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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 856 di venerdì 22 settembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Castiglione, Catania, Dambruoso, Garofani, Locatelli, Losacco, Pisicchio, Rampelli, Rosato, Sanga, Sani, Tidei, Simone Valente e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario i deputati Francesco Bonifazi, Renato Brunetta, Daniele Capezzone, Susanna Cenni, Gian Pietro Dal Moro, Carlo Dell'Aringa, Giorgia Meloni, Matteo Orfini, Giovanni Paglia, Carla Ruocco, Giovanni Sanga, Sandra Savino, Carlo Sibilia, Bruno Tabacci, Paolo Tancredi, Luigi Taranto, Franco Vazio, Alessio Villarosa, Enrico Zanetti e Davide Zoggia.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Andrea Augello, Raffaela Bellot, Pier Ferdinando Casini, Remigio Ceroni, Antonio D'Alì, Mauro Del Barba, Paola De Pin, Camilla Fabbri, Stefania Giannini, Gianni Pietro Girotto, Andrea Marcucci, Mauro Maria Marino, Carlo Martelli, Maurizio Migliavacca, Franco Mirabelli, Francesco Molinari, Lionello Marco Pagnoncelli, Gian Carlo Sangalli, Paolo Tosato e Karl Zeller.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per mercoledì 27 settembre, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 21 settembre 2017, la deputata Michela Marzano, iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica “Partito Socialista Italiano (PSI)- Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti”.

La rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte alla stabilizzazione del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola, anche con riferimento alle carenze di organico nella regione Puglia - n. 2-01925)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente dei deputati Laforgia e altri n. 2-01925 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Marisa Nicchi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica. Bene, ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Come è noto, i Dicasteri dell'Economia e delle finanze e dell'Istruzione, dell'università e della ricerca hanno annunciato un'intesa in cui si dava il via libera all'assunzione a tempo indeterminato di 52.000 docenti. Successivamente, dopo la ripartizione degli organici, sono emerse criticità, soprattutto per le scuole del Sud ed in particolare della Puglia. I docenti precari stessi, che vivono nelle terre meridionali, vivono una particolare condizione di precarietà, vista la condizione di marginalità di queste terre.

Per quel che risulta, le 52.000 nuove assunzioni, in realtà, non sono nuove assunzioni, perché la parte di gran lunga prevalente di questi posti è destinata al semplice turnover e poi anche perché le assunzioni a tempo indeterminato previste, quelle di cui si parla, sono in verità di posti già esistenti in organico di diritto e che sono rimasti invece liberi e occupati solo da quel personale precario che ha garantito la prosecuzione di un servizio e di un diritto come quello dell'istruzione.

Quindi, sono solo 15.100 i posti che saranno considerati nuovi contratti a tempo indeterminato, ma è bene ricordare che si tratta di posti di lavoro già preesistenti come posti destinati a personale precario con contratti a tempo determinato. In particolare, con riferimento all'annosa questione dei docenti precari, la stabilizzazione sui posti già preesistenti in organico di diritto dovrebbe riguardare 16.000 posti rimasti, ma in Puglia questi posti risultano pressoché inesistenti, in quanto buona parte di questi posti sono stati concentrati al Nord. Ecco, la Puglia è penalizzata ed è il sintomo, diciamo, la simbologia di una situazione molto difficile della scuola nel Mezzogiorno.

Ad oggi, inoltre, nonostante il Consiglio di Stato si sia pronunciato favorevolmente nei confronti dei docenti che avevano messo in discussione il famigerato algoritmo sulla mobilità del 2016, non si sa nulla. Il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca non ha ancora assunto alcuna posizione né adottato alcuna determinazione riguardo alla contestazione di questo algoritmo, con la conseguenza, per esempio, che, nel caso specifico della Puglia, la regione non è in grado ancora di far fronte all'imminente inizio dell'anno scolastico.

Quindi, questa situazione, che appare eccezionale in Puglia e che è l'iceberg di una punta di disagio molto grande, in verità ci rivela una situazione più generale, che vorremmo sapere come il Governo affronta, tenuto conto che in Puglia - parlando proprio della Puglia - ci sarebbe bisogno di investimenti maggiori, visto anche i tassi di dispersione scolastica, la carenza del tempo pieno e del tempo prolungato e visto anche il fenomeno delle classi pollaio, che vede la media regionale del rapporto alunni/classe tra le più elevate d'Italia. Ecco, chiediamo quali iniziative il Governo intenda prendere relativamente a questi dati nazionali e, in particolare, a questa situazione della Puglia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. L'atto in discussione verte, come abbiamo sentito, sulle dotazioni organiche e le nomine del personale precario delle scuole, con particolare riferimento alla situazione della regione Puglia.

Gli onorevoli interpellanti sollecitano, nello specifico, una maggiore consistenza organica per detta regione, al fine di favorire la stabilizzazione del personale docente e del personale ATA, nonché l'assunzione di iniziative tese a regolarizzare la posizione dei docenti che, assegnati a scuole di altre regioni nell'ambito delle procedure del piano straordinario assunzionale, sono stati destinatari di pronunce giurisdizionali.

Come già noto anche agli onorevoli interpellanti, circa la questione della stabilizzazione dei posti, con legge di bilancio 2017 sono stati stanziati fondi per la trasformazione di una parte dell'organico di fatto in organico di diritto, mettendo così a disposizione, a livello nazionale, ulteriori 15.100 nuove assunzioni.

Per quanto riguarda, in particolare, gli organici scolastici per il corrente anno relativamente alla regione Puglia, si registra effettivamente una riduzione rispetto all'anno precedente. Tale riduzione, tuttavia, è stata determinata unicamente dalla riduzione degli alunni di oltre 10.000 unità, rilevata già in fase previsionale e poi ampiamente confermata dati successivi.

Più specificamente, nell'organico di diritto della regione Puglia si è passati da un totale complessivo, per i vari gradi di scuola, di circa 605.000 alunni per l'anno 2016-2017 a circa 595.000 nell'anno in corso. La descritta situazione ha comportato una differenza negativa di 299 posti nell'organico di diritto del personale docente. Relativamente ai posti di sostegno, invece, vi è stato un consolidamento di posti, ovvero 755 rispetto all'anno 2016-2017.

Inoltre, in relazione al contenzioso pendente, relativo alla mobilità per l'anno scolastico 2016-2017, si precisa che gli uffici scolastici, compreso quindi l'USR per la Puglia, danno puntualmente regolare esecuzione ai diversi provvedimenti giurisdizionali, secondo le indicazioni fornite dal MIUR con l'ordinanza sulla mobilità, attribuendo la titolarità presso l'ambito indicato dal giudice, in caso di sentenza di merito, ovvero l'assegnazione provvisoria, in presenza del solo provvedimento cautelare. Grazie.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

MARISA NICCHI. No, sono assolutamente insoddisfatta. Mi pare che non ci sia alcun tentativo o volontà di risolvere un problema evidente, come è stato reso evidente dalle molte mobilitazioni sindacali dei docenti di quella regione. Del resto, questo fa parte di una linea del Governo veramente cieca sulla scuola, verso cui non vedo nessuna voglia, desiderio, volontà di dare un segno di discontinuità.

Voglio ricordare che oggi la scuola è attanagliata da serissimi problemi: penso al tema del rinnovo delle segreterie degli istituti scolastici, specialmente degli istituti comprensionali. Le segreterie scolastiche oggi sono travolte da una serie di impegni e di mansioni, anche nuove, e ancora non si parla di fare un piano di assunzioni.

Penso che ancora non si parli della priorità che dovrebbe riguardare il mondo della scuola, che è il rinnovo del contratto di lavoro, che evidentemente è inadeguato ai livelli della vita, per la vita, per i diritti, per la qualità dell'insegnamento e rispetto ad una comparazione dei contratti a livello europeo. Non si parla di risolvere i problemi annosi della vicenda dei presidi reggenti. La questione del precariato è affrontata con questa miopia, con questa logica burocratica.

Ecco, io credo che questa risposta sia in collegamento con una disattenzione, con una volontà negativa di investire da parte di questo Governo sulla scuola.

La prossima legge di stabilità dovrà affrontare per noi di MDP questi gravissimi problemi e li si può affrontare in un unico modo, non con le toppe, oppure, peggio ancora, con l'indifferenza: occorre presentare un piano nuovo di domanda formativa reale, legato ai reali bisogni, investendoci, e qui risolvendo i problemi di chi già oggi lavora all'interno della scuola e i problemi che abbiamo sottolineato precedentemente.

In quella sede, nella legge di stabilità, noi faremo una grande battaglia per aumentare gli investimenti, per aumentare e per soddisfare pienamente il diritto all'istruzione, generalizzando la scuola dell'infanzia, generalizzando il tempo pieno, in particolare - questione molto importante - per il Mezzogiorno; e quindi, sulla base di questo, valuteremo anche la possibilità o meno di dare fiducia al Governo, perché di sicuro la scuola italiana ha bisogno di una nuova marcia e su questo valuteremo anche le azioni che il Governo presenterà.

(Intendimenti circa il rilancio dell'università pubblica e della ricerca - n. 2-01934)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Laforgia ed altri n. 2-01934 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Nicchi se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARISA NICCHI. Presidente, le politiche di austerità hanno determinato in questi anni tagli ingenti e controriforme continue, che hanno finito per soffocare in particolare la cultura, che è il motore dello sviluppo di ogni Paese, e il campo dell'università, della ricerca e dell'innovazione.

Voglio ricordare l'ultimo report dell'OCSE, che ha evidenziato come il nostro Paese registri appena il 18 per cento dei laureati contro il 37 per cento della media nella zona OCSE: peggio di noi solo il Messico; soltanto nel 2016 il 64 per cento dei laureati è arrivato alla fine del corso di laurea nel nostro Paese e ha trovato successivamente lavoro. Le iscrizioni all'università sono calate, lo dice anche l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. In Italia sono il 42 per cento gli studenti che abbandonano, a fronte di una media europea del 12 per cento.

