CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 5 novembre 2013
116.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SULL'AFRICA E LE QUESTIONI GLOBALI

COMITATO PERMANENTE SULL'AGENDA POST-2015, LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E IL PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 5 novembre 2013.

Audizione di rappresentanti di Action Aid, di Save the children Italia, della Fondazione Pangea e dell'Iniziativa Ara Pacis.

  L'audizione informale si è svolta dalle 9.05 alle 10.05.

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COMITATO PERMANENTE SULL'AFRICA E LE QUESTIONI GLOBALI

INCONTRI CON DELEGAZIONI STRANIERE

  Martedì 5 novembre 2013.

Incontro informale con il Vicepresidente del Burundi, Ir Gervais Rufyikiri.

  L'incontro informale si è svolto dalle 11.45 alle 12.25.

SEDE REFERENTE

  Martedì 5 novembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Alessandro DI BATTISTA. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.40.

Ratifica ed esecuzione del protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012.
C. 1619 Governo.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  Guglielmo PICCHI (PdL), relatore, fa presente che il Protocollo all'esame della Commissione conclude in un certo senso la grave impasse creatasi nelle sedi europee nel giugno di cinque anni fa con la bocciatura del testo del Trattato di Lisbona, giudicato per molti profili troppo «invasivo» da parte del corpo elettorale irlandese.
  Rileva che, per superare questa situazione di stallo, il Consiglio europeo adottò, nel giugno dell'anno successivo, una decisione avente ad oggetto una serie di garanzie giuridiche riguardanti l'Irlanda in materia di diritto alla vita, protezione della famiglia, istruzione, fiscalità, sicurezza e difesa.
  Osserva che la decisione avrebbe costituito il presupposto per l'adozione di un nuovo Protocollo concernente «le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona», che tutti gli Stati membri avrebbero dovuto ratificare dopo l'adesione di un nuovo Stato membro.
  Fa presente che l'adozione del testo sulle «preoccupazioni del popolo irlandese» ha quindi agevolato l'approvazione, in una nuova consultazione referendaria svoltasi il 2 ottobre 2009, del Trattato di Lisbona da parte irlandese.
  Segnala che, dopo una serie di passaggi presso le Istituzioni europee, con l'adesione della Croazia all'UE, un'apposita conferenza intergovernativa ha predisposto il testo del protocollo previsto dalla decisione, sottoscritto da tutti gli Stati membri il 13 giugno del 2012 a Bruxelles.
  Osserva che il Protocollo, che ha la veste di un accordo internazionale da allegare al Trattato sull'UE ed al Trattato sul funzionamento dell'UE, sancisce il primato delle norme costituzionali irlandesi in materia di famiglia, di diritto alla vita e all'istruzione sulle norme della Carta dei diritti fondamentali che non possono influenzare le disposizioni costituzionali.
  Segnala che, con riferimento alla politica fiscale, il Protocollo previene ogni intervento dell'Unione in materia fiscale stabilendo che nessuna disposizione del Trattato di Lisbona modifica la portata e l'esercizio della competenza dell'Unione in materia di fiscalità.
