CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 maggio 2013
17.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 47

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 8 maggio 2013. — Presidenza del presidente Daniele CAPEZZONE. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

  La seduta comincia alle 10.

DL 35/2013: Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
C. 676 Governo.

(Parere alla V Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e conclusione – Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Itzhak Yoram GUTGELD (PD), relatore, rileva come la Commissione sia chiamata ad esaminare, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, il disegno di legge C. 676, di conversione del decreto-legge n. 35 del 2013, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché norme in materia di versamento dei tributi degli enti locali.
  In merito ricorda che il provvedimento, inizialmente assegnato in sede referente alla Commissione speciale per l'esame di atti del Governo, a seguito della costituzione delle Commissioni permanenti, è stato nuovamente assegnato in sede primaria, nella giornata di ieri, alla Commissione Bilancio.
  Sottolinea quindi la grande rilevanza dell'intervento legislativo, il quale costituisce la più importante forma di stimolo all'economia che sia concretamente possibile fornire in questa fase, sbloccando, nell'arco di 12 mesi, il pagamento di circa 40 miliardi di euro dovuti dalle pubbliche Pag. 48amministrazioni. Anche in ragione della notevole portata del decreto-legge, esso risulta anche piuttosto complesso, e meritevole di adeguati approfondimenti e puntualizzazioni.
  Passando al contenuto del provvedimento, evidenzia come esso concorra, secondo quanto affermato dalla relazione illustrativa, al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica fissati con i documenti di programmazione finanziari e aggiornati con la Relazione al Parlamento 2013 predisposta dal Governo ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009, e sulla quale il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati si sono espressi con apposite risoluzioni approvate in data 2 aprile 2013. Per tali ragioni il decreto risulta qualificato come provvedimento collegato alla manovra finanziaria.
  Richiama, in proposito, che la predetta Relazione al Parlamento, nel riscontrare un andamento della congiuntura economica peggiore rispetto a quello stimato nella Nota di aggiornamento al DEF 2012, ha aggiornato il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, evidenziando la necessità di affiancare al consolidamento dei conti pubblici specifiche azioni di sostegno, capaci di fronteggiare l'accentuata debolezza della domanda interna, facendola ripartire già a decorrere dalla seconda metà dell'anno in corso. A tal fine la Relazione ha individuato nello sblocco dei pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i propri fornitori l'intervento – da realizzare con un provvedimento d'urgenza – attraverso il quale immettere in tempi brevi liquidità nel sistema economico ed in tal modo agevolare una ripresa della crescita del prodotto.
  In tale contesto il decreto-legge definisce un insieme di regole e procedure volte ad accelerare il recupero dei crediti nei confronti delle amministrazioni vantati da imprese, cooperative e professionisti, per un importo complessivo di 40 miliardi di euro, da erogare nell'arco dei prossimi dodici mesi accordando priorità ai crediti che le imprese non hanno ceduto pro soluto al sistema creditizio. Più nel dettaglio, le misure introdotte dal decreto prevedono:
   l'esclusione per il 2013 dal Patto di stabilità interno dei pagamenti di debiti di parte capitale per un importo di:
    5 miliardi di euro per quanto riguarda gli Enti locali;
    1,4 miliardi per quanto riguarda le Regioni;
    800 milioni per investimenti cofinanziati dai fondi strutturali europei;
   l'istituzione nel bilancio dello Stato di un unico Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili, con una dotazione di 10 miliardi di euro per il 2013 e di 16 miliardi per il 2014: il Fondo è distinto in tre Sezioni dedicate, tra le quali possono essere effettuate variazioni compensative, per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili di:
    Enti locali, per importi pari a 2 miliardi per ciascuno degli anni 2013 e 2014;
    Regioni e Province autonome, per importi pari a 3 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014 per i debiti diversi da quelli finanziari e sanitari;
    Enti del Servizio Sanitario Nazionale, per importi pari a 5 miliardi nel 2013 e 9 miliardi nel 2014;
   l'ampliamento del limite massimo al ricorso delle anticipazioni di tesoreria da parte degli enti locali sino alla data del 30 settembre 2013;
   l'incremento delle erogazioni per i rimborsi di imposta per il 2,5 miliardi nel 2013 e 4 miliardi nel 2014;
   il rifinanziamento di 500 milioni di un apposito fondo per il pagamento dei debiti delle amministrazioni centrali.

