CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 settembre 2013
83.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 10.

Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
Testo base C. 1154 Governo, C. 15 d'iniziativa popolare, C. 186 Pisicchio, C. 199 Di Lello, C. 255 Formisano, C. 664 Lombardi, C. 681 Grassi, C. 733 Boccadutri, C. 961 Nardella, C. 1161 Rampelli, C. 1325 Gitti e petizione n. 43.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 settembre 2013.

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  Francesco Paolo SISTO, presidente, comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, riunitosi nella giornata di ieri, ha stabilito di fissare alle ore 20.30 di ieri stesso il termine per la presentazione di emendamenti al disegno di legge C. 1154, convenendo di considerare ripresentati – salvo espresso ritiro – tutti gli emendamenti presentati per l'Aula come risultanti dal fascicolo n. 2 predisposto per la seduta dell'Assemblea del 12 settembre 2013 (vedi allegato).
  Avverte che il gruppo del Partito democratico ha ritirato le seguenti proposte emendative: Roberta Agostini 3.50, 7.05, 7.07, 7.06, 7.010 e 14.01, Giorgis 9.61 e D'Attorre 14.42. Il gruppo di Sinistra ecologia e libertà ha ritirato l'articolo aggiuntivo Boccadutri 12.01. Il gruppo del Movimento 5 Stelle ha ritirato le proposte emendative Lombardi 1.5 e 7.02, Fraccaro 8.4, Dieni 9.2 e Toninelli 9.23.
  Comunica che gli emendamenti 10.100 e 10.101 dei relatori recepiscono due condizioni contenute nel parere espresso all'Assemblea dalla Commissione bilancio.
  Avverte che, nel termine delle 20.30 di ieri, sono stati presentati alcuni nuovi emendamenti (vedi allegato).
  Comunica infine che sono da ritenersi inammissibili per estraneità di materia i seguenti articoli aggiuntivi: Bragantini 5.03, in materia di trattenute sindacali; e Bragantini 5.04, che reca l'obbligo di redazione e di pubblicazione del bilancio di esercizio per i sindacati.

  Emanuele FIANO (PD), d'intesa con la relatrice Gelmini, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti e articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 1.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  La Commissione respinge l'emendamento Gitti 1.4.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constatata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Di Lello 1.2, avverte che s'intende che vi abbiano rinunziato.

  Emanuele COZZOLINO (M5S), intervenendo sul suo emendamento 1.6, dichiara che, ove lo stesso fosse approvato, il suo gruppo potrebbe valutare il provvedimento favorevolmente. L'emendamento infatti corregge i difetti di fondo del disegno di legge del Governo, eliminando la destinazione del 2 per mille dell'IRPEF ai partiti e in questo modo sopprimendo realmente il finanziamento pubblico dei partiti.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 1.6.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constatata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Pastorelli 1.1 e Abrignani 1.50, avverte che s'intende che vi abbiano rinunziato.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) illustra il suo articolo aggiuntivo 1.05, sottolineando come lo stesso preveda la corresponsione di rimborsi ai partiti a fronte di spese effettivamente sostenute durante le campagne elettorali, con il sistema del cosiddetto «piè di lista», utilizzato in altri Paesi, soprattutto quelli anglosassoni. Evidenzia come, per la salvaguardia della democrazia, sia necessario assicurare a tutti i partiti le risorse occorrenti per partecipare liberamente alla competizione elettorale. Si dice convinto che, se la volontà di eliminare il finanziamento pubblico dei partiti prevarrà, sarà poi necessario intervenire nuovamente su questa materia, quando saranno diventati evidenti i danni arrecati da questa scelta alla vita democratica del Paese.

  Emanuele FIANO (PD), premesso di comprendere bene il ragionamento sottostante agli emendamenti presentati dal gruppo di Sinistra ecologia e libertà, osserva Pag. 20che gli stessi si muovono tuttavia nella direzione diametralmente opposta a quella perseguita dal disegno di legge del Governo. Questo infatti tende verso un radicale cambiamento nel sistema di finanziamento dei partiti, facendo leva esclusivamente sulla contribuzione diretta da parte dei cittadini, attraverso le erogazioni liberali e la destinazione del 2 per mille dell'imposta sul reddito, ed escludendo invece qualsiasi forma di rimborso per le spese elettorali, anche con il sistema cosiddetto «a piè di lista».

  Gianclaudio BRESSA (PD) ritiene che il deputato Boccadutri abbia espresso una sostanziale verità. Premesso che le leggi in materia di finanziamento dei partiti sono anch'esse figlie del proprio tempo e che la legittimità costituzionale del finanziamento pubblico dei partiti è fuori discussione – al punto che, anzi, una parte della dottrina lo ritiene addirittura costituzionalmente necessario per assicurare le condizioni di parità ai partiti che partecipano alla competizione elettorale e al dibattito pubblico – occorre prendere atto che il Governo ha deciso di seguire una strada diversa, ossia quella di prevedere esclusivamente forme di finanziamento pubblico indiretto, ossia tali da passare attraverso una scelta dei cittadini. Si dice quindi d'accordo con il deputato Boccadutri sul fatto che il tempo sarà giudice, nel senso che mostrerà se il sistema del finanziamento indiretto che oggi il Governo propone sarà in grado di assicurare pienamente la democrazia nel nostro Paese o se sarà necessario – come molti temono – rimettere mano a questa legge. Si tratta in ogni caso di un tentativo che vale la pena di fare: per questo il voto del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo Boccadutri 1.050 sarà contrario.

  Laura RAVETTO (PdL) ritiene che le riflessioni del deputato Boccadutri siano giuste, ma si dice anche convinta che i partiti avrebbero dovuto affrontare il tema prima. Oggi il Governo ha scelto di rimettere ai cittadini la decisione circa l'ammontare dei contributi da destinare ai partiti. Concorda che si tratta di un tema sul quale sarà forse necessario tornare ed esprime l'auspicio che la discussione su questo argomento si mantenga viva. Dichiara che, al momento, il voto della sua parte politica sull'articolo aggiuntivo in esame non può che essere contrario.

  Danilo TONINELLI (M5S) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo Boccadutri 1.050, che in sostanza mantiene il finanziamento pubblico dei partiti sotto forma di rimborso per le spese elettorali, affiancandolo al nuovo sistema di finanziamento indiretto, e che in definitiva non produce alcun vantaggio in termini di oneri per la finanza pubblica. Ribadisce che, ad avviso del suo gruppo, dovrebbero ammettersi esclusivamente le erogazioni liberali dei cittadini, stabilendo nel contempo un tetto massimo per le stesse, in modo da favorire una contribuzione privata molto diffusa.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Boccadutri 1.050.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, d'intesa con il relatore Fiano, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO (PdL), constatata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Di Lello 2.3, avverte che s'intende che vi abbiano rinunziato.

  Riccardo FRACCARO (M5S), illustrando l'emendamento Nuti 2.4, di cui è cofirmatario e che è identico all'emendamento Bianconi 2.300, osserva che il provvedimento in esame conserva il finanziamento pubblico dei partiti, sotto forma di destinazione ai partiti del 2 per mille dell'imposta sul reddito, in questo modo raggirando la volontà di abolizione di qualunque forma di finanziamento pubblico dei partiti manifestata dal corpo elettorale con il referendum del 1993. Pag. 21Ritiene pertanto che il richiamo all'osservanza del metodo democratico ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione – richiamo contenuto nel comma 2 dell'articolo 2 – sia un pretesto e che non sia questo il modo per assicurare la partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica del Paese.

  Francesco SANNA (PD) dichiara il voto contrario del suo gruppo sugli identici emendamenti Nuti 2.4 e Bianconi 2.300, sottolineando come l'articolo 2, col suo richiamo al rispetto del metodo democratico ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione, contenga una corretta chiave di lettura per un provvedimento che, per la prima volta nella storia della Repubblica e in attuazione di un articolo della Costituzione che è rimasto a lungo lettera morta, introduce regole per la democrazia interna dei partiti e controlli sugli stessi. Ricorda infatti che per molti decenni è esistita tra i partiti una convenzione tesa ad escludere la possibilità di una disciplina di legge ordinaria in materia di partiti: e questo in ragione del fatto che i partiti stessi facevano capo a blocchi ideologici radicalmente divisi e contrapposti. Ciò ha determinato il sacrificio della legittima esigenza dei cittadini di vedere assicurata, oltre alla democrazia nella competizione tra partiti, anche la democrazia interna ai partiti. Occorre pertanto, a suo giudizio, sottolineare l'importanza e la novità del provvedimento in esame, nel quale si prevede che possano accedere ai benefici previsti dalla legge soltanto i partiti i cui statuti soddisfino alcune regole volte a garantire la democrazia interna dei partiti stessi. Ritiene pertanto incomprensibile la proposta di sopprimere il comma 2 dell'articolo 2.

