CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 4 novembre 2014
328.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 161

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 4 novembre 2014. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 13.45.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Michele BORDO, presidente, comunica che entra a far parte della Commissione il deputato Marco Bergonzi mentre cessa di farne parte il deputato Massimiliano Manfredi.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015).
C. 2679-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017.
C. 2680 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza).
(Parere alla V Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

  Michele BORDO, presidente, ricorda preliminarmente che venerdì 31 ottobre sono stati assegnati i disegni di legge recanti «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015)» (C. 2679-bis Governo) e «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017» (C. 2680 Governo).
  La Commissione è chiamata a esaminare congiuntamente i predetti disegni di legge, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, per le parti di propria competenza. In particolare, per quanto Pag. 162riguarda il disegno di legge di bilancio, la Commissione esaminerà lo stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (Tabella n. 2) per le parti di competenza.
  L'esame si concluderà con la trasmissione alla Commissione bilancio di una relazione per ciascuno degli stati di previsione esaminati e delle connesse parti del disegno di legge di stabilità, e con la nomina di un relatore, il quale potrà partecipare alle sedute di quella Commissione.
  La Commissione potrà esaminare inoltre gli eventuali emendamenti riferiti alle parti di sua competenza.
  Per quanto riguarda, in particolare, il disegno di legge bilancio, ricorda che gli emendamenti recanti variazioni compensative all'interno dei singoli stati di previsione devono essere presentati presso le Commissioni in sede consultiva. Gli emendamenti approvati saranno inclusi nella relazione della Commissione, mentre gli emendamenti respinti potranno essere successivamente ripresentati nel corso dell'esame in Assemblea. Potranno, inoltre, essere presentati e votati in Commissione anche emendamenti concernenti variazioni non compensative ovvero variazioni compensate non all'interno del medesimo stato di previsione; anche tali emendamenti, ove approvati, saranno inclusi nella relazione della Commissione. Nel caso in cui tali ultimi emendamenti fossero respinti, è invece necessario che gli stessi vengano ripresentati alla Commissione bilancio, anche al solo fine di consentire a quest'ultima di respingerli ai fini della ripresentazione in Assemblea.
  Analoghe regole di esame si applicano anche agli eventuali emendamenti riferiti alle parti di competenza della Commissione del disegno di legge di stabilità. Nelle Commissioni in sede consultiva potranno dunque essere presentati e votati emendamenti per le parti del disegno di legge di stabilità di rispettiva competenza. Tali emendamenti, ove approvati, saranno inclusi nella relazione della Commissione; ove respinti, è invece necessario che gli stessi vengano ripresentati alla Commissione bilancio, anche al solo fine di consentire a quest'ultima di respingerli ai fini della ripresentazione in Assemblea. Peraltro, anche in questo caso, è comunque ammissibile la presentazione degli emendamenti direttamente in Commissione bilancio.
  La valutazione circa l'ammissibilità degli emendamenti presentati nell'ambito dell'esame in sede consultiva sarà effettuata dai presidenti delle medesime Commissioni prima che gli stessi vengano esaminati e votati, secondo le previsioni del Regolamento della Camera e della legislazione vigente in materia.
  Con riferimento alla presentazione degli ordini del giorno, si ricorda che presso le Commissioni di settore devono essere presentati tutti gli ordini del giorno riferiti alle parti di rispettiva competenza del disegno di legge di bilancio e del disegno di legge di stabilità. Gli ordini del giorno accolti dal Governo o approvati dalla Commissione sono allegati alla relazione trasmessa alla Commissione bilancio. Gli ordini del giorno respinti dalle Commissioni di settore o non accolti dal Governo possono essere ripresentati in Assemblea.
  Gli ordini del giorno concernenti l'indirizzo globale della politica economica devono invece essere presentati direttamente in Assemblea.
  Interviene quindi in sostituzione dalla relatrice – che a causa di un ritardo ferroviario non ha ancora raggiunto la Camera – per illustrare i contenuti della Legge di stabilità 2015, nel testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 30 ottobre 2014, degli articoli 17 (commi 11, 20, 22 e 23), 20 (comma 2), 21 (commi 8 e da 15 a 20), 28 (commi 15, da 23 a 27 e 31), 31 (commi da 8 a 10 e 20), 32 (comma 6) e 41 del provvedimento presentato dal Governo.
  Con il disegno di legge di stabilità C. 2679-bis si definiscono le misure necessarie a conseguire gli obiettivi di consolidamento dei saldi di finanza pubblica, come indicati nella Nota di aggiornamento Pag. 163del Documento di economia e finanza 2014, obiettivi basati su un percorso di risanamento finanziario più graduale di quello precedentemente esposto nel Documento di economia e finanza di aprile.
  Rispetto alla formulazione iniziale, indicata nella prima nota di aggiornamento al DEF 2014, trasmessa ai sensi del Regolamento UE 473/2013 alle autorità europee e sulla quale sono state formulate osservazioni da parte della Commissione Europea, il Governo ha presentato al Parlamento una relazione che, tenendo conto di una parte delle osservazioni della UE, ha aggiornato nuovamente gli obiettivi programmatici esposti nella Nota.
  Ricorda che, in considerazione della persistente gravità della crisi economica – da cui consegue che anche per il 2014 l'economia permane in recessione, con un Pil previsto contrarsi dello 0,3 per cento – la Nota individua per il 2015 un obiettivo programmatico di bilancio meno positivo di quello che si determinerebbe in assenza di interventi di manovra.
