CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 marzo 2013
3.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione speciale per l'esame di atti del Governo
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 27 marzo 2013. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 17.35.

Relazione al Parlamento 2013, ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009.
Doc. LVII-bis, n. 1.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della relazione.

  Marco CAUSI (PD), relatore, osserva che la Relazione reca nuove previsioni sulla crescita economica e sull'evoluzione dei conti pubblici rispetto a quanto previsto nei documenti di programmazione economica e finanziaria, ed in particolare nella Nota di aggiornamento presentata nel 2012. fa presente che la medesima relazione è disposta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge di contabilità e finanza pubblica, ai sensi del quale il Governo, qualora intenda modificare gli obiettivi programmatici ovvero effettuare interventi correttivi in presenza di scostamenti rilevanti degli andamenti di finanza pubblica e non possa darne conto nella Nota di aggiornamento, è tenuto ad informare preventivamente il Parlamento dei propri intendimenti. Osserva che il documento in esame evidenzia un andamento della congiuntura economica peggiore rispetto a quello stimato nella Nota di aggiornamento al DEF del 2012 e individua nello sblocco dei pagamenti dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i propri fornitori l'intervento attraverso il quale immettere in tempi brevi liquidità nel sistema economico ed in tal modo agevolare una ripresa della crescita del Pil. Si tratta perciò di una decisione di indirizzo che prefigura futuri concreti provvedimenti attuativi, all'interno dei quali entrare nei numerosi dettagli tecnici e operativi coinvolti. Per quanto riguarda l'aggiornamento delle stime di crescita per l'anno in corso, fa presente che il Governo rileva come, nel quarto trimestre del 2012, si sia manifestato un brusco peggioramento dell'andamento dell'economia italiana, con una contrazione del PIL dello 0,9 per cento rispetto al trimestre precedente Pag. 4che ha comportato un effetto di trascinamento negativo sul 2013 pari a un punto percentuale e la conseguente revisione al ribasso delle previsioni di crescita, passate, per l'anno in corso, dal –0,2 per cento al –1,3 per cento. In particolare, sottolinea come si preveda un'ulteriore contrazione del PIL nel primo trimestre del 2013, una sostanziale stabilizzazione nel secondo trimestre e un'inversione del ciclo nella seconda parte dell'anno, seguita da una crescita del prodotto nel 2014 più robusta rispetto alle previsioni, dall'1,1 per cento si passa all'1,3 per cento. Rileva come la Relazione non riporta invece le variabili macroeconomiche e finanziarie necessarie al calcolo dei saldi strutturali, al netto cioè del ciclo e delle una tantum, rilevanti ai fini della verifica del rispetto dell'obiettivo di medio termine: il pareggio di bilancio in termini strutturali. Evidenzia come la Relazione si limiti a fornire una nuova stima dell'indebitamento netto, che peggiora fino al 3 per cento nel 2012, al 2,4 per cento nel 2013, –0,6 rispetto alle previsioni vigenti, e all'1,8 per cento nel 2014, con un decremento dello 0,3. L'impatto della minore crescita sulle entrate fiscali appare molto rilevante, con un decremento di 15,7 miliardi nel 2013 e di 10 nel 2014, ed è in parte controbilanciato da minori spese correnti e per interessi. Andrebbero meglio chiariti gli andamenti delle entrate, gli effettivi dati 2012 per le diverse tipologie di imposta e le valutazioni in termini di effetti di trascinamento. Osserva come andrebbero altresì chiarite le ragioni all'origine della revisione delle stime concernenti la spesa primaria e quella per interessi. Fa presente che, allo stato, come emerge dal Bollettino economico pubblicato nel gennaio scorso dalla Banca d'Italia, non emergono ancora segnali di un'inversione della tendenza recessiva, la fase ciclica in Italia resta ancora debole anche nei mesi iniziali del 2013 e non si registra un punto di svolta in particolare sul versante della domanda interna, mentre la domanda estera continua a fornire un contributo positivo all'attività economica. Fa presente che la Relazione evidenzia quindi come vi sia la necessità di affiancare all'opera di consolidamento dei conti pubblici specifiche azioni di sostegno, capaci di fronteggiare l'accentuata debolezza della domanda interna, stimolandone la ripresa già nella seconda parte dell'anno in corso. Sottolinea come lo strumento idoneo a favorire un'immediata immissione di liquidità nel sistema economico viene individuato nello sblocco dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso i propri fornitori, manifestando l'intenzione di procedere in questa direzione attraverso un provvedimento d'urgenza. Osserva come non vi sia dubbio che, nell'attuale fase di crisi economica e finanziaria, la struttura finanziaria delle imprese risulti alquanto indebolita dal rilevante ammontare di crediti vantati dalle imprese stesse nei confronti delle amministrazioni pubbliche. Evidenzia che le imprese si trovano nell'impossibilità di valutare i piani di investimento e di migliorare la gestione ordinaria; inoltre, in non pochi casi sono costrette a chiudere o cominciano ad esaminare tale drammatica scelta. Sottolinea come all'intervento proposto dalla Relazione sono interessate le amministrazioni centrali, gli enti territoriali e quelli del Servizio sanitario nazionale, per importi previsti