CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 aprile 2013
13.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione speciale per l'esame di atti del Governo
COMUNICATO
Pag. 3

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 24 aprile 2013. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 10.10.

Documento di economia e finanza 2013.
Doc. LVII, n. 1 e Allegati.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente come l'imminente probabile nomina del nuovo Governo, che potrebbe ricevere la fiducia delle Camere la prossima settimana, possa incidere sul procedimento di esame del DEF, in cui esame in Assemblea, attualmente previsto per lunedì 29 aprile, potrebbe slittare ad un momento successivo all'eventuale votazione sulla fiducia al nuovo Governo. Propone quindi, d'accordo con il Senatore Bubbico, presidente della Commissione speciale del Senato, di iniziare l'esame del DEF con le relazioni e la discussione sulle linee generali, per poi sospendere la fase deliberativa e rinviare il seguito dell'esame a lunedì 29 aprile, prima dell'inizio della seduta dell'Assemblea. Chiede quindi ai relatori, al Governo e ai rappresentanti del Gruppi di esprimersi sul punto.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO si rimette alle decisioni della Commissione.

  Giovanni LEGNINI (PD), relatore, dichiara di condividere la proposta del presidente Giorgetti, purché lunedì sia previsto lo spazio per un'adeguata discussione.

  Maurizio BERNARDO (PdL) concorda con la proposta del presidente Giorgetti.

  Sebastiano BARBANTI (M5S) chiede chiarimenti sui riflessi che la proposta organizzazione dei lavori della Commissione può produrre in ordine alla scadenza Pag. 4ultima, stabilita in sede europea, del 30 aprile.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, prende atto della volontà, ampiamente maggioritaria, della Commissione, di non concludere in data odierna l'esame del DEF, rinviando all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, convocato al termine della seduta della Commissione, per ogni ulteriore valutazione e decisione al riguardo.

