per collegare l'Europa (MCE), i finanziamenti per l'energia ammontano a 5,35 miliardi di euro. Essi possono attrarre altre risorse tramite il ricorso a strumenti finanziari, come le obbligazioni per il finanziamento di progetti già utilizzate in via sperimentale durante la fase pilota nel 2012-2013. Gli Stati membri possono anche ricorrere ai fondi strutturali e di investimento europei (ad esempio, la Commissione stima che per le grandi infrastrutture dell'energia elettrica e del gas dovrebbe essere stanziata una somma di circa 2 miliardi di euro a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale – FESR). Per il finanziamento dei PIC o di altri progetti di interconnessione può essere utilizzato anche il Fondo Europeo per gli investimenti strategici (FEIS) che tra breve sarà istituito in partenariato con la BEI.
  Per permettere ai potenziali investitori di accedere alle informazioni, la Commissione sta lavorando alla creazione del Polo europeo di consulenza sugli investimenti (EIAH) che offrirà consulenza per l'individuazione, la preparazione e lo sviluppo di progetti di investimento e fungerà da polo unico di consulenza tecnica sul finanziamento dei progetti nell'Unione, anche per le questioni giuridiche. La consulenza fornita dall'EIAH non si limiterà al FEIS, ma riguarderà anche altre possibilità Pag. 27di finanziamento già disponibili per i progetti infrastrutturali, tra cui l'MCE e i fondi strutturali e d'investimento europei. Infine si sottolinea come per il raggiungimento dell'obiettivo è fondamentale il rafforzamento della cooperazione regionale, quale quella stabilita nell'ambito dei gruppi regionali TEN-E.
  In particolare, i quattro gruppi regionali per l'energia elettrica (la rete offshore nei mari del Nord, il piano di interconnessione del mercato energetico del Baltico nell'elettricità – BEMIP, le interconnessioni nord-sud nell'Europa occidentale e le interconnessioni nord-sud nell'Europa centro-orientale e sud-orientale) adottano un elenco regionale di PIC in vista della successiva stesura di un elenco a livello UE. Essi seguono la realizzazione dei PIC nelle rispettive regioni, riferiscono le eventuali difficoltà riscontrate e possono proporre misure correttive. Tuttavia, ad avviso della Commissione, è necessario portare la collaborazione regionale a un livello superiore, per affrontare priorità politiche di più ampio respiro, che vadano oltre i problemi correlati alla pianificazione e alla realizzazione dei singoli progetti. A tale scopo, la Commissione intende collaborare con gli Stati membri interessati per elaborare una strategia specifica per ciascuna regione, per affrontare i problemi più urgenti e decidere quali azioni intraprendere. Le quattro regioni definiranno un piano d'azione con tappe precise per la sua attuazione, comprese proposte concrete per l'interconnessione al fine di conseguire l'obiettivo del 10 per cento concordato a livello di UE. L'attuazione dei piani d'azione sarà seguita da vicino dalla Commissione che promuoverà, per quanto possibile, l'armonizzazione dei metodi di lavoro dei diversi gruppi regionali. Con la medesima finalità, la Commissione intende collaborare con la Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione dell'energia elettrica (ENTSO-E) per ampliare la portata del piano decennale di sviluppo della rete, che rappresenta l'unico strumento per la selezione dei progetti di interesse comune.
  È prevista, infine, la convocazione, alla fine del 2015, del primo forum sulle infrastrutture dell'energia per discutere e trovare soluzioni a problemi comuni a tutte le regioni europee, eventualmente in collaborazione con i paesi vicini. Il pieno utilizzo dei punti di forza elencati (strumenti progettuali, finanziamenti, quadro normativo e cooperazione regionale) renderà possibile, ad avviso della Commissione, il raggiungimento dell'ulteriore obiettivo del 15 per cento di interconnessione entro il 2030, come previsto nel quadro clima/energia al 2030.