pari a circa 20 miliardi di euro nella seconda parte del 2013 e a ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014. Rileva che la Relazione non quantifica compiutamente gli effetti del provvedimento sul quadro di finanza pubblica e sull'economia nel suo complesso e che non viene fornita una quantificazione dell'effetto sulla spesa per interessi derivante da un miglioramento dello scenario tendenziale e dall'accelerazione dei pagamenti nei confronti della pubblica amministrazione e non risultano quantificati gli effetti positivi sulle entrate derivanti dall'ampliamento della base imponibile conseguente al migliore andamento dell'economia derivante dall'accelerazione dei pagamenti alle imprese. Sotto un diverso profilo, per valutare l'impatto del provvedimento, evidenzia come occorrerebbe conoscere lo stato di implementazione delle misure straordinarie intraprese nel corso del 2012, aventi Pag. 5le medesime finalità di quelle in oggetto, ed in particolare quelle previste dall'articolo 35 del decreto-legge n. 1 del 2012, al fine di accelerare il pagamento dei debiti di fornitura della pubblica amministrazione. Osserva quindi come le misure per l'accelerazione dei pagamenti variano a seconda della tipologia degli enti. Sottolinea come, per i debiti delle regioni e degli enti locali si prospetti un allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno che consenta l'utilizzo degli avanzi di amministrazione, l'esclusione dal Patto di stabilità delle regioni dei pagamenti effettuati in favore degli enti locali sui residui passivi a cui corrispondono residui attivi nei bilanci degli enti locali, l'istituzione di fondi rotativi per assicurare la liquidità degli enti territoriali con obbligo di restituzione in un determinato arco temporale. Fa presente che i cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari beneficeranno di una deroga alle spese per il 2013. Osserva che, per i debiti del comparto sanitario, è prevista la concessione di un'anticipazione di cassa finalizzata al pagamento dei debiti relativi ad operazioni già conteggiate negli esercizi finanziari precedenti ai fini del calcolo dell'indebitamento netto, da restituire secondo un piano di rientro. Segnala, infine, che attraverso le giacenze di tesoreria dovrebbe provvedersi ai rimborsi fiscali pregressi a carico dello Stato. Rileva come la deroga ai vincoli del Patto di stabilità interno appaia suscettibile di incidere negativamente per il suo intero importo sia sul fabbisogno, e quindi sul debito, che sull'indebitamento netto. Ritiene che andrebbe pertanto chiarito l'ammontare complessivo degli avanzi di amministrazione immobilizzati a causa dei vincoli del Patto e della quota degli stessi potenzialmente oggetto della deroga in esame. Ricorda inoltre che la possibilità offerta alle Regioni di effettuare i pagamenti in favore degli enti locali a valere sui residui passivi riproduce il contenuto di una norma vigente sino alla relativa soppressione avvenuta con la legge di stabilità per il 2013. Ritiene che occorrerebbe pertanto capire quale sia stata l'efficacia della disposizione che viene ora riproposta in termini di accelerazione dei pagamenti in favore degli enti locali. Per quanto concerne l'istituzione di fondi rotativi, ritiene utile conoscere la natura della spesa, corrente o in conto capitale, cui potranno essere destinate le risorse di tali fondi e le dotazioni quantitative delle due annualità considerate. Per quanto riguarda i riflessi sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, segnala che le misure in questione comporterebbero maggiori pagamenti in conto capitale per circa 7,8 miliardi, determinando un peggioramento dell'indebitamento netto di 0,5 punti di PIL nel solo 2013. Evidenzia che il saldo di bilancio passerebbe di conseguenza da –2,4 per cento del PIL del quadro tendenziale a legislazione vigente a –2,9 per cento. Osserva che il ridotto effetto atteso sul saldo di indebitamento netto evidenzia che la quota maggioritaria dell'intervento, riguarderà l'accelerazione dei pagamenti a fronte di residui passivi di parte corrente. Sempre al fine di poter valutare compiutamente l'impatto del provvedimento, rileva che andrebbero quindi forniti chiarimenti in merito all'entità dello stock di residui passivi esistenti e alla sua composizione tra parte corrente e in conto capitale.
  A suo avviso, andrebbe anche chiarita la motivazione della diversa composizione fra debiti di parte corrente e debiti in conto capitale fra 2013 e 2014. Ritiene, infatti, che a parità di ammontari complessivi, un'omogenea ripartizione fra le due tipologie di spesa potrebbe essere presa in considerazione.
  Osserva, inoltre, che la materia presenta profili comunitari assai delicati e complessi tenuto conto, in particolare, che per l'Italia, nel maggio del 2013, dovrebbe concludersi positivamente la procedura per disavanzo eccessivo. Ricorda, in proposito, che il 18 marzo scorso il Commissario agli affari economici e monetari, Olli Rehn, e il Commissario all'industria, Antonio Tajani, hanno diramato una nota congiunta sull'attuazione della direttiva in materia di ritardati pagamenti dove, dopo aver ricordato che la direttiva non si Pag. 6applica necessariamente all'ammontare del debito commerciale pregresso, rilevavano come l'Italia avesse stabilito di applicare la direttiva medesima solo ai contratti stipulati a partire dal 1o gennaio 2013, suggerendo, quanto alla situazione pregressa, di prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare a livelli fisiologici in tempi relativamente brevi. A suo