  Pier Paolo BARETTA (PD), relatore, evidenzia preliminarmente come l'esame del DEF, documento di alto valore strategico, avviene in una situazione politico-istituzionale inedita, caratterizzata anche dalla successione tra vecchio e nuovo Governo. A tale proposito, ritiene che non sia condivisibile la proposta del Ministro Grilli, secondo il quale si dovrebbe procedere subito all'approvazione del DEF e poi procedere, in un secondo tempo, alla definizione di una nota di variazioni, poiché una simile decisione spetterebbe al nuovo Governo.
  Osserva come dal complesso di audizioni emerga una serie di critiche al documento in esame e come, dall'accoglimento dei rilievi critici più rilevanti, deriverebbe un quadro di finanza pubblica e di investimenti molto diverso da quello rappresentato nel DEF.
  L'analisi economica contenuta nel documento è oggettiva ed evidenzia un quadro di recessione globale, nell'ambito del quale la zona Euro mostra particolari difficoltà e, in tale contesto, l'Italia risulta in particolare sofferenza.
  Rileva come, a fronte della recessione, parte delle Banche centrali – negli Stati Uniti e in Giappone – abbiano allentato il rigore delle politiche monetarie. Ciò che evidenzia ancor più l'inadeguatezza della politica monetaria europea e dei relativi vincoli. Segnala altresì come in Italia si intreccino una crisi economica, caratterizzata da un calo di produttività e di domanda anche interna, con il permanere di difficoltà finanziarie. Sottolinea inoltre la contraddizione tra un debito pubblico molto rilevante e la presenza di un avanzo strutturale, nonché la necessità dell'apertura di un negoziato con l'Europa per potere realizzare delle politiche espansive. Osserva quindi come il Governo abbia trasmesso un documento correttivo del DEF, che dovrà essere esaminato con molta attenzione.
  Ritiene infine che esista oggi in Italia un problema di fiducia generale che, una volta risolto, potrebbe mettere in moto una svolta economica. La fiducia in economia, però, non è qualcosa di astratto, ma risente di spinte e di messaggi. In tal senso, la formazione del nuovo Governo dovrà necessariamente avvenire nella direzione di una rinnovata fiducia e, pertanto, la proposta di differire di una settimana la conclusione dell'iter del DEF in Commissione speciale potrebbe essere utile anche in tale prospettiva.
  Rileva che la presentazione del Documento di economia e finanza (DEF) 2013 viene a cadere quest'anno in un momento particolare della vita politico istituzionale del paese, essendo in corso di svolgimento le procedure per la formazione di un nuovo Esecutivo. Ciò ha indotto il Governo dimissionario a rilevare l'impossibilità di formulare nel Documento orientamenti per il futuro che presuppongano scelte d'indirizzo politico-legislativo o l'avvio di nuove politiche di vasto respiro che non siano già state condivise dal Parlamento. Ed è per tali ragioni che il DEF, e in particolare il PNR riportato nella terza sezione del documento, non contiene quest'anno un'agenda di priorità per il futuro, limitandosi invece a riportare un'analisi dettagliata delle riforme adottate e dei relativi primi risultati, nonché a indicare, per sommi capi, le aree di politiche pubbliche dove appare maggiormente necessario intervenire per il futuro.
  Nel merito evidenzia, con riferimento al quadro macroeconomico, come il DEF rappresenti la fotografia di un Paese in forte affanno, che riflette la più generale debolezza della congiuntura economica internazionale e, in particolare, la debolezza Pag. 5ciclica che continua a persistere nell'area dell'euro in modo più marcato rispetto alle altre economie avanzate.
  Secondo le indicazioni contenute nel DEF, segnala che le stime di crescita dell'economia globale si attesterebbero, per l'anno in corso, al 3,2 per cento e quelle del commercio mondiale al 3,6 per cento. In questo scenario, nell'Area dell'euro è attesa per il 2013 una contrazione del prodotto dello 0,3 per cento e un aumento del tasso di disoccupazione al 12,2 per cento. Negli Stati Uniti è invece prevista una crescita dell'1,9 per cento, mentre la disoccupazione dovrebbe ridursi al 7,6 per cento; il Giappone dovrebbe crescere dell'1,0 per cento e la Cina a tassi prossimi all'8 per cento. I paesi emergenti continuerebbero a reagire meglio all'attuale congiuntura, con tassi di crescita più intensi rispetto alle economie avanzate che forniscono un rilevante contributo all'andamento dell'economia globale. Più robusti segnali di stabilizzazione del contesto internazionale comincerebbero a manifestarsi nel 2014, con una previsione della crescita del PIL mondiale stimata nel DEF al 3,9 per cento.
  Rileva, in particolare, che nell'area dell'euro gli elementi d'incertezza sono connessi a una possibile recrudescenza delle tensioni sui mercati finanziari, che ancora permangono, come dimostra la recente crisi bancaria di Cipro. Con riferimento a tale ultimo aspetto, segnala che le banche centrali delle maggiori economie avanzate – in particolare Stati Uniti e Giappone – hanno reso ancora più accomodanti le rispettive politiche monetarie, mentre in Europa la politica monetaria è apparsa meno espansiva; pur mantenendosi un'ampia liquidità in eccesso, sono diminuiti i finanziamenti complessivi forniti dall'Eurosistema alle banche operanti nell'area, in ragione della restituzione anticipata di una parte dei fondi ottenuti nelle due operazioni di rifinanziamento con durata triennale (LTRO) condotte a dicembre del 2011 e a febbraio del 2012. Nel complesso evidenzia come nel 2012 sia proseguito il trend di apprezzamento dell'euro avviatosi nel 2012 in termini effettivi nominali e come la rivalutazione nominale dell'euro abbia eroso il guadagno di competitività accumulato dall'Italia a partire dal 2010.
  Per quanto riguarda l'Italia, segnala che la recessione, manifestatasi nuovamente nella seconda metà del 2011 – dopo i precedenti timidi segnali di ripresa – si è protratta per tutto il 2012, acuendosi nella parte finale dell'anno. Nel complesso, il PIL ha registrato nel 2012 una contrazione del 2,4 per cento, a fronte della crescita dello 0,4 per cento del 2011, dato, quest'ultimo, in netto rallentamento rispetto alla crescita dell'1,7 per cento manifestatasi nel 2010.
  Rileva che la contrazione delle attività economiche registrata nel 2012 – che è risultata in linea con le previsioni formulate nella Nota di aggiornamento del DEF presentata a settembre 2012 – ha quasi annullato la risalita verificatasi nei due anni precedenti, facendo scendere il prodotto, in volume, leggermente al di sotto del livello registrato nel 2009. Sul risultato complessivo ha inciso, in maniera rilevante, il debole andamento della domanda interna, il cui contributo negativo alla variazione del PIL è stato particolarmente ampio, pari a –4,8 punti percentuali.
  Fa presente che il DEF evidenzia inoltre come, mentre il precedente episodio di caduta del PIL, culminato nel 2010, era stato caratterizzato da un vistoso calo delle esportazioni, nel corso del 2012 il principale impulso recessivo è venuto dalle ripercussioni negative sull'economia dovute alla crisi finanziaria. L'apertura di un differenziale molto elevato tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi e le tensioni sul mercato interbancario europeo si sono, infatti, trasmesse sul finanziamento al settore privato sia in termini di tassi di interesse più elevati, sia in termini di contrazione del credito totale all'economia. Al contempo, l'ampio sforzo di consolidamento fiscale resosi necessario per stabilizzare le aspettative dei mercati e per ottemperare agli impegni interni e internazionali di anticipo del pareggio strutturale di bilancio al 2013, ha fornito ulteriore impulso negativo all'economia, cui si è aggiunta una drastica caduta di fiducia Pag. 6di famiglie e imprese che ha contribuito alla congiuntura sfavorevole. Da tali fattori è discesa una nuova rilevante flessione del PIL generata dalla contrazione di tutte le componenti della domanda interna.
  Per quanto concerne le prospettive dell'economia italiana, sottolinea come esse siano fortemente influenzate dagli sviluppi della crisi in Europa e, al contempo, dall'evoluzione dello scenario economico globale.
  A tale ultimo riguardo, ricorda che il DEF ipotizza una progressiva ripresa della domanda internazionale già a partire dal 2013, dopo il rallentamento della seconda metà del 2012, che dovrebbe riflettersi positivamente sulla crescita delle esportazioni italiane. In linea con quanto già indicato nella Relazione al Parlamento 2013, presentata nel marzo scorso, il DEF conferma la revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell'economia italiana, stimando per il 2013 una contrazione del PIL pari all'1,3 per cento, rispetto al –0,2 per cento indicato nella Nota di aggiornamento del DEF del settembre scorso.
  Segnala che per l'anno 2014, il DEF, confermando quanto previsto nella Relazione di marzo, si stima una più decisa ripresa delle attività economiche, con un livello di crescita del PIL che dovrebbe attestarsi all'1,3 per cento. Tale previsione, come quella per l'anno in corso, sconta gli effetti positivi sulla domanda interna derivanti dal decreto-legge n. 35 del 2013 in tema di accelerazione del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni. Ricorda che, sul punto, il DEF precisa che in mancanza delle misure adottate con il citato decreto-legge la crescita del PIL nel 2014 sarebbe stata all'incirca dello 0,6 per cento. Gli effetti positivi delle misure di accelerazione dei pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione influenzeranno l'andamento del prodotto anche negli anni successivi. In particolare, il PIL è previsto crescere dell'1,5 per cento nel 2015, dell'1,3 per cento nel 2016 e dell'1,4 per cento nel 2017. Rileva, quindi, che nel complesso tutti i principali indicatori macroeconomici manifestano nell'anno 2013 un valore negativo rispetto al 2012, salvo l'andamento positivo indicato per le esportazioni (+2,2 per cento).
  Ritiene che una attenzione particolare debba essere rivolta al mercato del lavoro, per il quale il DEF stima per l'anno 2013 una contrazione dell'occupazione, in termini di ULA, dello 0,3 per cento rispetto al 2012, anno in cui l'occupazione si è ridotta dell'1,1 per cento. Una ripresa occupazionale è attesa realizzarsi soltanto a partire dal 2014, anno in cui l'occupazione segnerebbe un valore positivo (+0,6 per cento), fino a giungere allo 0,8 per cento nel 2017. Il tasso di disoccupazione si manterrebbe al di sopra del livello registrato nel 2012 (10,7 per cento) per tutto il periodo di previsione, attestandosi all'11,6 per cento nel 2013 e all'11,8 per cento nel 2014. Il DEF ipotizza che soltanto alla fine del periodo di previsione il tasso possa tornare, scontando comunque un progressivo aumento del tasso di partecipazione, al di sotto della soglia dell'11 per cento, atteso che con la ripresa dell'economia gli aumenti dell'occupazione saranno probabilmente meno che proporzionali rispetto alle variazioni del PIL.
  Sottolinea che il DEF riporta, inoltre, l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche (PA) a legislazione vigente, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2012. Il documento evidenzia che nel 2012, nonostante un lieve peggioramento rispetto alle previsioni, il disavanzo pubblico è rimasto entro la soglia di riferimento del 3 per cento del PIL prevista dal Trattato di Maastricht, in linea con le raccomandazioni in sede europea: ciò dovrebbe, pertanto, consentire la chiusura della procedura per disavanzi eccessivi avviata nel 2009.
  Evidenzia che la Tavola I.1 riportata nella Sezione I del DEF stima i tendenziali distinguendo, appunto, quelli ottenuti in base alla normativa vigente e quelli ottenuti ipotizzando la prosecuzione del regime IMU oltre il 2014. Il venir meno delle entrate IMU determinerebbe un indebitamento netto più elevato di circa 0,8 punti Pag. 7di PIL, e pari a 2,5 per cento nel 2015, a 2,1 per cento nel 2016 e a 1,8 per cento nel 2017.
  Segnala che gli andamenti tendenziali esposti nel DEF evidenziano un incremento delle entrate totali nel 2013 rispetto al PIL di 0,5 punti percentuali rispetto all'esercizio precedente, per effetto principalmente delle misure previste dal decreto-legge n. 201/2011 e dalla legge di stabilità 2013, seguendo tuttavia nel prosieguo un percorso lievemente discendente, fino al 47,7 per cento nel 2017, con una correlata diminuzione del livello della pressione fiscale complessiva. La pressione fiscale passerebbe, infatti, dal 44 per cento del 2012 al 43,8 per cento del 2017; tale variazione risulterebbe peraltro imputabile in via prevalente alle componente tributaria.
  Per quanto concerne le spese, il DEF evidenzia nel 2013, una sostanziale stabilità dell'andamento della spesa corrente primaria. Nell'insieme si evidenzia una dinamica contenuta della spesa corrente al netto degli interessi nell'intero periodo 2013-2017, che passa dal 42,7 per cento del Pil nel 2013 al 40,2 al termine del periodo, con una diminuzione di 2,5 punti percentuali: l'incidenza sul PIL passa, infatti, dal 42,7 per cento del 2013 al 40,2 per cento nel 2017. A ciò contribuiscono tutte le principali componenti di spesa, con la precisazione che le prestazioni sociali mantengono un andamento ancora crescente per i primi due anni, iniziando a diminuire solo dal 2015; le altre componenti decrescono invece fin dall'inizio del periodo.
  Per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente, sottolinea la continuazione del trend decrescente osservato negli anni precedenti, prevedendosi una riduzione in valore assoluto della spesa nel 2013 e nel 2014 in conseguenza del blocco della contrattazione collettiva, della limitazione del turn over e del blocco delle progressioni di carriera. Nel 2015, la cessazione di alcune di queste misure e la considerazione della vacanza contrattuale comportano una variazione positiva dell'1 per cento della spesa, che si stabilizza negli anni 2016 e 2017.
  Per quanto concerne il quadro programmatico, sottolinea un valore del saldo di bilancio progressivamente decrescente – dal –2,9 per cento del primo anno al –0,4 per cento del 2017 – parametrato su un obiettivo che in termini di indebitamento netto strutturale assicuri il conseguimento del pareggio di bilancio per tutto il periodo di previsione.
  Per il 2013 e il 2014 ricorda che gli obiettivi programmatici – fissati a –2,9 per cento nel 2013 e –1,8 per cento nel 2014 – coincidono con quelli tendenziali, in ragione dell'operare degli effetti correttivi per tale periodo derivanti dalle misure di risanamento finanziario sinora varate.
  Per gli anni dal 2015 al 2017 evidenzia che gli obiettivi programmatici – fissati all'1,5 per cento nel 2015, allo 0,9 per cento nel 2016 e a –0,4 per cento nel 2017 – presuppongono interventi correttivi, la cui entità dipenderà dallo scenario previsionale adottato, vale a dire dalla conferma o meno del vigente regime sperimentale IMU. Nel primo caso, infatti, il mantenimento del pareggio del saldo strutturale dovrebbe comportare un intervento correttivo cumulato pari, nel triennio 2015-2017, allo 0,6 per cento del PIL, mentre, nella seconda ipotesi, la correzione salirebbe all'1,4 per cento del PIL. Le rettifiche al Documento in esame presentate ieri dal Governo sembrano tuttavia far venir meno tale «doppio scenario», presupponendo una prosecuzione a regime dell'attuale disciplina di tassazione degli immobili.
  Ricorda inoltre che l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, al lordo della quota di pertinenza dell'Italia dei prestiti EFSF alla Grecia, è prevista nel 2013 ancora in crescita di oltre 3 punti percentuali di PIL rispetto al 2012, arrivando al 130,4 per cento, un dato di circa 4,3 punti percentuali di PIL superiore alla stima programmatica contenuta nella Nota di Aggiornamento del 2012. Le ragioni di tale incremento sono indicate nell'effetto di trascinamento dei risultati negativi del Pag. 82012 – per 0,7 punti di PIL – dal negativo andamento del PIL nell'anno e, principalmente, dalla revisione al rialzo del fabbisogno del settore pubblico, anche per effetto del provvedimento di sblocco dei pagamenti dei debiti commerciali delle Pubbliche Amministrazioni verso i propri fornitori previsto dal decreto-legge n. 35 del 2013.
  Rileva inoltre che nel 2014 si assiste ad una riduzione del livello del rapporto debito pubblico/PIL al 129 per cento e che tale rapporto dal 2015 in poi espone un percorso di riduzione piuttosto sostenuto, per circa 4 punti percentuali di PIL all'anno, dovuto, secondo il DEF, al venir meno degli effetti finanziari del decreto-legge n. 35 del 2013, ad una dinamica del fabbisogno particolarmente virtuosa dal 2016 in poi ed al mantenimento dell'ipotesi di entrate da dismissioni immobiliari costanti, per importi pari circa a un punto percentuale di PIL all'anno per tutto il periodo 2013-2017.
  Pur in considerazione di quanto riportato nel Documento circa le causali che dovrebbero portare ad un percorso di riduzione decisamente sostenuto del rapporto debito/PIL in esame, sottolinea come la tempistica e la consistenza della diminuzione ipotizzata renderebbe opportuno, da parte del Governo, l'esposizione di elementi di maggior dettaglio. Ciò con riguardo, tra l'altro, all'ipotesi di entrate da dismissioni immobiliari, che sono ritenute costanti, per tutto il periodo di previsione, su un valore che viene indicato pari a circa 1 punto di PIL all'anno, e, per tale via, incidono per ben 5 punti percentuali sull'ipotizzata riduzione del rapporto debito/PIL.

