CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 ottobre 2013
109.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
Pag. 179

RELAZIONI AL PARLAMENTO

  Mercoledì 23 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Pierpaolo VARGIU.

  La seduta comincia alle 14.20.

Relazione sullo stato di attuazione del decreto legislativo recante la riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa (CRI).
Doc. CCVI, n. 1.
(Esame, ai sensi dell'articolo 124, comma 2, del regolamento e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della relazione in oggetto.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI), relatore, ricorda che la relazione trasmessa dalla Direzione generale della Croce Rossa al Ministero della salute e da questo inviata al Parlamento, risponde al dettato del comma 5, dell'articolo 8, del Decreto legislativo n. 178 del 2012, che dispone la riorganizzazione della Croce Rossa Italiana, e si articola in due parti.
  Nella prima si elencano i provvedimenti adottati dall'attuale amministrazione straordinaria dell'Ente per dare corpo ai complessi interventi necessari alla sua trasformazione, mentre nella seconda è dettagliatamente esposto il Piano straordinario per il recupero del deficit di cassa.
  Alla determinazione di modificare la natura dell'assetto istituzionale della Croce Rossa Italiana, il legislatore è giunto a seguito delle difficoltà incontrate dall'Ente nell'esercitare le proprie funzioni, al punto che, per ben 25 anni negli ultimi trentatré la CRI è stata commissariata.
  Fa presente che l'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995 n. 390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n. 490 aveva definito l'attuale Pag. 180natura di Ente Pubblico non economico dell'Associazione Italiana della Croce Rossa, mentre il decreto legislativo 28 settembre 2012 n. 178, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 novembre 2012 ne ha disposto il riordino.
  Questi i concetti fondamentali della riforma legislativa: la valorizzazione dell'attività delle risorse volontaristiche; un assetto giuridico più conforme al principio di indipendenza del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa; il risanamento della gestione con i necessari strumenti normativi (come era stato anche evidenziato dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione CRI per il 2005-2010); la riduzione nel tempo del contributo pubblico alla Croce Rossa Italiana e il ricollocamento del personale in esubero presso altre pubbliche amministrazioni.
  Osserva che il decreto prevede una graduale privatizzazione dell'Ente CRI, distinta in più fasi: una prima fase, che si è conclusa il 27 gennaio 2013, in cui la CRI ha assunto, centralmente e sul territorio, un ordinamento democratico provvisorio; una seconda fase, dal 1o gennaio 2014, in cui verrà costituita una associazione privata di interesse pubblico della Croce Rossa Italiana, alla quale verranno trasferiti tutti i compiti svolti prevalentemente da volontari; l’«Ente Croce Rossa», dovrà svolgere funzioni di supporto tecnico-logistico dell'attività dell'Associazione, operando altresì come intestatario di beni e personale, da porre a disposizione dell'Associazione temporaneamente e a titolo gratuito. Durante questa fase il nuovo Ente dovrà gestire il patrimonio per ripianare i debiti e provvedere a ricollocare il personale in eccedenza (salvo quello assunto con contratti di diritto privato dall'Associazione); in una terza fase, con decorrenza dal 1o gennaio 2016, l'Ente verrà soppresso e posto in liquidazione e tutte le funzioni attualmente esercitate dalla CRI «ente pubblico» verranno trasferite all'Associazione.
  Rileva, poi, che dalla relazione risulta che sono stati realizzati i seguenti interventi: diminuzione del numero delle componenti volontaristiche (articolo 3 comma 1 lettera 2); ricostituzione degli organi elettivi centrali e territoriali della Croce Rossa italiana (articolo 3 comma 1 lettere b e c); approvazione dello Statuto dell’ Associazione e dell'atto costitutivo (articolo 3 comma 2); elezione dei 3 rappresentanti della CRI che affiancheranno il Presidente Nazionale nel Comitato dell'Ente Strumentale alla Croce Rossa Italiana (articolo 3 comma 2); richiamo del personale militare a tempo determinato (articolo 6 comma 7); Comitato per la predisposizione degli atti di gestione del Patrimonio (articolo 4); utilizzo dell'avanzo di amministrazione ai fini della stesura del bilancio di previsione 2013 (art. 3. comma 3); contingente di 300 operatori del Corpo Militare Volontario dedicato alle attività ausiliarie delle FF.AA.; nuovo Regolamento di Organizzazione e Funzionamento dell'Ente.
  Nelle premesse al piano straordinario per il recupero del deficit di cassa, si evidenzia come la complessità delle azioni intraprese ben difficilmente consentirà di rispettare i termini temporali previsti dal legislatore e che, l'impianto normativo del decreto legislativo n. 178 dovrà essere modificato con la concessione di qualche proroga.
  A tal fine, il percorso di risanamento incontra, come maggiore ostacolo, la situazione del personale e delle strutture periferiche.
  Osserva, poi, che una prima fotografia dell'Ente può essere rappresentata da questi numeri: dotato di una struttura molto articolata e complessa con circa 600 sedi territoriali (ciascuna con autonomia di bilancio); oltre 4.000 dipendenti di cui 2.021 a tempo determinato militari + civili (alla data 13 aprile 2013); 1193 civili di ruolo; 830 militari continuativi; 1698 civili a tempo determinato; 323 militari richiamati e 590 lavoratori interinali.
  Fa presente, quindi che la gestione del personale ha comportato numerosi problemi.
  In qualche caso i provvedimenti adottati hanno ottenuto i risultati auspicati, in altri, la situazione non è così soddisfacente.Pag. 181
  Per le qualifiche dirigenziali, sono stati rilevati problemi causati dal blocco delle assunzioni disposte dal MEF, che mettono la CRI nelle condizioni di dover lavorare con 18 dirigenti di seconda fascia, attualmente in servizio invece dei 25 previsti nella dotazione organica attuale. Il rapporto dirigenti/dipendenti in CRI è di circa 1/315.
