CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 settembre 2013
88.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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COMITATO RISTRETTO

  Martedì 24 settembre 2013.

Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
C. 1159 Vacca.

  Il Comitato ristretto si è riunito dalle 10 alle 10.40.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 24 settembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Manuela GHIZZONI. – Intervengono il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Simonetta Giordani, e il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria.

  La seduta comincia alle 10.40.

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Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012.
C. 1572 Governo, approvato dal Senato.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013.
C. 1573 Governo, approvato dal Senato.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 (limitatamente alle parti di competenza).
Tabella n. 3: Stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2013 (limitatamente alle parti di competenza).
Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, università e ricerca per l'anno finanziario 2013.
Tabella n. 13: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno finanziario 2013.
(Relazione alla V Commissione).
(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 119, comma 8, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

  Umberto D'OTTAVIO (PD), relatore, ricorda che il disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (C. 1572) è stato approvato – in prima lettura – dal Senato, l'11 settembre 2013, passando ora all'esame della Camera dei deputati.
  Esamina, dunque, le parti di tale provvedimento di competenza della VII Commissione. Con riferimento allo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rileva che il contenuto nella legge di bilancio 2012 (legge n. 184 del 2011), evidenzia che questo recava stanziamenti iniziali complessivi, di competenza, pari a 52.187,4 milioni di euro e, in conto cassa, pari a 52.625,7 milioni di euro. Precisa che, come si evince dal Conto del bilancio, nel corso del 2012 si è registrato un incremento di 908,8 milioni di euro in termini di competenza e di 1.593,5 milioni in termini di cassa. Aggiunge, quindi, che le previsioni definitive risultano, pari a 53.096,3 milioni di euro per gli stanziamenti di competenza, e a 54.219,2 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa. In particolare, sottolinea che, in conto competenza, le spese correnti sono state pari a 50.684,6 milioni di euro, mentre le spese in conto capitale sono state pari a 2.363 milioni di euro e il rimborso di attività finanziarie pari a 48,6 milioni di euro. Aggiunge che, in conto cassa, si sono registrati 51.370,9 milioni di euro per le spese correnti, 2.779,6 milioni di euro per le spese in conto capitale e 68,7 milioni di euro per il rimborso di attività finanziarie. Rileva, inoltre, che la consistenza dei residui, alla fine dell'esercizio 2012, è pari a 3.104,4 milioni di euro e che l'incidenza percentuale delle risorse per istruzione, università e ricerca sul bilancio dello Stato passa dal 10,3 per cento del rendiconto 2011 al 9,9 per cento del rendiconto 2012. Precisa poi che la dotazione del Ministero (previsioni definitive in conto competenza) è principalmente assorbita dalla spesa corrente (95,5 per cento); in particolare, il 76,9 per cento è assorbita dalle spese per redditi di lavoro dipendente. Rileva altresì che i pagamenti sono stati pari 52.791,8 milioni di euro (di cui 50.894,2 in conto competenza e 1.897,6 in conto residui): di questi, 50.366,7 milioni riguardano spese correnti, 2.384,7 milioni spese in conto capitale e 40,4 milioni rimborso di passività finanziarie. Osservando l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero dell'istruzione nel corso del triennio 2010-2012, nota una diminuzione delle stesse, che risulta più marcata nel 2011 (-4 per cento), rispetto al 2012 (-1,9 per cento). In particolare, osserva che nel 2012 vi è una riduzione delle previsioni definitive di competenza relative alla spesa corrente (-2,1 per cento), pari a circa la metà di quella registrata nel 2011 (-4,2 per cento). Al contrario, con riferimento alla spesa in conto capitale, osserva che la Pag. 76variazione registrata nel 2012 rispetto all'anno precedente (-0,5 per cento) è più che doppia rispetto a quella registrata nel 2011 rispetto al 2010 (-0,2 per cento). Evidenzia, in particolare, che nell'ambito della missione «Istruzione scolastica», il programma «Istruzione secondaria di secondo grado» assorbe – per il 2012 – il 34 per cento delle risorse, seguito da «Istruzione primaria» (30,9 per cento), da «Istruzione secondaria di primo grado» (21,8 per cento) e da «Istruzione prescolastica» (11,3 per cento).
  Aggiunge che al programma «Istituzioni scolastiche non statali» va l'1,2 per cento delle risorse. Rimanda poi alla documentazione predisposta dagli uffici per i dati di dettaglio, anche con riferimento alla ripartizione delle risorse tra le 6 missioni iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Riporta quindi una sintesi di alcune considerazioni contenute nella Relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2012. Ricorda che, preliminarmente, la Corte evidenzia che le priorità politiche e gli obiettivi strategici delineati dal Ministero dell'istruzione nel 2012 rispondono alle principali criticità rappresentate dall'andamento degli indicatori relativi ad abbandoni scolastici, istruzione terziaria e spese per la ricerca, i cui valori sono distanti dalla media europea. In particolare, specifica che la Corte fa riferimento al rafforzamento della razionalizzazione della spesa corrente, al fine di liberare risorse da investire in formazione e innovazione, e allo sviluppo della valutazione relativa, in ambito scolastico, a studenti, scuole, dirigenti scolastici, docenti, e, in ambito universitario – nel quale assume rilievo per l'allocazione dei finanziamenti – a ricerca e didattica. Precisa che la Corte evidenzia anche l'attenzione rivolta alla riorganizzazione della struttura amministrativa centrale e periferica del Ministero dell'istruzione – che ha portato alla riduzione degli incarichi dirigenziali e della dotazione organica di personale non dirigenziale – l'analisi sulle spese di funzionamento sostenute dagli Uffici scolastici regionali – che ha evidenziato modalità di gestione organizzativa disomogenee sul territorio nazionale e che dovrebbe determinare la creazione di 5 Uffici scolastici interregionali dimensionati in base alla popolazione studentesca presente nei vari ambiti regionali e in base alla prossimità geografica delle regioni –, lo sviluppo dei servizi offerti dal sistema informativo – attraverso il ricorso alla rete e la dematerializzazione dei processi –, le proposte formulate per la riduzione degli spazi dell'amministrazione centrale e per la soppressione delle contabilità speciali degli uffici periferici (che, attualmente, rileva la Corte, costituiscono un inutile strumento di transito delle risorse dal Ministero alle scuole).
  Con riferimento alle politiche declinate nelle Missioni e nei programmi, ricorda che la Corte evidenzia, relativamente al settore scolastico, che la mancata, completa, riorganizzazione della rete scolastica – a seguito delle sentenze della Corte costituzionale numeri. 200 del 2009 e 147 del 2012 – nonché gli effetti conseguenti alla sentenza n. 80 del 2010, in materia di posti di sostegno, hanno determinato una non completa attuazione degli obiettivi di riduzione del personale previsti dal decreto-legge n. 112 del 2008: in particolare, a fronte di una prevista riduzione di 87.400 unità di personale docente e dirigente, le riduzioni effettive sono pari a 80.294 unità (78.047 docenti e 2.247 dirigenti), mentre le riduzioni di personale ATA ammontano a 43.685 unità, a fronte delle previste 44.500, precisa che tale andamento ha compromesso la quota del 30 per cento delle economie destinata a essere utilizzata per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola (55 milioni rispetto ai previsti 253 nel 2011 e 120 milioni rispetto ai previsti 292 nel 2012). Precisa poi che la Corte rileva che, malgrado tali difficoltà, l'andamento delle principali determinanti del sistema conferma la validità delle misure di razionalizzazione poste in essere in attuazione dell'articolo 64 del citato decreto-legge n. 112 del 2008, che hanno consentito una sensibile riduzione della Pag. 77spesa corrente. Al riguardo, ribadisce che tale risultato richiede una coerente politica di immissioni in ruolo, cui hanno finora risposto la previsione, recata dall'articolo 9, comma 17, del decreto-legge n. 70 del 2011, di un piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato, per gli anni 2011-2013, di personale docente, educativo ed ATA (che ha determinato l'assunzione in ruolo di 30.300 docenti e 36.000 unità di personale ATA nell'a.s. 2011/2012 e l'autorizzazione ad assumere 21.122 docenti per l'a.s. 2012/2013) e il bando di concorso del settembre 2012 per il reclutamento di 11.542 docenti, destinato a coprire i posti vacanti e disponibili negli a.s. 2013/2014 e 2014/2015: ciò, in considerazione del fatto che, nonostante la progressiva diminuzione, a gennaio 2013 erano ancora presenti nelle graduatorie ad esaurimento 178.376 docenti in attesa di cattedra.
  Sottolinea che in tale ambito, appare tuttavia necessario un attento monitoraggio delle situazioni soprannumerarie, nonché del numero di dipendenti in posizione di comando, esonero o fuori ruolo, la cui consistenza influisce sia sul ricorso a personale a tempo determinato, sia su una corretta politica di assunzioni. Precisa che, con riferimento alle politiche in materia di istruzione universitaria, la Corte evidenzia che esse appaiono coerenti con gli obiettivi definiti nei documenti di programmazione, che indicano fra gli interventi prioritari l'impegno a distribuire una quota sempre crescente delle risorse sulla base di criteri premiali, promuovere interventi a favore degli studenti, ridimensionare e qualificare l'offerta formativa, anche attraverso l'accreditamento dei corsi di studio, avviare il sistema di contabilità economico-patrimoniale. Si tratta di misure che rispondono alle principali criticità. Relativamente alle risorse finanziarie trasferite agli atenei, la Corte rileva che la flessione, registrata a partire dal 2010, del Fondo per il finanziamento ordinario delle università ha peggiorato il rapporto fra le risorse dello stesso Fondo e l'ammontare delle spese fisse relative al personale, al quale è stata subordinata, fino al 2011, la possibilità di procedere a nuove assunzioni. In questo contesto, il decreto legislativo n. 49 del 2012 ha introdotto una nuova politica di bilancio e di reclutamento, finalizzata a superare le criticità riscontrate, e, sulla base dei nuovi criteri di sostenibilità finanziaria, con decreto ministeriale 297/2012 è stato definito il contingente di assunzioni delle università statali per il 2012, che ha graduato il limite di turnover a seconda del rispetto del limite alle spese per il personale (superiori al tetto consentito solo nell'ambito di un ateneo) e alle spese di indebitamento (superiori al tetto in 5 atenei). Tuttavia, la Corte rileva che la destinazione di parte delle risorse a specifiche destinazioni (fra le quali, incentivi per la mobilità dei docenti, programma per i giovani ricercatori, incentivi per l'adozione della contabilità economico-patrimoniale, reclutamento straordinario di professori associati), determina la mancanza di incrementi della quota base da distribuire ai singoli atenei. Rileva che un ulteriore irrigidimento deriva dal ricorso al Fondo per il finanziamento ordinario anche per interventi di edilizia universitaria, il cui fondo, dopo il 2009, non è più stato rifinanziato. In crescita risultano, nel 2012, le risorse destinate ai servizi per gli studenti, anche se, a fronte di 171.781 idonei, sono state distribuite 114.781 borse di studio, con una percentuale di soddisfazione in ulteriore flessione (66 per cento; era il 74,4 per cento nel 2011): ciò, in relazione alla diminuzione del numero delle regioni che assicuravano la copertura del 100 per cento degli idonei, cui si è spesso sostituito l'intervento da parte degli atenei. Tali criticità, rileva la Corte, sono alla base delle disposizioni adottate con il decreto legislativo n. 68 del 2012, cui deve far seguito la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni afferenti al diritto allo studio universitario, finora non adottati a causa della mancata definizione di costi e fabbisogni standard.