  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, nel ringraziare il relatore Baretta per aver inquadrato in modo puntuale e assolutamente condivisibile le dinamiche che devono essere affrontate, esprime condivisione sulla particolare importanza e rilevanza, nella fase congiunturale attuale, di un documento che delinea non solo un percorso programmatico per il Parlamento, ma anche vere e proprie linee guida da consegnare al Governo che dovrà intervenire in materia di politica economica e di finanza pubblica.
  A tale proposito rivolge un apprezzamento non formale al sottosegretario Polillo per la dedizione manifestata sull'argomento, che è andata ben al di là del doveroso supporto alla normale attività legislativa.
  Ritiene poi che dalle audizioni svolte siano emersi per la prima volta alcuni spunti interessanti, da sottoporre doverosamente all'attenzione del nuovo Esecutivo. In particolare, si riferisce a quelli esposti nel corso dell'audizione del professor Marzano e del CNEL, relativamente al rapporto tra la domanda interna e la globalizzazione e alle dinamiche funzionali al percorso di ripresa che il nuovo Governo vorrà attivare, affinché non si limitino ad essere congiunturali, ma strategiche. Non basta infatti che il decreto-legge in esame metta a disposizione un consistente pacchetto di risorse, ma è necessario che esse siano spese bene e presto.
  Concorda pertanto sulla opportunità di differire il seguito dell'esame del DEF di alcuni giorni al fine di effettuare una ulteriore riflessione, che auspica possa essere il più condivisa possibile, anche per riuscire a determinare nell'immediato o a medio termine effetti virtuosi. Tra l'altro, questo tempo consentirà anche di verificare e correggere talune parti del documento, di forma e sostanziali, oltre che rispondere alla domanda di come affrontare il tema dell'IMU. Il tema dell'IMU, su cui anche il ministro Grilli si è recentemente soffermato, infatti, è al centro delle domande poste in sede europea relativamente alla sua presenza o meno nel DEF, e ha finora impedito l'avvio di una procedura per deficit eccessivo, pur contenendo elementi di tenuta discutibili. Su tale argomento il nuovo Governo dovrà dare necessariamente una indicazione, e ciò rende ancora più necessaria la richiesta di una ulteriore riflessione, compatibilmente con gli impegni di carattere europeo.Pag. 9
  Si sofferma inoltre su altre parti del DEF che necessitano di modifiche, relativamente al controllo della spesa, alla spending revue, ed anche ad aspetti legati allo sviluppo, alla crescita, all'occupazione, e ad altri temi, per i quali tale lasso di tempo potrebbe rivelarsi particolarmente utile. Per il resto, il ministro Grilli, nella premessa de documento, fa presente che esso rappresenta una fotografia dell'attività del dimissionario Governo, di cui alcuni cardini resteranno, relativamente ai temi della riduzione del debito, dell'efficienza e della riduzione della spesa, pur nel rispetto dell'attività del successivo, prossimo, Governo. E sarà proprio sul fronte della ricerca di nuove risorse e sulla qualità della spesa che il nuovo Governo dovrà rispondere all'esigenza di non strangolare la ripresa, l'occupazione e la crescita, in un modo più efficace di quello dei tagli lineari alla spesa, che non è riuscito in realtà a comprimere veramente la spesa improduttiva.
  Ritiene infine che sarà importante utilizzare gli spazi esistenti anche con riferimento al controllo del debito, della lotta all'evasione fiscale, alle dotazioni infrastrutturali e alle politiche del mondo del lavoro, al fine di poter predisporre una risoluzione in Assemblea che sia efficace e che tenga conto dei numerosi contributi raccolti in audizione.
  Ricorda altresì che la presentazione del PNR 2013 viene a cadere, come afferma la premessa al DEF, in un momento particolare della vita politica e istituzionale del Paese, che ha indotto il Governo dimissionario a rilevare l'impossibilità di formulare orientamenti per il futuro che presuppongano scelte d'indirizzo politico-legislativo o l'avvio di nuove politiche di vasto respiro che non siano già state condivise dal Parlamento. Per tali ragioni, il PNR 2013 non contiene quest'anno un'agenda di priorità per il futuro, limitandosi invece a riportare un'analisi dettagliata delle riforme adottate e dei relativi primi risultati, nonché a indicare le aree di policy dove è maggiormente necessario intervenire per il futuro. Spetterà al nuovo Governo, dunque, la facoltà d'integrare il quadro prospettato, presentando un'agenda di riforme, con le relative compatibilità finanziarie, volta a proseguire il percorso di avvicinamento agli obiettivi della Strategia Europa 2020.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, concorda sulla effettiva incidenza dell'IMU, qualora si qualificasse come misura strutturale o meno, sul quadro generale di finanza pubblica e quindi sulla necessità di concludere l'esame del DEF solo una volta che il nuovo Governo potrà esprimersi sul punto.

  Giampaolo GALLI (PD), pur condividendo le considerazioni del presidente, ritiene si possa iniziare la discussione nel merito di alcune questioni di fondo riguardanti il DEF e le prospettive dell'economia e della finanza pubblica. Ritiene preliminarmente che il DEF compia una scelta coerente con i dati economici e i vincoli europei, prefigurando la discesa del rapporto tra il deficit e il PIL fino al 120 per cento nel 2016, seppure in audizione non siano mancate le voci favorevoli ad un maggiore disavanzo negli anni 2013 e 2014, al fine di sostenere la domanda. Ciò però richiederebbe un impegno credibile di rientro negli anni successivi e, soprattutto un Governo forte e credibile con un lungo orizzonte temporale che possa prendere un impegno con l'Europa, con i mercati e con i risparmiatori per un arco di tempo non piccolo e con una credibilità internazionale che, in realtà, appare scossa da vicende italiane susseguitesi negli anni fino a non molto tempo fa.
  Ritiene poi che si debba operare una distinzione tra il tema dell'austerità di bilancio e di politica monetaria dal dibattito relativo alla disciplina della finanza pubblica italiana. In Italia, infatti, sarebbe necessaria una politica monetaria e di bilancio meno restrittiva o più espansiva, seppure tale valutazione non sia condivisa in altri paesi europei.
  Si sofferma inoltre, in particolare, su tre temi che ritiene significativi.
  Rileva in particolare come negli anni 2012 e 2013 l'austerità sia stata eccessiva, Pag. 10con costi sociali molto alti, a causa di scelte percepite come necessarie dalla classe dirigente italiana, ma che si sono rivelate foriere di enormi sacrifici. In relazione a tali scelte non appare opportuno però a questo punto opportuno fare marcia indietro, per non incorrere in un severo giudizio da parte dell'opinione pubblica che le dovute sostenere.
  Rileva come il secondo elemento di riflessione sia costituito dalle misure di riduzione del deficit, giudicate dalla pubblica opinione troppo restrittive e, dall'Europa appena sufficienti ad evitare l'apertura della procedura di infrazione e tali da non rendere sufficientemente credibile lo sforzo dell'Italia di riduzione del debito.
  Evidenzia che il terzo elemento di riflessione è costituito dal livello dello spread, il cui differenziale di 300 con il bund tedesco non rappresenta, proiettato nel tempo, un livello compatibile con un agevole accesso delle imprese italiane al credito e con un effettivo rilancio delle attività economiche nazionali. Nel medio termine infatti tale differenziale si sostanzia con spese per interessi più elevate pari al 3 per cento del PIL. Pertanto, la riduzione dello spread è un antidoto forte contro la recessione perché può rimettere in moto il credito e può portare effettivamente ad una prospettiva concreta di riduzione delle tasse. Il tema dovrebbe trovare necessariamente spazio nella risoluzione da presentare per l'Assemblea.

  Mario MARAZZITI (SCpI) nel condividere integralmente i contenuti dell'intervento del collega Giampaolo Galli, non può esimersi dal riconoscere che alcuni elementi di prospettiva contenuti nel DEF non possono non intrecciarsi con l'azione del nuovo Governo, che sarà necessariamente improntata al rilancio e alla crescita, pur negli spazi angusti come quelli prospettati nel DEF.
  Tra i temi in agenda, seppure un discorso di lungo periodo sia faticoso da affrontare, vi saranno quelli del piano energetico e dell'agroalimentare, e sicuramente anche quello della tutela del territorio, elemento capace di produrre nel tempo forti riduzioni di spesa, a fronte di un maggiore impegno nel breve. In conclusione, ritiene che sia giunto il momento che l'Europa rifletta sulla opportunità di eliminare certe limitazioni e adottare una linea comune di politiche espansive.