  Roberta LOMBARDI (M5S), premesso che il Movimento 5 Stelle non è in conflitto di interessi, dal momento che rifiuta il finanziamento pubblico, evidenzia come l'emendamento Nuti 2.4, di cui è cofirmataria, come altri emendamenti del suo gruppo, intendano tutelare l'iniziativa politica di forze e movimenti politici nuovi. Ritiene infatti inaccettabile che i movimenti politici che in futuro vorranno partecipare alla vita politica avvalendosi dei benefici della legge debbano vedere limitata la propria autonomia di organizzazione interna. Aggiunge che il provvedimento in esame non garantisce affatto la trasparenza, che è requisito per la democrazia interna dei partiti. Infatti l'articolo 7 sostanzialmente vanifica la legge n. 96 del 2012, che, in parziale accoglimento delle raccomandazioni del GRECO, aveva introdotto alcune forme di controllo sui bilanci dei partiti.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, ritiene che il richiamo all'articolo 49 sia giusto, anche se le disposizioni in materia di organizzazione interna dei partiti non devono – a suo avviso – essere caricate di significati salvifici, né si deve cercare di imporre un modello esclusivo e monolitico di partito. Infatti la libertà dei cittadini di partecipare alla vita politica attraverso i partiti, tutelata dall'articolo 49 della Costituzione, deve essere intesa anche come libertà dei cittadini di organizzare la vita dei propri partiti in modo libero. Si dichiara pertanto contraria ad una lettura dell'articolo 49 della Costituzione dalla quale si facesse discendere l'obbligo per i partiti di conformarsi ad un determinato modello di partito, come per esempio il modello del partito tradizionale con forte radicamento sul territorio.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) ritiene che sia singolare correlare l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione solo al tema del finanziamento dei partiti: evidenzia, tuttavia, che da qualche parte occorre iniziare e questa può essere una prima occasione. Al contempo, l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione andrebbe a suo avviso estesa – con altri provvedimenti – anche alla formazione delle assise democratiche. Ritiene, in ogni modo, positivo enunciare il principio nel testo della legge.
  Richiama, quindi, quanto sancito dal secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione evidenziando come l'abolizione totale del finanziamento pubblico diretto Pag. 22ai partiti abbia un impatto immediato sulla partecipazione politica dei cittadini, i quali in tal modo possono avere un ruolo solo se dispongono di risorse da destinare, tramite i meccanismi previsti dal disegno di legge in esame, ai partiti politici.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) ritiene che il dibattito sulla valenza del comma 2 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame – che afferma un principio ovvio essendo chiaramente attuativo dell'articolo 49 della Costituzione – sia espressione del fatto che, in questo caso, si sta discutendo quasi del nulla. Ritiene, infatti, che la parola «anche», contenuta al suddetto comma 2, non modifichi il quadro normativo; a sua volta, l'articolo 49 della Costituzione fa riferimento ai partiti politici e il disegno di legge in esame disciplina i partiti politici.
  Fa presente di essere parzialmente concorde con quanto evidenziato dai deputati del Movimento 5 stelle, essendo convinto che la partecipazione politica vada regolata in maniera minima, e comunque in modo minore di quanto fa il disegno di legge del Governo che, tuttavia, migliora certamente il vigente quadro normativo.
  Ritiene sia abbastanza assurdo affermare che un partito che non rispetta i principi democratici non ha accesso ai benefici previsti dal disegno di legge mentre può comunque governare il paese.
  Sottolinea, inoltre, rispetto a quanto evidenziato da alcuni nel corso del dibattito, come una parte delle misure previste dal disegno di legge in esame sarà comunque applicata anche ai partiti che non ricevono finanziamenti.

  Andrea GIORGIS (PD) ricorda come da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle sia stato lamentato il rischio di una compressione interna dei partiti: in proposito, ritiene che il testo in esame non incida in alcun modo sulle modalità di organizzazione di un partito politico. Le condizioni poste sono, infatti, quelle minime, che è difficile non condividere.
  Ritiene che il provvedimento in esame costituisca un primo passo, come evidenziato dal collega Sanna: sono note a tutti le ragioni per cui in Italia non vi è mai stata una disciplina interna dei partiti politici. Costituisce quindi una grande novità – che andrebbe pienamente valorizzata anche all'esterno e non vissuta come una minaccia – il fatto che oggi sia possibile tradurre in legge il rapporto tra metodo democratico esterno e metodo democratico interno.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) preannuncia l'intenzione del suo gruppo di presentare, nel prosieguo dell’iter parlamentare, un emendamento che aggiunga – in tutto il testo – il riferimento ai «movimenti politici», come è quello cui appartiene, a quello dei «partiti politici».
  Ritiene giusto che le condizioni recate dal disegno di legge in esame siano valide solo per i benefici fiscali e le agevolazioni previste, poiché ritenerle applicabili anche alla possibilità di partecipare alle elezioni può costituire un precedente pericoloso, essendovi il rischio che maggioranze diverse modifichino i requisiti per la partecipazione alla vita politica con difficoltà ed impatti evidenti sulla stessa democrazia.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, rispondendo al collega Bragantini, che pone una questione giusta con riguardo ai movimenti politici, fa presente che i relatori e il suo gruppo ritengono che il problema sia risolto dall'attuale dizione del comma 1 dell'articolo 17. Questo, infatti, prevede espressamente che «ai fini della presente legge, si intendono per partiti politici i partiti, movimenti e gruppi politici organizzati che (...)». Va quindi inteso che ogni volta che il testo si riferisce ai partiti politici si voglia fare riferimento anche ai movimenti politici.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) intende precisare che quanto da lui evidenziato non voleva essere un auspicio ad applicare i criteri in questione come condizione per la partecipazione alle elezioni ma voleva affermare che criteri troppo specifici – dettati per detrazioni e benefici Pag. 23fiscali e non per consentire la partecipazione alle elezioni – abbiano in sé elementi di illogicità. Se si vogliono, infatti, introdurre dei criteri questi devono essere minimi e tali da assicurare elementi essenziali di democraticità.

  Danilo TONINELLI (M5S) evidenzia come, ad avviso del suo gruppo, l'intenzione del disegno di legge del Governo sia quella di dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione rendendo necessaria una «struttura pesante» per accedere ai finanziamenti indiretti, in contrasto con lo stesso articolo 49 e a vantaggio del ceto politico tradizionale.
  Sottolinea che, in tale modo, i più danneggiati sarebbero tutte le nuove forme di attività politica che utilizzano la rete internet come principale strumento di partecipazione: il provvedimento in esame limita quindi l'apertura democratica che consente ai cittadini di partecipare concretamente ed effettivamente alla vita politica del Paese.
  A ciò si aggiunga che vengono previsti organi che dovrebbero verificare il rispetto dell'ordinamento democratico di un partito con il rischio di una valutazione arbitraria, rendendo in tale modo la soluzione peggiore del problema che si vuole risolvere.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) ritiene come, sotto il profilo sistematico, sarebbe più opportuno che la previsione attualmente recata dal comma 1 dell'articolo 17 del disegno di legge del Governo venisse riformulata come comma 3 dell'articolo 2, dove si affronta il tema della definizione di partito politico.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, rileva che la formulazione dell'articolo 17 potrebbe essere modificata in base alle valutazioni che la Commissione svolgerà in sede di esame delle proposte emendative riferite a tale articolo.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ritiene ragionevole la proposta formulata dal collega Lauricella, che consentirebbe di rendere il testo più chiaro per i cittadini.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) concorda con quanto evidenziato dal presidente Sisto e chiede se i relatori intendano presentare un emendamento che recepisca la proposta formulata dal collega Lauricella.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, ritiene sia importante definire un testo chiaro per i cittadini: a suo avviso, quanto stabilito dal comma 1 dell'articolo 17 ha la medesima valenza anche se posto nella parte finale della legge. Si riserva in ogni modo di approfondire ulteriormente la questione.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Nuti 2.4 e Bianconi 2.300.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Formisano 2.50: si intende che via abbiano rinunciato.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, esprime parere contrario sugli emendamenti Boccadutri 3.1, Gitti 3.4, Bianconi 3.10, Cozzolino 3.9, Bianconi 3.17 e Cozzolino 3.8. Esprime parere favorevole sull'emendamento Pilozzi 3.3 a condizione che venga riformulato secondo quanto proporrà quando si passerà all'esame di tale emendamento. Esprime parere contrario sugli emendamenti Di Lello 3.5 e Bianconi 3.13. Propone che si proceda all'accantonamento dell'emendamento Pilozzi 3.2 e degli identici emendamenti Roberta Agostini 3.300 e Di Salvo 3.301.
  Esprime parere contrario sull'emendamento Bianconi 3.14, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Gasparini 3.19 a condizione che venga riformulato secondo quanto proporrà quando si passerà all'esame di tale emendamento. Esprime parere contrario sugli emendamenti Bianconi 3.15, 3.16 e 3.12, Di Lello 3.6 e 3.7 e Dadone 3.18.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello del relatore Pag. 24riservandosi di valutare le riformulazioni che saranno proposte su alcuni emendamenti e auspicando che l'accantonamento proposto possa dare utili esiti.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) illustra il proprio emendamento 3.1, che individua alcuni elementi essenziali per la democraticità di un partito eliminando gli aspetti organizzativi, che dovrebbero spettare all'autonomia di ciascun partito politico.

  La Commissione respinge l'emendamento Boccadutri 3.1.

  Gregorio GITTI (SCpI) illustra il proprio emendamento 3.4, chiedendo al relatore di esplicitare le motivazioni del parere contrario espresso.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, riguardo all'emendamento Gitti 3.4, precisa che i relatori hanno svolto attente riflessioni sulle proposte emendative di grande rilievo formulate dal gruppo di Scelta Civica per l'Italia. È stato peraltro ritenuto che la questione della personalità giuridica dei partiti politici sia in questo momento estranea rispetto alla scelta fatta dal Governo con il disegno di legge in esame, che non tratta della questione. Ci si è quindi uniformati alla ratio del testo del Governo.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, in aggiunta a quanto testé precisato dal collega Fiano, fa presente che non è solo il riferimento alla personalità giuridica ad essere stato ritenuto in questa fase non condivisibile ed ultroneo rispetto al testo del Governo che, all'articolo 3, reca una elencazione completa di cosa si intenda per partito politico. È stato, infatti, anche ritenuto che l'emendamento Gitti 3.4 sia formulato in termini molto dettagliati, che appaiono più propri di un regolamento che di una norma primaria.
  L'intenzione è quella – andando verso l'abolizione del finanziamento pubblico diretto – di preservare un minimo di autonomia a ciascun partito su come organizzarsi. Saranno poi i cittadini a scegliere come partecipare alla vita politica.

