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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 842 di mercoledì 26 luglio 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Bernardo, Bindi, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Carbone, Cicchitto, Dambruoso, Damiano, Faraone, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Laforgia, Lupi, Marcon, Marotta, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rosato, Sanga, Sani, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione della proposta di legge: Richetti ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali (A.C. 3225-A/R); e delle abbinate proposte di legge: Vaccaro; Lenzi e Amici; Grimoldi; Capelli ed altri; Vitelli ed altri; Lombardi ed altri; Nuti ed altri; Piazzoni ed altri; Mannino ed altri; Sereni ed altri; Caparini ed altri; Giacobbe ed altri; Francesco Sanna; Turco ed altri; Cristian Iannuzzi; Melilla ed altri; Civati ed altri; Bianconi; Gigli ed altri; Caparini ed altri (A.C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3225-A/R: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali; e delle abbinate proposte di legge nn. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259.

Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato accantonato l'emendamento D'Attorre 1.14 ed è stato da ultimo approvato l'articolo 3.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 13.202, che è in distribuzione (Vedi l'Allegato A).

Avverto, inoltre, che fuori dalla seduta il subemendamento Cozzolino 0.6.200.2 è stato ritirato dal presentatore.

Chiedo al relatore, deputato Richetti, come intenda procedere nell'esame del provvedimento.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Il Comitato dei nove ha presentato un emendamento all'articolo 13, che assorbe la questione dell'emendamento accantonato sull'articolo 1, per cui sarei in grado di riprendere dall'articolo 1, proponendo il ritiro di quello, perché sull'articolo 13 puntualmente la questione viene assorbita.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Richetti.

Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1 e della proposta emendativa precedentemente accantonata (Vedi l'allegato A).

Chiedo ai proponenti… (Commenti del deputato Palese). L'onorevole Palese mi dice che non avete l'emendamento. Ho appena detto che è in distribuzione, quindi non mi smentisca, vada a vedere se è in distribuzione.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, io sono sceso e non è in distribuzione.

PRESIDENTE. Mi dicono gli uffici di sì.

ROCCO PALESE. Adesso mi recherò di nuovo per andare a vedere se esiste questo emendamento preannunciato.

PRESIDENTE. Allora, il testo, se volete, lo leggo. Articolo 13, dopo il comma 4 aggiungere il seguente: 5. In considerazione della difformità tra la natura e il regime giuridico dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici comunque denominati dei titolari di cariche elettive e quelli dei trattamenti pensionistici ordinari, la rideterminazione di cui al presente articolo non può in alcun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti e autonomi.

Questo è il testo, è in distribuzione.

Chiederei, intanto, ai proponenti dell'emendamento 1.14 D'Attorre, se accolgono la proposta del relatore di ritirare il loro emendamento accantonato. Onorevole D'Attorre?

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, accogliamo la riformulazione.

PRESIDENTE. E quindi ritira l'emendamento 1.14 D'Attorre. Perfetto, è formalmente ovviamente un emendamento della Commissione. A questo punto possiamo tornare all'articolo 1, che ieri non avevamo votato.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Sì, mi scusi Presidente, non ho capito, ma c'è un emendamento della Commissione sempre sull'articolo 1?

PRESIDENTE. No, è sull'articolo 13, è quello che ho appena letto, è un comma aggiuntivo dell'articolo 13, un comma 5 all'articolo 13. Accenda il microfono.

EDMONDO CIRIELLI. Volevo fare una dichiarazione di voto quindi sull'articolo 1.

PRESIDENTE. Prego, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Colgo anche l'occasione per commentare questo emendamento della Commissione, che mi sembra incommentabile, nel senso che fa ridere scrivere in una norma: nel futuro questa norma non potrà mai essere estesa ad altri. Ma chi lo dice che un Parlamento tra cinque, dieci anni, tra un anno, tra sei mesi, non faccia una norma che cambia questo o piuttosto il vostro emendamento? Veramente, che è la Bibbia che uno dice: non potrà mai essere modificato? È la conferma dell'ipocrisia di fondo che muove questa riforma, se così vogliamo chiamarla, e serve soltanto come strumento di campagna elettorale.

Nel merito, innanzitutto, dico che c'è un errore strategico di questa norma, che noi voteremo: la voteremo perché noi, come Fratelli d'Italia, siamo stati i primi a proporre il sistema contributivo per tutti, a cominciare da parlamentari, ma per tutti i cittadini, come è giusto che sia in un momento difficile, anche come forma di solidarietà ai giovani, ma, soprattutto, per impedire la tutela di quelli che comandano l'Italia a cui il PD è asservito. Mi riferisco ai grandi manager ultrasessantenni di aziende pubbliche e private, assicurazioni, banche, che continuano a percepire stipendi, buonuscite da favola e anche pensioni, con il sistema retributivo, da favola. Quindi, voi siete asserviti evidentemente, perché i vitalizi per voi e per la vostra prospettiva di vita sono delle briciole.