  Rocco BUTTIGLIONE (SCpI), premesso di condividere gli interventi dei due colleghi che lo hanno preceduto, suggerisce, sotto il profilo del metodo, che la risoluzione da approvare al termine del dibattito sul DEF – più che chiedere al Governo interventi che non sono in suo potere, atteso che gli Esecutivi nazionali si muovono entro vincoli posti a livello europeo – dovrebbe indicare al Governo le linee di condotta da tenere in Europa per la revisione delle regole di finanza pubblica. In particolare, si potrebbe impegnare il Governo a chiedere in sede europea che sia possibile in caso di necessità ricorrere ad interventi di politica economica in senso anticiclico, fermo restando che dovrebbe trattarsi di interventi coordinati dei diversi Paesi europei, considerato che, nell'economia globalizzata di oggi, le tradizionali politiche keynesiane rischiano di essere inefficaci e di produrre i loro effetti in altre aree del pianeta. Ciò premesso, ritiene che una politica economia espansiva in Italia dovrebbe incentrarsi sugli investimenti, di cui il Paese ha grande bisogno per rinnovare il suo sistema industriale, che è obsoleto e non in grado di assorbire i giovani disoccupati italiani, che studiano ormai per mansioni che sono tipiche di altri, più moderni sistemi produttivi.
  Ritiene poi che la risoluzione potrebbe impegnare il Governo a chiedere alle Istituzioni europee che l'Italia possa nell'immediato adottare interventi di politica espansiva, in considerazione dei risultati fin qui conseguiti e del mutato scenario internazionale, che vede una prima ripresa economica e un clima di minore tensione, anche nell'area europea. Un'altra richiesta che – a suo avviso – si dovrebbe rivolgere al Governo è quella di impegnarsi per una riduzione della pressione fiscale, per esempio destinando sistematicamente a questo scopo quanto viene recuperato con Pag. 11la lotta all'evasione fiscale, e di riflettere sul modo di attirare gli investimenti dall'estero.
  Quanto al problema della insufficienza di credito per le imprese, ritiene che – a parte il contrasto allo spread eccessivo – si potrebbe intervenire rivedendo il quadro degli accordi cosiddetti Basilea 3 in materia di requisiti patrimoniali delle banche. In particolare, rileva che si potrebbero distinguere le banche d'affari, per le quali il rafforzamento patrimoniale è necessario, dalle banche commerciali, che potrebbero rinforzare il loro patrimonio più lentamente, concentrandosi invece sul credito ai privati. Infine, reputa essenziale che il Governo ponga attenzione alla promozione della ricerca scientifica connessa con il mondo del lavoro e alla valorizzazione dei vantaggi competitivi italiani, che vengono da settori come il turismo e i beni culturali.

  Angelo RUGHETTI (PD) ritiene che quello in esame sia un DEF privo di una strategia di fondo, un documento che non innova, ma semplicemente conferma il quadro degli interventi svolti dal Governo Monti, compresi gli aumenti di tributi – IVA, IMU, TARES – che hanno contribuito a produrre la situazione attuale, comprimendo la domanda interna e aggravando le difficoltà delle imprese. Per questo concorda sull'opportunità di rivedere i tempi di esame parlamentare per consentire un confronto con il nuovo Governo in vista di una revisione del documento che, compatibilmente con la situazione dei conti pubblici, delinei per il futuro una linea di politica economica meno mortificante per le imprese e le famiglie. A suo avviso, occorre anche impegnare il nuovo Governo ad avviare nelle sedi europee una trattativa per consentire all'Italia, già nel 2013, qualche intervento di spesa, che non dovrebbe però riguardare la spesa corrente, ma gli investimenti in infrastrutture pubbliche, soprattutto in opere locali, atteso che queste sono più veloci da realizzare e permettono più facilmente di verificare il loro impatto sull'occupazione e sull'economia.

  Gianluca BENAMATI (PD), premesso di condividere gran parte degli interventi fin qui svolti, esprime l'avviso che il DEF in esame sia più un riepilogo del lavoro svolto dal Governo Monti che un convincente documento programmatico e che sia quindi necessario rivederne il testo previo confronto con il Governo che deve nascere. È vero infatti che le misure prese dal Governo Monti sono state importanti per mettere in sicurezza i conti pubblici, ma è anche vero che ora, in un quadro mondiale di ripresa economica, l'Italia stenta a dare segni di miglioramento, e questo anche a causa dei sacrifici che ha dovuto fare per consolidare i suoi conti. Occorre quindi intervenire per favorire la ripresa, innanzitutto alleggerendo la pressione fiscale su imprese e famiglie. A parte gli interventi che si possono fare nell'immediato, occorre che il Paese – come fece a suo tempo la Grande coalizione in Germania – studi una strategia di politica industriale di lungo periodo, affrontando i problemi di fondo: burocrazia, infrastrutture, ricerca, energia, eccetera.
  Ciò premesso, ritiene che la proposta dei relatori di verificare il contenuto del DEF con il nuovo Governo sia da condividere; ove ciò non fosse possibile, ritiene che, in ogni caso, nella risoluzione che la Camera dovrà approvare si dovranno dare indicazioni precise al Governo.

  Itzhak Yoram GUTGELD (PD) ritiene che i vincoli di finanza pubblica posti dall'Unione europea – che in ogni caso dovrebbero, secondo lui, essere allentati – non siano il problema principale.
  Osserva in proposito come il problema principale sia invece la spesa pubblica in Italia, al cui aumento negli anni non è corrisposto un uguale aumento di produttività: basti pensare al costo delle infrastrutture, di tre volte superiore a quello della Germania; all'ammontare dei trasferimenti alle imprese, a fronte della incerta efficacia; alla esorbitante spesa sanitaria, rispetto alla quale esistono grandi margini di miglioramento. A suo avviso, la priorità della legislatura deve quindi essere quella di ripensare la spesa pubblica per renderla Pag. 12efficiente e produttiva, e a questo fine ritiene che occorrano politiche di lungo respiro, assimilabili ai «piani industriali» delle aziende.

  Titti DI SALVO (PD) si associa alla richiesta che siano riconsiderati i tempi di esame del DEF in modo da consentire un confronto con il nuovo Governo, che dovrà chiarire quale sia il suo progetto per l'Italia. L'esigenza principale oggi è infatti quella di stabilire la direzione di marcia, che non può consistere solo in una riflessione sulle risorse, ma deve avere un respiro più largo, affrontando i problemi strutturali del sistema economico del Paese, quelli che stanno all'origine della scarsa competitività dell'Italia, come la carenza di ricerca e innovazione, il modello di specializzazione produttiva obsoleto, la dimensione delle imprese, l'assenza di politiche industriali.
  Quanto alla rinegoziazione dei vincoli di finanza pubblica in Europa, concorda sul fatto che si tratta di un punto importante, non soltanto per l'economia, ma più in generale per salvare il progetto dell'unità europea, che oggi è messo fortemente in discussione per la impopolarità delle decisioni assunte a livello europeo. Ritiene infine che, nell'immediato, il problema principale da affrontare sia l'emergenza del lavoro che manca. A suo avviso, per combattere la disoccupazione occorre un preciso piano di interventi, finanziato con ingenti risorse.

  Luigi TARANTO (PD), nel considerare che il Documento di economia e finanza 2013 si delinea quale documento di fine mandato, osserva che rappresenta un problema politico di non marginale rilievo, su cui la Commissione dovrà attentamente riflettere, la circostanza che sul versante delle finanze pubbliche si registra un divario, in evidente peggioramento, degli indicatori e parametri economici del Documento in oggetto rispetto al precedente DEF per il 2012, particolarmente sul fronte della recessione e dell'impatto delle misure fiscali. Fa notare, tuttavia, che il peggioramento degli indici economici non rappresenta un problema solo italiano ma connota l'intera dimensione europea ed internazionale e non è un caso che in sede di Unione europea sia in corso un ampio dibattito sulla opportunità di un ripensamento, ovvero di una vera e propria revisione, delle attuali politiche economiche. Rileva che le misure volte alla stabilità dei conti pubblici hanno determinato rilevanti condizioni di sofferenza per l'economia reale, soprattutto a causa della rigidità dell'impatto della leva fiscale. Rammenta che l'ISTAT e la Corte dei conti hanno evidenziato un tendenziale peggioramento degli indicatori economici in particolare riferimento ai redditi delle famiglie ed alla riduzione dell'occupazione. Ritiene necessario che, in tale quadro, sia affrontata quanto prima la questione dell'aumento dell'IVA, che, a legislazione vigente, determinerà, a partire dal mese di luglio, una ulteriore stretta sui consumi e sulla produzione. Sostiene che in tale fase di crisi occorra promuovere un modello di politica economica che faccia leva prioritariamente sullo sviluppo della domanda interna; reputa utile, altresì, attivare su tale ambito specifiche iniziative volte al confronto con gli organismi dell'Unione europea.

  Giulio MARCON (SEL) esprime il proprio giudizio critico sui contenuti del DEF, che non evidenzia alcuna valenza programmatica limitandosi invece a fotografare il contesto congiunturale esistente. Lamenta la circostanza che il Documento riproduce un mero elenco dei provvedimenti legislativi sinora adottati dal Governo e approvati dalle Camere senza tuttavia fornire un contributo ulteriore in termini di impulso alle politiche di sostegno della crescita economica. Precisa che appare particolarmente modesto il capitolo delle riforme delineato nel PNR. Evidenzia che, rispetto agli obiettivi di Strategia Europa 2020, il contributo dell'Italia, in base a quanto si evince dal DEF, si limita a prospettare iniziative e proposte di basso profilo e non particolarmente incisive. Sostiene che sia invece necessario perseguire con coraggio politiche di sviluppo Pag. 13della crescita e dell'occupazione di alto profilo, al fine di superare nel più breve tempo possibile la grave crisi economico-finanziaria che attanaglia il Paese. Fa notare l'assenza di indicazioni stringenti in ordine alle politiche fiscali ed alle politiche attive del lavoro. Rileva che non sono contemplate iniziative adeguate in relazione alla necessaria e da molti auspicata revisione del Patto di stabilità interno, che allo stato pregiudica inopinatamente le potenzialità di investimento degli enti locali. Comprende che si pone un problema più generale sul ruolo che l'Italia debba svolgere nella complessa partita delle modifiche delle politiche europee; in particolare, rileva che si pone l'esigenza di perseguire forme di rinegoziazione dei vincoli e degli impegni assunti dall'Italia in sede europea; su tale fronte, sottolinea come occorrano iniziative più audaci ed efficaci. Sostiene quindi l'assoluta necessità che si determini una netta revisione della politica di austerità che ha accentuato la recessione nel paese; sarebbe opportuno, evidenzia, promuovere al contrario una politica economica espansiva, con particolare riferimento al comparto industriale.