  Gregorio GITTI (SCpI), nell'esprimere il proprio rispetto verso i relatori ed i colleghi, deve tuttavia evidenziare, a nome del suo gruppo, il suo dissenso politico sul punto.
  Fa presente che il proprio emendamento 3.4 voleva essere un completamento del testo governativo e ritiene, quindi, incomprensibile la posizione dei relatori.
  Ricorda come la personalità giuridica sia il tratto caratterizzante di una associazione secondo quanto stabilito dal codice civile. Il proprio emendamento 3.4 era stato dunque definito sulla falsariga delle disposizioni vigenti per le società per azioni, in cui si fa derivare la personalità giuridica dall'iscrizione al registro delle imprese.
  Sottolinea come la personalità giuridica rappresenti la possibilità di difesa per i cittadini iscritti, che possono così ottenere la tutela del rispetto delle libertà democratiche.
  Rileva come in Italia vi sia una necessità di una regolazione della vita interna dei partiti che non devono rispondere a gruppi di potere o a burattinai. Ribadisce che la garanzia del rispetto degli elementi democratici è il primo elemento di tutela per un cittadino iscritto ad un partito. Dispiace che ciò sia stato chiesto solo dal suo gruppo e si stupisce dell'atteggiamento di gruppi, come quello del Movimento 5 Stelle rispetto a questo tema.

  Danilo TONINELLI (M5S), dichiara la contrarietà del proprio gruppo all'emendamento Gitti 3.4, in quanto peggiorativo del disegno di legge del Governo sul piano della democrazia interna e dell'appesantimento della struttura dei partiti.
  L'emendamento aumenta il grado di burocrazia interna, ottenendo in concreto un risultato opposto alla finalità di un'ampia partecipazione democratica dei cittadini alla vita dei partiti.
  In conclusione, l'emendamento si pone in una direzione del tutto opposta alla logica di articolazione politica propria del Movimento 5 Stelle.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), dichiara la posizione contraria del suo gruppo Pag. 25all'emendamento Gitti 3.4, che, pur mantenendo gli stessi princìpi direttivi del disegno di legge del Governo, a suo avviso ingessa eccessivamente la struttura interna dei partiti.
  Ne è un esempio la lettera q) del comma 2 dell'emendamento che prevede l'attribuzione della rappresentanza legale del partito o movimento politico a un tesoriere, mentre, ad esempio, il movimento di cui fa parte ha affidato la rappresentanza legale a un segretario politico.
  Ritiene, quindi, migliore, il testo del Governo che, lo ribadisce, enuncia gli stessi princìpi dell'emendamento, lasciando però ai singoli partiti la scelta del modo più opportuno di esplicitarli.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL), si dichiara contrario all'emendamento Gitti 3.4. Non comprende, infatti, come una legge ordinaria possa mettere dei limiti che la Costituzione non prevede.
  Cosa che invece dispone la lettera l) del comma 2 dell'emendamento che pone un limite massimo, da indicare nello Statuto di ogni singolo partito, ai mandati elettorali o relativi ad incarichi interni del partito medesimo.
  Riguardo alla lettera q) del medesimo comma 2, che prevede per i tesorieri dei partiti i requisiti di onorabilità e professionalità previsti per gli esponenti aziendali della banche, osserva come i recenti episodi di cronaca non depongano a favore delle banche, anche se sottoposte a organi di controllo.
  Ritiene invece che il tesoriere di un partito debba rispondere ai propri iscritti e che siano fondamentali i controlli di democrazia interna.
  Concorda sul fatto che i princìpi enunciati nell'emendamento debbano fungere da cornice, lasciando le modalità di attuazione ai singoli partiti.

  Francesco SANNA (PD), ritiene che il tema posto dal collega Gitti col suo emendamento sia di grande rilevanza.
  Ricorda che questa è la prima volta che una legge cerca di definire cosa sia un partito politico. Il disegno di legge del Governo richiama il dettato dell'articolo 49 della Costituzione che definisce i partiti come libere associazioni di cittadini. Si tratta, però, a questo punto di indicare quale specie di associazioni siano i partiti.
  Si possono percorrere due strade: ci si può conformare a quanto stabilito per le associazioni dalle norme del codice civile o adottare una linea di diretta derivazione dalla Costituzione e considerare i partiti delle associazioni speciali, diverse da quelle, riconosciute o non riconosciute, di stampo codicistico.
  Personalmente propende per quest'ultima ipotesi, perché scegliere la strada di uniformarsi al codice civile pone i partiti in meccanismi troppo stretti a livello amministrativo.
  Osserva come il disegno di legge stabilisca un controllo dei requisiti e lo affidi esclusivamente a quella Commissione già prevista dall'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, commissione la cui nomina rimane nel solco del Parlamento, essendo affidata ai Presidenti dei due rami del Parlamento, ma la cui struttura è composta da magistrati, ponendosi così nell'ambito del modello adottato per la Corte costituzionale.
  Le preoccupazioni possono riguardare nuovi soggetti della politica attuale, di stampo movimentista, che devono trovare tutela.

  Gregorio GITTI (SCpI), concorda con l'intervento del collega Sanna sulla necessaria consapevolezza di cosa si sta attuando.
  Nel merito, osserva che anche se si vuole definire i partiti come associazioni speciali, bisogna lo stesso definire una disciplina più precisa di quella contenuta nel testo del disegno di legge.
  A suo parere l'attribuzione della personalità giuridica raccoglierebbe un coacervo di effetti giuridici. Ma se non si vuole seguire questa strada, bisogna allora definire una disciplina peculiare.
  Osserva con amarezza che la sua forza politica è l'unica che si batte per la garanzia della tutela dei diritti dei cittadini all'interno dei partiti. La democrazia Pag. 26interna è infatti un elemento prioritario che prevale anche sul tema del finanziamento. Ritiene necessaria ai fini della trasparenza una disciplina anche per definire meccanismi di finanziamento indiretto, come quello del due per mille previsto dal disegno di legge del Governo.

  Gianclaudio BRESSA (PD) ritiene preferibile, rispetto all'emendamento Gitti 3.4, la formulazione dell'articolo 3 del disegno di legge del Governo, che è nel contempo più ampia e meno dettagliata nell'indicare i contenuti obbligatori degli statuti dei partiti politici. Come evidenziato dal comma 2 dell'articolo 3 citato, occorre garantire che i contenuti dello statuto assicurino l'osservanza dei principi fondamentali di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nonché dello stato di diritto. Ma, una volta garantito questo, occorre lasciare allo statuto il più ampio margine di flessibilità in termini di contenuto, e questo in considerazione del fatto che – per parafrasare quanto ebbe a dire Vincenzo Cuoco a proposito delle costituzioni – lo statuto è come un vestito e ogni vestito va adattato al corpo che deve vestire. Mentre lo statuto delineato dall'articolo 3 del disegno di legge del Governo è un vestito adattabile a ogni partito, quello proposto dall'emendamento Gitti ha, per così dire, «le stecche di balena».

  La Commissione respinge l'emendamento Gitti 3.4.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) valuta favorevolmente l'emendamento Bianconi 3.10, rilevando come prevedere l'obbligatoria inclusione del simbolo del partito all'interno dello statuto comporti in effetti un rischio. Se infatti la maggioranza del partito decidesse di presentarsi ad una competizione elettorale sotto un simbolo non identico a quello statutario, la minoranza potrebbe adire le vie legali per impedirglielo.

  Maurizio BIANCONI (PdL) illustrando il suo emendamento 3.10 fa presente come non di rado i partiti adattino il proprio simbolo, anche su base locale, alle specificità delle diverse campagne elettorali. Ritiene quindi che, ove proprio si voglia mantenere la previsione in base alla quale il simbolo deve essere obbligatoriamente allegato allo statuto, si dovrebbe però avere almeno l'accortezza di fare riferimento al «simbolo principale», in modo da consentire al partito di modificare tale simbolo come ritenga opportuno.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ritiene che il comma 1 dell'articolo 3, nel qualificare il simbolo del partito come «elemento essenziale di riconoscimento del partito politico» stesso, comporti in effetti il rischio che una minoranza possa contestare l'utilizzo in campagna elettorale, da parte della maggioranza del partito, di un simbolo diverso.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, ritiene che le osservazioni formulate dai deputati Boccadutri e Bianconi, oltre che dal presidente Sisto, abbiano una loro ragionevolezza, anche se, a suo avviso, il rischio paventato non esiste nel caso di specie, in quanto il provvedimento non stabilisce l'obbligo di utilizzare per le campagne elettorali esclusivamente il simbolo di partito allegato allo statuto, né, più in generale, prevede un legame tra il simbolo allegato allo statuto e le campagne elettorali. Il contenuto obbligatorio dello statuto è finalizzato esclusivamente a selezionare i partiti e i movimenti politici che possono avere accesso alle forme di finanziamento indiretto previste dal disegno di legge in esame, e questo sulla base della considerazione che i cittadini devono poter identificare con certezza i partiti ai quali decidono di destinare il proprio contributo: identificazione che avviene anche attraverso il simbolo del partito.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, rileva come, contrariamente a quanto sostenuto dal relatore Fiano, il disegno di legge in esame stabilisca un collegamento tra il simbolo del partito e le campagne elettorali: e questo precisamente nell'articolo Pag. 2717, comma 1, dove si dice che «Ai fini della presente legge si intendono per partiti politici i partiti, movimenti e gruppi politici organizzati che abbiano presentato candidati sotto il proprio simbolo alle elezioni per il rinnovo di uno degli organi indicati dall'articolo 8, comma 1, lettera a)».

  Emanuele FIANO (PD) ribadisce che, a suo avviso, il simbolo di cui all'articolo 17 del disegno di legge non è necessariamente il simbolo che deve essere allegato allo statuto in base all'articolo 3.

  Gianclaudio BRESSA (PD) ritiene che il disegno di legge in esame non escluda la possibilità per un partito di presentarsi alle elezioni sotto un simbolo diverso da quello allegato allo statuto, in quanto la finalità della previsione dell'articolo 3 è esclusivamente quella di garantire la piena riconoscibilità, agli occhi dei cittadini, dei partiti che chiedono di accedere ai contributi dei privati e alla ripartizione del 2 per mille dell'imposta sui redditi.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) ribadisce il timore che, per effetto della disposizione che impone di allegare allo statuto il simbolo del partito, la minoranza possa impedire alla maggioranza del partito di presentarsi alle elezioni con un simbolo diverso da quello allegato allo statuto.

