CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 ottobre 2014
324.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 155

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 29 ottobre 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulle problematiche e le prospettive della politica internazionale dal punto di vista dell'Italia.
(Svolgimento e rinvio).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  Ringrazia quindi il sottosegretario Mario Giro per la sua disponibilità a prendere parte a questa seduta, ricordando che è stato trasmesso a tutti i componenti della Commissione un suo contributo scritto inteso ad avviare una riflessione complessiva sui problemi e le prospettive della politica internazionale dal punto di vista del nostro Paese. Procede, quindi, alla lettura del testo (vedi allegato).

  Vincenzo AMENDOLA (PD) ringrazia il presidente Cicchitto per il contributo ampio ed esaustivo, riguardante questioni globali che attengono al futuro del nostro Paese e che, a suo avviso, potranno validamente entrare nella riflessione in atto in seno al Consiglio dei ministri. Come evidenzia il punto di rottura raggiunto in Medio Oriente, ritiene improcrastinabile prendere atto della transizione in corso e ciò in riferimento ai mutamenti delle alleanze transatlantiche, del riposizionamento degli Stati Uniti e dei nuovi condizionamenti sul piano dell'approvvigionamento energetico.
  In questo quadro, il Medio Oriente evolve ormai in un contesto privo di ordine e rispetto al quale l'Unione europea esprime atteggiamenti neo-isolazionisti ed è ripiegata su logiche commerciali e senza attenzione verso le «primavere arabe».
  Rientra in questa analisi la crisi delle politiche di vicinato e partneriato, soprattutto con la Russia, figlie di una visione debole dei processi globali. Sottolinea che Pag. 156tutto ciò costituisce una sfida per il nuovo Alto Rappresentante, su cui incombe l'onere di aprire le porte di una politica europea chiusa nelle proprie contraddizioni in ambito istituzionale ed economico.
  Quanto al ruolo dei BRICS, tali Paesi operano secondo logiche neoprotezionistiche, bloccando il raggiungimento di accordi multilaterali e producendo effetti indiretti tra i quali rientra la contraddittoria incapacità dell'ONU di pervenire ad una risoluzione sull'ISIS ai sensi del Capitolo VII della Carta dell'ONU.
  Il quadro descritto di transizione e crisi si associa a quesiti profondi sul piano delle identità e delle ideologie sottese allo scenario globale.
  Sottolinea, conclusivamente, la necessità di approfondire la riflessione geo-strategica sull'interesse dell'Italia che non è più limitato ad un ambito nazionale ma si inserisce in un quadro europeo e globale.