  Quanto alle politiche in materia di ricerca, ricorda che la Corte evidenzia che le misure avviate per raggiungere nel 2020 un livello di spesa pari all'1,53 per cento del PIL (obiettivo modesto rispetto all'obiettivo Pag. 78UE del 3 per cento, ma coerente con i vincoli di finanza pubblica) si snodano in interventi di riorganizzazione della politica di settore (attraverso un recupero di programmazione strategica, l'introduzione di strumenti di semplificazione delle procedure e l'avvio delle attività di valutazione della ricerca), in un miglioramento dell'efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca, nella più efficace utilizzazione dei fondi messi a disposizione dall'UE e in azioni dirette ad incentivare gli investimenti soprattutto delle piccole e medie imprese. In tale contesto, particolarmente importanti appaiono le disposizioni recate dai decreti-legge n. 5 del 2012, convertito, con modificazioni, in legge n. 35 del 2012 e n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, in legge n. 134 del 2012, nonché dal decreto ministeriale 19 febbraio 2003, che ha disciplinato le modalità di utilizzo del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), rendendo più flessibili le modalità di gestione dei progetti finanziati. Ritiene degna di rilievo, inoltre, la Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010. Preoccupa, invece, la forte flessione degli stanziamenti per la ricerca, in diminuzione del 13 per cento rispetto al precedente esercizio. Di particolare rilievo appare il contenimento delle risorse destinate alla ricerca industriale, mentre una parte rilevante delle risorse destinate alla ricerca di base è assorbita da attività avviate in precedenti esercizi, nonché, per oltre il 90 per cento, dal Fondo di finanziamento ordinario degli enti di ricerca. Rileva quindi che sempre meno significativa appare, infine, la quota destinata al FIRST. Con riferimento alla struttura contabile del consuntivo 2012, la Corte, evidenziato che la stessa non si discosta significativamente da quella relativa al 2011, sottolinea ancora una volta che nell'ambito della Missione «Istruzione scolastica» la previsione di quattro programmi di spesa per ciascuno dei quattro gradi di istruzione non corrisponde all'organizzazione effettiva delle autonomie scolastiche, che si ripartiscono fra primo e secondo ciclo. Il disallineamento comporta alcuni problemi nelle fasi di previsione e di rendiconto, con riguardo alla corretta rappresentazione della spesa per ciascun programma. In particolare, le principali criticità si riferiscono alla difficoltà di ripartire le spese fisse del personale dirigente e amministrativo, i fondi per la remunerazione delle spese accessorie di personale e i fondi attribuiti alle istituzioni scolastiche per il loro funzionamento. Evidenzia che anche l'analisi della ripartizione delle risorse fra i centri di responsabilità amministrativa non presenta significative modifiche, allineandosi formalmente all'articolo 21, comma 2, della legge n. 196 del 2006, che prevede che la realizzazione di ogni programma sia affidata ad un unico centro, corrispondente all'unità organizzativa di I livello dei Ministeri. Infatti, a partire dal 2011, gli Uffici scolastici regionali non costituiscono più autonomi centri di responsabilità amministrativa, mentre, per dare evidenza alle attività realizzate nel territorio, è stato istituito il nuovo programma «Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione», nel quale sono confluiti gli stanziamenti che fino al 2010 erano di pertinenza degli USR. Al riguardo, peraltro, la Corte evidenzia che in sede di concreta applicazione del nuovo modello sono emersi alcuni risvolti negativi, sintetizzabili nella difficoltà di assicurare la corrispondenza fra la responsabilità nella realizzazione delle attività e quella nella gestione dei fondi – posta a base della L. 196/2009 – e nella mancata evidenza della suddivisione della spesa fra le diverse regioni: la trasparenza potrebbe, tuttavia, recuperarsi in sede di previsione del budget economico (fase previsionale) e della rilevazione dei costi (rendiconto) di ciascun USR.
  Con riferimento a impegni e pagamenti, osserva che la Corte sottolinea che la ulteriore flessione registrata nel 2012 rispecchia le misure di contenimento della spesa per il personale e di razionalizzazione del settore della scuola e dell'università. Significativa appare, soprattutto, la flessione nell'ambito dei redditi da lavoro Pag. 79dipendente (rispettivamente, – euro 0,9 miliardi di impegni e – euro 1 miliardi di pagamenti), essenzialmente nell'ambito della Missione «Istruzione scolastica». Le spese per i consumi intermedi – pari all'8,1 per cento delle spese complessive del MIUR – segnano una diminuzione di circa l'8,4 per cento in termini di impegni e del 15,8 per cento in termini di pagamenti: al riguardo, la Corte sottolinea il forte miglioramento della gestione dei contratti per la pulizia delle scuole, che ha consentito un maggior finanziamento alle stesse scuole per euro 54,8 milioni. Per le spese in conto capitale, il consuntivo registra, sia in termini di impegni che di pagamenti, andamenti in flessione rispetto al precedente esercizio. La quota più significativa delle risorse si concentra nella Missione «Ricerca e innovazione», con particolare riferimento al finanziamento ordinario degli enti di ricerca e al FIRST. Il conto dei residui mostra importi iniziali riferiti ad anni precedenti pari ad euro 3.111 milioni, che si attestano a fine esercizio a più di euro 3.104 milioni. Analizzando le criticità emerse dall'esame del rendiconto, la Corte evidenzia, in particolare, i seguenti profili: eccedenze di spesa: fortemente ridotte a seguito della sospensione, per il triennio 2010-2012, della contrattazione collettiva, disposta con il citato decreto-legge n. 78 del 2010. L'esercizio 2012 si chiude con una contenuta eccedenza di spesa complessiva ( euro 148 milioni), che rappresenta il saldo tra eccedenze di spesa di circa euro 308 milioni ed economie pari a euro 160 milioni. Le eccedenze si riconducono, come di consueto, ai capitoli di spesa fissa destinati al pagamento delle retribuzioni del personale scolastico e sono originate dalle minori riduzioni – rispetto alle previsioni – della consistenza del personale nell'anno scolastico 2011/2012.
  Evidenzia quindi le situazioni debitorie del Ministero e delle istituzioni scolastiche: la situazione debitoria degli uffici centrali e periferici dell'Amministrazione è pari a 4,7 milioni (circa la metà rispetto ai debiti fuori bilancio censiti nel precedente esercizio), ascrivibili in gran parte a spese relative al funzionamento. Al riguardo la Corte evidenzia che, sebbene il meccanismo di formazione dei debiti sia innescato dalle riduzioni degli stanziamenti, appare necessario approfondire l'analisi delle poste sottostimate. Particolare attenzione richiede l'esposizione debitoria degli uffici periferici, che attiene a spese per canoni e utenze. In crescita risulta l'esposizione debitoria verso la Tesoreria di Stato, pari a circa 12,5 milioni. L'esposizione debitoria delle scuole, risultante dal monitoraggio dei bilanci consuntivi degli istituti, è pari ad euro 45,9 milioni. Ciò si riconduce al fatto che le scuole – che gestiscono direttamente le spese di funzionamento amministrativo e didattico, le spese per il personale supplente breve e saltuario e le spese per l'esternalizzazione dei servizi di pulizia – hanno iscritto nei propri bilanci residui attivi (ovvero, entrate accertate, ma non ancora riscosse), cui peraltro non corrisponde nel bilancio del MIUR alcun residuo passivo (ovvero, spese impegnate, ma rimaste da pagare). Rilevante accumulo di residui passivi: la loro formazione è dovuta, nella maggior parte dei casi, ad una insufficiente assegnazione di cassa. Nell'ambito dei trasferimenti correnti, più del 90 per cento dei residui ( euro 662,3 milioni) si riferiscono al Fondo per il finanziamento ordinario delle università e sono collegati alla lentezza del procedimento di riparto delle risorse. Per i trasferimenti in conto capitale, consistente è la quota di residui ascrivibile al Fondo ordinario per gli enti di ricerca e al FIRST, in quest'ultimo caso in relazione al riardo con il quale viene adottato il decreto di riparto delle risorse.
  Rileva quindi l'andamento dei residui perenti. Nel 2012 si riscontra un lieve calo dell'ammontare dei residui perenti di parte corrente, che rappresentano meno di un quinto del totale, e una forte crescita di quelli di parte capitale. Complessivamente, si tratta di euro 5.893 milioni. Con riferimento al rendiconto relativo al Ministero per i beni e le attività culturali (ora Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo), in base alla sopra richiamata legge di bilancio per il 2012, lo stato di Pag. 80previsione di questo dicastero recava stanziamenti complessivi di competenza pari a 1.687,4 milioni di euro e di cassa pari a 1.719,6 milioni di euro. Come si evince dal Conto del bilancio, nel corso del 2012 si è registrato un incremento di 120,9 milioni di euro in termini di competenza e di 274,3 milioni di euro in termini di cassa. Le previsioni definitive risultano quindi pari a 1.808,3 milioni di euro per gli stanziamenti di competenza, e a 1.993,9 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa. In particolare, in conto competenza, le spese correnti sono state pari a 1.448,4 milioni di euro, quelle in conto capitale pari a 350,2 milioni di euro e quelle per il rimborso delle passività finanziarie pari a 9,7 milioni di euro. In conto cassa, si sono registrati 1557,1 milioni di euro per le spese correnti, 427,1 milioni di euro per le spese in conto capitale e 9,7 milioni di euro per il rimborso di attività finanziarie. La consistenza dei residui alla fine dell'esercizio 2012 è pari a 215,1 milioni di euro. L'incidenza percentuale delle risorse per i beni e le attività culturali sul bilancio dello Stato nel rendiconto 2012 è pari allo 0,3 per cento, rimanendo invariata rispetto al rendiconto 2011. La dotazione del Ministero per i beni e le attività culturali (previsioni definitive conto competenza) è principalmente assorbita dalla spesa corrente (80,1 per cento), di cui il 56,9 per cento assorbito dalle spese per redditi da lavoro dipendente. I pagamenti sono pari a 1.858,6 milioni di euro (di cui 1.608,8 milioni in conto competenza e 249,8 milioni in conto residui): di questi, 1.467,6 milioni di euro riguardano spese correnti, 381,3 milioni di euro spese in conto capitale e 9,7 milioni di euro spese per rimborso di passività finanziarie.
  Ricorda quindi che l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero per i beni e le attività culturali nel corso del triennio 2010-2012 presenta un leggero aumento nel 2011 rispetto al 2010 (0,7 per cento) e valori pressoché stazionari nel 2012 (con un lievissimo incremento) rispetto all'anno precedente. In particolare, nel 2012 mentre è diminuita la spesa in conto capitale (-4,5 per cento), sono aumentate sia la spesa corrente (1,2 per cento), sia la voce relativa al rimborso delle passività finanziarie (5,4 per cento). La variazione di tale ultima voce è positiva (5,3 per cento) anche nel 2011 rispetto al 2010. Nel 2012 la missione n. 1 di tale dicastero, «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», assorbe il 91, per cento degli stanziamenti definitivi di competenza del Ministero (per 1.650,7 milioni di euro). In tale ambito, le risorse del programma per la tutela dello spettacolo assorbono il 27,2 per cento del totale di competenza, seguite da quelle dei programmi di tutela delle belle arti e del paesaggio (19,8 per cento), di tutela del patrimonio culturale (16,8 per cento), di tutela dei beni archeologici (15,4 per cento), di tutela dei beni librari e promozione e sostegno del libro e dell'editoria (9,6 per cento) e di tutela dei beni archivistici (8,5 per cento). Sottolinea che il resto dei programmi («Valorizzazione del patrimonio culturale», «Coordinamento e indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale», «Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale») rappresenta complessivamente il 2,7 per cento del totale della missione. Rimanda alla documentazione predisposta dagli uffici per i dati di dettaglio, anche con riferimento alla ripartizione delle risorse tra le 4 missioni iscritte nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali. Di seguito, riporta quindi una sintesi di alcune considerazioni contenute nella Relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2012. Rileva che la Corte sottolinea, anzitutto, che le politiche in materia di attività culturali si sono sviluppate in un quadro economico caratterizzato dalla progressiva riduzione degli stanziamenti che ha suggerito, da un lato, di selezionare progetti capaci di consolidare eccellenze già presenti sul territorio nazionale e ha, dall'altro, imposto l'esigenza di accrescere l'efficienza operativa, attraverso una organizzazione delle strutture più snella e meno costosa. In questo contesto, fra gli interventi proposti a fini di risparmio, la Corte cita il contenimento Pag. 81della spesa per l'acquisto di beni e servizi, anche attraverso il ricorso alle convenzioni CONSIP, l'accorpamento degli uffici per la riduzione della spesa per le locazioni, e la decisione di sospendere i contributi finanziari per gli interventi conservativi volontari da parte dei proprietari di beni culturali, al fine di far fronte all'ammontare degli impegni non ancora pagati, relativi al periodo 2008-2010, pari a circa 84,4 milioni di euro. Sotto il profilo organizzativo, l'attuale struttura del Ministero deve essere riconsiderata, alla luce della riduzione delle dotazioni organiche prevista dal decreto-legge n. 95 del 2012 e concretizzata con il DPCM 22 gennaio 2013. Inoltre, la Corte ribadisce che la complessa articolazione periferica del Ministero presuppone più efficaci strumenti di raccordo fra le strutture, al fine di costituire una banca dati unificata per la gestione dei diversi aspetti conoscitivi e migliorare la fase della programmazione.
