CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 maggio 2013
28.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e XI)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 29 maggio 2013. — Presidenza del presidente della I Commissione Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 16.15.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti.
Atto n. 9.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 21 maggio 2013.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri si sono svolte le audizioni informali decise dagli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti di gruppo, delle Commissioni riunite I e XI. Ricorda altresì che l'esame dello schema di decreto proseguirà nella giornata di oggi e la prossima settimana, per concludersi entro il 7 giugno 2013, termine fissato per l'espressione del parere.

  Edmondo CIRIELLI (FdI) ricorda che il decreto-legge n. 78 del 2010 ha previsto, tra l'altro, il congelamento della «massa salariale» e l'invarianza del trattamento economico dei dipendenti pubblici nel triennio 2011-2013 rispetto al trattamento del 2010; il blocco delle procedure contrattuali e concertative per il triennio 2010-2012, salva l'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale; e il blocco degli automatismi stipendiali e delle promozioni nel triennio 2011-2013, con congelamento degli automatismi o adeguamenti annuali delle retribuzioni e riconoscimento di efficacia solo giuridica, e non anche economica, alle promozioni nel triennio di riferimento.
  Osserva che gli effetti di questa disposizioni sono particolarmente onerosi per il personale del comparto sicurezza-difesa, perché pregiudicano la maturazione di alcuni istituti specifici, quali l'assegno di funzione, il trattamento economico superiore correlato all'anzianità di servizio senza demerito, compresa quella nella qualifica o nel grado; gli incrementi stipendiali parametrali non connessi a promozioni; le indennità operative non connesse Pag. 16a progressione di carriera; le progressioni di carriera comunque denominate, con decorrenza dal 1o gennaio 2011; le classi e gli scatti di stipendio; i meccanismi di adeguamento retributivo di cui all'articolo 24 della legge n. 448 del 1998.
  Ricorda che con la legge di conversione del citato decreto-legge n. 78 è stato istituito un fondo per il finanziamento di misure perequative delle penalizzazioni anzidette per il personale dei comparti sicurezza-difesa e soccorso pubblico, i cosiddetti assegni una tantum. Il fondo è poi stato incrementato dal decreto-legge n. 27 del 2011, che ha attinto alle risorse per il riordino dei ruoli. Il fondo ha comunque consentito di corrispondere solo in parte il mancato ottenimento degli istituti congelati, in quanto le somme disponibili hanno permesso di coprire integralmente quanto maturato per il solo 2011, mentre per il 2012 la compensazione è stata pari al 46 per cento del totale; per il 2013, al 16 per cento; e per il 2014, in caso di proroga dei tagli, la compensazione sarà pari a zero.
  Rileva che il decreto-legge n. 201 del 2011 ha previsto la possibilità di prorogare per il 2014, con regolamento, il blocco delle retribuzioni anche per il comparto sicurezza-difesa. Peraltro la IV Commissione della Camera, il 18 ottobre 2011, ha approvato una risoluzione che impegnava il Governo allora in carica ad escludere questo comparto dalla proroga del blocco. Nonostante questo atto di indirizzo, approvato dalle stesse forze politiche che oggi sostengono il nuovo Governo, questo ha adottato lo schema di regolamento finalizzato alla proroga del blocco, senza tenere in alcun conto della specificità del comparto in questione, che pure è riconosciuta dalla stessa legge.
  Sottolinea che si tratta di tagli molto consistenti, tali da incidere pesantemente sulle tasche del personale interessato a da mortificare una categoria di lavoratori cui il Paese chiede sacrifici grandissimi, fino al rischio della vita. Dichiara pertanto la propria ferma contrarietà al provvedimento ed esprime l'auspicio che le forze politiche che nella precedente legislatura hanno approvato la risoluzione sopra ricordata e che oggi sostengono il nuovo Governo tengano comportamenti coerenti.