  Mariano RABINO (SCpI), nel complimentarsi con il presidente Cicchitto per l'approfondimento svolto, sostiene che potrebbe essere ampliata riflessione sull'Europa, il grande assente sulla scena internazionale. A suo avviso, l'Europa, nel contesto post-guerra fredda, può assurgere a fattore di stabilità soprattutto in Medio Oriente, e ciò scongiurerebbe un'ulteriore germanizzazione dell'Unione europea, fondata sull'euro quale sorta di marco allargato. A tal proposito valuta positivamente la prospettiva di ingresso di Israele nell'Unione europea. Stante la necessità di un approccio globale ai vari problemi, occorre investire sulle istituzioni europee e sulla revisione dei trattati per pervenire ad un'Unione europea continentale e statuale. In tal senso è auspicabile ripensare anche il modello di difesa in chiave europea.
  Quanto all'ISIS, esso può rappresentare in termini paradossali un fattore di stabilità, soprattutto con riferimento alla crisi israelo-palestinese, all'Iran, alla Turchia di Erdogan e alle diverse contraddizioni che attraversano il mondo islamico.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) ringrazia il presidente Cicchitto, di cui richiama l'appassionato intervento in Aula sull'operato svolto dall'Italia con la missione Mare nostrum, nonché l'importante articolo pubblicato sul Corriere della Sera a sostegno di un'attivazione delle Nazioni Unite contro l'IS. Segnala al collega Rabino l'esigenza di usare particolare cautela rispetto ad un ruolo stabilizzatore dell'IS, pur se rappresentato in termini paradossali.
  Ritiene che oggi le Nazioni Unite siano l'unico soggetto internazionale legittimato all'intervento contro una realtà che in nessun modo deve essere confusa con l'islam. A suo avviso, occorre poi usare specifica severità nei confronti della Turchia per la linea omissiva tenuta nei confronti dei curdi per aver finora chiesto ad altri di risolvere i suoi problemi. In tale Paese si corre peraltro il rischio di una deriva fondamentalista graduale, accelerata da una probabile crisi economica imminente. Solleva, quindi, critiche rispetto alla «separazione consensuale» che UE e Turchia hanno reciprocamente sancito, così perdendo un'occasione storica.
  Rispetto al tema dell'Iran, si discosta dall'analisi svolta dal presidente Cicchitto, associandosi agli auspici di Emma Bonino per una conclusione positiva del negoziato entro il 24 novembre prossimo, sulla base non tanto di valutazioni quasi contabili, ma della consapevolezza che in questo momento è in gioco l'inserimento dell'Iran nella comunità internazionale.
  Passando, quindi, al tema mediorientale, ribadisce l'esigenza di tutelare il diritto alla sicurezza dello Stato di Israele e di sanzionare con pari forza il rallentamento causato dal governo di Tel Aviv alla soluzione della questione da parte della comunità internazionale, come conferma la politica di ampliamento degli insediamenti. È su queste basi che si fonda l'atto di indirizzo da lei presentato, finalizzato ad una consapevole forzatura da parte degli Stati europei per un riconoscimento dei due Stati fissato a data certa. Fino a quel momento si dovrà operare per costringere Al Fatah a risolvere i propri problemi con Hamas.Pag. 157
  Non concorda, infine, con la rappresentazione del ruolo svolto dalla Germania, di cui non deve essere rafforzato l'approccio solipsistico assunto nelle relazioni internazionali. Quanto agli Stati Uniti, l'amministrazione Obama è sì incerta nel procedere, ma si scontra con un'opinione pubblica che da un lato chiede gli interventi militari anti ISIS e dall'altro accusa il presidente di scarsa intraprendenza internazionale.
  Infine, sui temi europei, concorda nel ritenere il Trattato di Maastricht come un punto di non ritorno rispetto ai noti temi dell'antitesi tra stabilità ed austerità che deve essere riconsiderato.

  Paolo ALLI (NCD) si associa agli interventi dei colleghi e sottolinea che, a suo giudizio, l'attuale contesto internazionale impone una maggiore valorizzazione dei territori e dei localismi, scongiurando soluzioni imposte dall'alto, come avvenuto in Afghanistan. La ricostruzione del dialogo con le realtà locali è questione centrale per la soluzione della crisi mediorientale, per il nodo rappresentato dall'ISIS, ma anche per la stessa Russia rispetto ai suoi confini come il Caucaso, la Bielorussia o l'Abkhazia. Non fa eccezione in questa analisi lo scenario frammentato della Libia. A suo avviso, nella questione iraniana il tema del nucleare non è secondario o meramente «contabile» e merita un approfondimento, come pure il ruolo della Cina nella sua strategia verso l'Africa.
  Si tratta di tematiche che attendono il nuovo Alto Rappresentante e rispetto alle quali un utile contributo potrà derivare anche dai lavori della delegazione parlamentare presso l'Assemblea della NATO.