  Stella BIANCHI, relatrice per l'VIII Commissione, in relazione al Pacchetto Unione dell'energia presentato il 25 febbraio 2015 dalla Commissione europea, sottolinea anzitutto la necessità di una considerazione d'insieme della politica di efficienza energetica, che rappresenterà la prima fonte di energia del futuro, ritenendo pertanto che ogni misura volta ad incrementare l'efficienza energetica abbia una fondamentale rilevanza in vista degli importanti obiettivi da raggiungere. Giudica inoltre indispensabile che le città e i sindaci assumano le necessarie iniziative al fine di trainare i cambiamenti conseguenti all'utilizzo di combustibili ad impatto zero. Invita altresì ad una riflessione circa l'assegnazione del costo specifico destinato a chi inquina, promuovendo ad esempio iniziative dirette ad istituire una sorta di carbon tax. Sottolineato che tra i combustibili fossili vanno considerati il petrolio, il gas e il carbone, rileva che, in vista dell'importante appuntamento a Parigi nel dicembre 2015, è necessario pervenire ad un accordo che sia giuridicamente vincolante e che mantenga la temperatura della Terra nei limiti ecologicamente accettabili. Nel giudicare inoltre importante che tutte le politiche e le strategie di sviluppo energetico siano legate agli obiettivi climatici, fa presente che tra il 1990 e il 2013 si è già verificato il disaccoppiamento tra valore del PIL e quello delle emissioni. Rileva, infine, che ai fini di una più compiuta riflessione da parte delle Commissione nella definizione Pag. 28del parere sulle comunicazioni in esame, sarebbe certamente utile lo svolgimento di un ciclo di audizioni in materia.
  Entrando maggiormente nel dettaglio delle comunicazioni citate, osserva che il pacchetto è costituito: dalla Comunicazione che delinea una Strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici» (COM(2015)80), a cui è allegata la tabella di marcia verso l'Unione dell'energia che reca l'elenco delle proposte che la Commissione intende presentare per la messa in atto della Strategia, con l'indicazione dei tempi presunti di presentazione; dalla Comunicazione riguardante il raggiungimento dell'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica entro il 2020 (COM(2015)82); dalla Comunicazione su «Il Protocollo di Parigi» (COM(2015)81) preparatoria della Conferenza di Parigi del dicembre 2015, in materia di lotta ai cambiamenti climatici.
  Partendo dalla Comunicazione che delinea una Strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici» (COM(2015)80), faccio presente che la Strategia sulla sicurezza energetica oggetto di una precedente Comunicazione della Commissione (COM(2014)330), presentata il 28 maggio 2014, aveva messo in luce la vulnerabilità dell'Unione europea alle crisi esterne di approvvigionamento energetico e aveva evidenziato l'esigenza di scelte per ridurre la dipendenza europea da determinati combustibili, fornitori e rotte di approvvigionamento.
  Basandosi sulle premesse poste da tale strategia, la Comunicazione sull'Unione dell'Energia identifica i punti deboli del sistema energetico europeo, individuandoli: nella coesistenza di 28 distinti quadri nazionali, tanti quanti sono gli Stati membri; nel cattivo funzionamento del mercato al dettaglio; nell'invecchiamento delle infrastrutture; nell'esistenza di isole energetiche.
  Considerando che la scelta di proseguire sulla strada già tracciata comporterebbe costi economici, sociali e ambientali, soprattutto derivanti dalla frammentazione dei mercati nazionali dell'energia, ad avviso della Commissione sarebbe opportuno adottare nuove politiche, volte a potenziare gli investimenti, approfittando anche dell'opportunità offerta dal calo dei prezzi dei prodotti petroliferi.
