CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 giugno 2013
45.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 33

RISOLUZIONI

  Mercoledì 26 giugno 2013. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.

7-00043 Manlio Di Stefano: Sulla ratifica del Trattato sul commercio delle armi.
(Discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00005).

  La Commissione inizia l'esame della risoluzione in titolo.

  Emanuele SCAGLIUSI (M5S) fa presente, in via preliminare, di aver presentato una riformulazione della risoluzione (vedi allegato 1) finalizzata a favorire una condivisione ampia da parte di tutti i gruppi parlamentari e, conseguentemente, ad approvare celermente il testo.
  Rileva che il nuovo testo, oltre ad alcune modifiche formali, non reca nella parte dispositiva il riferimento alla risoluzione n. 1325 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU su «Donne, Pace e Sicurezza». Al riguardo sottolinea che il suo gruppo presenterà una risoluzione a parte sul tema.
  Ricorda che l'idea di promuovere la risoluzione all'ordine del giorno muove da un'analisi delle statistiche di Amnesty International, Pag. 34aggiornate a tutto il 2012, secondo cui ogni giorno, nel mondo, milioni di persone soffrono a causa delle conseguenze dirette o indirette di un commercio di armi poco regolamentato. Osserva che 1.500 persone muoiono ogni giorno, vittime della violenza armata e che la maggior parte delle vittime dei conflitti sono civili. Aggiunge che, oltre alle vittime dirette, milioni di esseri umani sono costretti a vivere sotto la minaccia costante delle armi utilizzate per commettere migliaia di violazioni dei diritti umani ogni anno.
  Segnala che circa 26 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa a causa di un conflitto armato e che 12 miliardi di pallottole vengono prodotte ogni anno.
  Rileva che numerose sono state le iniziative finalizzate a ridurre drasticamente questi numeri spaventosi e che un primo passo in questa direzione è stato compiuto con la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 61/89 del 6 dicembre 2006, sostenuta da 153 Stati membri, in cui si avviò formalmente il processo di adozione di un trattato sul commercio di armi intitolato. A seguire il Parlamento europeo, si è espresso, nel 2007 e nel 2008, con apposite risoluzioni: la prima, relativa al trattato sul commercio di armi e su criteri internazionali comuni per l'importazione, l'esportazione e il trasferimento di armi convenzionali; la seconda e la terza, sul codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi, che hanno sottolineato l'urgente necessità di un trattato sul commercio di armi. Ricorda la successiva risoluzione delle Nazioni Unite n. 64/48 del 2 dicembre 2009, anche essa sostenuta da 153 Stati membri, che ha convocato, nel luglio 2012, una Conferenza con lo scopo di elaborare uno strumento giuridicamente vincolante sulle norme comuni internazionali sul trasferimento di armi convenzionali ed a concludere un forte e solido trattato necessario per regolamentare il commercio di armi a livello internazionale creando standard per i trasferimenti ed abbassando la vendita stessa delle armi. Il 13 giugno 2012 è stata poi approvata anche una Risoluzione del Parlamento europeo, proprio relativa ai negoziati per il trattato delle Nazioni Unite sul commercio di armi.
  Fa presente che, all'esito di questo lungo processo appena ricordato, ha visto la luce il Trattato di New York dello scorso 3 giugno con la firma dell'Italia che figura tra i primi paesi sottoscrittori. A suo avviso, si tratta di un evento storico importante per tutti coloro che da anni si battono contro la diffusione indiscriminata di armamenti nel mondo, e soprattutto per tutte le vittime che subiscono violenza a causa delle armi.
  Desidera rimarcare che la legge n. 185 del 1990 rappresenta una delle più avanzate normative sul controllo dei materiali di armamento e che con il recepimento della direttiva 2009/43/CE operato dal decreto legislativo n. 105 del 22 giugno 2012, sul controllo dei trasferimenti dei materiali da armamento, il nostro sistema normativo risulta già in grado di attuare il Trattato sul commercio delle armi convenzionali.