  Passando all'esame delle disposizioni del Protocollo evidenzia che l'articolo 1 riguarda il diritto alla vita, alla famiglia e all'istruzione. In base ad esso, nessuna disposizione del Trattato di Lisbona conferente status giuridico alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, come anche nessuna disposizione del Trattato Pag. 44di Lisbona concernente lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia pregiudica in alcun modo l'applicabilità della tutela del diritto alla vita come prevista nella Costituzione irlandese, né tantomeno della protezione della famiglia e dei diritti in materia di istruzione quali previsti in detta Costituzione. L'articolo 2 è volto ad escludere qualunque modifica della portata o dell'esercizio delle competenze dell'Unione europea nel settore fiscale operata da disposizioni contenute nel Trattato di Lisbona. L'articolo 3 è dedicato alle questioni della sicurezza e difesa: in particolare, il primo capoverso ribadisce sostanzialmente quanto previsto dal comma 1, dell'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea, in ordine ai fondamenti dell'azione internazionale dell'Unione ovvero: diffusione della democrazia e dello stato di diritto, diritti dell'uomo e libertà fondamentali, uguaglianza e solidarietà, principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
  Evidenzia che l'articolo assume un peculiare rilievo in quanto prevede che il Trattato di Lisbona non condiziona né pregiudica la tradizionale politica di neutralità militare della Repubblica d'Irlanda e riserva all'Irlanda, o a qualsiasi altro Stato membro, la decisione sulla partecipazione o meno alle operazioni militari europee, conformemente alle norme giuridiche nazionali eventualmente esistenti in materia.
  Segnala che è noto quanto la vicenda dell'approvazione irlandese del Trattato di Lisbona abbia rappresentato un problema delicato sotto il profilo politico, istituzionale, culturale e di governo, evidenziando chiaramente un cambiamento di clima, nell'opinione pubblica europea circa il sostegno ai processi d'integrazione comunitaria, che assume oggi contorni inquietanti con l'avvento, in numerosi paesi europei, di movimenti di chiaro sapore populista, che vedono nel progetto europeo la causa di tutti i mali.
  Confida quindi in una rapida approvazione del provvedimento in esame non solo poiché esso rappresenta un atto in un certo senso dovuto, sia a livello internazionale, sia all'amica Irlanda ma anche perché la soluzione sottesa al Protocollo costituisce una risposta realistica, anche se evidentemente parziale, a tale crisi di fiducia che a lungo molti, in Europa ed in Italia, si sono illusi di poter rinviare indefinitamente.
  Si tratta, a suo avviso, di una soluzione che rinvia ad un quadro europeo di coesione istituzionale che sappia valorizzare le culture dei paesi membri, rispettando le sensibilità di ciascun popolo europeo e rispondendo a legittime preoccupazioni, quando queste dovessero emergere, su singoli aspetti di carattere politico, sociale o culturale.
  Ricorda, infine, che il Protocollo sarebbe dovuto entrare in vigore entro il 30 giugno scorso, qualora tutti i Paesi lo avessero ratificato ma, non essendo ciò accaduto, sarà in vigore dal primo giorno del mese successivo all'ultima ratifica. Ritiene, pertanto, auspicabile una rapida conclusione del suo esame.
  Conclude osservando che il provvedimento evidenzia l'esigenza di ascolto nei confronti dell'opinione pubblica sui temi legati all'integrazione europea e segnala, al riguardo, il suo auspicio affinché anche l'Italia, così come ha fatto l'Irlanda, possa imparare a stare in Europa convintamente ma facendo valere le proprie ragioni.

