CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 settembre 2013
85.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 31

SEDE REFERENTE

  Giovedì 19 settembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Barbara SALTAMARTINI. — Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 14.20.

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012.
C. 1572 Governo, approvato dal Senato.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013.
C. 1573 Governo, approvato dal Senato.

(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

  Angelo RUGHETTI (PD), relatore, ricorda che, ai sensi dell'articolo 36 della legge n. 196 del 2009, il rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti: il conto del bilancio, che espone l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento e il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato. Fa presente che il Rendiconto generale dello Stato 2012 è corredato, Pag. 32come lo scorso anno, del Rendiconto economico, in linea con quanto disciplinato dall'articolo 36, comma 5, della legge di contabilità, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato. Fa presente che, ai sensi dell'articolo 36, comma 6, della legge n. 196 del 2009, è inoltre allegata, al Rendiconto, una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell'ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato. Segnala che gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l'esercizio finanziario 2012, e sono riferiti rispettivamente alle entrate (con accertamenti per 785.575 milioni di euro), alle spese (con impegni per 749.337 milioni di euro) e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese impegnate, che evidenzia un avanzo di 36.237 milioni di euro. Rileva che l'articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2012, un disavanzo di 213.824 milioni di euro; l'articolo 5 reca l'approvazione dell'Allegato n. 1 contenente l'elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal «Fondo di riserva per le spese impreviste» e l'approvazione dell'Allegato n. 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa. Fa presente che l'articolo 6 espone la situazione del patrimonio dello Stato al 31 dicembre 2012, di cui al conto generale del patrimonio, da cui risultano attività per un totale di 979,7 miliardi di euro e passività per un totale di 2.513,5 miliardi di euro; gli articoli da 7 a 10 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e amministrazioni autonome; l'articolo 11 del disegno di legge dispone l'approvazione del Rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato e dei rendiconti delle Amministrazioni e delle Aziende autonome secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti. Rileva che, com’è noto, i risultati del Rendiconto generale dello Stato danno conto di quanto avvenuto, per l'anno di riferimento, nel solo perimetro dell'amministrazione statale, le cui risultanze, peraltro, si inseriscono nel più generale Conto economico delle amministrazioni pubbliche. Rammenta come tale Conto economico costituisca l'aggregato di riferimento per i parametri di finanza pubblica assunti dalle regole sulla governance economica dell'Unione europea, vale a dire per la determinazione dell'indebitamento netto e del debito pubblico. Evidenzia, In particolare, che la riduzione del Pil rispetto all'anno precedente si è prodotta non solo in volume, con un dato pari a –2,4 per cento, ma anche in termini nominali, per circa lo 0,8 per cento. Osserva che i principali elementi che emergono dal raffronto dei risultati dell'anno in esame rispetto al 2011 evidenziano una diminuzione dell'indebitamento netto, che passa dal 3,8 a 3 per cento, ed un saldo primario che mostra un significativo progresso, con un valore positivo che cresce da 1,2 a 2,5 punti di Pil. Il saldo di parte corrente ha continuato ad essere di valore negativo, configurandosi pertanto in termini di disavanzo, ma su un valore consistentemente ridotto rispetto a quello del 2011 (6.148 milioni anziché 23.234). Segnala che le spese correnti al netto interessi confermano, come già avvenuto nel 2011 rispetto all'anno precedente, il loro contributo positivo alla tenuta dei conti pubblici, con una riduzione dell'0,5 per cento, benché aumentino in quota Pil, a causa della diminuzione di quest'ultimo. Nel dettaglio risulta in flessione del 2,3 per cento la spesa per redditi da lavoro dipendente (-0,1 in quota Pil), nonché quella per consumi intermedi, che, invertendo la tendenza alla crescita degli anni precedenti, si riduce del 2,6 per cento; perdura invece linea di aumento della spesa per prestazioni sociali, che, aumentando del 2,4 per cento, passano in quota Pil da 19,3 a 19,6 punti percentuali. Evidenzia che, a fronte della riduzione delle spese correnti, si Pag. 33registra tuttavia un significativo incremento della spesa per interessi, del 10,7 per cento rispetto al 2011 (8.366 milioni), ed un aumento di 0,5 punti percentuali sul Pil: ciò determina un complessivo aumento delle spese correnti, che rispetto al Pil passano dal 47,4 al 48,1 per cento. Per quanto concerne le entrate complessive, osserva che le stesse si posizionano al 48,1 per cento del Pil, in forte aumento rispetto all'anno precedente, nel quale il dato si confermava al 46,6 per cento già registrato nel 2011. Conseguentemente la pressione fiscale, pari al 42,6 per cento del Pil nel 2011, dato, quest'ultimo, che conferma quello dell'anno precedente, cresce di 1,4 punti, raggiungendo il 44 per cento del Pil. Rileva che, come già avvenuto negli ultimi anni, l'incremento è ascrivibile interamente alla crescita – del 3,1 per cento – delle entrate correnti, attesa la forte diminuzione (da 0,7 a 0,4 punti in quota Pil) delle entrate di parte capitale. Per quanto attiene ai saldi del bilancio dello Stato, fa presente che la Corte dei Conti, nella sua Relazione sul Rendiconto 2012, evidenzia che l'indicatore chiave della gestione contabile, il saldo netto da finanziare, espone, nell'anno 2012, una favorevole evoluzione, sia considerato al lordo delle regolazioni contabili e debitorie (+10.787 milioni rispetto a 921 milioni del 2011), che al netto delle medesime regolazioni (+ 20.894 milioni rispetto a 9.755 milioni del 2011). In termini di incidenza percentuale sul PIL, il saldo (al netto delle regolazioni contabili) risulta pari all'1,3 per cento, con un significativo miglioramento, di poco meno di un punto percentuale rispetto al precedente esercizio. La Corte rammenta, al riguardo, che la legge di stabilità 2012 (legge 12 novembre 2011, n. 183) aveva fissato il limite massimo del saldo medesimo in un importo negativo di 2.200 milioni di euro (ed in 265.000 milioni il limite del ricorso al mercato). Nella legge di bilancio per il medesimo anno (legge 12 novembre 2011, n. 184) il saldo netto da finanziare era stato stabilito ad un livello inferiore al predetto limite (-1. 568 milioni), valore rivisto in miglioramento in sede di assestamento per il 2012 (+ 3.446 milioni). A consuntivo, riferisce la Corte, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, è dunque migliore rispetto a quanto stabilito sia dalle leggi di stabilità, sia dalle leggi di bilancio sia di assestamento. Il netto progresso è stato reso possibile – afferma la Corte – oltre che per gli effetti sull'esercizio delle numerose manovre correttive adottate, soprattutto dei maggiori accertamenti per entrate extratributarie. Con riferimento al decennio 2003-2012, la Corte inoltre rileva che il risultato del saldo netto da finanziare nel 2012 al netto delle regolazioni è inferiore soltanto a quelli registrati nel 2006 e nel 2007. Osserva che, al lordo delle regolazioni contabili, il risultato del saldo netto appare il migliore del decennio. In termini di gestione di cassa, il saldo delle partite finali, sia al lordo che al netto delle regolazioni debitorie, risulta ancora negativo, sebbene in miglioramento rispetto all'anno 2011. Per ciò che concerne l'andamento delle entrate nel 2012, l'accertato delle entrate finali lorde è in aumento del 4,61 per cento, dopo la crescita del 3,2 per cento del 2011, e la diminuzione del 0,49 per cento registrata nel 2010. Per ciò che concerne la spesa, segnala che la Corte ha concentrato l'esame sull'attendibilità e l'affidabilità dei dati esposti nel rendiconto generale dello Stato, rilevando come – nonostante le stringenti regole procedurali e il capillare sistema di controlli interni esercitati ai sensi del decreto legislativo n. 123 del 2011 – negli ultimi anni, oltre al fenomeno delle regolazioni contabili e debitorie, in parte legato al permanente intreccio gestionale tra bilancio e tesoreria, e al connesso fenomeno dei pagamenti in conto sospeso si è venuta formando una massa di debiti pregressi, che mette in crisi il principio di annualità del bilancio e la stessa rappresentatività del rendiconto. Evidenzia come, secondo la Corte, comunque, tale problematica è stata di recente affrontata dal legislatore, con il fine dichiarato di ripianare i debiti pregressi, mentre non sembra sufficientemente perseguita la via dell'introduzione di regole per prevenire la formazione di nuove Pag. 34situazioni debitorie. In via generale, osserva che, sia sul piano della spesa, sia sul piano dell'entrata, i risultati e la leggibilità del Rendiconto generale dello Stato sono interessati dall'imponente accumulo dei