CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 ottobre 2013
104.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 23 OTTOBRE 2013

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RISOLUZIONI

  Mercoledì 16 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Michele Pompeo META. – Interviene il viceministro per lo sviluppo economico Antonio Catricalà.

  La seduta comincia alle 14.

7-00120 Bruno Bossio: Sugli interventi a tutela dell'utilizzo per finalità di interesse generale delle reti, degli impianti, dei beni e dei rapporti di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni.
7-00124 Biasotti: Sugli interventi a tutela dell'utilizzo per finalità di interesse generale delle reti, degli impianti, dei beni e dei rapporti di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni.
(Discussione congiunta e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione congiunta delle risoluzioni in oggetto.

  Michele Pompeo META, presidente, propone che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  Così rimane stabilito.

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  Michele Pompeo META, presidente, avverte che le risoluzioni in titolo, vertendo sulla stessa materia, saranno discusse congiuntamente. Avverte altresì che i rappresentanti del gruppo Movimento 5 Stelle hanno preannunciato la presentazione di una risoluzione sul medesimo tema, che sarà discussa nella successiva seduta dedicata all'esame degli atti di indirizzo in oggetto.

  Vincenza BRUNO BOSSIO (PD) sottolinea che l'oggetto della risoluzione di cui è primo firmatario investe un tema strategico per il Paese e riguarda una società con più di 80 mila dipendenti, che rappresenta il principale operatore di telecomunicazioni nel nostro Paese, che non è dotato di reti televisive via cavo. Ricorda che in data 26 settembre scorso il presidente della Consob ha riferito al Senato riguardo all'accordo Telco del precedente 24 settembre, in seguito al quale l'amministratore delegato di Telecom Bernabé ha rassegnato le proprie dimissioni. Osserva che tale accordo nasce con l'OPA avviata dall'ex presidente di Telecom Colaninno ed è proseguito con trattativa privata quando la società era guidata da Tronchetti Provera. Sottolinea che l'OPA, per come era costruita, presentava elementi di forte debolezza perché si fondava sul debito e che l'avvio della trattativa privata ha amplificato gli elementi di debolezza della procedura di acquisizione, che ora manifestano tutti i loro effetti, dal momento che l'accordo attuale prevede un investimento risibile da parte di un operatore di telecomunicazioni spagnolo concorrente e fa sorgere dubbi sugli eventuali rischi cui è sottoposta la rete nazionale. Rileva che Telecom rappresenta un'azienda strategica per il Paese e che la rete di telecomunicazioni costituisce un elemento fondamentale per la sicurezza nazionale. Ricorda che nel corso dell'audizione del presidente Bernabé, tenutasi davanti alla Commissione prima delle sue dimissioni, aveva illustrato le modalità con le quali attuare lo scorporo della rete, che è un atto volontario dell'azienda. Ricorda che il Governo ha emanato un primo regolamento attuativo della legge n. 21 del 2012 della cosiddetta golden power in data 30 settembre scorso e che ha poi emanato successivi decreti che sono necessari per garantire un'efficace vigilanza sui beni e sui rapporti di rilevanza strategica per il Paese. Nel giudicare utile comprendere quali siano i limiti dell'intervento di Cassa depositi e prestiti, osserva che sarebbe stato più coerente da parte di Poste italiane effettuare un investimento su Telecom piuttosto che su Alitalia. Rileva in ultimo la necessità di assicurare la tutela e la valorizzazione dei lavoratori della società.

  Vincenzo GAROFALO (PdL), dopo aver ringraziato il viceministro Catricalà per la partecipazione ai lavori della Commissione, illustra, a titolo di cofirmatario, la risoluzione 7-00124. Osserva che le due risoluzioni in oggetto hanno contenuti simili. In ogni caso a suo giudizio il punto essenziale è rappresentato dallo scorporo della rete. Infatti, in conseguenza delle vicende richiamate nell'intervento della collega Bruno Bossio, ci troviamo nella situazione in cui una società privata di telecomunicazioni, quale è oggi Telecom, ha nel proprio patrimonio un asset infrastrutturale fondamentale per il Paese. Per questo ritiene opportuna l'accelerazione del Governo nell'adozione dei regolamenti attinenti alla disciplina dei poteri speciali. Per quanto concerne l'ipotesi di un riacquisto da parte di soggetti pubblici della rete di telecomunicazioni, evidenzia che una simile operazione deve comunque avvenire in modo trasparente e nell'interesse generale, piuttosto che nell'interesse degli azionisti della società che cederebbe la rete stessa. Altrettanto importanti sono gli obiettivi, indicati in entrambe le risoluzioni, della tutela delle infrastrutture essenziali per lo sviluppo del Paese, della salvaguardia dei livelli occupazionali, della promozione della crescita economica e sociale attraverso il supporto delle tecnologie informatiche. Per questi motivi ritiene agevole pervenire alla definizione di un testo unificato dei due atti di indirizzo.