giudizio, questo piano avrebbe dovuto prevedere adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso. Al tempo stesso, la nota sottolineava come il Patto di stabilità e crescita consentisse di prendere in considerazione fattori significativi in sede di valutazione della conformità dei saldi di bilancio degli Stati membri con i criteri di deficit e di debito previsti dal Patto stesso. Veniva infine manifestata la disponibilità della Commissione a cooperare con le autorità italiane per aiutare l'attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso. Osserva come la nota, pur rappresentando un'apertura verso le esigenze del nostro Paese, non chiarisce se la liquidazione dei debiti commerciali possa effettivamente rientrare tra i fattori significativi e, soprattutto, quali concrete implicazioni ciò avrebbe nella valutazione delle Istituzioni europee in merito all'impatto della misura sui nostri conti pubblici. Rileva, inoltre, che anche le indicazioni provenienti dal Consiglio europeo del 14-15 marzo 2013, pur contenendo, in particolare, l'invito agli Stati membri a intervenire contestualmente sul versante delle entrate e delle spese, adottando misure mirate a breve termine per promuovere la crescita e sostenere la creazione di posti di lavoro, in particolare dei giovani, e dando la priorità agli investimenti favorevoli alla crescita, non forniscono specifiche indicazioni riguardo al provvedimento in esame e, allo stato, rappresentano solo – come evidenziato dal Governo italiano – un segnale nella direzione di una maggiore flessibilità nell'applicazione delle regole vigenti che dovrebbe avere concrete ricadute soprattutto in materia di investimenti.
  Nell'informativa resa alla Camera il 25 marzo sul vertice europeo, il Presidente del Consiglio ha precisato che l'Italia deve rispettare la soglia del 3 per cento nel 2013, mantenendo a questo fine un adeguato margine di sicurezza. In caso contrario il nostro Paese non uscirà dalla procedura di deficit eccessivo e perderà ogni possibile vantaggio. Su tale base il Presidente Monti, tenuto conto che la Commissione europea stima per l'Italia nel 2013 un deficit non corretto per il ciclo pari al 2,4 per cento del PIL, valuta che «lo spazio fiscale utilizzabile per l'operazione di pagamento dei debiti verso la pubblica amministrazione che impattano sul deficit sia di circa lo 0,5 per cento, così da arrivare al 2,9 per cento e non al 3 per cento o oltre». Ricorda, in proposito, che la soglia del 3 per cento del PIL rappresenta il livello massimo di indebitamento netto nominale previsto dal Patto di stabilità e crescita. A riguardo, rileva come l'intervento in questione sembrerebbe esaurire, almeno per il 2013, ogni residuo spazio di politica economica a livello nazionale, fatta esclusione per manovre finanziarie dotate di adeguate coperture, a parità di saldi. Ritiene, inoltre, necessario che il Governo, in sede di Commissione speciale, chiarisca con maggiore dettaglio lo stato e il livello di perfezionamento dei diversi accordi che sono direttamente o indirettamente richiamati: in primo luogo, i margini di flessibilità conseguenti al peggioramento del ciclo e, in relazione a ciò, l'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo; in secondo luogo, la facoltà di escludere dai saldi rilevanti di finanza pubblica alcune tipologie di spese di investimento; in terzo luogo, lo stato di avanzamento tecnico in materia di debiti delle pubbliche amministrazioni, ivi compresi gli aspetti contabili concernenti la valutazione ai fini Eurostat delle diverse poste.
  Segnala, inoltre, che la Relazione evidenzia come dall'intervento dovrebbe derivare un deciso miglioramento del profilo Pag. 7della domanda interna e dell'occupazione, e dunque un'accelerazione della crescita economica. Viene, peraltro, evidenziato come occorra tenere conto che una parte dei pagamenti confluirà nel settore creditizio, attesa l'avvenuta cessione agli intermediari finanziari, da parte delle imprese, di una quota dei propri debiti commerciali. A tale riguardo, ricorda che si osserva come ciò riduca l'immissione di liquidità nel sistema economico, ma favorisca comunque in via indiretta l'economia, poiché l'accelerazione e i pagamenti dovrebbe determinare un'attenuazione delle tensioni sull'offerta di credito e una riduzione dei tassi di interesse alla clientela. In proposito, ritiene che sarebbe utile, al fine di valutare tale complessa materia, disporre di dati aggiornati.
  Oltre a quanto già evidenziato in merito all'impatto delle misure proposte sull'economia reale, osserva come occorrerebbe non solo avere una stima della quota di liquidità che andrebbe a diretto beneficio delle imprese e di quanta parte dei debiti commerciali sarebbe invece già stata oggetto di cessione al sistema bancario, ma anche conoscere la tipologia dei crediti interessati dal provvedimento e i criteri in base ai quali saranno individuati i debiti da estinguere in via prioritaria. Rileva, altresì, che la Relazione non esplicita l'impatto dell'intervento sull'ammontare del fabbisogno e del debito, che pure sono le variabili cruciali sul piano strettamente finanziario. In conclusione, per una più trasparente esposizione degli interventi preannunciati, ritiene utile acquisire un quadro tendenziale che registri, separatamente, sia il semplice aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, sia gli effetti delle misure di accelerazione dei pagamenti sulla crescita e sui saldi rilevanti.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO si riserva di intervenire in sede di replica.