  Marco CAUSI (PD) dichiara di concordare con le proposte di indirizzo delineate dai relatori. In ordine ai contenuti del PNR, registra il modesto rilievo che assume la mera indicazione dei provvedimenti approvati. Fa notare che piuttosto che procedere al monitoraggio delle norme adottate nella precedente legislatura sarebbe necessario prospettare ulteriori provvedimenti di largo respiro finalizzati ad introdurre riforme strutturali in relazione ad alcuni settori strategici. In tal senso, ritiene necessario richiamare talune proposte di riforma che necessitano di tempestivo completamento, quali la delega fiscale e l'assestamento definitivo in materia di fiscalità comunale. Sostiene che sarebbe opportuno inserire nel PNR un richiamo alla necessità di esaminare congiuntamente gli effetti conseguenti alla introduzione della nuova IMU, della nuova TARES e dei fondi perequativi. Pur ritenendo non praticabile una discussione in tale sede sulla politica europea, in quanto la disciplina del Fiscal Compact difficilmente potrebbe essere sottoposta a revisione in tempi brevi, reputa tuttavia opportuno tentare di rendere asimmetriche politiche europee attualmente simmetriche: ovvero intervenire con maggiore intensità in alcuni paesi europei rispetto ad altri, soprattutto in materia di occupazione giovanile e di meccanismi di transizione dalla scuola al lavoro. Rileva, quindi, che talune politiche europee asimmetriche dovrebbero invece essere uniformate rispetto a tutti i paesi europei; si riferisce, al riguardo, alla politica monetaria, evidenziando che i meccanismi monetari dell'Unione europea hanno effetti e impatto diversi sugli Stati europei e ciò determina in taluni casi pregiudizi ed evidenti penalizzazioni in talune aree dell'Unione europea.

  Girgis Giorgio SORIAL (M5S) ritiene che rappresenti una evidente criticità l'utilizzo di modelli e indicatori economici inopportuni e inadeguati nella valutazione della congiuntura economica. Osserva che si è determinato un infondato ottimismo sulle previsioni economiche definite sulla base di modelli statistici e matematici che sono sicuramente da rivedere. Evidenzia l'assenza nel DEF di proposte di riforma strutturali. Sostiene che sarebbe opportuno prospettare una incisiva riforma dello statuto della BCE. Richiama quindi l'intervento in audizione delle associazioni sindacali che hanno deplorato la circostanza che nel PNR non siano contemplate incisive politiche di riforma del mercato del lavoro. Nel richiamare i termini del dibattito sulla decrescita felice, sottolinea che tale politica strategica non coincide affatto con una estensione della povertà, come paventano i suoi detrattori, bensì è volta alla piena affermazione di misure di sviluppo sostenibile. Ritiene utile che sia affrontata la condizione della fascia di giovani che non concludono gli studi e non sono impiegati nel ciclo produttivo. Reputa quindi necessario riservare una particolare riflessione sul tema dei fondi strutturali, la Pag. 14cui considerazione deve essere prioritaria rispetto alla questione dei programmi di taglio della spesa. Nel ribadire che gli indicatori utilizzati, quali il PIL, non appaiono più realistici in tale fase storica, sostiene la necessità di prospettare con urgenza una riforma dei parametri di analisi del contesto economico.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.55.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 24 aprile 2013. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI.

  La seduta comincia alle 16.