  A fronte di un indebitamento netto tendenziale pari al 2,2 per cento del Pil, la Nota prevede un indebitamento netto programmato pari al 2,6 per cento del Pil (in luogo del 2,9 previsto con il primo aggiornamento), e un indebitamento netto strutturale previsto di poco superiore a 0,3 punti percentuali di Pil, invece dello 0,1 cifrato nella Nota, con l'obiettivo di realizzare uno spazio di bilancio in disavanzo, pari allo 0,4 per cento di Pil, da impiegarsi per offrire alla manovra un carattere espansivo.
  Rispetto alla prima formulazione, dunque, si è programmato uno sforzo fiscale ulteriore pari a circa 4,5 miliardi per il 2015, da attuare mediante la destinazione delle risorse stanziate sul Fondo per la riduzione della pressione fiscale a miglioramento dei saldi (articolo 17, comma 19, del ddl), per 3,3 miliardi, mediante nuove misure in tema di contrasto all'evasione fiscale, tramite l'estensione del cosiddetto reverse charge al settore della grande distribuzione (articolo 44, commi 7-10), per 730 milioni, e mediante la riduzione delle risorse previste nel ddl per il cofinanziamento dei fondi strutturali europei escluse dagli obiettivi di spesa delle regioni ai fini del patto di stabilità interno (articolo 36, comma 6), per 500 milioni.
  Inoltre, si prevede un percorso di risanamento e crescita più lento rispetto a quello precedentemente indicato, con la conseguente previsione del raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2017, allungando di un anno rispetto a quanto stabilito nel DEF 2014, come approvate con risoluzioni in Parlamento.
  Per quanto concerne gli interventi finanziari, il disegno di legge di stabilità si caratterizza prevalentemente sul versante del reperimento delle risorse, e, pur in presenza di un parziale finanziamento della complessiva manovra di finanza pubblica per il 2015 in disavanzo, una parte consistente della copertura della stessa rimane comunque affidata, oltre che al reperimento di maggiori entrate, ad interventi di contenimento della spesa pubblica.
  Per quanto riguarda le misure nei diversi settori di intervento, si limiterà in questa sede ad una sintetica illustrazione, rinviando – per gli opportuni approfondimenti – alla documentazione predisposta dagli uffici concernente l'analisi dettagliata delle norme del provvedimento (dossier servizio Studi n. 233, tomi 1 e 2), nonché le singole politiche di settore (dossier servizio Studi n. 233/1).
  Per quanto concerne gli interventi finanziari relativi alle amministrazioni centrali e agli altri enti pubblici (non territoriali), viene in rilievo principalmente l'intervento di contenimento della spesa dei Ministeri recata dall'articolo 24, nonché dagli articoli da 25 a 32. La prima norma (ed in termini analoghi anche l'articolo 25 per gli organi di rilievo costituzionale) riduce direttamente le dotazioni di bilancio di ciascuna amministrazione, mentre le altre recano specifiche disposizioni per ciascuna amministrazione di riferimento, con conseguenti effetti di risparmio. Ne deriva un complessivo miglioramento Pag. 164dell'indebitamento netto di circa 2,3 miliardi per ciascuno degli anni 2015 e 2016 e 2,4 miliardi nel 2017.
  Un ulteriore gruppo di misure, anche esse con effetti riduttivi della spesa delle amministrazioni centrali, attiene alla riduzione dei trasferimenti alle imprese ed agli enti ed organismi pubblici di cui rispettivamente agli articoli 19 e 20, comma 1 che, inclusi anche gli effetti di altri interventi recati nei medesimi articoli, danno luogo ad un contenimento dell'indebitamento netto per circa 103 milioni nel 2015,144 milioni nel 2016 e 140 milioni a decorrere dal 2017.
  Con effetto sul medesimo settore di spesa si conferma una serie di misure per il contenimento delle spese di personale nel settore del pubblico impiego (articolo 21), quali il blocco economico della contrattazione fino al 2015; l'estensione fino al 2018 dell'efficacia della norma in base alla quale l'indennità di vacanza contrattuale da computare quale anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all'atto del rinnovo contrattuale è quella in godimento al 31 dicembre 2013; la proroga fino al 31 dicembre 2015 delle disposizioni che prevedono il blocco degli automatismi stipendiali del personale non contrattualizzato. Sono altresì anche previsti alcuni interventi di razionalizzazione e di contenimento delle spese per il personale pubblico operante a vario titolo all'estero (personale dell'amministrazione del Ministero degli esteri e personale docente delle scuole italiane all'estero, articolo 27), nonché la riduzione, a decorrere dal 2015, dell'indennità di ausiliaria per il personale in servizio permanente delle forze armate e delle forze di polizia.
  Rilevano, infine, per tale settore gli interventi sulla gestione di tesoreria contenuti negli articoli 33 e 34 che, rispettivamente, interessano la gestione della liquidità del conto disponibilità del tesoro presso la Banca d'Italia ed il trasferimento del Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato presso Banca d'Italia alla Cassa Depositi e Prestiti.
  Con riguardo alla finanza locale, le misure di interesse per le autonomie locali sono volte, da un lato alla definizione del concorso finanziario del comparto regioni, province, città metropolitane e comuni al contenimento della spesa pubblica per gli anni 2015-2018 e successivi, dall'altro alla ridefinizione delle regole del patto di stabilità interno, ai fini della realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica. Sotto questo profilo, il disegno di legge anticipa all'anno 2015 l'introduzione dell'obbligo del pareggio di bilancio per le regioni a statuto ordinario, quale strumento per la determinazione della misura del concorso finanziario delle regioni al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, in sostituzione della attuale disciplina del patto di stabilità interno incentrata, invece, sul controllo della spesa finale. Per gli enti locali la disciplina del patto di stabilità è, invece, confermata, prevedendosi l'aggiornamento della base di riferimento per il calcolo dell'obiettivo del patto di stabilità interno in termini di saldo finanziario; sono, peraltro, previste per gli enti locali misure volte a disporre una riduzione degli obiettivi finanziari del patto.