  Quanto agli organi collegiali che fanno capo al Ministero, sottolinea che la Corte ricorda, fra l'altro, che, in assenza dell'operatività dei Comitati tecnico-scientifici (a seguito dell'articolo 12, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 2012) – i cui presidenti fanno parte del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici – lo stesso Ministero ha richiesto un parere al Consiglio di Stato per chiarire quali possano essere le modalità di svolgimento della funzione consultiva, obbligatoria per la conclusione di numerosi procedimenti, in assenza degli organi a ciò deputati; sull'argomento rinvia ora all'articolo 13 del decreto-legge n. 91 del 2013. Relativamente ad altri organismi, la Corte ricorda, fra l'altro, che la Società Cinecittà luce SPA doveva essere posta in liquidazione ai sensi del decreto-legge n. 98 del 2011, con costituzione di una nuova società, Istituto Luce Cinecittà SRL, alla quale dovevano essere trasferite funzioni, attività e risorse della preesistente società, da individuare con decreto del MIBAC. La nuova società è stata costituita, ma la vecchia non è ancora stata messa in liquidazione, in relazione alla complessità dell'operazione di trasferimento del ramo di azienda e di individuazione del personale da trasferire. Per il 2012 è stato, pertanto, necessario sottoscrivere fra le due società un accordo quadro per proseguire le attività avviate nel programma annuale. Sull'argomento, ricorda che, successivamente, è stato emanato il decreto interministeriale 24 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 199 del 26 agosto 2013, con il quale è stato operato il trasferimento di risorse umane, strumentali, patrimoniali e di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi dalla Società Cinecittà Luce S.p.A. alla Società Istituto Luce-Cinecittà S.r.l..
  Con riferimento all'analisi della gestione della spesa, aggiunge che la Corte rileva che nel corso dell'ultimo quinquennio le manovre intervenute hanno determinato una riduzione degli stanziamenti destinati al MIBAC di circa il 17 per cento, solo in parte compensati da ulteriori risorse, quali quelle provenienti dal gioco del lotto, da fondazioni bancarie e da erogazioni liberali. L'analisi economica mette, invece, in luce una crescita delle somme stanziate e spese per redditi da lavoro dipendente, anche in relazione alle assunzioni effettuate in deroga alla normativa generale, e una notevole flessione delle somme stanziate e spese per consumi intermedi. I residui passano da 317 milioni di euro iniziali a 215,1 milioni, anche se con andamenti diversi fra le diverse direzioni generali. Analizzando le criticità emerse dall'esame del rendiconto, la Corte evidenzia, in particolare, alcuni aspetti problematici. Il primo concerne il fenomeno dei debiti pregressi: nel 2012 si registra un aumento dell'esposizione debitoria del Ministero, che raggiunge 23,1 milioni di euro. Il secondo aspetto critico concerne le eccedenze di spesa: nell'esercizio 2012 si registrano eccedenze per 33,4 milioni di euro in conto competenza e di 23,2 milioni di euro in conto cassa, che riguardano prevalentemente i capitoli stipendiali e quelli destinati al pagamento di affitto di locali. Risultano, invece, in flessione i residui perenti. Un ultimo aspetto critico riguarda le giacenze presso le contabilità speciali al 31 dicembre 2012 che Pag. 82registrano un importo pari a 457,7 milioni di euro. Al riguardo, la Corte ricorda che al formarsi delle giacenze contribuiscono sia la lentezza con cui i fondi vengono messi a disposizione dei funzionari delegati operanti presso le strutture periferiche del MIBAC, sia la stessa normativa in materia di contabilità speciali, che consente di riprogrammare le risorse non impegnate.
  Si sofferma, quindi, sull'esame delle parti di competenza della VII Commissione, concernenti lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Programmi «Sostegno all'editoria» e «Attività ricreative e sport»). Con riferimento al programma «Sostegno all'editoria», iscritto nell'ambito dello stato di previsione del MEF, si considerano specificamente i seguenti capitoli: il cap. 1501, che reca le somme, anche pregresse, da corrispondere alle concessionarie dei servizi di telecomunicazioni per rimborsi delle agevolazioni tariffarie per le imprese editrici; il cap. 2183, relativo al Fondo interventi per l'editoria; il cap. 7442, Fondo per gli investimenti del dipartimento dell'editoria. La somma complessiva degli stanziamenti iniziali per i predetti capitoli – riportati nella legge di bilancio per il 2012 – era pari, sia in conto competenza che in conto cassa, a 169,1 milioni di euro. Nel corso dell'anno si è avuta una variazione degli stanziamenti – in aumento – di 64,5 milioni in conto competenza e di 74,5 milioni in conto cassa. Le previsioni definitive per il complesso dei capitoli indicati risultano quindi pari a 233,6 milioni di euro per stanziamenti di competenza e 243,6 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa. Per quanto riguarda il programma «Attività ricreative e sport», anch'esso iscritto nello stato di previsione del MEF, il totale degli stanziamenti iniziali, nel 2012, corrisponde a 612,2 milioni di euro in conto competenza e a 614,2 milioni di euro in conto cassa. Nel corso dell'anno sono intervenute variazioni in aumento complessivamente pari a 3,6 milioni di euro in conto competenza e a14 milioni in conto cassa, da cui derivano previsioni definitive pari a 615,7 milioni di euro per gli stanziamenti di competenza e a 628,2 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa. Passa quindi all'esame delle parti di competenza della Commissione cultura, concernenti lo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico (Programma «Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione»). Con riferimento a questo programma, considera specificamente il capitolo 3121, relativo ai contributi alle emittenti radiofoniche e televisive in ambito locale e il capitolo 3021, recante stanziamenti per il servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari. La somma degli stanziamenti iniziali dei predetti capitoli, riportati nella legge di bilancio per il 2012, era pari, sia in conto competenza sia in conto cassa, a 120 milioni di euro. Nel corso dell'anno si sono avute variazioni degli stanziamenti, in diminuzione per quanto riguarda la competenza (-4,9 milioni di euro), in aumento (12 milioni di euro) per ciò che concerne il conto cassa. Le previsioni definitive per il complesso dei capitoli indicati risultano, quindi, pari a 115,2 milioni di euro per gli stanziamenti di competenza e a 132 milioni per le autorizzazioni di cassa.
  Con riferimento, infine, allo stato di previsione del Ministero dell'interno, segnala che sul capitolo 7243 di tale stato di previsione – Missione «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali», programma «Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali; determinazione dei rimborsi agli enti locali anche in via perequativa» – sono allocate le somme occorrenti per garantire le gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni. Lo stanziamento iniziale del capitolo 7243, riportato nella legge di bilancio per il 2012, era pari a zero, sia in conto competenza che in conto cassa. Nel corso dell'anno si è avuta una variazione in aumento degli stanziamenti di 103 milioni di euro sia per la competenza sia per la cassa. Le previsioni definitive, per il 2012, risultano dunque pari a questo importo. Passa, quindi, all'illustrazione della relazione del disegno di legge di assestamento del bilancio dello Stato e Pag. 83dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013. Il disegno di legge recante le disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome dello Stato per l'anno finanziario 2013 (C. 1573) è stato approvato, in prima lettura, dal Senato, nella seduta dell'11 settembre 2013, e ora passa all'esame della Camera dei deputati. Si esaminano, di seguito, le parti di tale provvedimento di competenza della VII Commissione.
  Con riferimento allo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'esercizio 2013, osserva che lo stesso, approvato con la legge 24 dicembre 2012, n. 229, reca previsioni di spesa, in conto competenza, per complessivi 51.141 milioni di euro (di cui 49.065 milioni di parte corrente, 2.018,7 milioni in conto capitale e 57,3 milioni per il rimborso di passività finanziarie) e, in conto cassa, per complessivi 51.253,1 milioni di euro (di cui 49.065,5 milioni di parte corrente, 2.125,9 milioni in conto capitale e 61,8 milioni per il rimborso di passività finanziarie), suddivisi tra le seguenti missioni: Istruzione scolastica (40.945,8 milioni di euro sia in conto competenza sia in conto cassa); Istruzione universitaria (7.780 milioni di euro in conto competenza e 7.842,2 milioni di euro in conto cassa); Ricerca e innovazione (1.909,1 milioni di euro in conto competenza e 1.959,1 milioni di euro in conto cassa); L'Italia in Europa e nel mondo (134,7 milioni di euro sia in conto competenza sia in conto cassa); Servizi istituzionali e generali delle pubbliche amministrazioni (48,4 milioni di euro sia in conto competenza sia in conto cassa); Fondi da ripartire (322,9 milioni di euro sia in conto competenza sia in conto cassa). La consistenza dei residui presunti al 1o gennaio 2013, quale risultante dal progetto di bilancio presentato al Parlamento, era pari a 581,3 milioni di euro (di cui 4 milioni per la parte corrente, 572,8 milioni in conto capitale e 4,5 milioni per il rimborso di passività finanziarie). Per la formazione delle previsioni assestate di spesa, è utile richiamare, anzitutto, l'articolo 33, comma 3, della legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità e finanza pubblica), che prevede la possibilità di proporre con il disegno di legge di assestamento variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie relative a programmi di una stessa missione, con le modalità indicate dall'articolo 23, comma 3 della medesima legge. È inoltre prevista la possibilità, in corso d'anno, nel rispetto dell'invarianza dei saldi di finanza pubblica, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta dei Ministri competenti, di adottare variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie interne a ciascun programma, relativamente alle spese per adeguamento al fabbisogno nell'ambito delle spese rimodulabili. Resta in ogni caso precluso l'utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti. Inoltre, l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 ha introdotto norme di flessibilità degli stanziamenti di bilancio che derogano alla disciplina generale recata dalla citata legge n.196 del 2009, prevedendo che per «motivate esigenze», limitatamente al triennio 2011-2013, possono essere rimodulate le dotazioni finanziarie «tra le missioni» di ciascun stato di previsione della spesa. Aggiunge che l'articolo 1, comma 02, del decreto-legge n. 138 del 2011, sempre in deroga alla norme generali in materia di flessibilità, ha disposto che, limitatamente al quinquennio 2012-2016, possono essere rimodulate le dotazioni finanziarie di ciascuno stato di previsione con riferimento sia alle spese rimodulabili sia a quelle non rimodulabili.