Noi votiamo chiaramente a favore, perché è la nostra proposta come idea di fondo; non possiamo, ovviamente, non denunciare una serie di imbrogli. Il primo e più grande, che evidentemente per la prima volta mette d'accordo il PD e i 5 Stelle, è la vergogna, di cui nessuno parla più e mi meraviglio che non lo facciano i 5 Stelle, del fatto che, rispetto ad ogni dipendente, ad ogni cittadino italiano, dopo soli cinque anni di contribuzione, si avrà diritto a questa indennità, a questo vitalizio, chiamatelo come volete. Questa è un'autentica vergogna.

Voglio anche aggiungere che la vera riforma che avrebbe dovuto investire il Parlamento era quella di trasformare, con il sistema contributivo, il sistema dei vitalizi in un sistema di assicurazioni private, di pensione complementare: finché non si supera questo equivoco, rimarremo sempre nell'ambito di un privilegio inaccettabile, così percepito dall'opinione pubblica. Invece, se tanto si versa tanto si ha, in base ad un piano di attualizzazione che prevede gli anni di versamento insieme all'età anagrafica, solo così si riesce a far percepire ai cittadini che si sta facendo qualcosa di giusto e di corretto dal punto di vista anche giuridico.

Tuttavia, è un passo in avanti, un segnale importante, al di là delle ipocrisie. Noi chiaramente denunceremo con forza questo imbroglio che c'è alle spalle di questa norma, che potrebbe sottintendere anche un futuro accordo di Governo persino tra i 5 Stelle e il PD, se riescono a raggiungere l'accordo sul fatto che, solo dopo cinque anni, si ha diritto ad un trattamento previdenziale, cosa che non accade per nessuna categoria di lavoratori. La cosa giusta da fare, dopo cinque anni, è di versare questi contributi all'INPS per far integrare il proprio trattamento previdenziale; a meno che non si fosse fatta un altro tipo di riforma - lo ripeto -, cioè quella che portava i vitalizi nell'alveo delle pensioni integrative, delle assicurazioni private. Non l'avete fatto, avete fatto una mezza cosa, solo per la campagna elettorale per dire chi è più bravo a tagliare i privilegi.

Avete copiato una nostra proposta della nostra leader, onorevole Giorgia Meloni, che per prima ha lanciato l'idea del sistema contributivo per tutti: non lo fate fino in fondo, perché, evidentemente, siete succubi dei poteri dei manager pubblici e privati che comandano l'Italia e, ancora una volta, il Parlamento è sottomesso con un accordo al ribasso tra il PD e 5 Stelle, per cui, solo dopo cinque anni, si ha diritto a percepire un'indennità di tipo vitalizio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento di cui discutiamo è inutilmente ipocrita e dà un pessimo esempio di legislazione. Nessuno pensa che questa norma…

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, solo per correttezza nella procedura, siete in dichiarazione di voto sull'articolo 1, perché l'emendamento è all'articolo 13. Quindi, ora stiamo per votare l'articolo 1.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo scusa. Tornerò sull'argomento quando passeremo a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Vengo a conoscenza di questa riformulazione che ovviamente coinvolge tutto l'andamento della legge e, anche se non sono un giurista, la cosa mi fa sorridere. Con una norma di legge ordinaria, noi diciamo che la stessa norma che stiamo modificando non può essere in nessun caso applicata alle pensioni in essere e alle future pensioni dei lavoratori dipendenti e autonomi.

Siamo di fronte ad una indecente foglia di fico che nasconde ovviamente, che cerca di nascondere l'obbrobrio, l'indecenza di quello che si sta facendo: cioè, modifichiamo in maniera incostituzionale i vitalizi del passato e, siccome ci rendiamo conto dell'incostituzionalità e dell'aberrazione che stiamo commettendo in quest'Aula, diciamo che, però, questa stessa cosa, che è una legge, non può essere applicata nel futuro agli altri lavoratori dipendenti nel nostro Paese, come se una legge ordinaria possa condizionare il futuro delle leggi ordinarie. Sarei grato le lei mi ascoltasse, signora Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, sto ascoltando. Scusi un attimo, lei è in dichiarazione di voto sull'articolo 1…

RENATO BRUNETTA. Certamente!