Decreto-legge 35/2013: Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
C. 676 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato, da ultimo, nella seduta del 22 aprile 2013.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che risultano presentati 662 emendamenti e articoli aggiuntivi riferiti al testo del decreto-legge n. 35 del 2013. Come ha già evidenziato l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 9 aprile 2013, il provvedimento, secondo quanto dichiarato dal Governo, è da ritenersi collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2013-2015 e, pertanto, la valutazione dell'ammissibilità delle proposte emendative è stata effettuata non solo sulla base delle regole generali previste in materia dal Regolamento, ma anche ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, del Regolamento, in base al quale devono ritenersi inammissibili le proposte emendative riferite ai disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica che concernono materia estranea al loro oggetto, ovvero contrastano con i criteri per l'introduzione di nuove o maggiori spese o minori entrate come definiti dalla legislazione contabile.
  Segnala, inoltre, che, trattandosi di un decreto-legge, trovano altresì applicazione, per quanto attiene all'ammissibilità per materia, le disposizioni del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, ai sensi del quale non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera. Alla luce dei criteri sopra indicati, risultano inammissibili per estraneità di materia le seguenti proposte emendative:
  Marcon 1.3, volto a modificare le regole del patto di stabilità interno a decorrere dal 2016, non connessa al pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni locali;
  gli identici emendamenti Bobba 1.31 e Vignali 1.47, volti ad introdurre la possibilità di delegare alcune fasi dei processi relativi al servizio di tesoreria a società per azioni direttamente o indirettamente controllate dal tesoriere;
  Rubinato 1.33 e Allasia 1.121, volti a prevedere che per gli enti locali che non richiedono le anticipazioni di tesoreria di cui all'articolo 1, comma 13, sia elevato il livello di indebitamento rispetto al quale sono definite le regole per le assunzioni di mutui;
  Latronico 1.49, 1.51, 1.68 e 1.69, che prevedono l'esclusione dal patto di stabilità interno delle regioni e dei comuni delle risorse provenienti dalle royalties petrolifere e dai trasferimenti per la ricostruzione connessa agli eventi sismici;
  Calabria 1.57, volto a prevedere che, nel saldo finanziario in termini di competenza mista rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno, non rilevino le spese connesse ai cofinanziamenti nazionali;Pag. 15
  Vignali 1.94, volto a ridurre l'entità dei tagli previsti dal decreto-legge n. 95 del 2012 al fondo sperimentale di riequilibrio, al fondo perequativo e ai trasferimenti erariali dovuti ai comuni della Regione Siciliana e della Regione Sardegna;
  Pes 1.115, volto ad escludere le sanzioni per gli enti locali che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno per un importo non superiore all'ammontare dei residui passivi di parte capitale esistenti alla data del 1o gennaio 2012;
  Allasia 1.119, volto a stanziare la somma di 2 milioni di euro per i pagamenti del comune di Mantova finalizzati al restauro di Palazzo Te;
  Guerra 1.174 relativo ai criteri di calcolo dei saldi rilevanti ai fini del patto di stabilità interno per il comune di Campione d'Italia;
  Cinzia Maria Fontana 1.176, che reca una norma interpretativa volta ad escludere dal divieto di procedere ad assunzioni di personale per mancato rispetto del patto di stabilità interno particolari procedure di stabilizzazione del personale;
  gli identici articoli aggiuntivi Matarrese 1.01 e Vignali 1.05, volti a differire il termine per l'applicazione dell'articolo 33, comma 3-bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, relativo al ricorso alla centrale unica di committenza per le gare bandite dai comuni con meno di 5.000 abitanti;
  Caparini 1.02, volto ad escludere dal patto di stabilità le risorse relative ai Fondi previsti dalla legge n. 102 del 1990, in favore della Valtellina, nonché quelli in per la valorizzazione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le regioni a statuto speciale;
  Bobba 1.03, volto ad erogare un contributo di 150 milioni di euro in favore della Croce rossa italiana;
  Sorial 1.04, volto ad introdurre ulteriori tagli lineari per i Ministeri al fine di allentare i vincoli del patto di stabilità interno;
  Antezza 2.27, che prevede l'esclusione dalle spese rilevanti ai fini dell'applicazione del patto di stabilità interno per le regioni delle risorse rivenienti dalle royalties relative all'estrazione di idrocarburi;
  Antezza 2.31, che prevede l'esclusione dalle spese rilevanti ai fini dell'applicazione del patto di stabilità interno per le regioni limitatamente alla parte riferita ai fondi relativi ai terremoti di Basilicata e Molise;
  Lotti 3.16, che sopprime il comma 11-bis dell'articolo 15 del decreto-legge n. 95 del 2012, relativo all'obbligo per il medico del Servizio Sanitario Nazionale di indicare nelle ricette farmaceutiche la denominazione del principio attivo del farmaco, ai fini della somministrazione da parte del farmacista del relativo farmaco generico, nonché Lotti 3.17, che, intervenendo sulla medesima norma, si limita a sopprimere l'obbligo, da parte del medico che indichi specifico farmaco non sostituibile, di compilare una sintetica motivazione;
  Bobba 3.18, che introduce un comma aggiuntivo all'articolo 3, recante autorizzazione alla Croce Rossa Italiana, nelle more dell'attuazione della sua riorganizzazione, ad accedere ad un'anticipazione di liquidità da parte della Cassa depositi e prestiti nel limite di 150 meuro;
  Di Salvo 3.01, e l'analogo emendamento Allasia 3.02 che introducono due articoli 3-bis recanti disposizioni in materia di patto di stabilità interno orizzontale fra le regioni a statuto ordinario;
  Gioacchino Alfano 4.01, che introduce un articolo 4-bis, concernente il Patto regionale orizzontale, con previsione della possibilità, per le regioni che ne facciano richiesta, dell'utilizzo della liquidità in eccedenza di altre regioni;
  Giampaolo Galli 5.6, che modifica il decreto del Presidente della Repubblica 633/1972 introducendo un articolo finalizzato al miglioramento delle procedure di erogazione dei rimborsi IVA;
  Sorial 5.8, che prevede una ricognizione, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, sugli stanziamenti destinati agli incentivi alle imprese e non impegnati, e la loro relativa revoca;
  Oliverio 5.1, che, modificando il comma 1, introduce, fra le obbligazioni giuridicamente Pag. 16perfezionate di cui si prevede l'estinzione, anche quelle collegate alla soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI);
  Gioacchino Alfano 5.2, che interviene sul decreto legislativo 231 del 2002, di attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, modificando l'articolo 4 (decorrenza degli interessi moratori) nel senso di prevedere il computo dei termini sui quali calcolare gli interessi al netto dei giorni festivi;
  Benamati 6.1, che prevede modifiche alle disposizioni relative alla pignorabilità di stipendi, salari eccetera, previste dalla normativa in materia di riscossione di imposte dirette;
  gli identici Venittelli 6.2, Gioacchino Alfano 6.28, Mongiello 6.53 e Buttiglione 6.54, che modificano la portata degli interventi nei settori dell'agricoltura e della pesca attuabili a valere sul fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche dell'Unione europea di cui alla legge n. 183 del 1987;
  gli identici Vignali 6.20, Mariani 6.36 e Matarrese 6.55, che impongono la modifica delle regole del patto di stabilità interno a partire dalla legge di stabilità 2014;
  Castiglione 6.24, che riduce il taglio alla spesa per consumi intermedi delle province previsto per l'anno 2013;
  Allasia 6.33, che prevede deroghe alle quantità massime di beni e servizi acquistabili con procedure centralizzate dalle PA;
  Fedriga 6.38, Matarrese 6.02. e Mariani 6.06, che, con diverse modalità, prevedono deroghe ai limiti all'acquisto di immobili da parte delle pubbliche amministrazioni in caso di realizzazione di opere di pubblica utilità;
  Sorial 6.50, che amplia l'ambito delle operazioni finanziabili dalla Cassa depositi e prestiti;
  Sorial 6.51, che definisce le modalità per la registrazione sui conti correnti postali, bancari e simili delle somme trasferite a titolo di stipendio, di salario eccetera, cui si applicano i limiti di impignorabilità previsti ai fini della riscossione delle imposte dirette;
  gli identici Matarrese 6.01, Mariani 6.05 e Vignali 6.010, che riducono transitoriamente, fino a tutto il 2015, i limiti di importo entro i quali l'esecutore di lavori pubblici può opporre l'eccezione di inadempimento in caso di ritardato rilascio dei titolo di spesa da parte della stazione appaltante;
  gli identici Matarrese 6.03, Mariani 6.08, che recano modifiche alla disciplina in tema di permuta negli appalti di lavori pubblici;
  Castiglione 7.10, in quanto ricomprende nell'elenco dei debiti scaduti del Ministero dell'interno anche i debiti nei confronti delle province per trasferimenti ordinari correnti e di conto capitale;
  Sorial 7.42, volto a incrementare la dotazione del Fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese di cui alla legge n. 662 del 1996;
  Vignali 8.3, in quanto diretto a modificare la disciplina della responsabilità solidale dell'appaltatore e del subappaltatore di opere o di servizi, per il versamento all'erario di specifiche imposte;
  Benamati 9.1, Vignali 9.15, Matarrese 9.47, che recano l'abrogazione della disciplina dettata dai commi da 28 a 28-ter dell'articolo 35 del decreto-legge n. 223 del 2006, in materia di responsabilità solidale dell'appaltatore con il subappaltatore;
  Alberto Giorgetti 9.6 Bonavitacola 9.36, che incrementano le disponibilità della contabilità speciale di cui al comma 2 dell'articolo 9 (fondi di bilancio dell'Agenzia delle entrate) attraverso l'introduzione di un'accisa su qualsiasi prodotto contenente nicotina o altra sostanza idonea a sostituire il consumo di tabacchi lavorati;
  Ruocco 9.37, che prevede la compensazione, in sede di versamento unitario delle imposte e dei contributi, dei contributi previdenziali versati a favore della gestione separata per i soggetti che non hanno maturato il diritto alla pensione; Pag. 17
  Pini 9.01, che conferisce al Governo una delega per il riordino della tassazione relativa a operazioni di rivalutazione;
  Cancelleri 9.02, che modifica la disciplina relativa alla determinazione dell'aggio spettante agli agenti della riscossione;
  Vignali 9.04, che estende dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2015 le modalità previste dal comma 9-bis dell'articolo 253 del Codice appalti (decreto legislativo n. 163 del 2006) concernenti l'attestazione del possesso dei requisiti dell'adeguata dotazione di attrezzature tecniche e dell'adeguato organico ai fini della partecipazione alle gare per lavori pubblici;
  Di Salvo 10.3, Calabria 10.55, Borghi 10.65, Rughetti 10.106, i quali prorogano per il 2013 il termine entro il quale gli organi consiliari degli enti locali devono deliberare il rendiconto dell'ente, nonché il termine entro il quale gli enti locali devono inviare al Ministero dell'economia la certificazione del saldo finanziario ai fini del Patto di stabilità interno;
  Di Salvo 10.5, 10.12, Calabria 10.53, Borghi 10.63, Allasia 10.66 e Rughetti 10.104, i quali modificano la disciplina IMU di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, escludendo gli immobili appartenenti al gruppo catastale D posseduti dai comuni nel proprio territorio dalla quota d'imposta riservata allo Stato, nonché intervenendo sulla disciplina delle detrazioni e riduzioni di aliquota, nonché in materia di accertamento e riscossione dell'imposta;
  Benamati 10.6, il quale interviene sulla normativa relativa alle convenzioni in materia di acquisto di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione, relativamente alle previsioni che stabiliscono l'incremento degli importi complessivi delle convenzioni stesse, la durata delle convenzioni medesime, oltre ad autorizzare la Consip a incrementare ulteriormente la quantità o gli importi massimi degli acquisti operati attraverso le convenzioni;
  Alfreider 10.8, il quale esclude la riserva statale del gettito IMU relativo agli immobili classificati nel gruppo catastale D concernente i fabbricati rurali ad uso strumentale per i quali le province autonome di Trento e di Bolzano abbiano deciso l'assoggettamento all'imposta stessa;
  Bratti 10.90, il quale modificando l'articolo 1, comma 380, lettera g), della legge n. 228 del 2012, consente ai comuni di diminuire, e non solo di aumentare, l'aliquota IMU sugli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D;
  Lainati 10.130, il quale estende la detrazione IRPEF per interventi di ristrutturazione per l'efficientamento energetico anche alle spese per l'acquisto, il montaggio e l'installazione di mobili;
  Schullian 10.9, il quale stabilisce che le domande di variazione della categoria catastale, ai fini del riconoscimento del carattere di ruralità dell'immobile (da cui deriva un regime IRPEF di favore sui relativi redditi), producono effetti a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda;
  Schullian 10.10, il quale proroga dal 30 novembre 2012 al 30 novembre 2013 il termine entro il quale i fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni devono essere dichiarati al catasto edilizio urbano;
  Di Salvo 10.11, Calabria 10.50, Allasia 10.59, Borghi 10.62 e Rughetti 10.68, i quali recano una norma di interpretazione autentica di una norma del comma 11 dell'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011 (in base alla quale non è dovuta la quota di IMU statale sugli immobili posseduti dai comuni nel loro territorio), volta a chiarire che la disciplina relativa alle variazioni del Fondo sperimentale di riequilibrio per i comuni, nonché del Fondo perequativo per i medesimi comuni, non riguarda l'intero gettito IMU relativo agli immobili posseduti dai comuni nel loro territorio;
  Di Salvo 10.13, Calabria 10.51, Allasia 10.58, Borghi 10.61 e Rughetti 10.69, i quali intervengono sulla determinazione dell'ammontare del gettito ICI per ciascun comune, stabilendo che a tali fini siano utilizzate le informazioni desumibili dai certificati dei conti consuntivi comunali e prevedendo che le quote di gettito IMU non realizzate nel 2012, o riconducibili ad immobili di proprietà comunale, rimangono nei bilanci dei comuni come crediti Pag. 18nei confronti dello Stato; gli emendamenti disciplinano inoltre le eventuali compensazioni tra gli enti locali interessati e lo Stato;
  Di Salvo 10.14, Calabria 10.52, Allasia 10.57, Borghi 10.60 e Rughetti 10.103, i quali prevedono la rettifica, da parte dei comuni, degli accertamenti IMU relativi al 2012 attraverso apposite verifiche, stabilendo che, qualora da tali verifiche emerga una differenza, rispetto all'accertamento convenzionale dell'IMU da riconoscere allo Stato, tale somma è imputata sull'annualità 2013 ed è esclusa dai vincoli del Patto di stabilità interno;
  Corsaro 10.19, il quale stabilisce che il gettito dell'imposta provinciale di trascrizione è riversato alla provincia dove ha sede, recapito o residenza il soggetto passivo dell'imposta;
  Gebhard 10.20, il quale interviene sulla disciplina del decreto-legge n. 98 del 2011 in materia di acquisto di immobili da parte di amministrazioni pubbliche, prevedendone l'applicazione alle regioni a statuto speciale e alle province autonome nonché agli enti locali delle autonomie speciali che esercitano funzioni di finanza locale, nonché agli enti ed organismi strumentali dei predetti enti territoriali;
