CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 febbraio 2014
179.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 33

COMITATO PERMANENTE SULL'AGENDA GLOBALE POST 2015, SULLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E IL PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO

  Giovedì 13 febbraio 2014. — Presidenza del presidente Maria Edera SPADONI. — Interviene il viceministro degli affari esteri Lapo Pistelli.

  La seduta comincia alle 8.35.

Relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2012 (Doc. LV).
Relazione predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze sull'attività di banche e fondi di sviluppo a carattere multilaterale e sulla partecipazione italiana alle risorse di detti organismi riferita per l'anno 2012 (Doc. LV, n. 1-bis).
(Esame istruttorio congiunto e rinvio).

  Maria Edera SPADONI, presidente e relatore, avverte che la Relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2012 e la Relazione predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze sull'attività di banche e fondi di sviluppo a carattere multilaterale e sulla partecipazione italiana alle risorse di detti organismi riferita per l'anno 2012 vengono esaminate ai sensi dell'articolo 124, comma 1, del Regolamento. A conclusione del relativo esame, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare una risoluzione a norma dell'articolo 117.
  Ricorda che la Relazione in oggetto è presentata annualmente al Parlamento ai sensi dell'articolo 2 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, che disciplina la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo, allo scopo di illustrare le priorità e gli strumenti di intervento e le proposte per la ripartizione delle risorse finanziarie.
  Rileva che l'esame congiunto delle due relazioni all'esame costituisce in un certo senso la prosecuzione del dibattito avviato il 22 gennaio scorso, a seguito della presentazione di una sua interrogazione, sulla mancata presentazione, da parte del Governo, di una serie di documenti aggiornati e trasparenti sulla cooperazione italiana allo sviluppo. Segnala che l'assenza di Pag. 34questi elementi informativi basilari pone il Parlamento ed i cittadini, come già sottolineato, nell'assoluta impossibilità di conoscere puntualmente e tempestivamente quali siano i progetti di sviluppo avviati, la loro efficacia ed il loro stato di avanzamento. Osserva che oggi, con forte ritardo, la Commissione è chiamata ad esaminare la Relazione 2012 sulla politica di cooperazione allo sviluppo promossa dall'Italia: il documento ribadisce che gli obiettivi generali e i princìpi ispiratori della cooperazione allo sviluppo, parte integrante della politica estera italiana, si inquadrano nell'ampio quadro delle decisioni assunte a livello internazionale, tra le quali, al primo posto, si colloca la realizzazione degli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Rileva che, proprio sulla base degli impegni assunti in questo contesto, la Relazione riafferma la posizione decisamente prioritaria dell'obiettivo della riduzione della povertà. Ricorda che il termine fissato per il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sarà raggiunto fra meno di due anni, alla fine del 2015, ragione per la quale la comunità internazionale sta da tempo lavorando alla definizione di una nuova Agenda di sviluppo. Segnala che la Relazione in esame dà risalto al dibattito svoltosi nell'anno 2012 su tale tema, ricordando il forte impulso impresso dalla Conferenza di Rio + 20 sullo sviluppo sostenibile del giugno 2012, nel corso della quale è stato raggiunto un accordo sul lancio di un processo per definire un gruppo di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Osserva che sono di pari importanza, secondo la Relazione, il dibattito sull'efficacia degli aiuti e il percorso intrapreso a partire dalla conferenza di Roma del 2003. A tal fine, ricorda che alla fine del 2012 è stato predisposto il terzo Piano programmatico per l'efficacia degli aiuti che prende le mosse dai risultati ottenuti attraverso i due precedenti. Quanto alla partecipazione italiana alle politiche europee di cooperazione, rileva che la Relazione rende noto che il Paese, nel 2012, ha contribuito ad iniziative di cooperazione allo sviluppo, per un importo pari a circa 990 milioni di euro, confermandosi così il terzo contribuente a quella voce del bilancio UE. A questo contributo, va aggiunto uno specifico stanziamento di 470 milioni di euro che la legge di bilancio 2012 assegnava al Fondo Europeo di Sviluppo, del quale l'Italia è il quarto contributore.