  Andrea MANCIULLI (PD), dopo aver espresso apprezzamento per l'ampio documento predisposto dal presidente Cicchitto, sottolinea come al centro delle problematiche della nostra politica estera vi sia l'Europa o, per essere più precisi, richiamando la titolazione di un volume di storia di alcuni fa, «L'Europa e i suoi confini», ritiene infatti che la questione dei confini dell'Unione europea sia essenziale per definirne l'identità.
  Le cosiddette «primavere arabe» e la stessa crisi ucraina riflettono la centralità di questo problema: l'inadeguatezza della politica estera europea si evince infatti dall'incapacità di regolare i propri rapporti con i Paesi confinanti. Le crisi a sud e ad est dell'Europa rappresentano un portato dell'estrema diversificazione delle visioni di politica estera degli Stati europei.
  Rileva come gli Stati Uniti si stiano sempre più ritirando dal quadrante mediterraneo e si aspettino un ruolo assai più incisivo da parte degli Stati europei nel gestire le crisi di questa area nevralgica del pianeta. Osserva che, al tempo stesso, l'inadeguatezza della costruzione europea non si sta rilevando soltanto una questione di politica economica, ma rifletta una grave carenza di vocazione internazionale.
  Passando ad illustrare i principali fattori di tensione che caratterizzano l'area del Mediterraneo, osserva che lo scontro tra le correnti della Fratellanza musulmana e dei salafiti riflette anche uno scontro sui modi di concepire la supremazia nell'area mediterranea.
  Rileva conclusivamente come Henry Kissinger abbia lucidamente sottolineato le attuali gravi carenze dell'Europa comunitaria nella capacità di organizzare il proprio spazio geopolitico e di definire quello dei Paesi confinanti.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, con riferimento alle responsabilità che attendono il prossimo Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa dell'Unione europea, ricorda l'imminente Conferenza che avrà luogo presso il Senato nei giorni 6 e 7 novembre, durante la quale una sessione sarà dedicata alle priorità strategiche della PESC/PSDC, e alla quale Federica Mogherini potrà autorevolmente intervenire nel suo nuovo ruolo.

  Franco CASSANO (PD) rileva come nella relazione del presidente Cicchitto emergano due grandi nodi problematici: quello della collocazione geopolitica dell'Unione europea e quello delle nuove forme di lotta al terrorismo internazionale; Pag. 158politica estera. Con riferimento alla prima delle due questioni, essa riflette la progressiva marginalizzazione dell'Europa dai nuovi assetti internazionali. Le classi politiche devono acquistare una maggiore consapevolezza sulla fine dell'eurocentrismo, che implica una serie di costi sociali e di rischi economici che vanno affrontati. Su questo lungo processo di marginalizzazione si è innestata la rottura rappresentata dal 1989.
  Osserva infatti che, come ha acutamente rilevato Samuel Huntington, fino al 1989 l'Occidente ha vissuto, anche attraverso la contrapposizione ai due blocchi, una sua centralità geopolitica ed una sua capacità egemonica che oggi è venuta meno. Non è un caso che dopo il 1989 si assista, su scala internazionale, ad una indigenizzazione dei conflitti che rispecchia pienamente la perdita di questo ruolo strategico.
  Con riferimento alla seconda grande questione problematica, quella del conflitto con il fondamentalismo islamico, concorda con le osservazioni svolte dal collega Manciulli circa l'eterodirezione di molte delle cosiddette «primavere arabe». Si tratta ora, a suo parere, di valutare senza facili entusiasmi i processi politici instauratisi in quell'area, senza dimenticare il ruolo sociale svolto da movimenti come la Fratellanza musulmana.
  Condivide, altresì, le considerazioni svolte nella relazione del presidente Cicchitto sui punti che accomunano la militanza nelle frange del terrorismo religioso e nelle organizzazioni del terrorismo politico europeo degli anni 70 del ’900. Queste nuove forme di militanza terroristica – proprie di quella che lo storico americano James Sheehan ha definito «l'Europa post-eroica» – riflettono l'impegno politico estremistico di alcuni settori delle fasce più povere della società europea.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) evidenzia la necessità di ribaltare la prospettiva fondata su un'analisi delle crisi e delle risposte da fornire a favore di un'analisi basata sulla definizione dell'identità nazionale, tanto più importante in uno scenario multipolare. Si tratta di un tema attinente alla democrazia e alla sua proiezione nel mondo. Superata la visione manichea della politica internazionale, occorre vagliare il nostro modello nazionale nel confronto con attori diversi e rispetto ai quali non è più sostenibile esprimere giudizi assoluti, come ad esempio l'Iran o la Russia. Trattandosi di interlocutori necessari, è semmai opportuno definire la linea rossa dei nostri valori non negoziabile e promuovere da parte degli altri attori la condivisione di un metodo basato sul dialogo.
  Quanto all'Europa, è da scoraggiare una visione solo in negativo, considerata la capacità di attrattiva che il Vecchio Continente ancora esercita nei confronti di altre aree del mondo e anche nel raffronto con importanti protagonisti, quali Cina o Russia, che sono ben lungi dall'aver individuato risposte adeguate al contesto internazionale attuale.
  Certamente un ruolo più assertivo in politica estera si esercita anche attraverso strumenti finanziari e di difesa, e ciò vale rispetto a questioni come la Libia o ISIS. Resta però centrale il tema della nostra identità, che ruota intorno ai valori dello stato di diritto.
  Conclude auspicando un maggiore approfondimento sul ruolo svolto dalla Turchia.