  Gioacchino ALFANO (PdL) osserva come il documento all'esame della Commissione rechi una significativa omissione. In particolare, osserva come il testo in esame sia concentrato sulla problematica dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, che, a suo avviso, rappresentano certamente un tema centrale per il rilancio dell'economia del Paese, ma trascura l'altrettanto importante e connesso tema dei crediti che le medesime amministrazioni vantano nei confronti dei cittadini. Sottolinea in proposito come tali crediti siano prevalentemente relativi all'erogazione di servizi da parte degli enti locali e come l'accumularsi degli stessi abbia sottratto negli anni le risorse che sarebbero state tra l'altro necessarie al pagamento dei debiti commerciali. Ricorda quindi anche le criticità rilevate da Equitalia in merito al servizio di riscossione. Auspica quindi una specifica attenzione del relatore su questo punto ed una sensibilità del Governo ancorché dimissionario.

  Rocco BUTTIGLIONE (SCpI) sottolinea preliminarmente il rilievo della relazione in esame, evidenziando come essa vada letta nel quadro della svolta in atto nell'ambito della politica economica dell'Unione europea. Con particolare riferimento al nostro Paese, osserva come tale svolta si sia resa possibile anche in ragione dei sacrifici affrontati negli ultimi mesi. Evidenzia, infatti, come l'Italia avrebbe dovuto sopportare pesanti conseguenze economiche e finanziarie qualora non avesse intrapreso il duro cammino di risanamento della finanza pubblica finalizzato al raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio nell'anno 2013, anziché nel 2014. Su un piano più generale, rileva come il mutamento degli orientamenti europei sia attribuibile anche alla circostanza che le conseguenze della crisi minacciano ora la Francia e l'Unione europea appare intenzionata a seguire un atteggiamento meno rigoroso rispetto a quello adottato nei confronti del nostro Paese. Al di là di questa parziale compensazione per il diverso trattamento subito, sottolinea come una maggiore flessibilità sia resa possibile anche dagli interventi adottati dalla BCE, che hanno consentito una stabilizzazione dei mercati finanziari, Pag. 8ora meno esposti alle pressioni della speculazione. In questo contesto, giudica fuori bersaglio le polemiche giornalistiche di questi giorni circa il rischio di un superamento del limite del 3 per cento previsto per il rapporto tra indebitamento netto e prodotto interno lordo, osservando come alcune delle misure indicate nella relazione in esame facciano riferimento a poste di bilancio già contabilizzate, che determinerebbero effetti solo sul debito e non sul deficit. A questo riguardo, ritiene che il Governo dovrebbe fornire precisi chiarimenti circa l'esatto ammontare del debito nascosto, che non coincide con il debito commerciale delle pubbliche amministrazioni. In particolare, il Governo dovrebbe chiarire se la cifra di 71 miliardi di euro di cui si parla ricorrentemente si riferisce all'intero debito commerciale e se i 48 miliardi di euro cui ha fatto riferimento Confindustria rappresentino la quota di tale debito qualificabile come debito nascosto. Ritiene altresì necessario un chiarimento circa le future misure da adottare per evitare la creazione di nuovo debito nascosto, osservando come esso sia imputabile in parte all'inefficienza delle pubbliche amministrazioni e in parte alla volontà di nascondere l'effettivo ammontare dell'indebitamento delle amministrazioni pubbliche. Ravvisa, inoltre, l'esigenza di acquisire informazioni sul nuovo quadro europeo, che pare segnare un'inversione di tendenza rispetto al passato, osservando come per il nostro Paese si avvicini la chiusura della procedura per disavanzi eccessivi e come sia stato raggiunto un compromesso in sede europea circa la valutazione degli investimenti produttivi. Nel sottolineare come tale nuova valutazione degli investimenti sia suscettibile di determinare rilevanti flussi finanziari finalizzati alla crescita, ritiene che debba essere chiarita la portata del compromesso raggiunto, che attualmente pare costituire un impegno più politico che giuridico.