  Sempre con riferimento allo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, riguardo alle variazioni introdotte in forza di atti amministrativi, rileva che le previsioni iniziali sono state in parte già modificate, nel periodo gennaio-maggio 2013, in forza appunto di atti amministrativi. In particolare, si è registrato un aumento delle dotazioni di competenza, pari a 380,8 milioni di euro, e delle dotazioni di cassa, pari a 438,4 milioni di euro. Nello specifico, le variazioni alle sole dotazioni di Pag. 84cassa riguardano il riparto del fondo cosiddetto 5 per mille. Le modifiche che hanno interessato contemporaneamente dotazioni di competenza e di cassa sono dipese, in particolare, dalla riassegnazione di entrate relative al cedolino unico, dalla reiscrizione di residui passivi perenti e dalla ripartizione del fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili. A dette variazioni si aggiungono quelle proposte con il presente disegno di legge di assestamento, le quali comportano un aumento di 9,3 milioni di euro delle previsioni di competenza (interamente attribuite a spese di parte corrente) e di 820,6 milioni di euro delle autorizzazioni di cassa (di cui 563,6 milioni per spese di parte corrente, 204,3 milioni per spese in conto capitale e 52,7 milioni per rimborso di passività finanziarie).
  Per quanto riguarda i residui, evidenzia che le variazioni proposte nel disegno di legge di assestamento comportano un aumento pari a 2.580,7 milioni di euro (di cui 1.924,1 milioni di parte corrente, 557,8 milioni in conto capitale e 98,9 milioni per rimborso di passività finanziarie). Le variazioni in aumento proposte con il disegno di assestamento, articolate per missioni, riguardano la missione Istruzione scolastica (6,2 milioni di euro in termini di competenza e 285,2 milioni di euro in termini di cassa); Istruzione universitaria (0,6 milioni di euro in conto competenza e 350,7 milioni di euro in conto cassa); Ricerca e innovazione (158,4 milioni di euro in termini di sola cassa); L'Italia in Europa e nel mondo (4,2 milioni di euro in termini di sola cassa); Servizi istituzionali e generali delle pubbliche amministrazioni (0,3 milioni di euro in conto competenza e 11,4 milioni di euro in conto cassa); Fondi da ripartire (2,2 milioni di euro in conto competenza e 10,5 milioni di euro in conto cassa). Per effetto delle variazioni già intervenute e di quelle proposte con il disegno di legge di assestamento in esame, ricorda che le previsioni iniziali di bilancio del Ministero dell'istruzione, per l'esercizio 2013 – articolate per missioni – vengono, quindi, assestate nei seguenti termini: Istruzione scolastica (41.271,9 milioni di euro in conto competenza e 41.551,4 milioni di euro in conto cassa); Istruzione universitaria (7.787,9 milioni di euro in conto competenza e 8.200,1 milioni di euro in conto cassa); Ricerca e innovazione (1.961,6. milioni di euro in conto competenza e 2.227,7 milioni di euro in conto cassa); L'Italia in Europa e nel mondo (135 milioni di euro in conto competenza e 139,2 milioni di euro in conto cassa); Servizi istituzionali e generali delle pubbliche amministrazioni (49,7 milioni di euro in conto competenza e 60,8 milioni di euro in conto cassa); Fondi da ripartire (325,1 milioni di euro in conto competenza e 333 milioni di euro in conto cassa), per un totale di 51.531,1 milioni di euro in conto competenza e di 52.512,1 milioni di euro in conto cassa. Per il confronto tra le previsioni iniziali e le previsioni assestate per il 2013, con riferimento ai singoli programmi, rinvia invece alla documentazione predisposta dagli uffici.
  Al riguardo, evidenzia che le principali variazioni sia in conto competenza sia in conto cassa, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, riguardano la missione Istruzione scolastica (+326,1 milioni di euro in conto competenza e +605,6 milioni di euro in conto cassa) con riferimento alla quale si registra, in particolare, un incremento relativamente ai programmi: 1.2 Istruzione prescolastica (rispettivamente, +32,3 milioni di euro in conto competenza e +45,3 milioni in conto cassa); 1.3 Istruzione primaria (+108,7 milioni in conto competenza e +196 milioni in conto cassa); 1.4 Istruzione secondaria di I grado (+48,8 milioni di euro in conto competenza e +90,5 milioni di euro in conto cassa); 1.5 Istruzione secondaria di II grado (+118,8 milioni di euro in conto competenza e +240,8 milioni di euro in conto cassa). Per quanto concerne la missione Istruzione universitaria (+7,8 milioni di euro in conto competenza e +357,9 milioni di euro in conto cassa), si registra, in particolare, un incremento in conto competenza relativamente al programma 2.2 Istituti di alta cultura (+6,6 milioni di euro) e un incremento, Pag. 85in conto cassa, in corrispondenza del programma 2.3 Sistema universitario e formazione post universitaria (+286,1 milioni di euro). Un incremento si registra anche per la missione Ricerca e innovazione (+52,5 milioni di euro in conto competenza e + 268,6 milioni in conto cassa) attribuibile in gran parte, per la competenza, al programma 3.2 Ricerca scientifica e tecnologica applicata (+44,1 milioni di euro) e, per la cassa, al programma 3.3 Ricerca scientifica e tecnologica di base (+204,1 milioni di euro).
  Passa quindi all'esame – nel disegno di legge di assestamento con relative tabelle – della parte concernente il Ministero per i beni e le attività culturali, ora Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Con riferimento alle previsioni iniziali di bilancio per il 2013, lo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, per l'esercizio 2013, reca previsioni iniziali di spesa, in conto competenza, per complessivi 1.546,8 milioni di euro (di cui 1.299,2 milioni di parte corrente, 213 milioni di parte capitale e 34,6 milioni di rimborso passività finanziarie) e, in conto cassa, per complessivi 1.560,1 milioni di euro (di cui 1.304,3 milioni di euro di parte corrente, 221,1 milioni di parte capitale e 34,6 milioni di rimborso di passività finanziarie), suddivisi tra le seguenti missioni: Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici (1.381,3 milioni di euro in conto competenza e 1.390,1 milioni di euro in conto cassa); Ricerca e innovazione (41,9 milioni di euro in conto competenza e 45,1 milioni di euro in conto cassa); Servizi istituzionali e generali delle pubbliche amministrazioni (33,4 milioni di euro in conto competenza e 34,7 milioni di euro in conto cassa); Fondi da ripartire (90,2 milioni di euro sia in conto competenza sia in conto cassa). La consistenza dei residui presunti, al 1o gennaio 2013, quale risultante nel progetto di bilancio presentato al Parlamento, è pari a 161,7 milioni di euro (di cui 90,2 milioni di euro per la parte corrente e 71,4 milioni di euro in conto capitale). Sempre con riferimento allo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, riguardo alle variazioni introdotte in forza di atti amministrativi, segnalo che le variazioni intervenute in forza di atti amministrativi nel periodo gennaio-maggio 2013 hanno comportato – all'esito della somma di variazioni di segno positivo e negativo – un incremento delle dotazioni di competenza pari a 61,3 milioni di euro e delle dotazioni di cassa pari a 37,9 milioni di euro. Nello specifico, le variazioni sia alle dotazioni di competenza sia alle dotazioni di cassa sono dipese principalmente dalla ripartizione del fondo per le aree sottoutilizzate; dalla ripartizione del fondo per assicurare la liquidità per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili (di cui al decreto legge n. 35 del 2013); dal prelevamento dal fondo occorrente per il pagamento dei residui passivi perenti. Passa quindi a illustrare le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento del bilancio dello Stato, per l'anno finanziario 2013, nel testo presentato in prima lettura al Senato (Atto Senato 889). Alle variazioni sopra indicate, introdotte in forza di atti amministrativi, si aggiungono quelle proposte con il disegno di legge di assestamento, le quali, prima delle modifiche approvate dal Senato, comportavano – all'esito della somma di variazioni di segno positivo e negativo – una riduzione di 1 milione di euro delle previsioni di competenza e un aumento di 105,7 milioni di euro delle autorizzazioni di cassa.
  Per quanto riguarda i residui, rileva che le variazioni proposte comportavano un incremento pari a 59,1 milioni di euro. Per le variazioni proposte inizialmente con il disegno di legge di assestamento presentato al Senato, articolate per missioni, si rinvia alla documentazione predisposta dagli uffici. Durante l'esame presso il Senato, sono state apportate – per mezzo dell'approvazione di un emendamento – modifiche compensative all'interno della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», variando le previsioni di competenza e di cassa dei programmi 1.12 «Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell'arte contemporanee; tutela e valorizzazione del Pag. 86paesaggio» (-3,2 milioni di euro) e 1.15 «Tutela del patrimonio culturale» (+3,2 milioni di euro), senza dunque modificare gli importi complessivi relativi alla predetta missione. Per effetto delle variazioni già intervenute e di quelle proposte con il disegno di legge di assestamento, nel testo come modificato dal Senato, le previsioni iniziali di bilancio per l'esercizio 2013 – articolate per Missioni – vengono, quindi, assestate come segue: Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici (1.447,6 milioni di euro in conto competenza e 1.511,5 milioni di euro in conto cassa); Ricerca e innovazione (39,9 milioni di euro in conto competenza e 43,6 milioni di euro in conto cassa); Servizi istituzionali e generali delle pubbliche amministrazioni (34 milioni di euro in conto competenza e 44,3 milioni di euro in conto cassa); Fondi da ripartire (85,6 milioni di euro in conto competenza e104,3 milioni di euro in conto cassa), per un totale di 1.607,1 milioni di euro in conto competenza e di 1.703,7 milioni di euro in conto cassa. Per il confronto tra le previsioni iniziali e le previsioni assestate per il 2013, con riferimento ai singoli programmi, rimanda alla documentazione predisposta dagli uffici.
  Al riguardo, evidenzia che la principale variazione di segno positivo sia in conto competenza sia in conto cassa, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, riguardano la missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici (+66,3 milioni di euro in conto competenza e +121,3 milioni di euro in conto cassa) per la quale, in particolare, si registra un incremento relativamente ai programmi: 1.15 Tutela del patrimonio culturale (+40,5 milioni di euro in termini di competenza e +28 milioni di euro in conto cassa); 1.12 Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell'arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio (rispettivamente, +16,7 milioni di euro e +22,7 milioni di euro); 1.2 Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo (rispettivamente, +3,6 milioni di euro e +49,1 milioni di euro). Anche la missione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche registra incrementi positivi, più evidenti nelle dotazioni di cassa (+9,6 milioni di euro, a fronte di +0,6 milioni di euro in conto competenza). Con riferimento alle altre Missioni, si registrano variazioni di segno opposto per la missione Fondi da ripartire (- 4,6 milioni di euro in conto competenza e +14,1 milioni di euro in conto cassa) e riduzioni sia in conto competenza sia in conto cassa in corrispondenza della missione Ricerca e innovazione (rispettivamente, –2 milioni di euro in conto competenza e –1,5 milioni di euro in conto cassa). Con riferimento agli ulteriori stanziamenti assestati per il 2013, di interesse della Commissione cultura, presenti in altri stati di previsione, e in particolare in quello dell'economia e delle finanze (con riferimento al sostegno all'editoria, alla ricerca di base e applicata, al sostegno all'istruzione e alle attività ricreative e sport); in quello dello sviluppo economico (con riferimento ai servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione); e in quello dell'interno (relativo alla somma occorrente per garantire la gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni), rinvia al dossier predisposto dagli uffici.