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  Martina NARDI (SEL) condivide l'impostazione per cui si dovrebbe creare un mercato delle telecomunicazioni in cui la rete è pubblica e gli operatori che forniscono i servizi sono privati. Per questo condivide le linee generali dei due atti di indirizzo in oggetto. Occorre tuttavia a suo giudizio precisare che la società che avrà il compito di gestire la rete deve essere interamente pubblica. Esprime infatti il timore che si costituisca una società, alla quale contribuiscono soggetti pubblici con propri finanziamenti, ma intervengono anche gli operatori privati. Ciò determinerebbe gravi difficoltà, tra cui quella di definire il valore delle reti e delle dotazioni infrastrutturali che le società private conferirebbero alla nuova società. Una definizione del valore di tali beni che risulta assai incerto, comporterebbe a suo parere il rischio che il pubblico offra le risorse necessarie per la costituzione della nuova società, mentre i privati traggano dalla partecipazione in questa stessa società indebiti vantaggi.

  Paolo Nicolò ROMANO (M5S) nel sottolineare che a suo giudizio la privatizzazione di Telecom si configura come una vera e propria truffa avvenuta nel Paese e attuata dai governi Prodi e D'Alema attraverso una privatizzazione a debito, illustra i principali impegni della risoluzione che è stata presentata dal proprio gruppo, pur non essendo ancora pubblicata. In particolare, fa presente che nella risoluzione si chiede al Governo di ridurre la soglia azionaria per l'obbligo di OPA, di intervenire con decretazione d'urgenza per far scattare l'OPA al di sotto della detenzione del 30 per cento del capitale con diritto al voto della società quotata, e questo ogni qual volta un gruppo azionario nell'acquisto di quote di una società ne ottiene di fatto il controllo, di attuare una riforma della disciplina codicistica della rappresentanza azionaria, in modo da garantire una maggiore rappresentatività delle liste minoritarie nella compagine aziendale. Rispetto a questo impegno, osserva che si potrebbe prevedere per legge che grandi aziende come Telecom Italia abbiamo un sistema dualistico di governo composto da un Consiglio di Amministrazione, espressione della maggioranza assoluta dell'assemblea, e da un Consiglio di sorveglianza composto da azionisti di minoranza e da rappresentanze di dipendenti con diritto di veto sulle decisioni che possano compromettere lo sviluppo societario e i livelli occupazionali dell'azienda. Sottolinea che nella risoluzione si chiede al Governo anche di impegnarsi nelle opportune sedi europee affinché le banche interessate dagli aiuti del fondo salva Stati (MES) non utilizzino tali risorse per finanziare l'acquisto di asset strategici delle nazioni che hanno contribuito al fondo medesimo. Osserva che sarebbe paradossale che le banche spagnole finanziatrici di Telefonica utilizzino le risorse ottenute dal fondo salva Stati, al quale contribuisce anche lo Stato italiano.

  Paolo COPPOLA (PD) rileva in generale che la dimensione nazionale si sta dimostrando insufficiente per gli operatori telefonici, per cui si registra una tendenza al consolidamento in società di dimensioni sovranazionali. Al tempo stesso sussiste un essenziale interesse di livello nazionale, che risiede nella rete di telecomunicazioni. Osserva in proposito che il potenziamento della rete rappresenta una condizione imprescindibile per la crescita dell'economia del Paese e, viceversa, il mancato sviluppo rappresenta un danno enorme, per cui gli investimenti nella rete sarebbero necessari, anche nell'ipotesi in cui non risultassero redditizi. Altrettanto fondamentale è la questione della sicurezza, perché la disponibilità della rete significa l'accesso agli apparati che costituiscono il sistema informatico del Paese. Per questo sollecita il Governo a definire con estrema attenzione il perimetro dello scorporo, che, a suo avviso, deve essere effettuato in modo da comprendere almeno i primi apparati intelligenti. In questo risiede l'interesse generale, piuttosto che negli assetti proprietari, pubblici o privati, della società che sarà costituita.