  Il decreto definisce, quindi, criteri e procedure da seguire per ottenere i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, Pag. 49tenendo conto delle diverse tipologie di credito delle imprese e della natura degli enti debitori.
  In particolare, l'articolo 1, comma 2, fissa al 30 aprile 2013 il termine entro il quale comuni e province sono tenuti a comunicare al Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) gli spazi finanziari di cui necessitano per sostenere i pagamenti di debiti di parte capitale certi, liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2012, ovvero dei debiti di parte capitale per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro il predetto termine.
  Tali pagamenti – che sono esclusi dai vincoli del patto di stabilità interno per un importo complessivo di 5 miliardi di euro – saranno autorizzati con decreto del MEF entro il 15 maggio 2013 e finanziati con le disponibilità liquide degli enti.
  Ai sensi dell'articolo 1, comma 5, nelle more dell'adozione del predetto decreto del MEF, i Comuni e le Province possono comunque iniziare da subito a pagare i propri debiti nel limite massimo del 13 per cento delle disponibilità liquide detenute presso la tesoreria statale al 31 marzo 2013 e, comunque, entro il 50 per cento degli spazi finanziari che intendono comunicare entro il 30 aprile 2013.
  Al riguardo rileva come, anche al fine di individuare meccanismi volti a premiare i comuni virtuosi, già nel corso del dibattito che si è svolto presso la predetta Commissione speciale, da più parti sia stata suggerita la possibilità di aumentare tale limite dal 13 al 25 per cento per i comuni virtuosi: in tale ambito si è in ogni caso rilevata l'opportunità di utilizzare lo strumento costituito dal decreto-legge in esame per consentire una maggiore manovrabilità del Patto di stabilità per i comuni virtuosi.
  Il medesimo articolo 1, al comma 6, dispone, inoltre, la sospensione per l'anno 2013 dell'applicazione del cosiddetto «Patto nazionale orizzontale», ossia del meccanismo di flessibilità nell'applicazione del patto di stabilità interno, introdotto in favore dei comuni a partire dall'anno 2012, che consente la rimodulazione orizzontale degli obiettivi finanziari tra i comuni a livello nazionale – fermo restando l'obiettivo complessivamente determinato per il comparto comunale dalle regole del patto – al fine di favore consentire lo smaltimento di residui passivi di parte capitale degli enti che sono sottoposti al patto di stabilità interno.
  Al fine di fornire liquidità agli enti locali e garantire un'accelerazione dei pagamenti ai fornitori, si prevede inoltre, al comma 7, che per l'anno 2013 non rilevino, ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del Patto di stabilità interno delle Regioni e delle Province autonome, i trasferimenti effettuati in favore degli enti locali soggetti al patto a valere sui residui passivi di parte corrente, purché a fronte di corrispondenti residui attivi degli enti locali. I conseguenti maggiori spazi finanziari nell'ambito del patto di stabilità interno delle Regioni e Province autonome dovranno essere utilizzati esclusivamente per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale. Tali spazi finanziari sono destinati prioritariamente a liquidare residui di parte capitale in favore degli enti locali.
  In base all'articolo 2, i comuni, le province, le regioni e gli enti del Servizio sanitario nazionale, se non hanno disponibilità liquide, possono ottenere finanziamenti a valere sulle disponibilità del «Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili», istituito dall'articolo 1, comma 10, del decreto-legge, pari nel complesso a 26 miliardi di euro nel 2013 e 2014. A tal fine, entro il prossimo 30 aprile, gli enti sono tenuti a richiedere al MEF le risorse necessarie per i pagamenti e dovranno ricevere, entro il successivo 15 maggio, le relative ripartizioni.
  Le amministrazioni che si avvarranno del finanziamento del MEF sono tenute a presentare un piano di ammortamento per la restituzione dell'anticipazione ricevuta entro un periodo di durata fino a un massimo di 30 anni e a un tasso di interesse determinato sulla base del rendimento di mercato dei Buoni poliennali del Tesoro (BTP) a 5 anni.Pag. 50
  Al fine di assicurare il completamento del processo di liquidazione dei debiti maturati alla data del 31 dicembre 2012 e non ancora estinti, gli articoli da 5 a 7 introducono disposizioni dirette ad assicurare l'integrale ricognizione e la certificazione delle somme dovute dalle amministrazioni per somministrazioni, forniture e appalti. In particolare, le amministrazioni sono tenute a produrre un elenco completo dei debiti da onorare e comunicare alle imprese creditrici, secondo l'articolo 6, comma 9, entro il 30 giugno 2013, il piano dei pagamenti.
  In base all'articolo 7 le amministrazioni pubbliche sono altresì tenute a registrarsi sulla piattaforma elettronica per il rilascio della certificazione dei debiti costituita presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Il mancato adempimento di tali prescrizioni da parte delle Amministrazioni debitrici rileva ai fini della valutazione della performance dei dirigenti e comporta responsabilità dirigenziale e disciplinare, nonché, nel caso di mancata registrazione sulla piattaforma elettronica, l'applicazione di una sanzione pecuniaria a carico dei dirigenti responsabili. Sulla base delle nuove procedure non sarà pertanto necessaria la richiesta di certificazione da parte delle imprese creditrici, ma sarà responsabilità diretta delle Amministrazioni identificare i soggetti creditori e gli importi da pagare.
  Ai sensi dell'articolo 7, comma 8, entro il prossimo 15 settembre, l'ABI dovrà predisporre l'elenco completo dei debiti nei confronti delle pubbliche amministrazioni che sono stati oggetto di cessione a banche e intermediari finanziari, distinguendo tra cessioni pro soluto e pro solvendo; sulla base di tale elenco, il comma 9 prevede che con la legge di stabilità per il 2014, previa intesa con le Autorità europee e su deliberazione delle Camere, si potrà programmare il pagamento, nel corso del 2014, di tali crediti ceduti mediante l'assegnazione di titoli di Stato.
  Per quanto concerne i criteri per la liquidazione dei debiti, l'articolo 6 stabilisce che le Amministrazioni sono tenute a dare una priorità nell'effettuazione dei pagamenti ai crediti non oggetto di cessione pro soluto; tra più crediti non oggetto di cessione pro soluto il pagamento deve essere imputato al credito più antico, come risultante dalla fattura o dalla richiesta equivalente di pagamento.
  Al riguardo, nel corso dell'esame presso la Commissione speciale è stata da più parti sollecitata la necessità di individuare un calendario certo di pagamenti di tutte le tipologie di crediti, anche di quelli oggetto di cessione pro soluto, con l'obiettivo di evitare il rischio per le imprese di vedersi ridurre la possibilità di cedere i propri crediti agli intermediari del credito, i quali nel corso delle audizioni hanno dichiarato la propria indisponibilità a sostenere ulteriori incertezze sui termini di pagamento.
  In tale contesto, al fine di garantire l'effettiva disponibilità delle risorse per le imprese creditrici e alla luce dell'esigenza di dare un impulso all'economia, l'articolo 6 stabilisce altresì che le somme destinate ai pagamenti dei debiti non possono essere oggetto di atti di sequestro o di pignoramento.
  L'articolo 2, commi 7 e 8, prevede, inoltre, una deroga al Patto di stabilità interno per le spese per cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti di ulteriori 800 milioni di euro per l'anno 2013.
  Per il reperimento delle risorse necessarie ad assicurare la liquidità per lo sblocco dei pagamenti, l'articolo 12 del decreto-legge autorizza l'emissione di titoli di Stato per un importo fino a 20 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014.
  Ai fini del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica il provvedimento reca, peraltro, una serie di misure precauzionali, volte a contenere la spesa entro il limite prefissato e a non superare, in conformità a quanto indicato nelle predette risoluzioni parlamentari, il livello massimo dell'indebitamento netto della PA. In proposito il medesimo articolo 12 prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze esegua un monitoraggio dell'attuazione delle misure introdotte dal decreto che, in caso di superamento dell'obiettivo Pag. 51programmatico d'indebitamento netto, consenta al Ministro dell'economia di adottare per tempo, previa apposita relazione da inviare al Parlamento o da allegare comunque alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, le necessarie misure per la rimodulazione delle spese autorizzate dal decreto legge, ovvero, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, può disporre la limitazione all'assunzione di impegni di spesa o all'emissione di titoli di pagamento a carico del bilancio dello Stato, con esclusione delle spese obbligatorie.
  Nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti con il Documento di economia e finanza ed eventualmente modificati dalla Nota di aggiornamento, previa intesa con le Autorità europee e su deliberazione delle Camere, il decreto-legge prevede quindi che la legge di stabilità per il 2014 possa autorizzare il pagamento, mediante assegnazione di titoli di Stato, dei debiti delle amministrazioni pubbliche in precedenza ceduti in favore di banche e intermediari finanziari.
  Per quanto riguarda gli aspetti di competenza della Commissione Finanze, segnala gli articoli 8, 9 e 10.
  L'articolo 8 esenta la cessione dei crediti maturati fino al 31 dicembre 2012 nei confronti delle pubbliche amministrazioni per somministrazioni, forniture ed appalti dall'imposta di registro e da quella di bollo, specificando peraltro che l'esenzione non riguarda l'IVA.
  Inoltre, come misura di semplificazione è prevista la possibilità di far autenticare gli stessi atti di cessione dei crediti da parte dell'ufficiale rogante dell'amministrazione debitrice, nel caso in cui tale figura sia presente. Con provvedimento ministeriale, da emanare entro il 31 luglio 2013, saranno stabilite le modalità attraverso le quali la piattaforma elettronica realizzata per le comunicazioni relative alla surrogazione dei mutui sia utilizzata anche per la stipulazione degli atti di cessione e per la loro notificazione.
  Un ulteriore elemento di semplificazione è rappresentato dalla possibilità di notificare i predetti atti di cessione, anche se posti in essere prima della data di entrata in vigore del decreto-legge , direttamente da parte del creditore mediante consegna dell'atto con raccomandata a mano ovvero con avviso di ricevimento.
  In relazione alla questione della certificazione dei crediti, evidenzia come nel corso del dibattito che si è svolto presso la Commissione speciale sia emersa la necessità di un più ampio intervento per garantire liquidità alle imprese, non solo da parte degli operatori del credito, ma anche attraverso gli enti prestatori di garanzia, con particolare riferimento a Cassa depositi e prestiti, al Fondo di garanzia per le PMI e ai confidi. A tal fine è stata prospettata la possibilità che la garanzia dello Stato sia estesa a tutti i crediti certificati attraverso il meccanismo individuato dal decreto-legge, affinché questi possano essere ceduti agli intermediari del credito e, in seconda istanza, da questi ultimi alla Cassa depositi e prestiti. Qualora i crediti fossero garantiti, essi peserebbero in modo limitato sui coefficienti patrimoniali ai sensi delle regole di Basilea 3 e potrebbero inoltre essere utilizzati dalle banche come collaterale per i finanziamenti presso la BCE.
  L'articolo 9 aggiunge al decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, in materia di riscossione delle imposte sul reddito, un nuovo articolo 28-quinquies concernente le compensazioni di crediti con somme dovute dai contribuenti in base agli istituti definitori della pretesa tributaria e deflativi del contenzioso tributario.
  In particolare, tale articolo dispone una compensazione tra i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati al 31 dicembre 2012 nei confronti dello Stato, degli enti pubblici nazionali, delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale relativi a somministrazione, forniture e appalti, con le somme dovute in diversi fasi del procedimento tributario.
  In particolare, si tratta dei casi di:
   accertamento con adesione ai sensi dell'articolo 8, del decreto legislativo n. 218 del 1997 in materia di accertamento Pag. 52con adesione e di conciliazione giudiziale;
   definizione ai sensi dell'articolo 5, comma 1-bis, dell'articolo 5-bis, e dell'articolo 11, comma 1-bis, del medesimo decreto legislativo n. 218 del 1997;
   acquiescenza ai sensi dell'articolo 15 del già citato decreto legislativo n. 218;
   definizione agevolata delle sanzioni ai sensi degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo n. 472 del 1997 in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie;
   conciliazione giudiziale ai sensi dell'articolo 48 del decreto legislativo n. 546 del 1992 sul processo tributario;
   mediazione ai sensi dell'articolo 17-bis del citato decreto legislativo n. 546.