  Il sottosegretario Mario GIRO segnala che la ratifica da parte italiana del Protocollo in esame assume una valenza significativa anche nella prospettiva della futura Presidenza del Consiglio dell'Unione.
  Al riguardo, pone l'attenzione sul fatto che, ribadendo come le politiche dell'Unione si basino sul rispetto della dignità umana, sui principi di uguaglianza e di solidarietà e sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, il Protocollo conferma che le disposizioni del Trattato di Lisbona non pregiudicano in alcun modo l'ambito e l'applicabilità della tutela del diritto alla vita, alla famiglia e all'istruzione sanciti in varie disposizioni della Costituzione irlandese. Pag. 45
  Sottolinea, infine, che il Protocollo, firmato da tutti i ventotto membri dell'Unione europea, è stato ratificato da ventitré paesi e che, essendo l'Italia Paese depositario degli strumenti di ratifica, sarebbe politicamente rilevante evitare di essere l'ultimo Stato a ratificare il Protocollo.

  Marta GRANDE (M5S), ricorda che il Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al trattato di Lisbona è un atto unico nel suo genere e che va perciò valutato con attenzione. Segnala che la Commissione si accinge, infatti, ad esprimersi su un documento volto a difendere alcune delle peculiarità e delle caratteristiche proprie che sono parte irrinunciabile del sentire nazionale e che caratterizzano marcatamente la storia, la cultura e la tradizione irlandese.
  Evidenzia che l'articolo 1 del Protocollo stabilisce che nessuna disposizione del Trattato di Lisbona può pregiudicare l'ambito e l'applicabilità della tutela del diritto alla vita, della protezione della famiglia e i diritti di istruzione presenti nella costituzione irlandese. Fa presente che, allo stesso modo, altri articoli vogliono tutelare la sovranità fiscale di tutti gli stati membri dell'Unione europea, così come quella di azione in materia di politica di difesa e sicurezza e che, inoltre, il Protocollo ricorda come l'Irlanda sia, come del resto è nel suo più pieno diritto, mossa storicamente da una politica di neutralità e come intenda riaffermare, muovendo proprio da questo stesso Protocollo, la propria autonomia politica e con essa, si augura, quella di tutti gli altri Stati membri.
  Segnala che, se da un lato questo atto pone le basi per una sana divergenza di vedute in materia di politica di difesa comune, dall'altro, proprio in questo momento particolare, vuole creare le condizioni per innescare quel cambiamento che è auspicato da gran parte dell'Unione europea, ovvero il rispetto per le diversità economiche, culturali e sociali europei e la tutela di ogni differente sensibilità e tradizione nazionale.
  Fa presente che il suo gruppo esprimerà voto favorevole al disegno di legge di ratifica in esame, partendo proprio dall'assunto che le criticità evidenziate dal popolo irlandese e le conseguenti richieste da esso formulate, ponendo finalmente l'accento sul dibattito paneuropeo relativamente alla rinegoziazione di molti ambiti strategici, meritano la più piena legittimazione.
  A suo avviso, non è possibile illudersi che sia sufficiente tenere in piedi una comune, e purtroppo anche assai traballante, politica estera o di difesa condannando l'Europa all'immobilismo, restando fermi nella convinzione di aver contribuito alla costituzione di un solido ed efficiente strumento governativo. Evidenzia che serve, piuttosto, capitalizzando ai massimi termini questa fase di grande revisione politico-culturale, stabilire una linea strategica che sia davvero comune ed inclusiva e che sappia sinceramente partire dal basso, senza ricorrere con miope insistenza al troppo spesso sterile strumento del trattato o del vincolo, strumenti, questi, che, quantunque utili e democratici, non possono non risultare, alla luce di questa fondamentale fase storica, un mero e per giunta assai debole palliativo per contrastare i mali che affliggono l'Unione europea, impedendogli di compiere quel lungo passo in avanti di cui necessita, con palese evidenza agli occhi del mondo intero, ormai da troppo tempo.