  Pur tuttavia, la nuova dirigenza ha contribuito in modo determinante ad avvicinare il Comitato centrale all'esigenze e richieste di supporto amministrativo e consulenziale provenienti dalle strutture territoriali, attraverso molteplici iniziative quali l'organizzazione di video conferenze, corsi di formazione e aggiornamento.
  Ricorda, poi, che dal punto di vista del personale civile, nel periodo 2008-2012 sono state affrontate numerose questioni con risultati soddisfacenti: riduzione della spesa del personale (passata da 3.050 unità al 31 dicembre 2007 a 1.878 unità al 31 dicembre 2012) per 13.261.779.26 milioni di euro; sigla del nuovo contratto integrativo del personale che prevede il superamento della causa principe dell'attuale contenzioso con l'estensione del trattamento accessorio al personale civile a tempo determinato; rafforzamento dell'attività di pianificazione e controllo; intensificazione dell'attività dell'Ufficio Disciplina: nel corso degli anni 2006-2012 sono state avviate molteplici iniziative quali attività formative e di supporto alle unità territoriali.
  Dal punto di vista del personale militare è stato rispettato quanto richiesto dagli enti vigilanti, nello specifico il corpo Militare è stato portato alle dipendenze funzionali della struttura amministrativa dell'Ente, nel rispetto del decreto legislativo n. 165 del 2001.
  Il numero dei militari richiamati si è costantemente ridotto dal 2008 al 2013 per un totale di 52 unità di personale in meno e nessun nuovo richiamo del personale nel periodo 2003-2012.
  Sono circa 450 nuovi ricorsi (seriali), molti derivano da provvedimenti adottati dall'Amministrazione a seguito delle risultanze dell'ispezione del Ministero dell'economia e delle finanze per il recupero di somme illegittimamente percepite per l'errato inquadramento di alcuni Ufficiali del Corpo causato dall'erronea applicazione della legge n. 250 del 2001.
  Rileva, per contro, la drammaticità del contenzioso derivante da vertenze impiantate dal personale civile.
  Il precariato è gradualmente aumentato nel corso degli anni fino a superare il contingente del personale con rapporto a tempo indeterminato (al 31 dicembre 2007 il personale a tempo determinato era costituito da 1.825 unità mentre il personale di ruolo era di 1.529 unità), e generando, nonostante l'Ente abbia dato completa attuazione a tutte le disposizioni legislative vigenti in materia, situazioni di conflitto interno scaturenti dalle aspettative alla stabilizzazione provenienti dai medesimi lavoratori e a un contenzioso che è aumentato nel corso degli anni.
  Evidenza, poi, che nella relazione vengono previste gravi conseguenze, per l'impatto sul bilancio corrente oltre che su quello 2014, per effetto delle sentenze nn. 6076, 6077 e 6078 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite che si è espressa con un giudizio non favorevole per CRI. Ciò ha determinato una sensibile alterazione rispetto al quadro organizzativo in cui si era inserito il d.lgs. n. 178 del 2012, che invece aveva previsto la dismissione del personale a tempo determinato e il ricollocamento presso altre Pubbliche Amministrazioni, ovvero presso l'Associazione privata.
  Il contenzioso instaurato, con il personale dipendente, ammonta a cifre inquietanti. I giudizi intrapresi sono ben 1667, spesso «seriali», nel senso che ogni ricorso è presentato da più persone. È evidente, come l'esito di questi contenziosi possa avere conseguenze devastanti sui bilanci dell'Ente.
  Si stima che il contenzioso sull'incentivo sia pari a 70.000.000 di euro, mentre per quanto riguarda le stabilizzazioni potenzialmente si stimano circa 38.000.000 di euro di maggior spesa di personale l'anno.
  Per quanto riguarda la situazione economica, la relazione evidenzia le iniziative Pag. 182intraprese e il giudizio sostanzialmente positivo della Corte dei Conti sugli ultimi bilanci esaminati. In effetti, la situazione precedente era particolarmente anomala, perché il conto relativo all'esercizio 2011 risulta il primo, dopo 32 anni, approvato dai termini di legge.
  Fa presente, quindi, che l'attuale situazione della Croce Rossa Italiana è caratterizzata da un forte dualismo fra Ente ed Associazione, resa ancor più faticosa a seguito delle norme che le hanno attribuito personalità giuridica di diritto pubblico (fin dal 1997, poi ribadita nel 2002 e da ultimo nel 2005).
  La complessa transizione dalla «CRI Ente Pubblico» alla nuova «CRI Associazione Privata», comporta adempimenti complessi con costi che sono stati sotto – stimati.
  Tuttavia, la situazione della CRI si sta «normalizzando», l'ultima gestione commissariale ha sanato la maggior parte dei problemi, nello specifico, dal punto di vista contabile sono stati approvati tutti i bilanci sia consuntivi che preventivi, del Comitato Centrale e relativi consolidati.
  Si è provveduto alla cancellazione di oltre 8.000 residui, taluni risalenti addirittura al 1980, e nel corso dell'anno 2011 è stato avviato il progetto della Tesoreria unica il quale prevedeva una prima fase sperimentale (Comitato Centrale e regione pilota Marche) e una fase successiva in corso di svolgimento, a seguito dell'esperimento e conclusione di una gara pubblica, di estensione del progetto a tutti i comitati regionali, provinciali e locali secondo un crono programma che ha cadenzato l'ingresso graduale delle suddette unità territoriali nel sistema, la cui conclusione è prevista per il 31 marzo 2014.
  La situazione economica pregressa rimane comunque caratterizzata da varie criticità. Particolarmente contorta si presenta la vicenda della Siciliana Servizi Emergenza (SI.S.E.), emersa proprio grazie all'attuale Commissario della Croce Rossa Italiana e denunciata alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.
  La SISE ha continuato a svolgere autonomamente il servizio di «emergenza-urgenza 118» fino a luglio 2010 richiedendo un corrispettivo mensile pari ad 11 milioni di euro in luogo dei precedenti 7,28 milioni di euro previsti dal contratto di servizio stipulato con la regione Sicilia.
  La CRI ha depositato due ricorsi per decreto ingiuntivo, attualmente pendenti, nei confronti della regione Sicilia, rispettivamente di importo pari a: 42.403.217,35 di euro; 22.382.771,60 di euro.
  Al fine di ottenere il pagamento di ingenti crediti pregressi relativi allo svolgimento del servizio 118 negli anni 2006-2009, la SISE ha presentato due ricorsi contro Croce Rossa per decreto ingiuntivo, entrambi accolti dal Tribunale di Palermo di importo pari a 49.391.660,17 di euro provvisoriamente esecutivo e l'altro di importo pari a 20.031.784,27 di euro.