  La compensazione potrà essere effettuata per mezzo del sistema previsto dall'articolo 17, del decreto legislativo n. 241 del 1997, vale a dire entro la data di presentazione della dichiarazione successiva, nel limite massimo di 516.457 euro ed esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall'Agenzia delle entrate.
  Al fine di poter effettuare la compensazione è necessario che il credito sia certificato. La compensazione è trasmessa immediatamente con flussi telematici dall'Agenzia delle entrate alla piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni, predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, con modalità idonee a garantire l'utilizzo univoco del credito certificato.
  Qualora la regione, l'ente locale o l'ente del Servizio sanitario nazionale non provveda al versamento sulla contabilità speciale numero 1778 «Fondi di bilancio» dell'importo certificato entro 60 giorni dal termine indicato nella certificazione, la «struttura di gestione» prevista dall'articolo 22, comma 3, del decreto legislativo n. 241 del 1997, trattiene l'importo certificato mediante riduzione delle somme dovute all'ente territoriale a qualsiasi titolo, a seguito della ripartizione delle somme riscosse ai sensi dell'articolo 17, del medesimo decreto legislativo n. 241.
  Qualora il recupero non sia possibile, la «struttura di gestione» ne dà comunicazione ai Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze e l'importo è recuperato mediante riduzione delle somme dovute dallo Stato all'ente territoriale a qualsiasi titolo, incluse le quote dei fondi di riequilibrio o perequativi e le quote di gettito relative alla compartecipazione a tributi erariali.
  Il comma 2 del nuovo articolo 28-quinquies rinvia ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze la fissazione dei termini e delle modalità di attuazione delle disposizioni precedentemente illustrate.
  Il comma 2 dell'articolo 9 eleva, con decorrenza dal 2014, a 700.000 euro il limite di 516.000 euro attualmente previsto dall'articolo 34, comma 1, della legge n. 388 del 2000, relativamente ai crediti di imposta e ai contributi compensabili da ciascun contribuente. Al riguardo, merita ricordare che l'articolo 10, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 78 del 2009, integrando l'articolo 34 in oggetto, ha già previsto la facoltà di disporre con decreto ministeriale – tenuto conto delle esigenze di bilancio – l'incremento fino a 700.000 euro del limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili da ciascun contribuente nell'anno a decorrere dal 2010. Pertanto il comma in esame pone tale limite a regime.
  Alla copertura finanziaria dell'onere determinato dall'aumento del limite di compensazione (onere quantificato in 1.250 milioni per il 2014, 380 milioni per il 2015 e 250 milioni per il 2016) si provvede ponendolo a valere sulle risorse esistenti nella contabilità speciale di tesoreria 1778 – fondi di bilancio dell'Agenzia delle entrate.
  Infine, l'ultimo periodo del medesimo comma 2 specifica che, ai fini della copertura dell'onere per il 2014, si provvede a valere sui maggiori rimborsi programmati Pag. 53di cui al precedente articolo 5, comma 7. Quest'ultima disposizione stabilisce che, con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate e del territorio saranno stabiliti i termini e le modalità attuative per la riprogrammazione delle restituzioni e dei rimborsi delle imposte al fine di determinare un incremento delle corrispondenti erogazioni per un importo complessivo non superiore a 2.500 milioni per il 2013 e a 4.000 milioni per il 2014.
  In sostanza, la dotazione effettiva delle risorse destinate ai rimborsi fiscali prevista dal decreto-legge in esame per il 2014 ammonta a 2.750 milioni (4.000 – 1.250) in quanto 1.250 milioni sono destinati dal presente comma 3 alla compensazione crediti/debiti.
  In relazione alla questione delle compensazioni tra crediti vantati nei confronti della PA e debiti tributari e contributivi, ricorda che già nel corso dell'esame presso la Commissione speciale e, ancor di più, in occasione delle audizioni, da più parti è stata sottolineata la necessità di intervenire sullo strumento delle compensazioni sotto un duplice profilo: da una parte, è stata prospettata la possibilità di estendere la compensazione a tutte le somme a qualunque titolo dovute per imposte e contributi a favore dello Stato, delle regioni, degli enti locali e degli enti previdenziali; inoltre, è stato richiesto l'aumento del limite di 700.000 euro per i crediti compensabili da ciascun contribuente nonché l'anticipo di tale possibilità già al 2013 (e non a decorrere dal 2014, come previsto dal decreto-legge).
  L'articolo 10 reca alcune norme in materia di tributi locali (TARES – tributo comunale sui rifiuti e sui servizi e IMU – imposta municipale propria).
  In particolare, i commi 2 e 3 sono volti a dettare una disciplina transitoria per il pagamento della TARES, istituita dall'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011, consentendo ai comuni, per il solo anno 2013, di modificare la scadenza (fissata al mese di luglio) e il numero delle rate di versamento del tributo; la relativa deliberazione deve essere adottata, anche nelle more della regolamentazione comunale del nuovo tributo, e pubblicata, anche sul sito web istituzionale, almeno trenta giorni prima della data di versamento; in tal modo, il versamento della prima rata può essere anticipato rispetto alla scadenza di luglio prevista dalla normativa vigente.
  I comuni sono inoltre autorizzati ad inviare ai contribuenti i modelli di pagamento precompilati già predisposti per le vigenti tasse o tariffe sui rifiuti (TARSU, TIA 1 e TIA 2), ovvero ad indicare le altre modalità di pagamento già in uso per gli stessi prelievi; tale possibilità non è invece prevista per l'ultima rata dovuta, a titolo di TARES, per l'anno 2013.
  È quindi consentito ai comuni di avvalersi per la riscossione del tributo dei soggetti affidatari del servizio di gestione dei rifiuti urbani. La maggiorazione standard pari a 0,30 euro per metro quadrato – per la quale i comuni, nel 2013, non possono esercitare la facoltà di aumento fino a 0,40 euro – viene riservata allo Stato ed è versata in unica soluzione unitamente all'ultima rata del tributo, tramite il sistema dei versamenti unitari con compensazione con il modello F24, nonché tramite bollettino di conto corrente postale.
  Conseguentemente, per l'anno 2013 non sono applicate le riduzioni delle somme assegnate ai comuni dal comma 13-bis del citato articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011 in relazione alle maggiori entrate derivanti dalla predetta maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro, atteso che tali entrate vengono ora per il medesimo anno riservate Stato.
  Il comma 3 dell'articolo 10, attraverso una modifica al comma 4 del predetto articolo 14 estende, in analogia a quanto già previsto per la TARSU (ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 8 del 1999), l'esclusione dalla tassazione alle aree scoperte pertinenziali o accessorie di tutti i locali tassabili; tale esenzione è ora prevista con riferimento alle sole aree di abitazioni civili.
  In sostanza quindi, a seguito della modifica sono tassabili per intero le superfici scoperte operative, mentre non sono tassabili le aree scoperte pertinenziali o accessorie Pag. 54di locali adibiti a civili abitazioni, le aree scoperte pertinenziali o accessorie di locali tassabili diversi dalle civili abitazioni, le aree comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva.
  Il comma 4 dell'articolo 10 reca norme in materia di imposta municipale propria (IMU).
  In particolare, la lettera a) del comma 4 – attraverso una modifica al comma 12-ter dell'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011 – stabilisce, a partire dall'anno 2013, un unico termine (30 giugno dell'anno successivo) per la presentazione della dichiarazione IMU, al fine di evitare un'eccessiva frammentazione dell'obbligo dichiarativo derivante dal termine mobile dei 90 giorni introdotto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 174 del 2012.
  La lettera b) interviene sulle delibere comunali in materia di IMU e sulle modalità di invio e di pubblicazione delle medesime, previste dal comma 13-bis del medesimo articolo 13.
  La nuova formulazione del comma 13-bis precisa, in primo luogo (primi tre periodi), l'obbligo per i comuni di indicare gli elementi risultanti dalle delibere, secondo le indicazioni stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze, Dipartimento delle finanze, sentita l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia (ANCI), che dovranno ugualmente essere inviati per via telematica.
  La norma precisa quindi che il versamento da parte dei contribuenti della prima rata dell'IMU è eseguito sulla base degli atti pubblicati alla data del 16 maggio di ciascun anno di imposta; a tal fine, il comune è tenuto ad effettuare l'invio delle deliberazioni entro il 9 maggio.
  In sostanza, rispetto alla disciplina vigente per il 2012, viene meno l'obbligo per il comune di deliberare in tema di IMU entro il 23 aprile (dovendo inviare la delibera entro tale data), riallineando la disciplina al termine massimo di approvazione del bilancio di previsione, fermo restando la facoltà dell'ente di deliberare prima qualora ritenga di avere conoscenza di sufficienti elementi contabili.
  Il nuovo comma 13-bis specifica inoltre che, in caso di mancata pubblicazione entro il predetto termine, i contribuenti effettuano il versamento della prima rata (16 giugno) pari al 50 per cento dell'imposta dovuta calcolata sulla base dell'aliquota e della detrazione dei dodici mesi dell'anno precedente.
  Il versamento della seconda rata è eseguito, a saldo dell'imposta dovuta per l'intero anno, con eventuale conguaglio sulla prima rata versata, in base agli atti pubblicati alla data del 16 novembre di ciascun anno di imposta; a tal fine il comune è tenuto a effettuare l'invio entro il 9 novembre. In caso di mancata pubblicazione entro il termine, si applicano gli atti pubblicati entro il 16 maggio dell'anno di riferimento oppure, in mancanza, quelli adottati per l'anno precedente.
  Avverte quindi di aver formulato, d'intesa con l'altro relatore Pagano, una proposta di parere (vedi allegato 1), la quale intende costituire un contributo utile per focalizzare il dibattito su taluni aspetti ritenuti prioritari. In primo luogo, la proposta di parere si sofferma sui temi relativi al Patto di stabilità interno, segnalando l'esigenza di estendere dal 13 al 25 per cento delle disponibilità liquide detenute presso la Tesoreria statale da comuni e province il limite entro il quale tali enti potranno iniziare a pagare i propri debiti.
  Inoltre, la proposta di parere interviene sulla certificazione dei crediti vantati nei confronti della PA, richiamando la necessità di definire un calendario certo dei pagamenti per tutte le tipologie di credito.
  Un ulteriore aspetto affrontato dalla proposta riguarda i meccanismi di finanziarizzazione dei crediti della PA, in quanto il ricorso a tale strumento dovrebbe consentire di evitare, previa verifica con i competenti organismi dell'Unione europea, impatti sull'indebitamento, il cui rapporto rispetto al PIL crescerà, per effetto delle misure contenute nel decreto-legge dal 2,4 al 2,9 per cento. A tale proposito ritiene che questo Pag. 55aspetto rivesta un rilievo centrale, in quanto tale misura consentirebbe di incrementare ulteriormente l'impatto positivo del provvedimento senza incidere sugli equilibri di finanza pubblica, i quali sono sottoposti agli stringenti vincoli del Patto di stabilità europeo.
  Con riferimento al tema delle compensazioni tra crediti nei confronti della PA e debiti tributari e contributivi, la proposta di parere chiede di innalzare ulteriormente il limite di compensabilità, attualmente fissato dal decreto in 700.000 euro, nonché di anticipare tale previsione già al 2013, venendo in tal modo incontro alle esigenze di liquidità delle imprese.
  Inoltre la proposta di parere sottolinea la necessità di monitorare attentamente l'attuazione e gli effetti reali delle previsioni contenute nel decreto-legge, coinvolgendo a tal fine tutti i soggetti interessati, al fine di scongiurare il rischio che le attese riposte in tale intervento legislativo possano risultare successivamente deluse.