  La strategia dell'Unione dell'energia (COM(2015)80) si articola in cinque «dimensioni», strettamente interconnesse intese a migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la competitività dell'approvvigionamento energetico: sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; decarbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività. Quanto alla decarbonizzazione dell'economia, aspetto di competenza della VIII Commissione, evidenzia che uno dei perni della politica climatica europea è l'adeguato funzionamento del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS). Ricorda che il sistema, istituito dalla direttiva 2003/87/CE e ora oggetto di riforma, applica all'Europa il meccanismo di cop & trade introdotto a livello mondiale dal Protocollo di Kyoto, fissando un tetto massimo (cap) al livello totale delle emissioni consentite a tutti i soggetti interessati da sistema, ma consentendo ai partecipanti di acquistare o vendere sul mercato (trade) i diritti di emissione di CO2 (quote) secondo le loro necessità, all'interno del limite stabilito. Il sistema di scambio di quote di emissione coinvolge circa 11.000 operatori (dal 2012 anche nel settore aereo): si tratta in gran parte di impianti industriali, nel settore della produzione di energia e nel settore manifatturiero (in Italia, sono circa 1.300 i soggetti coinvolti, di cui il 71 per cento nel settore manifatturiero). Dal 2013, sono altresì coinvolti gli impianti di produzione di alluminio, calce viva, acido nitrico, acido adipico, idrogeno, carbonato e bicarbonato di sodio e gli impianti per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2. Fissando un prezzo significativo per le emissioni di CO2 e incentivando riduzioni, efficienti sotto il profilo dei costi, delle emissioni di gas a effetto serra, il sistema Pag. 29UE mira a rafforzare il funzionamento del mercato interno dell'energia e ad incoraggiare la diffusione delle energie rinnovabili e di altre tecnologie a basse emissioni di CO2 ed elevata efficienza energetica. La Commissione, infine, preannuncia, per i settori che non rientrano nel sistema di scambio di quote di emissione dell'UE, la fissazione di obiettivi nazionali e l'integrazione nel quadro UE 2030 del settore agroforestale, garantendo che anche questi settori beneficino degli incentivi adeguati per mitigare le emissioni di gas a effetto serra e contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici. Per decarbonizzare l'economia europea, la Commissione intende accentuare lo sforzo di promozione delle energie rinnovabili, attuando pienamente la normativa vigente, in modo da consentire la diffusione di nuove tecnologie, reti intelligenti e meccanismi di demand response per un'efficace transizione energetica. Altrettanto decisive sono politiche industriali avanzate in grado di promuovere attività produttive a bassissimo impatto di carbonio. Un'ulteriore strada per decarbonizzare l'economia è costituita dall'investimento in combustibili alternativi avanzati e sostenibili, nella bioenergia sull'ambiente, nell'uso del suolo e nella produzione alimentare.
  Relativamente alla Comunicazione su «Il Protocollo di Parigi» (COM(2015)81) preparatoria della Conferenza di Parigi del dicembre 2015, in materia di lotta ai cambiamenti climatici, premette che l'Unione europea è da tempo impegnata nei negoziati internazionali sul clima e la sua azione è stata importante per sostenere l'attività della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e per l'applicazione del Protocollo di Kyoto. Il ruolo dell'Italia e dell'Unione europea come protagonista della lotta ai cambiamenti climatici sarà tanto più importante quest'anno perché proprio a dicembre 2015 si svolgerà a Parigi il vertice delle Nazioni Unite nel quale dovrà essere raggiunto un accordo globale giuridicamente vincolante che entri in vigore nel 2020, così come previsto nel vertice ONU di Durban del 2011. L'accordo dovrà essere equo ed ambizioso e dovrà consentire di rimanere al di sotto di due gradi di aumento della temperatura media globale rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale, dunque al di sotto della soglia prudenziale fissata dagli scienziati riuniti nell'IPCC, l'organismo che risponde alle Nazioni Unite, oltre alla quale non sono prevedibili gli effetti catastrofici che si abbatterebbero sulle nostre condizioni di vita sul pianeta terra. È un compito ambizioso che consentirà di contrastare efficacemente i cambiamenti climatici e creare nuove occasioni di sviluppo e di creazione lavoro con la riconversione dell'economia in una economia a bassissimo impatto di carbonio. Occorre infatti ridurre drasticamente le emissioni di gas serra fino ad azzerarle per la fine del secolo. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi a Lima lo scorso dicembre, ha segnato ancora una volta il protagonismo dell'azione diplomatica dell'Unione europea verso l'individuazione di obiettivi più ambiziosi e impegnativi per tutti i Paesi, oggetto della prossima conferenza di Parigi alla fine del 2015. Ciascun Paese deve ora indicare con chiarezza i propri contributi nazionali di riduzione delle emissioni (INDC) in modo da comporre un quadro che consenta di raggiungere un accordo globale giuridicamente vincolante per contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei due gradi centigradi. Elaborata sulla scorta delle decisioni adottate a Lima, anche in preparazione dell'ultimo ciclo di negoziati che si terranno prima della Conferenza di Parigi di dicembre 2015, la comunicazione «Il Protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020» è un elemento essenziale per l'attuazione di una delle priorità della Commissione: quella di costruire un'Unione dell'energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici. Essa intende concretizzare le decisioni prese dal Consiglio europeo dell'ottobre 2014 ed è imperniata sulla proposta di un accordo giuridicamente vincolante, basato su impegni equi e ambiziosi di tutte le parti, per raggiungere Pag. 30l'obiettivo a lungo termine di una riduzione di almeno il 60 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2050 (rispetto al 2010). I punti salienti della Comunicazione sono: l'INDC – Intended Nationally Determined Contribution: la Comunicazione, traducendo in pratica la decisione presa al vertice europeo di ottobre 2014, indica l'obiettivo per le emissioni dell'UE, ossia il suo contributo previsto stabilito a livello nazionale, che deve essere presentato entro la fine del primo trimestre del 2015. Le altre Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dovrebbero presentare i loro INDC con ampio anticipo rispetto alla Conferenza di Parigi; il carattere cogente dell'accordo: la Commissione propone che l'accordo assuma la forma di un protocollo alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che entrerebbe in vigore una volta ratificato dai paesi che rappresentano l'80 per cento delle emissioni globali. Nell'ambito del protocollo, i finanziamenti, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia, come pure la costituzione di capacità a supporto dell'azione per il clima, dovrebbero favorire la partecipazione di tutti i Paesi e agevolare un'attuazione efficace delle strategie di riduzione delle emissioni e di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici; gli obiettivi dell'accordo: gli impegni assunti dalle Parti dovrebbero consentire di ridurre le emissioni mondiali di almeno il 60 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 2010. Se il livello di ambizione fissato a Parigi non fosse sufficiente a raggiungere questo obiettivo, ad avviso della Commissione occorrerebbe stilare un programma di lavoro, da avviare nel 2016 in stretta collaborazione con il Fondo verde per il clima, per individuare altre misure di riduzione delle emissioni; il coinvolgimento dei settori dell'aviazione civile e dei trasporti marittimi: la Commissione propone che l'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO), l'Organizzazione marittima internazionale (IMO) e il protocollo di Montreal18 dovrebbero adoperarsi per regolare entro la fine del 2016 le emissioni prodotte dal trasporto aereo e marittimo internazionale, nonché la produzione e il consumo di gas fluorurati; l'integrazione delle politiche: ad avviso della Commissione, anche il commercio, la ricerca scientifica, l'innovazione e la cooperazione tecnologica, la cooperazione economica e allo sviluppo, la riduzione del rischio di catastrofi e la politica ambientale, opportunamente integrate tra loro, possono contribuire al rafforzamento della politica dell'Unione europea per il clima sul fronte internazionale. La Comunicazione è accompagnata da un piano d'azione diplomatico in materia di clima, elaborato congiuntamente dal servizio europeo per l'azione esterna e dalla Commissione. Il piano contempla le seguenti azioni: porre i cambiamenti climatici al centro dei dialoghi politici, in particolare in occasione delle riunioni del G7 e del G20, nonché all'Assemblea generale delle Nazioni Unite; sostenere uno sviluppo a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici e alle catastrofi attraverso la cooperazione allo sviluppo dell'UE; collegare il cambiamento climatico alle sue potenziali conseguenze a lungo termine, ivi compresi i problemi di sicurezza. Con tale piano la Commissione punta a far guadagnare gradualmente consensi alla posizione dell'UE e a stringere alleanze con partner internazionali in prospettiva della Conferenza di Parigi.