  Andrea GIORGIS (PD) invita il Governo a svolgere un supplemento di riflessione sulla sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 2012, con la quale è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo il blocco degli incrementi stipendiali per i magistrati e per i dipendenti pubblici assimilati.
  Ritiene infatti che gli argomenti addotti e i ragionamenti svolti dalla Corte costituzionale non possono essere intesi troppo letteralmente, e cioè nel senso che il legislatore non potrebbe, in un momento di crisi delle finanze pubbliche e di complessiva difficoltà economica del Paese, chiedere anche ai magistrati un sacrificio in termini di retribuzione. Non c’è infatti dubbio che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura – invocate dalla Corte costituzionale – siano un valore del massimo pregio costituzionale, ma è altrettanto indubbio che l'imposizione di un sacrificio ragionevole in termini di retribuzione non può essere considerato come una lesione dell'indipendenza e quindi della neutralità e dell'imparzialità dei magistrati. Del resto, l'imparzialità e l'indipendenza sono un valore essenziale non solo per i magistrati, ma per tutta la pubblica amministrazione, e nessuno pensa che contenuti sacrifici retributivi possano mettere a rischio l'imparzialità dei dipendenti pubblici.
  Quanto alla disparità che si determinerebbe tra il trattamento retributivo nel pubblico impiego e nel lavoro privato – altro argomento addotto dalla Corte costituzionale – osserva che il comparto privato è per sua natura differente da quello pubblico e che le retribuzioni private dipendono da logiche e dinamiche – quelle di mercato – diverse da quelle da cui dipendono le retribuzioni del pubblico impiego.
  Invita quindi il Governo a un rispetto non solo formale della sentenza della Corte costituzionale, per non incorrere in un fraintendimento del suo significato sostanziale, che non può essere quello di Pag. 17vietare al legislatore di intervenire con misure di contenimento sulle retribuzioni dei magistrati in un momento di difficoltà in cui tutti i dipendenti pubblici sono chiamati a un sacrificio, bensì quello di vietargli di mettere i magistrati nelle condizioni di dover contrattare le proprie retribuzioni in modo permanente.

  Tiziana CIPRINI (M5S), giudicando negativamente il provvedimento in esame, fa notare che esso risponde a una logica sbagliata, tesa a «precarizzare» e colpire i lavoratori del pubblico impiego, impoverendo gli appartenenti alla cosiddetta «classe media», ovvero coloro che, in ragione di bassi salari e di un costo della vita ormai insostenibile, appaiono costretti a vivere in condizioni sempre più disagiate. Rilevato che lo schema di decreto, peraltro, introduce talune gravi discriminazioni tra lavoratori nell'ambito dello stesso comparto, salvaguardando soltanto alcune categorie, auspica che il Governo scelga altre strade di risparmio, andando a colpire i veri sprechi della pubblica amministrazione, che, a suo avviso, si annidano nella «consulenze d'oro», nelle forme di esternalizzazione estrema e nel ricorso a società in house. Fatto notare che appare iniquo danneggiare proprio coloro che offrono fondamentali servizi di pubblica utilità, giudica altresì ingeneroso nei confronti dei pubblici dipendenti invocare, quasi con compiacimento (come ritiene sia stato fatto nel dibattito in corso), il riallineamento delle curve stipendiali tra il settore pubblico e quello privato; invita le Commissioni, al contrario, a valutare come sarebbe stato molto più ragionevole che il riavvicinamento delle curve retributive tra lavoro pubblico e privato fosse da ascrivere a una crescita verso l'alto dei livelli retributivi dei lavoratori privati, piuttosto che a un crollo verso il basso degli stipendi dei lavoratori pubblici, che si concretizza con l'approvazione del provvedimento all'esame delle Commissioni riunite.