  Osserva, tuttavia, che lo scenario reale presenta profili di criticità. Ricorda, infatti, che gli Stati aderenti agli strumenti normativi di diritto internazionale sul commercio delle armi sono allo stesso tempo i primi produttori di armi nel mondo (cita ad esempio: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Germania, Francia e l'Italia). Segnala che gli Stati che firmano trattati, risoluzioni, accordi e patti finalizzati alla riduzione dei conflitti sono poi gli stessi che alimentano tali conflitti fornendo armi a Paesi amici o ribelli, nel nome della pace.
  Fa presente che l'Italia, che si è sempre impegnata nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione, dello sviluppo e nel rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario, continua a sostenere, dando supporto militare e logistico, Paesi definiti «amici», che partecipano a guerre qualificate «giuste» o «umanitarie» per sostenere e tutelare i propri interessi economici Pag. 35come di recente avvenuto in Afghanistan, Iraq, Libia e, come teme possa accadere, anche in Siria.
  Sottolinea che, ad oggi, non esiste alcun trattato globale vincolante sulla regolamentazione dei trasferimenti di armi convenzionali e che oltre 40 Stati membri delle Nazioni Unite non dispongono né di un quadro normativo nazionale per il controllo del trasferimento di armi né adempiono ad alcuna norma regionale o internazionale.
  Nel ribadire che il commercio di armi non controllato e non-regolamentato costituisce una grave minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, ma anche alla democrazia, allo Stato di diritto e allo sviluppo sostenibile sociale ed economico, osserva, inoltre, che tale commercio rappresenta un fattore che contribuisce ai conflitti armati, all'esodo di popolazioni dovute alle situazioni di conflitto bellico, alimenta il business della criminalità organizzata e del terrorismo.
  Si sofferma sul rapporto del 2007 di Small Arms Survey secondo cui 650 degli 850 milioni di piccole armi da fuoco esistenti sono detenute da civili, mentre solo 200 milioni sono in mano alle forze dell'ordine e agli eserciti regolari. Nel segnalare che le Nazioni Unite ritengono che il traffico di armamenti è il terzo mercato illegale più lucrativo del mondo (dopo quello della droga e quello della prostituzione), fa presente che, nel corso del 2011, si è verificato un aumento del 5,3 per cento del valore delle autorizzazioni alle esportazioni di materiale rilasciate dal Ministero degli affari esteri. Aggiunge che, oltre ad un aumento delle autorizzazioni, è stato accertato un aumento del traffico illegale di armi che vede coinvolta la criminalità organizzata ovvero direttamente gli Stati.
  Auspica che il Governo si impegni a presentare nel più breve tempo possibile il disegno di legge di ratifica del Trattato sul Commercio delle armi al fine di depositarne lo strumento presso la sede delle Nazioni Unite a New York in occasione dell’UN Treaty Event programmato nel settembre prossimo, consentendo all'Italia di essere tra i 50 paesi che, attraverso la ratifica, contribuiranno all'entrata in vigore di questo storico Trattato.
  Conclude soffermandosi sulla necessità di evitare che le eventuali ricadute negative economiche ed occupazionali derivanti da un abbattimento del commercio di armi costituiscano ostacolo alla prosecuzione di una politica finalizzata a favorire un completo disarmo, nel quadro dell'affermazione a livello mondiale degli ideali della nonviolenza.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, precisa che la Commissione è chiamata a pronunciarsi sul testo della risoluzione e non sulle considerazioni contenute nell'illustrazione svolta dal collega Scagliusi, che sono il frutto di una visione politica che merita naturalmente ogni approfondimento.