Questo modo sistematico di disincentivare la formazione, legato proprio ai tagli, insieme ad una necessità, ad una rivendicazione salariale, ha spinto il Movimento per la dignità della docenza universitaria a proclamare uno sciopero, che è in corso, perché è compreso tra il 28 agosto e il 31 ottobre; cercando, con questo sciopero, di non penalizzare la parte più debole, quella degli alunni.

La richiesta dei professori universitari non è quindi una rivendicazione corporativa, ma è legata ad un'esigenza che la politica dovrebbe accogliere pienamente, che è quella di invertire la rotta devastante che sta mettendo in discussione la qualità della nostra formazione. Una richiesta, questa dei professori universitari, che viene da lontano e da innumerevoli iniziative; non sorprende, quindi, perché ci sono lunghe e articolate lotte che hanno teso a rivendicare l'adeguamento salariale e il tema più generale. A questo sciopero hanno aderito molti professori, molti docenti: è la dimostrazione chi si tratta di una rivendicazione sentita, che fa parte di una reale condizione e di un pensiero di molti soggetti.

Il motivo dello sciopero, si sa, è l'adeguamento degli scatti stipendiali dei professori, che sono stati bloccati, diversamente da altri comparti del sistema pubblico. Voglio ricordare che attualmente un ricercatore universitario con vent'anni di anzianità guadagna molto meno di un suo collega di altri Paesi europei, che percepisce uno stipendio fino a cinque volte superiore: è un tema complesso, molto delicato. A ciò si aggiunga che i fondi per la ricerca in questi anni sono stati in certe parti azzerati o comunque ridotti notevolmente.

Nelle condizioni date, noi sappiamo che esiste una connessione profonda e molto significativa tra livello della ricerca e qualità della didattica: non sono due percorsi diversi; laddove non si investe sulla ricerca, laddove ci sono meno fondi, meno investimenti di risorse, c'è sicuramente meno qualità nella didattica.

Chiediamo che, di fronte a questa mobilitazione, che noi non consideriamo corporativa, come è stata definita, ma riteniamo che ponga un tema molto, molto delicato, che è il riconoscimento e il valore della risorsa della docenza universitaria in tutte le sue articolazioni, e di fronte a questo tema vorremmo sapere come il Governo si comporti per cercare di risolvere e di dare piena risposta alle esigenze poste dal movimento dei professori universitari e per affrontare una nuova fase di sviluppo della politica universitaria.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo ha ben presenti le situazioni descritte dagli onorevoli interpellanti e si assicura che è al lavoro per affrontarle efficacemente e ricercare le più idonee soluzioni.

Corre l'obbligo di ricordare in ogni caso che interventi significativi sono stati realizzati già con l'approvazione della legge di bilancio per il 2017, che, com'è noto, ha introdotto una serie di misure che vanno nella direzione indicata dagli interpellanti.

Detta legge ha disposto difatti l'incremento del Fondo di finanziamento ordinario delle università statali di 55 milioni di euro per l'anno corrente, che salgono a 105 milioni dal 2018, anche alla luce della riduzione delle tasse universitarie conseguente all'introduzione della no tax area. A questa somma si aggiungono altri 45 milioni di euro annui destinati ad incentivare l'attività base di ricerca dei professori di seconda fascia e dei ricercatori in servizio a tempo pieno nelle università statali e altri 5 milioni di euro annui da ripartire tra gli atenei tenendo conto delle attività organizzate dagli stessi per attuare i piani pluriennali di interventi integrati di orientamento pre-universitario, di sostegno didattico e di tutorato.

Con decreto ministeriale del 9 agosto scorso, registrato alla Corte dei conti, sono stati definiti i criteri di ripartizione del FFO per l'anno 2017, che ovviamente tengono conto dei descritti incrementi. Grazie a queste misure, quest'anno il Fondo per le università aumenta dell'1 per cento e crescerà del 4,2 per cento nel 2018.

Le maggiori risorse messe in campo permetteranno di conseguire risultati più proficui in tutti i campi: dal diritto allo studio all'orientamento e alla qualificazione dei percorsi.

La medesima legge di bilancio, la n. 232 del 2016, ha permesso inoltre di reclutare circa 1.300 ricercatori, di cui almeno 350 di tipo B, assicurando le necessarie risorse finanziarie per il passaggio alla seconda fascia nell'ambito dell'iniziativa “Dipartimenti di eccellenza”, per la quale, dal 2018, saranno assegnati 271 milioni di euro annui aggiuntivi all'FFO a 180 dipartimenti delle università italiane. Inoltre, è già previsto che dall'anno 2018 il turnover passerà al 100 per cento.

L'azione del Governo è fortemente indirizzata a consentire l'ingresso dei giovani professori e ricercatori nelle università. I più recenti interventi adottati hanno riguardato, non a caso, l'investimento di circa 50 milioni di euro a regime per l'assunzione di 861 ricercatori di tipo B, nonché l'esclusione dai limiti del turnover delle assunzioni di ricercatori di tipo A per le università con indicatori di bilancio positivi. Per ciò che concerne più nello specifico il trattamento economico della carriera universitaria, il Ministero sta aggiornando le stime rispetto a differenti ipotesi tese al parziale ristoro del blocco dei trattamenti stipendiali verificatosi negli ultimi anni. Si tratta di importi che necessitano di una copertura che determinerà comunque riflessi sui saldi di bilancio e per la quale è necessario individuare i margini che possono essere prospettati in vista della prossima legge di bilancio per il 2018. Si può assicurare sin d'ora che in sede di legge di bilancio verrà effettuato ogni sforzo da parte di questa amministrazione volto ad incrementare i finanziamenti alle università e alla ricerca.

Un'ultima considerazione a proposito della penalizzazione che gli onorevoli interpellanti denunciano sussista nei confronti delle università del Sud del Paese. Occorre considerare che l'articolo 12 del decreto-legge “Disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno”, del 3 agosto 2017, ha dato attuazione a quanto disposto dall'articolo 5, comma 4, lettera f), della legge 240 del 2010 e ha quindi ribadito che il costo standard per studente costituisce il parametro di riferimento per la ripartizione annuale di una percentuale del Fondo di finanziamento ordinario, provvedendo a determinare al comma 2 gli specifici criteri in base ai quali è calcolato il costo standard in parola. Il citato articolo 12 tiene anche conto, al comma 3, dei fattori legati al contesto economico territoriale e infrastrutturale che incidono in maniera differenziata sulla possibilità di alcuni atenei di determinazione delle tasse universitarie e stabilisce uno specifico meccanismo perequativo; in particolare, aperte virgolette: “al fine di tenere conto dei differenti contesti economici e territoriali in cui ogni università si trova ad operare, al costo standard di ateneo di cui al comma 2 è aggiunto un importo di natura perequativa parametrato fino ad un massimo del 10 per cento rispetto al costo standard medio nazionale, in base alla diversa capacità contributiva degli studenti iscritti all'università, determinata, tenendo conto del reddito medio familiare, della ripartizione territoriale, di norma a livello regionale, ove ha sede l'ateneo”.

Tale norma, dunque, permette di tener conto, nella determinazione del costo standard per studente, delle differenze di natura economica esistenti tra le diverse realtà del Paese.

Infine, l'articolo 12 in parola, al comma 6, prevede che dal 2018 si aggiunga ai suddetti criteri di calcolo del costo standard una ulteriore componente perequativa che tenga conto della diversa accessibilità di ogni università in funzione della rete dei trasporti e dei collegamenti. Tale importo inciderà fino ad un massimo del 10 per cento rispetto al costo medio nazionale stabilito in base agli indici di costo di cui al comma 2 del medesimo articolo.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARISA NICCHI. Sottosegretario, valuteremo in sede di bilancio se questa volontà di andare incontro alle richieste dei professori sarà onorata. Noi siamo rispettosi dell'autonomia di un dinamica sindacale; certamente ci impegneremo perché queste rivendicazioni vengano soddisfatte, tenendo conto che lei ha fatto riferimento a saldi di bilancio, quindi a investimenti, a possibilità di trovare coperture. Sappiamo che questo Governo, quando vuole, le coperture le sa trovare.

Le ha trovate in tante circostanze, per non parlare delle ultime, quelle delle banche. Quindi, mi auguro che la stessa volontà, solerzia, con cui questo Governo ha trovato coperture di fronte a crisi come quelle bancarie, le sappia trovare per investire su un tema molto delicato, molto importante e fondamentale, quale quello della valorizzazione della docenza universitaria, come parte costitutiva di un sistema formativo che sicuramente ha bisogno anche di quelle altre politiche, cioè di essere incrementato, di allargare l'accesso, di risolvere il problema del precariato; quei passi che il Governo ha indicato e che noi li sapremo apprezzare. Sono convinta però che sia necessaria una marcia in più e in sede di valutazione del bilancio, che nei prossimi giorni saremo ad esaminare, noi proporremo precise proposte proprio per rilanciare il diritto allo studio, per rilanciare la qualità del sistema universitario, per affrontare quel tema molto delicato che è appunto quello della perequazione della qualità e per risolvere, anche nell'ambito del sistema universitario, un'annosa questione meridionale.