  Sergio PIZZOLANTE (PdL) giudica paradossale che il Governo, in un momento di crisi come quello attuale, colpisca i lavoratori del pubblico impiego chiamati ad operare al servizio della collettività, come gli esponenti delle forze armate e del comparto sicurezza, salvaguardando, al contrario, talune categorie – quali i magistrati – sulla base di una sentenza della Corte costituzionale di cui giudica incomprensibile la motivazione. Valuta, infatti, come offensivo, nei confronti degli stessi magistrati, invocarne l'esclusione dal blocco degli automatismi stipendiali richiamando la necessità di tutelarne l'indipendenza, come se quest'ultima fosse misurabile sulla base di criteri economici connessi ai livelli retributivi. Fa notare, peraltro, che, a voler seguire tale assurda logica, si dovrebbe invocare la messa in discussione dell'indipendenza dei magistrati anche nel caso di interventi normativi sui livelli retributivi di maggior favore e non solamente nel caso di interventi peggiorativi. Giudica necessaria, pertanto, una riflessione seria su tali questioni, al fine di evitare che misure di questa portata introducano gravi discriminazioni tra lavoratori, che sarebbero difficilmente comprensibili per l'opinione pubblica.

  Renata POLVERINI (PdL) sottolinea come la sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 2012 abbia complicato notevolmente la considerazione complessiva da parte dei lavoratori del pubblico impiego rispetto alle tematiche oggetto dello schema in esame.
  Anche le dichiarazioni recenti del Ministro per la pubblica amministrazione hanno contribuito, a suo avviso, ad alimentare alcune tensioni nel comparto. Le reazioni dei sindacati devono indurre a non sottovalutare l'impatto del provvedimento sui lavoratori del pubblico impiego, specialmente su alcune categorie maggiormente esposte a rischi e il cui contratto è fermo da quattro anni.
  Per tutti questi motivi si augura che il parere che le Commissioni dovranno rendere esprima critiche precise che stimolino il Governo a prendere atto della situazione.Pag. 18
  Ricorda come le trattative sindacali siano spesso molto lunghe e auspica, quindi, che si riaprano presto i tavoli per i rinnovi dei contratti. Questo per far sì che la fine del blocco della contrattazione coincida il più possibile col rinnovo dei contratti medesimi.
  Desidera, infine, rilevare come sia importante ricordare che in alcuni territori il pubblico impiego incide in misura notevole su tutta l'economia dei territori medesimi.

  Giorgio AIRAUDO (SEL) auspica che la Commissione prenda sul provvedimento in esame una posizione netta, lanciando un segnale chiaro al Governo, che vada nella direzione di una rimozione della proroga del blocco della contrattazione nel settore del pubblico impiego. Ritiene, infatti, che tale proroga abbia seriamente compromesso la capacità di acquisto delle famiglie, deprimendo i consumi e incidendo negativamente sull'economia. Giudica questa situazione ancora più insopportabile e grave, se solo si considera che molti di tali lavoratori, come quelli del comparto sicurezza e difesa, sono chiamati ad operare al servizio della collettività in condizioni di rischio e disagio. Rilevato che, rispetto alla condizione di tali lavoratori, l'esclusione dei magistrati dalla proroga del blocco appare ancor più beffarda, chiede al Governo un gesto concreto, che si traduca nel reperimento delle risorse necessarie a porre fine a tale insopportabile situazione di stallo retributivo.

  Marco MICCOLI (PD) fa notare che il provvedimento in esame colpisce ancora una volta una categoria di lavoratori già costretta da tempo a sopportare rilevanti sacrifici in nome della riduzione della spesa pubblica. Ritiene che l'esame del presente provvedimento costituisca un'occasione per avviare un serio dibattito su tali questioni, che conduca a delineare un percorso teso a far uscire i dipendenti pubblici da una situazione di grave difficoltà economica, salvaguardandone il diritto a godere di una remunerazione adeguata al caro-vita. Fa notare come, piuttosto che schierarsi contro o a favore di tale provvedimento, occorra confrontarsi sul merito delle problematiche poste, prospettando soluzioni concrete favorevoli, che, supportate da adeguate coperture finanziarie, facciano intravedere ai lavoratori del settore pubblico la fine del blocco stipendiale e la ripresa delle contrattazioni.