  Emanuele FIANO (PD) osserva che è la maggioranza a decidere, con le modalità di decisione previste dallo statuto stesso, sotto quale simbolo il partito debba presentarsi alle elezioni.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ritiene che occorra tenere in considerazione anche il rischio di utilizzo indebito del simbolo di partito.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, propone l'accantonamento dell'emendamento Bianconi 3.10.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, preso atto che il relatore Fiano non si oppone, avverte che l'emendamento Bianconi 3.10, non essendovi obiezioni, s'intende accantonato.

  Emanuele COZZOLINO (M5S), intervenendo sul proprio emendamento 3.9, rileva che ad avviso del suo gruppo voler imporre per legge ad una forza politica l'adozione di uno statuto equivale ad una visione della politica, ma soprattutto ad una visione dell'impegno civile e della stessa militanza politica, che guarda al passato e non tiene conto della nuova realtà che si sta determinando in misura sempre maggiore. Movimenti, comitati, semplici gruppi di cittadini, già fanno attività politica senza bisogno di strutture o statuti ma l'impostazione che emerge da questo articolo evidentemente disconosce questa nuova forma di impegno e militanza civile e politica.
  Fa presente che con questo emendamento viene proposta una mediazione e ci si fa carico di avanzare un lodo tra chi guarda al passato e chi invece è attento al presente e soprattutto il futuro.
  Abrogando i commi 2 e 3, si mantiene il principio che i partiti debbano dotarsi di uno statuto, ma al tempo stesso vengono lasciati liberi di individuare le regole interne che si ritengano migliori, prevedendo che per quanto non previsto dai rispettivi statuti valga ovviamente la legge.
  Di fatto, si ripropone per legge ordinaria il combinato disposto a livello costituzionale degli articoli 18 e 49 della Costituzione.
  Anche perché, e giova ricordarlo, le disposizioni dell'articolo 3 – e soprattutto dell'articolo 4 di questa legge – non sono patenti di democraticità in senso assoluto, ma solo caratteristiche individuate per accedere a forme di finanziamento pubblico, il che è cosa assai diversa.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, non condivide l'incipit dell'intervento del collega Cozzolino precisando che con il provvedimento in esame non si obbliga chiunque al rispetto di determinate condizioni ma solo i partiti politici che intendono ottenere specifici benefici.

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  Emanuele COZZOLINO (M5S) fa presente di non ritenere condivisibile in ogni caso la previsione di due elenchi distinti tra chi accede a forme di finanziamento e chi non vi accede: il concetto fondamentale per il suo gruppo è quello di lasciare la libertà di organizzazione a qualsiasi partito o movimento politico.

  Maurizio BIANCONI (PdL) concorda con la proposta di sopprimere il comma 2 dell'articolo 3, contenuta nell'emendamento Cozzolino 3.9 e in parte analoga al proprio emendamento 3.17. Preannuncia che si asterrà dunque nella votazione Cozzolino 3.9, poiché ne condivide solo la prima parte.
  Ritiene rischiosa l'osservazione del relatore Fiano, considerando del tutto accidentale rispetto al rapporto che si instaura con il comma 2 dell'articolo 2 il fatto che vi siano una serie di regole che sono finalizzate alla possibilità di ottenere determinate agevolazioni. Ricorda, infatti, che il comma 2 dell'articolo 2 precisa che il provvedimento in esame è attuativo dell'articolo 49 della Costituzione e viene delineato un modello di partito politico che può, a suo avviso, avere un impatto serio sull'articolo 3 della Costituzione. Ciascun partito politico deve essere, infatti, libero di organizzarsi in rete senza avere per questo un trattamento differente o subire disparità. Ricorda come, saggiamente, i padri costituenti lasciarono autonomia sull'organizzazione dei partititi politici mentre oggi si assiste ad un pericoloso tentativo di improntare il partito politico ad un modello stalinista o fascista.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ritiene personalmente che il problema reale non sia tanto quello dell'organizzazione dei partiti politici quanto piuttosto quello della trasparenza.
  Ritiene, infatti, che un cittadino può essere anche libero di partecipare a partiti politici non democratici, come avvenuto in passato, ma ciò che deve essere assolutamente garantito è l'informazione e la trasparenza. La democrazia funziona solo in un Paese in cui l'informazione è libera, a prescindere dal fatto che un partito politico debba essere disciplinato in un certo modo.
  Vi è poi, a suo avviso, un altro problema da tenere in considerazione: il disegno di legge del Governo è delineato dai partiti di maggioranza a propria immagine e somiglianza mentre la finalità dovrebbe essere quella di dettare una disciplina per la generalità dei soggetti, presenti e futuri. Deve invece prendere atto del fatto che da parte dei partiti politici traspare un'esigenza di autoconservazione della propria struttura insieme alla volontà di configurare i futuri partiti come loro: si tratta di un'impostazione che ritiene con ogni evidenza antidemocratica.
  Rileva inoltre che con il testo del Governo si va ad articolare quanto sancito dall'articolo 49 della Costituzione: non era tuttavia questo l'intento dei padri costituenti, come si evince anche dal fatto che, dove essi hanno voluto dettare elementi e requisiti ulteriori, lo hanno fatto espressamente, come per l'articolo 39 della Costituzione che riguarda i sindacati.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) preannuncia che il suo gruppo si asterrà sull'emendamento Cozzolino 3.9, poiché aveva presentato una riformulazione dell'articolo 3 meno intrusiva.
  Ritiene che vada tenuto presente che ad oggi in Parlamento non esiste un partito politico, incluso il Movimento 5 stelle, che non abbia uno statuto depositato presso un notaio.

  Danilo TONINELLI (M5S) fa presente che il Movimento 5 stelle ha un «non statuto»: ciò costituisce la prova, a suo avviso, che un partito politico può organizzarsi in modo democratico a prescindere da tali elementi.

  Gianclaudio BRESSA (PD) ricorda che il disegno di legge del Governo prevede forme di finanziamento indiretto e stabilisce elementi essenziali in materia di pubblicità. Sottolinea come la trasparenza costituisca un elemento fondamentale ma le regole lo sono altrettanto. Chi, infatti, Pag. 29attribuisce delle risorse ad un partito politico pretende giustamente di conoscere che tipo di organizzazione esiste alla base e come le risorse sarebbero destinate.
  Rileva inoltre che l'unica forma di «autoconservazione» che si vuole garantire viene affermata dal comma 2 dell'articolo 3, nella parte in cui si fa riferimento all'osservanza «dei principi fondamentali di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nonché dello Stato di diritto», elementi che si onora di voler mantenere.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 3.9.

  Maurizio BIANCONI (PdL) illustra il proprio emendamento 3.17, richiamando in parte la discussione già svolta sull'emendamento Cozzolino 3.9 e soffermandosi sui alcuni ulteriori elementi.
  In primo luogo, ritiene che ai cittadini vada data un'informazione chiara – e con ciò si rivolge anche alle affermazioni fatte dal Presidente del Consiglio Letta –: con il provvedimento in esame non si abolisce il finanziamento pubblico ai partiti ma solo il finanziamento diretto, istituendo al contempo forme di finanziamento pubblico indiretto.
  Ritiene inoltre che nel momento in cui nella competizione democratica si stabilisce, con legge ordinaria, che alcuni hanno risorse – seppure indirette – e vantaggi mentre altri non li hanno si crea una disparità di trattamento tra partiti politici che contrasta con l'articolo 3 della Costituzione.
  Ritiene quindi si stia approvando una legge che considera «abbastanza incostituzionale», in cui si vuole predeterminare cos’è un partito politico. Rileva come una cosa sia la piena libertà di associazione per partecipare alla vita democratica del Paese ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione mentre altra cosa è la trasparenza. A suo avviso, si tratta di una questione di libertà: può anche condividere la figura di partito come viene delineata dal testo in esame ma non la si può imporre.

  Andrea GIORGIS (PD), nel ricordare come la questione in esame sia stata oggetto di dibattito sin dai lavori dell'Assemblea costituente, sottolinea come il provvedimento in esame non violi affatto l'articolo 3 della Costituzione. La legge in esame, nell'incentivare trasparenza e democrazia interna, tratta in modo uguale situazioni uguali e in modo diverso situazioni diverse.
  Ritiene che la discussione odierna poteva avere un senso negli anni 50 mentre oggi stupisce la consonanza che emerge dagli interventi del gruppo del Movimento 5 stelle e del gruppo del Popolo delle libertà. Vi è una incomprensibile resistenza ad affermare alcuni elementari principi di democrazia e trasparenza.
  Si sta discutendo di una questione difficile da affrontare: ricorda che, come dimostrato da molti studiosi di scienza della politica, in ogni associazione tendono a strutturarsi delle oligarchie. Affermare il metodo democratico anche all'interno dei partiti significa consentire ai cittadini non solo di scegliere un programma politico ma di prendere parte attiva alla sua definizione e al tempo stesso alla scelta dei gruppi dirigenti.
  Ricorda come in passato vi fosse il timore che lo Stato s'intromettesse nella vita interna delle associazioni limitando i diritti e le libertà delle minoranze. Oggi dovrebbe invece esservi finalmente la possibilità di discutere seriamente ed approfondire il tema del metodo democratico sia esterno sia interno.
  Il problema, a suo avviso, semmai è quello di rendere effettivi i principi che la legge enuncia.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) ritiene surreale la discussione che si sta facendo.
  Se infatti si legge letteralmente quanto stabilisce il comma 2 dell'articolo 3 del disegno di legge, si può vedere come vengano indicati solo gli elementi che devono essere inseriti nello Statuto dai partiti alla fine dell'iscrizione del registro di cui all'articolo 4. Non ne viene definito il contenuto, lasciando ampia discrezionalità in merito ai partiti che possono definire le Pag. 30regole che ritengono più opportune, ad esempio, per le modifiche dello Statuto.
  Si tratta solo di un principio di trasparenza.