  Carlo SIBILIA (M5S), intervenendo per condividere e rafforzare i concetti espressi dalla collega Grande, sottolinea che il Protocollo costituisce uno spunto importante anche per il nostro Paese poiché il popolo irlandese è giunto alla definizione di tale atto dopo aver subito le politiche economiche di austerità imposte dall'Europa. Al riguardo, ricorda che la predetta politica di austerità economica, di cui peraltro hanno sofferto altri paesi come la Grecia, inizia ad essere posta in dubbio da alcuni economisti. Per tale ragione, a suo avviso, evidenziando che il Movimento 5 Stelle ha inserito tra i punti del suo programma la necessità di indire un referendum Pag. 46per verificare l'orientamento dei cittadini in ordine al mantenimento della moneta unica, ribadisce che l'Italia dovrebbe valutare con interesse, anche in vista della futura Presidenza del Consiglio dell'Unione, la procedura che ha portato alla definizione del Protocollo in esame, che costituisce, a suo avviso, una vera e propria revisione dei trattati operata in piena conformità alle regole previste dai trattati stessi.
  Sottolinea che l'articolo 1 dell'atto in esame pone al centro dell'attenzione non più soltanto le questioni attinenti alla politica fiscale ed economica ma si occupa, invece, di tematiche fondamentali quali quelle relative al diritto alla vita, alla protezione della famiglia ed all'istruzione. Ricorda inoltre, a tal proposito, che l'articolo 40, comma 3, terzo punto, della Costituzione irlandese riconosce il diritto alla vita del nascituro intervenendo, quindi, in una materia alla quale attualmente nel nostro Paese non è attribuita adeguata rilevanza. Evidenzia che, analogamente a quanto disciplinato dalla Costituzione irlandese in merito alla politica di difesa e sicurezza in ordine alla neutralità dell'Irlanda, l'Italia dovrebbe dal canto suo ribadire, anche in ambito europeo, la necessità di applicare l'articolo 11 della Costituzione in tema di ripudio della guerra.
  Segnala, infine, che l'articolo 2 del Protocollo riguardante la materia fiscale testimonia il fallimento delle politiche economiche dell'Unione europea ed auspica che l'Unione stessa si occupi meno di economia e di fiscalità per privilegiare i valori che sono più a cuore dei cittadini.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel giudicare positivamente il dibattito avviato in Commissione sul provvedimento in esame, sottolinea l'esigenza, in vista delle prossime elezioni europee e della futura Presidenza del Consiglio dell'Unione, di ribadire che il progetto dell'integrazione europea ha una grande valenza politica e non burocratica essendo nato da una scelta dei popoli europei che, guardando oltre i propri confini, hanno creato un ordinamento ispirato ai valori della pace e della tolleranza.
  Replicando al collega Sibilia, evidenzia che la crisi del modello europeo è stata causata dalle conseguenze della crisi economica mondiale, crisi che ha trovato l'Europa stessa impreparata a fornire risposte in grado di portare innovazione nei modelli sociali esistenti. Al riguardo, ricorda che alla crisi economica solo il nostro continente ha risposto con politiche di austerità mentre paesi come gli Stati Uniti e il Giappone hanno adottato ricette differenti. Nel rilevare che è assolutamente necessario evitare che l'Europa affondi sempre più seguendo politiche difensivistiche e neoprotezionistiche, segnala che molte sono state le soluzioni suggerite per permettere un cambio di passo dell'Unione europea.
  Ricorda, in proposito, una recente intervista di Romano Prodi in cui afferma che si potrebbero escludere temporaneamente dal computo del rapporto deficit-PIL i 51 miliardi versati dall'Italia alla solidarietà europea ed usare quelle risorse per investimenti pubblici straordinari e segnala, altresì, altre possibili soluzioni quali la golden rule ovvero ancora gli eurobond.
  A suo avviso, il dibattito che l'Italia deve portare avanti, in questa sede come anche in occasione dei futuri appuntamenti deve essere improntato alla necessità di un cambio di marcia in Europa che modifichi la politica economica che ha portato alla recessione. Sottolinea che ciò non significa auspicare meno euro o meno Europa, bensì vuol dire chiedere più governo politico dell'Europa evitando, in tal modo, il potenziale avanzamento di forze euroscettiche e privilegiando, nel contempo, quell'idea di Europa federale e solidale alla base dell'idea di Altiero Spinelli.
  Ricorda, altresì, che l'Irlanda agli inizi del duemila era considerata la «tigre celtica» per via della vivacità finanziaria raggiunta grazie agli aiuti forniti dall'Unione europea, si tratta, quindi, di un Paese e di un popolo che ha ricevuto molto dalle istituzioni europee. Segnala, Pag. 47infine, che da un lato si ritiene un «euroscontento» relativamente alla politica del bilancio comunitario ma che, parallelamente, è fautore della politica di sicurezza e difesa comune, auspicando, al riguardo, che l'Europa partecipi attivamente alla risoluzione di tutte le crisi internazionali.
  Nel preannunciare il parere favorevole del suo gruppo al disegno di legge di ratifica in esame, ribadisce l'utilità del dibattito finora svolto in Commissione e sottolinea l'importanza che i partiti politici si impegnino attivamente a promuovere una ampia discussione nel Paese per sviluppare una nuova idea di Europa.

