CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 settembre 2013
83.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 196

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 17 settembre 2013.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.45 alle 13.

SEDE REFERENTE

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del presidente Giancarlo GALAN. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria.

  La seduta comincia alle 13.35.

Istituzione dell'Unione nazionale dei gruppi sportivi scolastici.
C. 576 Ghizzoni e C. 611 Centemero.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 agosto 2013.

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  Giancarlo GALAN, presidente, avverte che il relatore sul provvedimento in esame ha testè comunicato che non potrà partecipare ai lavori della Commissione.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professioni dei beni culturali.
Nuovo testo C. 362 Madia.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'11 settembre 2013.

  Giancarlo GALAN, presidente, avverte che non sono ancora pervenuti i pareri sul nuovo testo della proposta di legge in esame, nonostante, come concordato nell'ultima seduta, ne sia stata sollecitata l'espressione.

  Manuela GHIZZONI (PD), relatore, ritiene opportuno rappresentare ai rispettivi presidenti l'esigenza che le Commissioni competenti si esprimano al più presto sul provvedimento in esame.

  Giancarlo GALAN, presidente, rassicura la collega Ghizzoni in tal senso. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri.
Nuovo testo C. 544 Verini.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'11 settembre 2013.

  Giancarlo GALAN, presidente, avverte che la V Commissione, sollecitata ad esprimere il parere di competenza, non si è ancora espressa sul provvedimento in esame.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Dichiarazione di monumento nazionale della Basilica Palladiana di Vicenza.
C. 1363 Galan.

(Seguito dell'esame e rinvio – Nomina di un Comitato ristretto).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 7 agosto 2013.

  Giancarlo GALAN, presidente, avverte che la collega Capua, relatrice sul provvedimento in discussione, ha rappresentato l'impossibilità a partecipare ai lavori della seduta odierna.

  Manuela GHIZZONI (PD), alla luce di quanto già da lei rappresentato nel corso dell'esame, propone di costituire un Comitato ristretto per l'esame del provvedimento.

  Celeste COSTANTINO (SEL) concorda con la proposta della collega Ghizzoni.

  Giancarlo GALAN, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore, propone la costituzione di un Comitato ristretto per la prosecuzione dell'esame del provvedimento in oggetto. Dichiara quindi concluso l'esame preliminare.

  La Commissione delibera, quindi, di costituire un Comitato ristretto, riservandosi il presidente di nominarne i componenti sulla base delle designazioni dei gruppi.

