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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 864 di mercoledì 4 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Dambruoso, Dellai, Epifani, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giachetti, Guerra, Locatelli, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Pannarale, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rossomando, Schullian, Sottanelli, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione delle mozioni Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714, Rondini ed altri n. 1-01715, Gelmini ed altri n. 1-01718, Grillo ed altri n. 1-01719 e Daniele Farina ed altri n. 1-01720 concernenti la candidatura di Milano quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali (ore 10,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714 (Nuova formulazione), Rondini ed altri n. 1-01715, Gelmini ed altri n. 1-01718, Grillo ed altri n. 1-01719 e Daniele Farina ed altri n. 1-01720 concernenti la candidatura di Milano quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato nell'Allegato A al resoconto della seduta del 29 settembre 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 29 settembre 2017).

Avverto che è stata altresì presentata la mozione Vargiu ed altri n. 1-01721, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritta a parlare l'onorevole Carnevali, che illustrerà anche la mozione Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI. Grazie, signor Presidente, sottosegretaria, onorevole colleghi. Oggi ci accingiamo, dopo il voto unanime al Senato, a sollecitare in quest'Aula un'opportunità, una grande occasione per il nostro Paese, ovvero la possibilità che l'Agenzia europea del farmaco (EMA) possa giungere in Italia e, nello specifico, a Milano; un'occasione frutto del referendum di separazione della Gran Bretagna dall'Unione europea nel giugno del 2016, che, tra i diversi effetti, ha posto, tra i Paesi membri dell'Unione europea, il tema della ricollocazione di due importanti e strategici uffici: l'EBA e appunto l'EMA; una opportunità, che il nostro Paese ha dimostrato molto concretamente di voler cogliere, a partire dall'iniziativa convinta e decisa del Governo e dalla collaborazione istituzionale che si è da subito sinergicamente mossa per giungere a questo prestigioso obiettivo.

Voglio, infatti, ricordare il Patto per Milano, suggellato dall'allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che, all'indomani delle vicende della Brexit, indicava gli obiettivi strategici per la città, condivisi da Governo, comune, seguito - come dicevo - anche dal proficuo dialogo con la regione Lombardia e dal suo Presidente, sino alla presentazione ufficiale della candidatura di Milano dello scorso 25 settembre a Bruxelles. In questa occasione la delegazione italiana, composta dal Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, dal sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, dall'incaricato speciale del Governo per la candidatura italiana, Enzo Moavero Milanesi, e dal presidente di regione Lombardia, Roberto Maroni, e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha dimostrato una compattezza di intenti, che dimostra l'assoluta credibilità della proposta italiana.

Il nostro Paese si attesta come uno dei più importanti produttori farmaceutici in Europa; la regione Lombardia, in particolare, è la prima regione italiana nel settore farmaceutico, con 28.000 addetti, altri 18.000 lavorano invece nell'indotto, e ogni anno sono 7 i miliardi di euro investiti in ricerca e innovazione. In campo biomedico la Lombardia è la prima regione per la produzione di dispositivi medici, che contano oltre 800 imprese, 30.000 dipendenti, il 49 per cento del fatturato nazionale. La provincia di Milano, poi, in particolare, è l'area a maggiore concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento di imprese lombarde e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto nella regione. Secondo uno studio prodotto da Assolombarda sono ben 11.600 gli articoli scientifici pubblicati dalle università lombarde e dai suoi centri di ricerca, di cui 6.200 nel campo della scienza della vita, senza contare il futuro sviluppo del Progetto dello Human Technopole, che in poco tempo potrebbe rappresentare un primo Centro europeo di lavoro di ricerca sulla genomica e sui bigdata.

Milano, dunque, rappresenterebbe una meta ottimale per ospitare EMA, non solo per il suo tessuto produttivo, di innovazione e di ricerca, e la caratteristica è anche così fondamentale per evidenti vantaggi infrastrutturali e logistici.

Voglio ricordare qui che, oltre all'infrastruttura fisica e alla disponibilità degli spazi, la messa a disposizione, quindi, del grattacielo Pirelli, con 50.000 metri quadri, che sono il doppio degli attuali in disponibilità della sede londinese, i tempi, le distanze, i collegamenti con treno, l'alta velocità, gli aeroporti, insomma un ecosistema e una capacità recettiva per dipendenti, visitatori, partecipanti ai grandi eventi internazionali, sono tutti fattori che possono giocare a favore della candidatura di Milano, per la città, ma soprattutto per un Paese, anche a seguito della straordinaria esperienza di Expo. Quindi, pensiamo che possiamo dirci assolutamente pronti.

Milano, inoltre, può dirsi, a tutti gli effetti, una grande capitale europea per la multiculturalità, potendo offrire numerose opportunità di scolarizzazione multilingue, a orientamento europeo, in grado di rispondere alle future esigenze dei dipendenti dell'EMA e delle loro famiglie.

Ospitare EMA, dunque, costituirebbe un motivo di vanto istituzionale certo e una straordinaria occasione di sviluppo, portando nel nostro Paese un'Agenzia con oltre mille dipendenti, con un indotto di assoluto rilievo - basti pensare agli oltre 500 meeting internazionali che si svolgono e alla trazione legata alle funzioni istituzionali delle Agenzie per le case farmaceutiche -, un'occasione che - mi preme sottolineare - non riguarda esclusivamente la città di Milano o la regione Lombardia, ma tutto il Paese Italia.

Sarebbe dunque l'intero sistema a beneficiare, in quanto la prospettiva di sviluppo coinvolgerebbe la promozione e l'avanzamento globale dell'impresa farmaceutica italiana, per non parlare del ruolo che EMA potrebbe svolgere in un'operazione di rilancio e di ulteriore sviluppo nella ricerca medico-scientifica, ponendosi in rete con le strutture di eccellenza presenti in tutto il nostro Paese, il Joint Research Centre di Ispra, vicino a Varese, la European Food Safety Authority, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma; si potrebbe costituire un polo scientifico di cooperazione per la ricerca unico in ambito continentale, abbracciando settori importanti e correlati tra loro quali le scienze della vita, il food e la nutrizione.

Il risultato dell'esame, primo del Consiglio affari generali dell'Unione europea, è senza dubbio un rafforzamento della determinazione che il nostro Paese ha messo in campo e di tutte le istituzioni interessate, perché quello che ci preme è garantire anche la continuità operativa, la funzionalità dell'Agenzia, a garanzia dell'interesse di tutti i cittadini.

Colleghi, sebbene, come ho detto, la collaborazione istituzionale e la forte azione sinergica di tutte le istituzioni coinvolte per ottenere questo grande risultato non sia mai mancata, credo sia doveroso che questo Parlamento si affianchi loro in questa sfida avvincente, a dimostrare come un risultato di assoluta rilevanza per l'intero sistema Paese avvenga con il sostegno di tutti. È quello che chiediamo con questa nostra mozione ed è quello che, sono convinta, auspichiamo che tutte le forze presenti in quest'Aula sottoscriveranno. Grazie(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luca Squeri, che illustra anche la mozione Gelmini ed altri n. 1-01718, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Con la mozione all'ordine del giorno oggi affrontiamo quello che è una grande opportunità per il nostro Paese.

L'Agenzia europea del farmaco è un organo decentrato dell'Unione europea con sede a Londra - ha circa 1.000 dipendenti -, che ha come compito principale quello di tutelare e promuovere la sanità pubblica, la tutela degli animali, mediante valutazione e controllo dei medicinali per uso umano. L'EMA si occupa, quindi, della valutazione scientifica, della sorveglianza e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali sviluppati da società farmaceutiche e destinati ad essere utilizzati nei 28 Stati membri dell'Unione, assicurando la sicurezza, l'efficacia e l'alta qualità di tutti i medicinali disponibili sul mercato, ovvero un mercato di oltre 500 milioni di persone.

Ebbene, questo importante organo potrà, auspicabilmente, trovare la sua sede in Italia. Questo perché, come è noto, a seguito del referendum che ha posto fine all'adesione del Regno Unito all'Unione europea, l'EMA dovrà trasferire la propria sede proprio in un altro Paese dell'Unione europea.

Con la nostra mozione abbiamo, quindi, inteso ribadire che l'Italia, che rappresenta uno dei Paesi fondatori dell'Unione, ed è uno dei più importanti Paesi produttori di farmaci, possa diventare sede di questa Agenzia.

In particolare, il riferimento è alla Lombardia, prima regione italiana nel settore della produzione del farmaco, con 28.000 addetti, più altre 18.000 persone che lavorano nell'indotto, e dove ogni anno si investono 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione. Ecco, quindi, la grande possibilità di esercitare, anche oggi, col voto in quest'Aula, dopo quello della scorsa settimana al Senato, una pressione affinché la candidatura del nostro Paese venga presa seriamente in considerazione. Il gruppo di Forza Italia ha chiesto fin dall'inizio che l'Ema fosse nelle priorità del Governo in seguito alla Brexit. Lo scorso aprile, nelle comunicazioni del Governo, in vista del Consiglio europeo sui negoziati per l'uscita del Regno Unito dalla UE, proprio le risoluzioni di Forza Italia, presentate alla Camera e al Senato, chiedevano al Governo di porre in essere tutte le iniziative utili affinché l'Ema potesse venire in Italia. È bene ricordare che anche il Ministro Lorenzin ha chiesto fin dall'inizio che l'Ema arrivasse in Italia e in particolare a Milano. Importantissima poi la pressione del Presidente del Parlamento europeo, Tajani, che il 31 agosto 2017, al termine di un incontro col direttore esecutivo dell'Ema, Guido Rasi, ha evidenziato la necessità che la selezione della nuova sede dell'Agenzia europea per il farmaco avvenga sulla base di criteri oggettivi, elaborati a livello europeo, con l'obiettivo di rendere il più economico ed efficace possibile il suo funzionamento nell'interesse dei cittadini.

Tali criteri sono garanzia che l'Agenzia sia pienamente operativa nel momento in cui dovrà lasciare Londra, il Regno Unito, facilità di accesso alla nuova sede, ed esistenza di scuole per circa 600 studenti, figli del personale, accesso al mercato del lavoro, e assistenza sanitaria per le 900 famiglie del personale. Tutti i criteri che l'Italia, e Milano in particolare, possiedono. Esaminiamo, infatti, questi criteri. Proprio per rendere l'Agenzia immediatamente operativa, il presidente della regione Lombardia, Maroni ha messo subito a disposizione un palazzo della regione, il Palazzo Pirelli, proprio di fronte alla stazione centrale di Milano, con la possibilità di avere un affitto gratuito per il primo anno. Un fatto, quindi, assolutamente importante. La ragione Lombardia, il consiglio regionale, hanno sicuramente compiuto un passo fondamentale per ottenere l'assegnazione di questa Agenzia. Per quanto riguarda il criterio relativo alla facilità di accesso di una nuova sede, è evidente come questo luogo sia assolutamente accessibile dal centro di Milano, attaccato alla stazione centrale, con tre aeroporti, considerando oltre Malpensa e Linate anche Orio al Serio, e una capacità reale di essere collegato all'Europa e al mondo, in particolare attraverso l'hub di Linate. Il capoluogo lombardo è, quindi, la sede ideale per un'immediata operatività dell'Ema, trattandosi di una metropoli facilmente raggiungibile con infrastrutture logistiche, alberghiere e sanitarie di assoluto livello, oltre a un ottimo sistema scolastico che vede la disponibilità anche di scuole internazionali ed europee. La candidatura di Milano possiede, quindi, tutti i requisiti per perseguire gli obiettivi dell'Ema, collocandosi in un'area, quella della grande Milano, in cui risiedono circa 3.600 multinazionali.

Per questo, oggi, tutti insieme, dobbiamo dare un input al Governo e far sentire la voce del Parlamento italiano in sede europea per dire che Milano ha i requisiti e che vuole cogliere questa importante opportunità di sviluppo per il nostro Paese. Il comparto farmaceutico in Italia è riuscito a superare indenne gli ultimi anni di crisi economica e finanziaria: ci sono state profonde ristrutturazioni, fusioni e acquisizioni, ma, nel complesso, in Italia il settore farmaceutico ha retto e continua ad essere uno dei settori trainanti dell'economia del Paese. Solo lo scorso anno ha totalizzato un fatturato complessivo di circa 30 miliardi. Dalle università milanesi, dai suoi centri studi, dalle sue imprese, nel 2015, sono stati pubblicati circa 12.000 articoli scientifici, di cui 6.200 nel campo della scienza della vita.

Il 15 per cento della popolazione opera nelle università. La metà dei farmaci sperimentali per terapie avanzate al vaglio dell'Agenzia europea per i medicinali, è stata concepita nel capoluogo lombardo. L'arrivo dell'Ema a Milano potrebbe, quindi, rafforzare questo ruolo di Polo delle biotecnologie al servizio della salute a livello europeo, anche in considerazione della presenza di ISPRA, in provincia di Varese, della Joint research centre, e dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare a Parma.

Per tutti questi motivi è fondamentale mettere in campo un grande gioco di squadra per offrire all'Italia un'opportunità ulteriore di crescita, ribadire che il nostro Paese in Europa ha un posto centrale e riconoscere alla nostra ricerca scientifica il ruolo che si merita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grillo, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01719. Ne ha facoltà.

GIULIA GRILLO. Grazie Presidente. Sottosegretario buongiorno, la ringrazio per essere presente qui oggi, visto che lei ascolta sempre con grande attenzione anche le istanze dell'opposizione. Io credo che il Parlamento debba svolgere il suo ruolo nel pieno svolgimento delle sue funzioni naturalmente, quindi, a mio avviso, limitarsi a impegnare il Governo rispetto a qualcosa che già ci risulta stia facendo, e stia facendo anche bene, ci sembra un po' pochino. Come lei sa noi abbiamo previsto degli impegni che puntano a degli obiettivi che non sono il mero sostegno alla candidatura, nel senso di un'azione che già il Governo sta portando avanti, poiché la mozione è questo, la mozione un'indicazione politica che dà il Parlamento al Governo. Il Governo si sta già muovendo e quindi abbiamo dato altre indicazioni politiche. Indicazioni che puntano su aspetti su cui il MoVimento Cinquestelle ha sempre combattuto tantissimo, ne ha fatto proprio una bandiera di battaglia. Quindi, indicazioni che puntano sulla trasparenza, sull'assenza di conflitti di interesse, sulla trasparenza delle risorse pubbliche che vengono utilizzate.

Oggi questa mozione direi che cade a fagiolo, nel senso che noi proprio qualche giorno fa abbiamo presentato un'interpellanza, e io la rendo edotta su questo, al Ministero della salute, su una nomina fatta proprio dal Ministero della salute. Questa nominata riguarda il membro del CHMP, un organo dell'Ema. Il CHMP ha un ruolo fondamentale nell'autorizzazione dei medicinali nell'Unione europea attraverso la valutazione iniziale delle domande di autorizzazione all'immissione in commercio a livello europeo, oltre che per le eventuali modifiche o estensioni di un'autorizzazione di immissione in commercio esistente. Inoltre fornisce consulenza scientifica alle società che ricercano e sviluppano nuovi farmaci, oltre a pubblicare linee-guida scientifiche di approfondimento normativo per supportare le aziende del settore ad implementare le domande di autorizzazione per la commercializzazione di medicinali ad uso umano. Il membro che è stato nominato da parte del Ministro della salute è il dottor Luca Pani, l'ex direttore generale dell'Agenzia del farmaco. Dal sito della NeuroCog Trials, che è una società leader nei servizi di consulenza per l'industria farmaceutica nell'ambito della sperimentazione e gestione dei trial clinici dei farmaci, con particolare riferimento alla psichiatria e neurologia, eccetera, emerge che proprio il dottor Luca Pani sia un membro di questa società. Nello stesso sito il dottor Luca Pani è menzionato addirittura insieme al fondatore e cofondatore nella lista dei leader della società di consulenza per aziende farmaceutiche, con un ruolo di executive director of global medical innovation. Fino al 29 settembre, cioè fino a quando la sottoscritta ha depositato l'interpellanza, proprio sul portale dell'Ema, perché oggi di questo stiamo parlando, cioè di Agenzia europea del farmaco, sono presenti il curriculum vitae e la dichiarazione di interessi del dottor Luca Pani. Nel primo non appaiono indicazioni riguardo alla collaborazione con la società NeuroCog Trials, nonostante sul sito Internet invece sia chiaramente indicata la sua figura, mentre nella dichiarazione di interessi, che sono atti ovviamente obbligatori per assumere l'incarico, nella sezione “financial interests”, vi è solo una dichiarazione riguardo la “NCT USA”- Not a Pharmaceutical company”, che prevede «Honorary for scientific and regulatory development of new cognitive trial».

Lo stesso dottor Luca Pani dichiara una partecipazione nelle attività di un'agenzia editoriale, Edra, che vende servizi a privati, tra cui aziende farmaceutiche. Ora, è successo che, pochi giorni fa, cioè dopo la mia interrogazione, il dottor Luca Pani aveva aggiornato il proprio curriculum vitae, oltre che la propria dichiarazione di interessi, pubblicati sul sito dell'EMA, e poi sul sito dell'EMA, improvvisamente è scomparsa la nomina del dottor Luca Pani. Allora, adesso mi sembra che questa situazione, sottosegretario, proprio per la serietà che la contraddistingue, sia alquanto imbarazzante, perché l'Italia si sta candidando per ospitare la sede dell'agenzia dell'EMA, e il MoVimento 5 Stelle è assolutamente d'accordo che l'Italia, con la sede di Milano, abbia tutte le caratteristiche. Però, lei capisce che questa cosa non ci ha fatto fare una gran figura, anche perché, nel momento in cui è scomparsa dal sito dell'EMA la nomina del dottor Luca Pani, evidentemente, a seguito della nostra interrogazione, questa notizia è arrivata.

Allora, io credo che, oltre ad avere le caratteristiche strutturali, una sede, un Paese debba dimostrare di avere anche le caratteristiche non solo normative e legislative per potere far fronte a quello che è, di fatto, uno dei settori più importanti della salute e anche del commercio di un Paese, ma debba dimostrare anche un'etica e una responsabilità pubblica nei confronti di questa grande opportunità che ci viene offerta.

Quindi, chiediamo assolutamente a lei, sottosegretario, per conto del Governo, di chiarire, se è possibile in Aula - mi rendo conto che non è dovuto da parte sua, ma sarebbe auspicabile, vista l'importanza della questione - quanto accaduto rispetto a questa nomina, perché, a questo punto, ci viene il dubbio che sia stata revocata, ma vorremmo saperlo da lei adesso; e poi di prendere seriamente in considerazione gli impegni che il MoVimento 5 Stelle propone a quest'Aula, perché riteniamo che per la dignità di questo organo parlamentare sia importante che il Parlamento dia al Governo qualcosa in più rispetto a quello che il Governo sta già facendo e che purtroppo, diciamo maldestramente, aveva fatto prima - perché questa nomina risale a maggio 2016 - di questa grande opportunità, rispetto alla quale crediamo che l'Italia possa e debba mostrarsi assolutamente credibile per il grande materiale umano e scientifico che questo Paese ha a disposizione, che non ha nulla da invidiare a tutti gli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. La mozione chiede al Governo di impegnarsi con tutti i mezzi a propria disposizione affinché l'obiettivo di portare a Milano la sede dell'Agenzia europea del farmaco abbia successo. Cosa si chiede? Chiediamo che l'Italia, come sistema Paese, faccia la propria parte presso la Commissione europea affinché, dopo la Brexit, l'Agenzia europea del farmaco possa trovare sede nel nostro Paese.

Non si tratta di una rivendicazione di campanile: Milano è una sede adeguata, non solo strutturalmente, ma anche per il contesto all'interno del quale si andrebbe a collocare l'Agenzia europea del farmaco. L'Italia rappresenta da anni il secondo Paese in Europa per la produzione nel settore farmaceutico e il primo per la capacità produttiva e per numero di addetti dopo la Germania, con il 26 per cento della produzione totale e il 19 per cento del mercato, e si tratta di un sistema diffuso con hub regionali ed eccellenze in diverse aree del Paese.

La Lombardia, in particolare, è la prima regione italiana nel settore farmaceutico con 28 mila addetti, più altri 18 mila che lavorano nell'indotto, ed investe ogni anno 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione. Stiamo parlando della realtà produttiva più importante del Paese, soprattutto legata al settore della ricerca farmaceutica.

Ricordo, peraltro, che, come pubblicato anche da Assolombarda, nel 2015 sono stati pubblicati ben 11.600 articoli scientifici, dei quali 6.200 nel campo della scienza della vita, e questo solo a Milano. Si tratta, quindi, di un unicum. L'Agenzia europea per i medicinali a Milano non solo sarebbe un elemento di prestigio, ma potrebbe concorrere allo sviluppo e all'innovazione organizzativa, occupazionale e di prodotto, ad esempio se si pensa al campo dei farmaci innovativi, a quanto sia importante ragionare in chiave europea e non solo nazionale sui criteri di innovatività e sull'aspetto etico del prezzo dei farmaci, aspetti decisivi per l'accessibilità alle cure e all'universalismo del Servizio sanitario nazionale.

Portare l'Agenzia a Milano non significa solo dare lustro al Paese, ma anche creare opportunità di lavoro e di sviluppo economico valutabili in parecchi decimali di PIL. Non stiamo parlando, quindi, di qualcosa di secondario; credo, infatti, che, quando si parla di posti di lavoro, non si possa che trovare massima convergenza.

Occorre, però, un'azione politica molto forte in sede europea. Leggiamo dalle cronache di stampa indiscrezioni che ci parlano di un accordo franco-tedesco per portare la sede dell'Agenzia a Bratislava; sappiamo che francesi e tedeschi si mettono d'accordo molto facilmente. Ecco, il Governo deve entrare in maniera opportuna in questi equilibri e fare in modo che, non per scelta politica, ma squisitamente per il merito, non esista sede europea migliore rispetto a quella proposta di Milano, sia dal punto di vista strutturale, con palazzo Pirelli già reso disponibile da subito, sia dal punto di vista infrastrutturale dei collegamenti e del tessuto industriale, manifatturiero e di ricerca che gravita intorno a Milano.

Su queste azioni misureremo anche la capacità e l'efficacia del Governo, che afferma sempre di essere tenuto in debita considerazione in sede europea. Questa è una circostanza nella quale si deve vedere il risultato (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.

EZIO PRIMO CASATI. Grazie, signor Presidente, buongiorno alla sottosegretaria, colleghi, stiamo parlando di un'occasione per questo Paese e, in particolare, per un territorio, ma voglio sottolineare il fatto che, se EMA arriva a Milano, arriva in Italia.

EMA è l'Agenzia europea per il farmaco e per i medicinali, ha uno spicchio di mercato assolutamente importante nella città di Milano, nella città metropolitana, nella regione Lombardia e nel Paese. Un settore, quello farmaceutico, quello biomedicale e quello dei presidi sanitari, che è strategico in quest'area oggetto. Circa 100 mila sono gli addetti, tra diretto e indotto, con alcune migliaia di imprese presenti.

Che cosa offre Milano rispetto ai dossier delle altra città? Innanzitutto, un'area competitiva, probabilmente la città più europea d'Italia; porta con sé una rete dei trasporti assolutamente moderna; porta con sé una rete della formazione universitaria e della ricerca importantissima, undici università presenti sul territorio; porta con sé una rete di servizi che riguarda la salute, che riguarda la scuola e che riguarda il sociale che può garantire ai mille dipendenti che in questo momento sono occupati nell'EMA, a Londra, di trovare un'ospitalità degna, proficua e, soprattutto, di essere integrati.

Occorre una grande alleanza, perché nell'area metropolitana milanese stanno sorgendo altre cose, per esempio la Città della Salute a Sesto San Giovanni, che ospiterà il Besta e che ospiterà l'Istituto per i tumori, ricordiamo la riconversione dell'area Expo a Milano, con tutto il polo di ricerca che dovrebbe ospitare, e quindi questa grande alleanza è una grande occasione e il dossier ne deve assolutamente tenere conto.

EMA a Londra, dicevo, ha mille dipendenti, che saremmo lieti di accogliere, perché la grande alleanza è già iniziata. È iniziata dal Patto per Milano dello scorso settembre del 2016 tra il sindaco Giuseppe Sala e l'allora Premier Matteo Renzi, ma è continuata con il ruolo strategico e importante di regione Lombardia. Il presidente Maroni ha messo a disposizione un palazzo che è simbolo della città, che è il palazzo Pirelli, un palazzo istituzionale che, soprattutto, ha un'occasione: è pronto da subito, può immediatamente ospitare EMA, lo può fare, addirittura, per un anno senza costi per l'Agenzia.

Lo sforzo della Ministra Lorenzin, che da subito pone Milano come centrale rispetto alla possibilità; il direttore di Aifa, il dottor Melazzini, afferma che Milano è il centro mondiale della ricerca biotecnologica. Lo scorso 25 settembre il Ministro Lorenzin, il sottosegretario Gozi, l'incaricato speciale del Governo Enzo Moavero, il presidente della regione, Maroni, e il sindaco Sala assieme per Milano e per l'Italia. Voglio sostenere proprio questa tesi: vedo intorno a questa candidatura una grande coesione che travalica gli schieramenti politici ponendo l'interesse al centro e, se Milano ha ottenuto Expo, lo ha fatto in questo modo e così potrebbe farlo ottenendo EMA.

Grandi sono le alleanze per la ricerca e per la scienza della vita. Il food, l'alimentare si mettono insieme. Se mettiamo insieme EMA, la Joint research centre di ISPRA, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma e tutto il mondo universitario veramente possiamo fare e vincere una scommessa. Milano ha brillantemente superato il primo step, il dossier. Occorre un rafforzamento che non è soltanto politico, ma è un rafforzamento istituzionale. Quindi, quello che mi sento di chiedere alle forze politiche è di mettere in campo tutti i canali istituzionali che hanno per far sì che questa occasione diventi una realtà per il nostro Paese. Milano ha veramente molte eccellenze: la sua città metropolitana e la regione, ma mi sento di dire che c'è un sistema Paese che può giocare una scommessa vincente, che può dimostrare all'Europa che siamo bravi, capaci e soprattutto migliori di molti altri. EMA a Milano significherebbe un'ulteriore spinta per la ricerca e lo sviluppo. Già ora ammontano a 7 miliardi i fondi che questi territori investono per la ricerca e per lo sviluppo, che potrebbero avere un'ulteriore spinta importante a vantaggio del mondo dell'impresa, del mondo della ricerca e del mondo della scienza. Per questi motivi ritengo che per Milano sia un'occasione, sicuramente un'occasione per il Paese, per la regione lombarda, per Milano e per l'Italia assolutamente sì, e sottolineo che lo sarà per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Nel pochissimo tempo a disposizione voglio…

PRESIDENTE. Le consiglio di usarlo al meglio perché ha a disposizione un minuto.

PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente, dicevo, voglio sottolineare che se Milano merita questa candidatura, la merita in virtù di un lavoro che da anni viene fatto nelle sue imprese, nelle sue aziende, nella qualità scientifica e tecnologica del lavoro che viene fatto nelle sue università che hanno totalizzato una quantità e una qualità di lavori scientifici di primo ordine. Voglio dire che questa è la storia di una città, la storia di una provincia, la storia di una regione, ed è questo quello che interessa in questo momento segnalare in questa sede, perché ci sono posti in Italia in cui l'eccellenza è di casa. Quando poi si presenta l'opportunità internazionale diventa facile candidare queste città, candidare queste province e, a mio avviso, questo è l'appello importante che oggi bisogna fare anche a livello più alto perché investimenti per la ricerca e investimenti per la formazione vengano fatti in modo qualitativamente importante anche in altre regioni. Noi ci auguriamo davvero che la sede dell'EMA possa essere a Milano: ce lo auguriamo perché costituisce un punto di unificazione scientifica internazionale, un punto di occupazione altrettanto interessante in un momento in cui la crisi è ancora in atto - è indubbio come fatto - e ce lo auguriamo per il prestigio stesso del Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato la mozione n. 1-01721 perché intendiamo sostenere in tutti i modi possibili lo sforzo che il Governo sta facendo presso le autorità europee per ottenere che Milano possa essere la sede dell'EMA. Siamo convinti che la candidatura di Milano abbia tutte le carte in regola per poter essere davvero premiata, non soltanto perché Milano risponde, dal nostro punto di vista, in modo ottimale ai criteri che l'Unione Europea ha fissato affinché una città possa essere candidata quale sede dell'Agenzia europea del farmaco, ma perché pensiamo che il nostro Paese sia in grado di ospitarne degnamente la sede e soprattutto di costruire, intorno all'opportunità che viene offerta dalla presenza dell'EMA in Italia, una rete che valorizzi la presenza dell'EMA e aiuti il tessuto infrastrutturale nel settore farmaceutico e nel settore della ricerca del nostro Paese.

Per questo nel dispositivo della nostra mozione che proponiamo all'attenzione del Governo, oltre che approvare incondizionatamente e sostenere l'azione del Governo nel rivendicare per l'Italia e per Milano l'importante localizzazione di un'agenzia internazionale europea, abbiamo sottolineato l'importanza del fatto che il Governo sia a fianco della regione Lombardia, a fianco del comune di Milano, a fianco degli enti territoriali e delle istituzioni: basterebbe pensare a quelle universitarie e di alta formazione e a quelle di ricerca scientifica che insistono nel contesto culturale milanese per poter rappresentare quanto la candidatura di Milano si adatta per poter ottenere davvero la localizzazione dell'EMA.

Inoltre abbiamo sottolineato un secondo aspetto che è rappresentato dall'importanza che l'Italia non viva la localizzazione di Milano come un premio, una gratificazione, un riconoscimento che è riservato a Milano o alla Lombardia, ma la viva come un impegno alla crescita di un contesto che in Italia è importantissimo, quello dell'industria manifatturiera farmaceutica che pone l'Italia al secondo posto in Europa, che deve avere per forza una ramificazione, una rete che si estende a tutte le istituzioni culturali, a tutte le istituzioni di ricerca, a tutte le istituzioni di alta formazione dell'intero Paese. Questo deve essere l'obiettivo che il Governo italiano, a nostro avviso, deve avere più chiaro in testa, ossia che l'EMA non è un'opportunità di una regione o di una città ma è un'opportunità per un intero Paese; è un'opportunità importante ancora di più in un Paese in cui purtroppo la cultura antiscientifica ha fatto danni che sono sotto gli occhi di tutti e che non ci stancheremo mai di sottolineare nel contesto parlamentare. Pertanto, se avremo in testa che l'opportunità è per il sistema Paese e che può avere ricadute e vantaggi competitivi per molte zone del Paese che si prestano ad essere localizzazioni secondarie e ad essere luoghi che fanno sinergia con la localizzazione principale di Milano, allora credo che non sarà la sfida per portare mille dipendenti a Milano, per portare l'indotto delle loro famiglie, per portare ciò che nell'ambito della ricerca e dell'industria si può avere pensando soltanto a Milano, ma sarà una sfida per l'intero sistema Paese che potrà fare tante sinergie e potrà spargere i propri effetti positivi su molti territori del nostro Paese. Per tali ragioni sosteniamo con convinzione l'operato del Governo nel portare a Milano la sede dell'Agenzia regolatrice europea del farmaco.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Avverto che è testé pervenuta un'ulteriore nuova formulazione della mozione Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714, che viene sottoscritta anche dagli onorevoli Gelmini e Rondini, i quali contestualmente ne diventano rispettivamente il secondo e il quinto firmatario.

Avverto, altresì, che le mozioni Rondini ed altri n. 1-01715 e Gelmini ed altri n. 1-01718 sono state ritirate dai presentatori.