  Diego DE LORENZIS (M5S) osserva che negli interventi dei colleghi che l'hanno Pag. 126preceduto non si è mai fatto riferimento alla responsabilità politica che ha caratterizzato tutta questa vicenda e auspica che il Parlamento deliberi la costituzione di una Commissione d'inchiesta sulla vicenda Telecom, per accertare le responsabilità che hanno portato alla situazione attuale. Ritiene paradossale che si ringrazi il Governo per la celerità con cui vengono emanati i regolamenti attuativi del decreto-legge n. 21 del 2012, ritenendo invece che interventi a salvaguardia di tali poteri avrebbero dovuto essere compiuti ben prima e da Governi precedenti. Osserva che, al punto a cui si è arrivati, occorre avere una visione di prospettiva più lunga di quella su cui si sta ragionando e cercare di definire un modello strategico di sistema delle telecomunicazioni che travalichi le problematiche attuali della società Telecom. Ritiene che per far questo bisogna avere presente alcuni dati di riferimento, come ad esempio il fatto che l'Italia si posiziona al ventisettesimo posto tra i ventinove Paesi dell'Unione europea sulla diffusione della banda larga e che gli obiettivi che si era posta per il 2013 non sono stati raggiunti, cosicché ancor oggi alcuni distretti industriali non hanno una capacità di trasmissione telematica sufficiente a garantirne lo sviluppo. Sottolinea che negli anni precedenti i Governi hanno consentito che lo scambio di azioni della società Telecom avvenisse al di fuori della logica di mercato ed evidenzia che i quattro quinti del Consiglio di amministrazione della società è espressione dell'azionista di maggioranza, il che sottrae ai piccoli azionisti qualsiasi possibilità di intervento e controllo. Lo stesso Bernabé ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni dopo aver chiesto una ricapitalizzazione della società che il Consiglio di amministrazione, già controllato da Telco, non ha approvato. Riguardo all'intervento di Cassa depositi e prestiti ricorda che in altri Paesi stranieri, come ad esempio in Francia o in Germania, questa è intervenuta rilevando quote importanti delle società nazionali di telecomunicazioni, mentre in Italia investe su tante aziende che non rappresentano gli interessi pubblici né garantiscono una sicura redditività dell'investimento. Ritiene che l'obiettivo di Telco sia quello di smantellare la Telecom e non certo di fare investimenti e giudica che l'intento di costituire una società della rete non sia adeguato per i lunghi tempi di realizzazione.

  Franco BRUNO (Misto-MAIE-API) ritiene l'indirizzo attuale del Governo su queste vicende abbastanza chiaro, dal momento che si interviene su aziende importanti perché lo impone la crisi e si tenta di trovare una partnership privata, come è accaduto, ad esempio, nel caso di Alitalia e di Ansaldo energia. Chiede quindi al Governo una propria valutazione sull'affidabilità del partner privato individuato nel caso di Telecom.

  Il viceministro Antonio CATRICALÀ illustra gli elementi contenuti nella nota che deposita (vedi allegato 1). Per quanto concerne le considerazioni svolte nel corso del dibattito, precisa che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che è in fase di perfezionamento riguarda gli impianti e le infrastrutture di rilevanza strategica nel settore della difesa e ha per oggetto non Telecom, ma la rete di telecomunicazione. Con particolare riferimento a quest'ultima, osserva che si tratta di un complesso di beni che ha un valore elevato, per quanto la società che lo possiede è a sua volta gravata da un debito elevato. In merito all'ipotesi di un intervento della Cassa depositi e prestiti, ritiene che esso sia giustificato dal fatto che la società alla quale sarebbe affidata la proprietà della rete, sarebbe una società idonea a generare profitti. Al tempo stesso il Governo e, in particolare, il Ministero dell'economia e delle finanze, che controlla Cassa depositi e prestiti ritiene necessario il coinvolgimento di un soggetto comunque riconducibile alla sfera pubblica per quanto riguarda la proprietà della rete, la manutenzione e lo sviluppo della rete stessa, e la possibilità di accesso da parte degli operatori che forniscono i servizi. D'altra parte rileva che la nazionalizzazione della rete risulterebbe troppo Pag. 127costosa. In sostanza quindi occorre a suo giudizio attuare un intervento proporzionato, necessario e adeguato rispetto al fine di garantire la neutralità e la sicurezza della rete. Sotto questo profilo non è importante tanto il controllo proprietario della società che gestisce la rete, quanto una governance della società stessa che sia idonea ad assicurare l'equivalence of input, la redditività e la corretta gestione dei dati degli impianti. Osserva altresì che, una volta accertata la sussistenza di queste condizioni, non c’è motivo per ricorrere ai poteri speciali. È evidente d'altra parte che nel confronto con Telefonica una disciplina completa dei poteri speciali rappresenta uno strumento che può essere speso nel negoziato. Questi a suo avviso sono le linee fondamentali in rapporto alle quali devono essere considerati i problemi affrontati nelle risoluzioni in discussione. Per quanto concerne altre questioni segnalate nel dibattito, quali le diverse operazioni in cui è impegnata Cassa depositi e prestiti, si limita a rilevare che comunque la scelta degli interventi finanziari posti in essere dalla Cassa non può prescindere da criteri di redditività.