  Sempre ai fini del coordinamento e del controllo degli andamenti finanziari delle autonomie territoriali, viene confermata fino al 31 dicembre 2017 la sospensione del sistema misto di tesoreria unica che comporta, per regioni, enti locali, enti del comparto sanità, autorità portuali e università, l'obbligo del versamento degli incassi derivanti dalle entrate proprie presso la tesoreria statale anziché nel sistema bancario. Sono inoltre introdotte misure volte alla razionalizzazione delle società partecipate dalle amministrazioni locali, con riferimento al settore dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
  Quanto ai profili fiscali, rileva preventivamente che il provvedimento prevede una clausola di salvaguardia a tutela dei saldi di finanza pubblica, volta ad incrementare le aliquote IVA ordinaria e ridotta rispettivamente di 2,5 e 2 punti percentuali (con effetti di maggior gettito stimati nella relazione tecnica in circa 12,8 miliardi nel 2016 e 19,2 miliardi nel 2017) e le accise su benzina e gasolio in misura tale da determinare maggiori entrate non Pag. 165inferiori a 700 milioni di euro, in assenza di provvedimenti che assicurino gli stessi effetti positivi attraverso maggiori entrate o risparmi di spesa pubblica.
  Vengono, inoltre, posti in essere interventi volti al contrasto dell'evasione fiscale quali l'incremento delle ipotesi di inversione contabile ai fini IVA (tutti contenuti all'articolo 44).
  Quanto all'intervento sulla fiscalità generale, le misure di carattere fiscale intendono, da un lato, intervenire alleggerendo l'imposizione sul lavoro e sui fattori produttivi, con la finalità di sostenere la crescita economica; dall'altro lato si pone in essere un incremento del carico fiscale in altri settori.
  Tra gli interventi di alleggerimento del carico fiscale, viene reso strutturale il credito d'imposta introdotto dal decreto-legge n. 66/2014 in favore dei lavoratori dipendenti con un reddito a 26.000 euro (cosiddetto bonus 80 euro; articolo 4) e si rende integralmente deducibile dall'IRAP il costo sostenuto per lavoro dipendente a tempo indeterminato che eccede le vigenti deduzioni (articolo 5). Viene, inoltre, introdotta una nuova disciplina del credito d'imposta per crescita e sviluppo (articolo 7, commi 1-2) e si prorogano le detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica (articolo 8).
  Tra gli interventi di incremento del carico fiscale si ripristinano le originarie misure delle aliquote IRAP ridotte dal decreto-legge n. 66, si rendono imponibili, dal 1o gennaio 2015, i proventi finanziari corrisposti ai beneficiari di un'assicurazione sulla vita a seguito del decesso dell'assicurato, si innalza dal 5 al 77,74[1] per cento la quota imponibile degli utili percepiti dagli enti non commerciali e viene elevata dal 4 all'8 per cento la ritenuta operata da banche e Poste sugli accrediti di bonifici disposti per beneficiare delle detrazioni fiscali connesse agli interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico degli edifici.
  Un'analoga logica appare sottesa agli interventi in materia previdenziale. Infatti, da un lato, si prevede l'erogazione delle quote di TFR maturando in busta paga, in via sperimentale, per il periodo 1o marzo 2015-30 giugno 2018, per i lavoratori dipendenti del settore privato, con sottoposizione al regime di tassazione ordinaria (articolo 6). Dall'altro lato, si delinea un complessivo incremento della tassazione del risparmio previdenziale, con l'innalzamento dell'aliquota di tassazione dall'11 al 20 per cento per i fondi pensione (cosiddetto previdenza complementare) e dall'11 al 17 per cento per la rivalutazione del TFR (articolo 44, commi 1-5).
  A fianco di queste misure, il disegno di legge di stabilità pone in essere, per le diverse politiche pubbliche, interventi di razionalizzazione della spesa che si accompagnano al finanziamento di esigenze indifferibili ovvero di misure ritenute strategiche per la crescita.
  Con riferimento alla proiezione internazionale dell'Italia figura primo luogo il rifinanziamento del Fondo per le missioni internazionali, la cui dotazione è incrementata di 850 milioni di euro per il 2015 e il 2016 (articolo 17, comma 12).
  Nel settore della difesa si interviene sulla disciplina riguardante gli organismi della rappresentanza militare rideterminando la composizione del Consiglio Centrale della rappresentanza militare (articolo 21, commi 16-19) e si prevede la revisione degli organi giurisdizionali militari e la riduzione del numero dei tribunali e delle procure militari (articolo 31, commi 8-10).
  Il comparto sicurezza è interessato da misure che riguardano in particolare il personale delle forze di polizia: in primo luogo è disposta la revisione, entro il 1o aprile 2015 dell'Accordo nazionale quadro di amministrazione delle forze di polizia ad ordinamento civile e le procedure per la contrattazione decentrata; inoltre, sono rinviate al 1o dicembre 2015 le assunzioni del personale dei corpi di polizia e dei vigili del fuoco, ad eccezione degli allievi agenti di PS del concorso 2014 (articolo 21).
  Per quanto concerne il lavoro e l'occupazione, si prevede uno sgravio contributivo per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato (articolo 12) e la Pag. 166costituzione di un fondo di 2 miliardi di euro a decorrere dal 2015 per gli oneri derivanti dall'attuazione del disegno di legge-delega in materia di lavoro (cosiddetto Jobs act) (articolo 11).
  Gli interventi sulla giustizia riguardano – oltre alla giustizia militare – l'istituzione di un Fondo per il recupero di efficienza del sistema giudiziario e il potenziamento dei relativi servizi, nonché per il completamento del processo telematico (articolo 10) e il trasferimento allo Stato, dal 1o settembre 2015, dell'obbligo di corrispondere le spese per gli uffici giudiziari, attualmente a carico dei comuni (articolo 38, commi 6-10).