  Gandolfi 10.21, il quale interviene sulla disciplina del decreto-legge n. 98 del 2011 in materia di acquisto di immobili da parte di amministrazioni pubbliche, circoscrivendo l'obbligo di attestazione della congruità del prezzo da parte dell'Agenzia del demanio alle operazioni di acquisto di importo superiore a 100.000 euro ed escludendo le operazioni di acquisto di immobili per la realizzazione di opere assistite da autorizzazione di pubblica utilità, nonché le operazioni d'acquisto di immobili interessati da occupazioni in corso;
  Castiglione 10.23 e 10.26, i quali sopprimono un punto della tabella allegata al decreto ministeriale n. 435 del 1998, relativa agli importi dell'imposta provinciale di trascrizione;
  Castiglione 10.30, Melilli 10.84 e Allasia 10.86, i quali prevedono che i termini entro i quali le amministrazioni provinciali devono procedere allo scioglimento delle società controllate direttamente o indirettamente, sono sospesi fino al riordino delle province e delle loro funzioni previsto dall'articolo 17 del decreto-legge n. 95 del 2012;
  Faenzi 10.33, il quale consente ai comuni delle province di Grosseto e Massa Carrara colpite dall'alluvione del novembre 2012 di differire i termini di versamento dell'IMU, non oltre il 2016;
  Faenzi 10.34, il quale prevede che, per i comuni delle province di Grosseto e Massa Carrara colpite dall'alluvione del novembre 2012 l'ammontare del gettito IMU è calcolato sulla base di informazioni desumibili dai certificati dei conti consuntivi comunali e disciplina le eventuali compensazioni tra gli enti locali interessati e lo Stato;
  Borghi 10.56, il quale proroga dal 31 marzo 2012 al 31 dicembre 2013 l'obbligo, per i comuni con popolazioni non superiori a 5.000 abitanti, di acquisire lavori, servizi e forniture mediante la centrale unica di committenza;
  Mariani 10.79, il quale proroga dal 31 marzo 2012 al 31 dicembre 2013 l'obbligo, per i comuni con popolazioni non superiori a 5.000 abitanti, di acquisire lavori, servizi e forniture mediante la centrale unica di committenza, facendo comunque salvi i bandi di gara pubblicati dalle centrale uniche di committenza dal 1o aprile 2013;
  Castelli 10.107, il quale sostituisce la disciplina dell'imposta di sbarco di cui al comma 3-bis, dell'articolo 4 del decreto legislativo 23 del 2011;
  Amici 10.101, il quale interviene sul Codice dei contratti pubblici, relativamente al regime transitorio concernente i requisiti richiesti ai soggetti esecutori di lavori pubblici che devono essere attestati dalle società organismi di attestazione (SOA); in particolare si amplia fino al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale, per la dimostrazione di taluni requisiti, si fa riferimento ad un determinato periodo antecedente la data di sottoscrizione del Pag. 19contratto con la SOA per il conseguimento della qualificazione: tale periodo è ampliato all'intero decennio precedente;
  Sorial 10.108, il quale conferisce agli enti locali le funzioni relativi ai servizi di visura e certificazione degli atti del catasto, in collegamento telematico con le banche dati dell'Agenzia delle entrate;
  Cancelleri 10.109, il quale prevede che l'Agenzia delle entrate, d'intesa con i comuni, adotti protocolli operativi per individuare gli immobili non dichiarati in catasto;
  Schullian 10.117, il quale modifica la disciplina del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), stabilendo che possono aderire al sistema su base meramente volontaria, oltre che gli imprenditori agricoli i quali producono rifiuti speciali non pericolosi, anche gli imprenditori agricoli che producono e conferiscono rifiuti speciali pericolosi per non più di 100 chilogrammi all'anno;
  Capua 10.129, il quale estende l'esenzione dall'ICI, che si applica anche ai fini IMU, anche agli immobili destinati allo svolgimento con modalità non commerciali di attività di ricerca scientifica;
  Schullian 10.118, il quale reca una norma di interpretazione autentica della disciplina istitutiva dell'ICI, volta a stabilire che non si considerano fabbricati (e non sono dunque assoggettate all'ICI e, successivamente all'IMU) le unità immobiliari per le quali ricorrono i requisiti di ruralità, indipendentemente dalla categoria catastale;
  Vignali 10.01, il quale interviene sull'articolo 53 del Codice dei contratti pubblici, relativamente al caso in cui il corrispettivo del contratto può essere costituito dal trasferimento all'affidatario della proprietà di beni immobili appartenenti all'amministrazione aggiudicatrice: in tal caso si consente al bando di gara di prevedere che il trasferimento della proprietà dell'immobile avvenga in un momento anteriore all'ultimazione dei lavori previa presentazione di idonea fideiussione;
  Castiglione 10.02 e 10.010, i quali intervengono sulla disciplina sanzionatoria in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità interno, al fine di prevedere che la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio si applica solo nel limite del 3 per cento delle entrate correnti dell'anno precedente, e non si applica comunque in caso di rispetto dell'obiettivo concernente il Patto di stabilità per il comparto province; gli articoli aggiuntivi eliminano inoltre la norma che obbliga a destinare i proventi da alienazioni di beni patrimoniali solo alla copertura di spese di investimento, ovvero alla riduzione del debito;
  Bobba 10.08, il quale interviene sulla disciplina sanzionatoria in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità interno, al fine di prevedere che la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio si applica solo nel limite del 2 per cento delle entrate correnti dell'anno precedente;
  Rubinato 10.09, il quale interviene sulla disciplina sanzionatoria in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità interno, al fine di prevedere che la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio non si applica comunque in caso di rispetto dell'obiettivo concernente il Patto di stabilità per il comparto province;
  Vignali 10.03, il quale interviene sulla disciplina relativa all'acquisto di immobili da parte di enti territoriali e del Servizio sanitario nazionale, prevedendo che la prestazione rilasciata dall'Agenzia del demanio circa la congruità del prezzo dell'immobile non è richiesta nel caso di acquisti conseguenti a procedure di espropriazione per pubblica utilità;
  Vignali 10.04 e Mariani 10.07, i quali escludono dall'applicazione del divieto, per le amministrazioni pubbliche, di acquistare immobili a titolo oneroso, le procedure relative all'acquisto di immobili e terreni effettuati per pubblica utilità;
  Guerra 10.06, il quale riduce al 50 per cento la riserva statale del gettito IMU derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D;
  Barbanti 10.05, il quale esclude dall'IMU gli immobili adibiti ad abitazione principale;
  Misiani 10.011, il quale interviene sulla disciplina delle aliquote IMU, stabilendo Pag. 20che l'aliquota ridotta dello 0,4 per cento prevista per l'abitazione principale e le relative pertinenze si applichi anche per i fabbricati classificati nel gruppo catastale A e nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7 locati a canone concordato; l'articolo aggiuntivo prevede invece l'incremento dell'aliquota allo 0,8 per cento, per i medesimi fabbricati, qualora siano tenuti a disposizione;
  Francesco Sanna 11.1 e 11.8, Vargiu 11.016 e Cicu 11.025, che recano disposizioni per la ridefinizione dell'obiettivo programmatico del patto di stabilità interno della regione Sardegna;
  Fedriga 11.6 e 11.7, Airaudo 11.02, Marcon 11.03, Di Salvo 11.04, 11.05 e 11.010, Damiano 11.018, volti a incrementare il finanziamento per l'anno 2013 degli interventi di ammortizzatori sociali in deroga e, più in generale, a disporre l'aumento delle risorse destinate ai trattamenti di integrazione salariale e mobilità in deroga;
  Benamati 11.11, recante un'autorizzazione di spesa per il finanziamento degli istituti superiori di studi musicali;
  Di Salvo 11.01, volto a differire i termini entro i quali le pubbliche amministrazioni possono prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato;
  Pellegrino 11.06, che intende prorogare taluni incentivi per l'efficienza energetica degli edifici;
  Marcon 11.07, Venittelli 11.08 e 11.09, diretti ad introdurre una norma per garantire alle regioni Basilicata e Molise un regime di esclusione dal patto di stabilità per i fondi destinati alla ricostruzione post terremoto e post alluvione;
  Caruso 11.011, che interviene sull'estensione temporale delle iniziative del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dirette ad assicurare la qualità delle produzioni agroalimentari e dei prodotti immessi al consumo sul territorio nazionale;
  Faenzi 11.012, 11.013 e 11.014, volti ad escludere, per i comuni delle provincie di Grosseto e Massa Carrara colpiti dall'alluvione del novembre 2012, l'applicazione delle sanzioni e delle misure di limitazione dei trasferimenti erariali per mancato rispetto del patto di stabilità interno;
  Borghi 11.015, che reca disposizioni interpretative in materia di deroga, per i processi di stabilizzazione, al divieto di assunzione di personale per il mancato rispetto del patto di stabilità interno;
  Gelmini 11.017 e Bratti 11.020, diretti a integrare le risorse per interventi urgenti di ripristino e messa in sicurezza dei territori della regione Emilia Romagna colpiti da eventi calamitosi nei mesi di marzo ed aprile 2013;
  Buttiglione 11.019, che differisce taluni termini contenuti dal codice degli appalti pubblici in materia di requisiti speciali di qualificazione SOA;
  Borghi 11.021, che intende rimuovere il taglio delle assegnazioni statali disposto dal decreto-legge n. 95 del 2012;
  Borghi 11.022, che interviene in materia di limiti alle spese di personale, di cui all'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006, nei confronti dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e delle unioni di comuni;
  Borghi 11.023, che prevede forme di compensazione tra spese di personale e facoltà assunzionali per gli enti coinvolti nei processi associativi di cui al decreto-legge n. 95 del 2012;
  Borghi 11.024, che reca modifiche al testo unico sull'ordinamento degli enti locali, relative alla copertura di organici degli enti locali, con particolare riferimento ai posti di qualifica dirigenziale;
  Borghi 11.026, recante una specifica procedura in tema di patto di stabilità interno non strettamente connessa al pagamento dei debiti scaduti delle pubbliche amministrazioni;
  Borghi 11.027, che abroga talune disposizioni in materia di patto di stabilità interno, per i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti;
  Allasia 11.028, volto ad attenuare i limiti assunzionali per le autonomie territoriali per lo svolgimento di funzioni fondamentali in determinati settori;
  Rughetti 12.8 e 12.9, che recano una proroga della sospensione del pagamento Pag. 21delle rate di mutui e di finanziamenti di qualsiasi genere, disposta dal decreto-legge n. 74 del 2012 in favore dei territori colpiti dagli eventi sismici del maggio 2012;
  Rughetti 12.10, che dispone il differimento della data delle gare, bandite dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, alle quali si applica la disposizione sulle procedure obbligatorie di committenza unificata o consortile per l'acquisizione di lavori, servizi e forniture, di cui al codice degli appalti pubblici;
  Rughetti 12.02, reca una specifica procedura in tema di patto di stabilità interno non connessa al pagamento dei debiti scaduti delle pubbliche amministrazioni;
  Rughetti 12.03, che interviene in materia di limiti alle spese di personale, di cui all'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006, nei confronti dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e delle unioni di comuni;
  Rughetti 12.04, che prevede forme di compensazione tra spese di personale e facoltà assunzionali per gli enti coinvolti nei processi associativi di cui al decreto-legge n. 95 del 2012;
  Rughetti 12.05, che reca modifiche al testo unico sull'ordinamento degli enti locali, relative alla copertura di organici degli enti locali, con particolare riferimento ai posti di qualifica dirigenziale;
  Cinzia Maria Fontana 12.06, che reca disposizioni interpretative in materia di deroga, per i processi di stabilizzazione, al divieto di assunzione di personale per il mancato rispetto del patto di stabilità interno;
  Rughetti 12.07, che abroga talune disposizioni in materia di patto di stabilità interno, per i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti.
  Le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili per estraneità di materia, risultano inammissibili anche per carenza di compensazione o per inidoneità della compensazione: Latronico 1.51, Calabria 1.57, Vignali 1.94, Caparini 1.02, Antezza 2.27 e 2.31, Bobba 3.18, Castiglione 6.24, Sorial 7.42, Ruocco 9.37, Pini 9.01, Di Salvo 10.5, Alfreider 10.8, Di Salvo 10.11, 10.12, 10.13 e 10.14, Faenzi 10.33, Calabria 10.50, 10.51, 10.52 e 10.53, Allasia 10.57, 10.58 e 10.59, Borghi 10.60, 10.61, 10.62 e 10.63, Allasia 10.66, Rughetti 10.68 e 10.69, Bratti 10.90, Rughetti 10.103 e 10.104, Schullian 10.118, Capua 10.129, Lainati 10.130, Barbanti 10.05, Guerra 10.06, Fedriga 11.7, Benamati 11.11, Di Salvo 11.05, Venittelli 11.08 e 11.09, Faenzi 11.012, 11.013 e 11.014, Gelmini 11.017, Bratti 11.020, Borghi 11.021 e 11.027, Rughetti 12.03 e 12.07.
  Le seguenti proposte emendative risultano, inoltre, inammissibili per carenza di compensazione o compensazione inidonea: Savino 1.4, Allasia 1.11, Fedriga 1.14, Borghi 1.26, Rubinato 1.28, Vignali 1.37, Savino 1.40, Faenzi 1.42, Castiglione 1.52 e 1.74, Vignali 1.79, 1.82 e 1.86, Calabria 1.99, Causi 1.109, Baretta 1.122, Melilli 1.126, Baretta 1.129, Amici 1.132, Rughetti 1.141, Sorial 1.158, Bonavitacola 1.172, Alfano Gioacchino 1.180, Di Salvo 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 2.7, 2.8 e 2.10, Castiglione 2.24, Allasia 2.30, Antezza 2.42, Melilli 2.47, Alfano Gioacchino 2.62 e 2.63, Di Salvo 2.67 e 2.01, Allasia 2.02, Vignali 3.10 e 3.13, Galli Giampaolo 3.28, Orfini 5.5, Amici 6.07, Vignali 6.09 e 6.011, Corsaro 7.4, Vignali 7.5, 7.6, 7.13 e 7.15, Calabria 7.19, Vignali 7.22, Bobba 7.23, Amici 7.27 e 7.31, Galli Giampaolo 7.35, Amici 7.38, Matarrese 7.46, Vignali 8.2, Galli Giampaolo 8.4, Allasia 8.6. Boccia 8.01, Gutgeld 8.02, Corsaro 9.4 e 9.5, De Girolamo 9.7, Vignali 9.8, 9.9, 9.10 e 9.11, Gelmini 9.13, Vignali 9.14 e 9.16, Gelmini 9.17, Vignali 9.18, 9.19 e 9.20, Fedriga 9.21, Galli Giampaolo 9.22, Amici 9.23, Marchi 9.24, Rubinato 9.25, Allasia 9.26, 9.27 e 9.28, Benamati 9.29, Fassina 9.32, Allasia 9.34, Mariani 9.35, Ruocco 9.38, 9.39 e 9.40, Rostellato 9.41, Sorial 9.43 e 9.44, Cancelleri 9.45, Matarrese 9.46, Sorial 9.05, Taranto 9.06, Pagano 9.07, Di Salvo 10.1, 10.15 e 10.17, Pagano 10.24, Vignali 10.27 e 10.28, Castiglione 10.29, Faenzi 10.32, Castiglione 10.35, Alfano Gioacchino 10.38, 10.39, 10.40 e 10.46, Vignali 10.48, Borghi 10.67, Rubinato 10.70, 10.73 e 10.75, Allasia 10.77 e 10.78, Causi 10.88, Allasia 10.93 e 10.94, Bobba 10.98, Galli Pag. 2210.99, Rughetti 10.102, Barbanti 10.110, Sorial 10.114, Ruocco 10.115 e 10.116, Buttiglione 10.124, 10.126 e 10.127, Sorial 11.3, Faenzi 12.3, Borghi 12.6, Rughetti 12.13, Speranza Dis.1.1.
  Premesso che la valutazione degli emendamenti sotto il profilo della loro ammissibilità è stata effettuata con il consueto rigore, alla luce delle norme del regolamento e delle prassi applicative, assicura che la presidenza valuterà con attenzione tutte le richieste di riesame e si dichiara fin da ora disponibile a riammettere le proposte emendative di particolare rilievo sulle quali vi sia un accordo unanime dei gruppi, fermo restando che auspica che tali proposte siano in numero contenuto. Fissa quindi il termine per la presentazione delle richieste di riesame alle ore 10 di lunedì 29 aprile, ricordando che le stesse devono pervenire per iscritto agli uffici della Commissione.