  Rileva che l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) dell'Italia per il 2012 è stato di 2.212,90 milioni di euro, pari allo 0,14 per cento del PIL nazionale (mentre nel 2011 il rapporto APS/PIL è stato dello 0,20 per cento). Osserva che le risorse destinate alla cooperazione hanno subìto un'ulteriore diminuzione a causa delle restrizioni di bilancio conseguenti alla perdurante crisi finanziaria. Fa presente che la cooperazione italiana ha scelto di operare in un numero limitato di settori strategici di intervento, come chiaramente indicato nelle Linee guida e indirizzi di programmazione 2012-2014. Tra i settori prioritari – tanto nel caso della cooperazione bilaterale che nel caso di quella multilaterale – il primo posto è occupato dagli interventi nel campo agricolo e in quello della sicurezza alimentare, all'interno dei quali per tutto il 2012 si sono svolti eventi ed attività tesi a conferire maggiore visibilità all'impegno italiano nella lotta alla fame nel mondo. A seguire, il settore dello sviluppo umano (con la lotta all'AIDS e alle altre pandemie, tema storicamente al centro delle attività italiane), governance e società civile, interventi umanitari.
  Fa notare che la gran parte dell'attività di cooperazione avviene attraverso il canale multilaterale e la Relazione mostra come il 70,20 per cento dell'APS italiano sia destinato ai contributi obbligatori agli organismi internazionali e alla partecipazione a Banche e Fondi di sviluppo, di cui si dirà più avanti. Segnala che il contributo a favore di organismi internazionali ed istituzioni finanziarie internazionali da parte della sola Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo, nel 2012, è stato pari a 55,62 milioni di euro. Fa presente che la Relazione sottolinea che, a seguito delle raccomandazioni contenute nella Peer Review dell'OCSE del 2009, è stata rilanciata la funzione di valutazione, Pag. 35trasparenza e comunicazione, in primo luogo attraverso l'elaborazione delle «Linee Guida sulla Valutazione». Osserva che, come è noto, la gran parte delle risorse finanziarie degli aiuti italiani è diretta verso i paesi prioritari dell'Africa sub sahariana. Fa notare che la Relazione informa che nel 2012 sono stati erogati a favore di quella regione circa 53 milioni di euro a dono, mantenendo sostanzialmente inalterato il flusso di erogazioni in rapporto all'anno precedente. Segnala che tra i maggiori riceventi vi sono, come in precedenza, il Mozambico (13,5 milioni di euro) e l'Etiopia (10,8) e, a seguire, il Sud Sudan (5,5), la Somalia e il Sudan. Osserva, inoltre, che nel 2012 l'Italia ha stipulato accordi di cancellazione definitiva del debito con la Costa d'Avorio, per un totale di 49,8 milioni di euro. Rileva che la cooperazione italiana è tra i principali donatori anche nell'area del Mediterraneo e del Medio Oriente, all'interno della quale Egitto e Tunisia, paesi definiti prioritari dalle linee guida, ricevono i maggiori contributi. Anche il Marocco, con cui sono in corso iniziative importanti anche legate alla conversione del debito, sta assumendo un ruolo di partner di sviluppo di primo piano. Segnala invece che, nella penisola balcanica, è ormai da tempo in corso un processo di Exit Strategy in considerazione dello sviluppo sociale e di crescita economica dell'area. Fa eccezione l'Albania dove, nel 2012, erano in corso 42 iniziative per un importo complessivo stanziato pari ad oltre 304 milioni di euro. Osserva che i Paesi prioritari del continente asiatico restano Afghanistan (circa 30 milioni di euro nel 2012), Pakistan, Vietnam e Myanmar. All'Asia è destinato il 18 per cento circa del totale dei fondi a dono disponibili sul canale bilaterale. Rileva, infine, che all'America Latina (paesi prioritari Bolivia, Ecuador, Cuba e El Salvador) è destinato l'8 per cento circa del totale dei fondi a dono disponibili sul canale bilaterale.