(Chiarimenti in ordine alla candidatura Unesco della via Francigena e alla promozione e valorizzazione dei “cammini d'Italia” - n. 2-01908)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Terrosi ed altri n. 2-01908 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Terrosi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRA TERROSI. Grazie Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, questa interpellanza urgente nasce dalla necessità di interrogare il Ministro circa le misure adottate per favorire la valorizzazione di uno degli itinerari più importanti per il nostro Paese. Parliamo della via Francigena che, come è noto, parte da Canterbury arriva a Roma, attraversando il nostro Paese dalla Valle d'Aosta fino a Roma e poi, con la nascita della via Francigena del sud, in realtà, fino alla Puglia. Già nel Novantaquattro lo stesso Consiglio d'Europa ha riconosciuto il cammino francigeno itinerario culturale, elevandolo poi nel 2004 a grande itinerario culturale. Intorno al 2000, proprio in vista del Giubileo, vengono predisposti i primi interventi sostanziali e di recupero attraverso specifiche leggi nazionali e regionali che hanno chiaramente contribuito al ripristino di monumenti, di beni culturali, di luoghi, eccetera. Nel 2001 nasce l'Associazione europea per le vie francigene che nel 2007 viene abilitata dal Consiglio d'Europa a diventare réseau porteur cioè organismo di tutela dell'itinerario.

Vanno ricordati gli interventi realizzati già durante il secondo Governo Prodi, da quello dell'allora Ministro per le politiche agricole circa la mappatura di prodotti agroalimentari delle strutture agrituristiche lungo l'itinerario, a quello che ha dotato alcuni tracciati originari di una segnaletica adeguata, agli interventi promossi dei vari enti locali. Anche in questa legislatura il Governo e anche il Parlamento, con la costituzione di un intergruppo che ha svolto un'attività di coordinamento e anche di stimolo nei confronti appunto del Governo stesso, si sono caratterizzati per un certo dinamismo relativamente a questo tema, tant'è vero che nel 2016 è stata emanata un'apposita direttiva che definì il 2016 anno dei cammini d'Italia e nella stessa direttiva viene definito il concetto di cammino. Non solo, si stabilisce anche la stesura di linee guida di specifiche attività da realizzare, precisamente dalla ricognizione degli itinerari, alla redazione di un atlante dei cammini, all'individuazione di comuni che si distinguono per l'attenzione rivolta al turismo lento e sostenibile. Ancora, con delibera CIPE del 2016, vengono assegnati i fondi proprio per il rafforzamento degli itinerari già conosciuti, ma anche per recuperare e valorizzare degli itinerari dei territori interni.

In particolare, per i cammini della via Francigena, della via Appia, per il cammino di San Francesco, vengono destinati 20 milioni di euro cadauno. Con atto del Governo n. 372, a gennaio del 2017, viene predisposto il Piano stralcio di sviluppo del turismo in Italia per il periodo 2017-2022.

Anche qui in alcuni interventi si rilevano appunto delle specifiche indicazioni per il perseguimento e l'incentivazione di attività compatibili con la valorizzazione dei cammini ma, ancora, nasce un tavolo tecnico permanente, finalizzato alla definizione di una governance unica per la Via Francigena.

Con il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83 si dà la possibilità di affidare gratuitamente i beni demaniali e, in particolare, quelli lungo i cammini proprio per favorire le economie interne. Con la legge di stabilità 2015 si stanziano 3 milioni di euro destinati, in realtà, al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per il miglioramento della mobilità lungo i principali cammini. Insomma, è stata emanata una serie di atti e l'interpellanza urgente odierna ha proprio lo scopo - mi si consenta l'espressione - di fare il punto relativamente a tutte le misure messe in campo, e per questo gli interpellanti chiedono di essere ragguagliati proprio su tutta una serie di attività. Ripetiamo: dalla realizzazione dell'Atlante, cioè a che punto si è con la realizzazione dell'Atlante dei cammini e sulla stesura delle linee guida; quali siano le azioni concordate per definire la governance unica che ci sembra un'attività assolutamente da perseguire considerato che, com'è noto, chiaramente le regioni hanno investito in maniera difforme negli anni, seppure per molte di esse ci sia stata un'attività molto, molto intensa e molto orientata alla valorizzazione e al sostegno di questo cammino.

Una questione importante alla quale siamo estremamente interessati è, per esempio, se siano state individuate le opere da realizzare lungo il tracciato per poterlo rendere fruibile a tutti, quindi accessibile a tutti considerando che c'è una fortissima attenzione nei confronti di questo come di altri tracciati anche internazionali - mi riferisco al cammino di Santiago - da parte, ad esempio, di persone non normodotate, quindi che hanno difficoltà nella deambulazione.

Ringrazio sin d'ora per la risposta e per l'attenzione perché ritengo che riuscire a fare il punto in questa fase della legislatura possa essere una possibilità anche per mettere in campo attività per il futuro.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. In merito alla Via Francigena ed agli altri cammini europei che interessano il nostro Paese, riferisco alcune delle principali azioni di competenza del Mibact in materia di cammini e, nello specifico, come detto, della Via Francigena.

Con direttiva del Ministro Franceschini del 16 dicembre 2015, il 2016 è stato riconosciuto quale anno dei cammini d'Italia con la finalità di valorizzare e far conoscere il patrimonio, composto da itinerari, cammini, percorsi, che attraversa l'Italia creando una rete di mobilità slow da promuovere con l'Atlante dei cammini.

Le attività coordinate dagli uffici del Mibact hanno ricompreso la costituzione di un comitato di coordinamento dei cammini d'Italia con componenti del Ministero stesso, delle regioni e dell'ANCI. Il comitato ha individuato gli undici criteri atti a consentire l'inserimento di ogni cammino nell'Atlante dei cammini. Le proposte pervenute sono state tutte esaminate e ricomprese in un elenco di 112 cammini di cui 41, ad oggi, con l'interezza dei requisiti.

L'elenco è stato validato dal comitato anche in vista della presentazione della prima versione dell'Atlante progettato come uno strumento dinamico e periodicamente aggiornabile con i cammini che dovessero via via assumere l'interezza dei requisiti richiesti.

Tale intenso lavoro, che consentirà di avere per la prima volta un'accurata mappatura unitaria dei cammini del territorio italiano, avrà il suo coronamento nelle prossime settimane con la presentazione ufficiale della prima versione dell'Atlante dei cammini.

Inoltre, con nota del Segretario generale del 18 aprile 2016, è stato istituito il gruppo di coordinamento per la candidatura della Via Francigena all'iscrizione della stessa nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO. L'inizio dei lavori è avvenuto in data 28 aprile 2016. Il Ministero assicura il massimo impegno nella celere prosecuzione delle attività, attesa la complessità della procedura in esame e la numerosità degli enti, in particolare locali, coinvolti.

Altro punto, la direzione generale del turismo del Ministero ha comunicato che, per quanto di competenza, sta coordinando un tavolo di lavoro con le regioni ed i segretariati regionali del Mibact, al fine di consentire l'attuazione dei progetti finanziati con gli stanziamenti della delibera CIPE del 1° maggio 2016. Con la delibera sopra richiamata è stato approvato il Piano stralcio “Cultura e turismo” che comprende progetti su sistemi territoriali turistico-culturali quali i cammini religiosi di San Francesco e Santa Scolastica per 20 milioni di euro; Appia Regina viarum con altrettanti 20 milioni di euro e, infine, per la Via Francigena per 20 milioni di euro.

In particolare, per quel che concerne i progetti relativi ai cammini religiosi e alla Via Francigena, a partire dal gennaio scorso, sono stati avviati i tavoli di lavoro con il coordinamento della direzione generale turismo e la partecipazione delle regioni e dei segretariati regionali territorialmente competenti per poter definire in modo puntuale lo stato di fatto rilevabile nei singoli cammini, le principali criticità e le conseguenti azioni da mettere in atto.

Nello specifico, per i cammini religiosi e la Via Francigena del Sud si sta lavorando alla definizione univoca dei tracciati con un'attività di natura ricognitiva al fine di pervenire alla delibera del percorso medesimo da parte degli uffici territorialmente competenti.

La direzione generale turismo ha, inoltre, provveduto sia per i cammini religiosi sia per la Via Francigena del Sud ad elaborare una cartografia di sintesi relativa a tutte le direttrici identificate sulla base dei contributi regionali.

Per quel che concerne la Via Francigena del Nord, il cui percorso è ufficialmente riconosciuto, sono state trasmesse finora, da parte delle regioni, 127 schede progettuali di cui 10 per azioni trasversali, relativamente alle quali è prevista una verifica delle priorità in ragione dell'obiettivo di poter realizzare opere ed attività che consentano di delineare un percorso di livello nazionale qualitativamente omogeneo per continuità del tracciato, unitarietà di immagini e di servizi.

Con specifico riferimento al percorso dell'Appia, è stato predisposto il masterplan della via, attualmente in corso di condivisione con le regioni, al fine della sottoscrizione di un accordo operativo. In particolare, sono state già svolte le azioni funzionali all'individuazione e condivisione del tracciato, alla definizione della tipologia di interventi da realizzare per garantire l'omogeneità e l'unitarietà del cammino. È in fase di redazione il documento di indirizzo alla progettazione.

Inoltre, il Mibact ha collaborato con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti nell'ambito dei progetti connessi alla mobilità ciclistica e di quelli riferiti ad interventi da compiere sulla rete dei cammini, alla definizione e sottoscrizione degli accordi di programma per le quattro ciclopiste individuate nella norma specifica e, per i cammini, nelle modalità di recepimento delle proposte di interventi da parte delle regioni e nell'approvazione dell'elenco degli stessi interventi ammessi al finanziamento.

Infine, il Mibact ha concordato con l'Agenzia del demanio, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e l'ANAS, tramite una sottoscrizione di un protocollo d'intesa, che la prima ricognizione di beni disponibili fosse compiuta sulla rete dei cammini e in particolare sulla Via Francigena.

Nell'ambito del conseguente progetto Valore Paese - Cammini e Percorsi, la direzione generale turismo ha partecipato sia alla redazione dell'elenco dei cammini su cui attivare la ricognizione dei beni demaniali dismessi sia, attraverso la costituzione di un apposito gruppo di lavoro, alla redazione dei bandi pubblici necessari ad individuare i possibili beneficiari. Un primo bando, in attuazione della previsione dell'articolo 11 del decreto-legge n. 83 del 2014, relativo agli immobili concessi in comodato d'uso gratuito, che interessa anche immobili di rilevanza per la Via Francigena, è già stato pubblicato lo scorso 24 luglio dall'Agenzia del demanio. Il termine di presentazione delle domande scadrà il prossimo 11 dicembre. Un secondo bando, relativo, invece, ad immobili per i quali è prevista la messa a valorizzazione attraverso la corresponsione di un canone, sarà pubblicato entro il prossimo autunno.