  Francesco Paolo SISTO, presidente interviene per rispondere al collega Giorgis cha da parte del gruppo del Popolo della Libertà non esiste alcuna preoccupazione di avere, su specifici argomenti, la stessa posizione del Movimento 5 Stelle. A suo avviso ciò rappresenta un contributo allo spirito democratico.

  Roberta LOMBARDI (M5S) concorda con quanto detto da ultimo dal Presidente. Anche da parte del suo gruppo non sussiste un problema di condivisione di idee, come ad esempio un giudizio critico sull'articolo 3, comma 2, del disegno di legge del Governo che sembra ricalcato ad immagine del partito Democratico.
  Fa notare come dagli anni cinquanta la partecipazione dei cittadini alla vita politica sia cambiata, come dimostra l'adesione a movimenti come il suo o a quelli per la difesa dell'acqua pubblica. Sono movimenti fluidi che non vanno penalizzati e che, forse, non sono compresi da molti colleghi che, essendo dirigenti di partito, non hanno più il contatto con una militanza di base.
  Sottolinea come un gruppo fluido non possa essere obbligato ad adempiere a quanto previsto dal testo del disegno di legge del Governo. Un movimento di tale tipo non può avere un organigramma definito, quando l'adesione è su singole battaglie politiche e i ruoli di portavoce sono affidati anche in base alla disponibilità dei singoli aderenti. Codificare lo statuto nel modo previsto dal disegno di legge avrà l'effetto, a suo avviso, di allontanare dalla politica quei cittadini che alla politica si sono riavvicinati con entusiasmo.
  Osserva inoltre che anche statuti e codici etici scritti nella pietra non vengono rispettati. Ad esempio l'articolo dello statuto del Partito Democratico che prevede un limite ai mandati parlamentari viene spesso derogato.

  Emanuele FIANO (PD), relatore fa osservare alla collega Lombardi che è lo stesso articolo dello statuto del Partito Democratico che prevede le deroghe a cui lei ha fatto riferimento.

  Roberta LOMBARDI (M5S) prende atto della precisazione del collega Fiano. Osserva però in conclusione che il vero controllo dei cittadini è effettuato attraverso la rete a cui tutti i cittadini possono accedere e controllare il grado di democrazia di un movimento.

  Danilo TONINELLI (M5S) desidera rilevare come la collega Lombardi sia stata interrotta durante il suo intervento mentre ritiene più opportuno che il dibattito si svolga nel rispetto degli interventi, Chi parla non va interrotto e se qualche collega ha qualcosa da obiettare può darlo intervenendo successivamente e formalmente.

  Francesco Paolo SISTO presidente, osserva che le regola valgono per tutti e a questo si conforma nel condurre i lavori della Commissione. Se talvolta lascia correre qualche scambio di idee svolto in modo informale, ma nei limiti della correttezza e della responsabilità propria di ogni singolo parlamentare , è perché ritiene che uno scambio di idee informale anche vivace può essere proficuo ai fini dello sviluppo del dibattito.

  Riccardo NUTI (M5S) si chiede con quale diritto il disegno di legge in esame pretenda di qualificare come democratici – ai fini dell'accesso ai benefici della legge stessa – soltanto i partiti e movimenti politici che abbiano le caratteristiche statutarie di cui all'articolo 3, comma 2. A suo avviso, infatti, il grado di democraticità di un partito è dato soltanto dal consenso che esso ha presso i cittadini, i quali ben potrebbero volere un partito con un'organizzazione interna diversa da quella richiesta dall'articolo 3.

  Rosy BINDI (PD) fa presente che i criteri per stabilire se l'organizzazione Pag. 31interna di un partito sia democratica dovrebbero essere gli stessi previsti nell'ordinamento generale per verificare il funzionamento interno delle associazioni private. Non è infatti pensabile che per i partiti – proprio in quanto svolgono funzioni pubbliche di rilievo costituzionale – venga previsto un ordinamento separato. Quanto alla limitazione del numero dei mandati parlamentari stabilita da alcuni statuti di partito, tra cui quello del suo partito di appartenenza, esprime l'avviso che si tratti di una previsione potenzialmente antidemocratica e in ogni caso incostituzionale in quanto idonea a limitare il diritto di elettorato passivo e da privare gli elettori della libertà di scegliere gli eletti tra quanti hanno i requisiti costituzionali. Ritiene pertanto inopportuno richiamarsi alla Costituzione per introdurre nell'ordinamento disposizioni che sono invece incostituzionali.

  Renato BALDUZZI (SCpI), premesso che il provvedimento in esame collega il profilo del finanziamento dei partiti con quello delle regole per l'organizzazione interna degli stessi, osserva che si tratta però di un collegamento non necessario, atteso che si può discutere di organizzazione interna dei partiti anche senza affrontare il tema del loro finanziamento: in altre parole l'esigenza di una regolazione della vita interna dei partiti esiste a prescindere dalla decisione che il soggetto pubblico assuma in merito alle modalità di finanziamento dei partiti.
  Ricorda infatti che, anche se nell'Assemblea costituente furono respinti emendamenti tendenti a prevedere nell'articolo 49 della Costituzione anche un richiamo alla necessaria democrazia interna dei partiti, è però comprovato in dottrina che questa scelta dipese dal timore che una tale previsione avrebbe potuto consentire ai partiti della futura maggioranza di sindacare le scelte organizzative e le finalità dello schieramento politico avverso, come del resto avvenne in altri Paesi. Si tratta tuttavia di preoccupazioni che sono oggi superate, mentre non è superata l'esigenza che i partiti siano soggetti a regole di democrazia interna, e questo anche in ragione del fatto che essi godono di specifici privilegi all'interno dell'ordinamento, a fronte dei quali è giusto chiedere loro il rispetto di regole che assicurino i valori di fondo perseguiti dall'ordinamento.
  Quanto poi alla discussione sul numero dei mandati parlamentari, concorda sul fatto che si tratta di materia estranea al dibattito odierno, anche perché una limitazione di tali mandati potrebbe essere prevista, a suo giudizio, solo con una legge costituzionale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, invita i relatori ed il Governo a riflettere sulla possibilità di porre come obbligatori solo alcuni contenuti dello statuto, lasciandone altri come facoltativi: più precisamente, si potrebbero, a suo parere, considerare obbligatori i vincoli relativi alla rappresentanza e quelli a carattere economico-contabile.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL), rilevato che la Commissione di cui alla legge n. 96 del 2012 può chiedere, ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del disegno di legge in esame, modifiche allo statuto dei partiti e che, in base alla stessa legge n. 96, lo statuto deve essere adottato nella forma dell'atto pubblico, osserva che in questo modo si determina un irrigidimento procedurale, soprattutto quando lo statuto di un partito preveda che una determinata modifica statutaria debba essere approvata dal congresso del partito.

  Emanuele FIANO (PD), con riferimento all'intervento della deputata Lombardi, la quale ha sostenuto che lo statuto del Partito democratico prevede un limite massimo di due mandati parlamentari e che questa previsione sarebbe stata elusa, precisa che lo statuto del suo partito di appartenenza prevede un limite di tre mandati parlamentari – e non due – e che lo stesso consente in ogni caso la possibilità di derogare a tale limite per non più del 10 per cento dei parlamentari in carica. Pag. 32
  Quanto alle osservazioni del deputato Boccadutri in relazione alla procedura di modifica degli statuti, fa presente che l'articolo 3, comma 2, lettera b), del disegno di legge in esame consente ai partiti di prevedere modalità di approvazione delle modifiche statutarie che non richiedano di passare attraverso un congresso del partito. In ogni caso, si dichiara disponibile a valutare eventuali soluzioni per evitare interferenze con la previsione della legge n. 96 del 2012, secondo la quale lo statuto deve essere adottato con atto pubblico.

  Maurizio BIANCONI (PdL), premesso che gli emendamenti da lui presentati si intendono presentati a titolo personale e che non manifestano quindi necessariamente l'orientamento del suo gruppo, replica al deputato Giorgis ribadendo che non può esistere un unico modello di organizzazione della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica e che non si può quindi pretendere di stabilire per legge quale debba essere lo schema del contenuto degli statuti di partito, per di più rimettendo ad una Commissione composta da magistrati il potere di decidere se un determinato statuto sia o meno conforme allo schema di legge.

  Andrea GIORGIS (PD) ritiene che imporre ai partiti un contenuto minimo di regole a tutela della democrazia interna, come fa il disegno di legge in esame, non possa essere considerato un attacco alla libertà di organizzazione interna dei partiti.

  Riccardo NUTI (M5S), rilevato come l'articolo 3, comma 2, lettera e), imponga ai partiti di prevedere nello statuto «modalità per favorire l'equilibrio tra i sessi nella composizione degli organi collegiali», fa presente che tale obbligo impedisce ad un movimento politico femminista di proporre per le elezioni esclusivamente candidate donne: personalmente ritiene che si tratterebbe di una scelta politica sbagliata, ma comunque di una scelta costituzionalmente legittima, che non può essere esclusa per legge.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, invita i relatori a valutare l'eventuale accantonamento dell'emendamento Bianconi 3.17.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, premesso che le riflessioni del deputato Bianconi sono in linea con la posizione del Popolo della libertà, il quale non vuole che venga imposto un modello unico e rigido di partito, osserva che le previsioni del disegno di legge del Governo rappresentano nondimeno un punto di equilibrio tra le diverse forze politiche che sostengono la maggioranza. Fa presente infatti che, da parte del gruppo di Scelta civica e di altri, viene richiesto un rafforzamento dei vincoli posti dall'articolo 3. Ritiene quindi che l'accantonamento sarebbe utile se potesse servire ad un ammorbidimento dei vincoli posti dal predetto articolo; diversamente, va considerata preferibile, in quanto male minore, l'attuale formulazione dell'articolo 3.