residui, attivi e passivi, che costituiscono il fenomeno maggiormente significativo di uno stato di sofferenza nei conti statali. Con riferimento alla gestione dei residui, nell'anno 2012 i residui attivi raggiungono i 243.278 milioni, e i residui passivi sfiorano i 74.029 milioni e, dunque, la consistenza del conto dei residui espone un surplus di dimensioni formali sempre più rilevanti, di ben 169.249 milioni. Segnala che, in particolare, per ciò che concerne i residui attivi, i quali per il 60 per cento circa sono pregressi, la Corte dei Conti ne evidenzia la considerevole entità e rileva come essi subiscano, nell'anno 2012 un incremento del 13 per cento rispetto all'anno 2011. La parte prevalente è rappresentata dai residui del settore tributario, che aumentano dell'11,8 per cento, da 114.750 a 128.340 milioni; e dai residui del comparto extratributario che aumentano del 14,4 per cento, passando da 100.212 a 114.641 milioni. I residui passivi mostrano, invece, afferma la Corte, una rilevante flessione nel 2012 di circa il 20,5 percento rispetto al precedente esercizio, passando da 93.149 milioni a 74.029 milioni. I residui di nuova formazione, pur diminuendo (da 49.988 a 42.020 milioni) mantengono la prevalenza nell'anno 2012, costituendo il 56,8 percento del totale (nel 2011 erano il 53,7 percento del totale): la quota maggiore dei residui di nuova formazione riguarda la parte corrente (da 31.796 a 28.029 milioni), mentre si registra un altro calo del conto capitale (da 18.069 a 13.450 milioni). Complessivamente, l'84,9 per cento dei residui passivi totali corrisponde a residui propri, destinati a tradursi in pagamenti effettivi nel breve/medio periodo; mentre il 15,1 percento corrisponde a residui di stanziamento, i quali ammontano a 11.191 milioni, in incremento rispetto al precedente esercizio (ove erano 11.783 milioni), nonostante la più restrittiva disciplina che regola oggi la materia. Osserva che la Corte dei conti – nel descrivere i dati sopra esposti – rileva che la dimensione dei residui passivi, pur in flessione rispetto a fine 2011, è da considerare ancora eccessiva; tra le cause del fenomeno, possono richiamarsi le misure di contenimento della spesa, spesso orientate allo slittamento dei pagamenti; la cattiva qualità della legislazione, non sempre supportata da specifici progetti di fattibilità; nonché le procedure complesse e defatiganti in taluni settori di intervento; gli schemi contabili spesso obsoleti; gli incongrui comportamenti gestionali. La Corte rileva inoltre come la tendenza alla crescita dell'eccedenza attiva sulla passiva non serve a rassicurare sulla tenuta dei conti, in quanto da un lato, il volume dei residui passivi risultante dal conto del bilancio non comprende quelli transitati al conto del patrimonio per effetto della perenzione amministrativa, i cui termini sono stati di recente ridotti, soprattutto per le spese in conto capitale, dall'altro, continuano a prevalere fra i residui attivi le somme da riscuotere (207.089 milioni). La Corte dei conti richiama pertanto l'attenzione sulla necessità di pervenire all'individuazione di una razionale metodologia condivisa, che conduca ad una verifica di fine esercizio dei residui attivi entro i limiti fisiologici di compatibilità con l'ordinamento contabile. Con riferimento ai saldi del conto del bilancio, evidenzia che la gestione di competenza ne ha fatto conseguire nel 2012 un sostanziale miglioramento, al lordo delle regolazioni contabili e debitorie, sia rispetto alle previsioni sia rispetto ai dati conseguiti nell'esercizio 2011, ad eccezione del ricorso al mercato. In particolare, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato per il 2012 presenta un valore pari a 10.787 milioni di euro, con un miglioramento di 9.867 milioni rispetto al saldo registrato nel 2011 (pari a 920 milioni). Tale saldo è risultato migliore anche delle previsioni definitive, secondo le quali esso era previsto attestarsi, nel 2012, ad un valore negativo di –18.491 milioni. Osserva che anche il saldo corrente del risparmio pubblico nel 2012 evidenzia un leggero miglioramento rispetto all'anno precedente, Pag. 35risultando pari a 48.494 milioni di euro (+2.385 milioni). Il risultato è migliore anche delle corrispondenti previsioni, in base alle quali il risparmio pubblico avrebbe dovuto attestarsi su valori più bassi (23.807 milioni secondo le previsioni iniziali; 25.896 milioni secondo quelle definitive). Il ricorso al mercato ha registrato nel 2012 un valore pari a –203.506 milioni evidenziando un peggioramento rispetto al 2011 (-185.215 milioni), nonostante si sia attestato ad un valore più basso rispetto alle previsioni. Sia il valore del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato risultano, nei risultati di gestione 2012, al di sotto dei limiti massimi fissati dalla legge di stabilità per il 2012 (legge n. 183 del 2011). Anche in termini di cassa i saldi registrano un miglioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2011, ad eccezione del ricorso al mercato. In particolare, il saldo netto da finanziare è risultato nel 2012 pari a –58.764 milioni, con un miglioramento di 7.954 milioni di euro rispetto al risultato raggiunto l'anno precedente (-66.718 milioni di euro). Tale saldo registra valori migliori anche delle previsioni, sia iniziali che definitive. Il risparmio pubblico ha registrato un valore negativo di 19.103 milioni, segnando un miglioramento di oltre 3.000 milioni rispetto al 2011, ed un miglioramento di 17.800 milioni rispetto alle previsioni definitive. L'importo del ricorso al mercato, invece, ammonta a circa 272.698 milioni di euro, con un peggioramento di circa 19.698 milioni rispetto al dato del 2011. Con riferimento alla gestione di competenza, segnala che l'entità complessiva degli accertamenti di entrata (comprensivi delle entrate per accensione di prestiti) è risultata, nel 2012, pari a 785.575 milioni di euro, con una evoluzione positiva rispetto al 2011. Come evidenziato anche nella relazione illustrativa, è del parere che l'aumento registrato rispetto all'esercizio 2011 trae origine dalla dinamica dell'accensione di prestiti. Gli impegni complessivi di spesa ammontano nel 2012 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 749.337 milioni. Rispetto ai risultati dell'anno precedente, la gestione presenta un aumento complessivo degli impegni di spesa di 42,4 miliardi di euro (+6,0 per cento). Nel complesso, il peso della spesa complessiva, in rapporto al PIL, è aumentato dal 44,7 per cento del 2011 al 47,9 per cento del PIL nel 2012. Dall'andamento delle entrate e delle spese finali discende un saldo netto da finanziare nel 2012 di valore positivo, pari a 10.787 milioni di euro, con un miglioramento di 9.867 milioni di euro rispetto al dato del 2011. Osserva che il valore del saldo netto da finanziare discende dalla differenza tra un ammontare complessivo di entrate finali pari a 545.791 milioni di euro e un ammontare complessivo di spese finali pari a 535.004 milioni di euro, che manifestano, entrambe, un andamento in aumento rispetto all'anno precedente. La gestione di competenza evidenzia, inoltre, anche un lieve miglioramento del risparmio pubblico rispetto all'esercizio precedente, risultando pari a 48.494 milioni di euro (+2.385 milioni). Il miglioramento è da porre in relazione all'aumento delle entrate correnti (+19.415 milioni) più consistente dell'aumento della spesa corrente (+17.031 milioni). Il ricorso al mercato, invece, si è attestato nel 2012 a –203.506 milioni evidenziando un peggioramento rispetto al 2011 (-185.215 milioni). Rispetto al consuntivo 2011, le entrate finali – che hanno raggiunto un valore pari a 545.791 milioni – hanno registrato nel 2012 un aumento di 24.049 milioni di euro. Tale aumento è dovuto, per 19.415 milioni di euro, a maggiori entrate correnti. Segnala che l'aumento delle entrate correnti è imputabile alle entrate tributarie (+11.038 milioni, pari al 2,4 per cento) e, soprattutto, alle entrate extratributarie, per le quali risulta un incremento del 12,8 per cento, pari ad +8.378 milioni. Nell'ambito delle entrate tributarie (pari a 463.769 milioni), in particolare, si registrano variazioni in aumento rispetto al 2011 delle imposte sul patrimonio e sul reddito (+9.611 milioni, circa il 4,0 per cento), delle imposte sulla produzione, consumi e dogane di 6.212 milioni (+17,2 per cento), e delle entrate dei monopoli (+0,7 per cento). Osserva come si registrino variazioni Pag. 36in riduzione delle tasse e imposte sugli affari (-4.189 milioni, pari a –2,7 per cento) e delle entrate derivanti dalla categoria del lotto, lotterie ed altre attività di gioco (-5,4 per cento). Il risultato registrato dalle entrate tributarie a consuntivo risulta, tuttavia, inferiori rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive. Per quanto concerne l'analisi delle spese finali, la gestione 2012 ha dato luogo ad impegni di spesa complessivi pari a 749.337 milioni di euro. Gli impegni relativi ad operazioni finali sono risultati pari a 535.004 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente, si evidenzia un aumento di 14.182 milioni di euro (+2,7 per cento), derivante dall'aumento degli impegni di spesa di parte corrente (+17.031 milioni, pari al 3,6 per cento) e da una riduzione degli impegni in conto capitale (-2.849 milioni, corrispondenti