  Manuela GHIZZONI, presidente, intervenendo nel merito del provvedimento, ringrazia il relatore per il prezioso lavoro svolto. Desidera sottolineare alcuni passaggi della relazione della Corte dei conti in riferimento alle politiche in materia di istruzione universitaria, anche a vantaggio dell'esame di altri provvedimenti, come la proposta di legge a firma del collega Vacca e il decreto-legge n. 104 del 2013, che la Commissione sta svolgendo. Considera di assoluta importanza rimarcare quanto afferma la Corte rispetto alle risorse finanziarie trasferire agli Atenei: dal 2009 il Fondo di Finanziamento ordinario è stato decurtato di un miliardo e 100 milioni di euro. Tale costante e draconiana riduzione di risorse al principale sistema di finanziamento del sistema universitario, combinata con l'accelerazione all'incremento della cosiddetta «quota premiale» del medesimo Fondo, determinano una rigida Pag. 87contrazione delle risorse a disposizione del funzionamento degli Atenei, quali i consumi intermedi e spese fisse per personale. Ne derivano conseguenze facilmente immaginabili nella vita ordinaria delle università ma anche sulla sostenibilità finanziaria di ogni singolo ateneo – cui peraltro si conformano le politiche assunzionali – indipendentemente dalle capacità di agire una spesa virtuosa ed efficace. In merito poi agli interventi in favore del diritto agli studi, occorre registrare con molta preoccupazione che nel triennio 2009-2011 c’è stata una riduzione di circa otto punti percentuali dell'indicatore relativo alla percentuale di soddisfazione degli idonei all'ottenimento della borsa: da 171.781 idoei, si è passati a 114.781. Ritiene si tratti di una situazione gravissima, intollerabile per un Paese civile che, evidentemente, non considera più la formazione e l'apprendimento come un bene comune. Si tratta, inoltre, di dati importanti e utili per chi, come i componenti della commissione, attende all'esame del decreto-legge n. 104 del 2013, che reca norme anche in merito al diritto allo studio.
  Aggiunge che la Corte dei Conti si sofferma, inoltre, sul fallimento dei prestiti fiduciari che non hanno incontrato «l'interesse degli studenti» perché la crisi finanziaria impone agli interessati e alle loro famiglie estrema cautela nell'assunzione di un debito, che magari si somma a quello per il mutuo per la casa. Peraltro, l'osservazione della Corte dei Conti si associa facilmente a quanto accaduto negli Stati Uniti in termini di indebitamento a cui le famiglie non sono riuscite a fare fronte, determinando una bolla speculativa di enorme entità. Concludendo, invita i colleghi a valutare attentamente i contenuti del rendiconto 2012 e la relazione del collega D'Ottavio, anche al fine di orientare – sulla scorta di dati e di analisi puntuali – le scelte future della Commissione.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.15.