  Gianluca PINI (LNA) dichiara di sottoscrivere l'atto di indirizzo in esame e preannuncia il voto favorevole del suo gruppo. Osserva che la risoluzione costituisce un'ottima sintesi per il raggiungimento di un obiettivo comune. Rileva che è assolutamente necessario regolamentare il mercato delle armi puntando a rendere sempre più efficace un relativo sistema di tracciabilità. Nel ringraziare i colleghi del gruppo Movimento 5 Stelle per aver riformulato il testo della risoluzione, osserva che sarà possibile, in tal modo, affrontare in modo sereno, non ideologico e collaborativo un tema così delicato come quello oggetto della discussione odierna, accantonando la questione del commercio domestico.

  Federica MOGHERINI (PD), nel dichiarare di sottoscrivere la risoluzione in discussione nonché il voto favorevole del suo gruppo, desidera rimarcare che l'atto in esame si inserisce nel solco del faticoso lavoro svolto dal nostro Paese, sia a livello istituzionale sia a livello di società civile, presso le Nazioni Unite finalizzato a regolamentare il mercato delle armi. Auspica un sostegno unanime alla risoluzione Pag. 36in oggetto ed una rapida ratifica del Trattato sul commercio delle armi che permetta all'Italia di presentarsi a New York, in occasione dell’UN Treaty Event, quale uno dei cinquanta paesi che avranno completato la procedura di entrata in vigore del trattato.
  Nel ringraziare i colleghi del Movimento 5 Stelle per la presentazione della risoluzione in discussione e per la riformulazione del testo che permetterà un'ampia condivisione da parte dei gruppi, aggiunge che il gruppo PD ha depositato un progetto di legge di ratifica del trattato in questione.
  Fa presente che una calendarizzazione rapida di una proposta legislativa, sia essa di iniziativa governativa ovvero parlamentare, finalizzata alla ratifica del trattato costituirebbe un risultato positivo che testimonierebbe l'efficace azione congiunta svolta su un tema così delicato nelle sedi istituzionali, dal Parlamento, dal Governo e dalla società civile.

  Arturo SCOTTO (SEL) esprime apprezzamento per l'iniziativa dei colleghi del gruppo Movimento 5 Stelle di presentare la risoluzione in esame nonché per la decisione di riformulare il testo in uno spirito di collaborazione e condivisione con gli altri gruppi. Osserva che la ratifica del trattato sul commercio delle armi costituisce l'epilogo positivo di un lavoro decennale che ha visto protagonisti non solo le istituzioni ma anche la società civile del nostro Paese.
  Auspica che, analogamente a quanto avvenuto con riferimento alla celere conclusione della procedura di ratifica della Convenzione di Istanbul, entro la pausa estiva o al più tardi alla ripresa dei lavori a settembre, il Parlamento concluda la ratifica del Trattato sul commercio delle armi. A suo avviso, sarebbe opportuno pertanto approvare quanto prima la risoluzione in esame ed attivare, conseguentemente, tutte le iniziative diplomatiche finalizzate a permettere che attraverso la ratifica degli altri Stati firmatari il trattato entri definitivamente in vigore.
  Nel ribadire un giudizio positivo sul trattato, segnala, tuttavia, che le norme in esso contenute non possono raggiunge l'obiettivo più ambizioso del disarmo totale. Al riguardo, rileva che la sensibilità della parte maggiore dei cittadini di tutto il mondo contrasta con i grandi interessi economici che caratterizzano il commercio delle armi.
  Nel dichiarare di sottoscrivere la risoluzione nonché il voto favorevole del suo gruppo, ricorda che proprio oggi ha sottoscritto un progetto di legge di iniziativa parlamentare di ratifica del Trattato sul commercio delle armi.

  Elio Massimo PALMIZIO (PdL) dichiara di sottoscrivere la risoluzione in discussione nonché il voto favorevole del suo gruppo. Fa presente di condividere i tre impegni formulati al Governo nella risoluzione: la necessità di ratificare nel più breve tempo possibile il Trattato sul commercio delle armi consentendo in tal modo all'Italia di essere tra i cinquanta paesi che contribuiranno alla sua entrata in vigore; la promozione dell'universalizzazione del Trattato attraverso apposite iniziative diplomatiche; la promozione in ambito di cooperazione internazionale delle buone pratiche italiane e dei sistemi di tracciabilità a supporto e sostegno dello sviluppo di normative nazionali propedeutiche all'attuazione del trattato stesso.