  Arturo SCOTTO (SEL), replicando al collega Sibilia, osserva che il Protocollo in esame rappresenta più una sconfitta che una reale opportunità poiché testimonia il fallimento del processo di integrazione europea causato dalla crisi economica e dalla recessione. Aggiunge che l'articolato dell'atto in discussione contiene elementi di arretramento rispetto alla strada che l'Europa deve intraprendere riferendosi proprio alla disciplina della Costituzione irlandese in materia di famiglia e di diritti del nascituro.
  Riprendendo quanto segnalato dal collega Amendola in ordine alle future elezioni europee ed alla prossima Presidenza del Consiglio dell'Unione, sottolinea che l'Europa si trova ad un bivio decisivo poiché il bipolarismo tra forze politiche popolari e socialiste potrebbe essere sostituito da un tripolarismo che porterebbe il rischio concreto che prevalgano nuovi movimenti preoccupati più di tutelare interessi particolari che di favorire il compimento di una reale integrazione europea. Al riguardo, ricorda che il suo gruppo ha già preso posizione, presentando alcune mozioni, in merito alla necessità che i partititi politici, in vista delle elezioni europee, aderiscano preventivamente ai popolari ovvero ai socialisti europei nonché sulla possibilità di indicare nella scheda elettorale il Presidente della Commissione europea in modo da garantire reale sovranità politica ai cittadini.
  Fa presente che l'Italia è sola in Europa a combattere effettivamente la battaglia finalizzata ad un'evoluzione federalista dell'architettura istituzionale dell'Unione ed evidenzia l'esigenza di un impegno deciso e concreto volto a sanare la dicotomia esistente tra cosmopolitismo in economia e nazionalismo in politica che influenza le scelte della Commissione europea.
  Nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sul disegno di legge di ratifica in esame, ribadisce che lo stesso costituisce comunque una battuta d'arresto nel processo di integrazione europea.

  Manlio DI STEFANO (M5S), replicando al collega Scotto, ricorda che il deputato Sibilia ha espresso un giudizio negativo su ciò che l'Europa è diventata ossia non una Europa dei popoli ma un'Europa finanziaria. Al riguardo, auspica che la Commissione avvii al più presto approfondimenti sui temi della moneta unica e dell'Europa facendo presente che, d'intesa con il collega Amendola, ha organizzato alcuni convegni sulla materia.

  Mario MARAZZITI (SCpI), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sul disegno di legge di ratifica in esame, giudica importante il Protocollo al fine del superamento di un momento di crisi che ha connotato il processo di integrazione europea. Sottolinea che le preoccupazioni del popolo irlandese non riguardano solo il tema economico ma attengono a materie quali il diritto alla vita, la protezione della famiglia, la tutela della vita del nascituro sulle quali l'Europa deve intervenire tenendo conto che esiste un pluralismo identitario e che il dibattito sull'integrazione non può e non deve riguardare solo le questioni finanziarie. Evidenzia la necessità che l'Unione si ispiri sempre più al valore della democrazia inclusiva e che non divenga invece luogo di scontro tra individualismi contrapposti.
  Esprime, inoltre, l'auspicio che le istituzioni europee mettano al centro del dibattito la persona, anche al fine di ostacolare lo sviluppo di sentimenti antieuropeisti Pag. 48quali ad esempio quelli cresciuti di recente in Grecia e nel Regno Unito.
  Nel fare presente che non ritiene scandaloso il sostegno garantito dalla Costituzione irlandese alle scuole confessionali, osserva che la crisi economica che stiamo attraversando obbliga ad un ripensamento del sistema del welfare europeo ed italiano dove il ruolo della famiglia, quale principale luogo di aiuto dell'individuo, non è ad oggi adeguatamente riconosciuto.

  Francesco MONACO (PD), nel giudicare positivamente il Protocollo in esame, evidenzia che esiste un problema di fondo riguardante il processo di integrazione europea poiché l'Europa non può essere considerata una sorta di superstato ma deve invece caratterizzarsi per essere una unione di comunità ciascuna con le sue tradizioni, cultura, valori, da rendere compatibili con un quadro di riferimento comune europeo.
  A suo avviso l'Italia, quale Paese fondatore dell'Unione europea, deve farsi portatrice di un processo di integrazione attento a rispettare il nucleo fondante dello stesso concetto di Europa unita.
  Ricorda, al riguardo, che tale nucleo si fonda sia sul modello sociale europeo – segnalando, sul punto, che tutti i gruppi parlamentari nella scorsa legislatura hanno condiviso forse acriticamente l'introduzione in Costituzione della norma sul pareggio di bilancio salvo poi cercare continuamente dei correttivi a tale regola –, sia sulla democrazia ed i diritti, compresa la garanzia della laicità dello Stato.
  Conclude ribadendo la necessità che l'Italia valorizzi in tutte le sedi un nuovo spirito inclusivo del processo di costruzione europea.