In conclusione, ribadisco anche in questa sede, il forte impegno del Ministro Franceschini e del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo sui temi sollevati nella vostra interpellanza urgente nella consapevolezza che i cammini siano uno dei principali strumenti per far diventare l'Italia la meta di un turismo sostenibile, non solo concentrato in alcune grandi città, ma che attraversa tutta la ricchezza del nostro impareggiabile patrimonio storico-artistico e paesaggistico.

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Terrosi ed altri n. 2-01908, di cui è cofirmataria.

SUSANNA CENNI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Toccafondi per la risposta esauriente, per la quale, ovviamente, ci dichiariamo soddisfatti. Credo che la richiesta che questo gruppo di deputati ha avanzato di conoscere lo stato dell'arte era conseguente al lavoro che lo stesso gruppo interparlamentare in questi anni ha cercato di svolgere, tenendo anche assieme e favorendo le relazioni fra i tanti soggetti istituzionali, anche con una collaborazione molto positiva con il Ministero e lo stesso Ministro Franceschini. Alcuni, ovviamente, dei dati che lei ci ha illustrato erano già presenti nel testo della nostra interpellanza, e quindi erano noti. Forse vorremmo sapere qualcosa di più sullo stato dell'arte del dossier UNESCO, però troveremo, forse, altri modi per approfondire.

Ritengo particolarmente importante la conclusione della sua risposta, che testimonia la volontà di proseguire in questo grande lavoro di sostegno, di valorizzazione e di coordinamento con il lavoro delle regioni. Lei, come me, è toscano, e quindi saprà benissimo che la nostra regione, che conta 370 chilometri di questo tracciato, conteggia 16 milioni di euro di volume d'affari attorno alla promozione turistica, all'accoglienza e all'arrivo di tanti pellegrini, visitatori e turisti lungo questo tracciato. Sappiamo che c'è uno studio dell'IRPET che ipotizza in 800 mila i potenziali arrivi ogni anno, quindi ci sono ancora spazi importanti di crescita, di valorizzazione di un turismo sostenibile, lento, che io credo abbiamo tutto l'interesse, come Paese, complessivamente, a tutelare. Credo anche che questo lavoro debba proseguire, anche per incoraggiare il lavoro che in questi anni è stato attivato da tantissimi comuni, da una rete di comuni molto vasta e diffusa sul territorio, che, assieme ad alcune regioni, ha consentito importanti risultati. Ecco, il passo successivo è indubbiamente quello di riuscire ad avere un prodotto turistico omogeneo. Ringrazio ancora per la risposta.

(Iniziative a tutela della sicurezza dei lavoratori del settore dei trasporti, in relazione ad un recente caso di aggressione da parte di un extracomunitario, nonché volte a semplificare le procedure di espulsione a seguito di reati e atti violenti - n. 2-01917)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cenni ed altri n. 2-01917 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Cenni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SUSANNA CENNI. Sì, grazie, Presidente. L'interpellanza in oggetto è relativa, come preannunciato nel titolo, a un gravissimo fatto di cronaca di violenza. Infatti, nel pomeriggio del 29 luglio 2017, un autista di autobus, un autista di linea dell'Azienda Tiemme, che è l'azienda di trasporti toscana, è stato gravemente ferito, con un coltello, mentre era in servizio, da parte di un cittadino ivoriano. L'aggressione è avvenuta all'interno del mezzo che transitava nel comune di Monteriggioni, in provincia di Siena, e l'autista, che è stato operato d'urgenza, fu ricoverato in prognosi riservata presso l'ospedale di Siena e, ad oggi, è ancora in fase di convalescenza. Ora, da quanto è emerso fin da subito dalle prime notizie che sono circolate, questo cittadino ivoriano non avrebbe agito d'impeto, quindi in un moto di rabbia, ma sarebbe sceso dall'autobus e, dopo aver recuperato un'arma, sarebbe ritornato sul mezzo appositamente per ferire l'autista.

Il cittadino ivoriano successivamente avrebbe aggredito i carabinieri che sono intervenuti con l'arma e con altri oggetti, e sarebbe poi stato catturato dalle forze dell'ordine dopo un tentativo di fuga e dopo essere stato colpito ad una gamba da un proiettile esploso dalle forze dell'ordine. Sempre dalle notizie che sono circolate nell'immediato, si è saputo che questo cittadino era già considerato un soggetto «difficile» dalle forze dell'ordine e anche dalle associazioni umanitarie, di volontariato locali, che lo avevano accolto: era stato, infatti, allontanato dalla struttura di accoglienza in cui soggiornava perché era già stato protagonista di episodi turbolenti.

Risulterebbe, infatti, che questo giovane, il 19 luglio 2017, quindi dieci giorni prima di questo episodio, fosse già stato fermato dalla Polizia ferroviaria dopo aver aggredito e colpito con un pugno, su un treno della tratta Siena-Poggibonsi, il controllore, dopo la richiesta di esibire il titolo di viaggio, quindi il biglietto.

In quell'occasione, la Polfer avrebbe arrestato, e poi rilasciato, questo cittadino per lesioni e resistenza a incaricato di pubblico servizio. Ulteriori indagini avrebbero poi accertato che questo cittadino era irregolare, con vari precedenti, colpito da un decreto del prefetto di Siena con il quale gli era stato revocato il programma di accoglienza. È emerso che questo giovane era arrivato in Italia nella primavera del 2014, quindi già da tre anni, e che la sua domanda di protezione internazionale era stata respinta nel dicembre dello stesso anno. Quindi, da tre anni non c'erano le condizioni per la sua accoglienza. Risulta, inoltre, che nell'ultimo periodo si fosse anche recato all'estero, in Germania, da dove era stato poi rimpatriato in Italia.

Ovviamente, la notizia di questa aggressione ha visto una reazione di grande preoccupazione nella comunità, anche perché, sottosegretario, noi viviamo una realtà, quella dei territori senesi, in cui sindaci, autorità locali, tante associazioni gestiscono francamente da anni al meglio tantissimi cittadini stranieri richiedenti asilo, non ci sono mai stati episodi di intolleranza o episodi che hanno messo a rischio e in dubbio la possibilità di integrazione nella società. Qui non ci sono mai stati episodi di violenza. Quindi, anche per questa ragione, ovviamente, le istituzioni locali e i vertici dell'azienda di trasporto hanno fortemente condannato l'accaduto, e ci sono stati, su richiesta dei sindacati, delle amministrazioni, dell'azienda stessa, alcuni incontri, uno dei quali si è svolto, subito dopo l'accaduto, in prefettura.

C'è stato anche già in quella sede un primo momento di individuazione di ulteriori strumenti di gestione e di sicurezza da parte degli autisti del trasporto pubblico. L'impresa si è impegnata ad apporre videosorveglianza su tutti i mezzi di trasporto, lo stesso prefetto si è impegnato a mettere a punto strumenti di coordinamento più forti fra le forze dell'ordine e l'azienda dei trasporti. Quindi, subito sono state messe in campo, anche localmente, alcune iniziative.

Sono a chiedere al Governo, intanto, se le informazioni che noi abbiamo avuto sono confermate dalle informazioni che il Ministero dell'interno ha su questo caso; per quali motivazioni, nonostante le premesse che anche io ho illustrato, questo giovane fosse ancora libero di girare e non fossero stati messi in atto strumenti che consentissero il suo rientro nel suo Paese; inoltre, se il Governo intenda assumere iniziative a tutela della sicurezza dei lavoratori nel settore dei trasporti. Faccio questa domanda perché, al di là del caso che ha riguardato questo territorio, sappiamo che ci sono stati vari altri episodi, anche in altre realtà d'Italia, soprattutto in alcune ore della sera, e quindi sono a chiedere informazioni circa iniziative messe in atto.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevoli deputati, il grave episodio richiamato dagli onorevoli interpellanti ha portato all'avvio di un procedimento penale nei confronti del giovane ivoriano per i reati di tentato omicidio in danno del conducente di autobus della società di trasporti urbani Tiemme Srl di Siena, di tentata resistenza aggravata in danno dei carabinieri intervenuti sul posto e per il porto abusivo di coltello. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 21 dicembre prossimo. Il giovane ivoriano, dal 10 agosto scorso, è ristretto in regime di custodia cautelare presso la casa circondariale di Siena, dopo un breve periodo di ricovero in luogo di cura, in regime di arresti domiciliari, disposto successivamente all'arresto.

Come riferito dagli interpellanti, pochi giorni prima del fatto il giovane era stato tratto in arresto il 18 luglio da personale della Polizia di Stato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali in danno di un capotreno presso la stazione ferroviaria di Poggibonsi. L'arresto non era stato convalidato per l'assenza della flagranza di reato e il giovane era stato rimesso in libertà, senza che gli venisse applicata alcuna misura cautelare, trattandosi di soggetto incensurato, presente sul territorio nazionale da circa tre anni e a carico del quale non risultavano precedenti di Polizia.

Nei giorni successivi a questo episodio era pervenuta alla prefettura di Siena, per il tramite dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, la richiesta di rimpatrio volontario assistito, a cui si potrà dar corso solo previo nulla osta dell'autorità giudiziaria, una volta revocata la misura della custodia cautelare in atto.