  Giancarlo GALAN, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921.
C. 1092 Distaso.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Marco DI LELLO (Misto-PSI-PLI), relatore, ricorda che torna all'esame della Camera dei deputati la proposta di legge avente ad oggetto l'istituzione del premio di ricerca che porta il nome dell'Onorevole Giuseppe Di Vagno, già esaminata ed approvata in sede legislativa nella scorsa legislatura e che sarebbe certamente diventata legge se la XVI legislatura non si fosse anticipatamente interrotta. Confida, pertanto, preliminarmente, che, essendo stata presentata nella immutata versione approvata dalla Commissione ed essendo stato invocato dai colleghi presentatori della proposta in esame l'articolo 86 del Regolamento della Camera che prevede, in questo caso la «corsia preferenziale», la Presidenza e la Commissione vorranno accordare ancora una volta la procedura abbreviata della legislativa per il suo più rapido esame ed auspicabile definitiva approvazione. Ritiene si tratti di una esigenza ancora più impellente adesso che è venuto a mancare, sabato scorso, Giuseppe Di Vagno, già parlamentare e figlio del deputato socialista assassinato, già sindaco della città di Conversato, deputato anch'egli eletto nelle liste del Partito Socialista Italiano per cinque legislature dal 1963 al 1983.
  Sottolinea quindi che Giuseppe Di Vagno, deputato pugliese, eletto nella lista del Partito Socialisti nel Collegio Bari Foggia il 15 maggio 1921, fu barbaramente assassinato il 25 settembre del 1921 in un agguato tesogli a Mola di Bari da una squadraccia fascista che, dopo essersi fatta scudo dallo scoppio di bombe a mano, esplose tre colpi di pistola che abbatterono colui che già in vita il popolo aveva appellato come il gigante buono. La Camera dei deputati lo ha solennemente onorato nella seduta del 24 novembre 1921 con gli interventi del deputato Raffaele Cotugno e dell'allora presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi. La vicenda Di Vagno si era sempre dibattuta tra una dimensione localistica, lo scontro fra gruppi di potere legati al governo e agli interessi della Città – nella quale avrebbe preteso di relegarla il fascismo – e la dimensione nazionale interna alla strategia della violenza come strumento di lotta politica propria del regime, che incontrerà la punta più alta solo tre anni dopo con l'assassinio Matteotti; con tutto quello che la storiografia ha accertato in ordine alle responsabilità del capo del fascismo, delineata per la prima volta con rigore storiografico da Gaetano Arfè nel 2001. Aggiunge che la riflessione degli storici sull'evento non era mai entrata nella storiografia nazionale, infatti, nonostante si trattasse dell'assassinio del primo deputato della storia d'Italia vittima della violenza, soprattutto per il ruolo esercitato dal fascismo agrario pugliese per l'avanzata verso la conquista del potere, che avverrà solo un anno dopo, e dai suoi massimi esponenti a partire da Caradonna che fu fra coloro che più tenacemente si opposero alla strategia avallata dallo stesso Mussolini, con il Patto di Pacificazione. Il punto che ha formato oggetto dell'analisi degli studiosi e sul quale c’è stato sostanziale accordo è che con l'assassinio Di Vagno si consolida la strategia della violenza per la conquista del potere. Cita testualmente Arfè nel 2001 il quale sostenne che «nessuna revisione può cancellare il fatto che il fascismo teorizzò e praticò la violenza quale strumento di lotta politica: Di Vagno morì di pistola, Matteotti e i fratelli Rosselli di pugnale, Giovanni Amendola e, con lui, il prete don Minzoni di manganello. Di essi, solo Carlo Rosselli aveva impugnato le armi, per difendere in campo aperto la libertà di Spagna». E ancora in Il processo Di Vagno – Un delitto impunito tra fascismo e democrazia, Camera 2011, si evidenzia come «omicidio volontario e non preterintenzionale, Pag. 199hanno concluso senza appello del 2011 il giurista Enzo Musco (con una durissima critica alla sentenza della Corte di cassazione) e il medico legale Prof. Introna che a sua volta inequivocabilmente ha concluso per la sussistenza della volontà omicidi aria». Evidenzia quindi che in tutti questi lunghi anni non è stata mai intenzione d'alcuno forzare l'interpretazione dei fatti: ma non si poteva pretermettere il dovere di restituire ad essi la valutazione giusta e doverosa che non fu fatta all'epoca e si è quindi inseguito il tributo che doveva essere pagato nei confronti della verità della Storia.
  Ricorda quindi che raccogliendo le sollecitazioni della Fondazione che porta il suo nome, la Camera dei deputati ha favorito la ricerca storica dalla stessa promossa con la pubblicazione, a propria cura, di tre Volumi che rispettivamente recano il titolo: Giuseppe Di Vagno – Documenti e Testimonianze (Camera, 2005), Giuseppe Di Vagno – Scritti e interventi (Camera, 2007), Il Processo Di Vagno – Un delitto impunito tra fascismo e democrazia (Camera, 2011). Un decennio di studi che per, quanto tardivamente, consegnano la figura di Giuseppe Di Vagno, per anni relegata nella posizione più comoda per il regime del protagonista di una faida locale, come uno degli epigoni della lotta al fascismo; nella quale solo due anni dopo cadrà Giacomo Matteotti. La cui figura, come nel gennaio 2005 alla Camera dei deputati mise in evidenza Giuliano Vassalli, ha avuto sorprendenti ma non casuali affinità con quella di Di Vagno: già dalla formazione di studi, avvio e svolgimento dell'attività politica, fino alla loro tragica morte; infine con i sinistri comportamenti verso le loro Vedove del fascistume insolente, sia conversanese che polesano. Aggiunge che i già Presidenti della Camera Pierferdinando Casini – il 25 settembre 2005 – e Fausto Bertinotti – il 25 settembre 2007 – si sono recati a Conversano, la città, dove riposano le spoglie, per rendere omaggio alla tomba e commemorarne la figura in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Di Vagno. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato a Conversano il 5 novembre 2011 per rendere omaggio a il Matteotti del Sud, come lo definì Leo Valiani nel 1952, nel novantesimo anniversario dell'assassinio. A poco più di novant'anni di distanza, con l'attività della Fondazione e con l'insostituibile aiuto della Camera dei deputati si è consolidato quindi il giudizio storico e si è rimarginata la frattura che quell'omicidio procurò nella società pugliese e meridionale, sporcando le sue terre. Da decenni in Puglia, infatti, opera una Fondazione che porta il nome di Giuseppe Di Vagno, sorta sulle orme dell'Istituto di studi socialisti fondato nel 1943, all'alba della riconquistata libertà, dallo storico Antonio Lucarelli: con il compito di onorare e custodire la memoria di Di Vagno e di tutti i democratici che si sono sacrificati, alcuni fino all'estremo sacrificio della vita, per la libertà e contro ogni forma di oppressione. La Fondazione Di Vagno, pur gelosa delle sue radici più profonde e della sua storia, opera per la diffusione della cultura politica per la contemporaneità in particolare presso le giovani generazioni, irradiando la sua azione anche oltre i confini regionali, nel rispetto e a difesa del pluralismo delle idee e delle culture politiche: organizza «Corsi di Buona Politica», un Festival di cultura politica «Lector in fabula» giunto ormai alla IX edizione, rivolgendosi in particolare alle giovani generazioni con un rapporto fecondo e permanente con l'Università e gli Istituti di scuola secondaria superiore. In particolare ha realizzato una Biblioteca con oltre 10.000 volumi, aderente a SBN orientata verso la raccolta di opere e saggi di Storia contemporanea concernenti partiti politici, sindacati e di cultura politica; inoltre ha dato vita e coltiva come Work in progress un Archivio storico che porta il nome di Memoria Democratica Pugliese, consultabile in rete all'interno del portale Archivi del Novecento che, allo stato, ha messo assieme oltre 50 Fondi Archivistici prodotti da esponenti politici democratici, non solo socialisti, a partire dalla fine dell'800. Evidenzia, peraltro, che biblioteca e archivi necessitano di sostegno per la conservazione, Pag. 200fruibilità, inventariazione, catalogazione e digitalizzazione. L'Archivio storico possiede, fra le poche presenti in Italia, la raccolta dell’Avanti ! dal primo numero di fondazione 25 dicembre 1896; ed in più custodisce, come unico esemplare di cui si ha traccia in assoluto nel mondo, il primo e unico numero pubblicato il 2 aprile 1893.