  Paolo GENTILONI SILVERI (PD) ringrazia il presidente per il documento trasmesso ed i colleghi intervenuti, in particolare gli onorevoli Amendola e Quartapelle, di cui ha condiviso le posizioni.
  Ritiene che una prima questione da approfondire sia l'attuale ruolo svolto dagli Stati Uniti, che risentono con ogni evidenza di una nuova strategia di politica estera inaugurata dal presidente Obama e che per la prima volta propone a tale Paese una fuoriuscita dallo scenario degli anni ’90.
  Si tratta di una strategia forse reversibile ma con cui l'Europa e l'Italia devono Pag. 159fare i conti nell'immediato. Tale strategia è frutto del superamento del velleitarismo unipolare di Bush jr. e della reazione isolazionista che esso ha prodotto nella società americana conemporanea. La nuova amministrazione democratica, chiuso con il passato e superata la tesi della fine della storia, fonda oggi la propria azione su un insieme di decisioni e di interessi che vanno dal contenimento della spesa militare ai nuovi interessi economici ed energetici.
  Un ulteriore profilo di approfondimento concerne la centralità dell'Asia ed in particolare della Cina. Il quadro complessivo che così si delinea è fisiologicamente caratterizzato da problematiche che interpellano l'Unione europea rispetto a versanti di crisi quali, in primis, il Medio Oriente. In assenza di grandi potenze a cui delegare la nostra sicurezza, si pone il tema delle nuove responsabilità che incombono sull'Unione europea e sull'Italia, a loro volta impegnate nella dialettica tra la tendenza democratica internazionalista da un lato e la tendenza conservatrice isolazionista. Per una media potenza come l'Italia tale dilemma si riverbera su molteplici profili decisionali assai delicati, come rivela il dibattito sugli F35.
  Tutto ciò premesso, è d'obbligo valutare un riposizionamento anche del Vecchio Continente rispetto alle priorità strategiche, finora individuate, ad esempio, nel sostegno all'azione in Afghanistan, ma che oggi devono essere ripensate non più soltanto nel quadro delle alleanze ma in una cornice di interessi più diversificati.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, alla luce delle riflessioni e delle considerazioni emerse, propone che la Commissione proceda in futuro ad approfondimenti mirati sull'Iran e sulla Turchia, al fine di misurare gli elementi di conoscenza con la situazione sul terreno.
  Rinvia quindi il seguito delle comunicazioni ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 29 ottobre 2014. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulle problematiche e le prospettive della politica internazionale dal punto di vista dell'Italia.
(Seguito dello svolgimento e conclusione).