  Nel settore delle infrastrutture e delle reti (trasporti e comunicazioni) da un lato si prevedono misure di razionalizzazione della spesa, con una specifica attenzione ai rapporti finanziari con i soggetti titolari di contratti di servizio pubblico nazionale (ENAV articolo 19; Poste italiane, articolo 23; Trenitalia per il trasporto merci nazionale, articolo 25, comma 6); dall'altro lato vengono individuati specifici finanziamenti o misure di agevolazione per interventi ritenuti suscettibili di un impatto positivo sulla crescita economica (tra gli altri: finanziamento per le opere di accesso agli impianti portuali, articolo 17, comma 3; finanziamento del rinnovo parchi automobilistici trasporto pubblico locale, articolo 19, commi 4-7), ovvero misure idonee a determinare un aumento di entrate per lo Stato (vendita frequenze banda «L», articolo 16).
  Nelle politiche relative a scuola, università e ricerca si riscontrano, in primo luogo, interventi per il contenimento della spesa pubblica, anche attraverso azioni di razionalizzazione (quali la riduzione del personale degli uffici di diretta collaborazione, articolo 28, comma 22) e modifiche ordinamentali (quali il divieto di conferire supplenze brevi per il primo giorno di assenza dei docenti e limitazioni alla possibilità di collocare fuori ruolo docenti e dirigenti scolastici, articolo 28, commi 6-9).
  Insieme, sono posti in essere interventi di finanziamento, anche con la creazione di nuovi Fondi nello stato di previsione del Ministero Istruzione, Università e Ricerca (quali il fondo per l'attuazione del piano «La buona scuola», articolo 3).
  In tema di salute, si interviene con misure di diverso contenuto, alcune attuative del patto per la salute 2014-2016, tra le quali, l'individuazione del livello massimo di finanziamento del SSN e l'autorizzazione di spesa per il monitoraggio delle prestazioni erogate nell'assistenza primaria, alcune disposizioni relative al tema delle misure di contrasto ai disavanzi sanitari e, più in particolare, alle procedure di commissariamento delle regioni in piano di rientro, la riduzione dei termini del blocco automatico del turn-over, la modifica della disciplina in tema di Prontuario farmaceutico nazionale, (articolo 39) sia con norme varie concernenti il risanamento del Servizio sanitario del Molise (articolo 40) e di trasferimento di risorse dalle regioni agli enti del servizio sanitario regionale (articolo 42).
  In tema di politiche sociali e per la famiglia si interviene sia con misure più specificamente destinate ai nuclei familiari, quali la corresponsione, a determinate condizioni di reddito, di un assegno per i nuovi nati (articolo 13) sia con il finanziamento di alcuni Fondi con finalità sociali, la previsione di benefici fiscali per le erogazioni liberali a favore delle ONLUS (articolo 15), il contrasto a patologie con un costo sociale elevato, quali la ludopatia (articolo 14).
  D'interesse del settore agricolo, infine, interventi specifici di contenimento della spesa (quali l'incorporazione dell'Istituto nazionale, INEA, nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, CRA, articolo 32).
  Essendo nel frattempo giunta la relatrice, la invita ad illustrare i contenuti del disegno di legge di bilancio.

  Vanessa CAMANI (PD), relatore, ricorda innanzitutto che il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2015 e il bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680) è predisposto sulla base del criterio Pag. 167della legislazione vigente, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, della legge di contabilità pubblica e delle indicazioni fornite con la circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 16 del 12 maggio 2014, e impostato secondo la struttura contabile per missioni e programmi, finalizzata a privilegiare il contenuto funzionale della spesa.
  La struttura del disegno di legge di bilancio 2015-2017 pur confermando, rispetto allo scorso anno, le 34 missioni, che rappresentano le funzioni principali della spesa pubblica e ne delineano gli obiettivi strategici, presenta una profonda revisione dei programmi, conseguente ad una riorganizzazione realizzata da diversi Ministeri sulla base del processo avviato dal decreto-legge n. 95 del 2012, accelerato in seguito con il decreto-legge n. 66 del 2014. Nel disegno di legge per il 2015 risultano 181 programmi di spesa (rispetto ai 176 dello scorso anno), che costituiscono le unità di voto parlamentare; tale incremento, derivante dalla individuazione di 16 nuovi programmi di spesa e dalla soppressione di altri 9, è dovuto anche alla maggiore numerosità dei centri di responsabilità (CDR), i quali sono passati da 93 a 118, per effetto delle ristrutturazioni di alcuni Ministeri che hanno scelto di organizzarsi in direzioni generali e non più in dipartimenti.