  Aggiunge che la Fondazione Di Vagno da anni, attraverso i parlamentari non solo della Puglia, persegue l'obiettivo di istituire il «Premio di Ricerca Giuseppe Di Vagno» sulle orme di quanto la Camera dei deputati benemeritamente già fece nel 2004, in occasione dell'80o anniversario dell'assassinio di Giacomo Matteotti, nella convinzione che nella società contemporanea più che monumenti siano necessarie occasioni di studio. Per decenni i democratici e i socialisti di Conversano e di Puglia coltivarono l'aspirazione di vedere eretto un «Monumento a Di Vagno»: se ne parlò subito dopo il tragico evento con la costituzione, sfidando la sicura reazione fascista, presso la Federazione socialista di Bari di un Comitato la cui sede, come testimonia lo scritto di Giacomo Matteotti del 1923 «Un anno di dominazione fascista», fu devastata dai fascisti; dopo la caduta del fascismo quel «Comitato» fu ricostituito nel 1944, ed ancora una volta agli inizi degli anni ’50; infine agli inizi degli ’80 del ’900 a Conversano, quando il risultato parve a portata di mano, aspirazione che peraltro non ha mai visto compimento. Il più duraturo dei monumenti oggi appare istituire un «Premio di ricerca Giuseppe Di Vagno (1889-1921)» affidando agli studiosi il compito di tener viva la memoria attraverso studi capaci di saldare ricerca storica e speranza di futuro. Sottolinea, quindi, che l’«Istituzione del Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921», potrebbe finalmente assolvere alla funzione di assicurare un futuro alla memoria di Di Vagno come metafora duratura della lotta contro ogni forma di oppressione e affinchè sia cancellato per sempre il ricorso alla violenza come strumento di lotta politica. La ricerca storiografica, sfuggendo comunque alla tentazione di ogni rievocazione celebrativa e mettendo a valore le opportunità di lavoro e di ricerca offerte dell'Archivio storico della Fondazione come di tutti gli Archivi, veri e propri giacimenti di storia e di cultura, può assolvere a questa funzione: e per trarre dalla memoria la vocazione perché un'istituzione con «quel nome» debba e possa essere utile per esercitare le giovani generazioni al gusto della cultura libera e indipendente.
  Ritiene che una società non può vivere senza modelli che le consentano di rispecchiarsi in essi e conservare memoria di sé come drammaticamente si verifica giorno dopo giorno, in un mondo nel quale l'assenza di memoria provoca disagio e la decadenza che origina dal deperimento dei modelli paterni pervade la contemporaneità. Il socialista Giuseppe Di Vagno, caduto per mano fascista a 32 anni per la caparbia fermezza con la quale mise in atto il suo progetto di riformare una società bracciantile e di perseguirlo fino all'estremo della sua stessa vita, può essere un modello nel quale le giovani generazioni possono rispecchiarsi. In un'epoca nella quale presto tutto si consuma e tutto si dimentica, ritiene che incomba il dovere di preservare la memoria, nella società e nelle scuole, verso la gioventù. Non per guardare al passato dallo specchietto retrovisore, ma per proiettare le lezioni del passato verso il futuro; quando il passato è fatto di grandi passioni occorre segnalarlo alle generazioni di oggi che sono portate a sottovalutarle. Ribadisce, quindi, che la società per progredire ha bisogno di esempi cui riferirsi, di cui invece si soffre la mancanza, di modelli virtuosi per cogliere l'occasione per farne oggetto di studio e di riflessioni per il futuro. Ritiene, infatti, che oggi la maggior parte dei giovani sappia poco del passato italiano – statistiche impressionanti raccontano di scarsa conoscenza di fatti della contemporaneità, anche non molto distanti da Pag. 201loro –, frequentando molto i social network e guardando la TV. Da entrambi non sempre ricevono modelli di buone prassi per il loro impegno civile nella società che toccherà a loro dirigere domani. Ritiene quindi doveroso aiutarli a capire perché un popolo senza memoria non esiste, perché esaltare l'oblio significa uccidere due volte, e che custodire la memoria è premessa per creare il futuro. A tal proposito, ricorda che la memoria – come ha detto il Presidente della Repubblica – deve essere intesa «come nutrimento per restituire alla politica la dignità che le spetta per continuare a svolgere la funzione di cambiare il Paese e mantenere la democrazia». I giovani hanno dunque bisogno di tornare alla nobiltà della politica, attraverso la conoscenza della memoria. Per segnalare l'intensità della passione civile con la quale uomini come Di Vagno – che non ebbero tentennamenti – intesero la lotta politica e sociale, perché solo la passione consente al progresso democratico di consolidarsi, e perché la concezione della lotta politica come uomo contro uomo, come intollerante delegittimazione dell'avversario, non come competizione delle idee, riduce la società a regressione e barbarie. Sottolinea, quindi, che tocca ancora una volta alla Camera dei deputati, come è nella sua più elevata tradizione, tornare ai grandi riferimenti, non solo per la necessità di preservare la memoria dall'oblio, per non limitarsi alla funzione «frigidamente conservativa e museale» della memoria, ma per proiettarla nel vivo della devastante crisi della contemporaneità. Perché la cultura contemporanea non può ridursi al catalogo del presente, ma deve supportarsi da quell'idea animatrice che porti verso le reliquie del passato, senza della quale qualunque storia, anche la più antica e gloriosa, sarebbe destinata a dissolversi. Per tutte queste ragioni e richiamando l'articolato che ne regolerà il funzionamento confida che la Commissione vorrà approvare la proposta di legge in esame per la Istituzione del Premio di ricerca Giuseppe Di Vagno, destinato a giovani studiosi italiani per assicurare alla sua memoria il più duraturo monumento, il più efficace perché possa restare nella coscienza collettiva del popolo italiano.