  Alessandro PAGANO (PdL), relatore, nel condividere le considerazioni espresse dal relatore Gutgeld, nonché la proposta di parere formulata, evidenzia come il decreto-legge assuma rilevanza strategica per la politica economica, e come sia pertanto necessario evidenziarne tanto i punti di forza quanto gli elementi di criticità. In tale contesto appare prioritario che il Governo chiarisca in modo definitivo quale sia il complessivo ammontare dei crediti della PA, verificando se esso sia pari a 70 miliardi, come indicato dal Ministero dell'economia, a 90 miliardi, come indicato dalla Banca d'Italia, ovvero ancora a 120 miliardi, come calcolato da alcuni facendo riferimento a tutti i debiti delle amministrazioni centrali e locali, nonché a quelli del servizio sanitario nazionale.
  A tale riguardo, pur comprendendo alcune reticenze che ancora permangono su questo tema, sottolinea come sia necessario orientare con decisione l'azione del Governo e del Parlamento verso la crescita e lo sviluppo, rilevando come ogni resistenza in materia avrebbe il sapore di una posizione conservatrice, deleteria per i reali interessi del Paese. La proposta di parere formulata dai relatori è orientata, appunto, nella direzione di assicurare la massima efficacia all'intervento legislativo, segnalando a tal fine l'esigenza di allargare le maglie del Patto di stabilità, di definire un calendario preciso e trasparente dei pagamenti, nonché di assicurare un continuo e completo monitoraggio dello stato di attuazione delle norme contenute nel decreto-legge. Inoltre, la lettera c) delle osservazioni contenute nella proposta di parere affronta il tema dei riflessi che il pagamento dei debiti relativi alle spese in conto capitale può avere sul rapporto tra indebitamento e PIL, segnalando l'opportunità di ampliare gli strumenti utilizzabili per la cessione dei crediti vantati nei confronti della PA, ad esempio attraverso un maggiore coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti: tale misura rivestirebbe, infatti, un rilievo strategico, consentendo di rafforzare gli effetti positivi del decreto senza costringere il Paese a violare gli impegni presi in sede europea relativamente al Patto di stabilità.
  La lettera d) delle osservazioni affronta invece il tema dell'ampliamento della compensazione tra crediti e debiti tributari e contributivi. A tale proposito, pur comprendendo l'attenzione che talune forze politiche, in particolare il Gruppo Sinistra Ecologia Libertà, hanno dedicato ai riflessi che tale misura può avere sulla regolarità degli oneri contributivi a carico delle imprese, certificata dal DURC, ritiene che sia comunque indispensabile semplificare le procedure per la compensazione tra i crediti vantati nei confronti della PA e le somme al cui pagamento sono tenute le imprese a qualsiasi titolo, salvaguardando naturalmente il rispetto degli obblighi contributivi, ma evitando, nel contempo, di continuare a penalizzare le imprese produttive.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, intende innanzitutto ringraziare i relatori per il lavoro svolto, nonché i deputati Bernardo e Causi che, prima in seno alla Commissione speciale per l'esame degli Pag. 56atti del Governo e, quindi, nell'ambito della Commissione Bilancio, stanno seguendo, in qualità di relatori, il provvedimento in sede referente.
  Nell'auspicare che la Commissione Finanze possa raggiungere la massima convergenza sul parere che oggi sarà espresso sul decreto-legge, evidenzia, quindi, come tale intervento legislativo abbia suscitato grandissime attese nel mondo imprenditoriale, e come occorra compiere ogni sforzo per evitare che tali attese risultino deluse in sede di concreta attuazione delle misure contenute nel provvedimento. In tale prospettiva la proposta di parere formulata dai relatori mira opportunamente a superare taluni elementi di criticità e di insufficienza del provvedimento, in particolare per quanto riguarda i temi della compensazione tra crediti e debiti e della finanziarizzazione dei crediti vantati dalle imprese, nonché introducendo il principio fondamentale in base al quale occorre monitorare a regime i flussi e la tempistica dei pagamenti effettuati nei confronti delle imprese, onde escludere che in futuro possa accumularsi un'ulteriore massa debitoria.