  Emanuele FIANO (PD) osserva come molte delle questioni sollevate dai colleghi destino preoccupazione. Desidera però soffermarsi in particolare sulla situazione del comparto sicurezza e difesa, dove l'impatto del provvedimento è, a suo avviso, più pesante che in altri comparti del pubblico impiego.
  Ricorda, infatti, come sui lavoratori di quel comparto incidano anche altri provvedimenti attualmente all'esame del Parlamento o varati nella precedente legislatura, come lo schema di regolamento in materia di sistema pensionistico, di cui all'atto del Governo n. 11, o il blocco del turn over. Il provvedimento all'esame delle Commissioni inoltre non tiene conto della specificità del comparto. Condivide poi il fatto che la sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 2012 relativa ai magistrati abbia potuto sollevare perplessità negli altri lavoratori del pubblico impiego. Sottolinea anche la disapplicazione delle norme di perequazione.
  È necessaria, quindi, la consapevolezza che nel comparto sicurezza e difesa esiste una situazione esplosiva, come emerso anche dalle audizioni svolte.
  Ritiene, infine, che prima del parere delle Commissioni sia decisivo l'atteggiamento del Governo. Le Commissioni devono, infatti, avanzare forti rilevi critici, ma senza la volontà di bloccare il provvedimento.

  Massimiliano FEDRIGA (LNA) intende chiedere al Governo – prima ancora di effettuare le necessarie valutazioni di merito – di fornire alle Commissioni riunite taluni importanti dati e informazioni, che giudica necessari al fine di una pronuncia consapevole del Parlamento sul provvedimento Pag. 19in esame. Fa riferimento, in particolare, alla necessità di acquisire dati comparativi tra lavoratori pubblici e privati che riguardino, non soltanto le linee di tendenza del potere di acquisto dei relativi trattamenti stipendiali (dati acquisiti ieri dalle audizioni dei competenti istituti), ma anche la retribuzione media espressa in valori assoluti, nonché la retribuzione media oraria, tenuto conto delle differenze di prestazione settimanale esistenti nei due settori (36 ore nel settore pubblico; 40 in quello privato). Chiede, altresì, che il Governo possa offrire un dato in grado di distinguere, nell'ambito dello stesso pubblico impiego, la retribuzione media oraria dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa e quella degli altri dipendenti pubblici. Ritiene, infatti, che una decisione ponderata sulla materia del blocco della contrattazione per i lavoratori pubblici non possa prescindere dall'acquisizione di tali fondamentali elementi oggettivi.

  Elena CENTEMERO (PdL), relatore per la I Commissione, premesso che il comparto scuola non è stato audito dalle Commissioni riunite, pur essendo anch'esso interessato dalla proroga dei blocchi retributivi prevista dallo schema in esame, sottolinea come anche per questo comparto debba essere salvaguardato come un valore essenziale quello della indipendenza e imparzialità, al pari che per il resto del pubblico impiego.

  Il sottosegretario Sesa AMICI interviene sulle questioni emerse nel dibattito, anche se in modo non esaustivo dato che la competenza in materia è del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Garantisce che riferirà al Ministro D'Alia su tutte le problematiche sollevate dai deputati intervenuti.
  Riguardo alla richiesta avanzata dall'onorevole Fedriga, assicura che il Governo provvederà a fornire i dati richiesti.
  In merito alle altre questioni emerse, ricorda come nella prima seduta di esame del provvedimento abbia avuto modo di sottolineare come il dibattito debba tenere conto che ci si trova di fronte a uno schema di regolamento e non a un progetto di riforma del pubblico impiego. Gli elementi di riflessione devono quindi focalizzarsi su questo aspetto.
  Riguardo alla sentenza della Corte costituzionale, sottolinea come l'intervento dell'onorevole Giorgis dimostri come le sentenze vadano lette e interpretate.
  Concorda con quanti hanno sottolineato la necessità che il ruolo del Governo non sia solo di mediazione, ma anche di impulso e che si debba intervenire nel settore con nuove risorse.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, desidera rilevare come le audizioni svolte abbiano contribuito a fornire alle Commissioni un ampio panorama critico.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.55.