PRESIDENTE. Quindi, la richiamo all'articolo 1. Prego.

RENATO BRUNETTA. Parlo dell'articolo 1, parlo dell'articolo 13, parlo del complesso degli emendamenti! Mi fa specie che l'amico D'Attorre, che è un fine giurista, possa accettare una stupidaggine di questo tipo, talché noi stiamo preparando un emendamento che dice: “salvo che non sia previsto diversamente da altra norma di legge”, e andiamo avanti all'infinito. Perché se noi modifichiamo una legge, ma diciamo che nel futuro non si possono modificare altre leggi, io aggiungo “salvo che non sia modificato da altre leggi”, e andiamo avanti all'infinito.

Ma ci rendiamo conto del ridicolo? Signora Presidente, si sta rendendo conto del ridicolo in cui sta precipitando quest'Aula, in cui il Partito Democratico sta precipitando quest'Aula, sotto la visione vera o supposta del comico Grillo dalle tribune, che il Partito Democratico ha ben votato, perché era sotto osservazione del comico Grillo? Ma ci rendiamo conto del ridicolo in cui si sta precipitando quest'Aula? Questo è inaccettabile, signora Presidente! Poter accettare un emendamento di questo tipo su una legge ordinaria, che prevede che non si possono fare altre leggi ordinarie che modifichino quella legge ordinaria. Ma allora noi diciamo, e presenteremo l'emendamento, “salvo che non sia previsto da una nuova legge ordinaria”. Ridicoli, ridicoli! Siete ridicoli! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'articolo 1 il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Noi sull'articolo 1 voteremo contro perché, come già ho anticipato ieri, l'articolo 1 afferma il principio su cui si basa tutta la norma, principio su cui noi siamo fermamente contrari, lo ripeto, rispetto a quello che ho detto ieri. Io non credo che il deputato sia uguale a un altro cittadino o a un altro impiegato pubblico: è uguale nel momento in cui c'è la possibilità di esercitare l'elettorato passivo per tutti e due, poi chi diventa deputato è diverso.

D'altronde, come ho anche detto ieri e mi fa piacere ripeterlo, anche fra i dipendenti pubblici ci sono differenze, non è che sono tutti uguali. Per esempio, da dieci anni noi blocchiamo l'adeguamento degli stipendi di tutti i dipendenti pubblici: per legge, ogni anno, lo blocchiamo, ma i magistrati sono esentati da questo blocco degli stipendi. Io non lo so perché, non l'ho mai capito, ma evidentemente ci sarà una buona ragione per cui il Parlamento ha deciso di tenere i magistrati in una condizione completamente diversa dagli altri dipendenti pubblici: cioè, i magistrati non hanno subito il taglio dell'adeguamento al costo della vita, dell'adeguamento agli stipendi in questi anni. Quindi, anche tra gli stipendi pubblici ci sono delle evidenti differenze ed ha poco senso quello che ci mette in relazione... I parlamentari hanno uno status completamente diverso, qualcuno lo ha detto più volte; i vitalizi hanno una natura completamente diversa, ma il problema è la questione dei diritti, che sono diritti acquisiti, che vengono violati. C'è una norma che stabilisce oggi che io faccia un patto con lo Stato e abbia un determinato trattamento, fra cinque anni arriva qualcun'altro che dice: no, quella norma non ci va bene; è come se noi domattina portassimo una norma in legge finanziaria, Presidente, in legge di bilancio, dicendo che, siccome non è giusto che i magistrati non abbiano versato e non abbiano contribuito all'equilibrio di finanza pubblica, adesso ci devono ridare i soldi di questi dieci anni. Insomma, anche io, che ritengo ingiusta quella esenzione dei magistrati, riterrei comunque inopportuna una norma di questo tipo.

E così, Presidente, mi creda, è vero che l'avete fatto all'articolo 13, però è attinente all'articolo 1, perché nell'articolo 1 c'era un emendamento D'Attorre che diceva la stessa cosa. La faccenda che oggi si dice: no, non si potrà mai fare quello che oggi temiamo, è una excusatio non petita, accusatio manifesta, cioè significa proprio dire: c'è questo rischio che non posso evitare, perché altrimenti in tutte le leggi alla fine ci scriveremmo: questa legge non può essere più modificata. Non credo sia un salvacondotto per quella norma.