  Franco CASSANO (PD) osserva la drammatica differenza tra l'idea che ha portato alla nascita dell'Europa unita, fondata sulla necessità di costruire le basi per una integrazione politica che superasse le divergenze che avevano causato le guerre del secolo scorso, ed il clima che si respira oggi nelle opinioni pubbliche riguardo all'Europa stessa. Nel ricordare una celebre frase di Keynes il quale affermava che nel lungo periodo saremo tutti morti, sottolinea l'esigenza di un cambiamento rilevante e di una immediata discontinuità nell'idea stessa di integrazione europea. Evidenzia, infatti, il rischio della polarizzazione tra un antieuropeismo popolare ed un europeismo di élite capace di immaginare un futuro dell'Europa nel lungo periodo, ma non adeguato ad affrontare i temi del tempo in cui si vive.

  Carlo SIBILIA (M5S), replicando al collega Monaco, ritiene grave l'affermazione circa la scelta compiuta in modo acritico da parte dei partiti politici presenti nella scorsa legislatura di modificare la Costituzione inserendo la regola dell'obbligo del pareggio di bilancio. Al riguardo, sottolinea che il Movimento 5 Stelle non si è reso partecipe di tale scelta in quanto non era presente in Parlamento nelle scorsa legislatura.
  Chiede al Governo di valutare la possibilità di promuovere un referendum consultivo sulla moneta unica o sulla vigenza di alcuni trattati europei ovvero ancora la possibilità di verificare la costituzionalità del fiscal compact.

  Il sottosegretario Mario GIRO replicando al deputato Sibilia, ricorda che la Costituzione definisce le modalità di indizione del referendum ed assicura che il fiscal compact risponde pienamente alla carta costituzionale italiana.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è così concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Ricorda che, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti.
  Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.45.

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SEDE CONSULTIVA

  Martedì 5 novembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Alessandro DI BATTISTA. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 15.45.

Decreto-legge 120/2013: Misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione.
C. 1690 Governo.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), relatore, rileva che la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere sul decreto-legge in esame recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione. Segnala, in via preliminare, l'articolo 1 del provvedimento che, intervenendo sulla materia dell'immigrazione, incrementa di 20 milioni di euro per l'anno 2013 il Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ed istituisce un Fondo immigrazione con una dotazione di 190 milioni di euro per l'anno 2013. Per quanto riguarda il Fondo immigrazione, fa presente che si tratta di un Fondo ad hoc, presso il Ministero dell'interno, finalizzato all'adozione degli interventi per fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all'eccezionale afflusso di stranieri sul territorio nazionale.
  Osserva che si tratta di una disposizione d'urgenza per far fronte all'emergenza causata dai molti incidenti in mare culminati nei tragici naufragi avvenuti il 3 e l'11 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, con moltissime vittime tra i migranti. Ricorda, inoltre, che il 14 ottobre 2013, il Governo ha annunciato l'avvio dell'operazione nel mar Mediterraneo contro la tratta degli esseri umani. Si tratta di un'operazione militare ed umanitaria che prevede il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare utilizzando diversi mezzi navali ed aerei, anche delle Forze armate.
  Venendo agli aspetti di competenza della Commissione, richiama l'attenzione sull'articolo 3 del decreto che prevede le disposizioni volte a consentire nel 2013 il rientro dallo scostamento dagli obiettivi di contenimento dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni entro il limite del 3 per cento del PIL, definito in sede europea. A tal fine, sottolinea quanto disposto dal comma 1 dell'articolo 3, ai sensi del quale sono accantonate e rese indisponibili le disponibilità di competenza e di cassa relative alle missioni di spesa del bilancio dello Stato di ciascun Ministero, secondo quanto indicato nella tabella B, allegata al decreto legge, tali da assicurare complessivamente un miglioramento dell'indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni nella misura di 590 milioni nel 2013. Fa presente che di tale risparmio, il prospetto riepilogativo riportato nella Relazione tecnica imputa, in termini di indebitamento netto, 316 milioni alle spese correnti e 274 milioni a quelle in conto capitale. Ai fini del miglioramento dell'indebitamento netto per l'importo di 590 milioni, la tabella B indica un accantonamento complessivo delle spese dei Ministeri, sia di competenza che di cassa, per 980,3 milioni, accantonamento che per quanto riguarda il Ministero degli Affari esteri si attesta su una cifra pari a 17,2 milioni. Al riguardo evidenzia l'esclusione dagli accantonamenti, ai sensi del comma 2, di alcuni stanziamenti di bilancio tra i quali segnala quelli relativi alla realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del grande evento Expo Milano 2015.
  Segnala che il comma 2 specifica che le quote di risorse accantonate relative alle Pag. 50spese correnti costituiscono economia di bilancio al termine dell'esercizio. Si tratta di 316 milioni nel 2013, in termini di indebitamento netto. Evidenzia che per effettive, motivate e documentate esigenze, su proposta delle Amministrazioni interessate, possono essere disposte variazioni degli accantonamenti in questione, purché con invarianza degli effetti sull'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni. Nelle proposte di variazioni resta precluso l'utilizzo degli stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti.
  In conclusione, propone una formulazione di parere favorevole che sottolinei, tuttavia, l'esigenza di limitare, in futuro, nuovi tagli lineari agli stanziamenti di bilancio del Ministero degli Affari esteri per evitare di indebolirne l'azione amministrativa per lo svolgimento della politica estera.