ad una riduzione del 5,9 per cento). In rapporto al PIL, osserva come l'incidenza percentuale degli impegni per spese finali sia passata dal 33 per cento del 2011 al 34,2 per cento del 2012. Il dato di consuntivo degli impegni relativi alle spese finali si è dimostrato, peraltro, inferiore rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive. In particolare, rispetto alle previsioni definitive gli impegni finali denotano una riduzione di oltre 20,3 miliardi di euro. Per ciò che attiene alla spesa corrente (impegni pari a 489.351, +3,6 per cento rispetto al 2011), segnala che registrano una variazione in aumento gli impegni di spesa relativi, in particolare, alle seguenti voci: i trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, che si attestano a 232.964 milioni e che rappresentano il 47,6 per cento della spesa corrente (+5,5 per cento rispetto al 2011, corrispondenti a 12.169 milioni). La Relazione afferma che si tratta, in prevalenza, di impegni riferiti a trasferimenti ad amministrazioni locali ed enti previdenziali (rispettivamente, 121.806 e 102.218 milioni); i trasferimenti ad imprese, attestati a 5.662 milioni di euro, con un aumento pari al 23,6 per cento rispetto all'anno precedente (+1.082 milioni); interessi passivi, attestati nel 2012 a 81.385 milioni rispetto ai 73.748 milioni del 2011, con un incremento di oltre il 10 per cento. Gli interessi passivi e i redditi da capitale costituiscono il 16,6 per cento della spesa corrente. Evidenzia come abbiano invece fatto registrare una diminuzione, seppur lieve, gli impegni relativi alle spese per redditi da lavoro dipendente (-1,3 per cento), che rappresentano il 17,9 per cento degli impegni di parte corrente (87.674 milioni nel 2012). Anche i consumi intermedi, pari nel 2012 a 10.527 milioni, registrano un leggero calo rispetto all'esercizio precedente (-4,0 per cento rispetto al 2011). Per le spese in conto capitale, con impegni pari a 45.653, il rendiconto 2012 evidenzia una contrazione rispetto al 2011 del 5,9 per cento. Tale contrazione è sostanzialmente ascrivibile all'andamento in flessione degli impegni di spesa relativi agli investimenti fissi lordi, che, attestandosi a 5.034 milioni evidenziano una riduzione dell'11,6 per cento rispetto al 2011, e degli impegni per altri trasferimenti in conto capitale, che risultano pressoché dimezzati rispetto al 2011, ammontando nel 2012 a 6.266 rispetto a 12.217 milioni dell'esercizio precedente (-48,7 per cento). Evidenzia che le altre voci in conto capitale registrano invece variazioni in aumento. In particolare, i contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche, pari a 16.320 milioni nel 2012, registrano un aumento dello 0,6 per cento rispetto all'esercizio 2011 (+103 milioni); i contributi agli investimenti ad imprese, attestati nel 2012 a 9.004 milioni di euro, evidenziano un incremento di oltre l'11 per cento rispetto al 2011 (+942 milioni). I contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private ha fatto registrare un incremento di oltre il 120 per cento, passando dai 54 milioni del 2011 ai 119 milioni del 2012. Riguardo alle spese finali per missioni, al netto della missione debito pubblico, emerge come un ristretto numero di missioni assorba larga parte delle risorse disponibili. In tale quadro, le missioni di maggior rilievo ai fini dell'analisi della gestione di competenza sono a suo avviso: la missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, la quale rappresenta nel 2012 il 25,5 per cento delle Pag. 37risorse totali del bilancio, al netto della spesa del debito. Essa manifesta un incremento, in termini assoluti, rispetto allo scorso anno di 3.688 milioni, pari a +3,3 per cento. I programmi su cui si sono concentrate le risorse sono stati – secondo quanto indicato nella relazione illustrativa – quelli relativi al federalismo per 62.619 milioni e quelli relativi ad altri trasferimenti alle regioni a statuto speciale per 25.073 milioni di euro; la missione Politiche previdenziali, che rappresenta il 17,8 per cento (rispetto 16,1 per cento del precedente esercizio), con risorse per la maggior parte al finanziamento del Programma previdenza obbligatoria e complementare (67.817 milioni), evidenzia anch'essa un aumento in termini assoluti di 8.662 milioni rispetto all'esercizio precedente, pari a oltre il 12 per cento in più; la missione Politiche economiche-finanziarie e di bilancio, che assorbe il 13,1 per cento degli impegni, analogamente al precedente esercizio, destinati principalmente al finanziamento del programma concernente le regolazioni contabili, le restituzioni e i rimborsi d'imposte per 43.146 milioni; tale missione evidenzia nel 2012 un aumento di circa lo 0,8 per cento rispetto al 2011; la missione Istruzione scolastica, che rappresenta il 9,3 per cento delle risorse totali (rispetto al 9,6 per cento del 2011), destinate soprattutto al finanziamento dei Programmi concernenti la scuola primaria (13.031 milioni) e secondaria di primo grado (14.387 milioni), registra una riduzione in termini assoluti rispetto all'esercizio precedente di 385 milioni di euro (-0,9 per cento); la missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, che ha impegnato nel 2012 il 6,8 per cento delle risorse totali, registra anch'essa una riduzione in termini assoluti di 135 milioni rispetto al 2011, pari a –0,4 per cento. Evidenzia, infine, come la Missione debito pubblico abbia fatto registrare nel 2012 impegni di spesa per 295.798 milioni di euro, rappresentando pertanto il 39,5 per cento della spesa complessiva dello Stato, rispetto al 36 per cento che essa rappresentava nell'esercizio 2011. Le risorse della Missione – destinate principalmente ai programmi riguardanti i rimborsi del debito statale (214.142 milioni) e gli oneri per il servizio del debito (81.656 milioni) – risultano incrementate nel 2012 del 13,8 per cento rispetto al 2011. Con riferimento alla gestione dei residui nell'esercizio 2012, segnala che la Relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto evidenzia come il relativo fenomeno, anche nell'esercizio 2012, sia rimasto su livelli considerevoli. In base al Rendiconto 2012, al 1o gennaio 2012 il conto dei residui indicava residui attivi per un valore complessivo di 215.207 milioni di euro e residui passivi, al lordo dei residui relativi al rimborso di prestiti (288 milioni), per 93.149 milioni di euro, con una eccedenza attiva di 122.058 milioni di euro. Nel corso dell'esercizio 2012, l'entità dei residui si è andata modificando a seguito sia dell'attività di accertamento e gestione in conto residui sia per la gestione di competenza dell'esercizio 2012, che ha dato luogo alla formazione di nuovi residui. Infatti, rispetto allo stock di 215.207 milioni di residui attivi provenienti dagli esercizi precedenti, al 31 dicembre 2012 sono stati accertati residui attivi pari a 169.165 milioni, di cui solo 23.610 milioni incassati (con un tasso di smaltimento pari al 14 per cento) e 145.555 milioni ancora da versare o riscuotere. A tale importo di residui pregressi si sono aggiunti 97.722 milioni di residui di nuova formazione, per un totale di residui attivi, al 31 dicembre 2012, pari a 243.278 milioni. Analogamente, per quanto riguarda i residui passivi, dei 93.149 milioni di residui indicati al 1o gennaio 2012, provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano accertati 69.069 milioni, di cui 37.059 pagati e 32.009 milioni ancora da pagare, che unitamente ai 42.020 milioni di nuova formazione determinano residui passivi al 31 dicembre 2012, per 74.029 milioni. Nel complesso, segnala che il conto dei residui al 31 dicembre 2012 espone residui attivi per 243.278 milioni e residui passivi per 74.029 milioni con una eccedenza attiva di 169.249 milioni di euro. Dal confronto tra lo stato dei residui al termine dell'esercizio 2012 e quello relativo all'esercizio precedente, Pag. 38rileva che mentre il volume dei residui attivi si attesta nel 2012 ad un livello superiore rispetto al 2011, con un incremento di 28.071 milioni, i residui passivi hanno fatto registrare una diminuzione nella loro consistenza, per 19.120 milioni di euro, derivante dalla diminuzione di 11.510 milioni dei residui di parte corrente (-20 per cento rispetto al 2011) e di 8.003 milioni di quelli in conto capitale (-22,7 per cento). In particolare, osserva come la riduzione dei residui passivi complessivi sia legata alla minore costituzione di quelli di nuova formazione, che scendono a 42.020 milioni rispetto ai 49.988 dello scorso esercizio (circa –15,9 per cento in meno). La Relazioni illustrativa al disegno di legge di Rendiconto evidenzia che la riduzione dei residui di nuova formazione, che riguarda sia i residui di parte corrente sia quelli in conto capitale, va riferita principalmente ad un aumento dei pagamenti in conto competenza nel corso dell'esercizio 2012. Infatti, in rapporto al volume complessivo degli impegni, i residui di nuova formazione rappresentano il 5,6 per cento, valore inferiore a quello dell'esercizio 2011 (7,1 per cento). Anche quelli provenienti dagli esercizi precedenti scendono a 32.009 milioni (rispetto ai 43.161 milioni del 2011), denotando un miglioramento del processo di smaltimento dei residui pregressi. Con riferimento al fenomeno dell'accumulo di residui attivi e passivi, segnala che la Corte dei