  Come evidenziato nella Relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio per il 2015 è coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento del DEF presentata a settembre 2014 – al fine di perseguire, mediante la legge di stabilità, i volumi di entrata e di spesa programmata – e si colloca in un percorso di progressivo risanamento dei conti pubblici già avviato negli esercizi precedenti. Il disegno di legge di bilancio in esame recepisce gli effetti derivanti dall'attuazione del decreto-legge n. 66 del 2014 in materia di riaccertamento dei residui ed è comprensivo delle rimodulazioni proposte dalle Amministrazioni sulla base della flessibilità concessa dalla normativa vigente, a cui si è aggiunta quella introdotta, per la prima volta, dal decreto-legge n. 66 del 2014, che consente variazioni compensative nell'ambito degli stanziamenti dei capitoli di bilancio dei consumi intermedi e degli investimenti fissi lordi, volta a prevenire la formazione di debiti fuori bilancio e a favorire il pagamento dei debiti commerciali, nel rispetto della direttiva UE in materia di tempi di pagamenti. Ricordo, inoltre, che nel corso dell'attuale legislatura, sono state operate riduzioni lineari alle spese rimodulabili del bilancio statale per gli anni 2015 e successivi. In particolare, il decreto-legge n. 35 del 2013 ha disposto – a parziale copertura degli oneri recati dalle maggiori emissioni del debito pubblico operate allo scopo di reperire la liquidità necessaria per i pagamenti dei debiti commerciali pregressi della P.A. – una riduzione lineare, per complessivi 570,45 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015, delle dotazioni finanziarie disponibili nell'ambito delle spese rimodulabili delle missioni di spesa di ciascun Ministero. Segnalo, infine, che una serie di ulteriori disposizioni recenti legislative prevedono – a titolo di clausola di salvaguardia finanziaria degli effetti delle misure in esse contenute – una riduzione delle dotazioni rimodulabili a legislazione vigente delle Missioni di spesa dei Ministeri, disponendo che tali riduzioni operino solo qualora si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di spesa originarie.
  Passando ora ad illustrare il quadro riassuntivo del bilancio, rileva che per il 2015, in termini di competenza, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, si prevedono entrate finali per 506,4 miliardi di euro e spese finali per 553,3 miliardi. Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta pari nel 2015 a 46,9 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al 2014, sia nella previsione del bilancio (-38,3 miliardi) che nel dato assestato 2014 (-41,6 miliardi).
  Intende segnalare che il saldo 2015 dovrebbe risultare migliorato a seguito Pag. 168delle modifiche che verranno apportate al disegno di legge di stabilità, al fine di adeguarne il contenuto a quanto previsto dalla Relazione al Parlamento recante variazione alla Nota di aggiornamento del DEF 2014, approvata con apposite risoluzioni parlamentari il 30 ottobre 2014. Ciò in quanto tale Relazione prevede, a seguito delle intese intercorse con la Commissione europea, un miglioramento della manovra per circa 4,5 miliardi: miglioramento che si rifletterà anche sul saldo del disegno di legge di bilancio.
  Per il biennio 2016-2017, il disegno di legge evidenzia un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, pari, rispettivamente, a 22,7 miliardi nel 2016 e a 15,4 miliardi nel 2017, in corrispondenza ad un andamento progressivamente crescente delle entrate finali (da 506,4 miliardi nel 2015 a 525,5 miliardi nel 2017), mentre le spese finali, che registrano una forte riduzione nel 2016 rispetto al 2015, si mantengono poi sostanzialmente stabili nel 2017. In termini di cassa, il saldo netto da finanziare, è pari a 106,6 miliardi nel 2015, a 80,7 miliardi nel 2016 e a 73,4 miliardi nel 2017.
  Considerando i dati al lordo delle regolazioni contabili e debitorie (pari a 27.421 milioni di euro per quanto concerne le entrate e a 43.785 milioni di euro, per quanto concerne le spese), il disegno di legge di bilancio evidenzia, in termini di competenza, un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziarie nel triennio rispetto alla legislazione vigente. Per il 2015, il saldo netto da finanziare, al lordo delle regolazioni, si attesta a 63,3 miliardi di euro, quale differenza tra entrate finali per 533,8 miliardi di euro e spese finali per 597,1 miliardi in peggioramento rispetto al dato assestato 2014 (48,5 miliardi). Per gli anni successivi, il saldo netto da finanziare evidenzia, anche al lordo delle regolazioni debitorie, un progressivo miglioramento.
  Come già evidenziato, il disegno di legge di bilancio evidenzia per il 2015 un saldo netto da finanziare di 46,9 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al saldo assestato del 2014 di oltre 5,3 miliardi di euro. L'aumento del livello del saldo netto da finanziare nel 2015 è dovuto, da un lato, ad una riduzione delle entrate finali di oltre 11,4 miliardi (-2,2 per cento), determinato da una diminuzione sia delle entrate tributarie per circa 6,6 miliardi che di quelle extratributarie per circa 4,7 miliardi, e, dall'altro, ad una riduzione delle spese finali di oltre 6 miliardi (-1,1 per cento), per effetto principalmente della contrazione della spesa in conto capitale di 20,7 miliardi di euro (-35,7 per cento), cui fa riscontro un aumento delle spese correnti (+14,7 miliardi). Nel biennio successivo il saldo netto da finanziare mostra, tuttavia, un significativo miglioramento con un valore atteso pari a -22,7 miliardi nel 2016 e a -15,4 miliardi nel 2017, che riflette soprattutto, come già ricordato, il miglioramento dell'andamento delle entrate finali (+2,0 per cento nel 2016 e +1,6 per cento nel 2017) e la riduzione delle spese finali, essenzialmente dovuta a quelle in conto capitale (-17,1 per cento nel 2016 e -12,3 per cento nel 2017).
  L'avanzo primario, che, com’è noto, costituisce un indicatore essenziale ai fini della sostenibilità del debito pubblico, si amplia nel triennio, passando dai 40,5 miliardi del 2015 ai 67,3 miliardi del 2016 e ai 74,9 miliardi del 2017. Il risparmio pubblico, negativo nel 2015, torna su valori positivi nel biennio successivo in tutto il triennio. Il miglioramento atteso è spiegato sia dall'incremento previsto per le entrate tributarie, sia dalla riduzione delle spese correnti e in conto capitale.