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  Laura GARAVINI (PD), nel compiacersi per il ricco dibattito sollecitato dal contributo del presidente Cicchitto, ritiene condivisibile valorizzare un approccio europeo alle tematiche imposte dalla globalizzazione, senza nulla concedere ad ambizioni di tipo egemonico o neo-coloniale, ma facendo leva sul patrimonio valoriale acquisito in tanti secoli di storia europea.
  Va dato atto, a suo avviso, del merito del nostro Governo di aver riportato l'Europa al centro della politica internazionale, mentre non ritiene condivisibile la rappresentazione della Germania come Paese egemone e non invece come modello propositivo e propulsivo di un impegno politico globale. L'Italia deve invece guardare alla Germania per compiere un passo in avanti in ambito internazionale e la scelta operata a favore di Federica Mogherini offre l'occasione per un serio rilancio della nostra capacità di visione strategica. Propone, pertanto, un approfondimento tematico da parte della Commissione sull'Europa, da declinare nel rapporto tra territorialità nazionale e globalizzazione.

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  Il sottosegretario Mario GIRO riconosce al documento trasmesso dalla Commissione capacità di visione onnicomprensiva dei vari problemi. Sottolinea la differenza tra Europa ed Occidente, da un lato, che guardano alla politica estera in un'ottica di dinamica storica, ed altre aree geopolitiche dall'altro, che reagiscono sul piano geopolitico in base a costanti storiche. Consapevole della diversa percezione che il resto del mondo ha del Vecchio Continente, l'Italia deve cogliere le opportunità storiche che si presentano. Si tratta di riprodurre quelle felici circostanze che hanno in passato consentito di porre in essere l'operazione in Libano, con cui Israele per la prima volta ha delegato il controllo di parte delle sue frontiere.
  Nella valutazione del contesto che ci riguarda, occorre una prospettiva decennale: in tale arco di tempo l'Occidente deve superare l'indebolimento causato dai debiti e scongiurare i rischi di rottura della coesione sociale sul suolo europeo. Occorre anche prendere atto della diversa concezione che i nostri alleati d'Oltreoceano hanno del concetto di democrazia, ancora troppo permeato dai principi del wilsonismo. Quanto alla Cina, essa costruisce, come gli altri paesi emergenti, con pazienza e determinazione, una capillare rete di influenza internazionale, ma le è estranea ogni idea di responsabilità geopolitica primaria. Su questo vi è spazio di azione per l'Occidente. Ritiene, inoltre, che se la guerra fredda ha fondato le relazioni internazionali su un'idea manichea, lo scenario attuale assomiglia più che altro a quello seguito al primo conflitto mondiale ed alle connesse problematiche apertesi nel mondo islamico.
  Il dibattito che attraversa l'islam è lo stesso di sempre, ma ne sono nuovi gli strumenti di comunicazione e di proselitismo, basati su internet. Oggi il rischio è il riproporsi della violenza veicolata da nuovi vettori e che si nutre dell'insoddisfazione generata dai trattati di pace dopo il primo conflitto mondiale. È dunque importante guardare alle tensioni intra-musulmane e di cui noi siamo la civiltà più prossima. Concorda con l'analisi sul riposizionamento statunitense ed evidenzia l'esigenza di non ritenere secondario il tema del pluralismo e della tutela delle minoranze come condizione necessaria della democrazia: non dobbiamo dimenticare che in Europa la lotta per la democrazia è costata decine di milioni di morti. Per questo occorre guardare con grande attenzione al processo di democratizzazione nel mondo arabo.
  In generale, non si deve mai cessare di gestire i processi politici, incarnando i nostri principi e non soltanto dichiarandoli.
  Svolge quindi un'analisi sullo scenario del grande Medio Oriente, con particolare riferimento all'Iran e alla sua capacità secolare di conservare intatta la propria identità imperiale. Condivide, infatti, l'analisi sulle responsabilità dell'Occidente rispetto alla Siria.
  Quanto ad Israele, auspica che Tel Aviv riesca per una seconda volta a delegare una questione di sicurezza, quale è Gaza. Analizza quindi l'aspirazione statuale dell'ISIS, che utilizza mezzi di comunicazione moderni per realizzare un progetto antico.
  Quanto all'analisi del ruolo svolto dalla Russia, si tratta di un interlocutore e non di un partner che non può comunque essere ricondotto alla definizione data da Obama di potenza meramente regionale.
  Da ultimo, il tema dell'immigrazione ci riporta ad una questione di interesse globale, che ha spostato le frontiere dell'Europa fino al cuore del Sahel.
  Nel quadro così composto, l'azione del nuovo Alto Rappresentante si misurerà con queste crisi, inclusa la dinamica in atto nei Balcani, per i quali l'Europa continua pur sempre a rappresentare un elemento unificante.
  Conclusivamente, rileva che il progetto europeo ha avuto il merito storico di stemperare i nazionalismi e osserva che se si vuole che l'unione politica non riaccenda pulsioni centrifughe, occorre che l'Unione europea sia guidata da una leadership politica coraggiosa.