  Lorenzo GUERINI (PD), sulla base della propria personale esperienza di sindaco di un comune «virtuoso», evidenzia come il provvedimento in esame appaia favorire quelli meno virtuosi, che adempiono con maggiore ritardo ai propri obblighi di pagamento, penalizzando, al contrario, proprio i comuni più virtuosi, che hanno già proceduto al versamento delle somme da loro dovute e che rischiano di veder peggiorare il proprio saldo ai fini del Patto di stabilità. Ritiene pertanto indispensabile apportare al decreto-legge alcuni correttivi in merito, nel senso indicato dall'ANCI con una proposta emendativa che destina parte dei 5 miliardi di euro previsti dal decreto-legge per coprire gli impegni presi nella prima parte dell'anno.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, condivide l'approccio seguito dal deputato Guerini, segnalando, peraltro, come la lettera a) delle osservazioni contenute nella proposta di parere affronti, sia pure in parte, la tematica dell'allargamento dei vincoli del Patto di stabilità per i comuni virtuosi.

  Enrico ZANETTI (SCpI) rileva come il provvedimento in esame sia molto importante, ma presenti alcuni aspetti farraginosi, segnalando in primo luogo il problema della mancata conoscenza dell'ammontare quantitativo e dell'esatta ripartizione tra le diverse pubbliche amministrazioni dei debiti.
  Ritiene inoltre necessario evidenziare in modo forte la necessità di cogliere l'occasione che l'esame del provvedimento offre per definire a regime un meccanismo di controllo dei debiti delle pubbliche amministrazioni, considerando fondamentale prevedere che la comunicazione in via telematica prevista dal decreto-legge, da effettuare entro il 30 aprile, assuma una cadenza annuale. Evidenzia infatti come un impianto conoscitivo di questo tipo, che è in uso per le banche attraverso il sistema interbancario, può essere certamente realizzato anche per le pubbliche amministrazioni e consentirà anche di procedere più puntualmente alle compensazioni.
  Per quanto attiene al profilo delle sanzioni già previste nel decreto-legge, ritiene che esse debbano essere mantenute in capo ai dirigenti pubblici eventualmente inadempienti, in analogia con quanto avviene per i contribuenti inadempienti ai propri obblighi di versamento.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, con riferimento alle considerazioni da ultimo espresse dal deputato Zanetti, ribadisce la necessità di assicurare un monitoraggio costante ed on line dei crediti vantati nei confronti della PA, garantendo un flusso analitico di dati ed eliminando ogni margine di discrezionalità, da parte degli enti o dei funzionari coinvolti, circa l'effettivo pagamento di tali crediti a tutte le imprese che ne abbiano diritto.