  Nel merito della proposta, ricorda quindi che il progetto di legge – che riprende i contenuti dell'A.C. 4333 della XVI legislatura, inviato, con modifiche, al Senato (A.S. 3649) – dispone l'istituzione di un Premio biennale di ricerca per la conservazione della memoria del deputato socialista Giuseppe Di Vagno, assassinato il 25 settembre 1921. In particolare, l'articolo 1 prevede, a decorrere dal 2013, l'istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno», da conferire il 25 settembre di ogni biennio alla presenza di un delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La prima assegnazione è prevista per il 25 settembre 2013. Precisa che si tratta di una data da aggiornare, in quanto non sembra compatibile con i possibili tempi di approvazione della proposta di legge. Ricorda che l'ente responsabile dell'organizzazione del Premio è individuato nella Fondazione Di Vagno, già promotore finora dell'iniziativa, che agisce d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e sotto la vigilanza del «Ministero per i beni e le attività culturali». Al riguardo ricorda che, attualmente, i sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 71 del 2013, di conversione del decreto-legge n. 43 del 2013, occorre fare riferimento al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. L'ammontare del Premio è fissato in euro 40.000: la Fondazione può comunque decidere se ripartire la somma in più premi, da assegnare sulla base di criteri di merito (commi 1-5). La relazione illustrativa precisa che il Premio attualmente gestito dalla Fondazione ha un importo di 2.500 euro ed è riservato a studiosi meridionali di età massima pari a 32 anni, per un lavoro di ricerca inedito o in corso di pubblicazione. Con il provvedimento in esame si prevede, inoltre, che alla Fondazione è concesso un contributo una tantum pari a 100.000 euro per la riorganizzazione, la redazione degli inventari, l'informatizzazione, la dotazione di risorse umane, nonché la definitiva apertura al pubblico della biblioteca e dell'archivio Pag. 202storico (comma 6). Al riguardo, segnala che non è indicato l'anno nel quale procedere alla concessione di tale contributo. Solo dall'articolo 4 si dedurrebbe che si faccia riferimento al 2013.
  Rileva che in base all'articolo 1 dello statuto, la Fondazione Di Vagno è «persona giuridica riconosciuta ed iscritta nel relativo elenco presso la Presidenza della Regione Puglia». Ai sensi dell'articolo 2 dello statuto, la Fondazione, «partendo dalla Regione Puglia, opera su tutto il territorio nazionale e dei paesi UE non si propone finalità di lucro»; «persegue obiettivi di sviluppo e di diffusione dei valori etici, umanitari e di solidarietà e svolge compiti di vario genere ad essi finalizzati». Tra gli altri, può «indire e gestire premi di studio e di ricerca». Il successivo articolo 3 dispone che «Le finalità d'organismo di promozione culturale e di solidarietà sociale di cui al precedente articolo possono essere perseguite, secondo le direttive del Consiglio d'Amministrazione, anche attraverso la concessione di borse di studio e di ricerca ed altre provvidenze opportune messe a disposizione da Istituzioni pubbliche o private e da singoli operatori economici». Ai sensi dell'articolo 5 dello statuto, la Fondazione dispone, quali mezzi finanziari: del patrimonio, costituito dalle quote versate dai soci, dalle somme da chiunque versate a titolo d'incremento del patrimonio, dai beni mobili ed immobili eventualmente appartenenti alla Fondazione e destinati al patrimonio; dei contributi corrisposti dallo Stato o da enti pubblici o da terzi; di ogni altro cespite non espressamente previsto, ma destinato a questo scopo dal Consiglio d'Amministrazione. Al riguardo, ricorda che la Fondazione è inserita nella tabella triennale delle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2012-2014, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 534 del 1996, con un importo pari, per il 2012, a 25.000 euro (decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 31 agosto 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 23 ottobre 2012). Ai sensi dell'articolo 8 dello statuto, sono organi della Fondazione l'Assemblea dei soci, il Presidente, il Consiglio d'amministrazione e il Collegio dei Revisori dei conti. Il sito della Fondazione evidenzia che «il comune di Conversano, patria di Giuseppe Di Vagno, intendendo concretamente sostenerne l'attività e riconfermando un deliberato della Giunta del 1982, ha assegnato alla Fondazione in comodato, per sua natura perpetuo, una sede sociale permanente sia per il normale funzionamento che per ospitare tutte le attività, fra cui l'Archivio storico e la Biblioteca (aperta al pubblico), sita nell'antico complesso del Monastero di San Benedetto». Evidenzia, inoltre, che «La Regione Puglia con decreto del Presidente della Giunta regionale, n. 493 del 4 giugno 2008, ha riconosciuto la Biblioteca come Istituzione di interesse regionale; a sua volta, la relazione illustrativa fa presente che l'archivio storico, con determinazione n. 156 del 2005 della regione Puglia, è stato ammesso ai benefici dell'accordo quadro fra la regione Puglia e il Ministero per i beni e le attività culturali ed è stato dichiarato di notevole interesse storico». Quanto ai soci, il sito della Fondazione evidenzia che «già dall'atto di costituzione hanno aderito quali soci ordinari pubblici la Provincia di Bari, il comune di Conversano, Italia Nostra, WWF» e che «hanno recentemente aderito quali soci ordinari pubblici la Regione Puglia, le Province di Foggia e di Lecce, i Comuni di Bari, Foggia, Gioia del Colle, Mola di Bari, Noci, Castellana Grotte, Alberobello» (la relazione illustrativa cita anche i comuni di Ostuni e Barletta). Sempre sul sito della Fondazione sono disponibili le informazioni relative ai premi banditi nel 2004, nel 2006 e nel 2008. In particolare, nel 2008, è stato bandito, con i fondi messi a disposizione dalla Famiglia, il premio Giuseppe Di Vagno per un lavoro di ricerca individuale o di gruppo, con riferimento al Mezzogiorno ed in particolare alla Puglia del XX secolo, con cadenza biennale, su uno dei seguenti argomenti: a) Culture e modelli di comportamento nelle dinamiche città-campagna; b) Cambiamenti istituzionali; c) Dinamiche dei processi di Pag. 203industrializzazione, economici, sociali e del lavoro; d) Conflitti e lotte politiche, Socialismo e Riformismo. Il comma 7 dispone che ai componenti del Comitato scientifico e della giuria di cui agli articoli 2 e 3 non spetta alcun tipo di emolumento.
  Ricorda quindi che l'articolo 2 della proposta di legge in esame dispone che la Presidenza del Consiglio del Ministri, su proposta della Fondazione Di Vagno, nomina un Comitato scientifico, composto da 3 studiosi di storia contemporanea o di scienza politica, cui spetta decidere il tema del Premio per ogni edizione, d'intesa con la stessa Presidenza del Consiglio. Le tematiche nell'ambito delle quali il tema deve essere individuato riguardano il socialismo nel XXI secolo, i conflitti sociali e le lotte politiche, socialismo e Mezzogiorno, i cambiamenti istituzionali regionali e locali avvenuti nel Mezzogiorno nel XX secolo e le previsioni per il XXI secolo. Il successivo articolo 3 dispone che i vincitori del Premio sono individuati da una giuria composta da 5 membri: il Presidente pro tempore della Fondazione, con funzioni di presidente, un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tre studiosi di storia contemporanea. L'articolo 4 dispone che all'onere derivante dall'attuazione della legge, pari a 140.000 euro per l'anno 2013 e a 40.000 euro ad anni alterni a decorrere dall'anno 2014, si provvede attraverso corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio 2013-2015, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2013, all'uopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per lo stesso 2013 e al Ministero dell'economia e delle finanze dal 2014. Considerato che il premio è corrisposto ad anni alterni, segnala, infine, che occorre verificare l'appropriatezza del riferimento al 2014 o, in ogni caso, a due anni consecutivi.