  L'Amministrazione ha finora concesso, a valere sul decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, acconti per importo complessivo di 25.810.337.48 di euro.
  Nel maggio 2012 il ministero della salute ha istituito un tavolo tecnico per chiarire il contenzioso ed addivenire ad una transazione ad oggi non conclusa.
  La situazione del bilancio consolidato dell'Ente è gravata anche da circa 50 milioni di euro di crediti vantati nei confronti di Enti pubblici, alcuni dei quali risalenti addirittura agli anni 90. Il Commissario ha intrapreso azioni più incisive, ma la riscossione si prospetta comunque problematica.
  In particolare ritiene di evidenziare che la situazione di cassa è comunque caratterizzata da un disavanzo rilevante, in particolare per quanto riguarda il comitato centrale, la relazione evidenzia infatti che le gestioni regionali, provinciali e locali presentano una posizione di cassa attiva pari a circa 83 milioni di euro, mentre il comitato centrale presenta un passivo di 85 milioni, rimane quindi da risolvere il rapporto debiti/crediti fra il Comitato centrale e le Sezioni periferiche, passaggio indispensabile per riportare certezza nella situazione di cassa reale dell'Ente.
  A ciò, la relazione aggiunge alcune previsioni sulle necessità di cassa relative Pag. 183all'anno 2013. Tenendo conto dei maggiori oneri già evidenziati in precedenza, e comunque richiamati alla pagina XXIV e della riduzione dei contributi da parte dello Stato si ipotizza la cifra complessiva di un fabbisogno di cassa di 100 milioni di euro.
  La progressiva riduzione dei trasferimenti statali fa si che per l'anno 2013, essi non siano neppure sufficienti per coprire la spesa per il personale che li supera del 4 per cento.
  La relazione per spiegare le difficoltà di cassa evidenzia anche le molte iniziative straordinarie intraprese dalla Croce Rossa nei settori di competenza, in particolare, si sofferma sulla analitica descrizione degli interventi più onerosi: il terremoto in Abruzzo del 2009, l'alluvione in Liguria/Toscana del 2011, gli eventi sismici in Emilia-Romagna del 2012, l'emergenza di Haiti nel 2010 e l'emergenza Nord Africa nel 2011.
  Dal punto di vista organizzativo, da un sistema regolamentare quasi assente, si è passati all'emanazione di diversi atti, tra cui il Regolamento unico di garanzia (O.P.102 del 26 aprile 2013); il Regolamento di organizzazione e funzionamento (O.C. n. 88 del 16 aprile 2013); il Piano delle performance (O.C. n.56 del 31 gennaio 2013); il Regolamento degli incarichi dirigenziali (O.C. n. 38 del 30 gennaio 2012); il Regolamento per la gestione della sicurezza e salute del lavoro (O.C. n. 74 del 13 gennaio 2012); il Regolamento per il conferimento delle posizioni organizzative (O.C. n. 49 del 30 gennaio 2012); il Regolamento inerente le modalità di vigilanza e controllo sulle attività e sugli atti delle strutture territoriali (O.C. n. 90 del 5 maggio 2010); il Regolamento di organizzazione delle attività del settore emergenze della CRI (O.C. n. 387 del 22 luglio 2010); il Codice etico e di condotta dei dipendenti della P.A. (O.C. n. 565 dell'11 novembre 2010); il Regolamento per la gestione dei rimborsi (O.C. n. 540 del 4 novembre 2010); il Regolamento degli incarichi di collaborazione ad esperti esterni (O.C. n. 1 del 9 gennaio 2009); il Regolamento nazionale uniformi di Croce Rossa per i soccorsi spedali, il regolamento per la costituzione delle Commissioni Interne (O.C. n. 35 del 5 dicembre 2008), eccetera.
  Osserva, poi, che la relazione da inoltre atto di tutte le altre azioni intraprese.
  Si ritiene positiva la rescissione delle convenzioni troppo onerose e la razionalizzazione delle risorse attraverso sistemi informatizzati per il rilevamento dei dati riguardanti tutte le convenzioni. Così come l'istituzione della Tesoreria Unica.
  Per quanto riguarda l'attività di controllo e vigilanza istituzionale, dalla quale sono scaturiti diversi atti di vigilanza da parte del Parlamento, soprattutto nel quinquennio 2008-2012 è da evidenziare che ha visto positivamente concludersi 75 atti sui 76 complessivamente depositati.
  Di rilievo, anche se aggravano di ulteriori adempimenti l'Amministrazione già provata da una carenza di figure dirigenziali, le disposizioni normative contenute nei seguenti decreti: il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192 sulla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali; la Legge anticorruzione del 6 novembre 2012 n.190, il Piano triennale della Prevenzione e della corruzione nella Croce Rossa Italiana; il decreto-legge 8 aprile 2013, n.35 recante misure per le amministrazioni tenute a certificare i crediti certi, liquidi ed esigibili fornitori maturati alla data del 31 dicembre 2012 per somministrazioni, forniture e appalti.
  Dovrebbero essere salvaguardati i benefici ottenuti nell'applicazione del decreto legislativo. n. 178 del 2012, come la ricostituzione degli organi di governance nelle sedi territoriali; la razionalizzazione dell'assetto organizzativo del volontariato della CRI; la decisione dei soci di accedere ad un assetto privatistico in forma associativa regolato dallo Statuto approvato nel mese di giugno 2013, al fine di consentire di avviare la privatizzazione della Croce Rossa Italiana.
  Dalla relazione si evince una situazione amministrativa dell'Ente ad oggi migliorata, in quanto il saldo amministrativo nell'ultimo quinquennio continua ad essere positivo. Tuttavia, il trend del contenzioso – lavoro (stabilizzazioni ed accessorio) Pag. 184e gli ulteriori «tagli» dei finanziamenti statali, le previsioni dei bilanci 2013/2014 sono estremamente critiche.
  Conclude, rilevando, che si può, in parte concordare sulla oggettiva necessità di operare un rinvio parziale della privatizzazione della Croce Rossa Italiana, ritardando il processo di privatizzazione delle sole strutture centrali (sede nazionali e regionali), lasciando inalterato il programma di privatizzazione della struttura periferica (sedi provinciali e sedi locali), confermando tuttavia la necessità che il decreto legislativo n. 178 del 2012 abbia piena attuazione.