  Giovanni LEGNINI (PD), dopo aver premesso che gli obiettivi e le problematiche concernenti la Relazione in oggetto sono stati ben evidenziati dal relatore, fa tuttavia presente che molte altre considerazioni potranno essere più opportunamente svolte dopo che il Governo avrà fornito i chiarimenti già in parte richiesti nel corso del dibattito finora svolto. Precisa altresì che talune problematiche emergeranno concretamente nel momento in cui il Governo emanerà il decreto-legge volto a consentire lo sblocco dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.
  Rileva come, a suo avviso, il principale interrogativo che si pone riguarda l'ammontare dei crediti scaduti esigibili da parte dei soggetti che hanno erogato beni e servizi alle amministrazioni pubbliche. Sollecita pertanto il sottosegretario Polillo affinché il Governo fornisca al Parlamento quanti più elementi possibili, in ordine non solo alla quantificazione dei crediti ma anche ai «criteri di copertura», evidenziando come la valutazione che sarà espressa sulla Relazione in esame dipenderà in gran parte dai chiarimenti che saranno forniti dal Governo.

  Mario MARAZZITI (SCpI), dopo aver ringraziato il deputato Causi per la relazione svolta, pur associandosi alle richieste di chiarimento in ordine ad alcuni profili di incertezza connessi al documento in esame, ne evidenzia tuttavia il carattere complessivamente positivo, considerandolo un elemento utile in vista della successiva adozione del preannunciato decreto-legge da parte del Governo. A questo proposito, fa presente che una parte delle risorse che saranno sbloccate confluirà nel settore creditizio, circostanza che potrebbe ridurre l'effetto positivo in favore delle imprese. Per questa ragione, ritiene che sia necessario favorire l'adozione di misure volte a garantire un adeguato impegno delle banche nei confronti delle imprese e all'abbassamento dei tassi di interesse, rendendo più dinamico il sistema bancario.
  Fa quindi riferimento a due ulteriori questioni che a suo avviso si pongono, concernenti rispettivamente la quantificazione dei crediti divenuti esigibili nei confronti Pag. 9delle amministrazioni pubbliche – rispetto alla quale una risposta potrà essere fornita dalla Banca d'Italia nel corso delle audizioni che si svolgeranno sul documento in esame – nonché i tempi ottimali per il pagamento dei debiti.

  Massimo Enrico CORSARO (Misto) preliminarmente osserva come la mancanza di un quadro informativo completo da parte del Governo costringa la Commissione ad una discussione sostanzialmente al buio. Richiama quindi l'intervento svolto dall'onorevole Buttiglione che ha ricordato il probabile cambio di passo della Commissione europea. In proposito, osserva tuttavia come tale cambiamento di rotta in merito al rigore di bilancio non sia stato formalizzato in alcun atto della Commissione ed esprime quindi la preoccupazione che, ove realizzato, esso testimoni solo un drammatico tentativo di rianimare un paese moribondo, dopo la fine della Grecia e di Cipro. Rileva quindi come occorrerebbe valutare attentamente gli effettivi risvolti dell'intervento preannunciato dal Governo sull'economia reale nel medio e nel lungo termine. Evidenzia come, al momento, vi siano solo asserzioni non dimostrate sull'efficacia delle scelte preconizzate dalla relazione all'esame della Commissione. In particolare, richiama l'effettiva messa a disposizione delle imprese, piuttosto che del sistema creditizio, delle somme richiamate nella medesima relazione, osservando come, se così fosse, sarebbe un fatto positivo, in considerazione delle difficoltà che le medesime imprese hanno riscontrato nell'accesso degli strumenti finanziari introdotti dal Governo. Sulla possibilità che la richiamata immissione di liquidità comporti anche un abbassamento dei tassi di interesse, rileva come non vi siano elementi sufficienti a suffragare tale ipotesi. Inoltre sottolinea come non sia nemmeno chiara la portata effettiva dell'ammontare stesso dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, a causa della stratificazione normativa che ha reso, di fatto, impossibile una ricostruzione precisa. Rileva infine come l'unica consolazione sia rappresentata dalla consapevolezza che l'atto in esame rappresenta forse l'ultimo dell'attuale Governo e sottolinea come anche il dibattito in Aula abbia fatto registrare un cambio di toni delle forze politiche nei confronti del medesimo.