  Ernesto CARBONE (PD) fa presente che, alla luce delle previsioni del decreto-Pag. 57legge, i creditori delle pubbliche amministrazioni, per vedere finalmente soddisfatto i loro crediti, devono attendere il compimento di ben trentasette diversi atti procedurali previsti dal provvedimento. Auspica pertanto che la Commissione indichi al Governo la necessità di semplificare tale normativa, rendendo più agevole la soddisfazione dei crediti e che l'Esecutivo si impegni in tal senso.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD), riallacciandosi all'intervento del collega Guerini sui comuni virtuosi, ricorda che i comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti sono entrati nell'ambito di applicazione Patto di stabilità interno a partire dal 2013 a seguito delle modifiche a apportate alla normativa in materia, ritenendo pertanto auspicabile che il provvedimento in esame detti una disciplina transitoria specifica per tali enti locali, in quanto le previsioni attualmente contenute nel decreto-legge non tengono conto della loro situazione.

  Carla RUOCCO (M5S) sottolinea come il Movimento 5 Stelle ritenga prioritario snellire quanto più possibile il pagamento dei debiti della PA, sottolineando come la grande aspettativa sul provvedimento non debba essere delusa e come sia già grave dover adottare specifici interventi legislativi per assicurare l'adempimento di obblighi cui le amministrazioni sono già tenute in base ai principi generali del diritto. Auspica quindi che le risorse finanziarie previste dal decreto-legge siano incrementate il prima possibile, al fine di venire incontro alle pressanti esigenze di liquidità delle imprese, concordando inoltre con l'esigenza, espressa nella condizione contenuta nella proposta di parere, di garantire maggiore chiarezza nella tempistica relativa all'effettuazione dei pagamenti da parte degli enti debitori.
  Con riferimento al tema del Patto di stabilità interno, fa presente che il Movimento 5 Stelle ritiene importanti gli incentivi alla virtuosità degli stessi ed auspica un impegno comune per un loro monitoraggio generalizzato e preventivo, anziché occasionale ed emergenziale. Ricorda, tuttavia, che nel momento presente sono le imprese ad essere al centro della problematica in discussione e che occorre dare priorità alla tutela di queste ultime, a prescindere dal fatto che esse vantino crediti nei confronti di comuni virtuosi o meno.
  A proposito della TARES evidenzia come il proprio Gruppo ha presentato un emendamento volto a prevedere un meccanismo che agganci la tariffa alla quantità effettiva di rifiuti prodotti dal cittadino, evidenziando come anche simili misure posano migliorare la virtuosità gestionale dei comuni stessi. Per quanto riguarda le sanzioni, ritiene che esse debbano essere considerate una extrema ratio, mentre occorre creare un meccanismo che incentivi l'ente ad essere virtuoso a prescindere dai meccanismi sanzionatori.
  Chiede quindi se sia possibile conoscere il numero dei comuni che hanno fatto richiesta di anticipazioni di liquidità alla Cassa depositi e prestiti previste dal decreto.

  Girolamo PISANO (M5S) rileva come il decreto-legge non si occupi degli enti locali, quanto piuttosto della crisi finanziaria in cui versano le imprese italiane. A tale riguardo ricorda che il tessuto economico si trova in una gravissima crisi di liquidità, che ha portato alla perdita di preziosissimi posti di lavoro, e fa presente che la riduzione del gettito IRES registrato nel primo trimestre dell'anno evidenzi come tale situazione di estrema difficoltà stia cominciando a determinare effetti negativi anche sul versante delle entrate tributarie.
  Sottolinea come il proprio Gruppo abbia presentato una serie di emendamenti volti a migliorare il testo del decreto-legge, con particolare riferimento al meccanismo della compensazione e al tema delle certificazioni.
  Con particolare riferimento all'articolo 9, il quale estende l'operatività della compensazione fiscale alle obbligazioni d'imposta a carico di soggetti che si siano avvalsi di istituti definitori della pretesa Pag. 58tributaria e deflativi del contenzioso tributario, rileva come tale previsione risulti meramente attuativa di un principio generale già esistente nell'ordinamento, mentre l'unico aspetto innovativo della previsione è costituito dalla possibilità di richiedere la certificazione per i crediti vantati dai contribuenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, attraverso un procedimento che, peraltro, rischia di allungare ulteriormente i tempi e che presenta elementi di criticità, anche sotto il profilo della legittimità costituzionale. In tale contesto, ritiene che il predetto articolo 9 dovrebbe essere del tutto abrogato, oppure quantomeno modificato, in quanto i creditori interessati possono rinunciare alla certificazione ivi prevista ed avvalersi del meccanismo del silenzio-assenso previsto dall'articolo 117 del decreto legislativo n. 163 del 2006, recante il codice degli appalti. In proposito ricorda di aver trasmesso al Ministero dell'economia una circolare dell'INPS relativa alla procedura prevista nel predetto codice degli appalti per la risoluzione dei casi di pagamento in cui si evidenziano irregolarità contributiva, sottolineando come un richiamo a tale procedura all'interno del provvedimento in esame potrebbe risolvere le difficoltà finanziarie delle imprese irregolari e, contemporaneamente, consentire in proporzione di recuperare i crediti degli enti previdenziali.

  Sandra SAVINO (PdL) sottolinea l'esigenza di integrare la proposta di parere, tenendo conto della particolare condizione nella quale si trovano le regioni a statuto speciale. A tale proposito richiama, a titolo di esempio, la situazione della regione Friuli-Venezia Giulia, cui spettano competenze primarie in materia di finanza locale che non possono essere derogate dal decreto-legge. In particolare ricorda che la regione procede direttamente a definire le condizioni del Patto di stabilità con le autonomie locali ubicate nel territorio, svolgendo il ruolo di tramite tra tali enti locali e lo Stato.
  In questo contesto evidenzia come le predette regioni a statuto speciale siano escluse dall'applicazione della maggior parte delle norme in materia previste dal decreto-legge, segnalando inoltre, con specifico riferimento alla regione Friuli-Venezia Giulia, come gli enti locali ivi situati abbiano già provveduto al pagamento dei debiti in essere al 31 dicembre 2012, e come sia pertanto necessario prevedere in tal caso che l'ampliamento dei vincoli del Patto di stabilità riguardi i debiti insorti nel corso del 2013.
  Ulteriormente, considera necessario introdurre una norma specifica che attribuisca direttamente alle regioni a statuto speciale il compito di trasmettere allo Stato i flussi di dati relativi ai debiti in essere, in quanto ogni intermediazione in merito da parte di altri organismi pubblici contrasterebbe con le competenze attribuite alle medesime regioni.