A questo punto, quindi, sospendo brevemente la seduta che riprenderemo alle ore 11 per l'espressione del parere da parte del Governo e il seguito dell'esame delle mozioni.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11,05.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, mi permetto di sottolineare, anche a nome del Governo, il fatto che, dopo il voto già espresso dal Senato, anche la Camera oggi ha avviato una discussione che, per i toni, ma anche e soprattutto per la sostanza con la quale i colleghi hanno illustrato le rispettive mozioni, ha colto un punto che credo sia importante, non solo per questo Paese, per il sistema Italia; ma ha soprattutto dimostrato in questa occasione la capacità di mettere insieme istituzioni diverse, dentro l'unitarietà dello Stato, e di averle valorizzate tutte insieme.

Del resto, la candidatura per EMA dopo la Brexit, dove l'Italia ha chiesto esplicitamente che l'Agenzia per i medicinali fosse collocata nella città di Milano, è avvenuta attraverso alcuni passaggi, che non sono semplicemente la rivendicazione orgogliosa di avere un'importante agenzia sul territorio italiano, ma sono collegati alla storia di questo Paese, all'intelligenza, all'operatività di un settore, quello farmaceutico, su cui il Paese Italia è stato una delle eccellenze della storia della farmaceutica. Credo quindi che abbiamo sostanziato i dossier che il Governo italiano ha messo a disposizione per la valutazione; essi insistono esattamente su questo, su di una visione di insieme che è legata alla straordinarietà produttiva dell'industria farmaceutica, al suo indotto, al fatto che la città di Milano (e qui va il ringraziamento per questa collaborazione fattiva, importante della regione Lombardia attraverso il suo presidente Maroni e il sindaco del comune di Milano) ha prodotto nel dossier esattamente alcuni elementi di riflessione che sostanziano questa richiesta, che non è una richiesta fuori luogo: è una richiesta, come ha detto il Presidente del Consiglio Gentiloni nella presentazione del dossier proprio a Milano, è una partita che noi assumiamo non per giocare, ma per vincerla.

E vale soprattutto il fatto che la città di Milano oggi vanta una serie di istituti di ricerca scientifici estremamente importanti, che riguardano quasi il 60 per cento della ricerca scientifica da questo punto di vista: l'Humanitas, eccetera. Cioè una serie di eccellenze che fanno di questa richiesta un elemento di grande sostanza politica.

Del resto, voi lo sapete, noi siamo ancora impegnati. Il voto quindi che io auspico unanime, e sarà conseguente poi l'espressione dei pareri, testimonia che in questo momento non solo il Governo si è mosso con questa lucidità e determinazione, e sta quindi dentro la vicenda della valutazione complessiva in modo molto preciso e consequenziale, ma il tutto avviene anche attraverso un sostegno mi pare non formale, ma molto convinto, che vincere la battaglia dell'agenzia EMA nella città di Milano sarebbe un risultato non di quella singola regione, non di quella singola città, ma dell'impegno totale della nazione Italia. È una straordinaria opportunità, che ci permetterebbe di guardare anche in maniera più sinergica rispetto a momenti difficili che vive la stessa Unione europea: di guardare non tanto ai nazionalismi, ma di svolgere proprio come Europa un'attenzione a quei Paesi che immettono le proprie candidature dentro un ragionamento che è frutto, invece, di alcuni dati incontrovertibili.

Mi pare che da questo punto di vista le mozioni, e anche la discussione che le ha precedute, testimonino di questa lettura, e lo stesso dibattito che è avvenuto al Senato dà conto di questa indicazione. È anche importante che ad esempio sia stato annunciato dal Presidente Baldelli il fatto che molte mozioni hanno deciso di unificarsi, a testimonianza di questo impegno che è un impegno che travalica anche le differenze politiche, che pure ci sono.

Vorrei anche sottolineare un altro aspetto. Ringrazio la collega Grillo, non solo per aver espresso un ragionamento complessivo su qual è il ruolo dell'Agenzia dei medicinali: l'attenzione all'immissione in commercio, che debba avvenire in maniera molto controllata, perché noi stiamo parlando di ricerca scientifica, di innovazione, ma anche di farmaci che attengono fondamentalmente a un diritto alla salute dei cittadini.

Un'agenzia quindi, prima di fare questo, deve tenere a cuore l'informazione degli stessi consumatori: un'innovazione quindi anche nell'Agenzia che permetta un uso della trasparenza, dell'efficacia di alcuni farmaci.

L'onorevole Grillo ha altresì posto un tema che è ulteriore rispetto a quello della collocazione della richiesta al Governo italiano di continuare a sostenere con determinazione la questione dell'agenzia EMA nella città di Milano, alla quale io ho cercato in questi momenti (sono stati molto brevi) di poter dare una risposta in Aula. Del resto l'onorevole Grillo ha già annunciato un'interpellanza: sarà mio compito, per la serietà e per il rispetto verso le istituzioni che mi contraddistinguono, assicurarmi che a quell'interrogazione e a quei dubbi che l'onorevole Grillo ha posto il Ministero competente venga al più presto a dare una risposta; perché non è tanto una risposta generica, ma è una risposta che determina anche la serietà con la quale noi ci immettiamo dentro questa discussione. Quindi l'unica cosa che le posso dire è che mi impegnerò a seguire direttamente che le venga data la risposta nel modo più veloce possibile.

Passando all'espressione dei pareri, sulla mozione Quartapelle Procopio, Rondini, Laforgia, Lupi, Gelmini, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714 (Nuova formulazione), che di fatto contiene anche le firme delle ex mozioni Gelmini ed altri n. 1-01718 e Rondini ed altri n. 1-01715, parere favorevole. Rimane quindi la mozione Daniele Farina ed altri n. 1-01720… Giusto, Presidente?

PRESIDENTE. Prima c'è la mozione Grillo ed altri n. 1-01719.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per la mozione Grillo ed altri n. 1-01719, come è avvenuto al Senato, il parere è ovviamente favorevole su tutte le premesse, quindi è un giudizio unitario; chiedo solo una riformulazione alla collega Grillo, così come è avvenuto anche al Senato, che il secondo impegno termini dopo “in ogni caso ulteriori costruzioni di nuovi immobili”. Finire qui, perché l'elemento successivo indica una finalità che non attiene esattamente all'argomento, quindi chiederei che poi tutta l'altra parte venga abolita. Per il resto tutti i pareri sono favorevoli.

Abbiamo poi il parere alla mozione Daniele Farina ed altri n. 1-01720. Per la mozione a prima firma Daniele Farina si dà un parere favorevole, ad eccezione del secondo impegno. Questo secondo impegno si può poi ridiscutere nel merito, ma è evidente che, mentre la discussione è una richiesta specifica di impegno al Governo a sostenere la candidatura di Milano per l'Agenzia per i medicinali, il secondo interviene dentro una governance che probabilmente è un ulteriore motivo, e forse il collega potrebbe farlo dopo che abbiamo ottenuto questa candidatura, potremo iniziare a discutere anche di altri aspetti.

Per la mozione Vargiu ed altri n. 1-01721, parere favorevole con questa riformulazione: che su tutti e tre gli impegni venga premesso “a proseguire”, perché non si tratta di porre in essere tutte le iniziative; le iniziative le abbiamo già poste, siamo quasi nella fase finale, e quindi è più corretto premettere a tutti e tre gli impegni l'espressione “a proseguire”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, ci sono mille ragioni per sostenere la candidatura…

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Locatelli. Se mi permette io approfitto per salutare studenti ed insegnanti dell'Istituto comprensivo “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Le chiedo scusa, onorevole Locatelli, però altrimenti poi rischiavamo che lasciassero le tribune senza un saluto.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente.

Ci sono mille ragioni per sostenere la candidatura di Milano ad ospitare la sede dell'Agenzia europea per i medicinali: sono ragioni così evidenti che sembra banale elencarle. Lo facciamo in forma esemplificativa, certamente non esaustiva, sottolineando che l'EMA a Milano è una grande occasione da non perdere, è una sfida ambiziosa e insieme raggiungibile.

Siamo partiti con il piede giusto: una convergenza nell'impegno di tutti i livelli istituzionali di governo, al di là del colore politico, e il coinvolgimento di moltissimi attori, che è precondizione per una bella competizione. Certamente è una sfida che tante città sperano di vincere: Copenaghen, Amsterdam, Barcellona.

Alcune competitors sono più insidiose, come Vienna, altre competitors, Copenaghen, Amsterdam, altre alleanze ci preoccupano. Ma noi non dobbiamo lasciare intentato nulla e non sottovalutare nulla, nemmeno il più piccolo dettaglio. Milano e la Lombardia meritano di vincere questa sfida.

Dalla nostra abbiamo una comunità molto qualificata nel settore sanitario e un impegno importante e di lunga data. Non improvvisiamo assolutamente nulla, abbiamo qualità e quantità, perché la Lombardia è prima in Europa, per valore aggiunto e di investimenti nel settore farmaceutico, e prima in Italia per addetti, diretti e indiretti. Anche i centri studi, i centri di ricerca, le università milanesi fanno la loro parte e il 15 per cento della popolazione di Milano opera nelle università. La metà dei farmaci sperimentali per terapie avanzate al vaglio dell'Agenzia europea per i medicinali è stata concepita nel capoluogo lombardo. E poi i facili collegamenti aerei, l'alta velocità, la vivibilità di Milano, la bella sede già pronta, il Pirellone. Dobbiamo aggiungere altro? Sì, una raccomandazione: lavoriamo insieme, magari in competizione positiva tra noi, per rendere sempre più credibile questa nostra candidatura, senza mai fermarci, fino a che l'EMA avrà la sua sede a Milano. Non possiamo perdere questa opportunità, che è scientifica, culturale, economica ed occupazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Che l'EMA a Milano sia una grande opportunità per il Paese è evidente anche da tutti gli interventi che oggi abbiamo ascoltato. È evidente, anche da questo sforzo, che non si vedeva da tempo, di fare convergere tante mozioni diverse in un'unica mozione unitaria, comprese forze che abitualmente non dialogano tra di loro, ma che hanno avvertito, in questo, l'esigenza profonda di dare una testimonianza personale, che stiamo combattendo una battaglia positiva per lo sviluppo dell'intero Paese.

D'altra parte, se partiamo dal punto di vista di quello che è il compito principale dell'EMA, tutelare e promuovere la sanità pubblica e la salute degli animali, mediante la valutazione e il controllo dei medicinali per uso umano e veterinario ed è responsabile poi in via principale della valutazione scientifica delle domande, finalizzate ad ottenere l'autorizzazione europea di immissione in commercio per i medicinali, ci si rende conto che, in questo obiettivo dell'EMA converge tutta la medicina, che ha come obiettivo principale l'uomo, la veterinaria, che ha come obiettivo principale gli animali, e tutta quella produzione del cibo, che costituisce, attraverso la nutrizione umana, uno dei determinanti di salute.

L'EMA diventa, così, un sistema di tutela della salute prezioso e importante, per potere fare da volano allo sviluppo del Paese, in aree anche molto diverse. La qualità di tutto questo, poi, ci sta particolarmente a cuore, perché non mi nascondo che, quando si parla di ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio per i medicinali, le implicazioni etiche di una scelta di questo tipo sono talmente forti, che il fatto che l'Italia possa essere punto di riferimento importante, anche per la stessa sua posizione, tra virgolette, logistica, ma non solo, è un motivo in più di serenità e di speranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente. Inizio intanto con l'accettare la riformulazione che il Governo ha proposto per la nostra mozione. Anzi, se in politica si utilizzasse il modo di scusarsi, senz'altro lo farei, perché ha perfettamente ragione il Governo, nel sottolineare che sensibilità avrebbe voluto che si riconoscesse, anche nel dispositivo dell'impegno, ciò che sinora ha fatto il Governo in maniera compiuta, per portare a Milano la sede dell'EMA.

Nel sottolineare quindi, in dichiarazione di voto, il desiderio e lo sforzo, che anche il nostro gruppo attua in pieno, per appoggiare l'iniziativa del Governo, io vorrei soffermarmi soltanto su un punto, che peraltro anche la rappresentante del Governo ha appena ricordato e, cioè, quanto la localizzazione in Italia dell'EMA sia un regalo importante per l'intero sistema Paese.

Non lo è soltanto per il ruolo che l'industria farmaceutica riveste nel nostro Paese, ma quanto - lo vorrei sottolineare - per ribadire l'importanza che la ricerca scientifica deve avere come motore di sviluppo dell'innovazione tecnologica, della cultura e della scienza, in un Paese che è stato la patria di Di Bella, la patria di Vannoni, la patria di tanti elementi di cultura antiscientifica, abbiamo visto anche di recente il dibattito sui vaccini, che portano gli investimenti sulla ricerca ad avere dubbi sulla credibilità scientifica del nostro Paese.

Per cui, questo sforzo immenso, che il Governo sta facendo, è uno sforzo importante, che si inserisce anche nell'ottica dell'industria 4.0, ossia di quell'industria che prevede la delocalizzazione delle filiere produttive, rispetto alla testa, che produce, che può consentire di valorizzare tanti asset, che nel nostro Paese esistono, tanti vantaggi competitivi che riguardano anche le regioni più marginali e più periferiche del nostro Paese, le regioni insulari, come la Sardegna, che potrebbero avere delle sinergie veramente importanti con Milano.

Potrebbe anche aiutare in quella modifica, nella produzione e nel confezionamento dei farmaci, che anche di recente questo Parlamento ha avuto modo discutere in quest'Aula e che rappresenta una sfida della appropriatezza nel consumo dei farmaci, che è importante per la complessiva sostenibilità del Sistema sanitario nel nostro Paese.

Quindi confermo il voto positivo del nostro gruppo alle mozioni, su cui il Governo stesso ha espresso un parere positivo (Applausi dei deputati del gruppo ApplausiMisto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Credo che non ci sia moltissimo da aggiungere alle considerazioni svolte, sia in discussione generale, sia dal rappresentante del Governo, sia dai colleghi già intervenuti successivamente.

Vorrei solo evidenziare due aspetti. Il primo è l'importanza dell'industria del farmaco nel nostro Paese. L'industria del farmaco in Italia è sovradimensionata rispetto al nostro mercato. Il mercato italiano rappresenta il 19 per cento dell'Europa; la nostra produzione rappresenta il 26 per cento del totale della produzione europea e, di questa produzione, il 71 per cento è destinato all'esportazione. Questo grande risultato economico, non così comunemente noto all'interno della nostra comunità, è una ragione in più per sostenere con forza questa richiesta.

L'EMA è un'Agenzia che ha svolto, sino ad oggi, una funzione prevalentemente di tipo scientifico, validando i farmaci prima della loro immissione in commercio. È auspicabile e anche inevitabile che, con il tempo, all'EMA vengano gradualmente trasferite anche funzioni che oggi sono affidate all'Aifa e agli altri istituti regolatori a livello nazionale. Io credo che, proprio per questa ragione, proprio perché l'Unione europea anche su questo terreno dovrà essere sempre più unita, sia assolutamente importante che l'Italia acquisisca questa possibilità.

Secondo argomento. Come ha già sottolineato qualche collega intervenuto prima, la questione della validazione dei farmaci e della loro immissione in commercio ha sì un aspetto tecnico-scientifico di tutela della salute, ma ne ha anche un altro, correlato, per così dire, all'etica nello stabilire l'accesso a questi farmaci. Questo vale ovviamente soprattutto per i nuovi farmaci, quasi sempre costosissimi, perché il prezzo finale risente degli enormi investimenti effettuati per la ricerca. Ma, in ogni caso, l'ente regolatore avrà sempre più anche la funzione di essere ente di disciplina di un mercato anomalo. Non dimentichiamo che il mercato del farmaco è per sua natura anomalo, perché la domanda è sostenuta da ragioni, che tendono a superare il classico bilanciamento tra domanda e offerta. C'è uno sbilanciamento nel mercato del farmaco, che è il bisogno del paziente. Ora, proprio per queste ragioni, è indispensabile che l'organismo di regolamentazione assuma su di sé non solo una funzione scientifica di validazione, ma anche una etico-politica di garanzia dell'accesso al farmaco di tutte le persone che si trovano nella condizione di doverlo usare.

Per queste ragioni, questa Agenzia rappresenta per il nostro Paese un'opportunità assoluta e naturalmente sosteniamo con forza l'azione del Governo per raggiungere questo obiettivo.

Aggiungo ancora una piccolissima considerazione positiva: non capita spesso nel nostro Paese che, fin dall'inizio, nel momento in cui un problema si pone sul tavolo, fin dal primo momento, ci sia una sostanziale collaborazione fra autorità centrali e autorità locali. Con quello che sta succedendo in Europa in questi ultimi anni e con quello che potrebbe, poteva, forse succedere anche in Italia, mi pare un buon segnale da accogliere con fiducia e con soddisfazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo, Democrazia Solidale-Centro Democratico, non è intervenuto in discussione generale, per cui volevo entrare almeno nei punti principali che ci fanno dire che un forte impegno del Governo a tutti i livelli nei prossimi due mesi decisivi, perché l'EMA possa, dopo la Brexit, vedere il trasferimento di tutta la sua attività a Milano, è per noi una forte priorità, perché riteniamo che l'EMA possa essere non solo un sigillo a un settore come quello farmaceutico che, davvero, oggi è il secondo d'Europa per produzione - circa il 19 per cento di tutta la produzione europea viene da aziende italiane o collocate in Italia -, ma anche perché è il settore che, per addetto, ha più produttività, anche di più che i primi, cioè i nostri amici tedeschi.

Per noi la questione dei farmaci è fortemente correlata a temi etici - come è stato sottolineato da chi mi ha preceduto – a temi di accesso globale, perché l'accesso ai farmaci, cioè il diritto alla salute, è per noi un diritto universale, è un diritto che deve superare le disuguaglianze nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, cioè un nuovo diritto umano per il ventunesimo secolo. L'EMA è un passaggio centrale in tutto questo.

La candidatura di Milano è stata immediatamente avanzata sia dal Ministro Lorenzin, sia dal Presidente del Consiglio Gentiloni e, prima, dalle azioni del Presidente Renzi, assieme al sindaco Sala, assieme al presidente della Regione Lombardia Maroni. Abbiamo visto un sistema Italia rimettersi insieme, mentre sembra diviso su tutto.

Un passaggio importante in questo percorso è stato la decisione del Presidente del Consiglio Gentiloni di avere un incaricato speciale, nella persona di Enzo Moavero Milanesi, che si è messo al lavoro assieme a tutte le amministrazioni dello Stato, a tutte le agenzie interessate a questo, a tutte le articolazioni dello Stato e della regione Lombardia e ai soggetti che potevano dare un contributo. E il dossier che è stato presentato ed esaminato dalla Commissione europea verso il 27 settembre, verso la fine di settembre, avendo i primi risultati, è stato un dossier di tale qualità che possiamo dire che, nonostante non ci fossero graduatorie, la griglia dei requisiti necessari era stata incontrata in maniera così organica che realisticamente sembra che l'Italia – Milano - sia in questo momento tra i primi cinque candidati più forti di altri e credo che ci siano buone possibilità.

I punti di forza di Milano, della Lombardia, sì, sono un grande distretto industriale, ma sono le infrastrutture alberghiere, i trasporti. Milano rappresenta anche la porta dell'Italia. Se penso ad Amsterdam, penso che Milano vuol dire anche Venezia, vuol dire anche Roma, tre ore di distanza da Roma vuol dire semplicemente che Milano è l'Italia.

Quindi, io vivo e viviamo questa sfida, questa occasione, non soltanto come un riconoscimento alla grande laboriosità e intelligenza e al sistema lombardo e milanese, ma come effettivamente una grande occasione per l'intero sistema-Italia. Cosa chiediamo? Chiediamo ancora più impegno, vuol dire rappresentanze diplomatiche. Sono due mesi decisivi, credo che questa debba essere una trattativa che deve cercare consensi tra gli altri Stati membri.

Ovviamente, ci sono concorrenti - diciannove sono state le città candidate -, ma i Paesi dell'Europa sono di più e in ogni caso dobbiamo trovare alleati, quindi è un compito, è un'indicazione precisa che noi diamo al Governo per le prossime settimane. Un impegno anche a livello altissimo – cioè, c'è un summit di Capi di Stato e di Governo - non dobbiamo perdere nessuna occasione.

Credo che l'EMA a Milano possa e debba rappresentare una scelta europea a vantaggio di tutta l'Europa. Infatti, io credo che Milano, per esempio, non abbia delle controindicazioni, come la presenza di alcune delle più grandi multinazionali in una delle città candidate nel nord Europa, e questo andrebbe a vantaggio dell'attività indipendente proprio dell'EMA, a vantaggio di tutto il sistema europeo e dell'accesso al farmaco.

Andiamo verso farmaci che saranno e sono di medicina personalizzata; abbiamo il problema, anzi l'occasione, di farmaci innovativi, che rendono non più letali malattie che hanno ucciso per secoli, per millenni, l'abbiamo visto sulle malattie oncologiche legate all'epatite C; ma abbiamo farmaci innovativi che possono rendere il diabete meno cattivo e, quindi, meno invasivo della vita e meno costoso sul sistema sanitario; abbiamo la necessità di capire cos'è innovazione, perché innovazione non può essere semplicemente una settimana di vita in più, ma deve comportare qualità della vita, miglioramenti reali e quindi una griglia che può essere solo creata, credo, a livello europeo, condivisa in modo che tutti i Paesi possano poi, nelle trattative sul farmaco, riuscire a creare accesso per tutti proprio sui farmaci innovativi.

Noi chiediamo questo forte impegno del Governo e indichiamo delle strade precise da perseguire in questi giorni: la presenza a Milano dell'Human Technopole è un'altra occasione in più per fare di Milano il centro europeo al servizio del mondo, del sistema e del tema farmaco, e quindi noi, con grande convinzione, sosteniamo il Governo in questa azione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Se, da una parte, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea risulta essere, per noi europeisti, un'importante battuta di arresto nel processo di integrazione comunitaria, dall'altro lato può rappresentare l'inizio di un nuovo percorso per gli Stati membri e, in particolare, per l'Italia.

In tale contesto si inserisce una nuova opportunità per il nostro Paese ovvero quella di proporre il trasferimento a Milano dell'EMA, Agenzia europea dei medicinali, che attualmente ha sede a Londra. Questa Agenzia non solo ha il compito di consentire un accesso tempestivo dei pazienti ai nuovi medicinali, svolgendo perciò un ruolo vitale per lo sviluppo di medicinali a beneficio dei pazienti, ma soprattutto svolge una funzione fondamentale nel sostegno alla ricerca e all'innovazione farmaceutica, promuovendo l'innovazione e lo sviluppo di nuovi medicinali da parte di micro, piccole e medie imprese.

L'Italia si inserisce, perciò, a pieno titolo in questa candidatura, perché rappresenta uno dei più importanti produttori farmaceutici in Europa e, in particolare, proprio la Lombardia è la prima regione italiana nel settore farmaceutico, con 28.000 addetti più altri 18.000 che lavorano nell'indotto, e investe ogni anno 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione.

Anche nel campo biomedicale, la Lombardia, con oltre ottocento imprese, 30.000 dipendenti, e il 49 per cento del fatturato nazionale, è la prima regione nel settore dei dispositivi medici; la provincia di Milano, in particolare, è l'area a maggiore concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento delle imprese lombarde e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto nella regione. Milano e la sua provincia sono al primo posto per il numero degli addetti, ma anche le province di Monza Brianza e Varese si attestano rispettivamente al quinto e al sesto posto nella classifica nazionale. Numeri importanti che dimostrano come il comparto farmaceutico sia riuscito a superare in modo indenne gli ultimi anni di crisi economica e finanziaria.

Abbiamo assistito in ogni caso, proprio a causa della crisi, a numerose e profonde ristrutturazioni, fusioni e acquisizioni, ma nel complesso il settore farmaceutico ha retto e continua ad essere uno dei settori trainanti dell'economia del nostro Paese. La nostra Aifa, peraltro, al di là di alcune polemiche che l'hanno recentemente investita, è sempre stata riconosciuta come un'eccellenza nel settore del controllo dei nuovi farmaci, per la qualità dei controlli e per la scrupolosità degli esami, test importanti prima di immettere al pubblico consumo nuovi prodotti e nuovi farmaci.

Sono questi sicuramente alcuni dei motivi che hanno spinto il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, subito dopo l'esito del referendum britannico, ad avanzare la proposta di candidatura dell'Italia, ed in particolare di Milano, a ospitare la nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali, assicurando l'impegno del Governo in tal senso, che potrà avvalersi di un apposito stanziamento di 56 milioni di euro. Abbiamo apprezzato, perciò, l'impegno del Governo e quello del Ministro Lorenzin, in particolare. Governo e Ministro che non si sono risparmiati, in tutte le sedi di loro competenza, a portare avanti questa battaglia. Ed è pertanto uno dei motivi che ci hanno portato a sottoscrivere la mozione di maggioranza per dare, in un concetto di unità, maggiore peso a questa iniziativa. Va, inoltre, sottolineata la disponibilità di tutte le istituzioni coinvolte, dal sindaco di Milano, al presidente della Lombardia, Maroni; segno che su questi temi così importanti per gli interessi del Paese, sarebbe insensato dividersi, diminuendo notevolmente la possibilità di aggiudicarsi la candidatura, superando pertanto qualsiasi problema di natura politica. Noi, infatti, pensiamo che l'arrivo dell'EMA a Milano potrebbe ulteriormente rafforzare il ruolo dell'Italia come polo dell'innovazione farmaceutica e riteniamo che il capoluogo lombardo, anche per i motivi che abbiamo indicato, abbia tutti i criteri fissati in sede europea per l'individuazione della nuova sede: la continuità operativa, i collegamenti logistici, il polo universitario e l'accesso a tutti i servizi. È stato detto anche da altri colleghi: alcune importanti realtà come Human technopole, presente a Milano, stanno a testimoniare le capacità del capoluogo lombardo di ospitare centri di eccellenza a livello europeo. Infine, la stessa Commissione europea segnala che l'Italia ospita l'European food safety authority, con sede a Parma, e questa, attraverso un efficace coordinamento con l'EMA, potrebbe costituire un importante polo scientifico per la ricerca e la protezione della salute dei consumatori europei. Sono questi i motivi, vari e complessi, per cui il gruppo parlamentare Scelta Civica-ALA sostiene e sottoscrive la mozione di maggioranza e tutte le mozioni che andranno in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Noi condividiamo gli intenti, lo spirito della mozione dell'entusiasmo: quello per intenderci che dalla collega Quartapelle arriva fino al collega La Russa, al fine di ottenere per Milano e per l'Italia la nuova sede dell'Agenzia europea per i medicinali. La discussione generale su questi provvedimenti, su queste mozioni, queste nostre dichiarazioni di voto, e precedentemente il lavoro del Senato, hanno bene evidenziato come Milano-Lombardia sia un grande distretto per la formazione e la ricerca, un territorio saldamente infrastrutturato, tutte condizioni richieste e che, a nostro avviso, sono pienamente soddisfatte. È stato anche evidenziato come Milano-Lombardia detenga una quota importante in termini di occupati, in termini di fatturato, di quei 30 miliardi che vale la produzione farmaceutica italiana, in larga parte, come è stato ricordato, 22 miliardi, destinati all'esportazione, quindi un terzo del fatturato italiano. Qui stiamo parlando ovviamente di quantità, di fattori di attrazione. Non ci siamo infatti lamentati se in vista, in virtù, verso questo obiettivo condiviso, operiamo lo sfratto dell'assemblea, del parlamentino lombardo, il consiglio regionale Lombardia, dal Pirellone di Giò Ponti, ci sembra un prezzo tutto sommato modesto; l'EMA val bene una messa e di questi tempi credo che nessun cittadino ne avrà a che dire.

L'unica differenza, l'unica qualificazione che noi poniamo fra tante luci, che, però, attenzione contengono anche alcune ombre, riguarda la natura di EMA. Io capisco che quando si desidera fortemente qualcosa, non gli si guarda in bocca, parafrasando un proverbio, una massima di largo uso popolare. Quindi, noi non faremo i dentisti del cavallo, però la notazione che facciamo, che si inserisce negli impegni che richiediamo al Governo, è su questa particolarità di EMA che non ha equivalenti in altri sistemi omologhi. Il corrispondente organismo statunitense la Food and Drug Administration presenta livelli di informazione pubblica e di trasparenza del processo decisionale nettamente superiori a quelli di EMA. Noi non vorremmo maliziosamente pensare che la differenza tra questi due grandi organismi continentali dipenda dalle fonti di finanziamento, nel senso che la Food and Drug Administration conta modestissimi contributi privati, EMA è finanziata all'80 per cento dalle case farmaceutiche, cioè in EMA i controllori e i controllati coesistono nello stesso organismo. Fate attenzione che questa non è la mia modesta parola, ma è un dibattito che in Europa esiste, e anche in Italia, esiste a Vienna, come esiste a Bratislava ed esiste a Copenaghen.

Quindi, noi non facciamo i dentisti del cavallo, contribuiamo allo sforzo, lungi da noi l'idea di passare per sabotatori, ma dovendosi inserire EMA proprio in quei distretti e in quei contesti che coinvolgono il futuro di Milano (in alcune mozioni si accenna anche al futuro dell'area dell'Expo e i progetti che insistono, ma non vogliamo entrare in questa discussione), semplicemente chiediamo al Governo unitamente, ovviamente, allo sforzo corale per questo risultato, magari anche di assumere in sede di Unione europea adeguate iniziative per sostenere la proposta che le attività dell'EMA, relative all'immissione in commercio dei nuovi farmaci, siano finanziate esclusivamente da fondi pubblici. Questo ci sembrerebbe uno sforzo, una qualificazione interessante della posizione italiana, che devo dire, ahimè, fino ad oggi, non abbiamo avuto modo di osservare con la dovuta insistenza nelle sedi europee. Quindi, ci asterremo sulle mozioni dell'entusiasmo o meno, che non introducono nessuno elemento qualitativo, magari anche dubitativo, e voteremo a favore su quelle che, viceversa, qualcosa a questo proposito dicono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Crediamo, a ragione, che i criteri dettati per la candidatura ad ospitare EMA a Milano siano ampiamente rispettati: la rapidità con cui la nuova sede può essere operativa, l'accessibilità, la presenza di scuole internazionali, l'accesso al mercato del lavoro e ai servizi medici e sociali per i figli e i partner dei dipendenti, la garanzia della continuità dell'attività e il fattore geografico.

Questi i requisiti tecnici, organizzativi e logistici attribuiti alle città in corsa per ospitare l'Agenzia europea del farmaco. Milano è stata dunque valutata positivamente per i collegamenti aerei, l'offerta della messa a disposizione di una sede da parte del governatore Maroni, il Pirellone, che garantirebbe la continuità, quella continuità operativa, così come gli altri requisiti sono ampiamente soddisfatti. Vale la pena ricordare che uno dei maggiori punti di forza è rappresentato proprio dalla immediata disponibilità di un edificio adeguato, il grattacielo Pirelli, che ha una superficie quasi doppia di quella dell'attuale sede dell'Agenzia a Londra. L'attività dell'EMA è direttamente collegata al diritto alla salute, e dunque la garanzia della continuità del lavoro dell'Agenzia che può soddisfare Milano permetterebbe di non rallentare il lavoro, cosa che potrebbe ritardare l'ingresso sul mercato di nuovi farmaci, magari importantissimi per i pazienti e per la loro salute.