  Il sottosegretario Mario GIRO ricorda che l'articolo 3, comma 1, del decreto legge in esame, comporta per il Ministero degli affari esteri una riduzione di spesa complessiva per l'importo di 17,2 milioni di euro, gravanti sul bilancio del corrente esercizio finanziario. Evidenzia che le spese ridotte rientrano nella categoria delle spese rimodulabili e, come evidenziato dal relatore, Onorevole Amendola, auspica che siano scongiurati ulteriori tagli del bilancio del Ministero che metterebbero a rischio un adeguato standard di operatività di politica estera del nostro Paese.

  Carlo SIBILIA (M5S), nel ringraziare il collega Amendola per la relazione svolta, chiede di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento ad una prossima seduta anche al fine di avere un quadro più generale delle tematiche affrontate nel provvedimento stesso che tenga conto dei dibattiti svolti e dei pareri resi dalle altre Commissioni competenti in sede consultiva.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, preso atto dell'unanimità dei gruppi in merito alla richiesta di approfondire ulteriormente l'esame del provvedimento, rinvia il seguito della discussione a domani.

Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento di barriere architettoniche.
C. 1013 D'Incecco ed abb.
(Parere alla VIII Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Fucsia FITZGERALD NISSOLI (SCpI), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere sulla proposta di legge recante disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche. Segnala che la proposta di legge è composta da un unico articolo e prevede l'emanazione di un regolamento ove far confluire, coordinare e aggiornare le vigenti prescrizioni tecniche per l'eliminazione delle barriere architettoniche per gli edifici pubblici e privati e per gli spazi e i servizi pubblici o aperti al pubblico o di pubblica utilità, contenute nel decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 e nel decreto ministeriale n. 236 del 1989.
  Fa presente che si tratta di un testo che riproduce una proposta di legge della XVI legislatura, approvata in prima lettura dalla Camera il cui iter non si è concluso a causa dello scioglimento delle Camere e sulla quale la Commissione affari esteri non si era espressa in sede consultiva in quanto l'articolato non prevedeva espressamente il richiamo ai princìpi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, ratificata ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18. Evidenzia, per quanto di interesse della Commissione, che il citato regolamento di cui al comma 1 dell'articolo unico della proposta di legge in esame ha, tra le sue finalità, quella di promuovere l'adozione e la diffusione della progettazione universale in attuazione Pag. 51e in conformità ai princìpi espressi dalla citata Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006.
  Ricorda, in proposito, che tale finalità riprende il contenuto del documento emanato dalla Conferenza delle Regioni del 4 aprile 2012, relativo al testo iniziale della proposta di legge presentata nella scorsa legislatura, in cui le Regioni, dopo aver ricordato i contenuti della Convenzione, sottolineavano la necessità di «superare il concetto di eliminazione delle barriere architettoniche promuovendo, invece, la progettazione universale, la sola in grado di garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, alle attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali».
  Desidera porre l'attenzione su quanto previsto dall'articolo 2 della citata Convenzione che definisce «progettazione universale» la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. La «progettazione universale», sempre secondo l'articolo 2, non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari. Segnala, inoltre, che il comma 1 dell'articolo unico, nel disciplinare la complessa modalità procedurale per l'adozione del nuovo regolamento, prescrive che esso venga adottato dopo aver acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia.