  Michele Pompeo META, presidente, rinvia il seguito della discussione ad una successiva seduta.

  La seduta termina alle 14.55.

INTERROGAZIONI

  Mercoledì 16 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Michele Pompeo META. – Interviene il viceministro per lo sviluppo economico Antonio Catricalà.

  La seduta comincia alle 14.55.

5-00486 Liuzzi: Imminente chiusura dell'emittente televisiva locale pugliese Antenna Sud.

  Il viceministro Antonio CATRICALÀ risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Mirella LIUZZI (M5S), replicando, ringrazia il viceministro per la risposta di cui si dichiara soddisfatta e della quale analizzerà puntualmente i contenuti al fine di verificare l'entità complessiva di contributi ricevuti dall'emittente televisiva oggetto dell'interrogazione.

5-00939 Catalano: Carenza di personale e conseguente riduzione del servizio postale da parte di Poste italiane SpA, con particolare riguardo al territorio di Varese.

  Il viceministro Antonio CATRICALÀ risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Ivan CATALANO (M5S), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta resa dal viceministro. Ritiene che debba essere precisato più in generale quale è il servizio che la società Poste italiane intende svolgere, se di natura finanziaria o postale, e che debbano essere chiariti i processi di esternalizzazione compiuti dall'azienda, che hanno coinvolto società esterne su alcune delle quali sono in corso accertamenti da parte della Guardia di finanza. A tal fine auspica che possa essere in tempi rapidi prevista l'audizione dell'amministratore delegato di Poste italiane, richiesta da lungo tempo, già prevista per la giornata di ieri e rinviata a causa degli improrogabili impegni legati alla vicenda Alitalia.

  Michele Pompeo META, presidente, fa presente che l'audizione dell'amministratore delegato di Poste italiane è stata sollecitata più volte già a partire dal mese di luglio e che sono in corso i necessari contatti per programmare nuovamente tale audizione. In ogni caso ritiene opportuno sottolineare, per un verso, che l'audizione non avrà per oggetto Alitalia, ma, come è stato indicato allo stesso amministratore delegato, le attività e le prospettive del gruppo Poste italiane. Per altro verso invita il viceministro Catricalà, in considerazione delle funzioni di vigilanza che comunque spettano al Governo, che Pag. 128appare censurabile il comportamento del vertice di una società pubblica che per mesi si sottrae all'invito a svolgere un'audizione di fronte a una Commissione parlamentare.
  Dichiara quindi concluso lo svolgimento delle interrogazioni.

  La seduta termina alle 15.10.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 16 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Michele Pompeo META. – Interviene il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Rocco Girlanda.

  La seduta comincia alle 15.10.

Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali.
C. 730 Velo ed altri.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 ottobre 2013.