  Francesco MONACO (PD), nell'esprimere compiacimento per il condivisibile Pag. 161lavoro di ricognizione svolto dal presidente Cicchitto, sottolinea che l'autorevolezza di un Paese si misura nella sua capacità di convergenza sui temi di politica estera e di coerenza e continuità nel tempo. Ritiene che la stella polare della politica estera italiana sia tuttora rappresentata dall'articolo 11 della Costituzione, sia nella prima parte, che celebra il primato della politica, sia nella seconda parte, che pone l'accento sul principio internazionalista e sull'investimento dell'Italia nell'azione regolatrice delle organizzazioni internazionali. In un mondo multipolare e privo di un ordine intrinseco, è essenziale investire sui soggetti titolari della governance mondiale. Propone, quindi, la tematizzazione di due questioni: l'Europa come Unione europea, vale a dire se essa debba essere intesa come opportunità o vincolo; il binomio tra identità e confini, approfondito ai tempi dell'allargamento e della riflessione sulla capacità di assorbimento delle istituzioni europee.
  Quanto all'islam politico, occorre scongiurare atteggiamenti neo-coloniali mascherati, ma anche porre il tema valoriale, fondato sui capisaldi della nostra tradizione occidentale, quali i diritti fondamentali, la laicità, la tutela delle minoranze e delle donne. Ritiene opportuno, inoltre, un approfondimento sulla questione dell'intervento militare, sollevato dallo stesso Pontefice con riferimento alle atrocità commesse da ISIS ed alla necessità di disarmare gli autori di ogni ingiusta aggressione sotto l'egida dell'ONU.

  Alessandro DI BATTISTA (M5S) richiama i fondamenti di politica estera su cui si basa l'azione del MoVimento 5 Stelle e che ruotano intorno al tema della sovranità. Svolge, quindi, una riflessione sulle ragioni della critica mossa alla moneta unica ed attribuisce all'assenza di intermediari il valore intrinseco della rete quale strumento di comunicazione privilegiato dal M5S.
  Quanto alla politica estera, illustra le ragioni della vicinanza alla situazione dei Paesi dell'America Latina legati dall'iniziativa bolivariana denominata ALBA. Si tratta di una filosofia di politica internazionale che mira a reagire agli effetti deteriori che gli accordi di libero scambio possono sviluppare sui paesi più fragili. Tale iniziativa è, a suo avviso, da assumere a modello in un paese quale l'Italia che risponde ancora ad una logica di sudditanza rispetto alle potenze d'Oltreoceano.
  Tiene a ribadire che il MoVimento 5 Stelle non è ne’ antiamericano ne’ anti-israeliano, come è stato ingiustamente sostenuto, ma è un movimento che reagisce ad iniziative gravi e ingiuste, quali quella assunta da Tel Aviv a Gaza, dove nei fatti è stato commesso un genocidio.
  Nella fase di debolezza che attraversano gli Stati Uniti, l'Unione europea deve mantenere distinti i propri interessi, ben concependo il proprio intervento riguardo al fenomeno ISIS e sviluppando nuove alleanze anche con l'area latino-americana. Rientra, altresì, in una visione distorta l'aver imposto sanzioni alla Russia in assenza di ogni prova a carico di tale paese nella crisi ucraina e secondo una dinamica che ricorda la strategia occidentale contro l'Iraq di Saddam Hussein.
  Nel quadro complessivo di politica estera così delineato è auspicabile che l'Italia svolga un ruolo più snello e mirato, mantenendo un quadro di relazioni amichevoli con Washington, ma conservando indipendenza ed autorevolezza.
  Conclude rammaricandosi per la visione che ha fino ad oggi governato il tema dell'immigrazione e che attualmente costituisce la conseguenza per noi più problematica del crollo del regime di Gheddafi, da cui è derivata una condizione estremamente penosa per il popolo libico.