conti, nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2012, rileva come la dimensione dei residui passivi, pur in flessione rispetto a fine 2011, è da considerare ancora eccessiva. Alla base della perdurante anomalia del fenomeno dei residui passivi si collocano molteplici e diversificate cause: le misure di contenimento della spesa, spesso orientate allo slittamento dei pagamenti; la cattiva qualità della legislazione, non sempre supportata da specifici progetti di fattibilità; nonché le procedure complesse e defatiganti in taluni settori di intervento; gli schemi contabili spesso obsoleti; gli incongrui comportamenti gestionali. La Corte mette comunque in evidenza che alla diminuzione della consistenza dei residui passivi nel 2012 rispetto al 2011, fa riscontro la crescita dei residui perenti, aumentati rispetto al 2011 di oltre il 59 per cento – anche a seguito della diminuzione dei termini di perenzione amministrativa, soprattutto per le spese di conto capitale – che portano lo stock registrato nel conto del patrimonio oltre i 95 miliardi. Con riferimento ai residui passivi perenti del bilancio dello Stato 2012, osserva che la relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto precisa che nell'esercizio 2012, lo smaltimento delle somme cadute in perenzione ha riguardato precipuamente i residui corrispondenti a debiti commerciali pregressi dello Stato. Relativamente all'analisi della gestione di cassa, risultano incassi complessivi per 711.462 milioni (in aumento di circa il 4,5 per cento rispetto agli incassi dell'esercizio precedente) e pagamenti per 744.376 milioni (in aumento del 5,5 per cento rispetto al 2011). In entrambi i casi, i valori di consuntivo si rivelano più bassi delle relative previsioni, sia iniziali che definitive. Gli incassi si riferiscono per 471.678 milioni ad operazioni finali e per 239.784 milioni ad operazioni di accensione prestiti. Per quanto concerne gli incassi finali nel 2011, evidenzia come l'incremento rispetto all'esercizio precedente di 19.021 milioni sia la risultante dell'aumento di gettito sia delle entrate tributarie che extratributarie e delle entrate per alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e di riscossione di crediti. In particolare: le entrate tributarie, pari a 426.006 milioni, hanno registrato un incremento di 10.357 milioni di euro rispetto al 2011 (+2,5 per cento); le entrate extratributarie, pari a 37.376 milioni, hanno anch'esse evidenziato un incremento di 3.606 milioni rispetto al 2011 (+10,7 per cento). Rileva che, rispetto alle previsioni definitive, le entrate tributarie sono risultate a consuntivo inferiori, mentre le entrate extratributarie sono risultate superiori rispetto alle attese. Dal lato della spesa, osserva che i pagamenti complessivi ammontano a 744.376 milioni, con un incremento del 5,5 per cento rispetto ai pagamenti dell'esercizio Pag. 39precedente (+38.989 milioni di euro). Se si considerano i pagamenti finali, pari a 530.442 milioni, l'incremento rispetto al 2011 è del 2,1 (+11.067 milioni di euro). L'importo delle spese finali a consuntivo, come di quelle complessive, è comunque risultato inferiore alle previsioni. L'incremento dei pagamenti finali è imputabile a maggiori pagamenti di parte corrente, che risultano aumentati di 11.340 milioni (+2,4 per cento rispetto al 2011); mentre, i pagamenti di conto capitale si sono ridotti rispetto all'esercizio precedente in misura pari a –0,6 per cento (minori pagamenti in conto capitale per 272 milioni rispetto al 2011). Per quanto concerne i saldi del bilancio dello Stato, anche in termini di cassa, segnala che essi registrano un miglioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2011, ad eccezione del ricorso al mercato, come già evidenziato in precedenza. In particolare, il saldo netto da finanziare è risultato nel 2012 pari a –58.764 milioni (determinato da pagamenti per 530.442 milioni e da incassi per 471.678 milioni), con un miglioramento di 7.954 milioni di euro rispetto al risultato raggiunto l'anno precedente. Il risparmio pubblico ha registrato un valore negativo di 19.103 milioni, segnando tuttavia un miglioramento rispetto al 2011. L'importo del ricorso al mercato, invece, ammonta a circa 272.698 milioni di euro, con un peggioramento di circa 19.698 milioni rispetto al dato del 2011. rileva che dall'analisi della gestione di cassa si evidenzia, che i pagamenti finali, pari a 530.442 milioni di euro, di cui 493.524 in conto competenza e 36.918 in conto residui, costituiscono il 92 per cento delle corrispondenti autorizzazioni e l'81,8 per cento della relativa massa spendibile. Gli incassi per operazioni finali, pari a 471.678 milioni di euro, hanno costituito il 96,9 per cento delle corrispondenti previsioni definitive e raggiunto il 62,7 per cento della relativa massa acquisibile. Con riferimento alla gestione dei residui, segnala che sono stati effettuati pagamenti finali per 36.918 milioni di euro, a fronte di residui finali accertati pari a 92.861 milioni di euro. Dall'analisi dei risultati generali della gestione patrimoniale per l'esercizio finanziario 2012, di cui l'articolo 6 del disegno di legge in esame dispone l'approvazione, emerge, a suo parere, una eccedenza passiva di 1.533.751 milioni, con un peggioramento di 10.531 milioni rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2011, determinata da un aumento delle attività (+158.998 milioni) più che compensato dall'aumento delle passività (+169.528 milioni). In particolare, il totale delle attività ammonta a 979.717 milioni, di cui: 694.086 milioni di attività finanziarie (in aumento di 148.336 milioni rispetto al 2011); 281.645 milioni di attività non finanziarie prodotte, che comprendono beni materiali e immateriali prodotti, materie prime e prodotti intermedi, prodotti finiti, oggetti di valore e d'arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), in aumento di 10.812 milioni rispetto al 2011; 3.986 milioni di attività non finanziarie non prodotte, che comprendono i beni materiali non prodotti, ossia terreni, giacimenti e risorse biologiche non coltivate (in lieve decremento rispetto al 2011 di 149 milioni). Il totale delle passività ammonta a 2.513.467 milioni di euro e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell'esercizio 2011, l'entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 169.528 milioni di euro.
  Passa, quindi, all'illustrazione del disegno di legge di assestamento, ricordando che esso è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente, secondo le disposizioni di cui all'articolo 33 della legge n. 196 del 2009, recante la legge di contabilità e finanza pubblica. Il disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio 2013 riflette la struttura del bilancio dello Stato 2013, organizzato – secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità e finanza pubblica – in missioni e programmi. Con riferimento all'articolo 1, osserva che esso dispone l'approvazione Pag. 40delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2013, indicate nelle annesse tabelle. Le tabelle si riferiscono allo stato di previsione dell'entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle Amministrazioni autonome. Il disegno di legge contiene, infatti, sia per lo stato di previsione dell'entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che vengono effettuate tramite il disegno di legge medesimo e che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento. Ricorda che le variazioni proposte con il provvedimento di assestamento includono altresì operazioni di rimodulazione tra risorse appartenenti a programmi della stessa missione ovvero a programmi di missioni diverse di ciascun Ministero, ai sensi di quanto previsto dalla disciplina sulla flessibilità di bilancio prevista dalla vigente disciplina contabile. Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento 2013 sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in un prospetto allegato a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle medesime rimodulazioni. Osserva al riguardo che il riferimento normativo autorizzativo della rimodulazione che ciascun allegato riporta non risulta corretto in quanto viene indicato l'articolo 60, comma 3 del decreto-legge. n. 112 del 2008, norma che disciplinava la rimodulazione con la legge annuale di bilancio in via sperimentale per gli anni 2009 e 2010. Sarebbe in proposito opportuno evidenziare il richiamo, per ogni rimodulazione, all'articolo 33, comma 3 della legge di contabilità ovvero all'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010. Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell'esercizio precedente. A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio, le eventuali variazioni intervenute per atto amministrativo o proposte con il disegno di assestamento determinano, per ciascun programma, la previsione assestata. Le variazioni disposte in bilancio nel periodo gennaio-maggio con atto amministrativo derivano dall'applicazione di nuovi provvedimenti legislativi intervenuti successivamente all'approvazione del bilancio, oppure dall'applicazione di procedure previste dalla normativa contabile. La maggior parte delle variazioni apportate con atto amministrativo non ha effetto sui saldi perché si tratta o dello spostamento di somme tra capitoli di spesa, oppure di modifiche della stessa entità ma di segno contrario dell'entrata e della spesa. Segnala che, in base alla relazione illustrativa, le variazioni compensative dipendono: dai prelievi dai fondi di riserva; dall'utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex FAS) per 2.112 milioni in conto competenza e 3.359 milioni per cassa. Con riferimento al Fondo per lo sviluppo e la coesione, ricorda che l'articolo 10, comma 8 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, ha disposto il trasferimento dallo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico allo stato di previsione del Ministero dell'economia e finanze. Segnala che hanno invece natura non compensativa, e incidono quindi sui saldi di bilancio, le variazioni dovute: a riassegnazioni ai capitoli di spesa di somme affluite in entrata nell'ultimo bimestre dell'anno 2012, per 1.609 milioni di euro; dall'applicazione dell'articolo 1, comma 10 del decreto-legge n. 35 del 2013 che prevede un Fondo per assicurare liquidità al pagamento dei debiti commerciali degli enti territoriali e dall'applicazione dell'articolo 5 del medesimo decreto-legge che prevede l'incremento del Fondo per l'estinzione dei debiti pregressi delle Amministrazioni centrali dello Stato (500 milioni), somme queste che sono state finanziate attraverso il ricorso al mercato finanziario, con emissione di debito (e dunque compensati con il Titolo IV delle entrate, relativo all'accensione prestiti); dalla riassegnazione alla spesa di somme affluite al predetto Titolo IV dell'entrata, pari a 2 miliardi di euro relativi al Monte Paschi di Siena, ai sensi dell'articolo 32-undecies, comma 2-bis del Pag. 41decreto-legge n. 95 del 2012; dal corrispettivo della cessione delle partecipazioni azionarie delle Società Fintecna, Sace, Simest alla Cassa depositi e prestiti S.p.A, quale differenza tra il valore definitivo del trasferimento ed il corrispettivo provvisorio già versato, destinato al Fondo speciale per la rassegnazione dei residui passivi perenti di parte corrente e parte capitale (1.716 milioni di euro). Illustrando l'articolo 2, che dispone alcune modifiche all'articolo 2 della legge di bilancio per il 2013, segnala, in particolare, che il comma 1, novellando l'articolo 2, comma 3, della richiamata legge di bilancio per il 2013, aumenta il limite massimo di emissione di titoli pubblici, stabilito nella legge di bilancio, da 24.000 milioni a 98.000 milioni di euro. Ricorda che, nel testo iniziale del disegno di legge, tale limite era stabilito in 80.000 milioni, ed è stato innalzato nel corso dell'esame presso il Senato a seguito di un emendamento presentato dal Governo, dovuto essenzialmente alla necessità di adeguare tale valore ai dati che stanno emergendo, nonché al maggiore pagamento di debiti delle pubbliche amministrazioni. Il comma 2, novellando l'articolo 2, comma 7, della legge di bilancio per il 2013, aumenta lo stanziamento del Fondo per la riassegnazione dei residui passivi di parte capitale, eliminati negli anni precedenti per perenzione amministrativa da 1.900 a 2.000 milioni di euro. Con riferimento all'articolo , segnala che aggiunge all'articolo 8 della legge di bilancio 2013 un comma 12-bis il quale, al fine di consentire l'erogazione nell'anno successivo delle somme rimaste da pagare alla fine di ciascun esercizio finanziario a titolo di competenze accessorie, estende all'Arma dei carabinieri le disposizioni di cui al comma 3 dell'articolo 2 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 1o dicembre 2010, secondo cui le suddette somme sono versate, a cura delle amministrazioni interessate, sull'apposito capitolo dello stato di previsione dell'entrata del bilancio dello Stato, istituito per ogni singola amministrazione. Ricorda che le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento per il 2013 sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in un prospetto allegato a ciascuno stato di previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle medesime rimodulazioni (Ministero dello sviluppo economico, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero della difesa e Ministero della salute). Per quanto riguarda i saldi di competenza, osserva che la relazione al disegno di legge di assestamento per il 2013 evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento dei saldi del bilancio rispetto alle previsioni iniziali. In particolare, le previsioni assestate per il 2013 – risultanti dalle variazioni apportate per atto amministrativo fino al 31 maggio scorso e da quelle proposte con il disegno di legge di assestamento in esame – evidenziano, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un peggioramento del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, di 24.880 milioni di euro, di cui 9.851 milioni derivanti dalle proposte del disegno di legge di assestamento. Nel complesso, il saldo si attesta nella previsione assestata ad un valore di –31.065 milioni, rispetto ad una previsione iniziale di –6.185 milioni. Il risparmio pubblico registra un peggioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi ad una previsione assestata di 24.346 milioni. Segnala che anche il ricorso al mercato evidenzia un peggioramento di oltre 19.709 milioni, essenzialmente dovuto alle variazioni per atto amministrativo. Come esplicitato nella relazione illustrativa, le variazioni disposte con il disegno di legge di assestamento «risultano in linea con i livelli del saldo netto da finanziare e di fabbisogno indicati nella Relazione al Parlamento presentata nel mese di marzo e poi inglobata nel Documento di economia e finanza presentato ad aprile scorso». Sul punto occorre, a suo avviso, rilevare che i dati del disegno di legge di assestamento sono ovviamente riferiti alla data di predisposizione dello stesso, presentato al Senato il 28 giugno 2013 e, in ragione di ciò, non tengono Pag. 42conto né degli effetti sui saldi finanziari determinati dall'ulteriore tranche di pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni disposta dal decreto-legge n. 102 del successivo 31 agosto – in riferimento al quale è stata poi approvata nel corso dell'esame al Senato una modifica all'articolo 2 del disegno di legge in esame – né delle indicazioni sull'evoluzione dell'economia poi riportate nella Relazione al Parlamento, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge di contabilità n.196 del 2009, trasmessa alle Camere il 3 settembre 2013. Osserva che tali questioni sono emerse nel corso dell'esame presso il Senato, durante il quale è stato modificato il testo del provvedimento, sono stati forniti numerosi chiarimenti da parte del Governo e sono state, come ricordato, anche introdotte talune modifiche, a partire dal citato aumento del limite massimo di emissione dei titoli. Segnala che il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra comunque nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2013, come successivamente novellata dal decreto-legge n. 35 del 2013 e dal decreto-legge n. 102 del 2013, recanti le misure per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Anche il valore del ricorso al mercato nelle previsioni assestate 2013 (-236.681 milioni), sebbene superiore alle previsioni iniziali, rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2013, come successivamente novellata (-260.000 milioni). Evidenzia che il peggioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, è attribuibile alla riduzione delle entrate finali, per complessivi 10.799 milioni di euro, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie (-14.343 milioni), le quali scontano il peggioramento del quadro macroeconomico per l'anno 2013, e agli effetti di alcuni provvedimenti legislativi adottati in corso d'anno. Anche le spese finali contribuiscono negativamente al risultato del saldo, evidenziando nel complesso un aumento di 14.082 milioni di euro, essenzialmente attribuibile all'andamento della spesa in conto capitale, che si incrementa di 13.626 milioni di euro. Con riferimento al peggioramento del saldo netto da finanziare, osserva come la relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento rilevi che: la riduzione delle entrate è interamente ascrivibile alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (-12.536 milioni), che riguardano soprattutto le entrate tributarie, in ragione del peggioramento del quadro macroeconomico; l'aumento delle spese è per la gran parte dovuto a variazioni per atto amministrativo (+16.586 milioni). All'interno di tale cifra, circa 10.500 milioni di euro derivano dall'applicazione del decreto-legge n. 35 del 2013 e ulteriori spese in conto capitale per 2 miliardi riguardano, inoltre, la sottoscrizione di strumenti finanziari emessi dal Monte dei Paschi di Siena, ai sensi del decreto-legge n. 95 del 2012. Per quanto concerne, in particolare, le entrate finali, osserva che il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per complessivi –12.356 milioni di euro, risultante dalla diminuzione delle entrate del comparto tributario (-14.521 milioni) e da una variazione in aumento delle entrate extratributarie (+2.088 milioni). In particolare, nell'ambito delle entrate tributarie assumono, a suo parere, un particolare rilievo le variazioni in diminuzione relative all'IVA (-10.548 milioni), alle imposte di registro, bollo e sostitutive (-2.711 milioni), all'accisa sui prodotti energetici (-4.178 