  Mario MARAZZITI (SCpI), nel dichiarare di sottoscrivere con convinzione la risoluzione e nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo, esprime apprezzamento per la condivisione maturata in seno alla Commissione volta a chiedere un impegno del Governo a presentare con celerità un disegno di legge di ratifica del Trattato sul commercio delle armi. Ricorda che questo trattato costituisce l'epilogo di un lavoro decennale dei governi italiani che si sono succeduti per raggiungere un accordo sul tema.
  Segnala che nella giornata odierna ha presentato in qualità di primo firmatario un progetto di legge di ratifica del trattato poi sottoscritto da molti deputati di diversi Pag. 37gruppi. Condivide le considerazioni svolte dai colleghi che lo hanno preceduto in ordine alla positiva riformulazione del testo annunciata dall'onorevole Scagliusi. Tale riformulazione ha permesso di focalizzare l'attenzione sul vero punto nodale della risoluzione ossia la necessità di una rapida conclusione della ratifica del trattato analogamente a quanto è accaduto in occasione dell'esame della Convenzione di Istanbul. A suo avviso, il Trattato reca disposizioni di fondamentale importanza, quali quelle in materia di tracciabilità, tali da garantire a tutti i cittadini di vivere in un mondo più sicuro dove le armi continueranno a esistere, ma tuttavia saranno sempre meno utilizzate.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI), nel dichiarare di sottoscrivere la risoluzione nonché il voto favorevole del suo gruppo, apprezza le osservazioni del collega Marazziti in ordine all'importanza della condivisione e del sentire comune formatosi in seno alla Commissione riguardo alla necessità di impegnare il Governo, attraverso l'approvazione della risoluzione in discussione, a presentare celermente il disegno di legge di ratifica del Trattato sul commercio delle armi.
  Auspica che tale trattato costituisca solo un primo, pur importante, passo verso l'obiettivo più ambizioso del completo disarmo del mondo.

  Il sottosegretario Mario GIRO, esprime parere pienamente favorevole al testo della risoluzione in esame. Ricorda che il Trattato sul commercio internazionale delle armi convenzionali (ATT) è il frutto di un lungo e complesso impegno negoziale avviato in ambito ONU nel 2006 e culminato in due conferenze diplomatiche svoltesi nel luglio 2012 e nel marzo 2013 che hanno portato all'adozione di un testo forte, equilibrato e realistico, in linea con le nostre priorità nazionali e che rappresenta un salto di qualità nella trattazione di una problematica particolarmente delicata delle relazioni internazionali. Il Trattato infatti intende porsi alla confluenza tra le agende internazionali della pace e sicurezza, della legalità, dei diritti umani e dello sviluppo.
  Nel segnalare che la Risoluzione dell'Assemblea Generale che ha adottato il Trattato ha ricevuto un consenso ampio nella comunità internazionale con l'approvazione di ben 154 Paesi, tra cui l'Italia, sottolinea tuttavia i voti contrari e le astensioni di Paesi di peso non indifferente: hanno infatti votato contro Iran, Siria e Corea del Nord e tra i 23 astenuti vi sono Cina, Russia, India, Pakistan ed Indonesia.
  A suo avviso, sarà quindi necessario lavorare ad una campagna per promuovere una adesione universale al Trattato. Con riferimento ai contenuti del Trattato, giudica il testo finale un ottimo risultato per l'Italia, che si è attivamente impegnata in tutte le fasi del processo negoziale; esso ha infatti accolto le nostre priorità negoziali, tra le quali cita in particolare: l'inserimento della golden rule per la difesa dei diritti umani e delle norme di diritto internazionale umanitario; il chiaro riferimento alla violenza di genere, in particolare contro donne e minori con la precisazione che essa si presta a costituire una violazione dei diritti umani.
  Osserva che con la firma del Trattato si è aperta una fase in cui il contributo delle istituzioni – incluso naturalmente quello fondamentale del Parlamento – nonché della società civile e delle associazioni potrà svolgere un significativo ruolo propulsivo. Fa presente che l'entrata in vigore del Trattato è infatti subordinata alla ratifica da parte di 50 Stati e il Governo, su impulso della Ministro Bonino, all'indomani della sua firma, ha rapidamente avviato le procedure di concertazione interministeriale necessarie al fine di procedere quanto prima all'approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge ratifica.
  Rileva che, vista la sensibilità espressa dal Parlamento con la risoluzione odierna, il Governo confida, naturalmente, in un esame parlamentare rapido del disegno di legge che il Consiglio dei Ministri si accingerà ad approvare in una delle sue prossime sedute anche al fine di consentire all'Italia l'Italia di essere in grado già Pag. 38a settembre di annunciare l'avvenuta ratifica, contribuendo in questo modo all'entrata in vigore del testo.
  Fa presente che, a suo avviso, il sistema normativo italiano è già pronto per attuare il Trattato, senza bisogno di modifiche legislative posto che la normativa italiana di regolamentazione del settore delle movimentazioni dei materiali di armamento rappresenta effettivamente si colloca tra le più avanzate sotto il profilo dei controlli sulle movimentazioni di tali materiali a livello non soltanto europeo, ma internazionale. Segnala che il Trattato è perfettamente in linea con la legge n. 185 del 1990 e risponde quindi alle esigenze di una regolamentazione internazionale del commercio delle armi e dello sviluppo progressivo di un sistema nazionale di autorizzazione e controllo anche da parte di quegli Stati che ancora non ne sono dotati, al fine di garantire un più solido ed efficace commercio internazionale di materiali per loro natura sensibili ai fini della pace e sicurezza.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi all'unanimità la nuova formulazione della risoluzione in titolo, che assume il n. 8-00005.