  Erasmo PALAZZOTTO (SEL) ritiene che le questioni da tematizzare siano la globalizzazione e la finanziarizzazione del quadro politico. Si tratta di due questioni dirimenti che si intrecciano a loro volta con i temi dello Stato nazionale e della democrazia. Il combinarsi di tali tematiche è alla base della crescita della diseguaglianza e del debito pubblico in Europa, che è il frutto della cessione di sovranità operata dall'Unione europea, a Pag. 162cui non è corrisposto un pari aumento della capacità di controllo da parte dei cittadini.
  A suo avviso il tema della guerra fredda è da ritenersi superato, in quanto oggi la condizione di paesi come la Russia e la Cina risponde a dinamiche e categorie del tutto nuove e per lo più fondate sulla questione energetica. Non è casuale che l'acuirsi della crisi russo-ucraina si accompagni ad una accelerazione del negoziato per l'accordo di libero scambio UE-Stati Uniti. Tale fenomeno evidenzia quanto l'Europa rappresenti un mercato conteso da attori contrapposti. Delude che, pur con tale consapevolezza, l'Italia insista pervicacemente non già a cambiare il modello energetico ma semplicemente la propria area di dipendenza in favore degli Stati Uniti.
  Nel ritenere che il Medio Oriente e l'Africa permarranno aree di instabilità e di scontro, considera che il riposizionamento americano con il passaggio da hard a soft power sia frutto di un fallimento europeo e dell'attuale modello multilaterale. L'Europa non ha saputo ancora cogliere i frutti del ritiro degli USA per sua intrinseca debolezza e per tale ragione la nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante non è da considerare un'opportunità reale, trattandosi di fatto di un «ministero senza portafoglio». L'Unione europea non ha una propria politica estera e di difesa e ciò prescinde dalle capacità individuali dell'Alto Rappresentante.
  Quanto all'ISIS, auspica una risposta adeguata all'aggressività di tale soggetto ma che ne affronti anche le cause intrinseche, recuperando l'esperienza maturata in Iraq e lo sforzo profuso dal generale Petreus per la nascita di un governo multietnico in Iraq. L'assedio della città di Kobane è la prova tangibile di un problematico rapporto con la Turchia e della mancata soluzione della questione curda, considerato che oggi la difesa di Kobane è affidata anche ad una formazione politica tuttora inclusa nella lista delle formazioni terroristiche, stilata dall'Unione europea.
  Quanto alle «primavere arabe» ritiene che l'Occidente abbia allora sprecato l'occasione e che possa ancora valorizzare la giusta pulsione democratica delle giovani generazioni.
  Interviene quindi sui temi posti dall'emergenza Ebola e dal fenomeno dell'immigrazione nel Mediterraneo, che impongono un approccio e modelli interpretativi diversi dal passato.
  Conclude auspicando che la mossa dello «judoka» per l'Europa possa essere rappresentata dalla democratizzazione delle sue istituzioni e dalla riforma delle Nazioni Unite, l'altro grande assente dalle relazioni internazionali. In tal senso auspica che ogni intervento militare contro ISIS sia fondato su risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi del Capitolo VII della Carta dell'ONU, dovendosi diversamente mettere in conto il proliferare in futuro di analoghe realtà destabilizzanti.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ringrazia i colleghi così autorevolmente intervenuti nel corso del dibattito e ribadisce l'intenzione di approfondire in futuro le specifiche tematiche emerse, con particolare riferimento alla situazione in Turchia, in Iran, nei Balcani, in Cina, nonché alla questione dell'approvvigionamento energetico.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 15.30.

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