  Marco CAUSI (PD) formula, a titolo personale ed a nome del proprio Gruppo, l'augurio di buon lavoro a tutti i componenti della Commissione ed al Sottosegretario Giorgetti.
  Prima di entrare nel merito del provvedimento in esame, rileva come generalmente gli interventi legislativi in materia economica aventi carattere di complessità siano normalmente assegnati, in sede primaria, alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze: tale prassi non è stata seguita in questo caso, principalmente per la situazione di eccezionalità che ha caratterizzato la prima fase dei lavori parlamentari di questa legislatura, nonché al fine di evitare ulteriori ritardi nell’iter di approvazione di un provvedimento che assume rilevanza cruciale, in particolare nell'attuale, difficilissimo, contesto economico. Ritiene, tuttavia, che in futuro occorrerà garantire il pieno coinvolgimento della Commissione Finanze nell'esame in sede referente di tutti quei provvedimenti che incidano in materia economica interessando gli ambiti di competenza propri della Commissione stessa, al fine di consentire a quest'ultima di fornire il proprio qualificato apporto.
  Passando alle questioni specifiche, evidenzia come il decreto-legge realizzi una Pag. 59manovra di politica economica di dimensioni rilevantissime, che non ha probabilmente eguali negli interventi legislativi adottati negli ultimi anni.
  In tale contesto evidenzia come tutti i problemi sollevati finora nel corso del dibattito siano oggetto di proposte emendative presentate nel corso dell'esame in sede referente, rilevando inoltre come il tema fondamentale che occorrerà a breve affrontare e risolvere riguardi l'eliminazione delle ambiguità tuttora esistenti nella contabilità pubblica, in particolare superando la natura ibrida che tale contabilità ancora assume, riavvicinando la competenza alla cassa. Sottolinea, infatti, come la sussistenza di criteri distinti per la contabilizzazione degli impegni di competenza e di quelli in termini di cassa sia una delle ragioni principali che hanno portato all'accumularsi di un'imponente massa di debiti delle pubbliche amministrazioni. Infatti, la possibilità, per queste ultime, di assumere impegni in termini di competenza, stipulando contratti di lavori, di forniture o di servizi senza disporre della liquidità di cassa necessaria per far fronte alle conseguenti obbligazioni giuridiche, ha incentivato pratiche distorte, con la conseguenza, doppiamente negativa, da un lato, di assumere impegni finanziari senza averne pienamente valutato la meritevolezza e la sostenibilità di bilancio, e, dall'altro, di violare i diritti maturati in capo alle imprese contraenti.

  Roger DE MENECH (PD) dopo aver formulato gli auguri di buon lavoro a tutti i componenti della Commissione, sottolinea come la priorità di questa fase politica ed economica debba essere quella di fornire liquidità alle imprese, le quali si trovano molto spesso in una gravissima situazione di difficoltà per aver fornito alle amministrazioni pubbliche beni e servizi senza vedersi ancora riconosciute le somme loro spettanti a tale titolo. In questa prospettiva il decreto-legge svolge certamente una funzione positiva, rappresentando, tuttavia, un intervento di carattere straordinario, cui bisogna affiancare anche misure di natura strutturale. In particolare, occorre intervenire sulla disciplina della contabilità degli enti locali, sulla disciplina del Patto di stabilità, nonché sulla tempistica dei pagamenti da parte dei soggetti pubblici, onde eliminare alla radice le ragioni che hanno condotto alla formazione di un ammontare tanto ingente di debiti delle pubbliche amministrazioni. In caso contrario c’è il rischio concreto che il gravissimo problema affrontato dall'intervento legislativo si riproponga in futuro e che si possano creare fenomeni di emulazione negativa tra gli enti locali, i quali, in base alla disciplina attuale, possono essere indotti ad assumere impegni di spesa senza preoccuparsi dell'effettivo adempimento di tali obbligazioni.
  Ritiene, inoltre, che nella proposta di parere formulata dai relatori si debba sottolineare adeguatamente la specifica situazione degli enti locali virtuosi ai fini del Patto di stabilità interna, i quali devono essere posti nelle condizioni di effettuare pagamenti anche nel 2013, anche nel caso in cui abbiano già proceduto al pagamento di tutti i debiti certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012.
  In una prospettiva più generale, considera altresì necessario procedere ad una revisione del debito, nonché della disciplina del Patto di stabilità, in particolare al fine di rendere più rigorosa la gestione delle spese in conto capitale, garantendo che le decisioni in materia siano rigorosamente orientate dal principio di avviare solo le iniziative di spesa realmente utili e per le quali siano concretamente disponibili sufficienti risorse finanziarie.

  Giovanni PAGLIA (SEL) dichiara che il gruppo Sinistra Ecologia Libertà è favorevole a un provvedimento che tuttavia appare tardivo, insufficiente e che intende rimediare ad errori ed inadempienze delle pubbliche amministrazioni.
  Concorda quindi con i rilievi del deputato Causi circa le ambiguità dell'attuale sistema di contabilità pubblica, ma sottolinea l'importanza di affrontare tale tema da un altro punto di vista, intervenendo primariamente sulla disciplina del Pag. 60Patto di stabilità. Ritiene, infatti, che non sia sufficiente il passaggio da una contabilità di competenza ad una contabilità di cassa, ma che occorra anche rivedere il Patto di stabilità a livello europeo, il quale comporta rigidità tali da impedire il pagamento di debiti che le amministrazioni pubbliche hanno dovuto sostenere per garantire il funzionamento dello Stato sociale.
  In merito alle questioni specifiche, si dichiara sostanzialmente favorevole al criterio di gerarchizzazione dei crediti, ai fini della priorità nei relativi pagamenti, contenuto nel provvedimento, ritenendolo ragionevole, anche se comprende i rilievi sollevati in merito dal Movimento 5 Stelle: in tale contesto sottolinea, infatti, come sia opportuno differenziare il trattamento dei comuni virtuosi, che hanno bene amministrato, rispetto ai comuni non virtuosi.
  Ricorda, inoltre, l'importanza di individuare al più presto soluzioni per favorire il pagamento anche dei crediti ceduti pro soluto, anche con il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, non certo per tutelare gli interessi delle banche cessionarie, ma per assicurare in tal modo liquidità alle imprese.
  Si dichiara altresì favorevole alla possibilità di aumentare le possibilità di spesa anche per i comuni che hanno già provveduto al pagamento dei debiti scaduti al 31 dicembre 2012.