  Silvia VELO (PD), relatore, nell'esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 4 (vedi Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 67 di giovedì 1o agosto 2013), invita il presentatore a ritirare l'emendamento Catalano 4.1 in quanto l'emendamento è formulato come sostitutivo delle disposizioni dell'articolo 4, relative al Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica; resta ferma l'esigenza di un approfondimento del tema del formato aperto dei dati. Invita i presentatori a ritirare gli identici emendamenti Garofalo 4.2 e Oliaro 4.3, in quanto a suo avviso non appare opportuno attribuire al Comitato competenze specifiche in materia di politiche e normative del trasporto ferroviario delle merci. Per quanto concerne gli identici emendamenti Bergamini 4.4, Garofalo 4.5 e Caparini 4.6, nonché l'emendamento Gandolfi 4.7, evidenzia che essi pongono in rilievo il problema del ruolo dei Comuni; rileva in proposito che il testo in esame è volto a recuperare una programmazione di livello nazionale in una materia che la riforma del Titolo V della Costituzione ha attribuito alla competenza delle Regioni. Al tempo stesso, nell'ambito del confronto tra Stato e Regioni, occorre individuare uno spazio di intervento per i Comuni, anche in considerazione degli effetti di variazione degli strumenti urbanistici che la realizzazione delle infrastrutture comprese negli interporti può implicare. Per questo sul tema ritiene opportuno acquisire le valutazioni del Governo ed eventualmente valutare se non sia il caso di accantonare gli emendamenti in esame. Invita il presentatore a ritirare l'emendamento Oliaro 4.8 perché anche con riferimento ai presidenti delle Autorità portuali non appare opportuno che si configurino come membri di diritto; rimane peraltro ferma la possibilità che siano invitati a specifiche riunioni del Comitato. Esprime parere favorevole sull'emendamento Quaranta 4.9. Invita il presentatore a ritirare l'emendamento Quaranta 4.10 per ragioni analoghe a quelle indicate in relazione all'emendamento 4.8. Invita il presentatore a ritirare l'articolo aggiuntivo Catalano 4.01.

  Il sottosegretario Rocco GIRLANDA esprime parere conforme con quello del relatore, specificando che la contrarietà rispetto all'emendamento Catalano 4.1 dipende anche dal fatto che le proposte in esso contenute esulano dall'oggetto del testo in esame.

  Paolo GANDOLFI (PD) intervenendo sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 4 osserva che il testo in esame attribuisce al Comitato, composto esclusivamente da rappresentanti del Governo e delle regioni compiti di programmazione attinenti all'individuazione degli interporti. Al tempo stesso le disposizioni dell'articolo 8 sottraggono ai comuni i poteri in materia urbanistica. Ritiene che occorra trovare una sintesi tra questi due elementi. Evidenzia infatti che, se non si prevede la Pag. 129partecipazione dei comuni al Comitato, come propone il proprio emendamento 4.7, non possono a suo giudizio essere mantenute le previsioni dell'articolo 8.

  Ivan CATALANO (M5S), nel ribadire le perplessità del proprio gruppo in merito alla stessa istituzione del Comitato, segnala tuttavia che non ritiene opportuno prevedere l'inserimento di ulteriori componenti e delegati. Osserva infatti che le regioni possono preliminarmente raccogliere le posizioni dei comuni interessati e tenerne conto in sede di partecipazione all'attività del Comitato.

  Giorgio BRANDOLIN (PD) evidenzia che le disposizioni dell'articolo 8, che escludono i Comuni dalla definizione di atti che costituiscono variante rispetto agli strumenti urbanistici suscitano forti perplessità. D'altra parte non ritiene opportuno prevedere l'intervento in fase di programmazione degli interporti dei comuni territorialmente interessati, in quanto le scelte che vengono effettuate in tale fase devono rispondere a logiche più ampie di quelle territoriali. Per questo ritiene condivisibile la soluzione proposta dall'emendamento Gandolfi 4.7, che affida all'ANCI il compito di individuare la rappresentanza dei comuni che partecipa ai lavori del Comitato.

  Martina NARDI (SEL) osserva che il testo in esame persegue l'intento di definire procedure di programmazione della realizzazione degli interporti. A tal fine suggerisce l'opportunità di prendere in considerazione il ricorso allo strumento dell'accordo di programma, che permetterebbe un confronto tra tutti gli enti coinvolti.

  Silvia VELO (PD), relatore, rispetto alle questioni avanzate ricorda in primo luogo che il testo in esame era stato definito nella precedente legislatura e su di esso era stato acquisito anche il parere della Commissione Affari costituzionali in merito al riparto di competenze. Ritiene in ogni caso che il dibattito confermi l'opportunità di accantonare gli emendamenti in questione. Osserva d'altra parte che occorre distinguere tra la programmazione nazionale in materia di interporti, che deve essere definita in una prospettiva più ampia rispetto a quella dei territori sui quali gli interporti insistono, e la realizzazione delle singole infrastrutture, rispetto alla quale viene in rilievo il tema delle modifiche agli strumenti di programmazione urbanistica adottati dai comuni. Per quanto concerne in modo specifico l'emendamento Gandolfi 4.7 segnala che l'ANCI non rappresenta comunque l'universalità dei comuni e che potrebbe risultare difficoltoso individuare tutti gli enti locali di volta in volta interessati.