SEDE REFERENTE

  Martedì 24 settembre 2013. — Presidenza del presidente Giancarlo GALAN. — Interviene il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza.

  La seduta comincia alle 14.

DL 104/2013: Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.
C. 1574 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 19 settembre 2013.

  Maria COSCIA (PD) esprime, anche a nome del gruppo del PD, apprezzamento sul provvedimento all'esame della Commissione, il quale interviene opportunamente nel settore della scuola e dell'università, dopo anni di attacchi perpetrati dai governi di centro-destra nei confronti della scuola pubblica. Richiama, quindi, le dichiarazioni rese nella giornata di ieri dal Presidente della Repubblica Napolitano, il quale, in occasione dell'inizio dell'anno scolastico, ha ricordato la politica del passato dei tagli ingiustificati di risorse al settore della scuola. Constata d'altra parte la determinazione del Ministro Carrozza, la quale ha adottato il provvedimento in esame in coerenza con quanto esposto nelle linee programmatiche sul suo dicastero, illustrate di fronte alle Commissioni cultura riunite di Camera e Senato, in linea anche con la sensibilità dimostrata dal Presidente del Consiglio Letta. Si sono superate così – come riportato dai mezzi di informazione – resistenze all'emanazione del presente decreto-legge. Pur sottolineando che le norme che si vanno ad esaminare sono contenute in un decreto-legge e non in una organica legge di riforma del settore dell'istruzione, osserva che lo stesso mette al centro dell'attenzione Pag. 88gli studenti. Apprezza, in particolare, le disposizioni di cui all'articolo 1 del provvedimento, che hanno ad oggetto il welfare dello studente, utilizzando una terminologia che va oltre il semplice sostegno del diritto allo studio. Aggiunge poi di considerare favorevolmente, tra le altre cose, le disposizioni di cui all'articolo 6, concernenti la riduzione del costo dei libri scolastici, ed in particolare l'aver reso facoltativo, da parte del collegio dei docenti, l'adozione dei libri di testo oltre ad aver reso effettivo il rispetto dei tetti di spesa. Giudica inoltre positivamente anche le disposizioni di cui al medesimo articolo 6, comma 2, relative al comodato d'uso dei libri di testo, per il quale sono state attribuite risorse aggiuntive. Con riferimento, poi, all'articolo 7 del provvedimento concernente la prevenzione della dispersione scolastica, saluta favorevolmente le disposizioni ivi comprese, nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi in materia previsti dall'agenda Europa 2020, la quale indica il raggiungimento del livello del 10 per cento di dispersione, a fronte del 18 per cento attuale. Valuta, inoltre, favorevolmente le disposizioni finalizzate alla valorizzazione del personale, soprattutto di quello docente, in particolare con la previsione di un opportuno piano pluriennale per la stabilizzazione del personale precario, ivi compresi circa 27 mila docenti di sostegno, a tutela del diritto allo studio degli studenti con disabilità. Esprime inoltre apprezzamento per le norme contenute nel capo III del provvedimento che reca disposizioni per l'università e la ricerca, con un riferimento particolare all'articolo 19 concernente l'AFAM e alla previsione di una graduatoria nazionale per determinare l'ammissione alle scuole di specializzazione dei medici, sancita dall'articolo 21, sottolinea che quest'ultima misura si rende più che mai necessaria, considerati gli ultimi casi di concorsi irregolari, svoltisi a livello di singolo ateneo, per l'accesso alle scuole di specializzazione. Considera inoltre parimenti apprezzabili le disposizioni di cui all'articolo 24, concernente il personale degli enti di ricerca, ed in particolare quello dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ribadisce, in conclusione, l'impegno del Partito democratico nel sostenere l'azione, molto positiva, svolta in questa occasione dal Governo, con la possibilità di apportare modifiche migliorative del testo, in un dialogo costruttivo tra Commissione ed Esecutivo.

  Elena CENTEMERO (PdL) rileva che il provvedimento in esame reca alcuni interventi urgenti a favore della scuola, università e ricerca. Per questo, assicura al Governo la disponibilità del gruppo cui appartiene per migliorare alcuni profili del decreto, a partire, in particolare, dal percorso scuola-lavoro e scuola-impresa che ritiene debba svolgersi dalla scuola primaria agli istituti superiori. In questo senso, ritiene positivo che il decreto in esame presti attenzione agli istituti tecnici, ma occorre potenziare tale tematica per una scuola inclusiva in cui vi sia un forte collegamento con il territorio produttivo in cui le realtà scolastiche sono inserite. Aggiunge che alcune modifiche vanno inserite anche in riferimento al tema dell'orientamento, incentivando stage, tirocini, apprendistato, nonché anticipando al contempo l'orientamento degli studenti alla scuola secondaria di primo ciclo, prima quindi del quarto anno della scuola secondaria superiore. Ritiene inoltre opportuno potenziare l'offerta informativa integrata via web. Condivide, in generale, la posizione del Presidente della Repubblica espressa nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico, circa la lotta agli sprechi nei settori in questione.
  Ritiene peraltro che non sia condivisibile una «stabilizzazione degli insegnanti», quanto necessaria, piuttosto, una maggiore stabilità per gli studenti nelle istituzioni scolastiche. È stato fatto certo un passo avanti per la dirigenza scolastica, con una attenzione mirata alla specificità del settore, soprattutto in base a quanto prevede l'articolo 25 del decreto in esame; nonché al settore dell'Alta formazione artistica e musicale. Rileva, d'altro canto, una discrepanza tra quanto prevede all'articolo 4 il decreto-legge in discussione, Pag. 89circa le scuole statali e paritarie, e il resto dell'articolato, dove questa corretta distinzione non appare. Per le scuole paritarie, poi, è necessario favorire la tutela del diritto allo studio degli allievi frequentanti, secondo un principio di parità con la scuola statale stabilito anche dalla Corte costituzionale. Ritiene necessario, in questo senso, distinguere all'interno della scuola pubblica, la scuola statale e la scuola paritaria, senza alcuna forma di discriminazione. Si riserva quindi di intervenire nel corso dell'esame per ulteriori approfondimenti sul provvedimento in discussione.