  Per quanto riguarda il 2015, le entrate finali, al netto dei rimborsi IVA, ammontano nel bilancio a legislazione vigente a 506.364 milioni, in diminuzione rispetto al dato assestato 2014, nell'importo di 11.424 milioni. Tale riduzione è determinata da minori entrate tributarie per 6.637 milioni, da minori entrate extratributarie per 4.659 milioni, nonché da minor gettito da alienazioni e ammortamento beni patrimoniali per 128 milioni. Per le annualità 2016 e 2017 si prevede un andamento positivo delle entrate tributarie Pag. 169(+2,4 per cento nel 2016 e +2,0 per cento nel 2017). A fronte dell'incremento delle entrate tributarie si riscontra, invece, una lieve diminuzione di quelle extratributarie, sia nel 2016 che nel 2017. Con riferimento particolare alle entrate tributarie, nel 2015 diminuiscono di 13.654 milioni le imposte sul patrimonio e sul reddito (-5,2 per cento), a fronte dell'aumento di 6.516 milioni delle tasse e imposte sugli affari (+5,2 per cento), di 158 milioni le imposte sulla produzione, consumi e dogane (+0,4 per cento), di 70 milioni il gettito dai prodotti di monopolio (+0,7 per cento) e di 273 milioni il settore lotto, lotterie e giochi (+2,5 per cento). Analizzando le principali imposte, rispetto al dato assestato 2014, nel 2015 il gettito IRPEF passa da 186.372 a 176.960 milioni e quello relativo all'IRES diminuisce da 50.359 a 42.399 milioni. Per il gettito IVA viene indicato un aumento da 100.462 a 108.126 milioni, così come per le accise e imposte sugli oli minerali, che crescono da 26.761 a 28.01814 milioni.
  Le spese finali ammontano nel 2015 a complessivi 553,3 miliardi, evidenziando, rispetto all'assestato 2014, una riduzione complessiva di 6 miliardi, per effetto della sensibile contrazione delle spese in conto capitale di 20,7 miliardi di euro (circa il 35,7 per cento in meno rispetto al dato dell'assestamento 2014). Le spese correnti manifestano, invece, un incremento (+14,7 miliardi rispetto al bilancio assestato 2014). In particolare, la spesa corrente primaria, considerata al netto degli interessi, presenta nel disegno di legge di bilancio per il 2015 una consistenza di 428,5 miliardi di euro, prevista in aumento di circa 16,8 miliardi di euro rispetto all'assestato 2014. Tale componente di spesa mostra un andamento più contenuto nei due anni successivi, in virtù degli interventi correttivi adottati negli ultimi esercizi, passando, infatti, dai 428,5 miliardi del 2015 ai 419 miliardi del 2016 per poi risalire leggermente, a 423,4 miliardi, nel 2017. Quanto alla spesa per interessi – che manifesta un decremento nel 2015 rispetto al dato assestato 2014 di oltre 6 miliardi di euro – si stima un progressivo aumento nel biennio successivo, passando dagli 87,5 miliardi nel 2015 fino a oltre 90 miliardi nel 2017, per effetto sia del profilo atteso dei rendimenti dei titoli pubblici, sia del pagamento degli interessi dovuti alla Cassa Depositi e Prestiti. L'incremento delle spese correnti nel 2015 di 14,7 miliardi di euro è dovuto, essenzialmente, all'andamento dei trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, previsti nel 2015 in aumento di circa 15 miliardi di euro. Tale incremento è imputabile pressoché interamente ai trasferimenti alle regioni che aumentano di 14,6 miliardi. L'incremento dei trasferimenti alle famiglie e alle istituzioni sociali private, pari a 1.735 milioni nel 2015, è connesso agli effetti derivanti dall'applicazione del decreto-legge n. 66 del 2014 che dispone il riconoscimento di un credito ai percettori di redditi da lavoro dipendente (aumento di 765 milioni), e dispone l'istituzione di un apposito fondo destinato a rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale a favore lavoratori dipendenti (aumento di 1.930 milioni); le altre spese correnti registrano un aumento degli stanziamenti di 725 milioni. Sono invece previsti in leggera riduzione rispetto al 2014 sia i redditi da lavoro dipendente (-319 milioni) che i consumi intermedi (-1.104 milioni). Anche la spesa per interessi passivi si riduce nel 2015 di circa 2.127 milioni.
  La riduzione delle spese in conto capitale per oltre 20,7 miliardi rispetto al dato assestato 2014, è ascrivibile per la gran parte all'acquisizione di attività finanziarie (circa 17,6 miliardi), a causa del venir meno di interventi quali il contributo per la sottoscrizione del capitale del Meccanismo europeo di stabilità, pari a 2,9 miliardi, e il contributo per il pagamento dei debiti certi liquidi ed esigibili degli enti locali e delle regioni, pari complessivamente a 14,5 miliardi. Si riducono anche i contributi per investimenti a imprese, la cui contrazione di 2.608 milioni è in larga misura ascrivibile al profilo dello stanziamento delle somme inerenti le Ferrovie Pag. 170dello Stato Spa (-1.692 milioni), e gli investimenti fissi lordi, che registrano una riduzione di 1.034 milioni, dovuta principalmente alla riduzione degli investimenti per la difesa (546 milioni) e per la realizzazione dell'evento Expo di Milano (324 milioni).