  Flavia PICCOLI NARDELLI (PD) ringrazia il collega Di Lello per l'esauriente e completa relazione svolta su un progetto di legge che ritiene assolutamente meritevole di approvazione. Aggiunge che l'istituzione della Fondazione in discussione appare ancora più necessaria, laddove la maggior parte di enti analoghi sono presenti nelle aree centro-settentrionali del Paese, meno in quelle meridionali. Rappresenta quindi, anche a nome del suo gruppo, pieno sostegno alla proposta in esame.

  Giancarlo GALAN, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del vicepresidente Manuela GHIZZONI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria.

  La seduta comincia alle 14.

DL 93/2013: Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.
C. 1540 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite I e II).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Sandra ZAMPA (PD), relatore, ricorda che il decreto-legge in esame è composto di 13 articoli divisi in quattro capi, dedicati, rispettivamente, alla prevenzione e contrasto della violenza di genere (articoli 1-5), alla sicurezza per lo sviluppo, alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e alla prevenzione e al contrasto di fenomeni di allarme sociale (articoli 6-9), alla protezione civile (articoli 10 e 11), Pag. 204nonché alla gestione commissariale delle province (articolo 12), capo in cui è compreso l'articolo sull'entrata in vigore (articolo 13). Di interesse per la Commissione cultura appaiono le norme sulla prevenzione e il contrasto della violenza di genere, che hanno anche un effetto pedagogico e di deterrenza – oltre che afflittivo – nei confronti di coloro che continuano a perpetrare questa odiosa forma di violenza. In particolare, si segnala l'articolo 5 del provvedimento, che prevede l'elaborazione e l'adozione di un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere. Segnala inoltre – in quanto argomento connesso alla materia dello sport – l'articolo 7, comma 1, del decreto in esame, che, intervenendo sul comma 1-quinquies dell'articolo 8 della legge n. 401 del 1989, proroga l'efficacia della disciplina sull'arresto in flagranza differita e sull'applicazione delle misure coercitive nei confronti degli imputati di reati commessi in occasione di manifestazioni sportive. Quest'ultima disciplina aveva cessato di avere efficacia il 30 giugno 2013. Con riferimento al contenuto delle norme sopra richiamate, l'articolo 1 interviene sul codice penale modificando la disciplina dei maltrattamenti in famiglia, della violenza sessuale e degli atti persecutori. A tal fine, introduce nuove aggravanti. Specificamente, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi è aggravato se commesso in danno di minorenne ovvero in presenza di minorenne, mentre prima del decreto-legge l'aggravante era limitata al fatto commesso in danno di minore degli anni 14. La violenza sessuale è aggravata se commessa nei confronti di donna in stato di gravidanza ovvero dal coniuge – anche separato o divorziato – o da persona che sia o sia stata legata alla vittima da una relazione affettiva, anche priva del requisito della convivenza. Il delitto di atti persecutori, cosiddetto stalking, è aggravato se gli atti sono commessi dal coniuge o da altra persona legata alla vittima da una relazione affettiva – l'aggravante non è più limitata al fatto commesso dal coniuge separato o divorziato – ovvero se gli atti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. Si prevede poi l'irrevocabilità della querela presentata per stalking, nonché l'obbligo del divieto di detenzione di armi in caso di ammonimento del questore per il medesimo reato.
  Aggiunge che l'articolo 2 del disegno di legge in esame prevede una serie di interventi di adeguamento del codice di procedura penale alle esigenze di maggiore protezione delle vittime di stalking e maltrattamenti in famiglia. L'articolo 3 dà attuazione alla Convenzione di Istanbul, introducendo una misura di prevenzione – l'ammonimento del questore – per condotte di violenza domestica, sulla falsariga di quanto già previsto dal legislatore per il reato di stalking. La relazione annuale al Parlamento sull'attività delle forze di polizia e sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio nazionale dovrà contenere, in un'autonoma sezione, un'analisi criminologica della violenza di genere. Ricorda ancora che l'articolo 4 tutela gli stranieri vittime di violenza domestica, cui potrà essere rilasciato un permesso di soggiorno, proprio per consentire alla vittima di sottrarsi alla violenza. L'articolo 5, sopra richiamato, attribuisce poi al Ministro delegato per le pari opportunità l'elaborazione del «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere», in sinergia con la nuova programmazione comunitaria 2014-2020. Precisa che le finalità del piano sono la prevenzione della violenza contro le donne attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività; la promozione, a livello educativo, della formazione scolastica e delle professionalità a contatto con i fenomeni di violenza di genere e di atti persecutori; il potenziamento dell'assistenza alle vittime; la collaborazione tra istituzioni; la raccolta dei dati; la realizzazione di azioni positive; la configurazione di un sistema di governance del fenomeno tra livelli di governo sul territorio nazionale. Precisa, in particolare, che il comma 3 del medesimo articolo 5 specifica che all'attuazione delle disposizioni sopra richiamate si provvede mediante l'utilizzo delle risorse umane, strumentali Pag. 205e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  Per quanto riguarda la necessità di un approccio culturale al fenomeno della violenza sulle donne, rileva che esso si basa sul fatto che una delle radici della violenza di genere è da ricercare nella presenza di discriminazioni e stereotipi. Per superare le discriminazioni bisogna intervenire su più, fronti, innanzitutto quello dell'occupazione femminile e dell'indipendenza economica ma anche e soprattutto su una cultura scevra di pregiudizi e impostata sulla parità di diritti e opportunità. Ricorda che l'articolo 12 della Convenzione di Istanbul, cui la mozione del Parlamento e il decreto in esame si ispirano, indica, tra gli obblighi generali assunti dalle parti la promozione di cambiamenti nel comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra «pratica» basata su modelli stereotipati delle donne e degli uomini. Un impegno simile è contenuto nella CEDAW, la Convenzione sui diritti delle donne adottata dalie Nazioni Unite nei 1979 e ribadito poi dalla Piattaforma di Pechino dei 1995. Per promuovere questo cambiamento, occorre intervenire su più fronti: istruzione e formazione delle nuove generazioni; formazione degli operatori che vengono a contatto con le vittime, dai pronto soccorsi al personale giudiziario alla magistratura; modificare i messaggi veicolati dai media e dai new media e dalla pubblicità. Ricorda che il Paese come vittima di molti dei stereotipi considerati all'origine di una percezione sbagliata della donna, come soggetto debole o come soggetto «di» qualcuno, lo aveva già affermato il Comitato Cedaw nelle sue raccomandazioni all'Italia nel 2011. Precisa che in quella sede si evidenziava appunto che il Paese non ha sviluppato una programma completo e coordinato per combattere i ruoli stereotipati di uomini e donne. Aggiunge che nel 2011 nel rinnovo dei contratto di servizio Rai furono inseriti articoli tesi a garantire che nella programmazione si prestasse attenzione a questi aspetti. Ritiene quindi che occorre rafforzare questi punti nel contratto in fase di attuale rinnovo. Rileva in conclusione che nella legislatura scorsa era stato promosso un «Codice di autoregolamentazione per linee guida sulla corretta rappresentazione dei generi nei sistema dei media» sottoposto alle principali testate, emettenti radio televisive e così via che prevedeva impegni per rispettare la corretta rappresentazione dei generi e comunicazione all'AGCOM.

  Simona Flavia MALPEZZI (PD), nel condividere i contenuti esposti dalla collega Zampa, segnala la sua preoccupazione circa quanto previsto dall'articolo 5, comma 3, del provvedimento in esame ai sensi del quale per l'attuazione delle misure di prevenzione, formazione e istruzione, da istituire, a suo avviso, già a partire dalla scuola primaria, non sia prevista l'attribuzione di alcuna risorsa. Al riguardo fa presente che i docenti hanno assoluta necessità di essere adeguatamente formati e che tale formazione non può avvenire a costo zero. Nel valutare positivamente le misure in materia di diritto penale sancite in particolare dall'articolo 1 del provvedimento, sottolinea, tuttavia, che sarebbe auspicabile implementare i meccanismi di prevenzione piuttosto che quelli repressivi.
  Nel chiedere ai colleghi eletti nella regione Lombardia di confermare la circostanza che le risorse esistenti per il funzionamento dei centri antiviolenza non sono state, a distanza di due anni, effettivamente stanziate, auspica che tali centri siano quanto prima finanziati affinché gli stessi possano operare più efficacemente.