milioni), all'accisa su altri prodotti (-710 milioni), alle lotterie ed altri giochi (-343 milioni), ad altre imposte indirette (-1.802 milioni). Per quanto riguarda le variazioni in aumento, segnala soprattutto quelle relative all'IRPEF (+2.803 milioni), all'IRES (+1.599 milioni), alle imposte sostitutive (1.471 milioni) e alle altre imposte dirette (+275 milioni). L'aumento delle entrate extra-tributarie è dovuto, in gran parte, al riversamento all'entrata del bilancio delle disponibilità esistenti sulle contabilità speciali intestate alla soppressa Azienda autonoma dei monopoli di Stato (AAMS), ora inglobata nell'Agenzia delle dogane. Per quanto concerne le spese finali – che, Pag. 43come già sopra detto, scontano un incremento di circa 16,5 miliardi di euro dovuto alle variazioni per atto amministrativo – osserva che le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione complessiva di 2.504 milioni di euro. Evidenzia che tale riduzione interessa unicamente le spese correnti, con una variazione di –1.341 milioni della spesa primaria e di –1.311 milioni di quella per interessi, cui fa riscontro una proposta di lieve incremento delle spese in conto capitale per 148 milioni. Tra le proposte di variazioni positive sulla spesa, evidenzia quelle relative ai consumi intermedi (+152 milioni rispetto al 2011), che la Relazione illustrativa dice volte a soddisfare improcrastinabili esigenze di spesa dei Ministeri per fitti, canoni ed utenze, nonché quelle relative ai trasferimenti alle imprese (+72 milioni). In termini di cassa, segnala che il disegno di legge di assestamento per il 2013 registra, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento dei saldi di bilancio, come già evidenziato in conto competenza. In particolare, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, si attesta a –102.878 milioni di euro, con un peggioramento di 29.187 milioni rispetto alla previsione di bilancio (-73.691 milioni). Anche per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico rimane di segno negativo, registrando nelle previsioni assestate un peggioramento di 15.512 milioni, attestandosi a –43.587 milioni di euro; analogamente, il saldo primario, rispetto alla previsione positiva di bilancio, si attesta, invece, su valori negativi (-13.612 milioni), registrando un peggioramento di 29.582 milioni. Evidenzia, altresì, un aumento del ricorso al mercato, al lordo delle regolazioni debitorie, che, rispetto al bilancio di previsione, peggiora di oltre 24,6 miliardi di euro, raggiungendo un valore pari a –309.035 milioni. Dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa proposte, evidenzia che il peggioramento del saldo netto da finanziare è dovuto essenzialmente ad una riduzione delle entrate finali per complessivi 10.801 milioni di euro e ad un aumento delle autorizzazioni ai pagamenti finali per complessivi 18.386 milioni di euro. Tali dati sono essenzialmente dovuti, per il lato delle entrate, alle variazioni proposte dal Governo con il disegno di legge di assestamento, mentre, per il lato delle spese, alle variazioni dipendenti da atti amministrativi. In particolare, la variazione dei pagamenti finali è determinata per 16.224 milioni dalle variazioni per atti amministrativi e per 2.162 milioni di euro dalle proposte presentate in sede di assestamento. Tale importo si riferisce alle spese correnti primarie per 3.178 milioni di euro e a maggiori dotazioni di cassa per le spese in conto capitale, per 190 milioni. Come già analizzato con riferimento alla gestione di competenza, segnala che nell'ambito della dotazione di cassa della spesa corrente va, invece, segnalata la proposta di riduzione della spesa per interessi, per un totale di 1.207 milioni di euro, conseguente ad una previsione più aggiornata rispetto a quella iniziale della dinamica dei tassi di interesse. Osserva come la relazione illustrativa evidenzi che – a differenza che nella competenza – sulle proposte di incremento dei pagamenti correnti di cassa incidono i maggiori pagamenti per gli enti di previdenza che evidenziano un aumento di 1.150 milioni di euro, riferibili principalmente all'INPS, nonché le poste correttive e compensative dell'entrata, il cui aumento delle dotazioni, pari a 1.730 milioni è necessario al pagamento dei residui per la lordizzazione delle vincite al lotto relative agli esercizi finanziari precedenti. Tali maggiori esborsi determinerebbero dunque la ragione della differenza tra la variazione (riduzione) delle spese correnti primarie in termini di competenza proposta dal Governo e la variazione (aumento) delle medesime spese in termini di cassa. Per le spese in conto capitale, che subiscono un incremento in sostanziale simmetria con le variazioni di competenza, la proposta di incremento di 190 milioni è imputabile principalmente ai contributi agli investimenti ad imprese (128 milioni). Per quanto concerne le entrate finali, in simmetria con quanto esposto per la competenza, Pag. 44la variazione negativa è principalmente ascrivibile alle proposte di riduzione del gettito del comparto tributario (-14.521 milioni). Con riferimento alla consistenza dei residui passivi, segnala che, nel complesso, rispetto alle spese finali al termine dell'esercizio finanziario 2012, si presenta un decremento di 19.617 milioni rispetto all'analoga consistenza accertata alla fine del 2011 (92.964 milioni). La relazione illustrativa evidenzia come la riduzione della consistenza complessiva dei residui nel 2012 sia imputabile sia a quelli di parte corrente, che si riducono di 11.525 milioni rispetto all'esercizio precedente, sia a quelli in conto capitale, che registrano un decremento di 8.091 milioni. Sottolinea come l'andamento dei residui passivi manifesti un'importante flessione a partire dall'anno 2007, con particolare riferimento ai residui in conto capitale, in conseguenza della riduzione dei termini per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale (da sette a tre anni), ai sensi dell'articolo 3, comma 36, della legge finanziaria per il 2008. Negli anni successivi, la consistenza dei residui passivi manifesta nuovamente un trend in aumento, fino all'anno 2010, per poi invertire la tendenza. A partire dal 2011, infatti, i residui passivi evidenziano, ogni anno, una flessione importante rispetto all'esercizio precedente (rispettivamente, –15.239 milioni nel 2011 rispetto al 2010 e –19.617 milioni nel 2012 rispetto al 2011), che interessa sia i residui per le spese di parte corrente sia quelli per le spese in conto capitale. Come evidenziato nell'analisi del Rendiconto 2012, osserva che la minore consistenza dei residui passivi finali a fine anno 2012 è correlata soprattutto alla minore costituzione di quelli di nuova formazione, derivanti dalla gestione della competenza nel 2012, che ammontano complessivamente a 41.478 milioni (il 57 per cento circa della consistenza complessiva dei residui finali). A differenza dell'andamento registrato negli scorsi anni, i residui passivi finali di nuova formazione, pari a 41.478 milioni, risultano quindi nel 2012 di consistenza inferiore rispetto all'esercizio precedente (-8.387 milioni, circa il 16,8 per cento in meno rispetto al 2011, in cui i residui di nuova formazione erano stati pari a 49.865 milioni). Per quanto concerne i nuovi residui di conto capitale (13.449 milioni) rileva che essi riguardano, soprattutto, i contributi agli investimenti ad imprese per 3.303 milioni (determinati, in particolare, dalle Ferrovie dello Stato Spa per 2.200 milioni); il complesso dei contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche per 3.831 milioni e i trasferimenti in conto capitale, il cui ammontare, pari a 2.951 milioni, è costituito, principalmente, dal Fondo sviluppo e coesione (1.443 milioni) e dal Fondo per le opere strategiche (1.070 milioni). Per quanto concerne la consistenza dei residui pregressi delle spese finali provenienti dagli esercizi precedenti, essi risultano pari, a fine dicembre 2012, a 31.868 milioni di euro, e si riferiscono prevalentemente ai due esercizi precedenti al 2011. Con riferimento alle modifiche introdotte dal Senato, segnala che sono stati approvati due emendamenti del Governo. In particolare, si è disposto il già ricordato aumento del limite massimo di emissione dei titoli pubblici, che passa, dagli 80.000 milioni di euro per il 2013 fissati nel disegno di legge originario a 98.000 milioni di euro per il 2013, e si è modificato lo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali apportando una variazione, di carattere compensativo, che determina un incremento di 3,2 milioni di euro del Programma 1.15 «Tutela del patrimonio culturale», iscritto nella Missione 1 «Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali», con la corrispondente riduzione della dotazione del Programma 1.2 «Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell'arte contemporanea, valorizzazione del paesaggio», iscritto nella medesima Missione 1 (em. 1.TAB.13.1). Evidenzia come la relazione illustrativa all'emendamento finalizzi l'incremento di 3,2 milioni di euro alla realizzazione di interventi sul complesso che ospiterà la Fondazione «La Grande Brera», ancora in fase di costituzione. La compensazione è invece disposta mediante riduzione delle Pag. 45somme da corrispondere per assicurare il funzionamento dell'ancora costituenda Fondazione.