  Filippo FOSSATI (PD) evidenzia come il tema in discussione presenti profili di particolare rilevanza e, sotto certi aspetti, anche drammaticità, facendo riferimento alle manifestazioni di protesta da parte del personale della Croce rossa.
  Reputa opportuno, pertanto, che la XII Commissione, a conclusione dell'esame della relazione governativa in oggetto, pervenga all'adozione di una risoluzione che contenga un preciso indirizzo da rivolgere al Governo. In questo senso, ritiene opportuno prevedere lo svolgimento di audizioni, al fine di comprendere meglio i problemi che riguardano la Croce rossa, sia a livello di comitati locali che a livello centrale.
  Sottolinea altresì come il lavoro della Commissione in questa fase debba senz'altro svolgersi nella direzione volta ad assicurare che il processo di privatizzazione non sia messo in discussione e che, anzi, sia portato a termine, nel rispetto di determinate modalità, in modo da poter inquadrare la Croce rossa nell'ambito delle associazioni che supportano il sistema sanitario nel nostro Paese.

  Edoardo PATRIARCA (PD), richiamando le considerazioni svolte, da ultimo, dal deputato Fossati, evidenzia la necessità, da parte della Commissione affari sociali, di sostenere e di indirizzare, per quanto possibile, il processo di trasformazione della Croce rossa, da ente pubblico in associazione di diritto privato.
  Ricorda, quindi, che la Croce rossa ha vissuto, fino ad oggi, una doppia dimensione, in quanto alla natura di organismo di diritto pubblico a livello centrale, ciò che ha ostacolato, ad esempio, il fatto di ricevere donazioni, si è contrapposto il carattere di associazione di volontariato, presente sul territorio.
  Ritiene, dunque, che occorre recuperare la vocazione originaria della Croce rossa, evidenziando come in quest'ottica non siano consentiti arretramenti né tentazioni «nostalgiche» rispetto al richiamato processo in atto, al fine di poter inquadrare la CRI nel sistema delle associazioni di protezioni civile, che nel nostro Paese hanno svolto, e continuano a svolgere, attività di grande rilievo.