La scelta resta di fatto e nella sostanza a livello decisionale del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, che si riuniranno ad ottobre a Bruxelles, dove si svilupperanno le solite trattative palesi, ma soprattutto, temiamo, sotterranee. La valutazione finale spetterà, poi, al Consiglio dei ministri degli affari generali attraverso un voto segreto. Le candidature sono diciannove, Milano compete principalmente con Amsterdam, Barcellona, Vienna e Copenaghen. Ora, il recente passaggio della valutazione della Commissione potremmo vederlo in termini positivi, ma la strada riteniamo sia ancora in salita e ci fa dire che possiamo essere parzialmente ottimisti, perché la Commissione ha in parte deluso le aspettative, in quanto la scelta è stata, potremmo dire, al ribasso. Si è evitato di scegliere per consentire anche alle candidature incapaci di soddisfare i criteri posti come condizioni di rimanere in corsa.

Si trattava perlomeno di rilevare in maniera oggettiva se alcune candidature soddisfacevano in misura maggiore i criteri posti. Una scelta non scelta, per non scontentare nessuno, così che tutti i candidati possono comunque vantare di aver superato l'esame tecnico. Ora riteniamo che, per evitare che nei passaggi successivi dell'esame delle candidature possano prevalere le trattative sotterranee, si debba prendere in seria considerazione la consultazione interna all'EMA sul gradimento dei funzionari al trasferimento in questa o quella città, il cui risultato ci dice che solo cinque città sarebbero garanzia della permanenza in funzione di una buona percentuale dei dipendenti: Amsterdam, Barcellona, Vienna, Milano e Copenaghen. È chiaro ed evidente che, se l'EMA non si trovasse ad operare regolarmente a causa delle dimissioni, tra l'altro già annunciate, di un'alta percentuale del personale, che per l'alta qualifica e professionalità facilmente troverebbe un'altra collocazione, a risentirne sarebbe, per la funzione di EMA, il supremo bene della salute pubblica.

Ecco che allora è questo, secondo noi, uno dei punti di forza che permette di dire che Milano è la sede giusta per quella continuità operativa che deve essere soddisfatta e garantita. Un punto di forza oggettivo, da fare valere, e di cui il Governo, siamo certi, terrà conto; e questo anche per quel riconoscimento oggettivo che si deve tributare da parte delle istituzioni, nel sostenere con forza la candidatura, ad un territorio, quello lombardo, che ha dimostrato una dinamicità e una capacità che gli hanno permesso di affrontare gli ultimi anni di crisi. La Lombardia, lo ricordavano anche i colleghi intervenendo, è la prima regione italiana nel settore farmaceutico, con 28 mila addetti, più altri 18 mila che lavorano nell'indotto, ed investe ogni anno 7 miliardi di euro in ricerca e innovazione, in un contesto, quello italiano, che per produzione nel settore farmaceutico è il secondo Paese in Europa, dopo la Germania, con il 26 per cento della produzione totale e il 19 per cento del mercato.

Anche nel campo biomedicale la Lombardia, con oltre 800 imprese, 30 mila dipendenti e il 49 per cento del fatturato nazionale, è la prima regione nel settore dei dispositivi medici. La provincia di Milano, poi, in particolare, è l'area a maggior concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento delle imprese lombarde e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto nella regione. Questi i dati, ai quali si aggiungono università e istituti di ricerca all'avanguardia a livello internazionale. Ecco che l'impegno sin qui profuso, l'impegno sinergico delle istituzioni, non è semplicemente un riconoscimento ad un territorio, quello lombardo, ma all'intera penisola, perché è evidente che, se la Lombardia, locomotiva del Belpaese, vince questa battaglia, a vincerla è l'intera Italia. Proseguire nella direzione sin qui perseguita è doveroso, e con quanta più determinazione saprà esprimere il Governo per conseguire un risultato che oggettivamente, ripetiamo, possiamo assicurarci. Una sfida ambiziosa, una battaglia importante, che si può vincere e si deve vincere per il nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Milano è indubbiamente la sede ideale per l'EMA, e lo è per tantissime ragioni; molte sono state dette. Intanto, è una città pienamente europea, e non solo per la sua localizzazione, ma anche per la sua cultura e la sua storia, e non solo del passato, ma anche del presente. È una città viva, laboriosa, che sa guardare al futuro con fiducia, perché consapevole di tutto il positivo che c'è; e lo ha dimostrato anche nei decenni scorsi, nel dopo Tangentopoli. Non so quali altre città si sarebbero piegate dopo tutti quei fatti che sono successi e quante, invece, avrebbero saputo reagire come ha reagito Milano, con una trasformazione urbanistica straordinaria, con la nascita di nuovi centri di ricerca, con la nuova nascita di strutture sanitarie di eccellenza, e si potrebbe andare molto in lungo con questo elenco.

È anche la capitale economica e morale dell'Italia, ma è anche la capitale del capitale umano, della ricerca e dell'alta formazione, e non solo nel sistema pubblico: due terzi della ricerca in Lombardia è ricerca fatta da privati, e questo è uno standard assolutamente mondiale. La Lombardia è la prima regione europea per la chimica, la grandissima maggioranza delle imprese del farmaco e del biotech sono localizzate lì. Nel farmaco - fra l'altro, sono dati recentissimi, di quest'anno - la produttività delle imprese localizzate in Italia, anche le multinazionali, è superiore alla produttività tedesca, e nel giro di pochissimi anni possiamo tranquillamente ipotizzare che supereremo anche la Germania dal punto di vista del fatturato, diventeremo il primo Paese europeo del farmaco.

Non solo, la sanità lombarda è ai vertici mondiali. Milano è anche una città culturalmente vivissima, e questo è un altro fortissimo elemento di attrattività, così come anche la capitale del no-profit e del volontariato. Abbiamo un tasso di realtà no-profit e di volontariato che è unico al mondo. Milano non è solo questo, e la Lombardia con lei, evidentemente, ma è un'area in cui gli imprenditori sono parte attiva della società. Le associazioni delle imprese e i sindacati sanno fare proposte per tutti. A Milano da sempre le istituzioni, la società e l'economia sanno fare fronte insieme, anteponendo il bene comune alle logiche di schieramento; così è stato e così è per tutti i grandi progetti che hanno riguardato la città, dalla nascita del Politecnico, centocinquanta anni fa, che nacque per volontà di realtà locali, anche nate da soggetti sociali, penso all'Umanitaria, fino all'Expo, e questo è il frutto di una grande capacità delle grandi tradizioni culturali di Milano di coniugare insieme visione e concretezza, dal cattolicesimo ambrosiano al riformismo di Turati, alla grande tradizione della cultura liberale.

E così è successo anche in questa occasione, non a parole, ma con i fatti. È stata ricordata da tutti, ad esempio - non è l'unico elemento, evidentemente, ma è significativo - la disponibilità di offrire il grattacielo Pirelli, che, fra l'altro, è una delle più straordinarie opere architettoniche del Novecento italiano. Ovviamente, dico questo e non dimentico volutamente il ruolo del Governo, perché il Governo fin dall'inizio ha sostenuto questa ipotesi, ha sostenuto l'ipotesi Milano, tutto il Governo, e in particolare il Presidente Gentiloni, il Ministro Lorenzin e il Ministro Alfano. La partita sappiamo che non è facile, non è una partita vinta.

Siamo convinti che la nostra candidatura sia la migliore per tantissimi elementi che sono stati anche ricordati, ma sappiamo che può non bastare.

Per questo occorre proseguire e intensificare ulteriormente: abbiamo bisogno di uno scatto finale sui contatti e di operare politicamente per convincere i membri del Consiglio Europeo già da questo venerdì fino alla scadenza ultima del 20 novembre.

È una partita assai importante, con ricadute molto significative per Milano e per la Lombardia sicuramente, ma anche per tutta l'Italia: dai 3.000 posti altamente qualificati non soltanto evidentemente dei dipendenti dell'EMA, ma di tutto l'indotto che ci sarebbe intorno a una stima di 1,7 miliardi di aumento del PIL.

È dunque importante che il Governo possa andare in Europa forte dell'appoggio di tutto il Parlamento e ci auguriamo che tutte le forze politiche oggi, anche in questa sede, oltre che al Senato, seguano l'esempio di Milano e delle sue istituzioni, lasciando da parte polemiche fuori luogo, che danneggiano unicamente la nostra candidatura.

L'EMA è una grandissima opportunità per tutta l'Italia e, come è stato detto, bisogna avere la coscienza che questa non è una partita da giocare, ma una partita da vincere. Crediamo anche che sia un'importante occasione per l'Europa, per una nuova svolta dell'Europa, per dimostrare cioè che ciò che fa premio è il merito, e non altre logiche. Un nuovo progetto europeo dopo la Brexit parte anche da scelte come questa, che abbiano a cuore e come criterio il merito e non altre logiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

FRANCO BORDO. Signor Presidente, colleghi, dobbiamo impegnarci fino in fondo per supportare la candidatura di Milano a ospitare l'Agenzia europea del farmaco e non solo perché Milano ha le migliori caratteristiche e potenzialità per ospitare tale struttura, ma soprattutto perché credo che sia davvero una scelta corretta e strategica dal punto di vista economico e politico per tutto il Paese, la migliore che l'Italia possa portare avanti in questi mesi in Europa.

L'arrivo nel capoluogo lombardo dell'Agenzia europea del farmaco potrebbe portare un indotto di oltre un miliardo di euro: circa mille persone lavorano nell'agenzia, per non parlare poi dall'incremento qualitativo che la ricerca tecnologica italiana avrebbe qualora fosse completamente operativa l'intera struttura scientifica di supporto. Per cui è una ricaduta importante per tutta l'area metropolitana milanese, per la regione lombarda, ma anche per tutto il Paese nel suo complesso.

L'Agenzia europea per i medicinali a Milano non solo sarebbe un elemento di prestigio: potrebbe concorrere allo sviluppo, all'innovazione organizzativa, occupazionale e di prodotto, ad esempio, se solo si pensa al campo dei farmaci innovativi e a quanto sia importante ragionare in chiave europea e non solo nazionale sui criteri di innovatività e sull'aspetto etico del prezzo dei farmaci, aspetti decisivi per l'accessibilità alle cure e all'universalismo del Servizio sanitario nazionale.

Noi ci auguriamo che il trasferimento della sede dell'Agenzia da Londra a Milano possa essere anche l'occasione per rivedere ruolo e modalità operativa di EMA. Pensiamo che, proprio perché si tratta di un'agenzia che protegge e promuove la salute pubblica attraverso la valutazione e supervisione dei farmaci che vengono messi in commercio, i temi della trasparenza, dei dati, della conoscenza e della terzietà debbano essere rilanciati con maggior forza.

Il nostro auspicio, con un voto unanime della Camera dei deputati, è che la candidatura di Milano sia più forte, come più forte è la convinzione che di fronte a noi abbiamo un'opportunità di sviluppo in termini di ricerca, medicina e innovazione. Per tale ragione mi auguro che anche il Parlamento faccia la sua parte, approvando magari un'unica e condivisa mozione.

Le candidature sono tante e i nostri concorrenti sfrutteranno ogni nostra possibile criticità. La presentazione della candidatura lo scorso 25 settembre a Bruxelles è stata unitaria: erano presenti esponenti del Governo italiano, il presidente della regione Lombardia Maroni, il sindaco Sala, differenti ruoli e differenti parti politiche, ma unione e unità di intenti per promuovere Milano quale futura sede dell'EMA.

Rivolgo, quindi, un appello a tutti gli onorevoli colleghi per esprimere un supporto coeso alla candidatura. Il Parlamento può e deve fare la sua parte proprio in vista degli appuntamenti decisivi delle prossime settimane. Entro novembre si decide e l'Italia che punta tutto su questa prestigiosa sede, in quanto ha presentato la candidatura solo per l'Agenzia europea del farmaco e non per l'altra agenzia, quella bancaria europea, non può permettersi dubbi e incertezze.

Le candidature concorrenti sono parecchie: alcune ben posizionate rispetto ai sei criteri oggettivi che sono stati indicati. Credo quindi che oggi sia importante dare un segnale di compattezza del Paese a favore della candidatura che l'Italia sta spingendo da tempo, non solo a livello governativo, e che, vorrei ricordare, è partita da una felice intuizione del sindaco e dell'amministrazione comunale di Milano.

Concludendo vorrei inoltre ricordare e far presente in modo particolare agli elettori lombardi come stride oggi nel Paese, con un Parlamento che si stringe intorno alla candidatura della città di Milano, come suona anche come una iattura il referendum del 22 ottobre promosso da Maroni per la Lombardia. Si tratta di un referendum di cui alla fine, sempre più in questi giorni, viene avanti e si palesa il sapore vagamente indipendentista di una strada intrapresa dal presidente Maroni. Ritengo, tuttavia, che i lombardi anche in questa occasione, assistendo anche al dibattito relativo a questa candidatura, sapranno respingere con astensione e voto contrario le velleità che il presidente Maroni ha per la Lombardia contrarie alla stessa Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

Prima di darle la parola, saluto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo Grazie Tavernelle di Ancona che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Onorevole Gelmini, prego.

MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente. Con le mozioni che ci apprestiamo a votare stiamo compiendo un atto importante, non tanto e non solo per Milano e per la Lombardia, ma per il Paese.

Come hanno già sottolineato i colleghi, l'EMA è un organismo apparentemente lontano, ma che in realtà entra nella qualità di vita di ciascuno di noi proprio perché si occupa della valutazione scientifica, della sorveglianza, del monitoraggio e della sicurezza dei medicinali sviluppati da società farmaceutiche e destinati ad essere utilizzati da ben 500 milioni di persone ovvero da tutta la popolazione dell'Unione europea.

L'EMA però ha anche un ruolo fondamentale nel sostegno alla ricerca e all'innovazione nel settore farmaceutico per promuovere lo sviluppo di nuovi medicinali da parte di piccole e medie imprese: quindi ha ricadute importanti anche nel comparto produttivo.

Come sappiamo l'EMA, a valle del referendum del 23 giugno 2016, dovrà trasferire la propria sede in un altro Paese dell'Unione. È stato detto questa mattina da più parti che l'Italia è uno dei maggiori Paesi produttori di farmaci: non solo, il comparto farmaceutico è un punto di eccellenza, è il secondo a livello europeo, è uscito indenne dalla crisi, ha rilanciato e, solo lo scorso anno, ha totalizzato un fatturato complessivo di circa 30 miliardi. Nel campo biomedicale la Lombardia è la prima regione non solo in Italia, ma in Europa nel settore dei dispositivi medici; la provincia di Milano è l'area a maggiore concentrazione di imprese, con circa il 61 per cento delle imprese lombarde e quasi l'80 per cento del fatturato prodotto dalla regione.

Ma non sono solo queste le ragioni e le motivazioni che ci portano a sostenere la candidatura. Vogliamo entrare nel merito del progetto e chiediamo una valutazione oggettiva sul progetto e Milano è sicuramente la sede ideale per garantire un'immediata operatività dell'EMA.

Grazie alla regione Lombardia possiamo contare sulla disponibilità immediata di un edificio di prestigio come il palazzo della regione, in grado di assicurare l'operatività, ma anche la centralità in termini infrastrutturali; e il fatto di essere Milano una città attrattiva dal punto di vista dell'arte e della cultura ne fa la realtà più attrezzata ad ospitare una delle più importanti e qualificate agenzie europee, con ricadute per tutto il sistema Paese.

L'arrivo dell'EMA a Milano potrebbe quindi rafforzare questo ruolo di polo delle biotecnologie al servizio della salute a livello europeo, anche in considerazione della vicinanza al Joint Research Centre e all'Autorità europea per la sicurezza alimentare a Parma, e rafforzare un ecosistema nazionale che nel settore delle life science si avvale già di strutture di altissimo prestigio, come il Cluster tecnologico nazionale sulle scienze della vita, e di grandi progetti in via di definizione, come - voglio ricordare - lo Human Technopole.

Per tutte queste ragioni credo che, per una volta positivamente, assistiamo ad una grande sinergia di intenti fra la politica e il mondo imprenditoriale. Abbiamo messo in campo una diplomazia delle istituzioni, che, dal Ministero della salute fino ad arrivare alla regione Lombardia, passando per il comune di Milano, ha voluto replicare il modello Expo, ovvero un gioco di squadra che dalla Moratti a Sala ha rilanciato l'immagine di Milano nel mondo, un gioco di squadra volto a dare al Paese non solo l'opportunità di crescere il proprio prestigio internazionale, ma di creare anche opportunità di lavoro - e Dio sa quanto ce ne sia bisogno! - nel nostro Paese, per i nostri giovani ricercatori.

Da ultimo, ma non in ordine di importanza, vorrei anche ricordare che sarebbe un tributo, un riconoscimento ai nostri ricercatori, che sono sicuramente i migliori nel mondo: hanno una caratteristica unica che non tutti i ricercatori presentano, ovvero la capacità di risolvere i problemi quando vengono posti nell'ambito della ricerca. E noi come Forza Italia abbiamo spinto fin dai primi giorni la strada della candidatura di Milano, proprio perché siamo consapevoli delle straordinarie ricadute positive per il Paese.

Adesso abbiamo davanti a noi gli ultimi chilometri di una sfida molto ambiziosa da affrontare in una logica di sistema Paese. Per questo oggi tutti insieme dobbiamo far sentire la voce del Parlamento italiano in sede europea, per dire che Milano ha i requisiti, che vuole EMA, che vuole questa importante agenzia e che questa importante opportunità di sviluppo per il nostro Paese non può andare perduta. È per questo che occorre un'azione politica molto forte in sede europea e un'attenzione al sistema di valutazione: occorre cioè fare in modo che su una scelta basata su meri criteri politici o di equilibri prevalga invece una scelta di merito, valutando attentamente i requisiti delle città in lizza; e siamo sicuri che, se l'Unione europea farà una valutazione oggettiva, Milano non ha rivali, il progetto italiano non ha rivali rispetto agli altri, che sono, per carità, di qualità, ma che non hanno tutti i requisiti per vincere.

Ha richiamato questa necessità di una valutazione oggettiva Antonio Tajani, che giustamente diceva e si augurava che la selezione della nuova sede dell'Agenzia europea avvenga sulla base di criteri oggettivi, elaborati a livelli europei, con l'obiettivo di rendere il più economico e il più efficace possibile il suo funzionamento, nell'interesse dei cittadini. Tali criteri sono garanzia che l'Agenzia sia pienamente operativa, nel momento in cui dovrà lasciare Londra: vuol dire facilità di accesso, esistenza di scuole per circa seicento studenti figli del personale; accesso al mercato del lavoro e assistenza sanitaria per le novecento famiglie del personale; continuità operativa e distribuzione geografica tra le diverse agenzie europee.

Non nascondiamo che questo è un banco di prova anche per il Governo, per la capacità del Governo di farsi ascoltare in Europa, e su queste azioni misureremo l'efficacia e la capacità dell'Esecutivo nel proseguire l'azione di sostegno della candidatura di Milano in tutte le sedi proposte, ponendo in essere ogni iniziativa necessaria volta ad illustrare ai partner europei l'assoluta credibilità del progetto EMA a Milano.

Insomma, dobbiamo batterci insieme e lavorare fino all'ultimo perché la competizione con gli altri Paesi è aspra, ma il nostro progetto e la nostra candidatura hanno i requisiti migliori. Vogliamo la trasparenza della valutazione e dei criteri di selezione come base della scelta, perché non vorremmo mai che si seguissero altri criteri rispetto all'appropriatezza del progetto. Dobbiamo batterci insieme e far sentire in Europa la nostra voce affinché il sistema Paese possa cogliere questa opportunità: se vince Milano, vince l'Italia e questa consapevolezza deve renderci orgogliosi del percorso e uniti per l'obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulia Grillo. Ne ha facoltà.

GIULIA GRILLO. Sottosegretario, come vede le attese da parte di questo Parlamento sulla serietà della candidatura dell'Italia con Milano sono moltissime.

Molti dei colleghi erano assenti quando ho fatto l'intervento in discussione generale. Lo ricordo brevemente, per il semplice fatto che non vorrei che questa cosa realmente potesse compromettere la candidatura: ci troviamo di fronte a una situazione di estremo imbarazzo, poiché il Ministro della salute, nell'aver effettuato una nomina, quella del membro per conto dell'Italia del CHMP, che è un organo dell'EMA, quindi nell'aver nominato il dottor Luca Pani, probabilmente non aveva fatto i dovuti controlli su eventuali potenziali conflitti di interesse, essendo lo stesso dottor Luca Pani un membro della NeuroCog Trials, che è una società di consulenza proprio per la sperimentazione dei medicinali.

A seguito dell'interpellanza del MoVimento 5 Stelle del 29 settembre, dal sito dell'EMA è scomparso il nome del dottor Pani come membro per conto dell'Italia del CHMP. Quello che, secondo me, come Governo voi dovreste immediatamente chiarire è che siete stati voi eventualmente a chiudere questo rapporto di lavoro, e non, viceversa, sia stata l'EMA, perché, se questo fosse successo, non solo sarebbe estremamente imbarazzante per la “pesante leggerezza” del Ministero della salute, ma chiaramente potrebbe compromettere anche tutti gli sforzi che sta facendo questo Paese per non essere ogni tanto l'ultima ruota del carro dell'Europa che conta.

Quindi, io sollecito veramente per conto suo il Governo a fare quanto prima possibile un comunicato stampa, dove si chiarisca. A parte rispondere alla mia interrogazione - ma ormai, come si evince dagli interventi dei colleghi, non è una questione del MoVimento 5 Stelle, è una questione che tutto il Paese si aspetta la massima serietà da questa attività -, vi esorto ad intervenire il prima possibile anche a livello pubblico su questo aspetto.

Per i motivi esposti fino ad ora, il MoVimento 5 Stelle quindi voterà a favore di tutte le mozioni, benché - questo per spirito di critica va detto - siano un po' povere, come dicevo all'inizio, perché impegnano solo a proseguire l'attività del Governo, ma non aggiungono altri impegni; ad eccezione della mozione del collega Farina, la cui puntualizzazione, peraltro, trovo estremamente corretta e puntuale. Vero è che l'Agenzia europea per i medicinali, per il suo bilancio, riceve l'80 per cento di finanziamento da parte delle aziende farmaceutiche: è un problema reale, che certamente non può risolvere solo l'Italia, ma su cui è giusto esprimere le dovute preoccupazioni.

Quindi, a parte apprezzare questo sforzo da parte del collega Farina, mi sembra che tutte le altre mozioni siano generiche; però naturalmente testimoniano tutte quell'unica volontà del Paese unito di ottenere questo risultato e fare sì che nulla possa compromettere la validità della proposta italiana. Quindi ci auguriamo che al più presto il Governo chiarisca quanto dovuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, oggi abbiamo l'opportunità di lanciare un segnale politico chiaro al Paese e ai nostri partner europei e cioè che, quando si tratta di difendere l'interesse dell'Italia, siamo capaci di un'azione unitaria e condivisa. Mancano poche settimane all'avvio di una campagna elettorale, che non sarà semplice, eppure, per una volta, siamo in grado di riconoscere che la competizione politica presenta alcune volte delle sfide che richiedono l'azione di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni.

Il sostegno della candidatura di Milano a ospitare EMA, che si trasferisce da Londra a seguito di Brexit, è senza dubbio una di queste sfide. Quella dello sviluppo farmaceutico è una delle industrie a più alto tasso di innovazione e di ricerca e l'Agenzia che regola questo settore è la seconda più grande al mondo. Certamente ospitare EMA è un'opportunità di investimento e di lavoro, neanche troppo astratta, visto che è stata già quantificata in un valore annuo di 133 milioni di euro, con 2 mila aziende, consulenti e fornitori di servizi, che potrebbero raggiungere la nuova sede che ospiterà EMA. Ed è un'opportunità straordinaria per posizionare l'Italia sulla frontiera produttiva di uno dei settori strategici per lo sviluppo industriale del futuro.

La decisione sulla sede di EMA, però, non deve essere presa solo guardando alle opportunità che questo spostamento comporta. EMA porterà al Paese che ne diventerà la sede, qualsiasi esso sia, tutte queste opportunità. C'è però un punto in più: EMA non funzionerà allo stesso modo ovunque venga spostata. La decisione sullo spostamento, quindi, non deve essere presa solo guardando a quello che EMA porta al Paese, ma soprattutto a quello che la sede scelta porterà a come funzionerà EMA.

Lo spostamento dell'Agenzia europea non sarà, infatti, indolore. Il rischio è che una scelta sbagliata sulla destinazione dell'Agenzia europea possa comprometterne la funzionalità e questo non può accadere, perché EMA svolge un compito essenziale per la salute dei cittadini europei, quello dello sviluppo e dell'autorizzazione di nuovi farmaci. Se come Italia abbiamo avanzato la candidatura di Milano, ma soprattutto se c'è un'ampia convergenza delle forze politiche su questa candidatura, è perché tutti crediamo che un'agenzia importante come questa a Milano, più che altrove, ha la possibilità di esercitare le sue competenze con efficacia ed efficienza. Ed è interesse di tutti i cittadini europei e di tutti gli Stati membri che la sede sia trasferita nel luogo che meglio di ogni altro risponda ai criteri individuati per l'assegnazione.

Milano e l'Italia - e lo hanno detto tanti colleghi - presentano, rispetto ad altre candidature, alcuni punti di forza indubitabili. In primo luogo, l'Italia, secondo Paese in Europa per produzione nel settore farmaceutico, è il primo per capacità produttive. In secondo luogo, la Lombardia è la prima regione italiana in questo settore. A questo si aggiungono i piani di sviluppo della città metropolitana di Milano, con Human technopole, la Città della salute e della ricerca, che diventeranno, con investimenti importanti, dei punti di riferimento in Europa e nel mondo.

C'è poi - e lo dicevano bene anche i colleghi della Lega e di Forza Italia - l'offerta da parte della regione della storica sede del Pirellone, che garantirà una piena operatività dal primo giorno, senza interruzione del servizio.

E poi c'è Milano, a cui è riconosciuta una vivibilità e accessibilità, evidenziate dal dossier per la candidatura, e che abbiamo visto essere molto dinamica soprattutto dopo l'esperienza positiva di Expo. Ed è guardando a come si è lavorato per ottenere l'assegnazione di Expo che dobbiamo lavorare anche questa volta, favorendo, cioè, la più ampia convergenza istituzionale, al di là del colore politico. Il Governo, la regione Lombardia, il comune di Milano con il suo sindaco Beppe Sala, il professor Moavero Milanesi, che ha un incarico speciale per lavorare sul progetto di EMA, stanno lavorando per raggiungere quello che qualcuno ha definito il “metodo Milano”, cioè una cooperazione, non soltanto tra le istituzioni, ma anche attraverso la valorizzazione del privato e della società civile.

A questo lavoro si è aggiunto anche il Parlamento e la mozione che andiamo ad approvare oggi è frutto di una convergenza tra le forze politiche. Mi auguro che, appunto, come dicevano anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci sia oggi un voto unanime sulla mozione unitaria, a sostegno del lavoro che l'Italia sta facendo per vincere questa partita.

Questa è una partita non semplice. Sono molte le città in gara e alcune - abbiamo visto - hanno presentato dei dossier forti. Milano ha certamente delle carte da giocare, come dimostra l'ottimo esito della valutazione pubblicata dalla Commissione sabato scorso. Ma, per vincere, l'Italia deve potere contare su un gioco di squadra che coinvolga tutti.

Per questo, come Parlamento, oggi esprimeremo un voto che sia il più ampio possibile e ringrazio i colleghi che hanno contribuito alla definizione del testo, facendo prevalere l'impegno per l'unità sui distinguo e sugli opportunismi, che a volte la politica impone, ma che in questo caso risulterebbero davvero superflui e ridondanti.

Noi voteremo favorevolmente a questa mozione. Vogliamo sostenere il lavoro di tutti coloro che stanno lavorando per una questa nuova opportunità, ma il nostro soprattutto è un voto a sostegno dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Prego i colleghi di prendere posto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartapelle Procopio, Gelmini, Laforgia, Lupi, Rondini, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grillo ed altri n. 1-01719, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Siamo alla mozione Daniele Farina ed altri n. 1-01720. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso che voteremo il secondo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte.

Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Daniele Farina ed altri n. 1-01720, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

   Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Daniele Farina ed altri n. 1-01720, limitatamente al secondo capoverso, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01721, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento del question-time. A partire dalle 16,30 avrà luogo l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.

La seduta, sospesa alle 12,25 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'Interno, il Ministro per lo Sport, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e la Ministra per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte alla revisione delle modalità di selezione del personale presso l'Anpal servizi spa, anche alla luce degli esiti della più recente procedura concorsuale – n. 3-03282)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Pizzolante n. 3-03282 (Vedi l'allegato A). Il deputato Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03282 per un minuto.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente. Ministro la interrogo sui criteri di selezione per gli incarichi presso Anpal, che sono stati basati quasi esclusivamente sui colloqui e sullo screening dei curricula, lasciando amplissimi margini di discrezionalità alle commissioni, fra l'altro commissioni che giudicano in maniera diversa. Questo ha prodotto centinaia di richieste di accesso agli atti, centinaia di richieste, l'esclusione di lavoratori con molti anni di lavoro presso l'azienda, risultati addirittura non idonei a funzioni che svolgono lungamente presso l'azienda. Commissioni che adottano criteri diversi tra di loro, tutti basati sul colloquio orale. Chiedo al Ministro cosa intenda fare il Ministero per correggere questi criteri di selezione o per invitare l'Anpal a correggere questi criteri di selezione.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente. Grazie onorevole, Anpal servizi, già Italia lavoro, è una società in house dell'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro che detiene l'intero capitale sociale a seguito del trasferimento delle quote azionarie possedute dal Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2015. Nello specifico, Anpal su questo tema ha fornito le informazioni che vado ad illustrare e ribadisco che il Ministero del lavoro ha una funzione di vigilanza e di controllo che esercita e eserciterà con puntualità.

Con specifico riferimento alle procedure di reclutamento del personale, occorre precisare che ad Anpal servizi si applica l'articolo 19 del decreto legislativo n. 175, ai sensi del quale le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, i criteri e le modalità per il reclutamento del personale, nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità. Preciso che Anpal servizi ha realizzato queste procedure per dare esecuzione ad una nuova programmazione delle attività delle società a valere sui fondi Pon-Spao.

Ciò premesso, Anpal ha reso noto che Anpal servizi per la ricerca dei propri collaboratori ha adottato un apposito regolamento concordato con l'ente vigilante, pubblicato sul sito istituzionale. Con particolare riferimento al concorso oggetto del presente atto, Anpal ha precisato che le procedure selettive si sono svolte nel pieno rispetto del predetto regolamento e in particolare le commissioni sono state nominate dal responsabile della direzione risorse umane sistemi informativi mediante estrazione dei nominativi da appositi elenchi in cui sono stati inseriti i soggetti in possesso dei prescritti requisiti di professionalità.

Le commissioni così costituite hanno agito nel rispetto del principio di imparzialità, autonomia e indipendenza previsti dalla legge e dal regolamento di Anpal servizi. Anpal ha altresì precisato che, per il conferimento degli incarichi di collaborazione, il regolamento di Anpal servizi prevede due fasi: la valutazione del curriculum vitae e il colloquio orale. Nel caso in esame, la valutazione del curriculum vitae, prodromico al colloquio orale, è avvenuta sulla base di criteri oggettivi indicati nel regolamento, nell'avviso di selezione e ulteriormente declinati dalle commissioni.

Le Commissioni, pertanto, si sono attenute a questi criteri per la valutazione dei curricula, escludendo i candidati che non erano in possesso delle competenze e delle esperienze necessarie per l'accesso alla posizione prevista dall'avviso di selezione o, comunque, non le avevano correttamente rappresentate nel curriculum vitae prodotto al momento della candidatura. Con riferimento a quanto evidenziato dall'interrogante, in ordine all'esclusione dei soggetti che avevano già intrattenuto rapporti di collaborazione con Anpal servizi, Anpal ha precisato che tali incarichi erano stati in passato loro affidati sulla scorta di differenti fabbisogni professionali, mutati all'esito della recente riorganizzazione della società. In ogni caso, al termine delle selezioni che hanno interessato le candidature per 514 rapporti di collaborazione, si sono registrati soltanto 50 nuovi ingressi, mentre i restanti 464 risultano avere già intrattenuto precedenti rapporti di collaborazione con la società.

PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare.

SERGIO PIZZOLANTE. Ministro, come le ho detto, ci sono centinaia di richieste di accesso agli atti, quindi non è una questione che riguarda qualche decina di lavoratori. Tutte le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra e hanno aperto una vertenza, con note anche molto dure sui criteri di selezione. Le commissioni utilizzano un criterio prevalente, quasi assoluto, che è quello del colloquio, quindi con margini di discrezionalità amplissimi. Tra l'altro, l'uso di questi margini è differente da una commissione all'altra. Alcuni lavoratori, che svolgono funzioni da anni, sono stati considerati non idonei a svolgere quelle stesse funzioni che svolgono da anni, quindi non vi è alcuna questione di programmi nuovi. Lei lo ha detto con chiarezza, queste sono informazioni che le ha fornito Anpal, ma sono informazioni non del tutto condivisibili. Lei ha detto che si riserva la possibilità di esercitare con puntualità le sue funzioni di vigilanza. La invito a farlo con determinazione e puntualità.

(Interventi a tutela dei livelli occupazionali della società SDA express courier – n. 3-03283)

PRESIDENTE. Il deputato Walter Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-03283 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, buongiorno Ministro. Come scritto nella nostra interrogazione, a partire dal 2009 SDA express courier ha conseguito, e questo lo si evince dal bilancio, risultati negativi nel bilancio stesso. Nonostante le varie rassicurazioni da parte dell'azienda rispetto agli eventuali impatti negativi in termini occupazionali, la crisi è perdurata, sino ad arrivare a una completa paralisi dell'attività, imposta, di fatto, dalle organizzazioni sindacali attraverso il blocco completo di quattro hub, Milano, Roma, Bologna e Piacenza. Quest'ultimo aspetto ha messo di fatto in crisi enorme l'azienda, mettendola quasi in ginocchio, determinando, quindi, il crollo delle commesse, perché i lavoratori non entravano e non uscivano più dall'azienda, e quindi di fatturato, chiaramente perdendo anche credibilità nei confronti dei fornitori e dei clienti. Vorremmo capire in che modo intenda intervenire per tutelare i livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole. Con riferimento all'atto parlamentare che concerne la salvaguardia dei livelli occupazionali della società SDA express courier, passo ad illustrare le nostre considerazioni. Quest'azienda, presso il sito aziendale dell'hub di Milano, si avvale delle prestazioni di un fornitore, Consorzio Progresso Logistico, che impiegava per l'esecuzione del servizio circa 350 lavoratori dipendenti da cooperative socie del consorzio medesimo e quasi tutti iscritti ai sindacati di base Sol Cobas e Si Cobas.

Recentemente, il consorzio ha dato luogo ad una riorganizzazione aziendale, che si è tradotta, tra l'altro, nella sospensione di circa 40 lavoratori impiegati presso l'hub di Milano, nella maggior parte iscritti alla sigla sindacale Sol Cobas. Tale fatto ha determinato la reazione di entrambe le sigle sindacali, poi estesa ad altri siti aziendali. Da notizie acquisite presso il Ministero dello sviluppo economico, è emerso che la società SDA lamenta di avere subito, dall'inizio del mese di settembre, azioni di picchettaggio da parte dei sindacati di base, che impedirebbero il regolare svolgimento delle attività. La società ha più volte contestato la legittimità di queste condotte mediante la presentazione di esposti e denunce alle competenti autorità, precisando, altresì, di avere posto in essere misure correttive volte ad arginare e limitare gli impatti di questa situazione sull'erogazione del servizio. Ciò posto, con specifico riferimento al sito di Bologna, da informazioni acquisite si è appreso che la scorsa settimana la prefettura ha svolto un'attività di mediazione mediante una formulazione sulle condizioni di cambio di appalto condivisa dalle parti e in questi giorni è in corso un analogo tentativo da parte della prefettura di Milano.

Inoltre, lo scorso 27 settembre si è tenuto un incontro tra i vertici aziendali e le categorie nazionali Cgil, Cisl e Uil, nel corso del quale sono stati illustrati i fatti accaduti e le loro ripercussioni sul piano di risanamento già avviato dalla società. In conclusione, nell'evidenziare che ad oggi non risulta essere stata avviata alcuna procedura di licenziamento collettivo da parte di SDA, posso comunque assicurare che il Ministero che rappresento continuerà a monitorare la vicenda nei suoi futuri sviluppi, anche nell'eventuale prospettiva di esaminare le principali criticità e nell'ottica della salvaguardia dei livelli occupazionali. Ciò nella piena consapevolezza della delicatezza di queste situazioni, che sfociano spesso in momenti di conflittualità che possono avere anche ricadute pesanti in termini di ordine pubblico.

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di replicare.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, grazie Ministro per la risposta, al solito rassicurante. Ministro, penso, a differenza di altri, che il sindacato molto spesso, pur con tutti i suoi punti di caduta, negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi anni, in seno a questa crisi perdurante, abbia contribuito, perlomeno mediaticamente, sicuramente a tenere alta l'attenzione sul problema dei livelli occupazionali. Occupazioni piuttosto che sbarramenti sono tutte azioni forti che il sindacato ha fatto per poter far emergere, evidentemente, un problema. L'altro problema, però, è che, rispetto a quella che prima abbiamo chiamato perdurante e attuale situazione di crisi, ci sono delle notizie rispetto al fatto che l'azienda potrebbe aprire la procedura di licenziamento, come lei sa, ex lege n. 223 del 1991. Oltre a questo, ci chiediamo perché dinanzi a scene - tutti le abbiamo viste, spero e confido, purtroppo - di vera e propria guerriglia urbana, non siano in quel caso intervenute le forze dell'ordine. Ora, al netto di questi due fatti, che sono assunti secondo noi, rispetto al tema trattato, mi fa piacere che il Ministero, che lei Ministro, valuti con attenzione ogni azione che quest'azienda potrebbe o non potrebbe andare a fare, anche, rinnovo, rispetto alla legge da noi prima citata, perché ricordo che l'azienda in oggetto ha circa 9 mila lavoratori e gli esiti di una procedura di licenziamento collettivo, licenziamento collettivo votato dal suo Governo e dalla vostra maggioranza, lo ricordo sempre, potrebbero portare a degli esiti assolutamente disastrosi per migliaia di famiglie. Quindi, Ministro, confidiamo in un suo impegno importante.

(Intendimenti circa l'annullamento del concorso per la nomina a vice ispettore della Polizia di Stato, a seguito delle numerose anomalie emerse nello svolgimento delle prove – n. 3-03284)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Maestri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03284 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, onorevole Ministro Minniti, non avremmo mai pensato di dover richiamare il Governo al rispetto dei principi di legalità, trasparenza e buon andamento dell'azione amministrativa proprio su un concorso per vice ispettore di Polizia, ma purtroppo il concorso interno a 1.400 posti, indetto nel 2013 e concluso solo quest'anno con la pubblicazione della graduatoria il 12 giugno, ci costringe a denunciare gravissime violazioni di cui si è ampiamente occupata anche la stampa: 1.400 elaborati ottengono lo stesso punteggio di 35/50, rivelando un'oggettiva anomalia statistica, molti elaborati contengono la fedele copiatura di interi testi già pubblicati, la rilettura di alcuni elaborati giudicati idonei svela imbarazzanti errori grammaticali, ma, soprattutto, gravissime carenze logico-giuridiche. Lo stesso Capo della Polizia Gabrielli, proprio ieri, incontrando alla scuola degli ispettori di Nettuno 600 candidati a diventare ispettori di Polizia, ha detto che il concorso è stato fatto in maniera scorretta e irregolare. Come intendete comportarvi?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, il concorso interno oggetto dell'interrogazione è stato indetto con decreto del Capo della Polizia del 24 settembre 2013. La procedura ha visto la partecipazione di 12.884 candidati, 7 mila dei quali, superata la prova preliminare, sono stati ammessi a sostenere la prova scritta. Di questi, 2.128 sono stati ammessi a sostenere la prova orale, a seguito della quale 1.946 sono stati convocati per i successivi accertamenti attitudinali.

Si è, infine, giunti alla pubblicazione della graduatoria finale con la dichiarazione di 1.400 vincitori e di 474 idonei non vincitori. Il concorso in questione ha fatto registrare un rilevante numero di ricorsi. Il notevole contenzioso è stato preceduto dalle numerose istanze di accesso a conclusione della prova scritta cui l'Amministrazione ha dato regolare corso. Complessivamente sono stati proposti 253 ricorsi al TAR per il Lazio e 19 ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica. In particolare i ricorsi giurisdizionali presentati avverso il mancato superamento della prova scritta sono stati 215 per un totale di 519 ricorrenti. Mentre i ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica per la medesima motivazione sono stati 11 per un totale di 48 ricorrenti. Allo stato per i ricorsi avverso il mancato superamento della prova scritta risultano respinte 147 sospensive; solo in un caso - ripeto: in un caso - è stato accolto il ricorso di un candidato il cui elaborato era stato ritenuto non originale. Tutti i ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica sono stati respinti definitivamente sulla base dei relativi pareri del Consiglio di Stato che, in particolare, hanno stabilito l'infondatezza delle censure mosse in merito ai criteri di valutazione degli elaborati. Tenuto conto che il rilevante numero dei ricorsi risultava di gran lunga superiore alla fisiologica attività contenziosa, il dipartimento della pubblica sicurezza ha avviato nell'ottobre del 2016, con la costituzione di una commissione di verifica, un'attività di ricognizione delle procedure concorsuali. La citata commissione ha evidenziato l'infondatezza delle censure salvo rilevare alcune anomalie tali comunque da non costituire un vizio sistemico della procedura nel suo complesso.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ho finito. La commissione di concorso ha tuttavia ritenuto che non sussistessero le condizioni di un riesame in autotutela, richiamando le favorevoli valutazioni del Consiglio di Stato in sede di ricorso straordinario a cui ho fatto in precedenza riferimento. La scelta dell'amministrazione dunque di non procede all'adozione di atti in via di autotutela compresi l'annullamento della prova scritta o dell'intera procedura concorsuale, che è stata portata a compimento con l'avvio dei vincitori del concorso al corso di formazione, trova dunque fondamento nell'attività amministrativa che ho descritto nonché nelle decisioni favorevoli intervenute sia sul versante dei ricorsi straordinari al Capo dello Stato sia in fase cautelare dinanzi al giudice amministrativo deputato ad assicurare le più ampie garanzie ai legittimi interessi dei ricorrenti.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Maestri ha facoltà di replicare.

ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, devo rilevare l'assoluta inadeguatezza della risposta del Ministro. È lo stesso Capo della polizia Gabrielli non più tardi di ieri ad avere fatto affermazioni che credo non meritano un'interpretazione per la loro assoluta chiarezza: un concorso che è stato la saga di come non si fanno i concorsi, che ha portato discredito all'amministrazione, un pastrocchio che offende principalmente voi, dice il capo della polizia Gabrielli rivolgendosi ai futuri vice ispettori. Gabrielli aggiunge che questi vice ispettori dovrebbero avere l'esigenza di partecipare a concorsi e vincerli in una convinzione di assoluta correttezza e regolarità e, aggiunge Gabrielli, purtroppo questo non è avvenuto nel concorso di cui stiamo parlando. Signor Ministro, in questo caso l'esercizio dell'autotutela amministrativa per ripristinare la legalità della procedura era ed è doveroso: non si può andare dietro ai singoli contenziosi o al parere del Consiglio di Stato emesso in ordine ad un ricorso straordinario o a più ricorsi straordinari che evidentemente fanno storia a sé. Ci sono macroscopiche violazioni di legge, difetti di istruttoria che la stessa commissione Piantedosi ha certamente esaminato e rilevato e non si comprende perché rifiutiate l'accesso ai ricorrenti che lo hanno chiesto rispetto all'esito delle verifiche fatte da questa seconda commissione. C'è opacità, c'è mancanza di trasparenza, soprattutto non c'è la reale volontà di ripristinare la legalità soprattutto in un settore come questo che richiede assolutamente la necessità di ripristinare la credibilità delle istituzioni, la fiducia dei cittadini e la fiducia degli stessi poliziotti nei confronti delle loro istituzioni.

(Iniziative di competenza in relazione al ruolo del presidente dell'Automobil club d'Italia nell'ambito delle federazioni sportive - n. 3-03285)

PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03285 (Vedi l'allegato A) per un minuto.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la recente riconferma alla guida dell'ACI, l'Automobil Club d'Italia, del precedente presidente, l'ingegner Sticchi Damiani, mi ha ricordato di un'interrogazione - questione abbastanza triste da ricordare in quest'Aula - del giugno 2016 che presentai sulla galassia ACI.

Da questa interrogazione muove la mia attuale interrogazione a lei rivolta sulla situazione di incompatibilità presunta dello stesso presidente alla guida per il prossimo triennio sempre dell'Automobil Club d'Italia. In seguito a questo ho scoperto la galassia ACI: una galassia fatta di società controllate, partecipate, di indennità e retribuzioni ben al di là del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che stabilisce i limiti delle stesse indennità.

Chiedo quindi quali iniziative intenda assumere per riportare tutto in un regime, se non di legalità, almeno di opportunità.

PRESIDENTE. Il Ministro per lo Sport, Luca Lotti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

LUCA LOTTI, Ministro per lo Sport. Grazie, Presidente. Non ero a conoscenza delle altre interrogazioni, onorevole Capelli, però risponderò in questa sede per quanto di mia competenza, essendo la vigilanza dell'ACI ripartita tra la Presidenza del Consiglio, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e il Ministero della Giustizia. Probabilmente le altre interrogazioni facevano riferimento anche agli altri Ministeri…

ROBERTO CAPELLI. Al Ministro Franceschini.

LUCA LOTTI, Ministro per lo Sport. Al Ministro Franceschini, quindi al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

L'Autorità nazionale anticorruzione ha analizzato con attenzione la posizione del presidente Sticchi Damiani distinguendo il profilo della presunta incompatibilità, di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013, da quello del presunto conflitto di interessi. Cito una parte della sua interrogazione, onorevole.

Dal primo punto di vista la decisione dell'ANAC del 5 luglio 2017, che possiamo allegare alla risposta, non si presta ad alcuna interpretazione diversa: non sussiste alcuna violazione della “legge Severino” in materia di incompatibilità. Cito le due principali ragioni riportate nel testo. In primo luogo, perché - leggo testualmente dalla delibera - “l'assenza di deleghe gestionali anche in capo alla figura del presidente dell'ACI determina l'impossibilità di ricondurre tale carica nella definizione di amministratore di ente pubblico”. In secondo luogo - mi attengo ancora al testo della delibera - “le incompatibilità di amministratore di ente pubblico di livello nazionale non seguono le regole previste per gli amministratori di enti pubblici di livello regionale”. È quindi escluso che sussistano cause di incompatibilità.

Passando al secondo profilo, concernente la presunta sussistenza di un conflitto di interessi, va aggiunto che la delibera dell'ANAC è ben più articolata di quanto appare dalla parte citata nell'interrogazione. È vero che in termini generali l'Autorità nazionale anticorruzione ha sottolineato come l'astensione possa sanare l'insorgenza dei conflitti di interesse solo se riferita a casi episodici, ma è altrettanto vero che la stessa ANAC non si è sbilanciata da questo punto di vista e, anzi, ha utilizzato locuzioni estremamente ipotetiche ed eventuali.

In definitiva, quindi, l'Autorità nazionale anticorruzione non ha affatto ritenuto sussistente un conflitto di interessi in capo al presidente Sticchi Damiani, ma ha semplicemente rimesso alle amministrazioni vigilanti il compito di approfondire la questione ed è proprio questa la mia intenzione: cogliere la sollecitazione del collega interrogante e approfondire la questione, tenendo tuttavia ben presente che a priori non può essere dichiarata l'esistenza di un conflitto di interessi, ma solo nelle singole delibere dell'ente.

PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di replicare.

ROBERTO CAPELLI. Signor Ministro, continuo la lettura di quello che è omesso nella sua risposta e riprendo proprio il parere dell'ANAC. Sul punto, sull'incompatibilità e sulla inconferibilità, da ultimo occorre sottolineare che questa Autorità in due atti di segnalazione al Governo e al Parlamento - l'atto n. 4 del 2015 e, più di recente, il n. 1 del 2017 da lei riportato - abbia suggerito un intervento che eliminasse il riferimento alle deleghe gestionali ed estendesse le ipotesi di inconferibilità e di incompatibilità di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013 agli amministratori degli enti e delle società di controllo pubblico, ovvero degli enti regolati e finanziati.

Cosa vuol dire questo, signor Ministro? Vuol dire che l'ANAC suggerisce di portare a legittimità concreta, materiale la evidente incompatibilità e inconferibilità che si avrebbe nel caso in cui noi stessimo parlando di enti regionali: vorrebbe, segnala, le suggerisce di superare questa incongruenza. È chiaro che l'ANAC non sottolinea che c'è una evidente incompatibilità e inconferibilità, ma richiama sul fatto che l'incompatibilità esistente non è sostanziale, ma di fatto e materiale. Quindi io, anche nella mia interrogazione, richiamo all'opportunità: opportunità che evidentemente mi sembra di capire il Governo non voglia cogliere, e con rammarico, devo dire.

Anche perché vede, signor Ministro, noi siamo sotto i riflettori costantemente per le nostre indennità, privilegi e quant'altro: forse anche giustamente per certi versi, altre volte ingiustamente o in maniera eccessiva. E c'è tutto un mondo e una galassia di enti controllati e partecipati, dove i limiti della politica, già abbastanza alti, vengono abbondantemente superati. E su questo, purtroppo, noi siamo costretti a difendere invece che a controllare.

(Iniziative di competenza volte a costituire un'unica forza di polizia ambientale sul territorio nazionale, anche valorizzando l'esperienza già svolta dal Corpo forestale dello Stato – n. 3-03286)

PRESIDENTE. Il deputato Fabrizio Di Stefano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03286 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FABRIZIO DI STEFANO. Presidente, in questo anno 2017 abbiamo visto bruciare per incendi, dolosi o meno, 101 mila ettari di territorio dalla nostra nazione: a fronte di un numero specifico di incendi poco diverso e poco superiore a quello dell'anno scorso, si è avuto invece un raddoppio dei territori interessati. È evidente che la soppressione del Corpo forestale dello Stato, dovuta al “decreto legislativo Madia”, ha di fatto depauperato il territorio di quella presenza vigile e costante che lo stesso Corpo forestale, oggi accorpato ai carabinieri, portava avanti.

Anche alla luce quindi della sentenza del TAR di Pescara, che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale per questo provvedimento, siamo qui a chiedere al Governo cosa intenda fare in materia, sia considerando questa vicenda del tribunale del TAR di Pescara, sia anche per recuperare tutta l'esperienza che il Corpo forestale aveva, magari pensando ad un unico corpo insieme a quello regionale.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero fare innanzitutto una doverosa premessa rispetto alle questioni poste.

Con la costituzione del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei carabinieri si è già costituita nei fatti una forza di polizia ambientale, che rappresenta una delle esperienze più avanzate in Europa: non a caso, viene confrontata e studiata in ambito europeo come un modello interessante a cui tendere anche in altri Paesi.

Quanto all'eccezionale emergenza incendi di quest'anno, va ribadito che la maggioranza degli episodi è legata purtroppo ad azioni dolose. Dal punto di vista delle competenze, ricordo che la legge quadro sugli incendi boschivi affida la competenza primaria in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi alle regioni e con la riforma citata nulla è cambiato nel riparto delle responsabilità in materia.

Quanto alle attività di competenza dello Stato, i dati forniti dall'Arma dei carabinieri indicano che nel periodo 1° gennaio-31 agosto 2017, le unità carabinieri forestali hanno svolto 21.428 controlli, il doppio rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente.

I reparti dell'Arma coinvolti hanno denunciato per il reato di incendio boschivo 604 persone, procedendo all'arresto di 42 persone: circa il triplo rispetto al medesimo periodo del 2016. Per aumentare l'operatività sul campo, lo scorso 5 aprile è stato siglato un protocollo d'intesa tra Arma dei carabinieri e Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che individua gli ambiti di rispettivo intervento e definisce le attività di collaborazione in materia al fine di ottimizzare le sinergie operative e di migliorare l'efficacia degli interventi. Questo lavoro è ancora in corso, e si dovrà rafforzare sempre di più.

Lo scorso 4 maggio, poi, il Ministero dell'interno si è fatto promotore della sottoscrizione di un accordo quadro tra il Governo e le regioni, che fissa i criteri generali, i principi direttivi e le modalità della collaborazione tra il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e le regioni proprio in materia di lotta attiva agli incendi boschivi, al quale sono seguite specifiche convenzioni con le regioni stesse. Quanto infine alla questione di costituzionalità richiamata dall'interrogante, si attende come sempre in questi casi la valutazione dalla Corte Costituzionale.

PRESIDENTE. Il deputato Fabrizio Di Stefano ha facoltà di replicare, per due minuti.

FABRIZIO DI STEFANO. Presidente, è ovvio che non possiamo ritenerci soddisfatti, perché se è vero che è stata riportata una serie di cifre che mostrano l'intervento del Corpo dei carabinieri nello specifico, è altrettanto vero che quelle cifre poi non fanno da contraltare ad altre cifre, quelle che ho prima citato e che voglio ricordare. Quest'anno abbiamo avuto esattamente il doppio del numero di ettari coinvolto, e quindi mandato a fuoco, rispetto allo scorso anno, pur essendo il numero degli incendi, come numero specifico, quasi identico. È evidente che l'anno scorso gli interventi erano più rapidi, e quindi contenevano il danno: la rapidità a nostro avviso era data dal fatto che c'era un corpo che per formazione professionale, per storia e per posizionamento sul territorio era in grado di intervenire prima.

Ci sembra inadeguato dire che aspettiamo la sentenza, dopodiché succede che se questa sentenza dovesse dare ragione al TAR d'Abruzzo e di Pescara, e quindi far decadere tutto l'impianto della legge cosiddetta Madia, noi ci ritroveremmo con quel tanto decantato corpo che il Ministro prima diceva, di fatto smontato, smobilitato, e magari ci potremmo trovare all'inizio di una nuova stagione estiva, quindi con i rischi che evidentemente ci sono. Noi riteniamo invece che il Governo debba pensare preventivamente a quello che può succedere, sia alla luce di questa sentenza, sia soprattutto del fatto che, nonostante questo grande sforzo, evidentemente esso non ha portato risultati, perché le quantità di ettari di territorio andate a fuoco in quest'anno sono raddoppiate rispetto a quelle del 2016.

(Iniziative politico-diplomatiche in relazione all'azione del Governo spagnolo nelle vicende in atto in Catalogna – n. 3-03287)

PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-03287 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GUIDO GUIDESI. Presidente, signor Ministro, facciamo riferimento al referendum svoltosi in Catalogna domenica 1° ottobre: un referendum osteggiato, come nelle migliori dittature, dal Governo spagnolo, che non l'ha osteggiato dal punto di vista politico o dal punto di vista del dibattito da campagna elettorale, ma l'ha osteggiato utilizzando l'autorità giudiziaria, e addirittura utilizzando la forza attraverso la Guardia civile. Si contano sequestri, arresti, ma si contano soprattutto 844 feriti. Siamo per cui a chiedere a lei e al Governo italiano che tipo di attività politica e attività diplomatica ha intenzione di intraprendere il Governo italiano per tutelare il diritto pacifico e democratico all'autodeterminazione del popolo catalano.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo segue con grande attenzione l'evolversi della situazione in Spagna e i seguiti delle tensioni di domenica scorsa. Il risultato evidente del voto appare essere una grave frattura sociale e politica creatasi all'interno di uno dei principali Paesi dell'Unione europea.

Gli accadimenti di domenica in Catalogna condizioneranno certamente l'agenda politica dei prossimi giorni, sia a Barcellona che a Madrid. Il Governo spagnolo ha dato esecuzione ai dispositivi delle sentenze che hanno dichiarato l'illegittimità del voto. L'azione del governo Rajoy, dunque, intende proseguire, dalle dichiarazioni pubbliche fin qui emanate, nell'applicazione della tesi giuridica di fondo, ossia l'incompatibilità costituzionale della forma di indipendenza proposta.

Il Governo italiano non intende entrare nel merito di una questione interna spagnola, ma non posso che condividere le parole del Presidente la Repubblica italiana, secondo il quale in questi giorni, e domenica in particolare, in tutta Europa abbiamo ancora verificato che, quando prevalgono scontro ed esasperazione di posizioni, diventa più difficile ogni positiva soluzione. Si tratta di concetti ribaditi anche dal Presidente del Consiglio, proprio in occasione del foro di dialogo italo-spagnolo, tenutosi a Roma lo scorso lunedì 2 ottobre.

L'auspicio del Governo italiano, che si riconosce nella posizione dell'Unione europea, non può, quindi, che essere quello del dialogo tra le parti, proprio al fine di evitare un ulteriore avvitamento della già grave crisi. Proprio in questo auspicio al dialogo, noi pensiamo di potere iscrivere l'iniziativa del Presidente Rajoy, che ha chiamato le parti ad un dialogo politico il più possibile inclusivo. Riteniamo, infatti, che il tema del metodo per gestire l'autonomismo catalano rappresenti l'elemento cruciale, per mantenere sotto controllo le forze centrifughe interne alla Spagna, della cui unità il re continua a farsi garante. Abbiamo ascoltato ieri sera proprio l'autorevole appello di re Felipe ai cittadini spagnoli, in cui ha ricordato, in particolare ai cittadini catalani, che la democrazia spagnola offre via costituzionali per difendere le proprie idee dentro i limiti della legge. È nostro vivo auspicio che il confronto in atto maturi e si sviluppi sul piano dei contenuti dei rapporti, tra centro e periferia in primo luogo, nel pieno rispetto della Costituzione spagnola.

PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

GUIDO GUIDESI. Ministro, noi invece auspichiamo un coinvolgimento da parte del Governo italiano, in ciò che sta succedendo tra Spagna e Catalogna. Lo auspichiamo perché la Spagna è un Paese che fa parte dell'Unione europea e quella situazione è una situazione da dittatura sudamericana. Auspichiamo che venga rispettato il diritto di un popolo ad autodeterminarsi e alla propria sovranità popolare, che deve assolutamente essere tutelata, al di là di ogni singola posizione politica. Il Presidente spagnolo ha una strana interpretazione del - come l'ha chiamato lei – “dialogo inclusivo”. A noi non è sembrato che gli episodi vissuti, successi e visti, nella domenica referendaria catalana, siano stati un dialogo inclusivo da parte della Spagna.

Finisco citandole una sentenza del tribunale di giustizia dell'Aja, una sentenza del luglio 2010, che faceva riferimento al Kosovo. Diceva così: non esiste diritto internazionale che vieti dichiarazioni unilaterali di indipendenza. Quando esiste contraddizione tra legalità costituzionale di un Paese e la volontà democratica popolare, prevale la seconda. E noi auspichiamo prevalga la seconda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Iniziative, anche in ambito europeo, per la ripresa del dialogo politico tra il Governo della Comunità autonoma catalana e il Governo centrale di Madrid – n. 3-03288)

PRESIDENTE. Il deputato Piras ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03288 (Vedi l'allegato A).

MICHELE PIRAS. Grazie Presidente. Ministro Alfano, noi non siamo certamente in odor di simpatia per il separatismo. E del resto, però – e su questo vorrei riportare il ragionamento - noi abbiamo assistito a ore drammatiche, durate per un'intera giornata, a seguito di un'escalation, che è durata settimane: a Barcellona, in tutta la Catalogna, nei seggi, l'intervento della Guardia Civil e dei Mossos d'Esquadra, brutalità, repressione, violenza, come denunciato anche dalla sindaca di Barcellona Ada Colau, addirittura abusi sessuali, da parte delle forze dell'ordine spagnole, 850 feriti dei quali alcuni gravi, persino qualcuno a rischio di perdere la vista, per l'utilizzo dei pallini in gomma da parte delle forze dell'ordine. Questa brutalità e questa violenza ci preoccupa. Ci preoccupa per la Catalogna, per la Spagna e per l'Europa tutta, per la tenuta del processo europeo e noi vorremmo sapere il nostro Governo che intenzioni abbia, quale sia il ruolo che intende giocare, per riportare insieme quelle parti in maniera civile.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho già evidenziato, proprio nel mio precedente intervento, l'importanza che il Governo italiano attribuisce alla vicenda spagnola e specificamente al referendum in Catalogna. E desidero ribadire nuovamente, nonostante il Governo consideri tale questione in materia di politica interna, che siamo pienamente consapevoli dell'importanza del dialogo politico tra le parti. Ciò, tenuto conto anche della vicinanza culturale e dei solidi rapporti di amicizia, che ci legano alla Spagna, Paese con il quale condividiamo un dialogo profondo, che viene da lontano e siamo uniti da un mare comune, storia, identità, religione in larga misura condivisa.

Solo due giorni fa, ho avuto modo, proprio a Roma, qui, nel corso di un colloquio a margine con il collega Alfonso Dastis, a margine del foro di dialogo italo-spagnolo, di fare presente questo auspicio di inclusività, nell'ambito di un dialogo politico; proprio l'ho detto con grande amicizia, devo dire, e con altrettanto grande chiarezza al collega Alfonso Dastis, perché riteniamo che il dialogo sia l'unica via, per evitare un avvitamento di una crisi che è già grave, un dialogo peraltro da affrontare con spirito coraggioso e con slancio da entrambi gli schieramenti.

In questo contesto, noi pensiamo che anche la cultura, la società civile, possa fare la sua parte, come elemento importante di questo dialogo. Anche il Presidente Gentiloni ha auspicato che, tramite il dialogo, si dia spazio alla politica, per una ricerca di soluzioni, nel rispetto totale delle leggi, dello Stato di diritto e della Costituzione unitaria spagnola. La stessa posizione, questa posizione, è stata espressa dalla Unione europea, che, senza volersi intromettere nella questione catalana, ha dichiarato di ritenere che questi siano tempi in cui servono unità e stabilità, non divisione e frammentazione.

Quindi, come detto nella risposta precedente, noi ci riconosciamo in questa posizione europea e mi sento di aggiungere che, in questo momento cruciale per l'Europa, avremmo davvero tutti bisogno di unità, per fare fronte alle minacce del terrorismo e rilanciare un progetto di integrazione europea, ponendo assieme ai nostri amici spagnoli anche il Mediterraneo al centro dell'agenda.

PRESIDENTE. Il deputato Piras ha facoltà di replicare, per due minuti.

MICHELE PIRAS. Francamente, Ministro Alfano, io mi sarei aspettato una posizione un po' più netta da parte del Governo italiano, così come me la sarei aspettata dall'Europa. Io mi sarei aspettato un'Europa che condannasse con forza l'uso della violenza in Catalogna, che affermasse con forza che nessun Governo, di nessun Paese europeo, può rispondere a una richiesta di democrazia, a un principio di autodeterminazione, a persone pacifiche, che pretendono di poter concorrere a decidere del futuro della Spagna, del suo assetto istituzionale e anche di come si costruisce l'Europa e di come si rilancia il processo di costruzione europea. Io mi sarei aspettato un Governo e un'Unione Europea che condannassero fortemente quelle violenze, perché le immagini sono di fronte agli occhi di tutti. E non possono essere banalmente la questione interna di uno Stato! Sono patrimonio drammatico di quello che è successo in questi giorni: le vecchiette tirate per i capelli dalla Guardia civil fuori dai seggi, le persone manganellate inerti e inermi, di fronte all'aggressione della polizia. Noi siamo perfettamente consapevoli anche delle forzature, che hanno agito le autorità della Generalitat catalana sul piano della tenuta e dell'ordine costituzionale della Spagna, però siamo anche consapevoli che, di fronte a un voto democratico, non ci può essere nessuno che si comporta nella maniera in cui si è comportato il Governo Rajoy.