  Ivan CATALANO (M5S) con riferimento al proprio emendamento 4.1 chiede chiarimenti al relatore in merito all'invito al ritiro, ritenendo piuttosto opportuno un accantonamento, analogamente a quanto già deciso per le proposte emendative concernenti il tema della disponibilità dei dati in formato aperto.

  Silvia VELO (PD), relatore, ribadisce l'invito al ritiro dell'emendamento Catalano 4.1, osservando che il tema in questione deve essere affrontato in termini più generali.

  Vincenzo GAROFALO (PdL) rileva che l'emendamento Catalano 4.1 propone l'affidamento diretto di servizi a una società specificamente individuata per legge.

  Ivan CATALANO (M5S) segnala che la UIRnet Spa è una società che beneficia di finanziamenti pubblici, e svolge attività di interesse pubblico, anche in collaborazione con università ed enti di ricerca. In ogni caso, preso atto del fatto che il relatore ha confermato la propria volontà di approfondire la questione relativa alla disponibilità dei dati in formato aperto, ritira il proprio emendamento 4.1.

  Roberta OLIARO (SCpI), in relazione al proprio emendamento 4.3, ritiene opportuno ribadire che attraverso di esso si Pag. 130intendeva esprimere l'esigenza di una cabina di regia per la programmazione e lo sviluppo del trasporto ferroviario di merci nell'ambito del sistema di trasporto intermodale. Giudica che si tratti di una questione di grande rilevanza, per cui, pur ritirando il proprio emendamento 4.3, si riserva di riproporla in altra sede.

  Vincenzo GAROFALO (PdL), nel dichiarare di condividere le considerazioni della collega Oliaro, ritira il proprio emendamento 4.2, identico all'emendamento 4.3.

  La Commissione accantona gli identici emendamenti Bergamini 4.4, Garofalo 4.5 e Caparini 4.6, nonché l'emendamento Gandolfi 4.7.

  Roberta OLIARO (SCpI) chiede chiarimenti in merito al parere del relatore e del Governo sul proprio emendamento 4.8. In ogni caso ritiene opportuno l'inserimento delle Autorità portuali nell'ambito del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica. Ricorda che si tratta di una esigenza evidenziata anche nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione, con particolare riferimento a quella di Assoporti. Per questo insiste per la votazione del proprio emendamento 4.8.

  Stefano QUARANTA (SEL) condivide le ragioni addotte dalla collega Oliaro e segnala che anche il proprio emendamento 4.10 prevede la partecipazione dei presidenti delle Autorità portuali o di loro delegati come membri di diritto del Comitato.

  Il sottosegretario Rocco GIRLANDA invita a considerare l'opportunità di un accantonamento, pur precisando di non aver modificato il proprio parere.

  Vincenzo GAROFALO (PdL) condivide la proposta di accantonare gli emendamenti in questione, in quanto l'accantonamento può permettere una ulteriore riflessione. In proposito osserva che, in termini generali, la proposta di legge in esame deve perseguire l'obiettivo di includere tutti i soggetti interessati, piuttosto che escluderli.

  Mario TULLO (PD) condivide la proposta di accantonamento. Osserva d'altra parte che, come in più occasioni il relatore ha sottolineato, il testo in esame disciplina un settore precisamente definito del più ampio complesso rappresentato dal sistema logistico del Paese, con la finalità specifica di individuare gli interporti di rilevanza nazionale e di favorirne lo sviluppo. Per questo nel testo in esame non si può a suo giudizio inserire tutte le questioni e tutte le esigenze, che possono trovare più idonea espressione in altri strumenti normativi.

  Silvia VELO (PD), relatore, dichiara di accogliere l'invito all'accantonamento degli emendamenti in esame, pur sottolineando di non modificare il proprio parere sul merito della questione.

  La Commissione accantona l'emendamento Oliaro 4.8. Approva quindi l'emendamento Quaranta 4.9 (vedi allegato 4). Accantona l'emendamento Quaranta 4.10 che ha contenuto analogo all'emendamento 4.8, già accantonato.

  Ivan CATALANO (M5S) ritira il proprio articolo aggiuntivo 4.01.

  Michele Pompeo META, presidente, in considerazione della ripresa dei lavori dell'Assemblea e dell'esigenza di svolgere la riunione dell'Ufficio di presidenza, rinvia il seguito dell'esame ad una successiva seduta.

  La seduta termina alle 15.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 16 ottobre 2013.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.50 alle 16.

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