  Massimo Felice DE ROSA (M5S), nel sottolineare l'importanza dei documenti in esame nell'ottica dei cambiamenti climatici, giudica fondamentale che vi sia uno sforzo del nostro Paese, considerato che si tratta dell'ultima occasione per salvare il nostro pianeta e frenare le conseguenze dei danni provocati in passato. Nel rilevare inoltre che gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili si caratterizzano come vero e proprio investimento produttivo, in termini sia di sostenibilità che di creazione di posti di lavoro, ritiene che le politiche europee dovrebbero convergere nel definire quale priorità un deciso investimento sulle energie rinnovabili, affidando loro il compito di sostenere il rilancio economico dei Paesi dell'Unione.

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  Mirko BUSTO (M5S), nel sottolineare che gli obiettivi perseguire sono particolarmente impegnativi, ritiene necessario discutere sulla questione con cognizione di causa, soprattutto per quanto attiene alla valutazione delle priorità nell'utilizzo del carbon budget nazionale. In questo senso, il rilievo dato nelle Comunicazioni al gas di scisto sembra inopportuno, considerando che le emissioni ad esso connesse sono molto elevate e che, ad esempio, il petrolio da scisto ha emissioni maggiori. Rileva altresì che appare riduttivo affrontare solo il tema dell'efficientamento senza valutare le emissioni ad esso connesse. Occorre in definitiva riconsiderare complessivamente gli stili di vita, intervenendo quindi sulla domanda più che sull'offerta.

  Davide CRIPPA (M5S) osserva preliminarmente che le tematiche affrontate in materia di efficientamento e di sistemi di misura dell'energia (bollette trasparenti) dalle Comunicazioni in esame sono state oggetto di recenti procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea. Sottolineato che, in occasione dell'esame di passati provvedimenti, più volte sono stati presentati dal proprio proposte emendamenti volti a rendere più trasparenti le informazioni sul consumo di energia, rileva che questo aspetto è fortemente evidenziato nei provvedimenti in esame.
  Con riferimento alle interconnessioni, chiede di audire soggetti istituzionali quali Terna e l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e le risorse idriche. Sottolinea che i costi di alcuni interconnector sono finanziati da privati e ricadono sulle bollette dei cittadini: l'importo per i prossimi sei anni è stato stimato complessivamente in 3 miliardi di euro. Chiede di conoscere gli operatori interessati a questi progetti di interconnessione e le condizioni di cui essi beneficiano per realizzare le infrastrutture.
  Nel condividere le osservazioni dei colleghi sul gas da scisto, chiede se effettivamente sia in corso un tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle potenzialità della trazione navale a GNL. A questo riguardo, chiede di audire rappresentanti del suddetto Ministero o del Ministero presso il quale è eventualmente aperto il tavolo.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, in forma le Commissioni che ha chiesto alla Presidenza del Consiglio di trasmettere alla Camera le informazioni e i documenti relativi alle procedure di infrazione n. 2014/2284, relativa all'incompleto recepimento della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica), e n. 2014/2286, relativa al non completo recepimento della direttiva 2009/72/CE e della direttiva 2009/73/CE (terzo pacchetto energia).
  Ritiene opportuno procedere ad un ciclo di audizioni di rappresentanti del Ministeri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dell'ambiente, nonché di Enel e Terna.

Sull'ordine dei lavori.

  Enrico BORGHI (PD) segnala alle presidenze delle Commissioni un grave episodio avvenuto nella giornata di ieri: ad un parlamentare è stato impedito l'accesso al Ministero dello sviluppo economico, ove si svolgeva un incontro istituzionale al quale erano presenti amministratori e rappresentanti delle autonomie locali e regionali, nonché delle parti sociali, nel quadro della vertenza relativa alla crisi aziendale del gruppo Mercatone Uno. Stigmatizza fortemente quanto avvenuto che lede le prerogative dei parlamentari costituzionalmente garantite e chiede alle presidenze di segnalare la questione alla Presidenza della Camera.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, assicura che informerà la Presidente della Camera della questione posta dal deputato Borghi.
  Rinvia quindi il seguito dell'esame congiunto ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.20.