  Giuseppe BRESCIA (M5S) critica preliminarmente l'aver adottato un decreto-legge in materia, in quanto di tale strumento legislativo si è abusato in Parlamento. Specifica, poi, che vi sono settori come quello della scuola che vanno pianificati, per cui è opportuno l'uso della legge ordinaria, come strumento di maggiore approfondimento dei contenuti che si vanno ad approvare. Auspica, inoltre, che non vi sia nel settore della scuola una continuità ideale con le politiche adottate dal Ministro Gelmini. Sottolinea che aver investito nel presente provvedimento circa 450 milioni di euro risulta un segnale illusorio, in quanto negli ultimi anni, sono stati sottratti al comparto della scuola, dell'università e della ricerca circa 8 miliardi di euro. Aggiunge, inoltre, che il decreto-legge in esame non interviene nel merito su argomenti di elevata rilevanza, quale quello dei cosiddetti esodati della scuola, che sono stati evidenziati dal Movimento 5 Stelle nel corso della legislatura in corso. Con riferimento all'articolo 1 del provvedimento in esame, poi, concernente il welfare dello studente, pur apprezzandone lo spirito, reputa insufficienti le risorse ad esso destinate, pari a 15 milioni di euro per l'anno 2014, per l'attribuzione di contributi e benefici a favore degli studenti. Sottolinea come sia necessario riconsiderare la normativa concernente gli idonei, ma non vincitori, nell'attribuzione di borse di studio, una peculiarità tutta italiana, certamente non invidiabile. Con riferimento all'articolo 4, poi, nella parte in cui prevede sanzioni amministrative pecuniarie per la violazione del divieto di fumo negli ambienti scolastici, auspica che le somme rivenienti da tali sanzioni, non siano destinate al Ministero della salute, come attualmente prevede il testo del decreto-legge, bensì alle singole istituzioni scolastiche, ove siano accertate le relative violazioni. Giudica, quindi, negativamente il fatto che i programmi di educazione alimentare previsti dal comma 5 del medesimo articolo 4, debbano avvenire senza nuovi o maggiori onori a carico della finanza pubblica. Passa dunque all'esame dell'articolo 6, concernente la riduzione del costo dei libri scolastici, auspicando la valorizzazione dell'uso dei libri digitali, in linea con quanto già previsto da buone pratiche che si sono attuate in diversi istituti scolastici, le quali possono essere riportate a livello nazionale. Sottolinea, a tal proposito, come sembri che la scuola non si accorga che il mondo negli ultimi anni è cambiato, soprattutto dal punto di vista delle tecnologie informatiche, mentre di tale cambiamento sono ben consapevoli gli studenti, grandi utilizzatori delle nuove tecnologie. Reputa inoltre le disposizioni contenute nell'articolo 7, in materia di prevenzione della dispersione scolastica, insufficienti e inidonee a riportare al 10 per cento, entro il 2020, il tasso di abbandono scolastico. Con riferimento, invece, all'articolo 10, concernente i mutui per l'edilizia scolastica, sottolinea come lo strumento del decreto-legge – con la previsione di termini molto limitati per l'attuazione delle norme legislative – possa rendere non spendibili le risorse stanziate, così come è avvenuto recentemente con l'approvazione del decreto-legge n. 69 del 2013, il cosiddetto decreto del fare. Riguardo, infine, alle assunzioni del personale scolastico, rileva come – tralasciando il discorso concernente gli insegnanti di sostegno – con tale provvedimento non si faccia altro che sostituire i docenti che sono andati in pensione.

  Milena SANTERINI (SCpI) esprime un convinto apprezzamento al Ministro Carrozza Pag. 90per aver messo al centro dell'agenda politica del Governo la scuola, considerando innanzitutto la formazione di importanza strategica per la crescita e lo sviluppo del Paese. È consapevole che si tratta di un provvedimento emergenziale che reca parti innovative, accanto ad altre, per così dire, di manutenzione; nell'ambito di queste, peraltro, ritiene che le riforme debbano essere ispirate a principi strategici di intervento. A questo proposito, considera indispensabile definire una scelta, nel senso di procedere ad una formazione obbligatoria permanente degli insegnanti, non discontinua, nella consapevolezza che il successo dell'apprendimento degli allievi dipende proprio dal grado di preparazione del docente. Evidenzia altresì l'importanza di prestare la dovuta attenzione al tema dello svantaggio sociale, soprattutto per gli allievi emigrati, che rappresentano una parte consistente della scuola italiana e del suo futuro. Ritiene quindi necessario concepire una università che sia anche funzionale alla formazione dei docenti, con una offerta formativa che non sia solo quantitativa, ma di qualità, proprio per prevenire l'abbandono scolastico attraverso il monitoraggio continuo dell'attività degli studenti. È possibile così operare interventi mirati ed efficaci, a partire dal monitoraggio delle assenze frequenti, incrementando l'autovalutazione, il potenziamento degli ispettori, senza per questo determinare forme di controllo esterno, ma al contrario favorendo un coordinamento tra forme di controllo interno ed esterno. In questo senso, ritiene opportuno che il sistema di valutazione sia unico, sia per le scuole statali che per quelle paritarie. Auspica, in conclusione, che si possa procedere nel senso indicato, definendo linee di intervento migliorative del testo a partire dalle priorità evidenziate.

  Nicola FRATOIANNI (SEL) chiede preliminarmente che al termine delle audizioni informali – previste sul presente provvedimento a partire dalla giornata di oggi – riprenda l'esame preliminare sul decreto-legge in esame. Anche a nome del suo gruppo, esprime quindi un giudizio complessivamente positivo sul provvedimento all'ordine del giorno, che assume il carattere simbolico di segnale di cambiamento rispetto alle politiche portate avanti in passato nel settore. Intravede, infatti, nello stesso la volontà di valorizzare il sistema dell'istruzione pubblica. Considera, quindi, favorevolmente la previsione della stabilizzazione degli insegnanti precari, osservando che se i docenti non sono stabilizzati, ne risentono anche gli studenti, essendo chiaramente a discapito della qualità dell'insegnamento la precarietà del rapporto di lavoro di molti insegnanti. Critica comunque la previsione dell'immissione in ruolo di personale precario mantenendo l'invarianza finanziaria degli oneri, con un'operazione discutibile da un punto di vista contrattuale, che potrebbe sminuire con la sottrazione di risorse il ruolo sociale del personale scolastico. Richiama, quindi, il tema generale del finanziamento del sistema scolastico, che è il tema del sistema scuola. Precisa d'altra parte che le risorse stanziate con il provvedimento in esame, in quanto insufficienti, dovrebbero essere integrate in sede di approvazione della prossima legge di stabilità, tenendo presente che vi è una costante riduzione negli anni delle dotazioni finanziarie destinate all'istruzione. Ricorda per esempio, a tal proposito, che la Spagna destina risorse per il diritto allo studio in misura quadrupla rispetto a quanto effettuato dall'Italia. Precisa infine che, caratteristica essenziale della funzione di Governo, è quella della scelta delle priorità; il settore dell'istruzione deve divenire perciò un settore strategico di intervento e strumento per uscire dall'attuale crisi.

  Antonio PALMIERI (PdL) rileva che dai tweet che il ministro Carrozza sta inserendo in rete, relativamente agli interventi svolti dai colleghi, vi sono alcune inesattezze. In particolare, la collega Centemero non ha sostenuto di essere contraria alla stabilizzazione, come appare invece nel tweet della ministra sull'intervento della collega. Ricorda, d'altra parte, che durante Pag. 91il Governo Berlusconi II, il ministro Moratti in cinque anni ha provveduto all'assunzione di 67.000 studenti, con scelte analoghe adottate successivamente dal ministro Gelmini. Ritiene quindi necessario superare le vecchie contrapposizioni per cui una parte politica – la sinistra – è sempre a favore degli insegnanti, e l'altra – la parte che rappresenta – contraria; una, per la scuola statale, l'altra, per quella paritaria. È necessario infatti evitare strumentalizzazioni politiche, che possono essere assai dannose per il settore e il Paese, come quelle che nella XIV legislatura, dal 2001 al 2006, hanno portato a fare della scuola un vero e proprio campo di battaglia, con risultati dannosi per tutto il settore.
  Sottolinea, invece, che il gruppo cui appartiene è a sostegno di una scuola pubblica, per il bene comune, mettendo da parte vecchi antagonismi. Rinvia quindi a quanto indicato dalla collega Centemero circa i miglioramenti da introdurre nel testo, che auspica possano essere realizzati attraverso un lavoro da svolgere insieme alle opposizioni, pur nella consapevolezza e nel rispetto dei rispettivi, diversi punti di vista, ma pur sempre nell'interesse comune degli studenti. Invita quindi a svolgere una valutazione puntuale dei singoli interventi migliorativi da introdurre nel testo, auspicando in una fattiva collaborazione in tal senso da parte di tutti i gruppi.

  Maria COSCIA (PD) ribadisce come il giudizio sulla politica scolastica del passato, in linea con quanto ieri affermato dal Presidente della Repubblica Napolitano, sia stato già dato dal Partito democratico, con l'esposizione dei numeri. Precisa che le unità di personale assunte dal Ministro Gelmini ammontavano a circa 40 mila unità, mentre il piano di stabilizzazione – previsto dal primo Governo Prodi – prevedeva l'assunzione di circa 150 mila docenti.