  Emanuele FIANO (PD) concorda con la relatrice Gelmini sul fatto che l'attuale formulazione dell'articolo 3 rappresenta un delicato punto di equilibrio tra le forze della maggioranza.
  Rispondendo quindi al deputato Nuti in relazione al contenuto dell'articolo 3, comma 2, lett. e), fa presente che la disposizione attua il disposto dell'articolo 51 della Costituzione, che prevede che «la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini».

  Francesco Paolo SISTO, presidente, preso atto dell'orientamento dei relatori, avverte che, non essendovi obiezioni, l'emendamento Bianconi 3.17 s'intende accantonato. Conseguentemente s'intendono accantonati anche tutti gli altri emendamenti non ancora votati all'articolo 3.

  Renato BALDUZZI (SCpI) esprime il proprio dissenso rispetto alla decisione della Commissione di accantonare l'emendamento Bianconi 3.17 e con esso anche Pag. 33tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 3 non ancora votati.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, esprime parere contrario sugli identici emendamenti Bianconi 4.5 e Cozzolino 4.50 nonché sugli emendamenti Gitti 4.1, Pastorelli 4.2 e Gitti 4.51. Esprime parere favorevole sull'emendamento Bianconi 4.4 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Cozzolino 4.7 a condizione che sia riformulato (vedi allegato).

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra il proprio emendamento 4.50, soppressivo dell'intero articolo 4, che stabilisce che i partiti politici che intendono avvalersi dei benefici di legge debbano trasmettere copia autentica del proprio statuto, sottoscritta dal legale rappresentante, al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei deputati. L'esito positivo di tale verifica è condizione per l'iscrizione del partito al registro tenuto dalla Commissione: l'articolo 4, comma 2, definisce il registro «nazionale» dei «partiti politici riconosciuti ai sensi della presente legge».
  L'emendamento del suo gruppo si fonda sul fatto che il registro dei partiti politici non è altro che la linea di demarcazione tra chi accede alle nuove forme di finanziamento pubblico e chi non vi accede. Si configura dunque come lo strumento con il quale stabilire chi accede solo alle erogazioni liberali incentivate dal vantaggio fiscale e chi invece ottiene oltre a queste anche il 2 per mille e l'accesso alla fornitura di locali dove svolgere l'attività politica. Va considerato che solo chi è iscritto nel registro accede agli spazi televisivi previsti sempre da questa legge. Infine, va tenuto presente che a questo registro si accede solo se ci si dota di uno statuto iper-burocratico che non ha nulla a che vedere con la democrazia e con i suoi principi più alti.
  Alla luce di tali considerazioni esprime la profonda contrarietà del suo gruppo a questo strumento del quale conseguentemente se ne propone la totale soppressione.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Bianconi 4.5 e Cozzolino 4.50.

  Renato BALDUZZI (SCpI) sottoscrive l'emendamento Gitti 4.1, che illustra insieme a proposte emendative analoghe. Rileva come tutti condividano la necessità di una maggiore regolamentazione dei partiti politici, che sono stati definiti come «gli sregolati». Sotto questo profilo l'emendamento in questione propone di costituire un'Autorità che svolga la funzione ad essa attribuita in maniera esclusiva e specifica. Richiama, in particolare, quanto evidenziato dal presidente Bove nel corso dell'audizione svolta presso la I Commissione riguardo alle difficoltà dovute al fatto che la Commissione istituita ai sensi della legge n. 96 del 2012 è occupata anche in altre funzioni.
  Chiede quindi ai relatori di valutare in maniera più approfondita la proposta formulata: si può non concordare sulla denominazione scelta ma occorre una riflessione sull'inadeguatezza dell'attuale disciplina del controllo sull'utilizzazione dei fondi destinati ai partiti politici, prevedendo forme di controllo più ampio.
  Invita quindi a valutare la ratio dell'emendamento e a trovare una soluzione di maggiore adeguatezza rispetto all'attuale disciplina.

  La Commissione respinge l'emendamento Gitti 4.1.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Pastorelli 4.2 e Gitti 4.51: s'intende che vi abbiano rinunciato.

  La Commissione approva l'emendamento Bianconi 4.4.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) accetta la riformulazione proposta dal relatore riguardo al proprio emendamento 4.7.

Pag. 34

  La Commissione approva l'emendamento Cozzolino 4.7 (nuova formulazione).

  Francesco Paolo SISTO, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad una seduta da convocare al termine di una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che avrà luogo alle ore 15.20 della giornata odierna.

  La seduta termina alle 13.10.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del presidente Alessandro NACCARATO.

  La seduta comincia alle 13.10.

Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia.
Emendamenti C. 245-280-1071-A.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere).

  Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti.

  Alessandro NACCARATO, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del presidente.

Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante.
Emendamenti C. 925-A ed abb.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere).

  Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti.

  Alessandro NACCARATO, presidente, intervenendo in sostituzione del relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del presidente.

  La seduta termina alle 13.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.20 alle 15.30.

SEDE REFERENTE

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 15.30.

Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
Testo base C. 1154 Governo, C. 15 d'iniziativa popolare, C. 186 Pisicchio, C. 199 Di Lello, C. 255 Formisano, C. 664 Lombardi, C. 681 Grassi, C. 733 Boccadutri, C. 961 Nardella, C. 1161 Rampelli, C. 1325 Gitti e petizione n. 43.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella odierna seduta antimeridiana.

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  Francesco Paolo SISTO, presidente, comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, d'intesa con il relatore Fiano, esprime parere favorevole sugli emendamenti Lombardi 5.11, Dadone 5.4 e Bianconi 5.3; chiede l'accantonamento dell'emendamento Francesco Saverio Romano 5.50, nonché degli emendamenti Bianconi 5.2, Dieni 5.8, Roberta Agostini 5.5 e 5.6 e Francesco Sanna 5.300. Esprime quindi parere contrario su tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 5.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constatata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Di Lello 5.12, avverte che si intende che vi abbiano rinunziato.

  Annagrazia CALABRIA (PdL) sottoscrive l'emendamento Bianconi 5.1.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Bianconi 5.1 e Gitti 5.14.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL), intervenendo sull'emendamento Lombardi 5.11, esprime l'avviso che prevedere un termine rigido per gli adempimenti di cui all'articolo 5, comma 2, sia inopportuno e che in ogni caso occorrerebbe assicurare un termine di almeno 30 giorni, e quindi fino al 15 luglio di ciascun anno.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, d'intesa con la relatrice Gelmini, chiede ai presentatori dell'emendamento Lombardi 5.11 se siano disponibili a riformularlo sostituendo le parole «10 luglio» con le parole «15 luglio».

  Roberta LOMBARDI (M5S) riformula il suo emendamento 5.11 nei termini indicati dai relatori.

  La Commissione, con distinte votazioni, approva gli emendamenti Lombardi 5.11 (nuova formulazione) e Dadone 5.4.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che, su richiesta dei relatori, l'emendamento Francesco Saverio Romano 5.50, non essendovi obiezioni, s'intende accantonato.

  Fabiana DADONE (M5S), illustrando il suo emendamento 5.10, chiarisce che la sua finalità è quella di eliminare il comma 3 dell'articolo 5, che riduce fortemente, rispetto a quanto previsto oggi, la trasparenza nei contributi erogati in favore dei partiti politici.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) ritiene che il comma 3 dell'articolo 5 non determini riduzione della trasparenza dei contributi erogati ai partiti, la quale si realizza attraverso le forme di pubblicità che, ai sensi del comma stesso, saranno decise dal Presidente della Camera, ma semplifica fortemente gli oneri, evitando inutili aggravi procedurali.

  Danilo TONINELLI (M5S) sottolinea che come la disposizione di cui si parla limiti l'obbligo di dichiarazione congiunta alle sole erogazioni di importo superiore a 100 mila euro, a fronte dei 5 mila previsti oggi dalla legge n. 96 del 2012. Si tratta quindi, ad avviso del suo gruppo, di un intervento decisamente peggiorativo.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 5.10.

  Danilo TONINELLI (M5S) chiede ai relatori la motivazione del parere contrario da loro espresso sul suo emendamento 5.9.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, rileva che il parere contrario è motivato dalla circostanza che la riduzione da cinquemila Pag. 36a mille dell'importo di cui all'articolo 4, terzo comma, primo periodo, della legge n. 659 del 1981 determina una sostanziale vanificazione della norma.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 5.9.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che, su richiesta dei relatori, l'emendamento Bianconi 5.2, non essendovi obiezioni, s'intende accantonato.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 5.13.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che, su richiesta dei relatori, l'emendamento Dieni 5.8, non essendovi obiezioni, s'intende accantonato.

  Annagrazia CALABRIA (PdL) sottoscrive l'emendamento Bianconi 5.3.

  La Commissione approva l'emendamento Bianconi 5.3.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che, su richiesta dei relatori, gli emendamenti Roberta Agostini 5.5 e 5.6 e Francesco Sanna 5.300, non essendovi obiezioni, s'intendono accantonati. Quindi, constatata l'assenza dei presentatori dell'articolo aggiuntivo Formisano 5.051, avverte che s'intende che vi abbiano rinunziato.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) sottoscrive l'articolo aggiuntivo Gitti 5.02.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gitti 5.02.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) illustra il proprio articolo aggiuntivo 5.01 teso ad allargare il principio della trasparenza dei finanziamenti al di là dei partiti politici, coinvolgendo anche i singoli candidati e chi ricopre cariche pubbliche.
  La finalità dell'emendamento è quella di evitare che i titolari di cariche pubbliche usufruiscano di finanziamenti che poi vadano indirettamente alla forza politica che rappresentano e che non si conoscano i nomi di chi finanzia campagne elettorali personali.

  Danilo TONINELLI (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo 5.01.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Boccadutri 5.01.

  Emanuele FIANO (PD) relatore, prima di passare all'articolo 6, chiede di tornare sull'articolo 3, ad iniziare dall'emendamento Bianconi 3.17, precedentemente accantonato, sul quale conferma il proprio parere contrario.