  Per quanto attiene alla Relazione 2012 sull'attività di banche e fondi di sviluppo a carattere multilaterale e sulla partecipazione italiana alle risorse di detti organismi, ricorda che essa viene predisposta annualmente dal Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro degli esteri, in base all'articolo 4 della legge n. 49 del 1987. Rileva che è importante ricordare che lo stesso articolo 4 dispone inoltre che sia il Ministro dell'economia – e non quello degli affari esteri – a curare le relazioni con le banche e i fondi di sviluppo a carattere multilaterale e ad assicurare la partecipazione finanziaria alle risorse di detti organismi nonché la concessione dei contributi obbligatori agli altri organismi multilaterali di aiuto ai paesi in via di sviluppo. Osserva che la Relazione in esame riporta i dati relativi all'anno 2012, riguardanti i principali istituti finanziari internazionali di sviluppo che fanno capo al gruppo della Banca mondiale e alle Banche regionali. Si limita, in questa sede, a segnalare i principali organismi internazionali che ricevono finanziamenti periodici dall'Italia, a partire dalla Banca mondiale, istituita nel 1944, che rappresenta uno dei maggiori organismi internazionali preposti all'assistenza allo sviluppo. Fa presente che la nuova strategia della Banca Mondiale, promossa dal presidente Jim Yong Kim, a capo dell'istituzione dal 1o luglio 2012, prevede l'eliminazione della povertà estrema, portando al di sotto del 3 per cento la percentuale di coloro che vivono con un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno entro il 2030. Segnala poi che la Relazione in esame informa che nell'anno finanziario 2012 (luglio 2011-giugno 2012) la Banca mondiale, attraverso il suo braccio operativo della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (IBRD), ha finanziato novantatré nuove operazioni per un totale di 26,7 miliardi di dollari. Oltre a questi finanziamenti, la IBRD fornisce aiuti attraverso Trust Fund, per lo più multilaterali, tra i quali il Fondo Globale per l'ambiente e il Fondo Globale per la lotta contro AIDS, TBC e malaria. Rileva che il capitale IBRD sottoscritto dall'Italia, su un totale di 205,394 miliardi di dollari (dei quali 12,42 effettivamente versati e 192,98 a chiamata), è di 5,4 miliardi di dollari, pari al 2,63 per cento Pag. 36dell'ammontare delle sottoscrizioni e al 2,51 per cento del potere di voto. Fa notare che, a fine 2012, l'Italia finanziava undici Fondi bilaterali e partecipava a quarantatré Fondi multilaterali.
  Rileva che l'altro organismo collegato al gruppo della Banca mondiale, l'IDA (International Development Association), che assiste i PVS più poveri, ha raggiunto nel 2012 un volume di risorse impegnate pari a 14,8 miliardi di dollari, di cui il 15 per cento a dono, ripartiti su 160 operazioni. La maggior parte delle risorse è andata all'Africa (circa la metà), e subito dopo al sud-est asiatico. Nel 2012 è stato effettuato un trasferimento di reddito verso l'IDA da parte dell'IBRD pari a 650 milioni di dollari. Fa presente che, nel negoziato per il sedicesimo rifinanziamento, l'Italia si è impegnata a fornire il 2,4 per cento delle risorse, mentre nelle precedenti ricostituzioni la quota italiana era stata del 3,8 per cento. Segnala che il 17 dicembre scorso si è concluso il processo negoziale per il diciassettesimo rifinanziamento delle risorse dell'IDA, per un impegno totale di 52 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.
  Rileva che il Fondo Globale per l'ambiente è un fondo multilaterale amministrato dalla Banca mondiale ed è il più grande finanziatore di progetti per la tutela dell'ambiente. Il Fondo ha il compito di assistere i PVS attraverso contributi a progetti per uno sviluppo sostenibile. Fa notare che assai più ridotte sono le partecipazioni del nostro Paese alle banche di sviluppo regionali: in particolare, la Relazione precisa che l'Italia detiene quote pari all'1,839 per cento della Banca Interamericana di Sviluppo (corrispondenti ad un potere di voto dell'1,897 per cento) avendo sottoscritto un capitale di 2,150 miliardi di dollari su un totale di 116,880 miliardi di dollari.