  Elena CENTEMERO (PdL), intervenendo per una precisazione, ribadisce di non apprezzare il termine della stabilizzazione dei docenti, ritenendo necessario parlare di stabilizzazione della scuola, ponendo al centro dell'attenzione gli studenti.

  Umberto D'OTTAVIO (PD) si chiede se sia necessario un discorso del Sommo Pontefice sulla scuola – come quello efficace sul tema del lavoro – per poter sensibilizzare ciascuno sull'importanza di tale settore. Rileva comunque che alcune misure previste nel provvedimento in esame segnano una svolta, anche alla luce dell'esame che la VII Commissione sta svolgendo, parallelamente, del rendiconto dell'esercizio finanziario 2012. Risulta quindi necessario recuperare le risorse che sono state tagliate negli ultimi anni. Nel merito del provvedimento, giudica favorevolmente le norme sull'edilizia scolastica per le cui spese è prevista l'esclusione dal patto di stabilità interno. Ricorda, poi, come la Corte dei conti abbia richiesto la riduzione degli apparati burocratici, dovendosi quindi valutare l'opportunità se mantenere o meno uffici scolastici provinciali.

  Mara CAROCCI (PD) considera positivo il decreto in esame, pur con le modifiche che potranno esservi apportate. Vi sono alcune semplificazioni che andrebbero introdotte, come per esempio l'attribuzione alle scuole, invece che al ministero della salute, delle entrate relative alle multe per la violazione del divieto di fumo. Condivide, poi, l'esigenza di anticipare l'orientamento degli studenti a partire dal primo ciclo della scuola secondaria, seppure ritiene necessario essere consapevoli del fatto che è dal primo giorno della scuola primaria che si valuta l'orientamento dell'alunno, per favorirne lo sviluppo educativo e valorizzarne le potenzialità di apprendimento. Nella formazione degli insegnanti, poi, sarebbe opportuno inserire anche un'adeguata educazione alla parità di genere e contro gli stereotipi sessuali, secondo quanto previsto dalla recente normativa nazionale e internazionale adottata dal Parlamento. Aggiunge che emerge l'esigenza, tra gli operatori del settore, di Pag. 92rivedere l'articolo 12, in materia di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, secondo una ripartizione che tenga conto della necessità di integrare le anagrafi studentesche, con maggiori risparmi di spesa, favorendo al contempo l'accesso a tali elenchi anche da parte dei comuni. Condivide, inoltre, la proposta della collega Centemero, circa la specificità della dirigenza scolastica, per favorire un reclutamento che assicuri la giusta attenzione alle peculiarità del settore.

  Ilaria CAPUA (SCpI) giudica favorevolmente l'articolo 23, concernente il finanziamento degli enti di ricerca, auspicando peraltro che la deroga che permette l'assunzione di personale a tempo indeterminato sia applicabile anche agli enti di ricerca che dipendono dal Ministero della salute e da quello delle politiche agricole. Rileva, poi, come l'abolizione del bonus maturità crei un vuoto legislativo. Si pregiudicano così, infatti, le aspettative di coloro i quali hanno fatto affidamento sui punteggi aggiuntivi del bonus, in quel momento previsti e già sostenuto gli esami di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato, prima dell'emanazione del decreto.

  Maria Grazia ROCCHI (PD) concorda con gli interventi svolti dai colleghi del gruppo cui appartiene, rilevando che il decreto in esame affronta emergenze da tempo esistenti nel settore della scuola, a partire dai concorsi per dirigenti scolastici, dagli interventi per l'edilizia scolastica e così via. Pur nella consapevolezza che una riforma complessiva presuppone un confronto più ampio e approfondito, ritiene che dal decreto in esame insegnanti, dirigenti e altri operatori del settore forse non esulteranno, ma senz'altro potranno riconoscervi un segnale di attenzione, che da anni mancava. Si tratta di una prima inversione di tendenza che ritiene potrà contribuire ad introdurre gli interventi più urgenti. Per esempio, si tratterà di prevedere non una «obbligatorietà di», ma un’«attenzione per» un adeguato orientamento scolastico. In questo come negli altri settori di intervento, la scuola saprà d'altra parte rispondere agli input del Governo per investire nella formazione e nel futuro dei ragazzi.

  Luisa BOSSA (PD) concorda con le altre riflessioni svolte sul provvedimento in esame dai colleghi del Partito democratico. Esprime, quindi, gratitudine al Ministro Carrozza per essere recentemente stata in Campania per l'avvio dell'anno scolastico, a testimonianza della sua sensibilità verso territori che presentano gravi situazioni di disagio sociale. Auspica infine una maggiore considerazione per le associazioni che fanno scuola al di fuori delle scuole, in zone degradate come quella di Scampia, le quali si rivelano soggetti indispensabili in tali contesti socio-economici.

  Luigi GALLO (M5S) ritiene necessario uscire dalla dinamica di un confronto sterile, partendo semplicemente da dati oggettivi: 8 miliardi di euro in meno per il settore della scuola, ricerca e università, negli ultimi anni, a fronte dello stanziamento di 400 milioni di euro in due anni nel presente decreto. Ritiene che in tal modo, per recuperare il gap esistente, ci vorranno almeno trentacinque anni, senza che scuola, università e ricerca potranno riuscire a sopravvivere, visto lo stato pietoso in cui si trovano. Si tratta di sfide importanti che non si possono affrontare, per così dire, a mani nude. Fuor di metafora, è necessario, invece, ripristinare le priorità di intervento, in termini effettivi, non a parole. Ritiene infatti che se veramente i gruppi del Pd e del Pdl in Commissione cultura avessero avuto a cuore i settori della scuola, dell'università e della ricerca, avrebbero avviato da subito tutta una serie di proposte di legge di iniziativa parlamentare, da tempo presentate in Commissione, proprio per contribuire a migliorare la drammatica situazione esistente. Ribadisce quindi che non si può pretendere di risolvere gli annosi problemi che affliggono la scuola – dove i docenti portano da casa la carta igienica e quella per le stampanti – senza intervenire Pag. 93con tagli consistenti in altri settori, come le auto blu, le spese militari, per destinare le risorse risparmiate ai settori oggetto di intervento con il decreto-legge in esame.
  Auspica, quindi, che i numerosi propositi espressi dai colleghi nel corso della discussione si trasformino in emendamenti migliorativi del testo, approvati dalla Commissione cultura, senza perdere l'ennesima occasione per migliorare un provvedimento lacunoso. Aggiunge che l'eventuale coinvolgimento di comunità e organizzazioni sul territorio deve essere valutato attentamente al fine di non cadere nel solito errore di trasferire, invece di costruire competenze. È necessario, invece, uscire dalla logica dei soliti slogan, per entrare in quella del merito dei singoli interventi da realizzare, superando così l'atteggiamento miope e lento che fino ad oggi ha caratterizzato la politica del Governo. Solo così si potrà favorire una vera valorizzazione dei settori della istruzione, dell'università e della ricerca.

  Gianluca BUONANNO (LNA) si rende conto che qualunque previsione nei settori in questione sia di difficile attuazione. Sottolinea, peraltro, riportando quanto apparso su un importante quotidiano nazionale da ultimo, la difficoltà dell'integrazione degli studenti stranieri nell'ambiente scolastico. Rivendica quindi per la Lega il merito di aver denunciato, e da tempo, i rischi che possono derivare quando non si controlla adeguatamente la situazione. Riscontra invece che coloro i quali dichiarano di sostenere la scuola pubblica, iscrivono poi invece i propri figli in scuole paritarie, dove vi sono più eccellenze rispetto a quelle, pur presenti, nella scuola pubblica. Rileva, infine, come talvolta la situazione nella scuola non sia positiva, anche a causa dei tagli voluti dal Governo Letta che penalizza i comuni nello svolgimento dei servizi pubblici essenziali ad essi affidati.

  Simona Flavia MALPEZZI (PD) ritiene necessario, innanzitutto, prevedere la possibilità di svolgere altri interventi nel merito del provvedimento, dopo lo svolgimento delle audizioni informali, vista la delicatezza e complessità della materia. Concorda sul fatto che il provvedimento in esame è di emergenza e serve a tamponare una situazione grave. Ritiene, peraltro, che esso fornisca alcune prospettive di rilancio per il futuro, seppure potrà esser migliorato in alcuni suoi aspetti, prevedendo per esempio una adeguata formazione degli insegnanti e favorendo una loro crescita professionale. In questo senso, condivide l'esigenza di stabilizzare gli insegnanti, allo scopo di stabilizzare la scuola.

  Giancarlo GALAN, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

  Antonio PALMIERI (PdL) sollecita lo svolgimento di un'audizione di rappresentanti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in merito all'adozione del regolamento sulla tutela del diritto d'autore in rete.

  Giancarlo GALAN, presidente, assicura il collega Palmieri che la questione potrà essere affrontata nella prossima riunione dell'Ufficio di presidenza.

  La seduta termina alle 15.30.

AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 24 settembre 2013.

Audizione di rappresentanti di organizzazioni sindacali del settore, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 1574, di conversione in legge del decreto-legge n. 104 del 2013, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 20 alle 22.25.