Venendo alla vicenda della presenza sul territorio italiano del cittadino ivoriano, rappresento che il predetto, sbarcato ad Augusta l'11 aprile 2014, è stato trasferito il giorno successivo nel centro di accoglienza straordinario sito nel comune di Monteriggioni, in provincia di Siena. Il 19 aprile 2014 ha formalizzato la richiesta di protezione internazionale, con successivo rilascio da parte della questura di Siena di un permesso di soggiorno per richiesta asilo.

La Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Firenze, il 24 novembre 2014, ha rigettato l'istanza di protezione internazionale. Avverso tale decisione il cittadino ivoriano ha presentato ricorso al tribunale civile di Firenze, ricorso che, come è noto, determina la sospensione dell'efficacia del provvedimento impugnato. La relativa udienza è stata fissata per la data dell'11 dicembre prossimo.

Nel dicembre 2015, a seguito del suo allontanamento non autorizzato dalla struttura di accoglienza in cui era ospitato, il prefetto di Siena gli ha revocato le misure di accoglienza. Nel maggio 2016 la prefettura di Siena ha riammesso il giovane ivoriano al progetto di accoglienza, ciò anche sulla base delle informazioni acquisite circa lo stato di disagio psichico e del sopravvenuto ricovero presso il Dipartimento di psichiatria del Policlinico di Siena, assicurandone altresì la presa in carico, dal settembre 2016, a cura del Servizio Igiene mentale territoriale.

Il 19 gennaio scorso, il giovane si è ancora una volta allontanato dalla struttura di accoglienza, ragione per la quale è stata disposta nuovamente la revoca delle misure di accoglienza.

L'ultimo permesso di soggiorno rilasciato allo straniero, per attesa esito ricorso, è scaduto di validità l'11 aprile scorso e non è stato rinnovato in quanto il medesimo, come detto in precedenza, ha presentato domanda per il rimpatrio volontario assistito. Non risultano, infine, soggiorni del giovane ivoriano in Germania, né eventuali rimpatri verso l'Italia.

Ciò premesso, la permanenza sul territorio nazionale del cittadino ivoriano si è resa possibile in relazione alla normativa vigente, che consente la presenza in Italia di coloro che sono in attesa dell'esito dei ricorsi proposti contro le decisioni della Commissione territoriale di revoca o cessazione dello status di rifugiato o di persona a cui è accordata la protezione sussidiaria.

Riguardo, infine, all'iniziativa intrapresa a livello locale a tutela della sicurezza dei lavoratori dei servizi pubblici di trasporto, informo che, a seguito dell'episodio in questione, si è svolto nella prefettura di Siena un apposito comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, allargato anche alla partecipazione dei rappresentanti della società di trasporto Tiemme Spa e delle organizzazioni sindacali di categoria. Nella circostanza, si è preso atto degli interventi già programmati dall'azienda, tra i quali in particolare l'installazione su tutti gli autobus di idonee barriere a protezione degli autisti e l'adeguamento funzionale del sistema di allarme collegato alle centrali delle forze di Polizia. È stata disposta, inoltre, l'intensificazione dell'attività di vigilanza delle forze dell'ordine e delle Polizie locali, specie nelle ore notturne, con particolare attenzione agli itinerari delle autolinee potenzialmente più a rischio.

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SUSANNA CENNI. Grazie, Presidente. Sì, sono soddisfatta della puntualità con cui ho ricevuto la risposta, che ovviamente mi conferma come il caso che ha riguardato e, purtroppo, colpito questo lavoratore mentre stava svolgendo il proprio lavoro, sia un caso assai complesso, non solo legato a vicende di immigrazione, ma anche di difficoltà psichiche del soggetto interessato.

Non aggiungo altro se non che credo che il monitoraggio adeguato delle casistiche complesse debba essere posto in atto al massimo, sia fra le istituzioni locali, che, come lei ha confermato, già stanno svolgendo bene il proprio lavoro, sia da parte delle forze dell'ordine complessivamente, ma anche diciamo del Ministero dell'interno. Però, mi sembra, dalle cose che lei puntualmente ha ricostruito, che davvero siamo in presenza di uno sforzo grande di tutte le istituzioni interessate nello svolgere al meglio il proprio compito.

(Iniziative volte a ripristinare il tariffario previgente per l'acquisto di dispositivi audioprotesici - n. 2-01937)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Laboccetta e Brunetta n. 2-01937 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Laboccetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

AMEDEO LABOCCETTA. Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario e colleghi, lo scorso gennaio, con decreto del Presidente del Consiglio, sono stati stabiliti i nuovi livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire. Il procedimento di approvazione nel quale sono rimaste coinvolte le regioni a livello di Conferenza Stato-regioni ha operato con una serie di scelte che hanno sollevato critiche, anche pesanti da parte di diverse categorie di operatori del settore.

L'interpellanza a mia firma e del presidente Brunetta nasce da alcune esigenze che abbiamo ritenuto essere suscettibili di particolare approfondimento e che riteniamo siano, purtroppo, sfuggite in sede di elaborazione del regolamento in questione; ho usato il termine “sfuggite” per essere moderato.

Con i nuovi LEA si è operata la scelta di modificare la classificazione delle protesi acustiche che sono state inserite, a mezzo del cosiddetto nomenclatore allegato al decreto, tra gli ausili tecnologici di fabbricazione continua o di serie, che, a garanzia della corretta utilizzazione da parte dell'assistito o in condizioni di sicurezza, devono essere applicati dal professionista sanitario abilitato. Con ciò si è inteso modificare la precedente disposizione, che includeva - e secondo noi includeva a buona ragione - nell'elenco degli ausili assimilati a quelli costruiti o allestiti su misura da un professionista abilitato all'esercizio della specifica professione sanitaria, anche i dispositivi di fabbricazione continua o di serie finiti; e come le protesi per l'udito, per essere consegnati ad un determinato paziente, necessitano di essere specificamente individuati e allestiti a misura da un tecnico abilitato, su prescrizione del medico specialista, trattandosi di dispositivi destinati esclusivamente al paziente cui sono prescritti.

Per questi dispositivi, l'aspetto finanziario era regolato dalla fissazione, da parte delle regioni, del livello massimo delle tariffe da corrispondere ai soggetti eroganti. Con la modifica apportata, invece, si è previsto che, per l'erogazione dei dispositivi acustici e per la determinazione dei relativi prezzi di acquisto, le regioni e le Aziende sanitarie stipulano contratti con i fornitori aggiudicatari di procedure pubbliche. I capitolati di gara prevedranno che i soggetti aggiudicatari assicurino, per la fornitura di apparecchi acustici, l'adattamento o la personalizzazione dei dispositivi da parte dei professionisti sanitari abilitati, nonché la manutenzione, la riparazione o la sostituzione di componenti dei dispositivi stessi.

Le nuove prescrizioni presentano aspetti di novità, che le rendono inadatte, dal nostro punto di vista, ad assicurare, in termini assoluti e relativi, livelli adeguati di assistenza e la cosa ci preoccupa non poco. Esse sono, a nostro giudizio, non solo lesive della professionalità e delle competenze dei tecnici audioprotesisti, ma anche fortemente penalizzanti per un settore costituito per lo più da piccole imprese. Si ha l'impressione, la sensazione, che le nuove norme siano destinate a favorire solo qualche grande gruppo imprenditoriale, che è riuscito, dal nostro punto di vista, secondo noi diversamente da quanto hanno potuto fare i circa 3.400 tecnici audioprotesisti italiani indipendenti, a farsi ascoltare da orecchie interessate presso il Ministero della salute. Questo gruppo, probabilmente avrà usato degli apparecchi molto, molto particolari, io non lo so, argomenti molto convincenti, io non lo so, lo vedremo.

Per focalizzare meglio la questione, ricordo che le protesi acustiche sono dispositivi caratterizzati da un'intensa personalizzazione, che mal si concilia con l'applicazione seriale prevista dalla riforma. Hanno una struttura tecnologicamente complessa e, pertanto, vengono singolarmente individuati, adattati, predisposti e personalizzati per le specifiche problematiche audiologiche e gli stili di vita dell'assistito.

I notevoli progressi tecnologici hanno reso le protesi in grado di compensare in modo ottimale la maggior parte dei deficit uditivi. La protesizzazione acustica rappresenta, per definizione, l'approdo di un processo complesso e complicato, in cui solo una minima parte delle variabili in gioco risulta esattamente controllabile. All'audioprotesista, nell'ambito dell'iter protesico, spettano alcuni passi peculiari e sono passi assolutamente insostituibili. Dopo la prescrizione da parte dello specialista, l'audioprotesista individua -individua!- l'ausilio acustico più congeniale in base alle prove di audiometria, sceglie le caratteristiche della protesi (tipo, filtri, guadagno, uscita massima, banda frequenziale, eccetera), spiegando i vantaggi e i limiti che il paziente potrà rilevare durante il percorso riabilitativo.

L'eliminazione, di fatto, del dispositivo predisposto, ad oggi assorbito nella categoria di serie, comporta una sensibile deminutio del livello di assistenza sanitaria assicurata al paziente, unitamente a una compressione delle competenze del professionista. Non si può escludere - dal nostro punto di vista, è certo - che si perverrà a una minore efficacia derivante da standardizzazione, così come è agevole immaginare che essa non sarà bilanciata da una riduzione dei costi, che al momento è meramente ipotetica. Inoltre, non si comprende il motivo per il quale, nella normativa dei nuovi LEA, non vengano contemplati gli apparecchi acustici su misura.

Vale la pena di ricordare come il progresso tecnologico abbia raggiunto un notevole sviluppo in questo settore, in questo comparto, apportando miglioramenti considerevoli alla vita dell'uomo, grazie a Dio. Oggi, in Italia, si contano circa mille tipologie di apparecchi acustici differenti, sia nella forma che nella funzionalità; quelli su misura, data la loro estetica e ottima personalizzazione, coprono una fetta di mercato, che arriva quasi al 40 per cento. Tali dispositivi – ITE, ITC, CIC e ICC a inserzione profonda -, già previsti dal decreto legislativo n. 46 del 1997, recepiti dalla direttiva europea 93/42, erano già contemplati, secondo quanto stabilito dal decreto n. 332 del 1999, nel comparto della riconducibilità quali sistemi adattivi e/o digitali. Lo stesso decreto del 24 febbraio 1997, n. 46, specificava che tale dispositivo medico andava costruito su misura per uno specifico e singolo paziente.