Mi pare che l'Europa e l'Italia stiano, invece, assumendo quella posizione, relegando a una questione interna, precisamente quella che è una questione più generale, che riguarda i diritti umani, che riguarda il diritto all'autodeterminazione dei popoli, che riguarda il pacifico svolgimento di una manifestazione di democrazia. Lì c'è qualcosa che si sta rompendo. Io non so. Penso a un'Italia che ambisca ad avere un ruolo e una capacità diversa in Europa, che riesca a concorrere a un processo pacifico, che tenga insieme precisamente le ragioni dell'unità con le ragioni dell'autodeterminazione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Chiarimenti in ordine ai rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto in relazione alla detenzione del consulente legale egiziano della famiglia Regeni e a presunte attività di spionaggio ai danni di attivisti egiziani di Euromed Rights – n. 3-03289)

PRESIDENTE. La deputata Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03289 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la interpelliamo per sapere se è a conoscenza del fatto che l'avvocato egiziano Metwally, attivista del Movimento famiglie degli scomparsi in Egitto, consulente della famiglia Regeni, dopo alcuni giorni in cui non si avevano sue notizie, si trova, dal 13 settembre, in stato di fermo, negli uffici di una procura vicino al Cairo. Di certo, non è una bella accoglienza per il nostro ambasciatore che si è appena insediato al Cairo. Contro l'avvocato Metwally, la cui detenzione è stata prorogata al 5 ottobre, cioè a domani, sono state mosse accuse gravi, gravissime, che se confermate potrebbero costargli anni di carcere. L'avvocato Metwally è stato fermato in aeroporto, mentre si recava a Ginevra per partecipare ad una sessione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate in Egitto.

Vista la fase delicata delle relazioni tra l'Egitto e il nostro Paese, chiediamo cosa intenda fare il Governo di fronte a questo nuovo gesto, che può avere il sapore di una provocazione, e agli episodi a dir poco inquietanti verificatesi nel nostro Paese nei confronti di altri attivisti egiziani dei diritti umani.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la Farnesina e la nostra ambasciata al Cairo stanno seguendo con grande attenzione il caso sottoposto all'attenzione dell'Aula da parte dell'onorevole Locatelli; si tratta, appunto, dell'avvocato e attivista egiziano citato nella interrogazione, arrestato dalle autorità egiziane il 10 settembre, mentre era diretto a Ginevra per partecipare ad una sessione del Consiglio diritti umani. L'avvocato è accusato di comunicazioni con entità straniere al fine di danneggiare la sicurezza nazionale e di avere creato e gestito un gruppo illegale e anticostituzionale. La particolare sensibilità della vicenda, sotto il profilo dei diritti umani, mi aveva indotto ad evocare personalmente il caso con il mio omologo egiziano all'indomani del suo arresto, poiché avevo avuto modo di incontrare il collega Shoukry a Londra, il 14 settembre, proprio nel corso di un incontro bilaterale tra me e lui. Avevo fatto presente al collega che, su questa vicenda, oltre all'attenzione del Governo, c'è anche una grande sensibilità da parte dell'opinione pubblica italiana e del Parlamento repubblicano. L'avvocato, come è noto, collabora con la ONG egiziana che presta consulenza ai legali della famiglia Regeni.

Proprio ieri, appresa la notizia del prolungamento della sua detenzione per ulteriori 15 giorni, ho reiterato al Ministro Shoukry, l'aspettativa che il caso sia presto risolto, nel corso di una conversazione avuta con il collega egiziano, una conversazione telefonica avuta ieri pomeriggio, e penso di avere occasione di risentirlo nelle prossime ore. Parallelamente, su mie istruzioni, la nostra Ambasciata al Cairo si è da subito attivata, insieme ad altre ambasciate, per sensibilizzare le autorità egiziane, trattandosi di un caso che attiene al più generale profilo della tutela dei diritti umani. La nostra ambasciata ha chiesto e ottenuto un monitoraggio della vicenda da parte della delegazione dell'Unione europea e degli altri Stati membri.

Tanto a Roma, quanto al Cairo, intendiamo continuare a tenere alta l'attenzione sul caso e, più in generale, sulla situazione dei diritti umani nel Paese, anche in coordinamento con gli altri partner europei e tutto ciò nella consapevolezza che la ripresa di un rapporto di livello con l'Egitto non può prescindere dal rispetto e dalla promozione dei diritti umani. Questa convinzione, poi, ha dei seguiti operativi; come ho detto in occasione della mia ultima audizione sui rapporti tra Italia ed Egitto, infatti, saranno incrementati i progetti di cooperazione allo sviluppo nel campo della promozione dei diritti umani, della dignità della persona e della parità di genere.

PRESIDENTE. La deputata Locatelli ha facoltà di replicare.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Ministro, lei ha dato una risposta soddisfacente per una parte della mia interrogazione, cioè le continue sollecitazioni al suo omologo, il collega Shoukry, per quanto riguarda il caso dell'avvocato Metwally. Ci fa piacere, però, io voglio sollecitarla nuovamente, perché, da domani, non sappiamo cosa succederà a questo avvocato, dal momento che la proroga del fermo scade domani e, poi, non sappiamo che cosa succederà.

Siamo rimasti un po' perplessi rispetto al suo silenzio per i fatti che si sono verificati nel nostro Paese, perché degli attivisti per i diritti umani egiziani nel nostro Paese sono stati seguiti, fotografati e poi denunciati sui giornali egiziani, per azioni di sovversione nel loro Paese. E questo non è l'unico caso, perché io ricevo spesso delegazioni o singole persone difensori dei diritti umani in Egitto e, adesso, non vogliono più venire alla Camera per questi incontri, perché temono che la registrazione del loro nome negli uffici della Camera possa far loro correre dei pericoli.

Ecco, su questa parte della mia interrogazione, ma posso aggiungere quest'altro fatto e altri fatti ancora, lei non ha risposto; ma cosa intende fare per proteggere questi difensori dei diritti umani, egiziani e, chissà mai, di altri Paesi, quando sono qui nel nostro Paese? Non possono essere né seguiti, né spiati, né fotografati e poi denunciati nei loro Paesi.

(Iniziative, in particolare in ambito internazionale, per l'accertamento della verità sulla tragica uccisione di Giulio Regeni – 3-03290)

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03290 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Ministro, come Partito Democratico, vogliamo utilizzare questa occasione della sua presenza in Aula per farle una domanda che non vogliamo in nessun modo lasciare cadere. Vogliamo sapere quali sono i progressi, dopo il ritorno del nostro ambasciatore al Cairo, che abbiamo sostenuto, per arrivare a capire chi ha rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni. È una domanda che le facciamo oggi e le continueremo a fare finché non arriveremo alla verità.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Quartapelle, è la stessa domanda che poniamo a noi stessi e all'ambasciatore Cantini perché è figlia di una domanda alla nostra coscienza, ossia noi non possiamo mai accontentarci di null'altro che sia meno della verità e, proprio per questo, abbiamo rinviato il nostro ambasciatore al Cairo con questa missione precisa, per agevolare la cooperazione giudiziaria e per raggiungere una serie di obiettivi, speriamo in tempi molto rapidi.

Con l'assunzione dell'ambasciatore Cantini, abbiamo voluto proprio rafforzare questo impegno del Governo per la verità. Un intento veicolato dal Presidente Gentiloni anche al Presidente egiziano al-Sisi nel loro recente incontro a New York, lo stesso di cui stiamo parlando in quest'Aula, messaggio che ho ribadito, ieri, al mio omologo egiziano.

Nel corso del nostro colloquio telefonico gli ho chiesto di fare quanto in suo potere per favorire passi in avanti nella cooperazione tra le procure del Cairo e di Roma e per assicurare i seguiti alle puntuali richieste avanzate dalla procura di Roma, perché queste richieste ci sono e sono puntuali.

Al Ministro Shoukry, che mi ha, peraltro, assicurato il suo personale impegno su entrambe le questioni, ho anche ribadito che il potenziale di sviluppo dei rapporti tra Italia ed Egitto dipende anche dai progressi nella collaborazione bilaterale per la ricerca della verità sul caso Regeni. Un messaggio che, in poco più di due settimane di permanenza al Cairo, l'ambasciatore Cantini ha già avuto modo di veicolare a vari livelli, a cominciare proprio dal Presidente al-Sisi.

L'azione del Governo italiano non si limita all'interlocuzione con le autorità egiziane, perché nel corso di un mio incontro recente con il collega del Regno Unito, Boris Johnson, ho fatto presente l'auspicio e, anzi, direi, la richiesta di iniziative diplomatiche congiunte fra Italia e Regno Unito per favorire l'accertamento della verità riguardo la morte di un ricercatore, cittadino italiano, ma ricercatore di Cambridge.

Quale seguito immediato di tutto ciò, l'ambasciatore Cantini ha avviato contatti con l'ambasciatore del Regno Unito al Cairo, per coordinare una collaborazione in loco ed, inoltre, l'ambasciatore d'Italia a Londra ha incontrato il Ministro per il Cabinet Office, che è l'equivalente, un po', del nostro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per ribadire l'auspicio di azioni diplomatiche coordinate sul caso Regeni, nonché di un maggiore coinvolgimento dell'Università di Cambridge nelle indagini in corso.

Abbiamo apprezzato, ad esempio, che il 24 agosto, nel corso di una visita al Cairo, il Ministro britannico per lo sviluppo internazionale abbia sensibilizzato gli egiziani alla collaborazione con le autorità giudiziarie e gli organi investigativi italiani sul caso Regeni.

Inoltre, l'ambasciata a Londra ha contattato la prorettrice per le relazioni istituzionali e internazionali dell'Università di Cambridge, al fine di instaurare un dialogo più sistematico e uno scambio di informazioni su questo caso.

Queste sono, in breve, le iniziative che abbiamo posto in essere nelle ultime settimane, da quando abbiamo inviato l'ambasciatore al Cairo, iniziative che sono tese ad accertare la verità sul caso di Giulio Regeni e che avranno la tenacia e la non rassegnazione come bussola.

PRESIDENTE. La deputata Sandra Zampa, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo, evidentemente, per le informazioni che la sua risposta mette a disposizione nostra, della famiglia e dell'opinione pubblica italiana.

Mi fa piacere avere sentito nuovamente ribadito che verità e giustizia per Giulio Regeni sono in cima alle nostre preoccupazioni e che questo Parlamento e - come le sue parole confermano - questo Governo mettono al primo posto questo punto.

In questo contesto abbiamo condiviso la scelta di riprendere relazioni diplomatiche, anche a partire dal ritorno dell'ambasciatore Cantini in Egitto, ma proprio per questo io credo che il cammino - lei stesso ha usato un'espressione importante -, il potenziale sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese e l'Egitto dipendano dalla soluzione di questa questione, che è una priorità di questo Paese. Come dicevo, vanno però misurate su fatti concreti, a partire dall'acquisizione - voglio ricordarlo - delle immagini riprese dalle telecamere nella stazione della metropolitana dove Giulio scomparve e del fascicolo delle carte relativo alla morte di Giulio, che non è mai stato consegnato, nonostante il procuratore Sadek avesse preso un preciso impegno durante l'incontro, qui in Italia, con il procuratore Pignatone.

E infine, credo vada sollecitata - e auspichiamo che avvenga al più presto - la nomina della figura tecnica che dovrebbe collaborare con l'ambasciatore proprio allo scopo di, come dire, dedicare la propria attività esclusivamente a questo obiettivo.

(Chiarimenti in ordine all'atto di nomina del nuovo commissario straordinario per la ricostruzione nei territori interessati dagli eventi sismici verificatisi a partire dall'agosto 2016 – n. 3-03291)

PRESIDENTE. La deputata Dadone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03291 (Vedi l'allegato A) per un minuto.

FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Il 9 settembre 2016 Vasco Errani veniva nominato, con decreto del Presidente della Repubblica, commissario straordinario in relazione agli eventi sismici verificatisi nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria. L'incarico era di durata annuale e non è stato, pertanto, rinnovato.

L'11 settembre 2017 il Consiglio dei ministri ha deliberato, poi, la nomina a commissario straordinario della deputata Paola De Micheli, già sottosegretario all'economia e finanze e, dal 26 settembre 2017, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. A noi non risulta che il decreto sia a tutt'oggi pubblicato, pertanto siamo qui a chiedere se effettivamente questa nomina risulti vigente.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signora Presidente. Con riferimento ai quesiti posti dall'onorevole interrogante, faccio presente che la nomina dell'onorevole Paola De Micheli a commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016, è stata adottata con decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2017. A seguito della registrazione del provvedimento da parte della Corte dei conti in data 20 settembre 2017, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha provveduto a informare della nomina sia il Parlamento che l'Ufficio pubblicazioni leggi e decreti del Ministero della giustizia, come previsto dall'articolo 11, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.

Pertanto, il decreto del Presidente della Repubblica sopra citato, in quanto debitamente registrato dalla Corte dei conti, produce effetti fin dalla data della sua adozione.

Al fine di rassicurare gli interroganti, rendo noto che, secondo quanto appreso dagli uffici competenti, la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'avviso concernente la nomina dell'onorevole De Micheli è prevista per il giorno 5 ottobre 2017. Ribadisco, infine, che tale pubblicazione ha valore meramente notiziale e non condiziona in alcun modo l'efficacia del provvedimento di nomina.

PRESIDENTE. Il deputato Crippa, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. La ringrazio, Ministro, perché ci ha dato delle informazioni interessanti per quanto attiene ai profili di incompatibilità che dovremo andare a trattare nella Giunta delle elezioni, dove il Partito Democratico sosteneva che questa nomina non fosse effettiva, non fosse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e quindi, fino a quel momento, non venisse fuori la questione di reale incompatibilità.

Lei, da un lato, ci sta assicurando che nel periodo di transizione tra Errani e la sottosegretaria De Micheli abbiamo avuto un lasso di tempo in cui non è stata fatta alcun tipo di ordinanza dal punto di vista del commissario, ma il commissario De Micheli è andata in ogni dove in virtù del fatto che era stata nominata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ma noi, purtroppo, non potevamo esaminare la sua incompatibilità rispetto al ruolo di deputata perché mancava l'esecutività della Gazzetta Ufficiale.

Noi riteniamo, visto che la pubblicazione ci viene detto che sarà fatta domani, di aver forse accelerato, col nostro question time la pubblicazione, ma non vorremmo avere compiti emeriti non attribuibili a noi; però, mi sembra evidente che qua c'è un problema per il fatto che la nomina è durata - rispetto al periodo di iter, che è stato di 10-15 giorni massimo, del predecessore Errani - un po' troppo tempo. E qua ci sono poi state delle motivazioni che hanno dovuto far cambiare il sottosegretario di riferimento alla deputata De Micheli dall'Economia alla Presidenza del Consiglio dei ministri e tutto ci sembra veramente solo un grande caos che non sta generando una situazione di continuità seria e realmente programmatica della ricostruzione dopo il terremoto, ma un mero poltronificio in base a chi più riesce ad essere in grado di assecondare le volontà del Governo e basta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Alli, Amici, Matteo Bragantini, Capelli, Dellai, Ferrara, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Laforgia, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Marcon, Pannarale, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Schullian, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5-bis) (ore 16,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5-bis).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

Avverto, inoltre, che alla Nota di aggiornamento è annessa la relazione prevista dall'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, con cui il Governo chiede alle Camere l'autorizzazione ad un aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio periodo stabilito nel Documento di economia e finanza presentato nel mese di aprile. A tale proposito ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, e del richiamato articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento del piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento del piano di rientro, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del DEF, da votare a maggioranza semplice sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che per l'esame della Nota è previsto, dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato che prevede, dopo gli interventi della relatrice e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi. Le risoluzioni riferite alla relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione. Interverrà, quindi, in sede di replica il rappresentante del Governo che, una volta espresso il parere sulle risoluzioni riferite alla relazione, dovrà altresì indicare quale risoluzione relativa alla Nota di aggiornamento intenda accettare, atteso che, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre. Si procederà, infine, ai voti secondo le modalità precedentemente indicate.

(Discussione – Doc. LVII, n. 5-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Simonetta Rubinato.

SIMONETTA RUBINATO, Relatrice. Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento al DEF 2017, trasmessa alle Camere il 23 settembre scorso, rivede le previsioni economiche di finanza pubblica contenute nel Documento di economia e finanza dell'aprile 2017 al fine di adeguare il quadro previsionale finanziario per l'anno in corso e per quelli successivi ai mutamenti nel frattempo intervenuti negli andamenti economici e finanziari. In termini generali il tratto più significativo della Nota è costituito dall'azione combinata di due elementi positivi: un'economia che cresce più del previsto e, contestualmente, un debito pubblico che finalmente inverte la tendenza degli ultimi anni e si riduce in rapporto al PIL. Si tratta di andamenti certamente influenzati da un contesto internazionale favorevole, ma per i quali risultano determinanti le riforme e le politiche messe in campo in Italia a partire dal 2014.

Inoltre, la Nota aggiorna il DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al programma di stabilità e al programma nazionale di riforma contenuti nel DEF stesso. Ciò consente che la decisione annuale di bilancio, che si avvierà con la presentazione entro il 20 ottobre del disegno di legge di bilancio, sia predisposta sulla base di un quadro economico e programmatico il più possibile aggiornato. In particolare, nella Nota si è tenuto conto delle raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione europea nello scorso mese di luglio.

Si tratta di quattro raccomandazioni relative: la prima alla sostenibilità della finanza pubblica e fiscalità; la seconda, alla riforma del pubblico impiego e delle imprese pubbliche, il contrasto alla corruzione e la giustizia civile; la terza, ai crediti deteriorati del settore bancario; la quarta, al mercato del lavoro e alla spesa sociale. La Nota fornisce elementi di risposta a queste quattro raccomandazioni nell'illustrare, in relazione a ciascuna delle stesse, le principali iniziative del Governo. In particolare, va sottolineato quanto fatto per il sistema bancario su cui si è intervenuti in modo mirato rispettando i complessi vincoli europei e proteggendo gli interessi dei piccoli risparmiatori. Rimane aperta la questione relativa alla opportunità di prevedere ulteriori forme e modalità di tutela per i possessori di strumenti finanziari collocati con violazione dei doveri di informazione o di corretta esecuzione dell'operazione, vittime delle recenti crisi bancarie.

Vengo ora al quadro macroeconomico. La Nota presenta una revisione al rialzo delle stime tendenziali sull'andamento dell'economia italiana rispetto alle previsioni del DEF di aprile per tutto il quadriennio 2017-2020 e, in particolare, per l'anno in corso, nel quale la stima di crescita del PIL, che si era posizionata allo 0,9 per cento nel 2016, passa dall'1,1 all'1,5 per cento, in quanto la congiuntura economica internazionale positiva e la valutazione positiva delle statistiche nazionali relative al primo semestre dell'anno incoraggiano il Governo ad ipotizzare una ripresa più vigorosa nella restante parte del 2017. La crescita mondiale, infatti, è diventata nel complesso più diffusa e più solida, anche grazie al commercio internazionale trainato dalla ripresa dei mercati emergenti. Analoghi segnali positivi arrivano dall'area euro in cui la crescita nel secondo trimestre dell'anno appare più sostenuta rispetto ai precedenti 3 mesi, trainata dal contributo decisamente positivo dei consumi delle famiglie e degli investimenti fissi. Le indicazioni favorevoli emerse negli ultimi mesi sull'economia italiana inducono la Nota a ritenere che nella seconda parte del 2017 questa espansione economica continui quanto meno in linea con il ritmo del primo semestre, trainata soprattutto dal settore manifatturiero e da alcuni comparti dei servizi trasporti e turismo, con la possibilità di un'evoluzione maggiormente positiva qualora la componente degli investimenti concretizzasse le aspettative derivanti dagli indicatori congiunturali rafforzando la propria dinamica di crescita che prosegue fin dal 2015.

Più caute, ma sempre leggermente superiori alle stime del DEF di aprile, sono le previsioni tendenziali per gli anni successivi. Il PIL è previsto crescere dell'1,2 per cento per ciascun anno del biennio 2018-2019 e dell'1,3 per cento nel 2020. Anche il mercato del lavoro in linea con la crescita economica è migliorato in misura maggiore di quanto atteso e, dunque, la Nota rivede in lieve rialzo i principali indicatori che lo caratterizzano. Il tasso di occupazione è previsto superare il 58 per cento già nel 2017, per raggiungere il traguardo del 60 per cento nel 2020. Positiva è anche l'evoluzione del tasso di disoccupazione, rivisto al ribasso di 0,3 punti percentuali nell'anno in corso fino a scendere sotto il 10 per cento nel 2020. A tutti questi risultati ha contribuito, a partire dal 2014, una strategia di politica economica i cui pilastri sono stati, innanzitutto, la progressiva diminuzione della pressione fiscale, scesa di circa un punto percentuale tra il 2013 e 2016, conseguita mediante una serie di interventi: riduzione dell'IRES e dell'IRPEF ai lavoratori con remunerazioni più basse; cancellazione della componente IRAP sul lavoro dipendente, dell'IMU sui beni strumentali imbullonati e sui terreni agricoli, dell'imposta sulla casa di proprietà e residenza. Si stima che per effetto di questi interventi i contribuenti italiani pagheranno rispetto al 2013 minori imposte per circa 20 miliardi di euro.

Altri pilastri di questa strategia sono stati: una serie coordinata di incentivi agli investimenti privati, che hanno spinto le imprese ad accrescere la propria capacità produttiva in un momento in cui maggiori opportunità possono essere colte a livello internazionale; un ampio insieme di riforme strutturali; il contrasto alla povertà e alla disuguaglianza; l'oculata gestione delle finanze pubbliche, la cui sostenibilità mira a contenere l'onere del debito e a preservare la stabilità finanziaria; le misure di finanza per la crescita, che contribuiscono ad accrescere e a diversificare i flussi finanziari a disposizione dell'economia reale e dei comparti più innovativi.

Segnalo che le previsioni macroeconomiche tendenziali della Nota per il biennio 2017-2018 sono state sottoposte alla validazione favorevole dell'ufficio parlamentare di bilancio. La Nota espone, poi, il quadro macroeconomico programmatico per il triennio 2018-2020 che considera gli effetti sull'economia delle misure del Governo da adottarsi con la prossima legge di bilancio, per effetto delle quali la crescita per il 2018 dovrebbe salire all'1,5 per cento anche per il 2018 e il 2019.

Anche il quadro macroeconomico programmatico è stato validato dall'ufficio parlamentare di bilancio. Presidente, quanti minuti ho ancora, mi scusi? Tre minuti? Grazie.

Per quanto riguarda il quadro di finanza pubblica, le positive prospettive di crescita dell'economia delineate nel quadro macroeconomico si riflettono sulle previsioni di finanza pubblica, i cui risultati vengono stimati in progressivo miglioramento dal 2017 al 2020, con un indebitamento netto che, nel 2017, diminuisce dal 2,5 per cento al 2,1 per cento. Concorre a tale risultato un crescente avanzo primario annuale; il miglioramento di tale saldo e la contestuale discesa della spesa per interessi accelerano, rispetto alle precedenti previsioni, la discesa del debito pubblico, che si prevede passare dal livello del 131,6 per cento di PIL nel 2017 a quello del 124,3 per cento.

PRESIDENTE. Colleghi, se abbassiamo un po' il tono della voce, non sento le conversazioni di tutti.

SIMONETTA RUBINATO, Relatrice. Il progressivo risanamento della finanza pubblica risultante dal quadro previsionale viene confermato anche dal quadro programmatico, nel quale, tuttavia, viene ridimensionata l'intensità del percorso di miglioramento in ragione dell'intendimento del Governo di destinare maggiori risorse al sostegno dell'economia per conseguire tassi di crescita più elevati e in tal modo favorire la discesa del rapporto debito-PIL.

Vado rapidamente alle conclusioni, Presidente, tanto la mia relazione è agli atti, ma vedo che impiegherei più tempo di quello che mi è assegnato.

Nella Nota si prefigura una manovra netta di bilancio pari a circa 0,6 punti percentuali del PIL, che verrà dettagliata nella legge di bilancio per il 2018, rivolta, in primo luogo, a disattivare il previsto aumento dell'IVA integralmente nel 2018 e parzialmente nel 2019; saranno, inoltre, rifinanziate le politiche già previste a legislazione vigente, quali, ad esempio, quelle per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Inoltre, saranno selettivamente mantenuti alcuni incentivi fiscali per il settore privato, già previsti da precedenti disposizioni, e le misure per lo sviluppo contemplano, inoltre, nuovi interventi di decontribuzione del lavoro, che saranno pure selettivi e rivolti al sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato dei giovani lavoratori. Ulteriori interventi riguarderanno il rafforzamento delle misure per il sostegno delle famiglie.

Rilevo, Presidente, in conclusione, che la Nota di aggiornamento, esponendo una deviazione dal percorso di rientro già previsto, è accompagnata da una relazione al Parlamento che illustra tale aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale, la quale dovrà essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti.

In conclusione, la Nota di aggiornamento offre l'occasione per tracciare un bilancio dei risultati sia sul versante della crescita e dell'occupazione sia su quello del consolidamento dei conti pubblici conseguiti attraverso gli interventi di politica economica e le numerose e articolate riforme strutturali adottate in questi ultimi anni. La principale sfida per la politica economica è ora trasformare l'attuale fase di uscita dalla crisi in una ripresa robusta e strutturale, che permetta all'Italia di superare definitivamente una prolungata stagione caratterizzata dal ristagno della produttività e della crescita.

A tal fine, è necessario continuare ad adottare credibili misure strutturali che innalzino il potenziale di crescita dell'economia, l'occupazione e la capacità innovativa e competitiva delle nostre imprese in un quadro macroeconomico e finanziario tornato più sostenibile e stabile. La prospettiva concreta è quella di raggiungere tassi di crescita reale e nominale - ho concluso - più elevati per accelerare il ritmo di discesa del debito pubblico, mantenendo, comunque, avanzi primari adeguati e proseguendo negli sforzi di riforma.

Per quanto riguarda le politiche in sede di Unione europea, in questi anni, l'Italia ha prodotto idee e pubblicato contributi al dibattito sul futuro dell'unione monetaria che stanno acquistando progressivamente consenso tra i Governi e le istituzioni, e anche questo potrà aiutare nel percorso che abbiamo davanti e nelle nuove sfide.

Occorre ora irrobustire ed estendere gli strumenti introdotti, delineando una nuova governance dell'area euro in grado di incentivare politiche di bilancio favorevoli alla crescita e riforme strutturali che le accompagnino.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Ci sono due punti nella relazione del Ministro dell'economia che vogliamo sottolineare: il primo è l'attenzione nei confronti dell'occupazione che, anche se lentamente e, purtroppo, soprattutto per i contratti a tempo determinato, continua a crescere.

Per noi Socialisti quello dell'occupazione deve essere un obiettivo strategico irrinunciabile in qualunque programma di Governo: in particolare, chiediamo che venga sostenuta l'occupazione femminile, tuttora un punto dolente per lo sviluppo del nostro Paese.

Sono proprio le donne, ad agosto, a trainare la crescita dell'occupazione con un più 0,5 per cento su mese. Il tasso di occupazione maschile è rimasto stabile al 67,5 per cento, ma quello femminile, che è cresciuto di due decimi di punto, si attesta al 48,9 per cento. È vero che è il più alto avvio delle serie storiche da quarant'anni, ma cosa indica questo dato? Che una donna su due in età da lavoro non è nel mercato del lavoro: dietro di noi solo la Grecia e siamo ben lontani dal 61,6 per cento della media dei “ventotto”. Sappiamo bene che alla base di queste percentuali sta il difficile rapporto famiglia-lavoro e a conferma sono le 30 mila donne che hanno dato le dimissioni in occasione della maternità. Questa situazione non si risolve da sola: servono politiche finalizzate.

Il secondo aspetto che ci sta a cuore è quello relativo al fardello del debito pubblico. Considerando che, al netto della spesa per la sterilizzazione delle clausole di aumento dell'IVA, la quantità di risorse è molto limitata, la richiesta di sforamento del deficit di bilancio è giustificata dalla presenza di misure per la crescita, per gli investimenti privati e pubblici e per i giovani e le giovani. Le misure avranno un impatto sulla crescita valutato in tre decimali in più del PIL e questo migliorerà certamente il rapporto tra debito e PIL. Dopo sette anni, il debito ha cominciato a diminuire nel 2015: l'Italia deve dimostrare di voler perseguire con forza la riduzione del debito senza pregiudicare la ripresa. I Socialisti voteranno a favore.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alfreider, che mi pare però non essere in Aula.

È iscritto a parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, quando ho letto questo documento…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, se abbassate un pochino il tono della voce... Grazie.

ROCCO BUTTIGLIONE. …il mio cuore si è rallegrato. Ho pensato: siamo finalmente fuori dalla crisi, abbiamo raggiunto una situazione in cui il debito pubblico è in equilibrio e si prospetta per il Paese un futuro felice. Poi, mi sono ricordato che viviamo dentro un'economia drogata: mi sono ricordato che noi paghiamo degli interessi artificialmente bassi sul debito pubblico e che i mercati da tempo non valutano con pienezza l'affidabilità del nostro debito pubblico; e mi sono ricordato che il quantitative easing e anche la politica di bassi tassi di interesse della Banca centrale europea non dureranno per sempre, sicuramente non oltre il mandato di Mario Draghi. Allora, mi sono venuti dei dubbi.

Signor Ministro, anzi signora Presidente, tramite lei, rivolgo al signor Ministro una domanda: ma siamo davvero sicuri che il servizio del debito pubblico dal 2017 al 2020 cala da 3,8 punti del PIL a 3,5 punti? Non avete paura che, al 2019, si impenni improvvisamente?

Cosa stiamo facendo per mettere il Paese in grado di sopravvivere, di affrontare bene il ritorno alla normalità, che, ormai, non è lontano? Pensiamo ancora che lo sviluppo sia trainato dalla spesa pubblica o vogliamo fare in modo che il capitale privato affluisca abbondante perché si fida di questo Paese, creando posti di lavoro veri ed avanzati? Nonostante tutto ciò, noi voteremo questo documento, per senso di responsabilità verso il Paese e per comprensione delle enormi difficoltà nelle quali il Governo si è mosso; lo invitiamo, però, a fare di più.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, dal 2008 ad oggi, l'Italia è l'unico Paese del G7 che ha perso 10 punti di PIL, il Paese che ha una disoccupazione giovanile che sfiora il 36 per cento.

Il contesto internazionale, in questi anni, ci aveva facilitato (interventi della BCE, prezzo del petrolio, il rapporto euro-dollaro ed euro-petrolio), i Governi Renzi e Gentiloni non hanno saputo approfittare, a nostro modo di vedere, della situazione facilitata per affrontare i nodi storici che bloccano la ripresa (tasse alte, spessa alta, debito alto), limitandosi a una gestione ordinaria.

Nei prossimi quattro anni le tasse saliranno di 80 miliardi di euro, le uscite del bilancio pubblico cresceranno del 3,6 per cento, verranno tagliate le spese in conto capitale, la pressione fiscale resterà ben sopra il 42 per cento. La manovra prevede 5 miliardi di nuove entrate, che arriverebbero dalla lotta all'evasione, dice il Governo, ma temiamo che si trasformino in nuove tasse per le imprese e per le famiglie.