  Analizzando il bilancio sotto il profilo della spesa per missioni, rileva che – in termini di composizione – circa il 46 per cento della spesa complessiva dello Stato, calcolata al netto della missione «debito pubblico», è concentrato in sole 2 missioni: «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali» (che rappresenta il 25,5 per cento) e «Politiche previdenziali» (20,7 per cento). Un ulteriore 34 per cento della spesa è rappresentato dalla somma degli stanziamenti per le missioni «Istruzione scolastica» (8,9 per cento), «Politiche economico-finanziarie e di bilancio» (8,0 per cento), «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» (7,0 per cento), « L'Italia in Europa e nel mondo» (5,7 per cento) e «Difesa e sicurezza del territorio» (4,1 per cento). Al netto della missione debito pubblico, rispetto all'assestato 2014, le missioni di spesa che, a parità di struttura del disegno di legge di bilancio 2015-2017, registrano il maggior incremento, in termini assoluti, nel 2015 sono: Politiche previdenziali (+3,6 miliardi), che passa da 93,1 a 96,7 miliardi per l'anno 2015; Competitività e sviluppo delle imprese (+3,7 miliardi); Sviluppo e riequilibrio territoriale (+806 milioni); Casa e assetto urbanistico, che reca un incremento di circa 700 milioni, passando da 784 milioni nel 2014 a 1.467 milioni per l'anno 2015; L'Italia in Europa e nel mondo, che reca un incremento di circa 450 milioni, passando da 25.974 milioni nel 2014 a 26.429 milioni per l'anno 2015. Tra le missioni che presentano variazioni in diminuzione in valore assoluto, si segnalano, invece, la Missione Diritto alla mobilità (-2,5 miliardi); la Missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali (-1,3 miliardi); la Missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia (-758 milioni); la Missione Difesa e sicurezza del territorio (-1,2 miliardi) e la Missione Politiche per il lavoro (-1,2 miliardi).
  Da ultimo, vorrebbe dare conto degli stanziamenti previsti per le politiche in ambito UE esposti nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella 2 allegata al disegno di legge di bilancio), e più precisamente nella Missione 3 – L'Italia nell'Europa e nel mondo. All'interno della missione, che si articola in numerosi programmi, di competenza di vari Ministeri, è ricompreso il Programma 3.1 – Partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE, realizzato dal Ministero dell'economia e delle finanze e che fa capo al Centro di responsabilità Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Per l'anno finanziario 2015 lo stanziamento previsto dal disegno di legge di bilancio per il programma è pari a 24.005,7 milioni di euro, con un aumento di 899,6 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2014. Nella legge di bilancio 2014 per la medesima spesa era infatti previsto uno stanziamento di 23.106,058 milioni di euro, rimasto immutato nelle previsioni assestate. Per i successivi anni finanziari del triennio considerato, si prevede una riduzione dello stanziamento, pari a 23.705,6 milioni di euro per il 2016 e un incremento dello stanziamento, pari a 24.205,6, per il 2017.
  I capitoli direttamente interessati al programma che registrano variazioni sono i seguenti:
   capitolo 2751 «Somme da versare per il finanziamento del bilancio dell'UE a titolo di risorse proprie basate sul RNL (Reddito Nazionale Lordo) e sulla risorsa IVA»: nel 2015 presenta uno stanziamento pari a 16.700 milioni di euro, con un aumento di 700 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2014. Nel 2016 si prevede un lieve aumento dello stanziamento, pari a 16.800 milioni di euro, successivamente ridotto a 16.700 milioni di euro per il 2017).
   capitolo 2752 «Somme da versare per il finanziamento del bilancio dell'UE a Pag. 171titolo di risorse proprie tradizionali relative a dazi doganali e contributi zucchero» presenta uno stanziamento pari a 2.200 milioni di euro nel 2015, con un aumento di 200 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2014. Per gli anni successivi si prevede un lieve aumento dello stanziamento all'anno (2.300 milioni nel 2016 e 2.400 milioni nel 2017). La variazione è proposta per tenere conto del prevedibile andamento dei dazi doganali.

  Non sono invece registrate variazioni al capitolo 7493 relativo al Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, previsto dall'articolo 5 della legge n. 183 del 1987 e gestito dalla Ragioneria generale dello Stato – Ispettorato generale rapporti con l'Unione europea (IGRUE), in cui sono iscritte le risorse nazionali destinate al cofinanziamento degli interventi comunitari nelle aree obiettivo dei Fondi strutturali: ad esso infatti affluiscono disponibilità provenienti sia dal bilancio comunitario sia dal bilancio nazionale. Si tratta di un fondo dotato di amministrazione autonoma e di gestione fuori bilancio che si avvale di due conti correnti infruttiferi presso la Tesoreria centrale dello Stato in cui vengono registrati i movimenti di entrata e uscita facenti capo ai versamenti comunitari e le analoghe operazioni a carico dei finanziamenti nazionali.
  Ricorda che lo stanziamento del capitolo 7493 viene esposto anche nella Tabella E allegata al disegno di legge di stabilità 2015 (C. 2679-bis), in cui si dispone un definanziamento di 50 milioni per ciascuna annualità del periodo 2015-2020, per complessivi 300 milioni. In proposito, segnalo che la legge di stabilità 2014 ha disposto una rimodulazione delle somme già a bilancio (con diminuzione di 500 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e attribuzione di un miliardo per il 2017 e successivi), nonché – al fine di provvedere alla quota di cofinanziamento nazionale dei fondi dell'Unione europea per il ciclo di programmazione 2014-2020 (fondi strutturali e di investimento europei – fondi SIE) – ha previsto un rifinanziamento di 4,5 miliardi per il 2016 e di 19 miliardi per il 2017 e successivi. Conseguentemente per ogni annualità sono stati stanziati 5 miliardi (salvo che per il 2016).
  Le politiche di bilancio in ambito UE si inseriscono nel sistema di finanziamento generale dell'Unione Europea. Ritengo, quindi, utile, in questo contesto, esprimere alcune precisazioni in riferimento al sistema di finanziamento della UE e alla contribuzione dell'Unione stessa in favore dell'Italia.