Vi sono, come vede, sottosegretario, a nostro parere, giuste ragioni per interrogarsi su tale grave mancanza nella nuova disciplina. Si consideri poi, a dimostrazione del livello di approssimazione nella stesura delle nuove norme, che addirittura l'auricolare su misura, previsto nella nuova normativa all'allegato 5, venga erroneamente inserito nella categoria degli apparecchi di serie: una sostanziale contraddizione in termini, una cosa molto grave, dal nostro punto di vista.

Nessun al momento sa, ovviamente, a quali costi saranno aggiudicate le gare per la dotazione di dispositivi seriali, che ben potrebbero essere superiori agli attuali, se, come pensiamo, anzi temiamo, terminata la fase iniziale di riduzione dei prezzi, si passi a una fase di monopolio o oligopolio dominata da uno o due player del mercato facilmente individuabili: una sorta, me lo si lasci dire, di dumping sociale assolutamente inaccettabile, operato sulla pelle di una categoria professionale, che annovera, come detto, piccole e medie aziende. Sono circa 2.200 i centri acustici accreditati, nei quali operano circa 3.400 tecnici audioprotesisti, in un comparto che occupa addirittura quasi 10.000 persone.

Ma c'è anche di più. Con il decreto si stabilisce, in particolare, che, terminata la fase medico-diagnostica della prescrizione, il tecnico audioprotesista applica e adatta gli ausili, laddove nella Conferenza Stato-regioni del 25 marzo 2016 si prevedeva invece che l'audioprotesista individua – individua! - l'ausilio corrispondente alle caratteristiche richieste, applica e adatta. “Individua”, secondo noi, è il termine centrale.

Appare, quindi, evidente che le nuove linee guida non riconoscono alcuna competenza al tecnico audioprotesista nella individuazione dell'ausilio acustico più adatto tra quelli in commercio, una volta esauriti i compiti propri del medico specialista, ovvero diagnosi e prescrizione, obbligando, al contrario, al ricorso generalizzato a modelli preventivamente acquisiti in dotazione tramite procedura competitiva dai fornitori.

Sintetizzando, tale riforma, imponendo la fase di aggiudicazione come antecedente e non successiva, avrà un effetto ancor più dannoso per i pazienti, a cui saranno forniti apparecchi difficilmente adattabili alle singole esigenze personali. I dispositivi per l'udito, infatti, date le esigenze funzionali cui sono destinati, necessitano di un percorso individualizzato, atto a garantirne la massima personalizzazione. Non da ultimo, le gare di cui sopra ledono il diritto alla salute, inficiano il principio della libera scelta del paziente. Come più volte ribadito, anche dalla Corte di Cassazione, il diritto alla salute è un valore supremo al punto che le prassi professionali non possono subordinarlo a nulla che lo condizioni e, ancor di più, trattandosi di valore assoluto, esso non può essere subordinato o assoggettato a restrizione per mere ragioni economiche. Spero di poter ascoltare una risposta precisa e soddisfacente e nel frattempo ringrazio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie. Gli onorevoli interpellanti ci offrono l'opportunità di affrontare un tema, quello dell'aggiornamento dei LEA, che rappresenta un risultato straordinario conseguito dal Governo in materia di tutela della salute, anche alla luce del fatto che l'ultimo aggiornamento risaliva al lontano 2001. In maniera preliminare, a fronte delle perplessità sollevate dai medesimi interpellanti circa la scelta operata dal Governo in merito all'attuale classificazione dei dispositivi acustici, proprio a seguito dell'adozione del DPCM di aggiornamento dei LEA, è innanzitutto doveroso fare la seguente precisazione.

I nuovi LEA non hanno mutato il ruolo attribuito al tecnico audioprotesista. Basti ricordare, infatti, che ai sensi del DM 14 settembre 1994, n. 668, questo interviene nel processo di fornitura, vale a dire adattamento e controllo, insieme ad altri attori e opera su prescrizione del medico mediante atti professionali che implicano la piena responsabilità e la conseguente autonomia. In buona sostanza, gli apparecchi acustici sono prescritti da uno specialista competente e l'audioprotesista interviene in una seconda e successiva fase, dedicata all'applicazione e all'adattamento del dispositivo prescritto al paziente.

Questa premessa si rende necessaria al fine di comprendere meglio le ragioni che hanno portato a considerare i dispositivi audioprotesici come dispositivi di serie e, quindi, acquistati dalle ASL tramite procedure pubbliche di acquisto, e non più come dispositivi su misura, pagati pertanto al fornitore in base a tariffe predeterminate. Infine, l'appartenenza all'una o all'altra categoria dipende fondamentalmente dall'incidenza che il contributo fornito dal professionista assume nella determinazione del valore finale complessivo del dispositivo e, dunque, del suo prezzo.

È bene evidenziare, altresì, che il DPCM di aggiornamento dei LEA prevede esplicitamente che gli interventi di adattamento e personalizzazione dei dispositivi di serie siano eseguiti a cura dei soggetti aggiudicatari delle procedure pubbliche di acquisto degli ausili da professionisti abilitati all'esercizio della professione sanitaria o arte sanitaria ausiliaria, nel rispetto dei compiti individuati dai rispettivi profili professionali.

Inoltre, l'intesa Stato-regioni del 7 settembre 2016 stabilisce, all'articolo 3, che per l'erogazione dei dispositivi di serie inclusi negli elenchi 2A e 2B di cui al nomenclatore allegato 5 al DPCM, e per la determinazione dei relativi prezzi di acquisto, le regioni e le aziende sanitarie locali stipulano contratti con i fornitori aggiudicatari delle procedure pubbliche di acquisto, espletate secondo la normativa vigente. I capitolati di gara prevedono che i soggetti aggiudicatari assicurino, quando prescritto dal medico, ed in ogni caso per la fornitura di apparecchi acustici, l'adattamento e la personalizzazione dei dispositivi da parte di professionisti sanitari abilitati all'esercizio della specifica professione o arte sanitaria ausiliaria, nonché la manutenzione, la riparazione o la sostituzione di componenti dei dispositivi stessi.

Pertanto, l'intervento dell'audioprotesista si esplicherà nell'individuazione dell'apparecchio acustico che sia rispondente alla prescrizione medica, e al tempo stesso più adatto alle necessità dell'assistito, nell'ambito dei modelli e delle tipologie di apparecchi prodotti e/o distribuiti dall'azienda aggiudicataria del contratto di fornitura, realizzandosi in tal modo la cosiddetta personalizzazione del dispositivo.

Quanto illustrato appare peraltro in linea con le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 46 del 1997, che, nell'attuare la direttiva 93/42/CEE, concernente dispositivi medici, all'articolo, 2 comma 2, lettera d), fornisce la definizione di “dispositivo su misura”, specificando al riguardo che i dispositivi fabbricati con metodi di fabbricazione continua od in serie, che devono essere successivamente adattati per soddisfare un'esigenza specifica del medico o di un altro utilizzatore professionale, non sono considerati su misura.

Posto ciò, desidero tuttavia rammentare che una recente disposizione di legge adottata in questa legislatura (mi riferisco all'articolo 30-bis del decreto-legge n. 50 del 2017, inserito in sede di conversione proprio in questo ramo del Parlamento) ha introdotto una serie di misure che vanno nella direzione auspicata dagli onorevoli interroganti; e così, proprio al fine di soddisfare le specifiche esigenze degli assistiti con disabilità grave, è stato espressamente stabilito che i dispositivi protesici in parola siano individuati ed allestiti ad personam, e che a tal fine le regioni adottano procedure ad evidenza pubblica che prevedano l'intervento di un tecnico abilitato, che provveda all'individuazione e alla personalizzazione degli ausili con l'introduzione delle modifiche necessarie. Inoltre, con disposizione ancora più significativa, è stato previsto che, laddove la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza dopo 16 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 50 del 2017, verifichi, anche attraverso audizioni delle associazioni dei disabili, che le procedure pubbliche di acquisto non abbiano consentito di soddisfare le esigenze di personalizzazione sopra citate, essa stessa propone al Ministro della salute il trasferimento degli ausili in parola nell'elenco di dispositivi soggetti a tariffazione.

Concludo pertanto, rassicurando gli onorevoli interroganti che il Ministero della salute assolverà con scrupolo alle nuove attribuzioni che la citata recente normativa ha introdotto, nella consapevolezza che essa segna un ulteriore passo nel percorso di valorizzazione della figura del tecnico audioprotesista, oltre ad una nuova opportunità per le associazioni dei disabili che, come detto sopra, sono coinvolte attivamente nella valutazione dell'efficacia dei meccanismi di acquisizione dei dispositivi in parola.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

AMEDEO LABOCCETTA. Presidente, sarò telegrafico. Oggi lei, sottosegretario, svolge una funzione di ambasciatore: non me ne vorrà se le manifesto la mia insoddisfazione per la risposta preparata dal Ministero della salute. Una risposta, come possiamo dire, meramente burocratica, ma che ci fa capire le ragioni vere che hanno mosso e muovono il Ministero della salute. C'è una categoria che viene svuotata sostanzialmente di funzione, nonostante quello che lei oggi ci ha voluto ricordare, leggendo la risposta del Ministero dalla salute: una questione che gira attorno alle tante questioni che noi abbiamo sollevato, e che, secondo me, vanno approfondite meglio e sulle quali aspettiamo risposte. Restano in piedi anche delle opacità rispetto al tema che ho trattato e rispetto al tema centrale, cioè la difesa di un'intera categoria, e soprattutto la migliore tutela dei pazienti. Noi continueremo a monitorare questa materia, per tutelare meglio i legittimi interessi di una categoria che svolge un lavoro di altissima professionalità, e che evidentemente il Ministero ha pensato, per una serie di ragioni che poi andremo a scoprire, di penalizzare. Torneremo pesantemente su questo argomento. Per ora il Governo è rimasto a mio parere sostanzialmente sordo: evidentemente, c'è bisogno di nuovi apparecchi acustici e c'è bisogno di una riflessione seria su tutta la materia.