  Andrea CECCONI (M5S) rileva come la relazione del Governo sia, a suo avviso, un po’ datata e comunque, incompleta, non emergendo da essa dati precisi relativi ai beni e ai servizi né alla situazione concernente gli appalti.
  Osserva, inoltre, che dal 1o settembre di quest'anno avrebbe dovuto essere attivato un sistema di tesoreria unico, ma che dalla relazione non si evince se ciò sia avvenuto ovvero se i comitati locali operano tuttora in maniera autonoma.
  Rileva, altresì, l'anomalia costituita dalla presenza di un corpo militare, che ancora sussiste, sebbene ridotto a poche unità, secondo un modello riscontrabile solo in Italia.
  Esprime il proprio disappunto, inoltre, sulla tendenza, iniziata con il decreto-legge n. 69 del 2012, cosiddetto «del fare», e proseguita, in questi giorni, con il decreto-legge n. 101 del 2013, sulla pubblica amministrazione (A.C. 1682), di inserire disposizioni concernenti la Croce rossa nell'ambito di provvedimenti che riguardano tutt'altre materie, senza peraltro che la Commissione affari sociali sia stata coinvolta. A questo proposito, ricorda che, in entrambe le occasioni, la XII Commissione ha espresso il proprio parere sul testo originario del decreto-legge, non avendo la possibilità di esprimersi successivamente, a seguito degli emendamenti Pag. 185approvati presso le Commissioni di merito, tra cui quelli volti ad incidere sulle competenze della Commissione stessa, in quanto concernenti la Croce rossa.
  Stigmatizzando tale prassi, che di fatto estromette le Commissioni competenti in sede consultiva, e precisando che il gruppo che rappresenta non intende più tollerarla, ritiene condivisibile l'intento di adottare una risoluzione al termine del dibattito sulla relazione del Governo, purché essa dia una visione chiara di quanto sta accadendo, prospettando quindi un certo metodo di cambiamento della struttura della Croce rossa, diversamente da quanto sta accadendo, stando al contenuto della relazione governativa e agli altri elementi ricordati.

  Donata LENZI (PD), con riferimento all'emendamento approvato presso le Commissioni I e XI, nel corso dell'esame del suddetto decreto-legge n. 101 del 2013, sulla pubblica amministrazione (A.C. 1682), fa presente che si tratta di una proposta emendativa presentata da deputati appartenenti alle Commissioni competenti per il merito e che, per quanto riguarda il contenuto, esso recepisce le richieste provenienti dai Comitati locali e provinciali, di assumere la personalità giuridica di diritto privato alla data del 1o gennaio 2014, secondo quanto prevede la normativa vigente, senza che sia intervenuta, dunque, alcuna anticipazione.
  Per quanto concerne, poi, la questione generale della privatizzazione della Croce rossa, rileva come nei prossimi mesi possono realisticamente prefigurarsi due situazioni: il completamento del processo di trasformazione oppure, all'opposto, il ritorno verso il modello dell'ente pubblico.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, replicando ai rilievi formulati dal deputato Cecconi, fa presente che le Commissioni I e XI hanno approvato l'emendamento concernente i Comitati locali e provinciali della Croce rossa nella seduta di lunedì 21 ottobre, intorno alle ore 21.30, nell'ambito dell'esame del ricordato decreto-legge in materia di pubblica amministrazione, il cui esame da parte dell'Assemblea era previsto a partire dal giorno successivo, martedì 22 ottobre.
  Risulta evidente, dunque, che la XII Commissione, al pari delle altre Commissioni competenti in sede consultiva, non ha avuto modo di esprimersi sul testo risultante dall'approvazione degli emendamenti, secondo una prassi, radicatasi negli ultimi tempi, che egli stesso contesta, manifestando l'intenzione di rappresentare tale valutazione nelle sedi opportune
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 23 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Pierpaolo VARGIU. – Interviene il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda.