  Sottolinea, infine, che il comma 3 prevede la ricostituzione della commissione permanente di studio su base paritetica tra lo Stato, le regioni e le province autonome e con la partecipazione di rappresentanti delle maggiori associazioni delle categorie interessate già prevista dall'articolo 12 del citato decreto ministeriale n. 236 del 1989. Tale commissione avrà il compito, tra gli altri, di adottare linee guida tecniche basate sulla progettazione universale ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera f), della Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006. La citata lettera f) impegna gli Stati ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo di beni, servizi, apparecchiature e attrezzature progettati universalmente, secondo la citata definizione di cui all'articolo 2 della medesima Convenzione, che dovrebbero richiedere il minimo adattamento possibile ed il costo più contenuto possibile per venire incontro alle esigenze specifiche delle persone con disabilità, promuoverne la disponibilità ed uso, ed incoraggiare la progettazione universale nell'elaborazione di norme e linee guida.
  Precisa che, secondo la norma, la commissione deve essere costituita nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tal fine viene previsto che ai componenti della Commissione non siano corrisposti compensi, gettoni di presenza o rimborsi di spese.
  Desidera, infine, evidenziare la dimensione etica che è insita in questo provvedimento che costituisce uno stimolo a lavorare per costruire un ambiente di vita a misura anche dei più deboli.
  Anche nella prospettiva della inclusione sociale ritiene si stia procedendo nella giusta direzione e formula, pertanto, una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Il sottosegretario Mario GIRO evidenzia che il provvedimento in esame è pienamente condivisibile sottolineando, in particolare, che la necessità di rendere il posto di lavoro più agevolmente fruibile per le persone con disabilità è un tema rispetto al quale il Ministero degli affari esteri è particolarmente sensibile. Ricorda, inoltre, che nell'ambito della Cooperazione italiana allo sviluppo, è stato adottato nel giugno scorso un piano di azione sulla disabilità per favorire l'inclusione delle persone con disabilità nei programmi di sviluppo. Fa presente che il documento è stato presentato ufficialmente il 30 ottobre scorso e che prevede misure riguardanti sia l'accessibilità delle strutture fisiche, incluse le sedi all'estero e le infrastrutture Pag. 52realizzate nei Paesi beneficiari di interventi finanziati con fondi di cooperazione, sia l'accessibilità dei siti internet e la realizzazione di attività formative.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere come formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 16.

INTERROGAZIONI

  Martedì 5 novembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Alessandro DI BATTISTA. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 16.

5-01278 Tentori: Sull'omicidio di un giovane cittadino italiano in Inghilterra.
5-01302 Bergamini: Sull'omicidio di un giovane cittadino italiano in Inghilterra.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. Avverte, altresì, che le interrogazioni in titolo, vertendo sulla stessa materia, saranno svolte congiuntamente.

  Il sottosegretario Mario GIRO risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Veronica TENTORI (PD), replicando, si dichiara soddisfatta per i dettagli forniti dal Governo e per le tempestive iniziative poste in essere dal Ministero degli affari esteri. Segnala, tuttavia, la sua preoccupazione circa i ritardi con cui la famiglia del ragazzo ucciso e le autorità italiane sono state informate dell'accaduto. Chiede al Governo di impegnarsi per continuare a garantire una particolare attenzione e un'adeguata assistenza ai parenti della vittima non soltanto nel futuro processo ma anche per il rientro in tempi rapidi della salma in Italia. Reputa, infine, estremamente grave questo episodio di violenza specie se sarà confermato il movente xenofobo di un delitto avvenuto in una Europa che dovrebbe essere ispirata ai valori della coesione, dell'unità, del riconoscimento e della tutela dei diritti di tutti comprese le minoranze.

  Alessandro DI BATTISTA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 16.10.

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