Il debito pubblico ha raggiunto il tetto massimo di 2.300 miliardi di euro, con una tendenza che non è proprio rassicurante. Le nostre imprese avrebbero bisogno di pagare meno tasse, da finanziare con una concreta revisione della spesa pubblica, riprendendo il piano Cottarelli. C'è una sola politica, colleghi e signori del Governo, che può promuovere lo sviluppo nel nostro Paese, ed è quella di tagliare tasse e spesa improduttiva.

Signor Presidente, concludo. Purtroppo, i vostri Governi sono andati in direzione opposta, sono le ragioni per cui il gruppo di Direzione Italia esprime il suo voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Molea. Ne ha facoltà. Anche lei ha due minuti.

BRUNO MOLEA. Signora Presidente, la Nota di aggiornamento, che è propedeutica alla prossima legge di bilancio, registra i più recenti effetti positivi delle riforme strutturali e degli interventi di politica economica messi in atto dal Governo negli ultimi anni, e aggiorna di conseguenza le stime sul quadro macroeconomico per l'anno in corso e il triennio successivo, nonché gli obiettivi programmatici contenuti nel DEF dall'aprile scorso.

Inoltre, la Nota aggiorna il DEF 2017 in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, contenuti nel DEF stesso.

Negli ultimi anni, si è cercato un equilibrio tra l'esigenza di sostenere la crescita economica e quella di far ripartire gli investimenti e la necessità di mantenere alta la guardia sul versante del consolidamento dei conti pubblici. Questo ha consentito, in particolare, di avviare la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo e ha inciso positivamente sulla reputazione del Paese nei confronti dei mercati nel contesto europeo.

A partire dal 2014 è stata adottata una strategia di politica economica che ha portato alla progressiva riduzione della pressione fiscale, all'introduzione di incentivi per gli investimenti delle imprese e a sostegno delle riforme strutturali, inoltre misure di contrasto alla povertà e alla disuguaglianza. Nei mesi più recenti si stanno rafforzando gli effetti attesi dalle riforme strutturali varate nel 2014.

In conclusione, nella Nota di aggiornamento del DEF 2017 si è tenuto conto delle quattro raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione Europea nel mese di luglio, quali la sostenibilità della finanza pubblica, la fiscalità, la riforma del pubblico impiego, le imprese pubbliche, il contrasto alla corruzione e la giustizia civile, i crediti deteriorati del settore bancario, il mercato del lavoro e la spesa sociale.

In conclusione, annuncio il voto favorevole della componente Civici e Innovatori per l'Italia alla risoluzione di maggioranza presentata sulla Nota di aggiornamento al DEF 2017, augurandomi che i miglioramenti ottenuti, sia sul versante della crescita e dell'occupazione sia su quello del consolidamento dei conti pubblici, conseguiti attraverso gli interventi di politica economica e le numerose e articolate riforme strutturali adottate in questi ultimi anni, possano trasformarsi in una ripresa robusta e strutturale che permetta all'Italia di superare definitivamente una prolungata stagione caratterizzata dal ristagno della produttività e della crescita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Presidente, il DEF, Documento di economia e finanza, rappresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria del Paese, eppure della programmazione seria di cui l'Italia ha bisogno, in questo documento non vediamo traccia.

Pensando alle misure contenute in questo DEF mi viene in mente mia figlia, che con le amiche scambia le figurine: questa ce l'ho, questa ce l'ho, questa manca. Purtroppo, questo DEF è la fiera del “manca”.

Limitiamoci ad analizzare non tanto gli optional, ma quelle che per Alternativa Libera sono le priorità per questo Paese. Un serio piano di investimenti pubblici per un'economia di transizione che generi un'occupazione qualificata e sostenibile? Manca. Risorse sufficienti per mettere in sicurezza il territorio del nostro Paese e manutenerne la bellezza? Manca. Investimenti degni di questo nome per la scuola, l'università e la ricerca? Manca. Un piano di interventi che non siano solo mance elettorali, per contrastare veramente il dilagare della povertà, delle disuguaglianze e per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie? Manca. Un piano di investimenti per rendere la salute dei cittadini un diritto per tutti e non solo per chi ha i quattrini? Manca. A tal proposito, sottolineo che l'Istat ha detto che, in Italia, 12 milioni di persone hanno smesso di curarsi perché non se lo possono più permettere.

Questo è un DEF totalmente inadeguato, un DEF in cui la programmazione manca. Alternativa Libera, pertanto, voterà convintamente contro, perché qui, di misure per cui dire “ce l'ho”, non ne vediamo affatto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, Governo, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica contenute nel Documento di economia e finanza presentato ad aprile, unitamente agli obiettivi programmatici e anche in considerazione delle raccomandazioni approvate dal Consiglio dell'Unione europea.

L'operazione di aggiornamento del DEF serve pertanto a tracciare i confini della manovra e delle misure che conterrà la legge di bilancio, che va approvata, come è noto, entro il 20 ottobre.

Ricordo che la relazione della Banca d'Italia del 2017, tanto per avere un quadro in cui è collocata questa discussione, afferma che l'aumento del PIL dipende per quattro quinti - quindi, se la matematica non è un'opinione, per l'80 per cento - dalle politiche espansive della Banca centrale europea; per il resto i dati di ripresa dipendono, purtroppo, solo ed esclusivamente dalla ripresa generale che sta investendo l'Europa, e non devono alimentare facili illusioni rispetto allo stato reale della nostra economia, ma qualcosa più o meno abbiamo potuto intuire anche da alcuni atteggiamenti preoccupati dello stesso Ministro Padoan.

Lo stock del debito, come è stato detto anche da altri colleghi, è salito oltre i 2.300 miliardi, grazie a una spesa pubblica che non ha mai smesso di crescere, nonostante gli interessi sul debito siano scesi di 24 miliardi in quattro anni.

Essi sono ancora, comunque, di 20 miliardi circa l'anno superiori a quelli dei nostri principali competitori europei. I livelli di disoccupazione in Italia rimangono tra i più elevati d'Europa e la loro riduzione, come ha affermato anche la Banca centrale europea, quando vi è stata, non si è rilevata particolarmente significativa.

Il Governo sbandiera il dato che l'occupazione sarebbe aumentata ed è prossima a quella di dieci anni fa, ma il PIL – rammento - dieci anni fa era inferiore del 6,7 per cento. Questo perché negli ultimi dieci anni si è registrata una forte diminuzione delle ore lavorate. È un altro elemento che non è presente nella scena, nell'attenzione e nella sensibilità del Governo. Il monte ore lavorate è sceso di ben 1 miliardo. Inoltre, è aumentato il part-time, spesso un part-time involontario, quasi prodromico alla perdita del lavoro, dal 14 al 20,8 per cento. Le retribuzioni al netto dell'inflazione sono scese del 3,4 per cento.

La Nota di aggiornamento non introduce alcun correttivo alle previsioni di finanziamento per la sanità. Il Servizio sanitario nazionale rimane, quindi, definanziato e in un trend che, se non sarà corretto, nel 2019 ci porterà ad avere una percentuale del 6,4 per cento della spesa complessiva, in rapporto al prodotto interno lordo, ovvero sotto quella soglia del 6,5 per cento, che l'Organizzazione mondiale della sanità individua come livello minimo, per evitare ripercussioni negative sulla salute e sulle aspettative di vita dei cittadini.

I dati sulla povertà sono drammatici, più volte attenzionati. Ne abbiamo parlato anche fuori da questa riflessione. Il 12 per cento degli italiani, cioè 7 milioni 200 mila persone, vive in famiglie con grave deprivazione materiale, dato che peggiora, se si esaminano in particolare gli anziani.

Continua l'impoverimento degli enti locali, province e città metropolitane che versano in condizioni drammatiche, soprattutto dopo il passo falso che avete fatto, facendo finta di abolire le province, ma, di fatto, abolendo soltanto il diritto dei cittadini di eleggersi i presidenti, i consiglieri provinciali e le giunte, cioè gli assessori. Le province sono massacrate dalla riforma Delrio, non riescono a funzionare, non riescono a garantire i servizi essenziali e vivono - quel che è peggio - nel caos istituzionale.

Le clausole di salvaguardia sono disattivate solo per un anno, quindi continua a pendere su di noi l'incubo di una tassazione dell'IVA e con le accise alle stelle, interamente a carico delle famiglie, che rischiano un ulteriore impoverimento, anche in virtù dell'applicazione delle clausole di salvaguardia, quando saranno e se saranno.

Il pareggio di bilancio continua a essere rinviato. Tutti i documenti programmatici e le relative manovre lo hanno via via posticipato, tanto che, inizialmente previsto per il 2018, è ora arrivato al 2021.

Il Ministro Padoan ieri ha detto che la prossima legge di bilancio varrà 19 miliardi: 10 miliardi da finanziare in deficit - cosa che di per sé rappresenta una vera follia, perché il deficit diventa debito pubblico - e 9 miliardi che dovrebbero essere ricavati dalla lotta alla evasione fiscale. I dati dell'ultima tranche di rientro dei capitali sono stati un fallimento totale. Questo va detto proprio in ragione delle procedure espresse dal Governo, rispetto alla lotta all'evasione fiscale. Parliamo, su 1 miliardo e 600 milioni di euro di capitali rientrati attesi, di soli 850 milioni di euro presenti nel bilancio consuntivo. Questo, al netto di dati altrettanto macroeconomici, ma comunque meno significativi, che comunque individuano un andamento della nostra economia che è tutt'altro che positivo.

Noi nella risoluzione, che unitariamente il centrodestra ha rappresentato, con le firme dei capigruppo di ciascuna forza politica che lo compone, abbiamo ancora una volta teso a sottolineare la necessità di incidere, in particolare, su quello che viene chiamato meccanismo dell'oppressione fiscale, una tassazione straordinaria eccezionale, che ha messo in ginocchio le nostre realtà produttive, soprattutto quelle imprese piccole e piccolissime che comunque rappresentano, piaccia o meno, l'ossatura fondamentale del nostro sistema socio-economico.

Abbiamo immaginato di eliminare alla radice, distinguendoci in questo dai Governi Letta, Renzi Gentiloni, le cosiddette risorse a pioggia, che hanno, peraltro, contribuito in maniera fondamentale all'incremento del debito pubblico. Abbiamo immaginato dei meccanismi, che favorissero la crescita, la crescita economica, lo sviluppo, che agevolassero e spronassero i consumi a una ripartenza, anche in ragione del fatto che, su questo aspetto, purtroppo, registriamo dati altrettanto negativi.

Abbiamo immaginato una rivoluzione autentica del sistema del credito, ma mi pare che in questi ormai quasi cinque anni, le uniche attenzioni, che sul sistema del credito sono state indirizzate da parte della sinistra e di chi sostiene questo Governo, abbiano favorito i poteri forti in tutto e per tutto.

E, se vogliamo parlare anche di lotta all'evasione fiscale, noi l'auspichiamo e la vogliamo, ma certamente senza fare sconti ai poteri forti. Il sistema del credito paradossalmente ha evaso il fisco, tra le tante degenerazioni a cui ci ha abituato, ma ha avuto anche una sorta di possibilità di transare e di condonare la propria evasione fiscale per cifre importantissime, mai consentite ad alcun commerciante, artigiano, imprenditore, a qualunque soggetto appartenente al cosiddetto perimetro dell'economia reale.

Vorremmo - e noi lo immaginiamo nelle nostre conclusioni - un vero piano straordinario per la riduzione del debito pubblico. Siamo stufi di sentirne parlare e di vedere, invece, questo numero sempre incrementarsi, che significa non solo un valore oggettivamente e universalmente giudicato negativo, ma significa, soprattutto, scaricare la responsabilità e il peso di questo debito sulle generazioni che verranno, sul futuro dell'Italia, rappresentato dai giovani di oggi, che sono già privi di qualunque scudo e di qualunque ombrello, per potersi garantire un futuro dignitoso. Tant'è che 250 mila sono stati i ragazzi, che nell'ultimo anno hanno abbandonato l'Italia, per recarsi al di fuori dei suoi confini, a cercare fortuna e futuro fuori da qui.

Vorremmo che venisse revisionata - e concludo - la spesa pubblica e che venisse ripreso in mano il piano Cottarelli, di cui si sono perse le tracce.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli…

FABIO RAMPELLI. Presidente, la ringrazio per gli ultimi secondi di pazienza, che avrà nei confronti della conclusione di questo intervento. Per queste ragioni, noi voteremo contro la risoluzione della maggioranza e sosterremo, ovviamente, la risoluzione firmata da Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega Nord.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signora Presidente, Vice Ministro Morando, colleghi parlamentari, non ci sfuggono gli elementi positivi, che finalmente sembrano caratterizzare l'economia del nostro Paese. Certo, il percorso resta stretto, ma questi elementi positivi si vanno consolidando.

L'economia italiana ha saputo trarre vantaggio dal ciclo favorevole, in Europa e nel mondo, ma viene soprattutto sostenuta dal rafforzamento della domanda interna. La ripresa appare maggiormente omogenea e riguarda non solo il contributo dell'industria manifatturiera, ma anche quello di servizi privati, e si è determinata una saldatura, con la dinamica dei consumi e degli investimenti.

L'occupazione, in questi primi otto mesi, è aumentata di oltre l'1 per cento, traducibile in valore assoluto in 270 mila occupati in più. È cresciuta la fiducia dei consumatori. Questo comporta una crescita del PIL dell'1,5 per cento, nel 2017, e di poco meno nei due anni successivi.

Secondo la Nota del DEF, l'incidenza del debito sul prodotto diminuirebbe, dal 132 per cento al 131,6, una riduzione modestissima, ma significativa, perché appare in controtendenza. È sul controllo del debito che il nostro Paese gioca la partita della credibilità e dell'affidabilità nel giudizio dei mercati finanziari. E su questo tornerò.

La manovra di bilancio, nell'intenzione del Governo, che noi condividiamo, dovrebbe consentire la completa disattivazione delle clausole di salvaguardia previste per il prossimo anno. Vengono indicati, inoltre, dal Governo, alcuni interventi per il rilancio degli investimenti e il sostegno all'occupazione, attraverso sgravi contributivi destinati ai giovani lavoratori e il rafforzamento delle misure di contrasto alla povertà. Ovviamente, tali interventi, come quelli relativi alle politiche sociali e sanitarie, così come la profonda riforma dei super ticket richiamati nella risoluzione della maggioranza parlamentare, verranno definiti con precisione, noi ce lo auguriamo, con la prossima manovra di bilancio che dovrà definire le coperture più adeguate. Secondo i programmi della Nota, l'incidenza del debito sul PIL continuerebbe a diminuire nel 2018, portandosi al 130 per cento; alla fine dell'orizzonte di programmazione il rapporto si attesterebbe al 123,9, a seguito di avanzi primari crescenti nel tempo, ai proventi delle privatizzazioni e alla velocizzazione della crescita nazionale. L'attenzione sul debito è centrale se vogliamo che sugli orizzonti più lunghi non vi siano rischi significativi di sostenibilità. Ovviamente, si deve scontare il fatto che le recenti proiezioni sulla spesa pensionistica richiedono la necessità di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza cedere alla tentazione di tornare indietro, perché questo sarebbe gravemente lesivo della possibilità di tenuta rispetto al giudizio dei mercati.

Quindi, se la ripresa continua e le prospettive della domanda, dell'occupazione e dei conti con l'estero sono favorevoli, è necessario continuare anche con maggiore determinazione ad avvantaggiarci delle condizioni contingenti, per irrobustire la finanza pubblica, ridurre concretamente il debito, nostro tallone d'Achille, e porre le basi di uno sviluppo duraturo e continuativo.

Quindi, la politica di bilancio si deve muovere nell'angusto spazio tra la necessità di non soffocare la ripresa congiunturale e l'imperativo di ridurre il debito. Si può fare anche tenendo conto del prevedibile graduale ritorno alla normalità delle condizioni monetarie e finanziarie dell'area dell'euro, cose che sono davanti a noi. E, qui, la graduale e ordinata uscita dal quantitative easing e il ritorno a livelli più elevati dei tassi di interesse vanno bilanciati da un rafforzamento dei tassi di crescita.

Ma non abbiamo bisogno di appesantire - e questa è la conclusione - il percorso da pregiudizi politici. Personalmente, ho condiviso il percorso della maggioranza parlamentare in questa legislatura, anche quando, e non sono state poche le occasioni, vi erano motivi di dissenso. Ora, a conclusione della legislatura non penso di mettermi a posto la coscienza, facendo prevalere quei motivi di dissenso che qua e là si sono manifestati, talvolta anche in maniera accesa, sempre con i metodi urbani di cui cerchiamo di essere portatori. Sarebbe giustamente male interpretato se noi facessimo questo e non vi sarebbero neppure dei dividendi elettorali; quindi, stiamo lontani da questa prospettiva. Ma soprattutto per un altro motivo: si tratta del rispetto che noi dobbiamo, che devo anch'io, agli italiani che si sono sobbarcati i sacrifici di una difficilissima uscita dalla crisi e della fiducia che si possa con le nuove elezioni avviare, comunque, una fase politica che consenta di far riprendere al nostro Paese e all'Europa il posto che loro compete nel mondo.

Per queste ragioni, esprimo il voto favorevole alla Nota di aggiornamento del DEF da parte del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Auci. Ne ha facoltà.

ERNESTO AUCI. Grazie Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il quadro programmatico che ci viene sottoposto indica, non solo che dovremo camminare su un sentiero stretto, come ama dire il Ministro Padoan, ma, secondo me, che stiamo procedendo proprio sul filo del rasoio. Infatti, se guardiamo ai due principali obiettivi della nostra politica economica per i prossimi tre anni e cioè l'occupazione, collegata alla crescita, e la riduzione del debito pubblico, si percepisce che entrambi i target appaiono, non solo, poco soddisfacenti, ma che il loro raggiungimento sembra esposto ad un alto grado di rischio.

Oggi, la situazione economica di partenza, che stiamo vivendo in questo 2017, è piuttosto buona e in miglioramento; la ripresa sta interessando sia l'industria che altri settori del terziario, essa è trainata non solo dalle esportazioni, ma dalla domanda interna, che grazie alla graduale riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese ed alla ripresa dell'occupazione di quasi un milione di unità, si è rimessa in moto e questo va sottolineato per contrastare le idee dei sovranisti che, invece, puntano sull'uscita dall'euro e sulla svalutazione e cioè sull'export, comprimendo la domanda interna, a dimostrazione di quanto sia fallace la loro ricetta e di quanto siano state corrette le scelte degli ultimi Governi.

Gli indicatori di fiducia sia delle imprese che delle famiglie sono sui massimi da un decennio; gli investimenti privati stanno salendo, mentre quelli pubblici sono al palo e solo il prossimo anno potrebbero mostrare una modesta ripresa e, qui, sarebbe interessante capire se si tratta di mancanza di risorse finanziarie oppure se questa è la conseguenza della farraginosa macchina burocratica che, di fatto, impedisce di avviare qualsiasi lavoro.

Il debito pubblico mostra, in rapporto al PIL, una lieve discesa già quest'anno, che dovrebbe essere più visibile a partire dal prossimo anno e, soprattutto, nel 2019 e 2020. Ma questo si basa su ipotesi di crescita del PIL abbastanza sostenute, certamente possibili, ma superiori a quelle previste dai principali osservatori internazionali, ipotesi che dovrebbero essere perseguite attraverso la prosecuzione di una intensa politica di riforme, volte al sostegno della competitività e dell'efficienza.

La questione del debito sta diventando centrale per poter consolidare la fiducia dei mercati e di Bruxelles nei riguardi del nostro Paese. Senza dimostrare, da parte nostra, una ferrea volontà di perseguire un percorso credibile, anche se graduale, di riduzione del debito, la nostra economia continuerà ad essere esposta a grossi rischi e a pagare, fin d'ora, un premio per questo.

Purtroppo, non sembra che il mondo politico, con le dovute eccezioni, valuti esattamente tutte le implicazioni che questo comporta ed, anzi, molti, basandosi sul miglioramento congiunturale, ritengono che la crisi sia passata e che non occorrano nuovi impegni per innalzare la nostra competitività, ma che invece sia giunto il momento di allargare le maglie della spesa.

Anche l'attenuazione prevista nel DEF della traiettoria di rientro del deficit e del deficit strutturale, se per certi versi appare corretta, al fine di non vanificare, con una eccessiva stretta fiscale, la possibilità di crescita del PIL, per altri potrebbe indurre dubbi sulla nostra effettiva volontà di arrivare ad una riduzione del debito.

Queste scelte di finanza pubblica sarebbero molto più credibili se fossero accompagnate da una convinta politica di rinnovamento e di riforme, al fine di aumentare la competitività, ma su questo il DEF non sembra fare una puntata sufficientemente forte.

Sicuramente, quello che frena il Governo, che pure in passato ha fatto delle scelte importanti, è la scadenza della legislatura e, quindi, l'avvio della campagna elettorale che sta creando un clima di generale irresponsabilità. L'amico onorevole Bersani, con il quale durante il secondo governo Prodi ho avuto un'assidua frequentazione, mi sembrava allora molto più sensibile ai problemi della produttività delle imprese e della competitività generale del Paese di quanto non mostri di essere oggi. Allora mi sembrava convinto che la vera socialità stava nella possibilità di creare buoni posti di lavoro e nella riduzione delle rendite di posizione, che assottigliano il salario dei lavoratori.

Anche oggi, al di là delle questioni politiche più generali, credo che dovrebbe essere mantenuto, da tutte le forze politiche, un alto grado di responsabilità su alcuni temi strategici per il futuro del Paese, come è, appunto, il debito.

In sostanza, la situazione politica italiana sembra aver costretto il Governo ad un progetto programmatico poco ambizioso.

La disoccupazione rimarrebbe ancora ben superiore al 10 per cento anche nel prossimo anno. Il debito scenderebbe in maniera appena percettibile e, visto che una parte importante della manovra, pari a 0,35 punti di PIL, è dovuta alla lotta all'evasione, qualche dubbio sul suo effettivo perseguimento è più che lecito. In questo quadro non esiste alcuna possibilità di rivedere la riforma delle pensioni, anche per le meno favorevoli stime sull'andamento demografico, mentre sulla sanità gli spazi di manovra andrebbero ricercati all'interno del sistema, attraverso stringenti manovre di efficientamento.

Per contro, il Governo dovrebbe effettuare ulteriori tagli di spese poco produttive, per concentrare le risorse su alcuni elementi fondamentali per la collettività. Cito solo il mercato del lavoro, per il quale occorrerebbe stanziare più risorse, anche per favorire il passaggio da lavori poco produttivi ad altri, se è vero, come afferma il senatore Ichino, che ci sono circa mezzo milione di posti di lavoro che non sono coperti per mancanza di persone con qualifiche adatte.

In conclusione, apprezzo comunque l'equilibrio e la fermezza del Ministro Padoan. Constato che la strada delle riforme sta avendo effetti positivi. Ricordo ai colleghi che la questione del debito è un freno alle nostre potenzialità di crescita. Auspico che le condizioni politiche di questa e della prossima legislatura ci consentano di non sprecare l'occasione offertaci dalla favorevole congiuntura, per continuare a porre le basi di una crescita stabile e affidabile e, quindi, puntare su traguardi più ambiziosi, sia per l'occupazione che per il controllo del debito. Con questo auspicio, il nostro gruppo voterà a favore di questo DEF (Applausidei deputati del gruppoScelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Il titolo che potremmo dare alla nostra posizione sulla nota di aggiornamento e la legge di bilancio che in essa viene prospettata è: ‘Un'altra occasione persa'. È vero, c'è ripresa e per noi è un fatto positivo. Non abbiamo l'obiettivo di negarla, abbiamo l'obiettivo di renderla strutturale e foriera di piena e buona occupazione. E invece siamo di fronte a una ripresa che viene giustificata con uno storytelling che non va bene.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,25)

STEFANO FASSINA. Non va bene non in astratto; non va bene perché poi, da questo storytelling, viene fuori una continuità di politiche che non aiuta il consolidamento strutturale della ripresa e non aiuta la piena e buona occupazione.

Ora, si è fatta un'enorme propaganda sui risultati conseguiti dalle mitiche riforme strutturali, io voglio citare alcuni dati: nel primo anno di Governo Renzi, il PIL italiano aumenta dello 0,2 per cento, quello dell'Eurozona aumenta dell'1,2 per cento; nell'ultimo anno di Governo Renzi, il PIL italiano aumenta dell'1,2 per cento, quello dell'Eurozona aumenta dell'1,9 per cento; lo stesso scarto prosegue nei primi due trimestri del Governo Gentiloni e questo nonostante, come è noto, l'Italia abbia subito una contrazione nell'economia reale molto più pronunciata della media europea.

Guardiamo all'occupazione: il mitico numero ‘un milione di posti di lavoro in più'; a parte che sono occupati e non posti di lavoro: un occupato, secondo la definizione Istat, è tale se nella settimana della rilevazione lavora almeno un'ora.

Ma faccio notare che, nel secondo trimestre del 2014, nell'Eurozona la disoccupazione era il 12 per cento, nell'ultimo trimestre di cui sono disponibili i dati è scesa al 9 per cento; per l'Italia i dati corrispettivi sono il 13 per cento e l'11,2 per cento, quindi una riduzione del 3 per cento nell'Eurozona in media, una riduzione di meno del 2 per cento per quanto riguarda l'Italia, a proposito degli effetti strabilianti del Jobs Act.

Insomma, abbiamo avuto, in questi tre anni e mezzo-quattro anni, esattamente l'andamento storico: c'è un delta, c'è un differenziale negativo che media intorno al 40 per cento tra le performances italiane le performances dell'Eurozona.

E sarebbe intellettualmente corretto riconoscere che la ripresa - che è un fatto positivo, ripeto - è dovuta sostanzialmente a fattori esogeni, rispetto ai quali sono state sostanzialmente irrilevanti le mitiche riforme strutturali portate avanti dal Governo Renzi e poi dal Governo Gentiloni.

Potremmo entrare nel merito su quale occupazione abbiamo avuto, quali caratteristiche hanno questo milione di posti di lavoro, che appunto sono in realtà occupati, che equivalgono - vi faccio notare - a un miliardo di ore di lavoro in meno dal 2008 rispetto al 2017, al secondo trimestre di quest'anno.

L'occupazione, purtroppo, è di pessima qualità: è occupazione precaria, è part-time involontario. L'unico segmento della popolazione sul quale si registra un aumento di contratti a tempo indeterminato è quello degli ultracinquantenni, a causa, come noto, della famosa “legge Fornero”.

Allora, perché è importante sottolineare che questo storytelling è poggiato su premesse sbagliate? Perché poi da esso il Governo fa discendere la continuità delle politiche. Il piatto principale della prossima legge di bilancio - udite, udite! - è la decontribuzione per giovani neoassunti. Nel 2015 che cosa abbiamo avuto? Nel 2016 che cosa abbiamo avuto? E qual è stato il risultato di questa decontribuzione? È stata una fiammata iniziale, costosissima, quasi 20 miliardi, con effetti strutturali sulla qualità dell'occupazione nulli, appunto. Sono i dati Istat a ricordarlo.

L'altro elemento di continuità: il calo della spesa sanitaria. Ora, in questi giorni abbiamo scoperto questo totem di superticket: 600 milioni. Faccio notare che negli ultimi anni, diciamo negli ultimi quattro-cinque anni, la spesa sanitaria pubblica è diminuita di un punto di PIL. Secondo le tabelle del Governo della Nota di aggiornamento, continuerà a calare dal 6,7 per cento del PIL del 2016 al 6,3 dell'ultimo anno di previsione; cioè, stiamo parlando di 15-16 miliardi, e qua diventa un nodo politico decisivo, un superticket da 600 milioni!

La continuità si riscontra nelle briciole per quanto riguarda la lotta alla povertà. Faccio notare, anche qua, che, sul 10 per cento delle abitazioni di maggior valore, eliminando la TASI per tutti, abbiamo impiegato un miliardo e 200 milioni di euro all'anno, che, a proposito di risorse scarse, avremmo potuto dedicare alla sanità e al contrasto alla povertà.

La continuità è sul capitolo pensioni. Guardate, io invito i colleghi, che con tanta disinvoltura insistono - l'ha fatto anche prima il collega Tabacci, che rispetto - sulla conferma delle cosiddette riforme attuate. Andate in un ospedale, dove un'infermiera, a sessantasette anni, non ce la fa più! Andate in un cantiere, dove ci sono i carpentieri che salgono ai piani alti a sessantasei-sessantasette anni! Forse, poi, ne riparliamo, dell'attuazione delle mitiche riforme pensionistiche!

C'è una continuità - e questo è un punto sul piano macroeconomico e ambientale di grande rilevanza - che riguarda gli investimenti. E vorrei dire al Ministro Padoan, di cui ho letto il resoconto dell'intervento che ha fatto al Senato, che non possiamo fare il gioco delle tre carte: lui guarda gli investimenti fissi lordi e dice che aumenteranno; peccato che i trasferimenti alle imprese pubbliche, per fare investimenti, diminuiscono più di quello che aumentano gli altri.

Il dato vero anche qui, guardando la tabella della Nota di aggiornamento, è che rimangono piatti gli investimenti pubblici in rapporto al PIL, mentre questi sono una variabile decisiva per qualificare la crescita, per fare interventi contro il rischio di dissesto idrogeologico, per dire soltanto alcune delle priorità da affrontare con la spesa pubblica e con gli investimenti pubblici in piccole opere.

E poi c'è continuità sul rinvio delle clausole di salvaguardia. Si rinvia l'effetto sul 2018, parzialmente si rinvia sul 2019 e, invece, è a piena vigenza nel 2020. Questa continuità ha effetti preoccupanti sul PIL potenziale. Mi rendo conto che vado un po' nel tecnico e mi scuso, ma il PIL potenziale è quello che dovrebbe riflettere l'effetto delle riforme strutturali. Se uno guarda la tabella prodotta dal Ministero dell'economia e delle finanze c'è scritto che la produttività totale dei fattori, cioè quella variabile che secondo i manuali di economia neoclassica dovrebbe riflettere l'effetto delle mitiche riforme strutturali, rimane piatta per tutto il periodo di previsione. Il PIL potenziale dell'Italia, cioè quello che se si crescesse al di sopra del quale si va a fare inflazione, è pari allo 0,5 (e si potrebbe andare avanti ma non c'è tempo).

Qual è il punto - e concludo -, Presidente? Il punto è che siamo di fronte - e questo è il decisivo aspetto di continuità - a una manovra che è restrittiva - ascoltate bene - perché non valgono per le imprese e per le famiglie i tendenziali definiti a tavolino dal Governo, ma vale quello che si è fatto nel 2017 e quello che si può fare nel 2018. È una manovra restrittiva per almeno 0,3 punti di PIL, che è il dato della contrazione del deficit strutturale.

Un'alternativa era possibile, un'alternativa a una manovra restrittiva che rimane restrittiva per tutto il triennio di previsione e che continua ad avere come obiettivo del terzo anno questo orizzonte sognato di un avanzo primario del 3,5 per cento, che è irrealistico e che continuiamo a rinviare.

È una manovra restrittiva alla quale si sarebbe dovuto rispondere, invece, con una manovra espansiva fondata su un punto di PIL all'anno, per tre anni, di investimenti pubblici in deficit in piccole opere per la messa in sicurezza del territorio e per la mobilità sostenibile.