(Misure volte a contrastare fenomeni di corruzione presso le agenzie fiscali, anche alla luce di recenti vicende giudiziarie - n. 2-01939)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pesco ed altri n. 2-01939 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Pesco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DANIELE PESCO. Presidente, purtroppo devo dire di essere un po' rammaricato per il fatto che non vedo né il Ministro, né tanto meno il sottosegretario per l'economia e le finanze per quanto riguarda questa…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pesco. Onorevole Laboccetta… Grazie. Prego.

DANIELE PESCO. Per quanto riguarda questa interpellanza: è già successo anche la settimana scorsa su un'altra interpellanza molto importante, sui fondi dormienti, e la cosa ci lascia un pochino basiti; senza aver nulla, logicamente, contro il sottosegretario qui presente.

Il fatto è che la situazione è veramente grave: si tratta di corruzione all'interno dell'Agenzia delle entrate. I casi si stanno susseguendo numerosi. L'ultimo lo ricordiamo bene: pensavamo fosse l'ultimo quello scoperto in Veneto, dove vi era una macchina veramente calibrata e sembrava progettata apposta per corrompere, per riuscire a non far pagare imposte e sanzioni a chi avrebbe dovuto, oppure anche a persone che magari non avrebbero neanche dovuto pagarle. È una cosa molto grave: ci sono funzionari, ci sono dirigenti, ci sono ex dirigenti incaricati in Agenzia dell'entrate (questo lo abbiamo visto in Veneto), con la complicità anche di commercialisti, di professionisti, che, praticamente, andavano presso le persone che avevano ricevuto degli accertamenti (spesso questi accertamenti, ricordiamolo, non sono fatti bene, ma sono accertamenti molto gonfiati) e proponevano di ridurre le imposte e le sanzioni, oppure di cancellare del tutto l'ammontare dell'imposta e delle sanzioni in cambio di una tangente. E questa è una cosa che non è successa solo in Veneto, è successa in molte altre regioni: nell'ultimo caso ci sono state 33 persone indagate, tra cui anche degli ex direttori. Mi riferisco al signor Sangermano, che attualmente penso sia in pensione: insomma, ex direttore regionale della Campania dell'Agenzia delle entrate. Ebbene, anche in questo caso vi erano vessazioni verso contribuenti nell'espletare alcune prestazioni: in questo caso, si tratta di un cantante, al quale fu chiesto - e la cosa fa un po' sorridere, però comunque è allo stesso tempo triste e ci fa pensare e riflettere - di esibirsi al matrimonio non ricordo se della figlia o della nipote, altrimenti avrebbe dovuto subire, non l'invio di una cartella, ma di un cosiddetto, dalle intercettazioni, “cartellone”. Dobbiamo capire che la cosa è molto grave.

Questo è successo in Campania. Abbiamo visto prima il caso nel Veneto; ma anche per rimanere qui nei dintorni, a Roma, non possiamo non ricordare quanto è successo alla sorella dell'ex sindaco Alemanno. Anche in questo caso vi era la volontà dall'interno di far non mi ricordo se sospendere o rateizzare una cartella di un'amica: dapprima, la signora Alemanno è stata indagata, e adesso ho letto proprio ieri che invece è stata pure rinviata a giudizio; spero di non sbagliarmi e che la fonte che ho letto non sia sbagliata, però la cosa è veramente molto grave. Vi sono persone che sfruttano il sistema informatico per riuscire ad entrare nelle varie cartelle dei contribuenti, e decidere quanto far pagare di cartella o se sospendere o eliminare del tutto una cartella. Questa è una cosa gravissima, molto grave, molto grave!

Noi abbiamo contato circa una trentina di casi, e logicamente so già bene che in quella risposta ci sarà scritto: ma 30 casi su 40 mila dipendenti non è nulla. E invece no, perché su 30 casi che sono stati scoperti, chissà quanti altri ce ne sono che non sono stati ancora scoperti. E la cosa è molto grave: è molto grave se, ad esempio, la leghiamo al fatto che spesso questi accertamenti non sono basati su dati concreti, ma sono basati su dati statistici, e spesso sono accertamenti gonfiati; quindi, si crea prima il danno, si crea prima appunto la bolla, e poi si cerca di risolverla in modo amicale direttamente con il contribuente, e lo si spinge ad accettare il pagamento di una tangente. È successo anche a Reggio Emilia nel 2014, dove ricordo un fatto che non conoscevo, l'ho appreso da pochi giorni, di una società, che si chiama tra l'altro Il gioco dell'oca: anche in questo caso tramite conoscenti… Guardate, la cosa è ancora più grave: gli imprenditori sono stati avvicinati da conoscenti che erano amici anche di chi stava in Agenzia delle entrate, e, sfruttando questo tramite, si è tentato di corrompere i contribuenti ad accettare il pagamento anche in questo caso di una tangente, mi sembra intorno ai 10 mila euro.

È veramente grave, è grave! Spesso sono coinvolti non solo il personale dell'Agenzia dell'entrate, ma anche personale della Guardia finanza e la cosa ci rende ancora più tristi. Nel caso del Veneto alcuni sono stati scagionati, o non sono più agli arresti, però insomma la cosa è molto, molto grave.

Li leggerei tutti, ma non voglio annoiare, sono veramente tanti i casi. Il comune denominatore di questi casi qual è? È il fatto che in queste organizzazioni vi è sempre un funzionario di spicco dell'Agenzia delle entrate, spesso un dirigente, o anche un ex dirigente incaricato. Questo per arrivare a dire cosa? Per arrivare a dire che spesso queste persone non possono essere persone scelte in modo diretto da chi gestisce l'Agenzia delle entrate, mi riferisco alla direzione dell'Agenzia delle entrate, ma devono essere persone scelte attraverso un concorso pubblico aperto a tutti, altrimenti, purtroppo, ci rimarrà sempre il dubbio che la persona scelta magari è una persona non adatta a fare quel lavoro. Io non ce l'ho con tutti gli ex dirigenti incaricati, che tra l'altro molti hanno subito una riduzione dello stipendio, molti si sono trovati in difficoltà, molti, la maggior parte, sono onesti, però non si può trascurare il dubbio che molte persone possano essere scelte dalla politica per fare favori politici e questa è una cosa molto grave; sono in quest'Aula e come cittadino italiano mi sento in dovere di dirlo.

Quindi, bisogna assolutamente trovare il modo più adatto per fare quello che dice la Costituzione: fare dei concorsi aperti a tutti per dirigenti dell'Agenzia delle entrate. Invece, questa maggioranza e questo Governo vogliono andare in direzione tutt'altra opposta, tant'è che al Senato è in svolgimento l'esame di una proposta di legge per dare più autonomia all'Agenzia delle entrate proprio nello scegliere i dirigenti. Ho letto ieri di concorsi aperti esclusivamente ai dipendenti dell'Agenzia delle entrate e questo non è costituzionale; un concorso per dirigenti deve essere aperto a tutti. Quindi, non cerchiamo di approvare leggi che sappiamo già che sono incostituzionali perché poi verranno nominati dirigenti che saranno dichiarati illegittimi e ci troveremo di nuovo daccapo. Capisco che l'orientamento del PD è quello di mettere logicamente nelle caselline giuste le loro persone, però questo non è il momento di farlo perché siamo veramente in un momento di vera crisi, dove le aziende non possono subire vessazioni, dove è giusto che tutti paghino quanto devono pagare senza rischiare di trovarsi da un giorno all'altro un funzionario o un direttore dell'Agenzia delle entrate che manda una cartella gonfiata solo per il fatto che poi può essere sgonfiata attraverso sotterfugi illegali.

È ora di fare un passo avanti, è ora di riuscire a organizzare dei concorsi fatti bene, secondo la legge, concorsi non impugnabili, perché lo sappiamo bene che tutti i concorsi che sono stati fatti fino adesso sono stati impugnati da diversi sindacati, ricordiamone uno in particolare, Dirpubblica, che è riuscito a smontarli tutti perché erano concorsi organizzati male. Quindi non è colpa di Dirpubblica che ha fatto questo lavoro, che li ha battuti tutti, ma è colpa di chi ha organizzato questi concorsi, che non è stato in grado di organizzarli bene. Quindi, è necessario trovare oggi le persone in grado di guidare l'Agenzia delle entrate e che siano persone al di sopra di qualsiasi sospetto e la cosa ammetto che può non essere facile per come sono andate le cose fino a oggi, però bisogna impegnarci da questo punto di vista.