  Il viceministro Stefano FASSINA, si riserva di intervenire nel corso del prosieguo dell'esame.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.30.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 19 settembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Barbara SALTAMARTINI. — Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 14.30.

DL 93/2013: Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.
C. 1540 Governo.
(Parere alle Commissioni I e II).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 17 settembre 2013.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, ricorda che, nella seduta del 17 settembre 2013, il relatore aveva richiesto al Governo alcuni chiarimenti.

  Il viceministro Stefano FASSINA si riserva di fornire i chiarimenti richiesti sulle questioni sollevate dal relatore tenendo anche conto dell'esito dell'esame, in sede referente, da parte delle Commissioni di merito.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Disposizioni in materia di utilizzo del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica.
Testo unificato C. 100 e abb.

(Parere alla XII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Lorena MILANATO (PdL), relatore, fa presente che il testo unificato in esame reca disposizioni in materia di donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica e che il provvedimento, di iniziativa parlamentare, è composto di 9 articoli e non è corredato di relazione tecnica. In ordine all'analisi degli effetti finanziari, pur rilevando che l'onere di cui all'articolo 8 è configurato come limite massimo di spesa, evidenzia che, in base alla formulazione del testo, esso è riferito al trasporto della salma nonché alla tumulazione o alla cremazione. Ritiene, in ogni caso, che andrebbero acquisiti dati volti a suffragare l'idoneità delle risorse stanziate rispetto agli adempimenti previsti, nonché l'effettiva possibilità per il Ministero della salute di dare luogo alle iniziative di informazione, di cui all'articolo 2, con le risorse ad esso assegnate in base alla vigente normativa senza recare pregiudizio a programmi già avviati a valere sulle medesime risorse. Ritiene, inoltre, che andrebbero precisati i riflessi degli oneri in questione sui diversi saldi di finanza pubblica, con particolare riguardo alle attività richieste alle ASL e alle università e strutture di ricerca. In merito ai profili di copertura finanziaria, osserva che in base all'articolo 8, comma 2, la norma, per l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 5, comma 2, autorizza la spesa di 1 milione di euro nell'anno 2013 e di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014. All'onere derivante dall'attuazione Pag. 46della presente legge, pari a 1 milione di euro nell'anno 2013 e a 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014, si provvede, per l'anno 2013, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica, e a decorrere dall'anno 2014, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per gli anni 2014 e 2015, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Al riguardo, rileva che l'accantonamento del fondo speciale relativo allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del quale si prevede l'utilizzo, nella misura di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014, non reca le necessarie disponibilità. Con riferimento, invece, all'utilizzo, nella misura di 1 milione di euro nell'anno 2013, del Fondo per interventi strutturali di politica economica (capitolo 3075 – Ministero dell'economia e delle finanze), considera opportuno che il Governo chiarisca se il medesimo, anche alla luce del rifinanziamento previsto dall'articolo 15, comma 1, del decreto-legge n. 91 del 2013, rechi le necessarie disponibilità. Con riferimento alla formulazione del comma 2 – fatte salve le esigenze di chiarimento in precedenza formulate con riferimento ai profili di quantificazione degli articoli da 1 a 7 – ritiene che si potrebbe valutare l'opportunità di riferire la clausola di copertura finanziaria di cui al comma 2 anziché «all'attuazione della presente legge» all'autorizzazione di spesa di cui al comma 1 del medesimo articolo relativa agli oneri di cui all'articolo 5, comma 2, in materia di restituzione della salma.

  Il viceministro Stefano FASSINA, nel concordare con le valutazioni del relatore, esprime parere contrario sulla copertura finanziaria di cui all'articolo 8 del provvedimento in esame, in quanto il Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, non reca sufficienti disponibilità per l'anno 2013. Rileva infatti che il decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, che prevede, all'articolo 15, comma 1, il reintegro del predetto Fondo, è ancora in fase di conversione. Esprime altresì parere contrario in merito alla copertura finanziaria mediante riduzione del Fondo speciale di parte corrente, utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali a decorrere dall'anno 2014, poiché il predetto Fondo non presenta disponibilità. Rappresenta pertanto l'opportunità che il provvedimento torni all'esame della Commissione di merito, affinché sia valutato il reperimento delle risorse necessarie a darvi attuazione eventualmente anche nell'ambito della prossima legge di stabilità.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nel far presente che i profili problematici concernenti la copertura finanziaria del provvedimento saranno posti all'attenzione del presidente della XII Commissione, rinvia il seguito dell'esame del testo unificato ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.35.

ATTI DEL GOVERNO

  Giovedì 19 settembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Barbara SALTAMARTINI. — Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze, Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 14.35.

Pag. 47

Schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Atto n. 27.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno.

  Rocco PALESE (PdL), relatore, ricorda che lo schema di decreto in esame è stato predisposto in attuazione di quanto dispone l'articolo 23-bis, comma 1, del decreto-legge n. 201 del 2011 che, nel recare una disciplina sui limiti ai compensi per gli amministratori ed i dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni, affida ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da sottoporre al parere parlamentare, nonché alla registrazione della Corte dei conti, il compito di operare una classificazione per fasce delle società non quotate, direttamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze sulla base di indicatori dimensionali quantitativi e qualitativi, nonché di determinare per ciascuna fascia il compenso massimo da corrispondere agli amministratori. Venendo al contenuto dello schema di decreto in esame, segnala che l'articolo 1 delimita il perimetro di applicazione delle disposizioni contenute nel decreto, stabilendo che le disposizioni del decreto si applicano alle società non quotate, direttamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 2359, primo comma, numero 1), del codice civile, nonché alle società non quotate, controllate dalle suddette società. Contestualmente, il medesimo articolo prevede che le disposizioni stesse non si applicano alle società emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati e alle loro controllate. Rileva che tale delimitazione dell'ambito applicativo del decreto va ricondotta a quanto disposto dall'articolo 23-bis, che fa riferimento esclusivamente alle società non quotate. Osserva come la stessa vada peraltro considerata anche alla luce della disciplina intervenuta sui limiti ai compensi in esame successivamente alla predisposizione dello schema di decreto, ad opera dell'articolo 84-ter del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, che ha aggiunto tre ulteriori commi all'articolo 23-bis, mediante cui si disciplinano i limiti in questione con riferimento alle società quotate. Segnala come ne derivi che, sotto un profilo sistematico, l'articolo 23-bis reca ai commi da 1 a 5-ter la disciplina riferita alle società non quotate – come attuata dallo schema di decreto in esame –, mentre ai commi da 5-quater a 5-sexies detta la disciplina concernente le società quotate, per la quale non è espressamente prevista l'emanazione di alcun decreto attuativo. Rammenta che quest'ultima disciplina detta i limiti ai compensi degli amministratori con riferimento a due specifiche tipologie di società controllate, direttamente o indirettamente, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.165 del 2001, diversificati a seconda che si tratti di società che emettono esclusivamente strumenti finanziari quotati, diversi dalle azioni, ad esempio titoli obbligazionari, e le società che emettono titoli azionari quotati. Rileva, tuttavia, come sia i titoli obbligazionari che quelli azionari, laddove siano quotati nei mercati regolamentati, costituiscono, comunque, strumenti finanziari ai sensi dell'articolo 34, comma 38, del decreto-legge n. 179 del 2012 sopra citato, e sono pertanto idonei a far configurare le società emittenti come quotate anche ai fini dello schema di decreto in esame. Fa presente che l'articolo 2 individua tre indicatori quantitativi, idonei a classificare le società rientranti nell'ambito di applicazione dello schema di decreto in fasce, da determinarsi in maniera tale da consentire di valutare la complessità organizzativa e gestionale delle società stesse: «valore della produzione»; »investimenti»; «numero dei dipendenti»; il valore di tali indicatori va desunto dal valore medio degli ultimi tre Pag. 48esercizi. Fa presente che per considerare una società appartenente alle prime due fasce devono sussistere tutti tre i valori previsti per ciascuna fascia, mentre per la terza fascia, allo scopo di poter garantire coerenza anche rispetto agli asset patrimoniali gestiti dalle società, qualora un'azienda abbia un patrimonio netto superiore a 100 milioni di euro, viene automaticamente classificata nella fascia 2. Rileva che l'articolo precisa inoltre che la costituenda società di gestione del risparmio di cui all'articolo 33 del decreto-legge n. 98 del 2011, non essendo ancora classificabile sulla base dei suddetti indicatori e in considerazione della complessità operativa e della rilevanza nell'ambito della finanza pubblica, viene inserita nella fascia 3. Nella relazione illustrativa dello schema di decreto è riportata una simulazione in ordine alla classificazione nelle 3 fasce delle società non quotate controllate dal Ministero dell'economia, dalla quale risulta che 3 società rientrerebbero nella prima fascia (Anas, Ferrovie e Rai), 10 nella seconda fascia e le restanti 8 nella terza fascia. Ritiene opportuno un chiarimento in ordine alla inclusione, tra le società ricomprese in tale classificazione, della società Ferrovie dello Stato, atteso che essa emette strumenti finanziari quotati e pertanto, sulla base di quanto dispone l'articolo 34, comma 38, del decreto-legge n. 179 del 2012, prima citato, potrebbe ritenersi una società quotata. Con riferimento all'articolo 3, esso definisce il limite massimo degli emolumenti, stabilendo, al comma 1, che lo stesso venga individuato nel trattamento economico del Primo Presidente della Corte di cassazione, applicato adottando un criterio proporzionale rispetto alla fascia in cui è classificata la società: il 100 per cento per la prima fascia e l'80 ed il 50 per cento rispettivamente per la seconda e per la terza fascia. Fa presente che i limiti retributivi stabiliti ai sensi del comma 1 si applicano all'amministratore delegato, ovvero al presidente, qualora lo stesso sia l'unico componente del consiglio di amministratone al quale sono state attribuite deleghe (comma 2). Segnala come venga inoltre previsto, al comma 3 che, nei casi di cumulo di incarico dirigenziale, sorto anteriormente al settembre 2007 con la carica di amministratore, il limite retribuivo fissato dal decreto si applica ai due compensi cumulati. Si prevede altresì che, qualora la retribuzione percepita per il suddetto rapporto di lavoro risulti superiore al limite stabilito dal comma 2 per la relativa fascia, tale retribuzione viene considerata corrisposta anche a titolo di compenso ai sensi dell'articolo 2389, terzo comma, del codice civile. Rileva che si dispone poi, al comma 4, che ai presidenti delle società, ai quali siano conferite specifiche deleghe operative ai sensi dell'articolo 4, comma 5, del decreto-legge n. 95 del 2012 (che cioè concernano esclusivamente le aree relazioni esterne e istituzionali e la supervisione delle attività di controllo interno) l'emolumento deliberato non può essere superiore al trenta per cento del compenso massimo previsto per l'amministratore delegato della stessa società. In ogni caso, il comma 5 specifica che i limiti massimi si applicano all'ammontare complessivo dei compensi, considerando anche i benefici non monetari, suscettibili di valutazione economica. Il comma 6 stabilisce, con la presumibile finalità di evidenziare che il limite indicato per ciascuna fascia deve essere considerato unicamente come importo massimo dei compensi, che i consigli di amministrazione, nell'ambito della propria autonomia, dovranno determinare in concreto il compenso, sulla base delle deleghe effettivamente attribuite, e secondo principi oggettivi e trasparenti. Per quanto concerne l'articolo 4, infine, che dispone che il consiglio d'amministrazione riferisca all'assemblea della società in ordine ai criteri adottati dal consiglio di amministrazione in materia di retribuzione degli amministratori con deleghe, rileva che a tal fine la relazione deve illustrare le finalità perseguite da tali criteri, i principi che ne sono alla base, i principi adottati con riferimento alle componenti fisse e variabili Pag. 49(e, per queste, una descrizione degli obiettivi di performance in base ai quali viene corrisposta), nonché le regole che presiedono ai trattamenti previsti in caso di cessazione dalla carica. Segnala che tale relazione deve essere trasmessa ogni anno dalle società al Ministro dell'economia e delle finanze, il quale, sulla base delle relazioni ricevute, trasmette annualmente alla Camere un rapporto sullo stato di attuazione del decreto. Fa presente che l'efficacia delle disposizioni recate dal decreto in commento decorre, ai sensi dell’ articolo 5 dello schema, dalla data di pubblicazione del medesimo. Ritiene infine opportuno che il Governo chiarisca le ragioni per le quali la Consip S.p.a. è stata inclusa nella fascia due, anziché nella fascia uno, prevista dal provvedimento in esame. Al riguardo, nel sottolineare le peculiarità delle attività svolte dalla Consip, consistenti nell'aggiudicazione di procedure ad evidenza pubblica, rileva che la predetta società ha infatti bandito dal 2010 ad oggi gare per un importo complessivo di poco inferiore a 18 miliardi di euro. Fa presente quindi che i parametri definiti nello schema di decreto in esame potrebbero non essere appropriati e adeguati con riferimento alla centrale di committenza nazionale. Ritiene, inoltre, che andrebbe valutata l'opportunità di applicare agli amministratori con deleghe, che abbiano instaurato con le società un rapporto di collaborazione, il limite retributivo sul compenso netto.