  Angelo RUGHETTI (PD) ritiene opportuno che già in tale fase preliminare di esame della Relazione al Parlamento 2013 si focalizzi l'attenzione sui contenuti dello strumento operativo che conseguirà alla Nota di aggiornamento per liberare e rendere effettivamente disponibili le risorse in oggetto. Reputa utile conoscere, quindi, quali novità abbiano reso possibile l'auspicato sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, considerato che per lungo tempo è stata ritenuta del tutto inattuabile una tale misura. Ravvisa, altresì, l'esigenza che sia preliminarmente valutato l'impatto che tale misura determinerebbe nel quadro economico complessivo e gli effetti che potrebbero conseguirne rispetto alla prioritaria salvaguardia dei conti pubblici. Osserva che la Relazione richiama i debiti maturati dalla Pubblica Amministrazione senza tuttavia definirne le specifiche differenziazioni e le relative consistenze tra i comparti della medesima. Nel precisare che il richiamato peggioramento del deficit equivale, nella sua entità, alla quantità di risorse sbloccate con i provvedimenti in oggetto, reputa opportuno che la Commissione approfondisca particolarmente i profili inerenti alla partita dei menzionati dodici miliardi di spesa corrente che risultano già contabilizzati. Ritiene necessario che siano precisate le modalità operative dell'attuazione dell'intervento programmato e con quali specifici criteri si intendono ripartire le cifre indicate tra i diversi comparti delle Pubbliche Amministrazioni. Evidenzia, altresì, che si rende opportuno prevedere meccanismi premianti per l'assegnazione di risorse a quei comparti del settore pubblico che abbiano manifestato maggiore virtuosità rispetto ad altri. Fa notare che per il 2014 non è previsto alcun pagamento in conto capitale e si chiede se tale profilo comporti l'esclusione Pag. 10di nuovi avanzi di amministrazione. Avanza quindi al Governo la richiesta che l'attuazione del provvedimento in oggetto si realizzi attraverso norme di agevole applicazione e che si tenga conto della salvaguardia del complessivo equilibrio dei conti pubblici.

  Sesa AMICI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede di conoscere se il Governo intenda interloquire con la Commissione in tale fase, ovvero direttamente nella giornata di domani nel corso delle audizioni, rilevando che tale profilo non è irrilevante rispetto agli interventi odierni svolti in discussione generale.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, ritiene che il Governo, già nell'odierna seduta, potrà cominciare a fornire una risposta ad alcuni dei quesiti posti nel corso della discussione.

  Luigi BOBBA (PD) ritiene indispensabile approfondire la questione relativa alla composizione dei menzionati 70 miliardi e verificare se, come asserito, l'80 per cento di essi incida sul debito e solo il 20 per cento sul deficit; il che, sottolinea, renderebbe la situazione complessiva meno preoccupante di quanto appaia. Nel richiamare la posizione espressa dai rappresentanti dell'ANCI, rammenta che il presidente Del Rio ha formulato la richiesta di tener conto, nel quadro degli interventi previsti, del fondo cassa e dei residui passivi in conto capitale. Nel richiamare l'intervento del relatore, secondo cui il margine percentuale rispetto al menzionato limite del 3 per cento potrebbe essere assorbito dall'intervento in oggetto, si chiede in che modo il Governo intenda poi affrontare la spinosa questione delle protezioni sociali, con particolare riferimento alla vicenda degli esodati, paventando il rischio di una carenza di risorse da destinare ai corrispondenti interventi.

  Giulio MARCON (SEL), nel ringraziare il relatore Causi per l'esaustiva relazione svolta, osserva preliminarmente come il Governo, nel preannunciare un nuovo intervento in materia di debiti della pubblica amministrazione, dovrebbe fornire indicazioni e dati numerici circa gli effetti delle misure già adottate in materia, osservando come da tali dati emergerebbe con chiarezza il sostanziale fallimento dei recenti interventi. Rileva, inoltre, la presenza di importanti lacune nella relazione trasmessa dal Governo, che non contiene alcune informazioni fondamentali, osservando altresì che non vengono forniti dati volti a corroborare l'ottimismo circa gli effetti positivi del provvedimento sul sistema creditizio e sull'economia reale. Nel rilevare come il Governo preannunci una manovra di 40 miliardi di euro, auspica che un'analoga disponibilità di risorse possa essere celermente destinata al rilancio del lavoro e dell'economia e al contrasto di autentiche emergenze sociali, quali la cassa integrazione e i lavoratori esodati. Chiede inoltre indicazioni circa le priorità di intervento del Governo e il riparto delle risorse rese disponibili, nonché in ordine all'impatto delle nuovo misure sul sistema creditizio. A tale ultimo riguardo, segnala il rischio che all'eventuale chiusura di una posizione debitoria delle imprese nei confronti delle banche non faccia seguito la possibilità per le medesime imprese di ricorrere al credito presso gli istituti creditizi. Ritiene, pertanto, che al riguardo sia necessario acquisire un preciso impegno dell'ABI. Rileva, altresì, l'esigenza di acquisire una stima degli avanzi di bilancio degli enti locali, osservando come, su un piano più generale, la discussione della relazione in esame costituisca un'importante occasione per segnalare la necessità di una revisione delle regole del patto di stabilità interno, riprendendo molte delle sollecitazioni più volte formulate al riguardo dall'ANCI.