Noi chiediamo con quest'interpellanza che cosa? Ritorniamo sui casi che sono successi e chiediamo se tutte le persone che sono state quantomeno raggiunte da un rinvio a giudizio non siano più in servizio, quantomeno siano state sospese, perché spesso arriva il provvedimento disciplinare, arriva il provvedimento di sospensione, ma arriva poi anche la sospensione della sospensione e la persona ritorna in servizio. Questo non va bene se la persona è stata rinviata a giudizio. Capisco che se una persona è indagata è giusto che comunque si prenda con cautela la notizia e si cerchi di esaminare effettivamente che cosa c'è agli atti per capire che cosa è successo, però se rinviata a giudizio, secondo me, bisognerebbe veramente seguire ciò che dice la legge e comunque fare la sospensione. Chiediamo anche qual è stato il danno erariale. Se tra queste persone magari ce ne sono alcune condannate, se hanno veramente ripetuto più volte questi atti, è logico che ne sia conseguito un danno erariale e quindi vogliamo sapere a quanto ammonta e sono state condannate anche ai risarcimenti. Le domande sono altre, ma comunque su cosa insistono? Insistono sul numero di persone che sono state appunto raggiunte da provvedimenti disciplinari, ma anche da provvedimenti della magistratura, per quanto hanno messo in atto. Voglio ricordare che la situazione è veramente delicata e su questo il Governo, secondo me, ha la necessità di intervenire in modo veramente giudizioso e puntiglioso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie Presidente. Con il documento di sindacato in esame gli onorevoli interpellanti chiedono quali misure si intendono adottare per contrastare i fenomeni di corruzione e abuso che si sono recentemente registrati all'interno delle Agenzie fiscali, evidenziando che l'ipotizzata attribuzione alle Agenzie medesime di una maggiore autonomia potrebbe portare ad una recrudescenza di tali fenomeni. Chiedono, inoltre, alcuni dati circa i procedimenti pendenti. Al riguardo, l'Agenzia delle entrate riferisce quanto segue: dal 1° gennaio 2014 al 1° settembre 2017 risultano indagati per reati contro la pubblica amministrazione 340 dipendenti dell'Agenzia delle entrate. Nei confronti di tale personale sono stati adottati finora 83 procedimenti di licenziamento, di cui in particolare 15 per corruzione e concussione, 7 per accesso abusivo al sistema informatico e 4 per abuso d'ufficio, nonché sanzioni disciplinari di tipo non espulsivo. Per i reati specificatamente sopracitati sono stati, inoltre, cautelarmente sospesi dal servizio, perché tratti in arresto, 23 dipendenti, mentre altri 3 hanno rassegnato le dimissioni. Per quanto riguarda Equitalia, oggi Agenzia delle entrate-riscossione, dal 2015 ad oggi sono stati licenziati per attività illecite nello svolgimento del servizio pubblico della riscossione 20 dipendenti.

L'Agenzia delle Entrate rappresenta che non è invece possibile operare la quantificazione del danno erariale, in termini di somme sottratte all'erario a seguito dei comportamenti illegittimi. Da un lato, infatti, nella maggior parte dei casi sono stati contestati agli interessati comportamenti tenuti nel corso del procedimento tributario, mentre la pretesa tributaria può essere compiutamente definita solo nel momento in cui l'accertamento si consolida o viene definito con l'adesione del contribuente o quando si conclude l'eventuale contenzioso, e comunque l'eventuale quantificazione del danno è possibile solo al termine definitivo di ogni grado di giudizio del procedimento penale. Per tale motivo, con riferimento ai fenomeni denunciati, non è stato ancora possibile avviare procedimenti di danno erariale. Relativamente poi alla cosiddetta “Tangentopoli veneta”, l'Agenzia rassicura che i rappresentanti della stessa sono costantemente in contatto con le locali procure al fine di acquisire gli elementi necessari per inquadrare compiutamente le fattispecie contestate e individuare le misure da adottare.

Da ultimo, giova sottolineare che l'autonomia, a suo tempo attribuita dal legislatore alle Agenzie fiscali, è motivata dalla necessità di garantire l'efficienza e l'incisività dell'azione amministrativa, nella consapevolezza che la conformità alle leggi dei comportamenti amministrativi non è fine a se stessa, bensì deve consentire di realizzare risultati concreti e misurabili. Questo modello ha dato buona prova, come dimostrano i risultati conseguiti in questi anni dalle Agenzie fiscali in termini di recupero di gettito, potenziamento dei servizi di assistenza e riduzione del contenzioso. Proprio in questa ottica, autorevoli organismi internazionali, come il Fondo monetario internazionale e l'OCSE, hanno recentemente auspicato il rafforzamento dell'autonomia delle Agenzie, raccomandazioni recepite nelle proposte normative presentate in Parlamento nell'ultimo anno.

L'Agenzia ribadisce che in nessun caso ovviamente l'autonomia di gestione significa o si traduce in mancato controllo dell'operato del personale. I deprecabili episodi segnalati dagli interpellanti discendono da comportamenti illeciti posti in essere da singoli dipendenti, nei cui confronti l'Agenzia ha sempre tempestivamente assunto le misure previste e consentite dall'ordinamento, come è stato in precedenza evidenziato.

Pertanto, l'Agenzia delle Entrate ritiene, dunque, fondamentale vedere mantenuti e possibilmente ampliati i margini di autonomia gestionale, nella consapevolezza che relativamente pochi comportamenti scorretti non possano inficiare la bontà del modello. Anzi un rafforzamento dell'autonomia delle Agenzie potrebbe riflettersi anche in una maggiore efficacia delle attività di controllo interno sul personale affidata ad apposite strutture di audit istituite proprio in forza dell'autonomia organizzativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DANIELE PESCO. Purtroppo, come al solito, sono insoddisfatto. Rimango sorpreso per il primo dato: mi scusi, sottosegretario, mi ha detto 340 indagati o raggiunti da provvedimenti disciplinari? Mi scusi solo per esattezza, può ripetermi il primo numero? Scusate.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Indagati.

PRESIDENTE. Il Governo non può interloquire. Perfetto, è una precisazione.

DANIELE PESCO. Questo numero veramente ci lascia sorpresi nel senso che non pensavo fossero così tanti: 340 indagati sono veramente tanti. Pensavamo fossero meno: sono tantissimi perché, facciamo conto 40.000 dipendenti, ma non tutti i dipendenti dell'Agenzia dell'entrate si occupano di accertamento. Trecentoquaranta su i dipendenti che si occupano di accertamento e vanno in giro anche a fare ispezioni sono veramente molti e la cosa ci lascia molto perplessi.

È noto come siamo completamenti diversi noi e chi sta al Governo: come si fa a pensare che con più autonomia si possano veramente debellare certi fenomeni anche gestendo in modo indipendente l'audit. È logico che se è un settore autonomo, che gestisce in modo autonomo l'audit, magari è più vicino a logiche privatistiche e non pubbliche e, a mio avviso, è più facile controllare tutto e quindi, se controllo l'audit, è facile logicamente controllare dove voglio io. Invece dovrebbe essere un soggetto terzo, a mio avviso, nell'ambito del settore pubblico e parlando di questo non posso non ricordare la proposta su whistleblowing che, presentata dal MoVimento 5 Stelle, è stata approvata da questa Camera e, arrivata al Senato, è stata insabbiata. In quella proposta si chiede di equiparare, di portare al livello europeo la nostra norma sull'anticorruzione cioè si chiede di proteggere chiunque faccia una segnalazione attraverso l'anonimato. Questo purtroppo in Italia ancora non succede perché vi è un sistema anticorruzione che purtroppo, a nostro avviso, non è sufficiente, non dà abbastanza garanzie per chi deve fare le segnalazioni. Su questo - mi dispiace che l'Agenzia delle entrate non l'abbia ricordato in quella risposta - va segnalato il fatto che comunque l'Agenzia delle entrate per quanto riguarda le segnalazioni ne ha un numero molto più alto di tutto il resto della pubblica amministrazione ed è un buon segno. Possiamo dire di essere sulla strada giusta ma bisogna fare molto di più per dare più garanzie alle persone che vogliono fare le denunce. In questo caso non posso non ricordare ciò che ha fatto Anna Boneschi, una funzionaria di Milano che, lavorando negli uffici dove si è verificata la tangentopoli veneta, è stata il granello di sabbia che ha fatto inceppare il meccanismo così preciso di corruzione nell'Agenzia delle entrate del Veneto. Spero che per davvero ci siano tante Anna Boneschi in giro per l'Italia che decidano di denunciare questi fatti perché essi non fanno male solo all'Agenzia delle entrate e alle nostre casse erariali ma fanno male all'intero tessuto produttivo perché per un corrotto che riesce a pagare meno tasse vi sono altri 100.000 imprenditori che, invece, pagano quelle tasse e per stare sul mercato sono costretti veramente a volte a non pagare gli stipendi. È una situazione che non si può accettare e, quindi, è importante agire in modo puntuale, preciso, deciso contro questi fatti. Il numero di 340 indagati nell'Agenzia delle entrate per episodi legati alla corruzione veramente ci fa venire la pelle d'oca e ci fa veramente arrabbiare. Quindi chiedo un impegno. Purtroppo non c'è nessun sottosegretario all'economia e alle finanze ma chiedo al sottosegretario qui presente di farsi portavoce della questione. Bisogna veramente agire in modo deciso contro questi atti, rafforzare l'audit e soprattutto fare in modo di approvare entra la fine della legislatura - non manca molto - la proposta Businarolo sul whistleblowing: è ferma al Senato e va approvata al più presto. Non ce lo chiedono i cittadini ma ce lo chiede tutta l'Europa di essere al loro livello, degli altri Paesi europei. Mi fermo qua e vi ringrazio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna saranno pubblicati gli schemi recanti l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 1039-B, recante modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e per il seguito dell'esame della proposta di legge n. 2305-A/R e abbinate, recante disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 25 settembre 2017, alle 11,30:

1.  Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

GADDA ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE; GARAVINI ed altri; VECCHIO ed altri; BINDI ed altri; BINDI ed altri; FORMISANO: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-B)

Relatori: MATTIELLO, per la maggioranza; SARTI, di minoranza.

2.  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno. (C. 3083)

Relatori: CARROZZA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

S. 2027 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 4224)

Relatori: CARROZZA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

S. 2207 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013 (Approvato dal Senato). (C. 4227)

Relatori: QUINTARELLI, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

3.  Discussione sulle linee generali della mozione Occhiuto ed altri n. 1-01687 concernente iniziative in ordine ai criteri di ripartizione del fondo di solidarietà comunale, anche nell'ottica dell'attuazione della riforma del federalismo fiscale.

La seduta termina alle 11,10.