  La seduta termina alle 14.35.

INTERROGAZIONI

  Mercoledì 26 giugno 2013. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.35.

5-00303 Nissoli: Sulla scuola statale italiana di Asmara.
5-00327 Garavini: Sulla scuola statale italiana di Asmara.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che le interrogazioni in titolo, vertendo sulla stessa materia, saranno svolte congiuntamente.

  Il sottosegretario Mario GIRO risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2), precisando di essersi occupato già in passato ed in altra veste, con il suo personale impegno, della problematica della scuola statale italiana di Asmara. Fa altresì presente che attraverso il lavoro svolto dal Ministero degli affari esteri è stato possibile raggiungere un accordo con le autorità eritree finalizzato a permettere ai docenti italiani di rimanere in ruolo ad Asmara fino al completamento del quinto anno scolastico a fronte di una iniziale volontà delle stesse autorità eritree di permettere ai docenti una permanenza limitata a due anni. Osserva infine che proprio attraverso lo sforzo diplomatico è stato raggiunto con le autorità eritree un accordo sulla scuola che altri paesi non sono riusciti ad ottenere.

  Fucsia NISSOLI (SCpI), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta ed esprime apprezzamento per un accordo che permetterà la continuità didattica del prestigioso istituto scolastico italiano di Asmara.

  Laura GARAVINI (PD), replicando, dichiara di apprezzare lo sforzo compiuto dal Governo per raggiungere un accordo con le autorità eritree. Al riguardo, tuttavia, sottolinea alcuni elementi di criticità riguardanti la situazione della scuola statale italiana di Asmara. Rileva che la normativa eritrea riguardante il periodo di soggiorno massimo di cinque anni per i docenti, unitamente alle difficoltà burocratiche esistenti per ottenere il permesso di lavoro e di soggiorno che affliggono i docenti stessi, crea gravi ritardi nei programmi didattici. Ricorda che l'inizio dell'anno scolastico è stato caratterizzato da una sensibile riduzione degli insegnanti – che da quarantotto unità sono passati a ventitré – insegnanti che devono occuparsi di circa 1.300 bambini. Aggiunge che i tagli previsti dai vincoli imposti dalla spending Pag. 39review hanno arrecato ulteriori problematiche alla gestione della scuola.
  Ricorda che il Governo non ha ancora emanato il decreto recante la definizione dell'organico del personale docente dell'istituto – solitamente emanato nel mese di aprile – e che, ad oggi, non sono state rese note le graduatorie degli ultimi concorsi con la creazione di un'evidente situazione precarietà.
  Desidera sottolineare che l'interrogazione in corso, peraltro sostenuta anche dal gruppo Scelta civica, si è focalizzata sull'istituto scolastico di Asmara, ma fa presente che molte altre scuole italiane all'estero versano in analoghe situazioni di criticità. Ricorda, ad esempio, i problemi delle scuole di Atene, di Nizza, e soprattutto delle scuole italiane in Germania, spesso considerate fiori all'occhiello dell'italianità all'estero. Rileva che, a causa dei già ricordati tagli imposti dalla spending review ai docenti di ruolo all'estero, è concreto il rischio di compromettere la funzionalità degli istituti frequentati, peraltro, anche da studenti stranieri e sui quali sono spesso stati realizzati investimenti anche da parte delle autorità estere. Auspica che il Governo in un prossimo provvedimento possa intervenire al fine di tutelare al meglio l'intero sistema di insegnamento della lingua italiana all'estero, ripristinando le necessarie risorse.