  Angelo RUGHETTI (PD) rileva che l'intera materia merita particolare attenzione da parte del legislatore, cui compete la fissazione dei criteri di determinazione dei compensi degli amministratori delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, senza lasciare alcuno spazio alla discrezionalità dei consigli di amministrazione. Propone inoltre di inserire una disposizione che preveda di erogare ai presidenti e agli amministratori delegati il trattamento economico accessorio soltanto nei casi in cui la società risulti in utile. Con riferimento al limite massimo degli emolumenti di cui all'articolo 3, comma 1, del provvedimento in esame, ritiene opportuno che venga individuato un importo numerico ben preciso, anziché fare riferimento, più in generale, al trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione. Suggerisce inoltre di pubblicare gli emolumenti corrisposti agli amministratori delegati delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze in un apposito albo accessibile anche via internet. Esprime apprezzamento in merito alle disposizioni di cui all'articolo 3, comma 3, che disciplina i casi di cumulo di incarichi dirigenziali, auspicando altresì l'introduzione di una specifica disciplina che imponga precisi limiti al cumulo degli incarichi nei consigli di amministrazione e soprattutto dei conseguenti emolumenti, anche nel caso dei pensionati pubblici chiamati a rivestire incarichi in società pubbliche non quotate. Con riferimento alla Consip S.p.a. chiede che vengano forniti chiarimenti in merito all'eventuale inclusione della predetta società nella fascia uno prevista dal provvedimento in esame.

  Lello DI GIOIA (Misto-PSI-PLI), nel concordare con le osservazioni del collega Rughetti, ritiene che la materia debba essere oggetto di un attento approfondimento, auspicando tempi congrui per l'approvazione del parere da parte della Commissione. Richiamando la discussione svoltasi in occasione dell'esame del cosiddetto decreto del fare (decreto-legge n. 69 del 2013), nel corso della quale sono state approvate alla Camera disposizioni assai discutibili, poi corrette nel corso dell'esame presso il Senato, reputa necessario che la questione dei compensi degli amministratori delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze venga disciplinata in dettaglio, dovendo il Parlamento intervenire allo scopo di controllare l'erogazione di retribuzioni che, in taluni casi, sono, a suo Pag. 50avviso, eccessive. Rileva altresì che l'introduzione di un limite massimo degli emolumenti vada applicata, oltre che alle società controllate, anche ad altre amministrazioni pubbliche.

  Federico D'INCÀ (M5S), nel sottolineare l'importanza dei criteri di trasparenza e meritocrazia, ritiene che i compensi corrisposti agli amministratori delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze debbano essere ridotti in considerazione del momento particolarmente difficile che sta vivendo l'economia del Paese. Nel richiamare quindi la Commissione a valutare con particolare attenzione i contenuti del provvedimento, condivide l'esigenza di dedicare un tempo congruo all'esame del provvedimento stesso.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, ricorda che il termine per l'espressione del parere sullo schema di decreto in esame è fissato al 30 settembre 2013. Ritiene pertanto opportuno avviare una riflessione allo scopo di approfondire tutti gli aspetti critici evidenziati dal relatore ed emersi nel corso della discussione.

  Il viceministro Stefano FASSINA, nel concordare con la presidente Saltamartini, osserva preliminarmente come il provvedimento in esame si riferisca alla sola attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge n. 201 del 2011, sottolinea peraltro l'esigenza di una riflessione di carattere sistematico sull'intera materia, finora affrontata, a suo avviso, in maniera non compiuta. Ricorda, in particolare, la mozione approvata dal Senato nel giugno 2013, riguardante l'introduzione di criteri di maggiore trasparenza nella nomina del management pubblico, alla quale ha fatto seguito un provvedimento del Ministro Saccomanni che ha fissato, a suo avviso, opportunamente tali criteri. Con riferimento alla questione richiamata dal relatore sull'applicabilità dello schema di decreto alle Ferrovie, precisa che tale azienda, emettendo strumenti finanziari trattati nei mercati regolamentati è da considerarsi quotata e quindi non ricompresa nell'ambito di applicazione del provvedimento. Per quanto riguarda la Consip S.p.a., sulla quale ha chiesto chiarimenti il relatore, fa presente che il dato relativo alla performance non figura tra i parametri considerati dal provvedimento ai fini della classificazione delle fasce di appartenenza delle società, rappresentati esclusivamente dal valore della produzione, dagli investimenti e dal numero di dipendenti. Si riserva in ogni caso di fornire sulla questione ulteriori elementi informativi. Concorda, inoltre, con le osservazioni dell'onorevole Rughetti in merito all'eventuale introduzione del divieto di erogare il trattamento economico accessorio agli amministratori delegati di società risultanti in perdita – sebbene ritenga che tale presupposto dovrebbe essere comunque valutato in relazione ad un lasso di tempo più ampio di quello relativo ad un solo esercizio – nonché con riferimento all'eventuale introduzione di una disciplina relativa al cumulo degli incarichi nei consigli di amministrazione pubblici. Su entrambe le questioni si riserva di effettuare un approfondimento.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

  Il viceministro Stefano FASSINA fa presente che la Commissione di merito dovrebbe concludere nella giornata di venerdì l'esame, in sede referente, del testo unificato delle proposte di legge in materia di delega fiscale, con l'approvazione di modifiche proposte anche dal Governo. Rileva che, poiché molte di tali modifiche incidono Pag. 51sugli aspetti richiamati dal relatore nella seduta di ieri, il Governo ritiene opportuno fornire i chiarimenti richiesti alla luce degli esiti dell'esame in sede referente.

  Barbara SALTAMARTINI, presidente, sulla base di quanto comunicato dal viceministro Fassina, ritiene che la Commissione possa esprimere il parere sul testo del richiamato provvedimento direttamente all'Assemblea.

  Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.

  La seduta termina alle 15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15 alle 15.05.