  Stefano FASSINA (PD) dichiara preliminarmente che nel suo intervento si limiterà a rivolgere alcune richieste di chiarimento al governo. Chiede in primo luogo se, per quanto riguarda il 2013, la riduzione del PIL, pari all'1,3 per cento, includa gli effetti degli interventi sui debiti delle pubbliche amministrazioni. Osserva Pag. 11quindi come, oltre alla stima dell'indebitamento relativo al 2013, occorra conoscere il saldo strutturale relativo sia al 2013 che al 2014. Osserva infine come il Governo dovrebbe chiarire quali altre spese potrebbero rendersi necessarie nel corso dell'anno richiamando, in particolare, la cassa integrazione in deroga, i precari della Pubblica Amministrazione nei servizi essenziali e le missioni internazionali.

  Enrico ZANETTI (SCpI) osserva in primo luogo come la Commissione dovrebbe poter disporre di dati analitici tali da giustificare il previsto incremento del PIL dall'1,1 all'1,3 nel 2014. Il Governo dovrebbe inoltre indicare quali altri provvedimenti potrebbero presentare caratteristiche tali da consentire di avvalersi della flessibilità prevista dalle regole europee. Ritiene inoltre che occorrerà istituire tavoli di monitoraggio al fine di assicurare la neutralità del provvedimento nei confronti delle banche, osservando come esso non debba incidere sull'ammontare complessivo degli affidamenti bancari. Ritiene infine necessario conoscere i criteri di riparto dei pagamenti, in quanto il provvedimento non consentirà comunque di onorare tutti i debiti della Pubblica Amministrazione, osservando come sia, in particolare, necessario conoscere come verranno impiegati gli avanzi di bilancio degli enti territoriali.

  Maino MARCHI (PD), fa presente che la Commissione, nell'ambito dell'esame di un documento che costituisce sostanzialmente una nota di aggiornamento del DEF a circa quindici giorni dal 10 aprile, data in cui il Governo dovrà presentare al Parlamento il Documento di economia e finanza 2013, sta affrontando un problema non nuovo, che nel corso del tempo si è notevolmente aggravato. Ricorda che fino al 2011 non si riusciva nemmeno a recepire la direttiva europea concernente i tempi dei pagamenti, evidenziando come da allora il problema è divenuto drammatico, essendoci tante imprese che sono costrette a chiudere a causa dalla mancanza di liquidità, in quanto al ritardo nei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche si aggiungono condizioni assolutamente restrittive per quanto riguarda l'accesso al credito.
  In questa situazione dai contorni drammatici, stante la situazione di crisi delle imprese che insistono sui rispettivi territori, gli enti locali minacciano di non rispettare il patto di stabilità.
  Rileva quindi come, nonostante vi siano indicatori di miglioramento sul versante della finanza pubblica, la situazione economica del Paese rimanga drammatica al punto che, a suo avviso, il meglio che si può ottenere è che alla fine del 2014 la situazione si presenti negli stessi termini degli ultimi mesi del 2012. Sollecita inoltre il Governo affinché fornisca una stima ufficiale, formale, in modo tale da introdurre elementi di chiarezza. In particolare, chiede di sapere, quanto della somma complessiva è in conto capitale e quanto è in conto corrente e, di quest'ultima parte, quanto è stato contabilizzato, nonché quanto è stato ceduto alle banche. Ritiene infine che sia necessario capire quali siano le ulteriori emergenze che possono porsi, specialmente sul piano sociale, evidenziando come solo attraverso queste stime è possibile predisporre un decreto-legge che sia veramente efficace.