  Milena SANTERINI (SCpI), nel ringraziare la collega Zampa per la relazione appena svolta, sottolinea l'importanza del provvedimento in esame che segue la recente approvazione della ratifica della Convenzione di Istanbul. Manifesta apprezzamento sull'accento che l'articolato del decreto legge pone sugli aspetti della cultura, della prevenzione e della protezione, nonché sulla previsione della circostanza aggravante in caso di delitti commessi Pag. 206nei confronti delle donne. Si dichiara tuttavia perplessa sulla norma che dispone l'irrevocabilità della querela. Al riguardo segnala che già la convenzione di Istanbul prevedeva il divieto di mediazione penale che, a suo avviso, costituisce una norma di civiltà. Fa presente che, pur essendo positivo l'incoraggiamento rivolto alle donne a non ritirare le denunce presentate, comportamento, questo, dettato spesso da una posizione di paura e vulnerabilità della vittima, è tuttavia necessario valutare l'opportunità di lasciare le donne stesse libere di poter agire come ritengono più opportuno in merito al prosieguo del procedimento penale.
  Preannuncia che, presso le Commissioni competenti in sede referente, presenterà una proposta emendativa all'articolo 4 del decreto in esame finalizzata a tutelare gli stranieri non soltanto dalla violenza domestica ma anche da tutte le altre violenze commesse in ogni ambito di convivenza e coabitazione. Fa presente che ciò consentirà di proteggere, ad esempio, le giovani ragazze straniere spesso maltrattate dai loro protettori. Comunica, altresì, che presenterà un'altra proposta emendativa volta a punire ogni forma di discriminazione commessa mediante l'utilizzo di mezzi telematici.

  Celeste COSTANTINO (SEL) manifesta stupore circa l'assegnazione a questa Commissione dell'esame in sede consultiva del decreto legge n. 93 del 2013. Al riguardo osserva, infatti, che se è vero che la scuola dovrebbe avere un ruolo centrale nel contrasto della violenza di genere, tuttavia il provvedimento in esame prende in considerazione la scuola stessa solo nell'articolo 5 del suo articolato. Sottolinea, altresì, che la stessa Convenzione di Istanbul aveva invece espressamente richiamato le problematiche attinenti allo sviluppo della formazione e dell'istruzione per combattere la discriminazione di genere. Si dichiara d'accordo con quanto osservato dalla collega Santerini in merito alle perplessità legate alla previsione di cui all'articolo 1 del provvedimento in esame che sancisce l'irrevocabilità della querela presentata per stalking.
  Evidenzia, al riguardo, che, anche in base alla sua esperienza personale, le donne che subiscono violenza hanno enorme difficoltà a sporgere denuncia per paura di subire ulteriori violenze. Ritiene, pertanto, che potrebbe essere devastante privare le donne stesse della libertà di interrompere la procedura avviata con la denuncia e che l'irrevocabilità della stessa costituirebbe, quindi, un fattore di aggravio della paura avvertita dalle donne di reagire ai soprusi adendo le autorità. Quanto al piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere previsto dall'articolo 5 del provvedimento, evidenzia che, a suo avviso, la violenza di genere costituisce un elemento strutturale e non emergenziale. Nel ricordare che già esiste un piano ordinario che non ha ricevuto ad oggi finanziamenti, segnala che, conseguentemente, non ha alcun senso prevedere per il futuro un ulteriore piano qualificato stavolta come straordinario.
  Esprime perplessità, inoltre, circa il contenuto dell'articolo 4 e, in dettaglio, sulla nozione di stranieri vittime di violenza domestica in quanto, a suo avviso, sarebbe necessario precisare se si tratta di una nozione che ricomprenda sia extracomunitari che comunitari, nonché definire l'autorità preposta al rilascio dei permessi di soggiorno. Evidenzia, infine, che non sussiste alcuna affinità tra la tematica del femminicidio e quelle del furto di rame, degli stadi, del commissariamento delle province e della TAV, sulle quali interviene il decreto legge. Sottolinea che, come donna, si sente offesa per il fatto che il Governo utilizzi una tematica delicata quale quella della tutela delle donne vittima di violenza per giustificare l'approvazione rapida di un decreto omnibus che reca norme così eterogenee.

  Mara CAROCCI (PD), nel condividere quanto evidenziato dai colleghi circa l'importanza, ai fini della prevenzione degli episodi di violenza di genere, della formazione nelle scuole, aggiunge che sarebbe Pag. 207opportuno che tale formazione partisse già nelle scuole dell'infanzia. Fa presente, al riguardo, che suo nipote già a tre anni attribuiva la connotazione maschile o femminile a determinati giochi e colori. Ciò in base agli stereotipi che la scuola materna da lui frequentata e considerata all'avanguardia a livello locale gli inculcava così prematuramente. Osserva che tale episodio dimostra ancora una volta che non è possibile affrontare il problema della formazione degli insegnanti e del superamento degli stereotipi di genere senza investire su questi temi adeguate risorse. Rileva che i docenti devono essere formati non tanto a svolgere un'ora settimanale, ad esempio sul tema della violenza di genere, ma invece a concepire tutta la didattica come improntata a favorire lo sviluppo di una coscienza, sul punto, da parte degli alunni.
  Ricorda che, da una recente analisi dei libri di testo scolastici, è risultato che al genere maschile sono connesse alcune professioni per così dire più avventurose, mentre al genere femminile sono attribuiti lavori di cura, ad esempio domestica. A suo avviso, la Commissione deve esprimere il proprio parere favorevole sul provvedimento in esame lasciando ad un successivo intervento legislativo la più puntuale attuazione delle previsioni della Convenzione di Istanbul. Invita, infine, i colleghi a riflettere attentamente sulla disposizione relativa alla irrevocabilità della querela in quanto, anche per la sua esperienza personale che ha visto in un caso trovarsi di fronte una donna che ha ritirato per ben due volte una denuncia nei confronti del marito, si tratta di una problematica estremamente delicata.

  Umberto D'OTTAVIO (PD), nel segnalare che, già nella seduta dell'Assemblea dello scorso 20 agosto, aveva rimarcato la necessità che temi quali quello del commissariamento delle province fossero stralciati dal decreto in esame in quanto estranei alla materia del femminicidio, ribadisce, anche in questa sede, l'auspicio che si provveda in tal senso, paventando, in alternativa, l'incostituzionalità del decreto stesso. Evidenzia che, da tempo, la Commissione si occupa di edilizia scolastica e l'insistenza circa la necessità di abolire le province comporterebbe l'attribuzione della relativa competenza ai comuni con un conseguente aumento dei costi per la costruzione di istituti scolastici.