  Il finanziamento del bilancio dell'Unione per il periodo 2014 – 2020 è disciplinato, in coerenza con l'articolo 311 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), dalla Decisione sul sistema delle risorse proprie 2014/335/UE, Euratom, del 26 maggio 2014. In base alla decisione 2014/335, le risorse finanziarie sono costituite da:
   risorse proprie tradizionali (R.P.T.), costituite dai dazi doganali riscossi dai Paesi membri negli scambi con Paesi terzi, dai prelievi sulle importazioni di prodotti agricoli, derivanti da scambi con paesi terzi, nonché a contributi provenienti dall'imposizione di diritti alla produzione dello zucchero. Tali risorse sono riscosse dai Paesi membri e poi da essi versate alla Comunità, al netto del 20 per cento a titolo di rimborso per le spese di riscossione;
   risorsa IVA: è costituita da un contributo a carico di ciascuno Stato membro calcolato applicando un'aliquota uniforme (0,30 per cento) all'imponibile nazionale dell'IVA. Per Germania, Paesi Bassi, e Svezia è stata concessa, limitatamente al periodo 2014- 2020, una riduzione di tale aliquota di prelievo fino allo 0,15 per cento;
   risorsa R.N.L. (Reddito Nazionale Lordo, già P.N.L.), che consiste in un contributo degli Stati membri commisurato alle quote parte dei RNL nazionali sul RNL comunitario, e destinata a finanziare le spese di bilancio non coperte dalle altre due suddette risorse (cosiddetta «risorsa complementare»).

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  Per il periodo 2014-2020 sono previsti meccanismi di correzione volti a ridurre i contributi netti al bilancio europeo di alcuni Stati membri, ritenuti eccessivi rispetto alla ricchezza nazionale. L'Italia migliora significativamente nel periodo 2014-2020 il proprio saldo netto negativo (differenza tra i versamenti al bilancio Ue a titolo di risorse proprie e fondi allocati all'Italia nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale), sia in valori assoluti sia in termini percentuali rispetto al periodo 2007-2013.
  Ricorda che la Commissione europea – in seguito all'entrata in vigore nel settembre 2014 del nuovo sistema europeo di conti nazionali e regionali (SEC 2010) ha avviato una revisione dei contributi dovuti dagli Stati membri sulla base delle risorse IVA e R.N.L. per il periodo 1995-2013. Sulla base di tale esercizio l'Italia dovrebbe contribuire con un saldo di 340,1 milioni di euro entro il 1o dicembre 2014.
  Inoltre, il Consiglio europeo ha deciso l'istituzione di un gruppo ad alto livello, composto da membri designati dal Consiglio, dalla Commissione e dal Parlamento europeo, con il compito di rivedere l'attuale sistema UE delle «risorse proprie», con l'obiettivo di assicurare semplicità, trasparenza, equità e controllo democratico. Il gruppo dovrà presentare una prima relazione alla fine del 2014 e i Parlamenti nazionali saranno invitati a una conferenza interistituzionale nel 2016 per valutare l'esito di questo lavoro.
  Il Regolamento (UE, EURATOM) n. 1311/2013 del 2 dicembre 2013, unitamente all'Accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria, prevede un massimale di spesa per l'UE a 28 per il periodo 2014-2020 pari a 959,988 miliardi di euro in stanziamenti per impegni, corrispondente al 1 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) dell'UE e a 908,400 miliardi di euro in stanziamenti per pagamenti, corrispondenti allo 0,95 per cento del RNL dell'UE.
  Le spese sono suddivise in sei rubriche (priorità politiche dell'Unione), e tra queste, la politica di coesione è la prima voce di spesa del bilancio UE, con il 34 per cento delle risorse complessive, nonostante la riduzione della dotazione complessiva rispetto al periodo 2007-2013 (da 348,8 a 325,1 miliardi di euro).
  Gli stanziamenti complessivi destinati ai fondi strutturali sono pari in termini di impegni a 325,14 miliardi di euro (a prezzi 2011, con una riduzione di circa l'8 per cento rispetto al periodo 2007-2013).
  Nel complesso della contribuzione europea in favore dell'Italia nel ciclo di programmazione 2014-2020, per risorse dirette e in cofinanziamento, il volume di risorse del nostro Paese per la coesione territoriale raggiunge i 130 miliardi di euro.
  Queste risorse sono così composte: per 43,8 miliardi di risorse comunitarie (32,255 miliardi per Fondi strutturali, 670,6 milioni per Fondo europeo per l'aiuto agli indigenti, 567,5 milioni per l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, e 10,430 miliardi per Fondi FEASR), oltre ai 32,2 miliardi di cofinanziamento nazionale (di cui 24,5 miliardi su fondi strutturali e 7,7 miliardi su Fondi FEASR), e oltre ai 10,2 miliardi di cofinanziamento regionale (di cui 7,5 miliardi su Fondi strutturali e 2,7 miliardi su Fondi FEASR). A questi si aggiungono i 43,8 miliardi delle risorse effettivamente stanziate in bilancio del Fondo di sviluppo e coesione.
  Infine, ricorda quanto previsto dall'accordo di partenariato 2004-2020, che stabilisce, per ciascuno Stato membro dell'UE, il quadro strategico della programmazione nazionale relativa al periodo 2014-2020 dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE).
  Per l'Italia, lo schema di Accordo di partenariato per la programmazione 2014-2020 predisposto dal Governo italiano è stato presentato alla Commissione europea il 9 dicembre 2013, la quale Commissione ha poi trasmesso le proprie osservazioni (10 marzo 2014). Dopo il parere delle Commissioni parlamentari (17 aprile 2014) Pag. 173e l'approvazione CIPE (18 aprile 2014), il 29 ottobre 2014, a chiusura del negoziato formale, la Commissione europea ha adottato l'Accordo di partenariato con l'Italia.

  Michele BORDO, presidente, in considerazione dei tempi di esame dei provvedimenti, propone di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno alle ore 12 di domani, mercoledì 5 novembre.

  La Commissione concorda.

  Michele BORDO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.25.