5-00290 Caruso: Sulla soppressione dei servizi notarili presso alcuni uffici consolari in Europa.

  Il sottosegretario Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Mario CARUSO (SCpI), replicando, si dichiara soddisfatto osservando con favore che la precisazione fornita dal Governo in ordine al fatto che il decreto del ministro degli affari esteri del 31 ottobre 2011 non ha abolito la possibilità di erogare i servizi consolari e in particolare quelli notarili. Segnala, tuttavia, che dalle notizie a lui riferite dalla nutrita comunità italiana in Germania nella pratica risulta quasi impossibile ottenere l'erogazione di tali servizi. Ricorda che in Germania sono presenti circa 700 mila italiani e che il 45 per cento circa di loro sono persone anziane con difficoltà di mobilità e con ridotti mezzi finanziari, circostanze che rendono estremamente difficile recarsi presso le sedi consolari. Segnala che sarà sua cura rendere nota alla comunità italiana in Germania la risposta all'interrogazione resa nella seduta odierna.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.55.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 26 giugno 2013. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla missione svolta a Madrid (12-15 giugno 2013) in occasione del V Congresso mondiale contro la pena di morte.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che gli onorevoli Marazziti e Di Stefano hanno rappresentato la Commissione a Madrid presso il V Congresso mondiale contro la pena di morte, a seguito dell'approvazione della risoluzione n. 7-00016 sull'abolizione universale della pena capitale, nel corso della seduta del 5 giugno 2013. Nel depositare agli atti della Commissione la relazione predisposta dai colleghi, che sarà pubblicata in allegato al resoconto della presente seduta (vedi allegato 4), invita gli onorevoli Marazziti e Di Stefano a riassumerne le linee generali.