  Per quanto attiene alla Banca asiatica di sviluppo, fa presente che al 31 dicembre 2012 il capitale della Banca era pari a 163,1 miliardi di dollari. Segnala che l'Italia ha sottoscritto una quota di 2.949 milioni di dollari, che corrisponde all'1,81 per cento del totale, mentre il potere di voto è dell'1,75 per cento.
  Fa notare che è analogamente ridotta la partecipazione alla Banca africana (AfDB), che è nata nel 1964 e opera attraverso prestiti a valere sul capitale ordinario a condizioni quasi di mercato. La quota azionaria italiana corrisponde al 2,43 per cento del capitale ed il potere di voto al 2,42 per cento. Per il 2012, va segnalata una riduzione del 25 per cento delle operazioni del Gruppo della Banca africana di sviluppo (4,25 miliardi di unità di conto) rispetto all'anno precedente. La Relazione segnala che tale diminuzione è dovuta all'impatto della cosiddetta «primavera araba» che nell'anno precedente aveva determinato forti finanziamenti verso alcuni paesi nordafricani. Rileva che, quanto alla Banca di sviluppo dei Caraibi (CDB), di cui l'Italia è uno dei cinque membri non regionali, la quota sottoscritta ammonta al 3,23 per cento del totale (pari a 50,154 milioni di dollari).
  Segnala che l'Italia partecipa inoltre ad organismi che operano in settori specifici, come il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) che, insieme alla FAO ed al PAM (Programma alimentare mondiale), costituisce il «polo romano» delle Nazioni Unite.
  Fa presente che la Relazione riferisce che nel febbraio 2012 si sono conclusi i negoziati per il nono rifinanziamento delle risorse dell'IFAD, che hanno fissato l'obiettivo di contributi per 1,5 miliardi di dollari. Ritiene che sarà opportuno acquisire dal Governo le dovute precisazioni circa il fatto che alla data del 31 dicembre 2013 risultava che i pagamenti ricevuti dagli Stati membri erano pari a 799 milioni di dollari, equivalenti al 57 per cento degli impegni (1,4 miliardi di dollari). Risulta che l'Italia, a fronte di un impegno di 83 milioni di dollari per la nona ricostituzione, abbia versato 27,2 milioni di dollari, pari al 33 per cento circa dell'importo promesso.
  Rileva che l'Italia aderisce inoltre alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), fondata nell'aprile 1991, nel clima del progressivo collasso dei regimi di democrazia popolare e poco prima che anche l'URSS andasse incontro alla Pag. 37dissoluzione. Ricorda che l'obiettivo principale della BERS è quello di facilitare la transizione all'economia di mercato nei paesi dell'Europa centrale e orientale, dell'Asia centrale e della sponda sud del Mediterraneo. Fa presente che l'Italia, quale membro fondatore della BERS ha una partecipazione azionaria di 2,55 miliardi di euro, pari all'8,52 per cento (uguale a quella di Francia, Germania, Regno Unito e Giappone) e ha un rappresentante nel Consiglio dei governatori. La BERS ha finanziato, nel corso del 2012, 393 progetti per 8,9 miliardi di euro.
  Sottolinea che, dopo lunghissimi anni di attesa e dopo la presentazione di numerosi progetti di legge, anche da parte dello stesso Governo, finalizzati a delineare il nuovo assetto della cooperazione italiana allo sviluppo, si è forse arrivati a discutere e a decidere di questo elemento essenziale della presenza italiana nel mondo. Rileva come non vi sia dubbio che, a 27 anni dalla riforma del settore, occorra costruire una nuova politica italiana di cooperazione allo sviluppo ben ancorata a tutti i nuovi temi rilevanti e all'interlocuzione con diversi soggetti internazionali e con le istanze di cui sono portatori (a cominciare dall'Africa e dalla realtà del G20). Sottolinea che i limiti dell'attuale sistema sono evidenti anche nei due documenti all'esame, a cominciare dalla carenza di un raccordo effettivo tra Ministero degli esteri e Ministero dell'economia nella gestione delle risorse preziose destinate agli organismi multilaterali di sviluppo: l'Italia è infatti – lo si è visto nelle due Relazioni – un donatore prevalentemente multilateralista. Ritiene che la riforma organica del settore non potrà prescindere da alcuni grandi orientamenti che stanno emergendo in questi anni sul senso da dare alla cooperazione allo sviluppo. Da un lato, come è noto, è in pieno svolgimento il dibattito internazionale sull'Agenda internazionale di sviluppo per il post-2015, in cui l'Italia è chiamata a partecipare ed esprimere il proprio contributo e che dovrebbe portare alla conclusione del processo in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2015. Contestualmente, prende avvio l'articolazione della Strategia europea di cooperazione allo sviluppo, in relazione alla nuova programmazione comunitaria 2014-20, con lo specifico impegno nei confronti dell'Africa, oggetto di approfondimento politico in occasione del Quarto Summit Africa-UE previsto a Bruxelles nel mese di aprile.