  Alessandro PAGANO (PdL) esprime perplessità in ordine ai contenuti della relazione in esame, sottolineando come essa dimostri peraltro l'impatto, a suo avviso catastrofico, delle politiche del Governo sull'economia, a partire dalla significativa diminuzione delle entrate. Rileva inoltre come siano, a suo avviso, arbitrari alcuni dati contenuti nel documento presentato dal Governo, come quelli relativi alla disoccupazione e al costo del petrolio, su cui vi sono molte manovre di natura speculativa. Osserva inoltre come la relazione affermi che una parte delle risorse stanziate per il pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni siano in realtà destinate alle banche cessionarie pro solvendo o pro soluto, con la giustificazione che anche tali risorse avrebbero Pag. 12un effetto positivo, sia pure indirettamente, sull'economia. In proposito, ritiene che, in considerazione del fatto che il sistema creditizio ha già ottenuto significativi vantaggi, le banche dovrebbero essere le ultime ad essere liquidate. Alla luce degli elementi richiamati, rileva come appaia oggi difficile la possibilità di una risoluzione comune.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO, nel formulare i migliori auguri di buon lavoro a tutti i deputati, ricorda come la fase procedurale sia abbastanza inedita, in quanto il documento all'esame della Commissione costituisce la base per l'emanazione di un successivo decreto-legge, i cui contenuti saranno definiti anche sulla base del dibattito in Commissione. Ringrazia quindi l'onorevole Buttiglione per il suo intervento, che ha richiamato il presupposto della relazione approvata dal Governo e cioè l'apertura dell'Unione europea che ha consentito di individuare una soluzione al problema del pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Sull'effettività di tale apertura, rileva che potrà esprimersi più compiutamente il Ministro Moavero Milanesi, facendo presente che in ogni caso sarà necessario un serrato negoziato con le Istituzioni europee, vincendo anche resistenze di carattere burocratico. Richiama quindi le previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea che hanno il vantaggio di essere effettuate in maniera uniforme per tutti i Paesi membri, evidenziando come emergano dati, a suo avviso, sorprendenti. In particolare, rileva come i saldi della bilancia dei pagamenti, se confrontati con quella degli Stati Uniti d'America, denotano una profonda difficoltà dell'economia europea, che dimostra come l'eccessivo rigore non possa essere più la stella polare della politica economia. In riferimento a tale indicatore, rileva tuttavia come l'Italia si trovi, rispetto alla media europea ed in particolare rispetto a taluni Paesi, in una posizione relativamente più favorevole che consente taluni margini per una manovra come quella che il Governo intende adottare. In relazione all'intervento dell'onorevole Fassina che chiede di conoscere l'impatto delle preannunciate manovre nonché del deterioramento delle previsioni di crescita sull'indebitamento strutturale, conferma che gli obiettivi concordati in sede europea saranno comunque rispettati e quindi tale saldo non supererà comunque la soglia dello 0,5 per cento consentita. Con riferimento alla diversa composizione delle spese per le quali si intende procedere al pagamento, osserva che la scelta di includere spese di parte corrente e in conto capitale è dovuta principalmente a motivazioni contabili e di carattere amministrativo ed assicura che l'impatto sulla spesa per interessi per l'incremento del debito pubblico sarà comunque contenuta. Chiarisce, altresì, che i dati forniti nella relazione circa l'andamento del prodotto interno lordo nel 2013 non tengono conto degli effetti degli interventi sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni, osservando come essi siano principalmente imputabili all'effetto del trascinamento dei dati negativi registrati nell'ultimo trimestre del 2012, mentre, almeno secondo quanto prospettano i principali osservatori internazionali, si dovrebbe realizzare un miglioramento a partire dal terzo trimestre del presente esercizio. Quanto alle spese future, osserva come esse dipendano in gran parte dall'agenda politica del nuovo Governo, che dovrà decidere quali siano le priorità da realizzare, sottolineando come le cosiddette spese esigenziali, quantificate solitamente in 5 miliardi di euro annui, non sono stimate secondo il criterio della legislazione vigente, ma secondo quello delle politiche invariate e, pertanto, sono il frutto di una valutazione politica. Per quanto attiene all'ammontare del debito delle pubbliche amministrazioni, ritiene credibili le stime della Banca d'Italia, recentemente riprese anche dal Commissario Tajani, che fanno riferimento a oltre 70 miliardi di euro di debiti. Osserva, tuttavia, che è sostanzialmente impossibile individuare un dato incontrovertibile, in quanto per lo Stato è disponibile una quantificazione esatta, pari a circa 8 miliardi di euro, mentre per gli enti territoriali Pag. 13è possibile effettuare solo stime, in ragione della lentezza del processo di armonizzazione dei sistemi contabili avviato nel corso della passata legislatura, anche se si stanno acquisendo maggiori elementi informativi con riferimento alle regioni sottoposte a piano di rientro dai disavanzi sanitari. In questo senso, ritiene che la carenza di dati precisi costituisca una spia di un malessere più profondo, dovuto al disordine amministrativo che caratterizza il nostro ordinamento. Sottolinea, inoltre, l'esigenza di individuare opportuni strumenti correttivi per evitare che le risorse siano assorbite dal sistema bancario, che le potrebbe utilizzare con finalità di consolidamento, anziché immesse nuovamente nel circuito produttivo. Osserva, poi, che appare assai difficile stimare gli effetti sui tassi di interesse della manovra prospettata nella relazione, sottolineando come tali tassi siano condizionati da molti fattori e, in particolare, dall'andamento dello spread.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, osserva come molte delle considerazioni formulate nel recente dibattito contrastino fortemente con quelle che solo un anno fa si facevano in occasione del dibattito sull'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale, quando si accusava la riforma costituzionale di scarso rigore. Ritiene, pertanto, che l'attuale discussione dimostri come giustamente siano state respinte le letture eccessivamente rigoriste, mantenendo adeguati margini di flessibilità nelle nuove regole costituzionali. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame della relazione ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

  Maino MARCHI (PD) chiede che nell'istruttoria sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica relativo ai criteri e alle procedure per l'utilizzazione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, si tenga conto anche del contenuto delle proposte di legge in materia approvate nella scorsa legislatura dalla Camera dei deputati, senza che si concludesse l'iter legislativo presso l'altro ramo del Parlamento.

  La seduta termina alle 19.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 19.25 alle 19.40.

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