  Manlio DI STEFANO (M5S), ricorda che il Congresso è stato promosso dall'associazione francese Ensemble contre la Peine de Mort in collaborazione con la Pag. 40World Coalition Against the Death Penalty, che raccoglie quasi 150 organizzazioni umanitarie internazionali, inclusi ordini degli avvocati, associazioni degli Insegnanti, sindacati nazionali. Il Congresso è stato sostenuto dai governi di Spagna, Norvegia, Svizzera e Francia, mentre il governo italiano è intervenuto attraverso il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Mario Giro, che ha raccolto ampi consensi all'azione italiana di diplomazia umanitaria e al ruolo di attore pro-attivo, nel consesso europeo e internazionale, capace di dialogare con governi, opinion leader, organizzazioni non governative, società civile, svolto dall'Italia in azioni bilaterali e all'interno delle istituzioni internazionali, in primo luogo l'ONU, a New York e a Ginevra.
  Fa presente che il Congresso si è articolato in undici tavole rotonde e pone l'attenzione in particolare su tre di esse, la prima dal titolo Legal and diplomatic strategies for foregneirs sentenced to death – How to reconcile legal and diplomatic strategies to optimise their complementarity promossa dall'associazione inglese Reprieve sul tema della garanzia di un processo equo al condannato.
  Sottolinea che è stato rimarcato che il primo ostacolo che un condannato trova sulla strada della giustizia è costituito dalla impossibilità per ragioni economiche di garantirsi una difesa giusta.
  Segnala che è stato rilevato che la stragrande maggioranza dei condannati a morte appartiene a categorie sociali disagiate o a minoranze anche di natura etnica (ad esempio è stata citata la minoranza messicana negli Stati Uniti).
  Si sofferma poi sulla seconda tavola rotonda intitolata Teaching abolition, sharing experiences and tools – Which tools exist and how to share and improve them so that the largest number of people can benefit from them ?, che riguardava il tema dell'abolizionismo.
  Ricorda che l'abolizionismo è stato qualificato prima di tutto come una questione culturale: la società accetta o ripudia la pena capitale in proporzione al suo viverla quotidianamente come idea di deterrenza o meno. Fa presente che in alcuni paesi, per lo più asiatici e africani, è fondamentale lavorare sull'educazione all'abolizionismo. Alcune organizzazioni internazionali hanno a tal fine strutturato e organizzato workshop internazionali, specialmente nell'area definita MENA a prevalente presenza arabo-islamica, creando e presentando materiale didattico specifico come fumetti, fiabe, manuali pedagogici e racconti a favore della vita e contro il concetto di vendetta di stato.
  Conclude illustrando la terza tavola rotonda dal titolo One for Ten, che è stata promossa da un attivista abolizionista britannico che ha raccolto 10 video-interviste con condannati a morte, liberati dopo anni passati nel braccio della morte con una casistica di errori giudiziari. L'intero progetto è open source, in quanto l'obiettivo principale è la diffusione su larga scala. Rileva che il titolo One For Ten nasce proprio da dati che hanno dimostrato che nel mondo su dieci carcerati nel braccio della morte almeno uno è innocente.

  Mario MARAZZITI (SCpI) ringrazia il presidente per aver permesso ad una delegazione della Commissione di partecipare al Congresso di Madrid. A suo avviso, ciò ha permesso di rimarcare con forza l'impegno passato e presente dell'Italia nel contrasto della pena di morte. Sottolinea il ruolo chiave che l'Italia ha assunto nell'ultimo ventennio nella battaglia contro la pena di morte portando a livello planetario la sua caratteristica azione che prevede un impegno «multistrato» che vede coinvolte le istituzioni e la società civile. Segnala che dal Congresso sono emersi gli ottimi risultati di una politica finalizzata a realizzare «contaminazioni» tra opinion leader, figure istituzionali e società civile dei paesi abolizionisti e retenzionisti. Segnala inoltre l'efficacia di un'azione che sostenga i movimenti provenienti dal basso e rileva la necessità di aiutare la creazione di una massa critica nei confronti della pena di morte in paesi collocati in aree geografiche quali Grandi Caraibi, l'estremo Oriente, il Medio Oriente e l'area del sud del Mediterraneo. Fa presente che si sono Pag. 41svolti incontri bilaterali e multilaterali con i parlamentari presenti, all'esito dei quali ha registrato un generale consenso nei confronti dell'Italia espresso anche da personalità importanti quali Federico Mayor e Robert Badinter. Auspica un'azione europea per favorire l'azione di contrasto alla pena di morte dei paesi retenzionisti. A suo avviso è necessario rafforzare le minoranze abolizioniste presenti nei parlamenti di questi paesi anche attraverso l'organizzazione di missioni bilaterali o di visite alle carceri per sensibilizzare sul tema della umanizzazione delle condizioni carcerarie dei condannati alla pena di morte.
  Nel segnalare la costituzione di un gruppo informale di parlamentari comprendenti rappresentanti belgi, inglesi, libanesi e marocchini uniti dall'intento comune di contrastare la pena di morte, esprime apprezzamento per l'adesione, già manifestata da molti colleghi, all'iniziativa di costituire un gruppo interparlamentare italiano sul tema.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ringrazia i colleghi Di Stefano e Marazziti per la relazione svolta.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara esaurite le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 15.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.20.

Pag. 42