  Ritiene che il Comitato potrà offrire un contributo qualificato all'elaborazione di una legge di riforma che tenga conto di queste nuove coordinate internazionali e delle aspettative degli operatori del settore.

  Il viceministro Lapo PISTELLI segnala che la Relazione risponde ad esigenze di trasparenza e serve per dare conto al Parlamento del modo in cui vengono impiegati gli stanziamenti per combattere la povertà e, più in generale, per raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Ribadisce l'esigenza, sottolineata anche dalla Presidente Spadoni, di una riforma profonda della legge sulla cooperazione allo sviluppo la cui necessità è rappresentata in questa sede dall'esistenza di due Relazioni, sullo stesso tema, redatte autonomamente da due diversi ministeri. Fa presente che la Relazione si riferisce all'anno 2012 e che riguarda, pertanto, l'attività di un Governo diverso da quello attualmente in carica. Sottolinea che il 2012 è stato un anno importante. Innanzi tutto è l'anno in cui si è avuto un primo, lieve incremento delle risorse destinate alla cooperazione precedentemente decurtate in modo notevole; si è poi tenuto, a Milano, il Forum della Cooperazione internazionale, al quale hanno partecipato moltissime ONG italiane, e che ha rappresentato un momento importante di confronto e di dibattito. Ricorda inoltre che, sempre nel 2012, ha avuto avvio la collaborazione con la Commissione europea per attuare la gestione dei programmi di cooperazione UE, la cosiddetta «cooperazione delegata» grazie alla quale, nel 2013, l'Italia ha ottenuto due programmi di cooperazione, in Egitto ed in Sud Sudan. Ricorda che l'Unione europea risulta essere il primo donatore globale ma che la sua capacità di Pag. 38implementare i programmi passa attraverso i sistemi nazionali. A tale proposito segnala l'importanza della istituenda Agenzia che si occuperà della gestione operativa dei progetti.
  Tornando alle due relazioni in esame, ne segnala la profonda diversità di stile: molto dettagliata e puntuale quella della Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo, molto più snella quella del Ministero dell'economia e delle finanze. Prende spunto da tale disparità per individuare un'esigenza di coordinamento di cui dovrà farsi carico la riforma del settore dal momento che, anche per quanto concerne il canale multilaterale delle banche e dei fondi di sviluppo, si pone lo stesso problema relativo alla contribuzione italiana al bilancio della cooperazione dell'Unione europea, vale a dire la necessità di intervenire non solo in sede di provvista, ma anche di impiego delle risorse.