  La seduta comincia alle 15.10.

Disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico.
C. 101 Binetti, C. 102 Binetti, C. 267 Fucci, C. 433 Mongiello e C. 1596 Baroni.
(Seguito dell'esame e rinvio – Nomina di un Comitato ristretto).

  La Commissione prosegue l'esame delle proposte di legge in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 17 ottobre 2013.

  Il sottosegretario Paolo FADDA, scusandosi per il ritardo con il quale interviene alla seduta della Commissione, fa presente di essere stato impegnato in un incontro, tenutosi presso il ministero dell'economia e delle finanze, con una delegazione del «Comitato 16 novembre», che si è concluso con la firma di un accordo – il cui testo mette a disposizione dei componenti della Commissione – con il Pag. 186quale il Governo si impegna a portare avanti una serie di iniziative in favore delle disabilità gravissime.
  Entrando, quindi, nel merito del provvedimento in oggetto, fa presente che il Governo condivide le iniziative normative in esame, in considerazione del fatto che va promossa e sostenuta, ai fini della tutela della salute pubblica, ogni idonea misura volta a promuovere le forme di contrasto, di recupero e cura delle persone soggette a dipendenza da gioco. La tematica in esame, infatti, riveste significativa rilevanza, sia per il Ministero della salute, per gli oggettivi profili di carattere sanitario, sia per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attese le dimensioni di carattere anche sociale che ha assunto il fenomeno del gioco d'azzardo.
  Ricorda che da tempo, accanto allo scenario di uso/abuso di sostanze (droghe, psicofarmaci, alcol, tabacco) si è profilata la crescente diffusione della cosiddetta dipendenza ovvero il Gioco d'azzardo patologico (GAP), fenomeno noto come «ludopatia». Si tratta di un quadro clinico che ha in comune con la dipendenza da sostanze il comportamento compulsivo, che produce effetti sulla salute seriamente invalidanti.
  Per queste ragioni, ritiene meritevoli di ogni attenzione le iniziative normative in esame, che coglie come una ulteriore occasione per introdurre nuove misure per contrastare il fenomeno della dipendenza da gioco, che peraltro, come è noto, è un fenomeno che comporta anche un notevole impatto di natura finanziaria per il Servizio sanitario nazionale.
  Segnala, tuttavia, la necessità che all'atto della predisposizione del testo base, sia garantito il necessario coordinamento con le disposizioni normative vigenti, riferendosi, in particolare, alla legge n. 220 del 2010, c.d. legge di stabilità finanziaria per il 2011, che all'articolo 1, comma 70, ha previsto l'adozione di un decreto interdirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della salute, di intesa con la Conferenza unificata, concernente le linee di azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia. Il Ministero della salute, d'intesa con AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stati) e con la collaborazione del Dipartimento Politiche Antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sta lavorando per giungere alla versione finale dello schema di decreto interdirigenziale in questione.
  Ricorda, poi, il decreto-legge n. 158 del 2012, recante «Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più altro livello di tutela della salute» convertito dalla legge n. 189 del 2012, cui va riconosciuto il merito di avere previsto, tra le altre disposizioni, sia all'articolo 5 che all'articolo 7, disposizioni per contrastare la dipendenza da gioco di azzardo, disponendo tra l'altro che la ludopatia sia ricompresa tra i Livelli Essenziali di Assistenza, per quanto attiene alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione.
  In particolare, le disposizioni di cui al suddetto decreto-legge introducono misure più restrittive per la pubblicità del gioco con vincite in denaro, nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche, di rappresentazioni teatrali o cinematografiche. A ciò aggiunge che dal nuovo quadro normativo, di cui al decreto-legge citato, consegue l'obbligo, in capo alle società che gestiscono i giochi che prevedono vincite in denaro, di indicare in modo chiaramente visibile la percentuale di probabilità di vincita che il soggetto ha nel singolo gioco pubblicizzato.
  È prescritto inoltre, l'obbligo per i gestori di sale da gioco e di esercizi in cui vi sia offerta di giochi pubblici, di indicare attraverso apposita cartellonistica, predisposta dalla ASL territoriale competente, i rischi connessi alla patologia del gioco GAP (ludopatia).
  Ricorda che lo stesso decreto, inoltre, prevede il divieto di ingresso dei minori degli anni 18 nelle sale dove viene praticato il gioco con vincite in denaro.
  Da ultimo, ma non in ordine di importanza, segnala la necessità che le norme proposte siano coerenti anche con il riparto di competenze tra Stato e regioni, Pag. 187riferendosi ad esempio alle disposizioni (di cui all'articolo 3, comma 4, dell'A.C. 101) che potrebbero essere di eccessivo dettaglio allorquando si rivolgono all'organizzazione dei servizi di certificazione, cura e riabilitazione, aspetti che attengono alla competenza regionale.
  In conclusione, auspica che anche le iniziative in esame possano costituire l'occasione per un proficuo confronto tra Governo e Ministero della salute, da un lato, e Parlamento, dall'altro, per proseguire nella direzione di una continua e sistematica azione di contrasto al fenomeno della ludopatia.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, dichiara concluso l'esame preliminare, ricordando che nella seduta precedente il relatore, deputato Binetti, aveva proposto di procedere alla costituzione di un Comitato ristretto al fine della predisposizione di un testo unificato delle proposte di legge in titolo.