Per queste ragioni voteremo “no” sulla richiesta di scostamento, che è finalizzato a una continuità che non fa bene, e voteremo “no”, ovviamente, sulla Nota di aggiornamento al DEF (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Abbiamo sentito in questi giorni, anche a seguito dell'audizione del Ministro nelle Commissioni preposte, parlare di crescita con grande ottimismo e con grande euforia. Il Governo se ne è fatto vanto - e, per carità, dal suo punto di vista è anche naturale nel momento in cui ha predisposto la Nota di aggiornamento al DEF - ma l'Italia - e lo dicono tutti gli indicatori e non soltanto la Lega Nord - cresce molto meno rispetto agli altri Paesi europei.

In Italia, per chi ha l'abitudine di girare tra la gente, nei mercati, per le strade - e capisco che questo, detto ad un Governo che, pur di rimanere attaccato alle proprie poltrone, è chiuso nel proprio palazzo e ha paura di confrontarsi con la gente, può suonare strano - in giro per l'Italia, come dicevo, è facile incontrare giovani che fanno le valigie e che vanno via per l'incertezza del futuro che gli si propone; è facile trovare tantissimi anziani ridotti ormai all'umiliazione dopo una vita di sacrifici; è facile incontrare tantissime famiglie che sono, magari dopo dieci anni, ancora in attesa di vedersi riconoscere il diritto ad una casa; è facile incontrare tantissime famiglie che non possono usufruire di servizi sociali degni di chiamarsi tali. E allora, rispetto a questo, c'è forse qualcosa che non va tra quello che voi raccontate lì sul palco, dal palco, e quello che accade, invece, nella realtà.

Vi fate vanto delle riforme con le quali sostenete di aver dato avvio alla crescita, ma, se guardiamo alle riforme che avete fatto - e basta citare le principali -, possiamo dire tranquillamente che, se pensiamo a quella degli 80 euro, abbiamo visto che sono cresciute le tasse indirette; se guardiamo alla riforma delle province, abbiamo visto quanto ormai esse siano al dissesto e quanto siano incapaci di risolvere, per esempio, i problemi della manutenzione e della sicurezza stradale (per non parlare della sicurezza delle scuole); se guardiamo alla cosiddetta riforma del Jobs Act, grazie alla quale voi dite che sarebbe aumentata l'occupazione, invece noi abbiamo visto aumentare i contratti a tempo determinato, abbiamo visto aumentare gli stagisti, abbiamo visto aumentare i contratti stagionali, quelli per i quali poi l'Istat vi fa vantare di aver creato nell'ultimo mese, nel mese d'agosto, tantissimi posti di lavoro. Poi, si arriva alla “Buona scuola”, quella tanto buona che all'inizio dell'anno mancavano anche gli insegnanti.

Tutto ciò dice chiaramente che in Italia, grazie a voi, sta crescendo solo e soltanto una cosa - e solo e soltanto una riforma strutturale avete fatto dall'inizio del vostro Governo abusivo ad oggi -, cioè sta crescendo la precarietà. State precarizzando il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Questa è la più grande delle accuse che vi può essere mossa, perché è l'unica cosa certa che avete realizzato.

È una precarietà che si rafforza se pensiamo al peso negativo di un sistema giustizia che non funziona, che è lento, e se pensiamo al peso della burocrazia, che strozza qualsiasi volontà e qualsiasi capacità di investimento. Dite che avete ridotto le tasse, ma la pressione fiscale italiana è la più alta d'Europa; da noi pesa per il 64,8 per cento, ben 25 punti in più rispetto alla media europea.

Nella Nota disegnate scenari ottimistici sulla base di risorse decisamente molto esigue per il 2018 e che poi pensate che saliranno nel 2019 e negli anni successivi. Non prendiamoci in giro; sembra di leggere la favola di Pinocchio e dei soldini, sempre che in questo Parlamento si possa ancora parlare di favole, visto che per l'ex Presidente del Consiglio Renzi anche le favole non esistono più (ha voluto negare questa cosa ai bambini nei suoi ultimi interventi).

Nella Nota di aggiornamento emerge, purtroppo, anche un'altra drammatica certezza, cioè quella che si andrà in pensione sempre più tardi e sempre con meno soldi in tasca, perché non avete avuto la forza né la voglia di riformare una legge assurda quale la “legge Fornero”. La vostra strategia economica è stata irresponsabile negli anni passati e lo è purtroppo ancora oggi, orientata a creare deficit a breve periodo e facendo finta di non sapere che si tradurrà inevitabilmente in un aumento di debito pubblico, cosa che tanto a voi non importa, perché graverà solo e soltanto sulle future generazioni.

Avete impostato una politica centralista che fa solo male all'Italia. Non avete dato seguito a quella che doveva essere una grande riforma, quale quella del federalismo fiscale e delle autonomie, anche alla luce delle attuali iniziative referendarie che sono state intraprese. Questo perché non avete voluto favorire quegli enti locali virtuosi, che chiedevano di poter spendere meglio per la propria comunità i soldi che nel frattempo si erano messi da parte.

Il vostro ottimismo non è motivato neanche guardando alla voce investimenti, che è presente nel DEF, tenendo presente che questo dato ormai è in calo da anni. Per non parlare, poi, della spesa pensionistica, come dicevo, che prevedete salire perché, secondo voi, è minore il numero degli immigrati previsti, facendo prevedere di fatto un nuovo giro di vite sui pensionati, su quei poveri anziani, anziché intervenire in necessarie politiche per una maggiore occupazione, per favorire il ricambio generazionale e per combattere il drammatico fenomeno delle culle vuote (ma a voi questo non interessa).

Ben altri dovrebbero essere gli interventi, a partire dalle riforme necessarie, come quella, che dicevo, del federalismo e delle autonomie, così come quelle nel campo delle politiche sociali e familiari. Servono, cioè, riforme strutturali in grado di dare fiducia ai cittadini per far crescere i tassi di natalità, per promuovere investimenti, per far sì che ci siano infrastrutture sempre migliori e magari anche nuove nel nostro Paese.

Dite che avete alzato tutti gli indicatori economici relativi all'aiuto alle famiglie e alle persone in povertà; peccato, però, che negli stessi capitoli di bilancio a pari cifra corrisponde una cifra pari ed identica solo e soltanto per gli immigrati e l'accoglienza agli stranieri.

Di fronte ad una situazione in cui versano gli italiani occorreva una svolta vera: ancora oggi avete messo in campo solo e soltanto riforme spot con l'unico obiettivo di ammaliare i cittadini. Per fortuna, il tempo del vostro Governo abusivo sta per finire; per fortuna, quando potremo tornare al voto - speriamo sempre prima e ancor più presto -, sono certa che gli italiani sapranno scegliere chi mette al centro della propria azione prima gli italiani, prima gli interessi e il bene comune dei cittadini e sono sicura che lasceranno a casa chi fino ad oggi finge di litigare, ma sulle poltrone rimane sempre e che ha dimostrato di essere più amico delle banche, delle lobby, degli immigrati clandestini, a favore dello ius soli, per l'aumento delle tasse e per favorire qualche cooperativa in più, non certo per curarsi del bene e degli interessi di una comunità nazionale che oggi è allo stremo e che non vede l'ora di poter tornare ad avere fiducia nel futuro. Ma presto arriveremo noi al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. È un momento importante, perché siamo alla fine della legislatura: è l'ultimo Documento di economia e finanza che questo Parlamento approva e disegna la cornice e il quadro con cui andremo ad approvare la prossima legge di bilancio, l'ultima legge di bilancio della legislatura; è importante anche per fare un consuntivo, per stilare un quadro di quelli che sono stati i provvedimenti e dell'efficacia che hanno avuto.

Ebbene, chi come noi, come Alternativa Popolare, ha sostenuto i Governi di questa legislatura in assoluta continuità, non può nascondere molti motivi di orgoglio, anche se, naturalmente, ci sono ancora molte cose da fare e molte cose da completare.

Innanzitutto, è innegabile - lo hanno detto anche quelli più critici, oggi, contro il Governo - che esista un'inversione di tendenza: c'è una crescita che è consolidata, c'è una crescita che è maggiore di quella che veniva prevista nella primavera di quest'anno.

Io voglio ricordarlo, Presidente, che, nella primavera di quest'anno, di fronte a quell'1,1 di crescita che metteva il Governo, quel numeretto, ci fu una critica molto forte da parte delle opposizioni e dell'opinione pubblica, ci fu addirittura l'iniziale non validazione delle previsioni da parte dell'ufficio parlamentare di bilancio, che oggi, per fortuna, invece, valuta forse previsioni ancora ancora più ambiziose; però sull'ambizione io credo che si debba giocare. Oggi riusciamo a prevedere una crescita, per il 2017, dell'1,5 per cento e a proiettarci sul tendenziale all'1,2 per il 2018, che, con il programmatico, pensiamo di portare all'1,5. Su questo c'è la valutazione dell'ufficio parlamentare di bilancio questa volta, che, come sapete, rispetto alle sue valutazioni, ha un atteggiamento molto rigoroso.

Ma, insieme a questo, c'è una crescita anche dei livelli occupazionali, non mi dilungo sui dati: naturalmente, da parte dell'opposizione c'è una scomposizione di questi dati per mettere in evidenza le criticità anche del tipo di occupazione creata, ma io credo che sia innegabile che ci sia un percorso verso una maggiore occupazione e una disponibilità.

Così come io sono molto fiero - l'ho detto l'altro giorno in sede di rendiconto - del dato della pressione fiscale, che è calato e calerebbe molto di più se si tenessero in considerazione alcuni parametri che oggi il Sistema europeo dei conti non tiene in considerazione, ma che è la cifra e il punto più importante della nostra presenza nel Governo.

Io ritengo che noi, prima di tutto, in questi anni siamo stati al Governo per far sì che non aumentassero le tasse, anche in un momento di ciclo difficile e, anzi, che diminuissero; quella curva oggi comincia a calare e abbiamo la sensazione che le prossime previsioni degli organismi internazionali daranno una pressione fiscale, per l'Italia, ancora più positiva e ancora più in calo. Certo, siamo ancora tra i Paesi con una pressione più alta, ma bisogna considerare da dove venivamo e il ciclo che abbiamo affrontato.

Ma, vedete, nella crescita che il DEF ci racconta, che la Nota ci racconta c'è un dato importante, al di là del fatto che non sono d'accordo con chi dice che il gap con la media dei Paesi europei è rimasto lo stesso. Non è così, quel gap si è ridotto, c'è una componente italiana in quella crescita, c'è una componente anche dovuta al Governo, ma in minima parte, perché per grande parte è dovuta alle famiglie e alle imprese. Infatti, Presidente, il dato che tira su il prodotto interno lordo italiano - lo dice il DEF con molta chiarezza, la Nota con molta chiarezza - è l'aumento della domanda interna, che ha un fattore importante non solo nella crescita dei consumi delle famiglie, che era già in ripresa da qualche anno, ma c'è una componente di investimenti delle imprese che sta crescendo, che è in previsione di crescita e che fa pensare ottimisticamente, perché è accompagnata anche da una fiducia degli imprenditori che è ai livelli massimi da dieci anni a questa parte.

Allora, anche qui, naturalmente la congiuntura internazionale, naturalmente la capacità dei nostri imprenditori, ma anche le misure messe in campo dal Governo, prime fra tutte, quelle misure legate ai superammortamenti, a “Industria 4.0”, che è innegabile che hanno portato delle positività e una fiducia negli imprenditori, noi pensiamo debbano essere mantenute, ampliate ed estese anche ad altri settori. Una delle nostre proposte sarà di estenderla, per esempio, al settore del turismo, che noi riteniamo trainante e che è anche legato agli investimenti, all'innovazione e agli investimenti anche nella possibilità commerciale.

Una crescita che si sviluppa sul 2018, con previsioni, anche programmatiche, dell'1,5 per cento, che, naturalmente, tiene conto anche dei rischi: ne hanno parlato molti colleghi, anche il collega, stimato, Buttiglione, che ha parlato dei rischi, per esempio, della fine della politica accomodante da parte della BCE e, quindi, delle ripercussioni sul servizio del debito in Italia. Io voglio dire, però, al collega Buttiglione e a tutti gli altri colleghi che il DEF, la Nota tiene conto fortemente di questo rischio possibile e sistematico e prevede degli scenari, anzi, sono diversi i capitoli del DEF dedicati a questo; così come gli osservatori internazionali non possono non mettere in evidenza il rischio di instabilità politica del Paese, che, naturalmente, alla vigilia di una tornata elettorale, con una legge elettorale incerta, fa fortemente dubitare gli osservatori, quelli che guardano i conti pubblici italiani; ebbene, su quello è in corso un tentativo anche di stabilizzare la legge elettorale.

Un altro rischio, Presidente, che è messo in forte evidenza dalla Nota di aggiornamento, è il cosiddetto rischio demografico. Noi abbiamo un problema di sostenibilità negli anni futuri, soprattutto, sul sistema previdenziale, che continua a crescere, perché abbiamo una demografia in diminuzione. Su questo io credo che bisogna continuare a rafforzare le politiche di aiuto alla natalità, ma, soprattutto, dobbiamo rafforzare le nostre politiche di integrazione della risorsa immigrazione, che per gli economisti è una risorsa, e, se si legge bene tutta l'analisi della Nota al DEF sulla questione demografica, si capisce che l'unico modo per sostenere, nel medio periodo, il nostro sistema pensionistico è quello di allargare il Paese anche al contributo della forza lavoro dell'immigrazione.

Quindi, questi sono i parametri che vengono valutati. È vero che camminiamo sul filo di un rasoio, ha detto qualcuno; è vero che la situazione è instabile e che siamo sottoposti a rischi insieme allo scenario mondiale, ma è vero anche che non si possono negare i progressi e i passi avanti che abbiamo fatto; non si possono negare gli sforzi del Governo, che hanno portato a dei risultati che sono evidenti.

Voglio chiudere sulla questione famosa della correzione degli obiettivi di medio termine. Vede, Presidente, qualcuno, anche in quest'Aula, a seguito dei numerosi interventi - credo che siano tre o quattro - sulla correzione degli obiettivi di medio termine di questi Governi, ha obiettato che, forse, il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un errore metterlo.

Io non credo che sia così. Il pareggio di bilancio in Costituzione c'è, e può essere corretto dal Parlamento nei momenti di ciclo negativo, perché siamo ancora, seppure in ripresa, dentro un momento di ciclo negativo. Quel pareggio di bilancio servirà nei momenti di ciclo positivo, perché sarà difficile allora fare politiche che non tengano in considerazione anche il risanamento dei conti pubblici. Ebbene, abbiamo fatto una correzione dello 0,6 per cento, che sono circa 10 miliardi; quei 10 miliardi serviranno a chiudere le clausole di salvaguardia e a consentirci capacità di spesa sui temi che ho accennato.

Molti hanno parlato, anche oggi, Presidente, in quest'Aula, accusando, da una parte, di fare la manovra in deficit, da un'altra di non aver aumentato alcune spese, come per la sanità e le pensioni, da un'altra parte di un'eccessiva tassazione: insomma, le critiche possono andare da una parte, non da tutte, perché, da questo punto di vista, credo che questo sia stato l'unico Governo in grado di portare una posizione del Paese sul tavolo europeo in maniera moderata e garbata ed ottenere dei risultati importanti. È chiaro che qui qualcuno si è vantato di poter ottenere molto di più, ma quando era al Governo questi risultati non si sono visti. Quindi, credo che questo spazio di deficit, questo spazio di spesa che ha avuto il Paese sia stato a beneficio del Paese e a beneficio di questi dati di cui oggi noi possiamo vantare i risultati. Per tutti questi motivi, Presidente, dichiaro il voto favorevole, sia sulla relazione sullo scostamento sia sulla Nota di aggiornamento al DEF, del gruppo di Alternativa Popolare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Laforgia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LAFORGIA. Signora Presidente, siamo davanti a un passaggio delicato di questa legislatura, e non siamo chiamati - io credo - ad esprimere semplicemente un voto sulla Nota di aggiornamento, sullo scostamento, ma più ampiamente a formulare un giudizio su questa fase politica, su questa stagione, vorrei dire tanto più a questo stadio della legislatura, quando la legislatura sta per terminare. L'impressione - molto più che l'impressione - è che il quadro che ci viene presentato, quello macroeconomico, dello stato di salute dell'economia italiana, sia più edulcorato della condizione reale, e non mi riferisco tanto alle considerazioni del competente Ufficio parlamentare di bilancio, quando fa notare che le stime di crescita del 2018 sono al di sopra del limite superiore delle stime formulate dallo stesso UPB o della stima che fanno altre agenzie di rating. Non ci interessa questo, e non ci interessa lo zero virgola, come lo chiamerebbe qualcuno, ci interessa lo sguardo d'insieme di un Paese che sul piano della crescita e dell'occupazione si colloca lontano dalla media dei Paesi europei, in un processo di convergenza che ancora non si vede, e di un Paese che è lontano - è ancora lontano! - dal recuperare ciò che ha perso negli anni della crisi. Per dare qualche cifra: siamo a qualcosa come 7 punti di PIL più in basso della situazione pre-crisi; investimenti sotto il 27 per cento e una produzione industriale che perde quasi il 22 per cento, cioè siamo di fronte a una condizione di de-industrializzazione del Paese, una condizione nella quale la base produttiva in questi anni si è contratta, si è ridotta. È dentro questo quadro che va letta la condizione del mercato del lavoro. Signora Presidente - mi rivolgo naturalmente al ViceMinistro, perché non abbiamo l'occasione e l'onore di dialogare con il Ministro in questa sede, ma lo facciamo naturalmente volentieri con il Vice Ministro, che stimiamo -, in queste settimane il Governo ha strombazzato cifre sul mercato del lavoro che evidentemente non restituiscono la fotografia reale, perché per leggere la dinamica del lavoro e del mercato del lavoro bisogna entrare nella scatola nera di quella dinamica. Infatti, se vai a leggere la scatola nera di quella dinamica allora ti accorgi di alcune cose, che sono state anche citate da alcuni interventi che mi hanno preceduto, cioè che le ore effettive di lavoro si sono drammaticamente ridotte, le ore lavorate, perché il lavoro precario nelle sue articolazioni è aumentato, perché il lavoro si sta concentrando nei settori a bassa produttività e dallo scarso contenuto di innovazione, alla faccia di quel modello di specializzazione produttiva che dovremmo costruire e che ci deve far porre la domanda: che cosa vuole essere l'Italia del domani?

E la maggiore occupazione si sta concentrando nelle coorti più anziane. Non perché noi si debba mettere i più giovani contro i meno giovani, ma perché la realtà ci racconta di un mercato del lavoro che, se è trainato in alcuni segmenti, questo accade più per effetto della riforma Fornero e non delle famose politiche e le riforme strutturali, a partire dal Jobs Act, che sono state messe in campo. Aggiungo anche che c'è una questione salariale in questo Paese. È una questione gigantesca che è già di per sé un elemento di iniqua distribuzione del reddito, perché in questi anni - evidentemente non negli ultimi tre, ma negli ultimi dieci, quindici - c'è stato uno spostamento dai salari ai profitti. È una questione salariale che incide anche sulla produttività, perché in un Paese in cui i salari sono bassi l'incentivo a mettere in campo meccanismi che aumentino gli sforzi di innovazione e quindi aumentino la produttività sono inferiori che in contesti in cui questa condizione è diversa. Allora il punto non è inserire o meno una frasetta nella risoluzione, come si è cercato anche furbescamente di fare nelle ultime ore, per dare una parvenza di ascolto, il punto è che c'è una diversità con il Governo rispetto all'impianto di politica economica e sociale.

C'è un gioco tutto politico nel volerci relegare nel perimetro della Sinistra del “no”: è un tentativo destinato al fallimento, questa è la mia opinione. C'è una rappresentazione in queste ore che va in questa direzione. Sono convinto che è un tentativo destinato al fallimento perché ogni “no” che noi abbiamo affermato non è mai stato e non sarà la volontà di fermare un processo riformatore, semmai di indicarne uno di segno completamente diverso, perché quando abbiamo detto di no all'abolizione dell'articolo 18 - l'abbiamo fatto anche con delle proposte di legge che sono ferme in Commissione e che vorremmo procedessero nel loro iter - abbiamo detto “sì” a un'idea diversa della dignità dei lavoratori e anche un'idea diversa di mercato del lavoro: un modello per cui il lavoro precario costi di più di quello stabile, che immagini un meccanismo per cui i lavoratori assunti con i primi incentivi non siano licenziati per essere sostituiti da un altro fresco e pronto esercito di riserva di lavoratori precari. Quando diciamo “no” - e l'abbiamo detto - ai bonus, alle prebende, alle regalie di questi anni, ossia 50 miliardi di euro alle imprese senza alcuna condizionalità - senza alcuna condizionalità! -, stiamo dicendo “sì” a una politica che dica che bisognerebbe mettere quei soldi in un grande piano di investimenti pubblici, nei settori strategici, sul territorio, sul dissesto idrogeologico, sulle periferie. E non ci raccontate che quegli investimenti sono quelli che avete scritto nel Documento, che sono gli stessi che tirate fuori, cioè i famosi 47 miliardi del Fondo di investimenti spalmati fino al 2032, peraltro già previsti, in vigore a legislazione vigente, accorpati, riorientati.

Quando diciamo di no all'abolizione della tassa sulla prima casa, che è stato un altro punto su cui abbiamo espresso la nostra opinione, abbiamo detto “sì” a un principio costituzionale della tassazione e dell'imposizione fiscale che vuol dire una cosa molto semplice: chi ha di più in questo Paese deve e può dare di più, per fare anche ridistribuzione. Quando diciamo di no - e l'abbiamo detto - a una riduzione della spesa sulla sanità, è perché c'è un'asticella, che ci è indicata dall'Organizzazione mondiale della sanità, ossia il 6,5 per cento del rapporto tra la spesa sanitaria il prodotto interno lordo. Quel documento dice che tra qualche anno andremo sotto quell'asticella, e quella è un'asticella di dignità, innanzitutto, di un modello di welfare che dobbiamo tenere in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)! Quando diciamo “non andiamo sotto quella soglia”, stiamo indicando un'alternativa, appunto, un modello di welfare completamente diverso.

E poi, sulle pensioni: è mai possibile che in questo Paese, che ha assistito alla riforma delle pensioni fatta da Maroni e poi Damiano e poi Fornero - qualcuno ha stimato che, dal 2004 al 2050, si produrranno 900 miliardi di euro di risparmi - è mai possibile che non si possa immaginare che un pezzo di quei risparmi si possa mettere a disposizione per fare un'operazione come quella di rendere simmetrico un meccanismo, per cui, se l'aspettativa di vita aumenta, aumenta l'età pensionabile e, guarda caso, se l'aspettativa di vita diminuisce, come sta drammaticamente accadendo in questo Paese, allora non diminuisce corrispondentemente quella soglia di età pensionabile? Io penso che ci sia un tema che riguarda la politica economica, ma c'è anche un tema più politico. C'è anche un tema politico.

Signora Presidente, noi siamo stati considerati in questi mesi una sorta di soprammobile della maggioranza. E qualcuno, dentro questa maggioranza, aveva, ha avuto e avrà - non si capisce per quale ragione - più dignità di quella che meritiamo noi dal punto di vista del trattamento. Ci viene fatto appello alla responsabilità. Abbiamo visto che i nostri voti sono stati sostituiti al Senato, con altri pronti responsabili. Quindi, diciamo che di responsabili in giro ce ne sono anche tanti. Però c'è, a questo punto, un fatto di dignità che ci riguarda. Non abbiamo chiesto posti e quelli che avevamo li abbiamo riconsegnati, ma abbiamo, però, chiesto attenzione su alcune priorità. E, a questa attenzione, ci avete risposto con un'alzata di spalle.

Noi voteremo lo scostamento, come abbiamo fatto al Senato, perché siamo favorevoli alla flessibilità e perché vogliamo evitare l'aumento dell'IVA, che ricadrebbe sulle famiglie italiane, ma non voteremo una cornice di politica economica che non ci convince, che non ha uno sguardo sulle fragilità e che, secondo noi, non sta portando efficacemente il Paese fuori dai guai (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà contro la Nota di aggiornamento di economia e finanza 2017, presentata dal Governo.

Non c'è dubbio, signora Presidente, che le prospettive di medio termine, relative alla crescita economica internazionale, risultano in moderato miglioramento, come confermato di recente da tutti i principali organismi di previsione internazionale. Nel 2017 la crescita globale risulterà essere più robusta di quanto atteso. La crisi finanziaria globale resta ancora lontana dalla sua risoluzione e sulla ripresa italiana ed internazionale gravano ancora le incognite legate alla stretta monetaria…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare la voce?

ROCCO PALESE. …che le banche centrali stanno affrontando negli Stati Uniti, nell'Eurozona e in Giappone, al persistente contesto di bassa inflazione, che i banchieri centrali non riescono ancora a spiegare, al possibile rallentamento dell'economia cinese, all'ulteriore possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e al rischio di una nuova crisi sistemica del settore bancario dei Paesi del sud Europa, dopo l'entrata in vigore della direttiva europea sul bail-in.

I Governi di centrosinistra, nell'ecatombe bancaria che ha inflitto l'Italia, hanno enormi colpe, avendo recepito la direttiva europea, senza effettuare prima un'attenta riflessione sui possibili effetti, causando così l'azzeramento dei risparmi di quasi 200 mila famiglie italiane, che ancora attendono di essere rimborsati.

Il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, presentato dal Governo con la Nota di aggiornamento al DEF, sembra essere caratterizzato da eccessivo ottimismo, soprattutto in relazione alle previsioni sul tasso di crescita del PIL per il prossimo triennio. E non è solo un'opinione di Forza Italia, ma anche di Banca d'Italia e Corte dei conti.

Nel dossier sulla Nota di aggiornamento il servizio studi e del bilancio di Camera e Senato hanno espresso numerose critiche nei confronti del documento, presentato dal Governo: sottovalutazione dei rischi legati all'andamento economico internazionale; eccessivo ottimismo nella stima legata alle entrate, soprattutto quelle derivanti dal rientro dei capitali dall'estero, giudicate troppo aleatorie; errori di contabilizzazione; mancate informazioni sulla rilevazione delle spese e numerose altre.

Per quanto riguarda le spese, la critica più pesante si riferisce al capitolo pensioni, ritenute troppo basse, in quanto il Tesoro, nel quantificarle, sembra non avere tenuto in debita considerazione il peggioramento della situazione demografica del Paese, relativamente alla variabile dei flussi migratori, legati ai motivi di lavoro, e a quella del tasso di fecondità totale, così come evidenziato anche dalla Corte dei conti in audizione. E anche le note integrative non sono riuscite a superare questi rilievi, e per note integrative mi riferisco a quelle del Governo.

Signora Presidente, eliminare le clausole di salvaguardia in deficit è un imbroglio, è un delitto nei confronti delle tasche del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Non riusciamo davvero a capire per cosa il Governo Gentiloni possa gioire, dicendo di avere eliminato le clausole di salvaguardia, relative agli aumenti delle aliquote IVA, previsti dalla legislazione vigente per il 2018, quando queste sono state sterilizzate soltanto ricorrendo al maggior deficit, concesso dalla Commissione europea, ancora da ratificare e ancora da accertare. Per poco più di 10 miliardi, come riportato nella Nota di aggiornamento al DEF. Peraltro, la sterilizzazione vale soltanto per l'esercizio 2018, quindi, il problema dell'aumento dell'IVA si ripresenterà già nel 2019 e toccherà, quindi, al futuro Governo trovare la soluzione per l'eliminazione definitiva delle clausole, che il Ministro Padoan non ha mai trovato in questi anni.

Non aumentare l'IVA, ricorrendo ad un nuovo aumento di debito pubblico, significa addossare nuovamente sulle nuove generazioni il costo, che nasce dalla mancanza di coraggio da parte di questo Governo, nell'affrontare una volta per sempre il problema dell'eccesso di spesa pubblica. Vari sono stati i commissari per cercare di ridurre la spesa pubblica: Bondi, Cottarelli, Perotti Gutgeld. Sarebbe stato sufficiente approvare per intero il piano di riduzione di spesa pubblica di Cottarelli ed il piano sulle partecipate dal professor Perotti sulle privatizzazioni. Costretti, questi commissari, a gettare la spugna, cacciati per volontà del Governo Renzi.

Forza Italia vota contro, perché la Nota di aggiornamento non tiene conto della fine dell'intervento della BCE, purtroppo, per l'acquisto di titoli di Stato. E la spesa per gli interessi del debito pubblico, come tutti gli esperti prevedono, salirà.

Tra i tanti miracoli economici contenuti nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che il Ministro Padoan dovrebbe spiegarci, c'è quello sulle previsioni fatte dal Tesoro sulla componente tassi d'interesse e costo del servizio del debito. Il Tesoro vorrebbe farci credere che la cessazione degli acquisti di BTP da parte di Francoforte non avrà alcuna conseguenza sui rendimenti di emissione dei nostri titoli di Stato, con conseguenze negative sul costo del debito e, quindi, sul deficit. Purtroppo, tutti gli esperti internazionali evidenziano questo rischio.

Altro tema dolente è rappresentato dalle privatizzazioni, sempre promesse da Padoan e mai realizzate. Non più tardi dello scorso aprile, il Ministro dell'economia Padoan si vantava di essere il paladino delle privatizzazioni italiane. “Le privatizzazioni servono”, dichiarava Padoan, prima della pausa estiva, lasciando intendere che, nel 2017, si sarebbero finalmente fatte le tanto agognate opere di dismissione delle società di proprietà dello Stato. Ma era solo una boutade. Dalla promessa del Ministro Padoan, infatti, nessuna privatizzazione è stata fatta; anzi, veniamo a scoprire, nella lettura della Nota di aggiornamento al DEF, che il Tesoro ha messo nero su bianco la riduzione dei proventi che il Governo conta di incassare dalle privatizzazioni.

Forza Italia ritiene, con chiarezza, che il Governo avrebbe dovuto rinunciare definitivamente all'utilizzo di coperture aleatorie, vietate, tra le altre cose, da regolamenti contabili, come quelle derivanti da generiche misure di contrasto all'evasione fiscale. Il Governo avrebbe dovuto descrivere un quadro quanto più esaustivo di misure, atte a stimolare la crescita, i consumi, la domanda interna, la produttività dei fattori, in particolare incentivando gli investimenti privati e la formazione e l'accesso al credito, al sostegno dello sviluppo e dell'economia reale.

Il Governo avrebbe dovuto, signora Presidente, ridurre la pressione fiscale da record, che grava su imprese e famiglie, implementando una radicale riforma del farraginoso sistema fiscale italiano, che preveda la sua totale semplificazione, l'introduzione di un'imposta sul reddito basata su una singola aliquota flax tax. Lo faremo noi, adesso che arriveremo al Governo.

Così come avrebbe dovuto pensare ad un tipo di fiscalità formato famiglia, soprattutto a vantaggio delle famiglie più numerose, nonché ad altre misure di agevolazione fiscale atte a sostenere la natalità.

Per il Mezzogiorno sarebbe stato sufficiente cercare di mettere ordine, rispetto alla situazione dei fondi strutturali, per cercare di non assistere al continuo scaricabarile tra regioni e lo Stato centrale, senza però che ci sia un'efficace attuazione di quanto previsto sulle infrastrutture per cercare di far diminuire il divario nord-sud.

Il Governo avrebbe dovuto varare un piano straordinario di riduzione del debito pubblico e di valorizzazione del patrimonio pubblico, intraprendere misure efficaci per la lotta all'evasione fiscale.

Avrebbe sicuramente dovuto rivedere le norme relative al sistema pensionistico, al fine di garantire una maggiore equità tra le varie generazioni, prevedendo tutele in particolare per i giovani a rischio di non potere ricevere in futuro un'adeguata copertura pensionistica.

Così come il Governo, signora Presidente, avrebbe dovuto disporre iniziative di riforma del sistema del credito, per difendere realmente il risparmio e non solo salvare alcune banche scassate, scassate con tanti reati, per cui la Commissione d'inchiesta ci auguriamo che li porti alla luce.