  Alberto GIORGETTI (PdL) concorda sulla scelta della presidenza di fissare per la presentazione delle richieste di riesame sulle dichiarazioni di inammissibilità un termine non troppo ravvicinato e si chiede se non si potrebbe posticipare ulteriormente il termine.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, rileva che questo punto potrà essere valutato alla luce delle decisioni che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, convocato al termine della seduta, assumerà in merito alla organizzazione dei tempi di lavoro della Commissione.

  Giovanni LEGNINI (PD), relatore, premesso di condividere l'impostazione rigorosa assunta dalla presidenza nella valutazione delle ammissibilità, osserva che, considerato l'elevato numero di emendamenti dichiarati inammissibili, si dovrà però prestare un'attenzione non formale alle richieste di riesame, che si augura in ogni caso limitate e vertenti su temi che possano considerarsi senz'altro rilevanti alla luce del dibattito e delle audizioni.

  Gianluca BENAMATI (PD) preannuncia fin d'ora una richiesta di riesame sul suo emendamento 6.1, che illustra, sottolineando l'importanza del suo contenuto – sul quale, nella sua audizione, si è detto favorevole anche il direttore dell'Agenzia delle entrate – e auspicando su di esso il consenso unanime dei gruppi. Si riserva peraltro di richiamare l'attenzione della presidenza anche su altre proposte emendative dichiarate inammissibili.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, invita tutti a tenere presente la delicatezza del vaglio di ammissibilità degli emendamenti, che è effettuato con scrupolosa imparzialità e che è indispensabile, tra l'altro, ai fini di un ordinato svolgimento dell'esame parlamentare dei decreti-legge.

  Bruno TABACCI (Misto-CD) prende atto che, a fronte di un dibattito che ha evidenziato una sostanziale volontà di convergenza, sono stati presentati emendamenti in numero considerevole. Fa presente, quindi, che, personalmente, ha presentato un solo emendamento.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, conferma che la componente politica cui appartiene il deputato Tabacci ha presentato un solo emendamento, che è stato dichiarato ammissibile. Preso quindi atto che non vi sono altre richieste di intervento, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.20 alle 16.40.

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