  La Commissione delibera, quindi, di nominare un Comitato ristretto, riservandosi il presidente di designarne i componenti sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

RISOLUZIONI

  Mercoledì 23 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Pierpaolo VARGIU. – Interviene il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda.

  La seduta comincia alle 15.20.

7-00114 Lorefice: Iniziative per recepire la sentenza del Tar Lazio n. 7078 del 2013 in materia di transazione nei confronti di soggetti danneggiati da sangue infetto.
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Marialucia LOREFICE (M5S) fa presente che la risoluzione in titolo nasce dall'esigenza di impegnare il Governo affinché venga in soccorso, tramite un risarcimento quantomeno economico, a tutte quelle persone che intorno agli anni settanta-ottanta, in Italia, si sono ammalate per aver contratto i virus dell'epatite B, C e dell'HIV, a seguito di trasfusioni di sangue o assunzioni di emoderivati (cosiddetti salvavita) infetti presso gli ospedali pubblici.
  Ricorda che la legge n. 210 del 1992 prevede già la corresponsione da parte dello Stato di un indennizzo a favore di soggetti danneggiati irreversibilmente nella loro integrità psico-fisica a causa di vaccinazioni obbligatorie o trasfusioni, sulla base anche del presupposto dell'insufficienza dei controlli sanitari nel settore della distribuzione del sangue, di competenza dello Stato, segnalando che proprio la circostanza che il contagio sia avvenuto a causa di mancati o insufficienti controlli sul sangue e sugli emoderivati utilizzati per uso terapeutico che ha consentito ai danneggiati, sulla base della predetta legge, di chiedere in sede civilistica il ristoro dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti. Evidenzia come, tuttavia, che l'indennizzo previsto dalla legge n. 210 sia di natura solidaristica, nettamente diverso, quindi, da quello che è il risarcimento del danno biologico, morale ed esistenziale.
  Osserva, poi, che migliaia sono le persone che da anni lottano contro malattie orribili e che sono state costrette a ricorrere ai tribunali per veder riconosciuto almeno il diritto al risarcimento e che la responsabilità del ministero della salute è stata acclarata da molte sentenze emesse da diversi uffici giudiziari.
  Ricorda, quindi, che, a seguito dei numerosi giudizi promossi, il ministero ha deciso, ad un certo punto, di risolvere in via stragiudiziale il contenzioso emanando numerosi decreti che hanno disciplinato le procedure transattive nei confronti dei soggetti danneggiati che avessero già promosso Pag. 188azione giudiziale. Pertanto, 6.500 persone contagiate hanno deciso di sospendere i procedimenti giudiziari scegliendo la strada della trattativa con il ministero della salute. Osserva che questa via avrebbe consentito, da un lato, di preservare i bilanci dello Stato, e, dall'altro, di restituire dignità ai cittadini danneggiati i quali tuttavia ad oggi non hanno ottenuto alcun indennizzo.
  In particolare, con il decreto ministeriale n. 132 del 2009 sono stati fissati i criteri per la stipula, nell'ambito di un piano pluriennale, delle transazioni con soggetti talassemici, soggetti affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti, e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, che hanno instaurato, anteriormente al 1o gennaio 2008, azioni di risarcimento danni che siano ancora pendenti.
  Fa presente, quindi, che a distanza di pochi anni, nella Gazzetta Ufficiale n. 162 del 13 luglio 2012 è stato pubblicato il decreto ministeriale 4 maggio 2012, in materia di definizione dei moduli transattivi in applicazione dell'articolo 5 del suindicato decreto n. 132 del 2009, concernente il risarcimento danni nei confronti di soggetti danneggiati da sangue infetto.
  Rileva che, inaspettatamente, tale decreto ha escluso dalla transazione tutti coloro che hanno promosso causa di risarcimento danni nei confronti del Ministero oltre i cinque anni dal riconoscimento del danno biologico, ovvero dalla data di presentazione in sede amministrativa dell'istanza di indennizzo ai sensi della legge n. 210 del 1992 rispetto alla quale risulti documentata la piena conoscenza della patologia da parte del danneggiato, oppure oltre i dieci anni dal decesso del soggetto danneggiato, nel caso si tratti di eredi di soggetti deceduti, non vengono altresì previsti dal decreto eventuali atti interruttivi della prescrizione, non conformemente alle norme di procedura civile, e vengono esclusi dalla transazione i soggetti per i quali risulti un evento trasfusionale anteriore al 24 luglio 1978.
  Sottolinea, tra l'altro, che la giurisprudenza di merito, e di legittimità, ha in più occasioni chiarito che la responsabilità da contagio post-trasfusionale in capo al ministero della salute sussiste almeno a decorrere dai primi anni settanta, non mancando pronunzie che la fanno risalire alla fine degli anni sessanta; invece, la posizione giuridica delle numerose persone ammalate è peggiorata poiché con il decreto attuativo del 4 maggio 2012 il ministero nega il legittimo diritto al risarcimento a tutti quei cittadini che non rientrano nei requisiti enunciati dallo stesso.
  Evidenzia che, da ultimo, è intervenuto il Tar del Lazio che, con sentenza n. 7078 del 16 luglio 2013, ha censurato parzialmente la condotta del ministero della salute e dichiarato illegittimo il limite temporale posto con riferimento agli eventi antecedenti il 1978. Secondo il Tar, tale criterio del limite temporale è stato «surrettiziamente introdotto» quale nuovo inammissibile criterio di limitazione selettiva.
  Alla luce delle suddette premesse, evidenzia che l'obiettivo della risoluzione in oggetto è quello di impegnare il Governo a recepire la sentenza del Tar del Lazio, intervenendo legislativamente per riconoscere a tutti i soggetti contagiati ingiustamente un uguale diritto al risarcimento affinché venga rispettata la dignità della vita, e quindi non tenga conto dei limiti temporali imposti dal decreto ministeriale 4 maggio 2012.
  Rilevando che molti malati, dopo oltre cinque anni di attese, sono stati costretti a tornare nei tribunali, che continuano a condannare lo Stato con cifre ben superiori di qualsiasi decreto transattivo, auspica che il Governo recepisca l'impegno contenuto nella risoluzione in esame, che non corrisponde a una richiesta del MoVimento 5 Stelle, ma delle vittime che da anni chiedono giustizia e rispetto della loro dignità violata.