  Mariastella GELMINI (PdL) relatore, modificando il parere precedentemente formulato, esprime parere favorevole sull'emendamento Bianconi 3.17.

  Emanuele FIANO (PD) relatore, chiede una breve sospensione per svolgere un ulteriore approfondimento.

  Francesco Paolo SISTO presidente, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 15.50, riprende alle 15.55.

  Annagrazia CALABRIA (PdL) sottoscrive l'emendamento Bianconi 3.17.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Bianconi 3.17 e Cozzolino 3.8.

  Emanuele FIANO (PD) relatore propone una riformulazione dell'emendamento Pilozzi 3.3 nel seguente modo. «Al comma 2, dopo la lettera a), aggiungere la seguente: a-bis) la cadenza delle assemblee congressuali nazionali;»

  Sergio BOCCADUTRI (SEL), in qualità di cofirmatario dell'emendamento Pilozzi 3.3, accetta la riformulazione proposta.

Pag. 37

  La Commissione approva l'emendamento Pilozzi 3.3 (nuova formulazione) (vedi allegato).

  Francesco Paolo SISTO presidente, in assenza dei presentatori dichiara decaduto l'emendamento Di Lello 3.5.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) sottoscrive l'emendamento Bianconi 3.13.

  La Commissione respinge l'emendamento Bianconi 3.13.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) ritira il proprio emendamento 3.2.

  Francesco Paolo SISTO presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.05.

SEDE REFERENTE

  Martedì 17 settembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 19.40.

Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
Testo base C. 1154 Governo, C. 15 d'iniziativa popolare, C. 186 Pisicchio, C. 199 Di Lello, C. 255 Formisano, C. 664 Lombardi, C. 681 Grassi, C. 733 Boccadutri, C. 961 Nardella, C. 1161 Rampelli, C. 1325 Gitti e petizione n. 43.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Francesco Paolo SISTO, presidente, comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
  Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Danilo TONINELLI (M5S) sottoscrive l'emendamento Bianconi 3.14.

  La Commissione respinge l'emendamento Bianconi 3.14

  Emanuele FIANO (PD) relatore propone una riformulazione dell'emendamento Gasperini 3.19 nel senso di premettere alle parole «articolazioni territoriali» la parola «eventuali» e di sopprimere il riferimento agli articoli 10 e 11.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, suggerisce di eliminare anche il riferimento alla cadenza annuale delle risorse e chiede chiarimenti sulla soppressione del riferimento agli articoli 10 e 11.

  Emanuele FIANO (PD), relatore concorda con la proposta del Presidente. Riguardo alla soppressione del riferimento agli articoli 10 e 11, da un lato anticipa che esprimerà parere favorevole sugli emendamenti che propongono la soppressione dell'articolo 11, dall'altro osserva che le risorse previste dal disegno di legge non sono solo quelle indicate ai due articoli in questione e che quindi il riferimento deve rimanere indistinto riguardando l'intera legge.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) osserva che inserire nello statuto di un partito criteri come quelli previsti dall'emendamento Gasparini 3.19 potrebbe creare difficoltà a partiti piccoli come il suo che hanno la necessità di fotografare la situazione anno per anno e non possono irrigidirsi in schemi prefissati.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, osserva che la ratio dei criteri previsti da tutto l'articolo 3 è quello di fornire indicazioni sui requisiti e non sui contenuti. Non si tratta di una camicia di forza, ma di un semplice contenitore.

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  Emanuele FIANO (PD) relatore rileva che l'inserimento del termine eventuali nell'emendamento va proprio nel senso indicato dal presidente.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) si dichiara soddisfatto dei chiarimenti forniti dal Presidente e dal relatore.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) propone una correzione di forma alla proposta di riformulazione del relatore anteponendo le parole «le risorse» alle parole «alle eventuali articolazioni».

  Emanuele FIANO (PD) concorda. Alla luce del dibattito propone quindi la seguente riformulazione dell'emendamento Gasparini 3.19: «Al comma 2, dopo la lettera f), aggiungere la seguente: f-bis) i criteri con i quali vengono assicurate le risorse alle eventuali articolazioni territoriali» sulla quale, se accettata dalla presentatrice, esprime parere favorevole;

  Daniela Matilde Maria GASPARINI (PD) accetta la riformulazione del suo emendamento 3.19.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello dei relatori sulla riformulazione dell'emendamento Gasparini 3.19.

  La Commissione approva l'emendamento Gasparini 3.19 (nuova formulazione) (vedi allegato).

  Danilo TONINELLI (M5S) sottoscrive l'emendamento Bianconi 3.15.

  La Commissione respinge l'emendamento Bianconi 3.15.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, in assenza dei presentatori dichiara decaduti gli emendamenti Bianconi 3.16 e 3.12 e Di Lello 3.6 e 3.7.

  Fabiana DADONE (M5S) illustra l'emendamento 3.18 di cui è prima firmataria. L'emendamento aggiunge due commi all'articolo 3: il comma 5 che prevede che ai partiti politici si applicano le disposizione del Titolo XI del Libro V del codice civile e il comma 6 che statuisce che la condanna ai sensi delle disposizioni del suddetto Titolo XI comporta la cancellazione dal registro di cui all'articolo 4 del disegno di legge e la decadenza dal diritto alle agevolazioni e ai benefici previsti dal Capo III del medesimo disegno di legge.
  Ricorda che il Titolo XI, che detta disposizioni penali in materia di società e di consorzi prevede tra l'altro norme in materia di false comunicazioni sociali, falsità nelle relazioni e nelle comunicazioni delle società di revisione, illegale ripartizione degli utili e delle risorse, omessa comunicazione del conflitto di interessi, corruzione tra privati.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 3.18.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, anche a nome della collega Gelmini esprime il parere sugli emendamenti presentati all'articolo 6. Esprime parere contrario sugli emendamenti Gitti 6.1 e Nuti 6.2. Propone l'accantonamento dell'emendamento Lombardi 6.3. Su quest'ultimo osserva che il principio dell'estensione delle certificazioni dei bilanci anche alle articolazioni territoriali dei partiti è di per sé condivisibile ma presenta problemi di costi insostenibili, ad esempio, per le innumerevoli microstrutture di cui è composto un partito come il suo. Va fatta una riflessione su come trovare una soluzione che gli sembra molto difficile, visti i costi delle società di revisione.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) sottoscrive l'emendamento Gitti 6.1.

  La Commissione respinge l'emendamento Gitti 6.1.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che l'emendamento Lombardi 6.3, non essendovi obiezioni, si intende accantonato.

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  Roberta LOMBARDI (M5S) illustra l'emendamento Nuti 6.2, volto ad introdurre lo strumento della class action nell'ambito del provvedimento in esame.
  La domanda da porsi è, infatti, chi controlla il controllore: la class action costituisce uno strumento, se pur diluito per come è disciplinato nel nostro ordinamento, di cui i cittadini possono utilmente disporre.
  Sottolinea, dunque, che si tratta di un emendamento di buon senso che auspica trovi il consenso delle forze politiche.

  La Commissione respinge l'emendamento Nuti 6.2.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, esprime parere contrario sugli emendamenti Cozzolino 7.7, Boccadutri 7.3, Lombardi 7.8, 7.4 e 7.5. Propone l'accantonamento dell'emendamento Roberta Agostini 7.6.
  Esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Lombardi 7.01, Gitti 7.020, Lombardi 7.03. Propone, infine, l'accantonamento degli articoli aggiuntivi Roberta Agostini 7.04 e 7.0300.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello della relatrice.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra il proprio emendamento 7.7, evidenziando come uno dei punti particolarmente deboli del disegno di legge del Governo riguardi il tema dei controlli in merito ai rendiconti dei partiti.
  Rileva che le criticità fondamentali appaiono essenzialmente due: da un lato, c’è un affievolimento dei controlli previsti dalla legge n. 96 del 2012 e l'eliminazione di qualsiasi tipo di sanzione; dall'altro, forse inavvertitamente, l'entrata in vigore del disegno di legge in esame costituirebbe una sorta di zona franca su quello che rimane in vita del vecchio sistema di finanziamento pubblico come previsto dalla suddetta legge 96. A tal proposito, chiede un minimo di attenzione da parte di tutti perché la questione è tutt'altro che banale, soprattutto per le conseguenze che potrebbe produrre.
  Rileva infatti che il combinato disposto dell'articolo 7 e delle abrogazioni previste all'articolo 14, lettera f), del comma 4, blinderebbe la quota di finanziamento pubblico da corrispondere per il 2013 e per i tre esercizi successivi anche a fronte di eventuali palesi irregolarità contabili che invece la legge vigente punisce con il blocco dei finanziamenti o con sanzioni che vanno a decurtare le quote di finanziamento spettanti.
  Rileva che l'emendamento in esame, che interviene complessivamente sul tema dei controlli, istituisce un doppio binario. Il primo transitorio che vale per i partiti che percepiscono i finanziamenti a norma della legge n. 96 del 2012, provvedendo a lasciare in vita sia i controlli che le sanzioni previste da quella legge. Il secondo, invece, riguarda i controlli da applicare sulla base del disegno di legge governativo che è comprensibile abbiano una natura ed una intensità diversa essendo diverso il volume dei finanziamenti ottenuti.
  In questo caso, però, occorre prevedere, almeno nel caso di inottemperanza più grave, quello della non presentazione del rendiconto nei termini previsti dalla legge, una sanzione vera e propria, con la cancellazione dal registro dei partiti e l'interdizione del tesoriere.
  Anche su questo aspetto rileva come sia necessario sottolineare come il disegno di legge appaia «troppo morbido» perché nel caso grave in cui un partito non presenti il rendiconto di esercizio non prevede sanzioni, bensì gli consente di sanare la propria posizione, e dunque sposta il termine di presentazione del bilancio da giugno ad ottobre. Una norma che, a suo avviso, non ha senso, perché se un bilancio non viene presentato nei termini di legge, che sono sempre gli stessi da anni, si tratta di un caso di incuria da parte del partito che deve essere sanzionato.
  Prevedere un periodo in cui un partito possa giustificare una propria eventuale irregolarità ha un senso solo di fronte ad una contestazione che gli venga mossa in sede di controllo dei bilanci, ma il disegno Pag. 40di legge non prevede questo tipo di controlli, come invece è previsto dalla legge n. 96 del 2012.
  Invita, in conclusione, a riflettere sul proprio emendamento 7.7.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, chiede che si proceda all'accantonamento dell'emendamento Cozzolino 7.7 per svolgere ulteriori approfondimenti.