  Francesco RIBAUDO (PD) chiede preliminarmente se sia possibile avere informazioni circa il numero dei comuni che hanno fatto la richiesta di anticipazioni di liquidità alla Cassa depositi e prestiti prevista dal decreto-legge, poiché tale dato potrebbe orientare le scelte in merito ad un eventuale ampliamento delle previsioni contenute nell'intervento legislativo.
  Ritiene inoltre fondamentale che sia rispettato il cronoprogramma previsto dal decreto-legge, in quanto le imprese hanno riposto notevoli speranze, che non devono andare deluse, nel rispetto dei termini di attuazione dell'intervento legislativo.
  Rileva altresì come il decreto-legge abbia natura transitoria, costituendo un primo passo di un processo molto più ampio, che deve portare, da un lato, ad assicurare il pieno rispetto dei termini, stabiliti dalla normativa europea, per il pagamento dei debiti pubblici e privati, e, dall'altro, ad eliminare lo stock di debiti della PA.
  Concorda quindi con l'esigenza, da più parti sottolineata, di ripensare l'attuale sistema di contabilità pubblica, superando la differenziazione tra competenza e cassa.

  Mario SBERNA (SCpI) esprime apprezzamento per il clima costruttivo e sereno che si respira all'interno della Commissione. Con riferimento alla proposta di parere formulata dai relatori e, in particolare, alle forme di monitoraggio volte a verificare lo stato di attuazione delle misure e il flusso effettivo dei pagamenti, chiede se non sia opportuno indicare con esattezza il soggetto che dovrebbe compiere tale monitoraggio.

  Giulio Cesare SOTTANELLI (SCpI) sottolinea l'esigenza di ribadire il principio di equità tra le imprese, secondo il quale tutte devono essere trattate in modo uguale davanti alla pubblica amministrazione e pertanto, pur dichiarandosi d'accordo con l'intenzione di premiare i comuni più virtuosi espressa nella lettera a) delle osservazioni contenute nella proposta di parere dei relatori, esprime alcuni dubbi, anche di ordine costituzionale, sull'eventuale inserimento di misure premiali che potrebbero creare una disparità di trattamento tra le imprese in ragione della loro collocazione geografica ovvero in base al fatto che esse risultino creditrici di comuni più o meno virtuosi.

  Il Sottosegretario Alberto GIORGETTI si unisce all'auspicio di buon lavoro a tutti i componenti della Commissione, sottolineando come il Governo intenda certamente avvalersi, nel corso dell'esame sul decreto-legge che proseguirà nei prossimi giorni, degli spunti di riflessione e dei suggerimenti emersi nel corso del dibattito, i quali costituiranno oggetto del parere della Commissione Finanze.Pag. 61
  In tale contesto sottolinea come il decreto-legge costituisca il primo passo di un percorso di sostegno dell'economia nazionale che, sia per quanto riguarda l'ammontare delle risorse finanziarie coinvolte, sia per quanto attiene al ricorso al finanziamento mediante nuove emissioni di titoli di Stato, non ha precedenti recenti. Ritiene, dunque, che le misure contenute nel provvedimento abbiano, per molti aspetti, caratteri di eccezionalità, a fronte della situazione economica complicata nella quale versa il Paese. Sottolinea, quindi, come, per l'Esecutivo, il limite entro il quale deve svolgersi il dibattito sul provvedimento sia rappresentato dal vincolo del limite massimo di indebitamento in rapporto al PIL, che lo stesso decreto-legge ha innalzato da 2,4 a 2,9 per cento e che non può essere ulteriormente superato. In tale presupposto, il Governo intende utilizzare appieno tutte le risorse disponibili nel modo più rapido ed equo possibile, mantenendo tuttavia ferma la consapevolezza che ogni ipotesi volta a incrementare oltre il 2,9 per cento il rapporto deficit-PIL non sarebbe percorribile.
  Peraltro, il decreto-legge si inserisce in un ambito più vasto di interventi a favore delle famiglie e delle imprese che saranno adottate nei prossimi giorni.
  Passando quindi ad alcune questioni specifiche emerse nel corso della discussione, assicura l'impegno del Governo ad informare compiutamente il Parlamento circa le anticipazioni di liquidità richieste dagli enti locali alla Cassa depositi e prestiti, nonché a rendere effettivamente operative quanto prima tutte le procedure previste dal decreto-legge, anche alla luce delle modifiche che saranno apportate nel corso dell'esame parlamentare.
  Pur concordando, inoltre, con l'esigenza di semplificare il più possibile le procedure previste dal decreto, al fine di consentire di attingere pienamente alle risorse stanziate, ritiene che le modifiche proposte dalla disciplina del Patto di stabilità interno esulino in molti casi dall'oggetto proprio del decreto stesso. In particolare, per quanto riguarda le problematiche dei pagamenti da parte degli enti locali in regola con il predetto Patto di stabilità e della compensazione tra crediti vantati nei confronti della PA e debiti tributari e contributivi, sottolinea come ogni eventuale intervento in merito dovrà essere ispirato a criteri di saggezza, ribadendo altresì l'esigenza di non oltrepassare il livello del rapporto tra deficit e PIL attualmente previsto nel 2,9 per cento, al fine di evitare effetti automatici sugli equilibri di finanza pubblica che rischierebbero di sfuggire di mano e che poi costringerebbero ad essere recuperati attraverso successivi interventi correttivi.
  Dichiara, quindi, disponibilità sulle tematiche relative al Documento unico di regolarità contributiva, mentre ritiene che debbano essere valutate con maggiore attenzione le problematiche attinenti alle regioni a statuto speciale sollevate dalla deputata Savino.
  Ritiene utile vivere questa fase come un passo intermedio, ricordando che ulteriori risorse dovranno essere rese disponibili in futuro e che occorrerà lavorare sulla qualità della spesa pubblica e sui meccanismi idonei ad avvicinare i criteri contabili della competenza a quelli per cassa, utilizzando fattivamente i prossimi mesi di lavoro.
  Esprime quindi una valutazione positiva sulla proposta di parere formulata dai relatori.

  Daniele CAPEZZONE, presidente, invita i relatori a riformulare la proposta di parere nel senso prospettato dalla deputata Savino, inserendo un'ulteriore osservazione volta a tener conto della specificità e delle competenze in materia di finanza locale attribuite alle regioni a statuto speciale.

  Alessandro PAGANO (PdL), relatore, ritiene che la discussione svolta abbia evidenziato ulteriori elementi che consigliano di apportare alcune modifiche alla proposta di parere formulata dai relatori.

  Itzhak Yoram GUTGELD (PD), relatore, alla luce dell'andamento del dibattito, riformula, Pag. 62d'intesa con il relatore Pagano, la proposta di parere (vedi allegato 2).

  La Commissione approva la proposta di parere, come riformulata dai relatori.

  La seduta termina alle 11.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.35 alle 12.

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