  Con riferimento al disegno di legge di riforma della normativa in tema di cooperazione allo sviluppo, fa presente che il testo è stato deliberato dal Consiglio dei ministri e che sarà presentato a breve al Parlamento. Segnala che il provvedimento ha cercato di fare tesoro del nutrito dibattito sviluppatosi nella scorsa legislatura, acquisendo, come riferimento, il progetto di legge allora presentato dai senatori Tonini e Mantica. Sottolinea che il disegno di legge non ha un approccio ideologico al tema della cooperazione ma intende affrontarlo attraverso una revisione completa che si basi sui venticinque anni di esperienza trascorsa. Il provvedimento prevede, tra l'altro, l'istituzione di una Agenzia per la cooperazione cui sarebbe assegnata l'implementazione e la realizzazione dei progetti di cooperazione programmati dalla Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo. In sostanza, al Ministero affari esteri resterebbe il ruolo di «cabina di regia» e di programmazione mentre sarebbe affidato all'Agenzia l'aspetto operativo. L'Agenzia agirà in autonomia e con modalità di autofinanziamento. Segnala che è prevista la nomina di un viceministro delegato cui sarebbe assegnato il compito di verificare la coerenza e la compatibilità delle politiche del Governo con quelle legate alla cooperazione. Auspica che tale ipotesi possa realizzarsi. In conclusione, richiama l'attenzione sui tempi di reale operatività della legge di riforma che, dal momento della sua approvazione, richiederà almeno altri sei mesi. Ribadisce, pertanto, l'opportunità di un esame rapido da parte del Parlamento.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) ringrazia per la esaustiva relazione e condivide l'esigenza di una rapida approvazione del disegno di legge di riforma della cooperazione. In realtà, manifesta il proprio timore che l'attuale condizione di instabilità politica comporti un rischio non solo per l'approvazione della riforma stessa, ma addirittura per la prosecuzione della legislatura in corso. Esprime particolare apprezzamento per la nomina, prevista nel disegno di legge di riforma, di un viceministro delegato cui sia affidato il compito di valutare la compatibilità delle politiche del Governo con la gestione della cooperazione internazionale e ricorda che nel corso della IV Conferenza mondiale sulla donna, a Pechino, era stata delineata una figura simile cui affidare il compito di verificare, nelle politiche di governo, il rispetto della parità di genere. In quel caso il progetto non ha avuto alcun seguito, per cui si augura che non accada lo stesso.

  Maria Edera SPADONI, presidente e relatore, nel ringraziare il rappresentante del Governo per l'intervento svolto, desidera chiedere, con esattezza, i tempi per la presentazione del disegno di legge di riforma della cooperazione allo sviluppo. Desidera altresì alcune delucidazioni sulla figura giuridica dell'Agenzia cui il Viceministro ha fatto riferimento, in particolare in relazione alla sua posizione rispetto alla Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo e al sistema di autofinanziamento. Infine, lamentando il fatto che il Parlamento è troppo spesso costretto ad approvare, in gran fretta e senza possibilità di emendarli, provvedimenti urgenti proposti dal Governo, auspica che nella discussione del disegno di legge di riforma Pag. 39si possa dar luogo ad un confronto sereno, non affrettato e che possa tenere nella giusta considerazione le proposte di modifica, anche dell'opposizione.

  Il viceministro Lapo PISTELLI, rispondendo alla presidente Spadoni, assicura che il disegno di legge sarà presentato, a giorni, al Senato della Repubblica dove inizierà il suo esame parlamentare e dove la Commissione affari esteri, cui il provvedimento è assegnato in sede referente, ha già manifestato l'intenzione di voler procedere in modo spedito. Al fine di un'accelerazione del suo iter, osserva che sarebbe molto utile un raccordo tra i Gruppi dei due rami del Parlamento, così da mettere a punto un testo condiviso già al termine dell'esame in Senato e poter così procedere più rapidamente al vaglio da parte della Camera.
  Quanto ai rapporti tra l'Agenzia e la Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo ribadisce che non esiste sovrapposizione tra le due strutture né riduzione delle competenze del Ministero al quale continuerà a spettare un ruolo politico di programmazione. L'Agenzia, viceversa, avrà compiti operativi di implementazione e gestione dei progetti e sarà dotata di un'ampia autonomia e di una struttura agile. Quanto al tema dell'autofinanziamento, spiega che l'Agenzia riceverà un finanziamento di base da parte dello Stato, ma potrà poi agire in totale autonomia sul mercato della cooperazione, procacciandosi progetti da attivare e attuando operazioni di fundraising. Al fine di comprendere a fondo il senso vero della riforma, suggerisce la strada di un cambio radicale nell'approccio al tema della cooperazione rispetto al quale l'Italia dovrà porsi con atteggiamento sinergico e sintonico con gli altri Paesi.

  Maria Edera SPADONI, presidente e relatore, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta, preannunciando l'eventualità di audire il Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri.

  La seduta termina alle 9.20.