  Luigi GALLO (M5S) rileva che le criticità del provvedimento in esame sono abnormi: si interviene con una decretazione d'urgenza in materia penale e di procedura penale, senza dimenticare di inserire una serie di norme che nulla hanno a che fare con la violenza sulle donne. L'aspetto del femminicidio è trattato con eccessiva superficialità, svuotando di forza e di capacità d'intervento l'intero provvedimento; si tratta quindi enunciazioni di principio, nulla più. Si chiede se è così che l'Italia intende adempiere agli obblighi internazionali e dare concreta attuazione alla Convenzione di Istanbul, mentre il problema è solo uno, culturale, che non può essere risolto con un decreto legge. Ritiene infatti che un problema culturale si risolve con un intervento organico, pianificato ed a lungo termine; con seri programmi educativi implementati in ogni settore della vita sociale, dalla scuola – fin dalla primaria –, ai media, con la fine della diffusione dell'immagine della donna oggetto. Evidenzia invece che il Governo preferisce inasprire e reprimere, con tutti i problemi che comporta intervenire in queste materie con un decreto-legge. Aggiunge che spesso anche nei programmi scolastici, ad esempio nelle ore di religione, si trasmettono stereotipi non appropriati. L'allarme sociale attuale è però sempre esistito, non nasce oggi, nè è una calamità naturale che si abbatte sul popolo italiano. Ritiene quindi che non vada affrontato con un decreto, ma con inteventi efficienti e strutturati, concertando con le parti sociali gli interventi da attuare.
  Rileva ancora che si fa accenno al cosiddetto Piano di azione straordinario, non andando ad affrontare come il processo educativo nella scuola deve articolarsi Pag. 208– o con che atto successivo o governativo applicarsi –, nè quali argomenti specifici trattare. Rileva che non c’è un termine perentorio per presentare il piano, non si riconoscono i Centri Antiviolenza, unica realtà di sostegno alle vittime valida e funzionante; non è previsto che il Piano venga redatto con le associazioni di settore, tanto meno sono previsti oneri per lo Stato, ovvero come si contrasta la violenza sulle donne senza mettere denari pubblici. Ritiene che si tratti di interrogativi che resteranno senza risposta, anche se, purtroppo, nota. Ritiene infatti che il provvedimento in esame sia un intervento spot, cioè per lustrarsi di fronte all'opinione pubblica; peccato che le audizioni già effettuate in altre Commissioni abbiano evidenziato tutte le criticità, sia in ambito costituzionale, che penale, ma soprattutto sociale del medesimo intervento normativo. Sottolinea quindi che non si può che evidenziare la criticità culturale, che, essendo l'unico presupposto per il provvedimento in discussione, in realtà non viene affrontato a dovere. Alla luce delle considerazioni svolte, limitatamente alle parti di competenza, ritiene quindi che non si possa esser favorevoli a una decretazione d'urgenza in materia, poichè il disposto normativo risulta essere blando e carente nei suoi diversi aspetti, incapace di incidere su una piaga culturale, più che sociale. Preannuncia quindi un giudizio contrario sul provvedimento in esame.

  Gianna MALISANI (PD) giudica positivo che la Commissione si occupi del provvedimento in esame che ritiene essere un tema centrale per il contrasto della violenza di genere in quanto pone finalmente l'accento sull'aspetto dello sviluppo della formazione e sul ruolo della cultura in materia. Valuta positivamente l'attribuzione del carattere dell'urgenza e della straordinarietà al provvedimento in esame poiché ciò permetterà di rafforzare le attività anche regressive finalizzate ad affrontare i frequenti episodi di violenza che continuano anche in questi giorni a verificarsi. Nel lamentare l'assenza di risorse per finanziare il piano d'azione straordinario previsto dall'articolo 5 del provvedimento, auspica che la Commissione cultura possa avere un ruolo di controllo o di indirizzo per la redazione e la verifica dell'attuazione del piano stesso.

  Gianluca VACCA (M5S), nel condividere le perplessità manifestate da altri colleghi intervenuti circa l'opportunità di inserire in un decreto omnibus le disposizioni riguardanti un tema delicato quale quello del femminicidio, chiede alle forze politiche che rappresentano la maggioranza in Commissione di sottoporre al Governo l'opportunità non soltanto di porre fine in generale a questa modalità di esercizio dell'iniziativa legislativa, ma anche di intervenire, data l'importanza del caso in esame, con un immediato stralcio della materia della violenza di genere dal presente decreto.

  Manuela GHIZZONI, presidente, ricorda al collega Vacca che sono stati già richiesti da altri colleghi intervenuti nel corso della discussione analoghi chiarimenti sul punto. Comunica d'altra parte che è proprio di queste ore la notizia di un nuovo episodio di violenza ai danni di una donna uccisa dal coniuge a Civitanova Marche, mentre passeggiava per strada.

  Il sottosegretario Marco ROSSI DORIA, nel manifestare soddisfazione per l'ampio dibattito che si sta svolgendo in Commissione e nel ricordare che già nella sua passata esperienza di Governo aveva verificato l'esistenza di un problema di risorse per la formazione nelle scuole, comunica alla Commissione che il prossimo 25 settembre, il Ministero d'intesa con la Presidenza della Camera presenterà uno spettacolo teatrale organizzato dalle scuole sulla tematica del femminicidio. Si tratta di una iniziativa che per la prima vola parte dalle scuole e arriva fino alle istituzioni.

  Tamara BLAZINA (PD), condividendo gli interventi svolti dai colleghi dei vari gruppi, desidera altresì aggiungere, quanto alle affermazioni sulla asserita mancanza Pag. 209del requisito dell'urgenza di intervenire sulla materia del femminicidio, che il decreto in esame non ha l'ambizione di attuare tutte le disposizioni previste dalla Convenzione di Istanbul. Nel segnalare che per l'attuazione di tale Convenzione saranno necessari altri provvedimenti legislativi evidenzia che esiste una situazione di emergenza che giustifica la decretazione di urgenza, come peraltro sottolineato da alcuni esperti i quali ritengono che l'acuirsi della crisi economica causa difficoltà familiari che spesso sfociano in episodi di violenza. Nel ribadire che il decreto legge in esame non è una disciplina esaustiva della materia, auspica che Camera e Senato si impegnino a migliorare l'impianto normativo in materia di contrasto al femminicidio nonché a seguire la concreta attuazione, anche a livello locale, del piano d'azione previsto dall'articolo 5. Quanto al tema della formazione e dell'educazione, chiede al relatore che, nella sua proposta di parere, sottolinei la necessità che gli organismi competenti in materia di informazione, pensa ad esempio all'AGCOM, si preoccupino concretamente di monitorare i mezzi di informazione per superare gli stereotipi di genere che essi veicolano ai cittadini e che sono spesso causa degli episodi drammatici che conosciamo.