  Francesco Paolo SISTO presidente preso atto della richiesta del relatore e non essendovi obiezioni avverte che l'emendamento Cozzolino 7.7 si intende accantonato.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL), illustra il proprio emendamento 7.3, sottolineando come vada tenuto presente che ci si sta riferendo ai partiti politici e non ad aziende. Pur salvaguardando esigenze importanti non vanno dunque, a suo avviso, gravate le procedure interne, considerato che esistono partiti con diverse dimensioni. È dunque opportuno non appesantire le strutture amministrative essendo piuttosto utile introdurre elementi di dissuasione.
  In tale direzione, il proprio emendamento 7.3 stabilisce che in caso di inottemperanza di specifici obblighi, ivi richiamati, viene sanzionato anche il legale rappresentante con una sanzione amministrativa pari a 50 mila euro e che tale responsabilità si estende in solido ai membri dell'organismo che è tenuto ad approvare il bilancio.
  Ribadisce che, altrimenti, vi è il rischio di una assimilazione del partito ad una macchina burocratica.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, illustra le ragioni dell'orientamento contrario dei relatori rispetto all'emendamento Boccadutri 7.3. In particolare, dalla sua approvazione deriverebbe la soppressione delle previsioni dei commi 2 e 3 dell'articolo 7 che stabiliscono che in caso di violazione degli obblighi ivi richiamati ne consegue la cancellazione del partito politico dalla seconda sezione del registro di cui all'articolo 4.
  L'emendamento Boccadutri 7.3 sanziona invece solo il legale rappresentante mentre a suo avviso è più corretto che la non ottemperanza agli obblighi in questione appartenga a tutta la comunità politica.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ritiene auspicabile svolgere un'ulteriore riflessione sull'emendamento Boccadutri 7.3 poiché in base alle attuali previsioni del comma 2 dell'articolo 7 del disegno di legge viene attribuito alla Commissione di cui alla legge n. 96 del 2012 un potere molto forte, che porta alla cancellazione del partito politico.
  Occorre, a suo avviso, stabilire una gradazione tra obblighi e inadempimenti evitando la concentrazione di poteri eccessivamente forti in capo ad un solo soggetto, il che risulterebbe oltretutto in contrasto con lo stesso articolo 49 della Costituzione.
  Ribadisce, quindi, l'esigenza di compiere un'ulteriore riflessione, prevedendo quanto meno un diverso trattamento nell'ipotesi in cui il rendiconto non viene presentato, nonostante l'invito della Commissione in tal senso, rispetto ad altre inadempienze meno rilevanti.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), ritiene che la previsione di una sanzione amministrativa pari a 50 mila euro può essere una sanzione troppo esigua di fronte ad eventuali risorse molto più elevate che si dovessero ricevere. Sarebbe dunque più opportuno, in base alla violazione degli obblighi, stabilire una sanzione pari ad una percentuale delle risorse che il partito politico non può più avere. Diversamente, qualsiasi somma può essere eccessiva o eccessivamente esigua mentre occorre una soluzione che contemperi le suddette esigenze.

  Gianclaudio BRESSA (PD), ritiene importante non confondere i diversi piani: ricorda, infatti, che la legge n. 96 del 2012 prevede una gradualità delle sanzioni ma Pag. 41in questo caso la fattispecie è differente. L'ipotesi di inottemperanza si riferisce necessariamente all'obbligo di rendicontazione con il rinvio previsto all'articolo 6 del disegno di legge alle disposizioni in materia di revisione contabile di cui all'articolo 9, commi 1 e 2, della legge n. 96 del 2012.
  Il riferimento è dunque sempre e solo al fatto che occorre avvalersi di una società iscritta nel registro. La situazione è quindi diversa e di questo va tenuto conto.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) esprime il timore che, così com’è formulata, la disposizione di cui all'emendamento Boccadutri 7.3 rischi di essere generica. È, a suo avviso, necessario definire meglio la condotta che si intende sanzionare, distinguendo tra la mancata presentazione alla Commissione del rendiconto certificato da una società di revisione e la presentazione di un rendiconto falso alla società di revisione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ritiene che occorra limitare il potere di giudizio della Commissione di cui alla legge n. 96 del 2012 alle sole violazioni aventi carattere oggettivo, escludendo il più possibile di attribuire alla stessa un potere di valutazione discrezionale circa l'esistenza o meno di una violazione.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, concorda con il presidente sull'opportunità di precisare il ruolo della Commissione, che deve essere di verifica oggettiva dell'adempimento di precisi obblighi o criteri di legge, senza margini di valutazione discrezionale. Si riserva quindi, come relatore, di riflettere su questo punto e auspica che anche il relatore Fiano voglia svolgere una riflessione al riguardo.

  Riccardo FRACCARO (M5S) rileva che l'attribuzione alla Commissione di cui alla legge n. 96 del 2012 di un potere discrezionale di valutazione sull'organizzazione interna dei partiti non suscita dibattito, laddove l'attribuzione di un tale potere in materia di controlli sui bilanci dei partiti costituisce un problema, per la maggioranza, e deve essere evitato.

  Mariastella GELMINI (PdL), relatore, afferma che la sua preoccupazione e quella del suo partito non riguarda soltanto i poteri attribuiti alla Commissione in materia di controlli sui bilanci dei partiti, ma anche e soprattutto i poteri attribuiti alla stessa in materia di controlli sulla organizzazione interna degli stessi.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) ribadisce che, in ogni caso, occorre stabilire che cosa succede se il bilancio sottoposto alla certificazione di una società di revisione è falso. Fa presente che attualmente non è prevista alcuna sanzione in questa ipotesi. Pertanto, o si prevede un potere di valutazione e di sanzione su questo punto in capo alla Commissione oppure la disciplina in materia di controlli rischia di essere vana.

  Danilo TONINELLI (M5S) dichiara che il suo gruppo è fortemente contrario all'emendamento Boccadutri 7.3, che contribuisce ad un'ulteriore attenuazione delle sanzioni per gli inadempimenti degli obblighi in materia di bilancio stabiliti dalla legge n. 96 del 2012: sanzioni che sono già affievolite dall'articolo 7 del disegno di legge in esame. Nel ricordare che la legge n. 96 ha migliorato la legislazione precedente, prevedendo obblighi in capo ai partiti in materia di bilanci, fa presente che, tuttavia, la prima esperienza della Commissione di cui alla legge n. 96 stessa ha mostrato la necessità di un rafforzamento dei poteri della stessa.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) propone di inserire nel comma 2 dell'articolo 7 l'obbligo per la Commissione di adottare provvedimenti di messa in mora del partito prima di procedere all'irrogazione della sanzione ivi prevista.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, fa presente che tale obbligo è già previsto dall'articolo 7,comma 1, secondo periodo, ai sensi del quale. «Nell'ambito del controllo, Pag. 42la Commissione invita i partiti a sanare eventuali irregolarità o inottemperanze con le modalità e nei termini di cui commi 4, 5, 6 e 7 dell'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96».

  Francesco SANNA (PD) fa presente che la certificazione di un bilancio non consiste soltanto nella verifica meramente contabile delle sue poste, ma anche nella verifica del rapporto di congruità tra le entrate e le singole spese e nella verifica dell'utilizzazione delle diverse poste. In altre parole, se il bilancio dice che il partito ha speso una certa somma per – ad esempio – le feste di rappresentanza, ma, sulla base della documentazione contabile fornita, la spesa in questione non appare congrua o giustificata, la società di revisione ha il potere di rilevare questa incongruità e quindi in definitiva di rilevare la falsità del bilancio.

  Riccardo FRACCARO (M5S) chiede ai relatori se, in caso di presentazione di bilancio falso, esista allo stato una sanzione che possa essere irrogata al partito.

  Sergio BOCCADUTRI (SEL) ritira il suo emendamento 7.3, anche alla luce delle considerazioni svolte dalla relatrice Gelmini e da lui condivise in merito alla opportunità di non attribuire alla Commissione un potere eccessivo e di valutazione discrezionale.

  Roberta LOMBARDI (M5S), illustrando il suo emendamento 7.8, sottolinea come l'articolo 14, comma 4, lettera f), del disegno di legge in esame abroghi i commi da 8 a 21 dell'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, che regola la materia dei controlli sui bilanci dei partiti e le relative sanzioni. Il suo gruppo ha presentato emendamenti, tra i quali questo in esame, che tendono a colmare la lacuna normativa che si determina per effetto di queste abrogazioni. Ricorda, tra l'altro, che il gruppo del GRECO redigerà un nuovo rapporto sull'Italia e che il nostro Paese dovrà dimostrare di aver recepito le raccomandazioni dell'organismo internazionale.

  Gianclaudio BRESSA (PD) ritiene che la questione delle sanzioni debba essere attentamente valutata dai relatori alla luce dell'articolo 14, comma 4, lettera f), ai sensi della quale sono abrogati, tra gli altri, i commi da 8 a 21 dell'articolo 9 della legge n. 96 del 2012.

  Emanuele FIANO (PD) fa presente che i poteri della Commissione su questa materia sono quelli già indicati dai commi 3 e 4 dell'articolo 9 della legge n. 96 del 2012. Quindi, d'intesa con la relatrice Gelmini, chiede l'accantonamento dell'emendamento Lombardi 7.8.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che, su richiesta dei relatori, l'emendamento Lombardi 7.8, non essendovi obiezioni, si intende accantonato. Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta già convocata alle ore 9.30 di domani.

  La seduta termina alle 20.50.

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