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  Il sottosegretario Paolo FADDA rileva che, come indicato nella risoluzione in esame, alla quale il ministero della salute risponde a seguito di delega attribuita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, il Tar del Lazio, nel pronunciarsi in merito all'annullamento del decreto ministeriale del 4 maggio 2012, recante la definizione dei moduli transattivi, pur respingendo il ricorso, ha tuttavia accolto la richiesta di annullamento dell'articolo 5, comma 2, nella parte in cui esclude dalle transazioni coloro che abbiano subìto una trasfusione in epoca anteriore al 24 luglio 1978.
  In proposito, precisa che la sentenza del Tar del Lazio n. 7078 del 16 luglio 2013 è stata impugnata dall'Avvocatura generale dello Stato dinanzi al Consiglio di Stato e che l'udienza di appello è fissata per il 7 novembre 2013.
  Pertanto, nelle more della decisione giurisdizionale, e attesa l'imminenza della data in cui si deciderà il contenzioso, chiede che venga sospeso l'esame della presente risoluzione, per consentire sia al Governo che al Parlamento di poter avviare le iniziative che si renderanno necessarie, nel rispetto dei contenuti della prossima sentenza, per risolvere la problematica in esame, risalente ormai negli anni.
  Fa presente, comunque, che il Ministero della salute rivolge costantemente la propria attenzione alla tematica in esame, in quanto di estrema delicatezza e di profondo rilievo sociale, oltre che di significativo impatto finanziario.

  Anna Margherita MIOTTO (PD), in considerazione della rilevanza del tema oggetto della risoluzione in titolo, preso atto anche delle delucidazioni fornite dal sottosegretario Fadda, preannuncia la presentazione di una risoluzione da parte del suo gruppo.

  Pierpaolo VARGIU, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.35.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE

Modifica all'articolo 31 del DL n. 207/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, concernente l'indennizzo in favore delle persone affette da sindrome da talidomide.
Testo unificato C. 263 Fucci, C. 843 Piazzoni e C. 858 Miotto.