  Giuseppe BRESCIA (M5S), nel manifestare soddisfazione per il contenuto del dibattito finora svolto, fa presente al rappresentante del Governo che avrebbe preferito una risposta sul tema dello stralcio della materia del commissariamento delle province piuttosto che la comunicazione circa l'organizzazione di uno spettacolo teatrale. Desidera porre l'attenzione sulla considerazione del collega Gallo circa la possibilità di sfruttare a costo zero l'ora opzionale di religione per prevedere, quale insegnamento alternativo, la formazione sulla tematica del contrasto della violenza di genere.

  Gianluca BUONANNO (LNA) segnala, preliminarmente, che, anche in base alla sua esperienza di amministratore locale, laddove siano previste deleghe ai comuni o agli enti locali per l'attuazione di misure, senza però stanziare i necessari finanziamenti, tali disposizioni sono destinate a rimanere inefficaci. Relativamente alla previsione dell'articolo 4 in tema di tutela degli stranieri vittime di violenza domestica, auspica che si eviti un'interpretazione della norma tale per cui sia possibile rilasciare più facilmente permessi di soggiorno a favore di soggetti non in regola. Quanto alla previsione del successivo articolo 5, secondo cui la finalità del piano d'azione straordinario è la prevenzione della violenza contro le donne, pur consapevole del fatto che gli episodi di violenza sono commessi nella stragrande maggioranza nei confronti delle donne stesse, evidenzia la necessità di offrire adeguata tutela anche agli uomini vittime di stalking. Richiama, al riguardo, un recente episodio di cronaca che ha visto l'arresto di una donna che molestava il suo ex fidanzato. Sul tema della natura eterogenea delle norme contenute nel presente decreto, desidera infine segnalare che il Governo dovrebbe quanto prima modificare i parametri per il calcolo della TARES, al fine di evitare che i cittadini e i commercianti paghino una tassa superiore rispetto all'ammontare di quanto dovuto da altri soggetti, come per esempio le banche.

  Manuela GHIZZONI, presidente, ricorda che la Commissione si esprimerà sulle parti di competenza; i deputati potranno presentare gli emendamenti al decreto in esame presso le competenti Commissioni di merito, per gli altri profili emersi nel corso della discussione.

  Roberto RAMPI (PD), nel valutare positivamente il dibattito finora svolto, fa presente che il rappresentante del Governo è tenuto a rispondere solo alle materie di propria competenza. Passando al decreto in esame, ritiene, a suo avviso, sussistenti i requisiti della necessità e dell'urgenza. Al riguardo rileva che tali requisiti sono giustificati dal fatto che il provvedimento in discussione cambierà in Pag. 210positivo la vita dei cittadini siano essi donne o uomini. Nell'evidenziare che il testo del decreto è certamente migliorabile, ritiene che alcuni strumenti repressivi previsti dal provvedimento possono senza dubbio avere effetti positivi. Giudica importante, inoltre, intervenire sulla cultura, la formazione, e l'educazione al fine di superare gli stereotipi relativi alla nozione di genere che per molte generazioni le scuole hanno fornito agli alunni di sesso maschile. Tali stereotipi non trovano più coincidenza con una realtà in cui la donna ha acquistato un nuovo ruolo e ciò, a suo avviso, ha causato il venir meno di molte certezze per gli uomini provocando le reazioni violente che oggi sempre più spesso si verificano.

  Luigi GALLO (M5S), intervenendo per una precisazione, desidera brevemente ricordare che il decreto in esame non si occupa delle violenze avvenute in luoghi quali le carceri, le caserme e i CIE, i centri di identificazione ed espulsione degli stranieri, causate da operatori istituzionali che difficilmente sono poi effettivamente incriminati. Precisa che in molte occasioni, i mezzi di informazione veicolano un'immagine distorta delle vittime tale per cui queste ultime avrebbero tenuto comportamenti atti a favorire il verificarsi delle predette violenze.

  Manuela GHIZZONI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

DL 102/2013: Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici.
C. 1544 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Antonio PALMIERI (PdL), relatore, ricorda che il provvedimento in esame affronta diverse materie come IMU, altra fiscalità immobiliare, sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché cassa integrazione guadagni e trattamenti pensionistici. Rileva che, in riferimento alle competenze della Commissione, l'articolo 2, comma 3 prevede l'esenzione dall'IMU degli immobili destinati alla ricerca scientifica, a decorrere dall'anno 2014. Precisa che la relazione tecnica quantifica il minor gettito derivante dalla predetta disposizione in circa 10 milioni di euro dal 2014.
  Alla luce di quanto evidenziato e del merito del provvedimento, propone di concluderne l'esame nella seduta odierna, esprimendo parere favorevole.

  Luigi GALLO (M5S) concorda con il relatore, preannunciando quindi, anche a nome del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere da lui formulata.

  Giancarlo GIORDANO (SEL) concorda con il collega Palmieri, per le motivazioni espresse nella sua breve ma efficace relazione. Preannuncia quindi, anche a nome del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

  Gianluca BUONANNO (LNA) riterrebbe opportuno che si specificasse la previsione del pagamento dell'IMU a carico di alcuni enti che ne sono ora esenti, a partire dagli enti ecclesiastici.

  Manuela GHIZZONI, presidente, ricorda che la Commissione si esprime sulle parti di propria competenza.

  Gianluca BUONANNO (LNA) preannuncia il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

  Flavia PICCOLI NARDELLI (PD) concorda con il collega Palmieri e preannuncia quindi, anche a nome del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

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  Giuseppe BRESCIA (M5S), intervenendo per una precisazione, rileva che il voto favorevole del suo gruppo è riferito alle sole previsioni di competenza della Commissione.

  Manuela GHIZZONI, presidente, prende atto della volontà unanime dei gruppi presenti in Commissione di procedere alla votazione della proposta di parere del relatore nella seduta odierna.

  Antonio PALMIERI (PdL), relatore, ringrazia i colleghi e raccomanda l'approvazione della sua proposta di parere che illustra (vedi allegato).

  La Commissione approva quindi la proposta di parere del relatore (vedi allegato).

  La seduta termina alle 15.15.

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