Avrebbe dovuto ridurre l'elevato costo del lavoro, stimolando veramente l'occupazione giovanile. La disoccupazione giovanile aumenta continuamente, soprattutto, in maniera drammatica, nel Mezzogiorno, così come aumenta il numero delle famiglie nella povertà. Questa è l'eredità che lascia questo Governo. Avrebbe dovuto sostenere, con specifiche azioni mirate, il settore agricolo; avrebbe sicuramente potuto pensare bene e ulteriormente a incrementare l'attenzione al settore del turismo, nonché alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Nulla purtroppo di tutto ciò.

Noi proponiamo ed auspichiamo, per il bene del Paese, tutto ciò. Il Governo e la maggioranza, così come in questi quattro anni, sicuramente continueranno a non fare nulla di utile, perché impegnati a dividersi le ultime mancette e risorse distribuite a pioggia. Ma quanto proposto da Forza Italia, quanto auspicato, quanto noi riteniamo che il Governo avrebbe dovuto ma non ha realizzato, sarà sicuramente realizzato a breve dal Governo di centrodestra, perché tra poco, signora Presidente, tra pochi mesi, gli elettori manderanno a casa questo Governo e affideranno al centrodestra, a Forza Italia, il Governo e le sorti del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente. Questa è l'ultima variazione al Documento di economia e finanza di questa legislatura, e non poteva esserci momento peggiore per dare il peggio di questo Parlamento: una vera e propria campagna elettorale, e, secondo dopo secondo, i partiti lo stanno dimostrando. Si tratta di una variazione che sembra una finanziaria: 20 miliardi; una variazione che oggi vede delle risoluzioni e dei comportamenti nella votazione che sono davvero imbarazzanti: una parte, che si definisce di sinistra, vota favorevolmente al documento più importante, quello dello scostamento, mentre poi, quando c'è da fare il voto finale - che tanto, alla fine, sappiamo tutti che non conta niente -, fa la scena di uscire da quest'Aula. Guardate, io non credo che i cittadini fuori siano così stupidi da non capire che queste sono prove tecniche di alleanza. Dall'altra parte, invece, abbiamo una relazione cofirmata con alcuni partiti della destra, che fanno anche loro prove tecniche di alleanza. E leggendo la loro relazione viene davvero l'orticaria. La prima cosa che salta agli occhi è la veemenza con la quale continuano a dire che le privatizzazioni in questo Paese funzionano, che sono il modo per abbattere il debito pubblico, quando sappiamo totalmente, fortemente - lo sanno soprattutto i membri della Commissione bilancio - che la correlazione tra l'abbattimento del debito pubblico e le privatizzazioni è inesistente. Però questa destra, facendo queste prove tecniche, probabilmente vuole pensare a un programma elettorale conciliante con il continuo mangiare di tutte quelle aziende pubbliche, di quei tesori di questo Paese che hanno reso questo Paese grande negli ultimi vent'anni e che continuiamo a pensare - almeno loro continuano a pensare - sia opportuno vendere.

Poi c'è la presa in giro degli investimenti, quella che voi chiamate crescita economica, anche se questo Governo ancora non ha compreso che il loro principio di crescita economica è lontano anni luce dall'economia reale. Qui si mettono 47 miliardi e mezzo dal 2017 al 2032, ma non si capisce quali sono le leve finanziarie che effettivamente questo Governo vuole spingere, perché sono investimenti che non sono strutturali. Alcuni investimenti hanno già dimostrato la loro poca efficienza, e nonostante questo voi continuate a proporli, quando sappiamo tutti che se si seguissero gli indicatori, quelli che il MoVimento 5 Stelle ha fortemente voluto all'interno dei documenti economici, i settori su cui investire sarebbero ben altri.

Dopodiché, ci sono altre cose imbarazzanti, tipo come voi pensate di affrontare il tema della sanità. Mi lasci dire, Presidente, che l'OMS mette un tetto al 6,5 del PIL rispetto al minimo dignitoso di investimento sulla sanità: questo è un Documento di economia e finanza che abbassa questa soglia fortemente, e lo fa giustificandolo con il fatto che il PIL comunque aumenta, quindi in termini assoluti i denari sono maggiori. No, i numeri sono questi: siccome voi siete i primi a continuare ad utilizzare il PIL come quella misura sacrosanta da continuare a tenere in considerazione, allora dovreste aumentare la spesa in sanità. E spesa in sanità significa anche prevenzione, soprattutto, che io ricordo essere la parte di sanità che ha le leve finanziarie più forti. E poi, scusate, ma questa mattina, sui giornali, si diceva che la Ministra Lorenzin sta cercando 700 milioni per i vaccini: ma va? Non ci sono i soldi per comprare i vaccini nelle regioni. Ebbene, quando lo dice il MoVimento 5 Stelle, lo fa in modo strumentale; quando il Ministro si rende conto che ha fatto una riforma senza considerare i soldi, allora tutto va bene. Io, devo dire, Presidente, che lo trovo davvero scandaloso, perché sulla spesa sanitaria abbiamo visto di tutto, da un Governo che si definisce di sinistra, e vedremo ancora di tutto da quelli che vorrebbero andare al Governo di questo Paese e rappresentano la destra, i quali addirittura, in questi giorni, parlando di fisco, spingono non sulla redistribuzione del reddito ma su questa flat tax, che loro addirittura mettono nella risoluzione, senza però raccontare al Paese che pensano di privatizzare completamente la sanità attraverso le assicurazioni.

E dall'altra parte che cosa c'è? C'è un Governo che il fisco - oltre a una totale incapacità di lavorare sul tema evasione, perché la Corte dei conti sono tre anni che dice che questo Governo sbaglia a fare le politiche sull'evasione - lo usa come copertura finanziaria, ma poi non porta niente a compimento: non riesce a recuperare l'evasione, non riesce neanche a dare una visione sulla redistribuzione fiscale, su quella che è la pressione fiscale fatta a chi oggi ha una pressione fiscale molto alta. Non lo fa con le persone fisiche e non lo fa neanche con le imprese, non riesce a dare una visione per abbattere la pressione fiscale alle imprese. E non è che provano con qualche cura; no, no, proprio non se ne occupano. Questo Documento di economia e finanza non parla di una minore pressione fiscale alle imprese, ed è grave, perché se non ci si rende conto che il motore più grande che oggi abbiamo, che in questi anni abbiamo avuto e che meglio ha retto questa crisi sono le imprese, le piccole e medie imprese, ma anche le grandi imprese, perché fare grande impresa non sempre è una cosa negativa, se questo Governo continua a non capire, con 20 miliardi di modifica al Documento di economia e finanze, che alcuni soldi si potevano mettere per abbassare la pressione fiscale al settore delle imprese e alle persone fisiche, allora c'è un grande problema.

Dopodiché, sulle imprese nessuno riesce a disegnare una visione di futuro: parlate sempre di innovazione, ma l'interpretazione dell'innovazione non si fa citando semplicemente un termine perché oggi va di moda. Allora, noi siamo quelli che hanno spinto sempre sulle start-up, tutti gli anni vi abbiamo proposto emendamenti sulle leggi di bilancio sulle start-up, e voi siete quelli che scrivono la parola “innovazione”, ma poi, di fatto, la smart nation, quella che noi definiamo così, non riuscite a interpretarla, non siete capaci di interpretarla. Questo è un danno, perché lì dentro ci sono moltissimi motori all'economia reale, perché quell'economia reale è fatta di giovani, di imprese, di persone che in tutto il mondo sono portate in palmo di mano, tranne che in questo Paese, dove vengono assolutamente calpestate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per poi non parlare delle materie in campo energetico: anche qui non c'è nessuno che si sia alzato, dei membri del Governo, a rispondere a chi, in questi giorni, ha detto che l'energia rinnovabile, l'economia dell'elettrico, gli investimenti sull'elettrico sono una stupidaggine, come gli economisti che si sono permessi di chiamarli - alcuni, pochi, veramente - “bufala per ricchi”: hanno definito bufala per ricchi il mondo dell'elettrico. Poi addirittura Marchionne che dice: è un'arma a doppio taglio. Io avrei voluto vedere un membro del Governo - siccome sul Documento di economia e finanza mette dei tetti massimi, quindi da non superare, sui livelli di CO2 - magari alzare un attimo la mano e dire qualche cosa, perché a voi non mancano i mezzi di informazione; invece niente, nulla.

Poi c'è chiaramente il mondo dei trasporti, su cui continuate a non voler dire la verità sul fatto che, anche lì, questo Governo vuole usare i soldi che sono rimasti in quella che era un'azienda pubblica, un'azienda pubblica che ha fatto grandi i trasporti di questo Paese, e metterli in una gestione totalmente privata. Noi crediamo che vada rivista questa connessione che voi volete vendere al Paese tra ANAS e Ferrovie dello Stato, perché, guardate, di trasporti c'è bisogno, ma non in questo modo, perché non siete chiari, non state spiegando che Paese volete. E io vorrei anche ricordarvi che, nelle regioni e nelle città metropolitane, ci sono grandissimi problemi per questa mancata chiarezza.

Ultimo e non ultimo, Presidente, il tema del fiscal compact: nei prossimi mesi, questa parola, in questo Parlamento, si continuerà a pronunciare. Bene, da una parte avete il segretario del partito di Governo che dice che bisogna tornare a Maastricht, ma fa un una manovra di 20 miliardi senza dichiarare il raggiungimento del 3 per cento, figuriamoci sforarlo per cose che davvero servono; dall'altra, però, avete parlamentari europei che hanno già votato l'inserimento del fiscal compact all'interno dei trattati europei. Ora, non si può continuare a mentire così al Paese, perché poi, se qua fuori ci sono i risparmiatori, i sindaci dei comuni, i sindaci delle città metropolitane, che vi chiedono soldi perché li avete affamati, non vi lamentate, perché queste sono persone che vi verranno a cercare fino all'ultimo giorno in cui voi potrete modificare la legge di bilancio.

Io credo che la presa di coscienza dovrebbe essere quella di un Governo che si rende conto che non ha i numeri, non ha più idee e le loro pochissime idee non sono andate a buon fine, e lo dimostrano i dati che voi continuate a venderci come dati positivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Io credo che bisogna andare al ricordo della discussione di aprile sul DEF. L'interrogativo era: come si potranno sterilizzare le norme di salvaguardia per il 2018, l'aumento dell'IVA e delle accise, rispettando gli obiettivi di finanza pubblica e facendo politiche per la crescita? Veniva da molti descritta come una missione impossibile. Nell'autunno il Governo avrebbe dovuto svelare il bluff. Nella risoluzione approvata dai due rami del Parlamento c'era la risposta e l'indicazione di come agire: si impegnava il Governo a continuare a promuovere una strategia di riforma degli orientamenti di politica economica e finanziaria prevalenti in sede comunitaria, volta a conferire, anche attraverso un confronto con gli organismi comunitari finalizzato a rendere meglio compatibile il percorso di progressivo avvicinamento all'obiettivo di medio termine, una maggiore centralità alla crescita economica, all'occupazione e all'inclusione sociale, cioè in sostanza lavorare per ottenere più spazio di manovra in accordo con la Commissione europea.

Molti scommettevano sul fatto che non ce l'avremmo fatta ad avere il consenso sulla correzione dell'obiettivo dell'1,2 per cento di deficit nel 2018 e invece il Governo ce l'ha fatta e ha il consenso europeo a portare l'indebitamento netto dall'1,2 all'1,6 nel 2018, dallo 0,2 allo 0,9 nel 2019, dallo 0 allo 0,2 nel 2020. Spetta ora al Parlamento cogliere questa opportunità, votando la relazione presentata dal Governo per permettere l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine, cioè la possibilità di rendere più praticabile il sentiero stretto tra politiche per la crescita e aggiustamento della finanza pubblica con l'obiettivo principale di ridurre il rapporto debito-PIL.

L'alternativa è fare manovre che metterebbero a rischio la ripresa economica. Ogni forza politica si deve assumere la responsabilità di questa scelta, che non serve tanto al Governo, ma serve al Paese e alla possibilità di fare politiche economiche efficaci nei prossimi anni. Il Senato oggi ha dato l'ok, ora tocca alla Camera. È incomprensibile un voto contrario su questo punto. Lo dico in primo luogo - poi lo riprenderò per altri - a Sinistra Italiana: si dice che facciamo una manovra restrittiva se si vota contro, a questo punto la manovra sarà ancora più restrittiva. Perché il Governo ha trovato il consenso in sede europea? Per vari fattori: si fa strada la linea politica portata avanti dall'Italia per un'Europa orientata a politiche per la crescita; si prendono in considerazione modalità diverse di valutare l'output gap, più in sintonia con le tesi sostenute dall'Italia; ma soprattutto, cominciamo a vedere i risultati delle politiche di questi anni, abbiamo raggiunto sempre i livelli di crescita previsti e superati.

In particolare, questo sta avvenendo nel 2017, dove invece dell'1,1, possiamo aggiornare la previsione all'1,5. Rimaniamo il fanalino di coda in Europa, certo, ma è una questione che ci trasciniamo da anni, dagli anni Novanta. Bisogna guardare le tendenze: siamo ultimi da molto tempo, ma la distanza rispetto alla media europea sta continuamente diminuendo e nella crescita c'è un'importante componente di domanda interna. Abbiamo, poi, sempre rispettato gli obiettivi di deficit-PIL, cosa nuova nella politica italiana degli ultimi dieci anni, è una caratteristica di questa legislatura. Abbiamo iniziato a ridurre il rapporto debito-PIL dal 2015. Stanno migliorando altri aspetti, come quelli relativi all'occupazione, alla produzione industriale e agli investimenti privati. Insomma, c'è una credibilità che l'Italia ha conquistato e che viene riconosciuta.

Sento dire: sì, disinneschiamo le clausole di salvaguardia, ma solo nel 2018 e lo facciamo aumentando il deficit. Non è vero che lo facciamo solo per il 2018. Nel 2018 vengono azzerate, ma c'è anche un intervento per il 2019: si tolgono 11 miliardi e ne restano poco più di 7; dopo la legge di bilancio 2017 ne rimanevano 19 per il 2018, quindi vi è un netto miglioramento. Soprattutto, non è vero che aumentiamo il deficit. Il rapporto deficit-PIL è in costante riduzione anno dopo anno: nel 2018 sarà dell'1,6, mentre nel 2017 è del 2,1, nel 2016 è stato del 2,5 e nel 2014 del 2,6. C'è una maggiore gradualità nella riduzione, non un aumento.

Tra l'altro, questa riduzione, per diversi aspetti, è imposta dal fiscal compact, che tutti in questa Aula dicono che non deve entrare nei trattati europei e che va cambiato. Quindi, anche per questo è incomprensibile il voto contro la relazione. Penso al centrodestra, che poi ha fatto una risoluzione che è piena di ulteriori spese, e quindi è incomprensibile come si potrebbe attuare se non ci fosse l'approvazione dello scostamento.

Ovviamente, l'Italia ha anche e soprattutto un altro problema: l'alto rapporto debito-PIL, ma proprio su questo aspetto dal 2015 si è avviato un percorso virtuoso.

Con la nota di aggiornamento si aprono prospettive che vanno nella direzione richiesta più volte in particolare a sinistra: non si è forse detto più volte che la lotta alla povertà è una priorità? Dopo la legge delega sul contrasto alla povertà e i decreti attuativi, vi è un aumento di risorse per la coesione sociale ogni anno: 600 milioni nel 2018, 900 nel 2019, un miliardo e 200 milioni nel 2020. Non si è forse detto che il lavoro, in particolare quello a tempo indeterminato, per i giovani è una priorità? E qui vi è una risposta, che prevede 338 milioni nel 2018, ma oltre 2 miliardi nel 2019 e quasi 4 nel 2020.

Non prendiamo in giro nessuno nel prevedere risorse presenti. Lo abbiamo già fatto e rispettato in passato per la scuola e per la lotta alla povertà e lavoriamo per un sistema di assicurazione comune contro la disoccupazione per l'area dell'euro. E vi sono le risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, così come la questione investimenti, pubblici e privati. Vi sono risorse per continuare le politiche di incentivo degli investimenti privati, che hanno già dato risultati significativi anche nel Mezzogiorno, nonostante il centrodestra lo rinneghi continuamente. Vi sono risorse e indirizzi per gli investimenti pubblici, con una particolare attenzione a quella degli enti locali, dove abbiamo, sia per gli investimenti centrali, che quelli locali, più problemi di procedure che di risorse messe a disposizione già dalle leggi di stabilità e di bilancio precedenti. Continua una politica di lotta all'evasione fiscale, che ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissa.

È stata posta una questione sulla sanità. Nella risoluzione di maggioranza diciamo due cose: incrementare nel tempo le risorse per investimenti nel settore della sanità, e questo è possibile anche rimodulando all'interno dei 47 miliardi; secondo, rivedere il meccanismo del cosiddetto super ticket, al fine di contenere i costi per gli assistiti che si rivolgono al sistema pubblico. Quindi, questioni che sono state poste e su cui diamo una risposta.

Il tema della spesa sanitaria in rapporto al PIL: certo, c'è un calo di questo rapporto, ma non perché la spesa sanitaria cali, ma perché aumenta il PIL in percentuale, più dell'aumento della spesa sanitaria, ma le risorse per il Fondo sanitario nazionale aumentano. È un tema, comunque, che io riconosco deve essere oggetto di riflessione, ma anche insieme a quello dell'efficientamento del sistema sanitario nel suo complesso e dell'appropriatezza delle prestazioni.

Sulle pensioni la discontinuità l'abbiamo già avuta nella legge di bilancio 2017. Poi, ci sono questioni ancora da valutare, ma partiamo almeno dal dato relativo a quello che già abbiamo approvato nella legge di bilancio di quest'anno.

Concludo. Il centrodestra è certamente legittimato a criticare il Governo. Si candida alla guida del Paese - è legittimo - ma ha già governato e più volte lasciando sempre macerie o crescita zero. Il Paese ha rialzato la testa solo quando ha governato il centrosinistra e penso che i cittadini sapranno riconoscerlo.

Sull'affidabilità dei 5 Stelle basta un dato: al Senato oggi hanno presentato una risoluzione in cui si propone di superare il 3 per cento nel rapporto deficit-PIL. Qui, alla Camera, quel tema lì è sparito, scomparso in un pomeriggio. Basta un pomeriggio per cambiare idea su una questione decisiva, oltre a votare anche loro contro lo scostamento, che è in contraddizione rispetto a tutte le cose che hanno proposto fino ad oggi.

Quindi, concludo ribadendo il voto favorevole del Partito Democratico sulla Nota di aggiornamento e, quindi, sulle due risoluzioni di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 5-bis)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00349, che è in distribuzione, riferita alla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012.

Avverto, altresì, che sono state presentate le seguenti risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017, che sono in distribuzione: Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00350; Brunetta, Fedriga, Rampelli, Latronico ed altri n. 6-00351; Castelli ed altri n. 6-00352; Marcon ed altri n. 6-00353; Pili n. 6-00354.

(Replica e parere del Governo - Doc. LVII, n. 5-bis)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito ad esprimere il parere sulla risoluzione riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, nonché a dichiarare quale risoluzione intenda accettare con riferimento alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017. Prego, Vice Ministro Morando.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signora Presidente. Prima di tutto esprimo il parere sulle risoluzioni. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00349, la risoluzione di maggioranza con la quale si chiede l'autorizzazione al Parlamento allo scostamento rispetto al piano di rientro, e accetta, per quello che riguarda la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, la risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00350, che è la risoluzione della maggioranza.

Concluderò molto rapidamente, ma prima voglio esprimere semplicemente, da un lato, una ragione di rammarico e, dall'altro, una ragione di soddisfazione. La ragione di rammarico consiste in questo: io penso che sia assolutamente normale, come si direbbe addirittura obbligatorio, che forze di opposizione votino contro la risoluzione che approva la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Questo perché? Perché quel documento è, in sostanza, la sintesi delle scelte discrezionali del Governo in materia di politica economica e fiscale, scelte che il Governo ha concordato con la sua maggioranza la quale presenta la risoluzione approvativa. Ma perché? Con l'eccezione del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista non si è tenuta in nessun conto la distinzione tra la Relazione sul piano di rientro, con la quale il Governo chiede l'autorizzazione dal Parlamento a discostarsi rispetto al piano di rientro precedentemente definito attraverso risoluzione parlamentare, da un lato, e la Nota di aggiornamento, dall'altro. Eppure la distinzione, signora Presidente, è molto netta non solo sul piano politico, perché è del tutto evidente che si può scegliere di modificare il piano di rientro al fine di recuperare risorse disponibili per politiche diverse. La destinazione diversa sta nella Nota di aggiornamento, ma il reperimento delle risorse sta nella Relazione che chiede al Parlamento l'autorizzazione a discostarsi dal Piano di rientro precedentemente definito.

Ma la distinzione è ancora più netta, signora Presidente, sul piano costituzionale, perché la Nota di aggiornamento per essere approvata ha bisogno del consenso della maggioranza che sostiene il Governo, cioè il voto che è sufficiente per sostenere la fiducia al Governo è anche un voto sufficiente per sostenere la risoluzione approvativa della Nota di aggiornamento. Sulla Relazione che chiede al Parlamento l'autorizzazione a discostarsi dal piano di rientro, invece, noi abbiamo la previsione di un quorum che implica chiaramente il superamento del limite rappresentato dal voto necessario per sostenere la fiducia al Governo, cioè la maggioranza assoluta degli aventi diritto di entrambe le Camere. Invece, non si è operata - con l'eccezione che ho già richiamato - in nessun caso questa distinzione, come se i due strumenti, le due risoluzioni che stiamo approvando, fossero sostanzialmente la stessa cosa.

Ma vorrei dire, in particolare ai colleghi dell'opposizione che hanno presentato risoluzioni che hanno bisogno di risorse a copertura particolarmente ingenti per essere attuate, che se questa risoluzione approvativa della Relazione non venisse approvata dal Parlamento, il Governo - quello in carica - dovrebbe essere impegnato a rispettare la risoluzione precedentemente votata dal Parlamento a proposito del piano di rientro, cioè dovrebbe realizzare misure restrittive strutturali di finanza pubblica pari allo 0,8 per cento del prodotto invece di realizzare una correzione strutturale dello 0,3 per cento. Sempre restrizione è, ma lo 0,8 è molto più grande dello 0,3. Poi, si presentano risoluzioni che hanno bisogno di importanti mezzi di copertura, ma si sta facendo un'operazione che è chiaramente un'operazione di propaganda - se mi posso permettere - fatta nemmeno troppo bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La ragione di soddisfazione è, invece, quella che riguarda il fatto che, malgrado questo limite della discussione che abbiamo svolto questa mattina al Senato e oggi pomeriggio alla Camera, la discussione trasparente di fronte al Paese, come quella che abbiamo tenuto in questa giornata, serve e, per averne una dimostrazione, a mio avviso addirittura un po' clamorosa, vi vorrei citare un passo della risoluzione presentata questa mattina al Senato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle. Recitava proprio in esordio rispetto agli impegni del Governo: “impegna il Governo a sospendere l'applicazione del raggiungimento del pareggio di bilancio e, quindi, il rispetto dell'indebitamento entro il 3 per cento del PIL fino al conseguimento (…)”. Questa frase era presente nella risoluzione presentata dal MoVimento 5 Stelle stamane al Senato.

Oggi pomeriggio - e questo io lo accolgo come un fatto positivo - questa frase non si ritrova nella risoluzione presentata dal MoVimento 5 Stelle alla Camera. Evidentemente, nel corso della discussione c'è stato un ripensamento, che ha portato a rimuovere qualcosa di veramente significativo nella risoluzione presentata questa mattina, che oggi non si ritrova.

Io lo considero un passo avanti nella discussione democratica sulla politica economica e fiscale che dobbiamo seguire non solo nel prossimo anno, ma anche negli anni che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Passiamo alla votazione della risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00349, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, con il parere favorevole del Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00349.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione – Commenti del deputato Brunetta).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Essendo stata approvata l'autorizzazione all'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di medio periodo, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Marchi, Tancredi, Tabacci e Monchiero n. 6-00350 riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2017, accettata dal Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Sono così precluse le altre risoluzioni riferite alla Nota di aggiornamento del DEF 2017.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Brignone. Ne ha facoltà. Un secondo, deputata, perché altrimenti non riuscirà a fare l'intervento. Aspettiamo che defluiscano. Magari se si può lasciare l'emiciclo con una certa velocità, perché abbiamo gli interventi di fine seduta. Cercate di defluire con celerità, per favore, lasciando libero l'emiciclo. Per favore, se riusciamo a sgombrare. Allora, deputata, dipende anche dalle sue corde vocali. Ci vogliamo provare? Prego.

BEATRICE BRIGNONE. La ringrazio, signora Presidente. Intervengo per portare nuovamente all'attenzione di quest'Aula la condizione lavorativa dei collaboratori parlamentari, che la vicenda di una giovane stagista ha riportato tristemente sotto i riflettori. Rimettere le deleghe come ha fatto il sottosegretario Rossi è un atto doveroso, ma non certo sufficiente. Non devono sussistere le condizioni per arrivare a situazioni così vergognose.

Una proposta di legge in tal senso è nata e morta in Commissione lavoro negli anni scorsi; un nostro ordine del giorno su questo tema è stato respinto, ma noi ci ostiniamo e da tempo chiediamo di affrontare con urgenza la regolamentazione del rapporto di lavoro dei collaboratori parlamentari, prevedendo un analogo trattamento rispetto a quello che è previsto al Parlamento europeo, facendo assumere i collaboratori direttamente dalla Camera e in modo da garantire rapporti di lavoro omogenei, trasparenti e tutelati nel riconoscimento dei diritti, a partire da una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro, come l'articolo 36 della Costituzione prevede.

Sappiamo, signora Presidente, che da parte sua c'è massima attenzione sulla questione e sappiamo che, per apportare le necessarie modifiche, sia necessario un mandato in tal senso da parte della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari.

Come gruppo Sinistra Italiana-Possibile abbiamo sollecitato la questione all'Ufficio di Presidenza e mi rivolgo, tramite lei, ai colleghi presidenti dei gruppi affinché in tempi brevi si ponga rimedio e si regolamenti, prima della fine della legislatura, la figura del collaboratore parlamentare, che svolge un lavoro fondamentale che richiede studio e competenze e, come tale, va riconosciuto e tutelato (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Brignone, di aver sollevato il caso in quest'Aula. Voglio rassicurarla: io ho già incontrato i collaboratori oggi pomeriggio, l'Associazione dei collaboratori parlamentari. Abbiamo condiviso le preoccupazioni, perché è evidente che quanto è emerso mette tutti a disagio, anche se l'istituzione Camera non è coinvolta. Ciò nonostante, è inaccettabile che una lavoratrice venga sfruttata in questo modo.

Ho scritto una lettera ai deputati Questori perché facciamo un approfondimento su questo caso specifico, ma arrivino anche in Ufficio di Presidenza con delle proposte concrete su come cercare di limitare questa situazione.

All'inizio della legislatura io mi ero permessa di sottoporre all'Ufficio di Presidenza un modello parlamentare europeo, così come i collaboratori sono regolati lì, ma devo dire che questa proposta non ha avuto molto seguito.

Comunque, noi ci riproveremo e io mi auguro che riusciremo a chiudere questa legislatura con un segnale chiaro di dignità per i lavoratori e le lavoratrici che lavorano accanto ai deputati e alle deputate (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Narduolo. Ne ha facoltà.

GIULIA NARDUOLO. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare cortesemente la risposta all'interpellanza a mia prima firma n. 2-01901, presentata il 25 luglio di quest'anno, e l'interrogazione a risposta scritta n. 4-17662, presentata il 12 settembre, a prima firma Naccarato, che io sottoscrivo. Chiediamo in entrambi i casi l'intervento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Si tratta di due interventi: il primo inerente il progetto di costruzione di un nuovo centro commerciale molto impattante nel comune di Due Carrare, in provincia di Padova; la seconda interrogazione riguarda il fatto che è stata indetta l'asta di un bene culturale, Palazzetto Widmann, nel comune di Bagnoli di Sopra, restaurato nel corso degli anni con una ingente somma di soldi pubblici.

Per motivi che ora non vado a ripercorrere, chiediamo l'intervento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e, quindi, chiedo cortesemente la risposta a questi atti di sindacato ispettivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Preziosi. Ne ha facoltà.

ERNESTO PREZIOSI. Grazie, Presidente. La situazione che si è creata in Libia, anche in seguito ad accordi con il nostro Paese, pone alcuni interrogativi e offre alcuni suggerimenti. Se, infatti, da un lato, è stata salutata positivamente dall'opinione pubblica la netta diminuzione degli sbarchi sul nostro territorio, rimane con ogni evidenza aperto un problema di non poco conto: il trattamento riservato ai profughi nei campi libici. Ci dobbiamo, pertanto, chiedere se sia possibile, a fronte dei consistenti interventi economici assicurati dal nostro Governo, imporre dei controlli diretti o attraverso organismi internazionali finalizzati al rispetto dei diritti umani, obiettivo che si potrà raggiungere pienamente solo con la chiusura degli attuali campi e con la costruzione di luoghi che rispondano agli standard internazionali.

Ho chiesto in proposito al Governo, con un'interrogazione, quali azioni intenda intraprendere per togliere la gestione alle milizie libiche e assegnarla alle organizzazioni non governative, e se esiste un calendario in proposito. Il fatto che la Libia sia la massima priorità per l'Unione europea, ci dice, infine, come oggi l'emergenza consista nel trovare, nell'ambito delle Nazioni Unite, il modo di sbloccare quella situazione politica, contribuendo all'unificazione del Paese e facendogli trovare pace e stabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Presidente, riteniamo inaccettabile il comportamento dell'azienda Froneri, ex Nestlè, di Parma, nei confronti di 180 lavoratori licenziati, a cui esprimiamo la nostra più sentita solidarietà. Tra poco depositerò un'interrogazione e a breve anche una risoluzione in Commissione lavoro, che possa scongiurare i licenziamenti. Saremo e sarò al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, perché l'arroganza di queste aziende deve finire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, vorrei ritornare sul punto della collaboratrice parlamentare, perché so dagli uffici che anche ieri il tema è stato sollevato in quest'Aula dalla deputata Spadoni. Questo significa che l'Aula sta acquisendo, da parte di diversi gruppi, la responsabilità di riuscire anche ad ottenere poi un risultato in sede di Ufficio di Presidenza; quindi io la ringrazio di averlo sollevato, deputata. Alla prossima riunione dell'Ufficio di Presidenza questo sarà un tema di discussione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 6 ottobre 2017, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 1, 2 e 4 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 i deputati De Rosa, Zolezzi e Sarti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 3 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 5 e 6 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 6 i deputati Vignaroli e Chimienti hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto votare contro;

  nella votazione n. 6 il deputato D'Uva ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 6 e 7 il deputato Alberto Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz.Quartapelle P. e a n1-1714 unf 436 423 13 212 423 0 81 Appr.
2 Nominale Moz. Grillo e a. n.1-1719 rif. 436 435 1 218 435 0 80 Appr.
3 Nominale Moz. Farina D. e a. n.1-1720 pI 446 445 1 223 445 0 79 Appr.
4 Nominale Moz. Farina D. e a. n.1-1720 pII 448 447 1 224 119 328 79 Resp.
5 Nominale Moz. Vargiu e a. n.1-1721 rif. 448 435 13 218 434 1 79 Appr.
6 Nominale Doc. LVII, n. 5-bis - ris. 6-00349 491 491 0 316 358 133 33 Appr.
7 Nominale risoluz. 6-00350 453 453 0 227 318 135 33 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.