Quindi, nessuno può dire se fra cinque, dieci, quindici anni, qualche scenario parlamentare non consenta, invece, e non proponga, per analogia, così come oggi si vanno a ledere diritti, anche anteriori al 1995, di soggetti che per la stessa legge vengono messi sullo stesso piano, nessuno può escludere in maniera categorica che fra qualche anno ci sia un Parlamento, che, invece, per qualche motivo, decida, invece, di andare a colpire anche altre categorie del pubblico impiego, a cui oggi, appunto, noi veniamo equiparati.

Presidente, sia questo testo di norma all'articolo 13, cioè l'emendamento 13.202, sia le rassicurazioni del relatore e di alcuni altri in Aula, a me hanno fatto l'effetto di rafforzare quello che penso, ossia che questo rischio, invece, c'è, esiste e dopo una norma del genere nessuno può escludere che, invece, in questo rischio si incorra nel prossimo futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie. Intanto, per sapere il tempo di scadenza del subemendamento, signora Presidente, e poi, poiché avevo sottoscritto l'emendamento 1.14, a prima firma D'Attorre, e però il primo firmatario ha accettato la riformulazione, ha poco conto. Io penso che, però, signora Presidente, che il rimedio trovato, pasticciato, sia molto peggio dell'errore che è stato fatto in questo provvedimento da questo punto di vista; non scapperà dalle responsabilità, il Governo, perché io formalizzerò un ordine del giorno - lo preannuncio - in cui impegno il Governo a che non legiferi - per il tempo che durerà, chiaramente, questo Governo - in merito. Perché, con le notizie riportate ieri dalla Ragioneria generale dello Stato, cioè su gobbe contro gobbe sul sistema previdenziale nei prossimi anni e quant'altro, non c'è mica nessuna certezza, c'è la certezza del principio, cioè soprattutto il Governo deve assumere l'impegno a non legiferare e non proporre decreti-legge e quant'altro in merito a questo, è fin troppo evidente. Lo faremo con un ordine del giorno e cercheremo di smascherare che cosa c'è veramente come decisione da parte della maggioranza del PD in questo senso.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, erano state stabilite le 10,30 per eventuali subemendamenti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, approfitto anche per rispondere alle osservazioni, per suo tramite, che qui ha fatto l'onorevole Brunetta.

È chiaro che qui siamo dentro a una rappresentazione a uso mediatico, questo è il tratto di fondo di questa discussione e anche di questo provvedimento, e siamo ben consapevoli, sono ben consapevole, che anche il nostro emendamento aveva e ha essenzialmente la funzione di segnalare un problema, più che di offrire una soluzione giuridicamente compiuta.

Quando abbiamo sollevato questo problema in Commissione, il relatore Richetti e il Partito Democratico ci hanno detto che il problema non c'era, che si poteva star tranquilli, che questa legge, in ogni caso, non avrebbe potuto costituire un principio o un precedente a cui riferirsi per successivi interventi sulla linea di quella che io, qui, ieri, ho definito la dottrina Boeri; stiamo parlando del Presidente dell'INPS, nominato dal Governo, non di un commentatore o di un opinionista qualsiasi.

Adesso, di fronte all'evidenza dei fatti, il relatore e il Partito Democratico riconoscono che il problema c'è, riconoscono che con questa legge, effettivamente, si apre il varco, ammesso mai che questa legge poi dovesse superare il vaglio di costituzionalità, a successivi interventi che potrebbero mettere in discussione diritti dei cittadini, dei lavoratori, dei pensionati, indipendentemente dalla loro esperienza parlamentare.

Ora noi abbiamo accettato la riformulazione con la consapevolezza che sia il testo che avevamo presentato, sia il testo così riformulato, rappresentano la segnalazione di un problema e il riconoscimento che questo problema c'è. È evidente che non è questa norma che offre una garanzia per il futuro, questo è del tutto lapalissiano. L'impegno che il relatore ha assunto a riformulare l'emendamento implica almeno una presa d'atto, la presa d'atto che il problema c'è, che viene riconosciuto e questa norma rappresenta, al di là dei suoi limitati effetti sul piano giuridico vincolante, almeno un impegno politico per il futuro. Cioè, qui si prende l'impegno, per chi vota questo emendamento, che in nessun caso ciò che oggi si sta facendo per i vitalizi potrà essere riproposto e utilizzato come principio o precedente per motivare altre scelte politiche e legislative.

Da questo punto di vista, io credo che l'iniziativa che noi abbiamo assunto - che era un'iniziativa, ripeto, volta a sollevare un problema politico e a mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità e a dichiarare anche un'intenzione di fronte al Paese - abbia sortito un effetto.

Dopodiché, è evidente che gli elementi di incongruenza, di contraddittorietà, di dubbia costituzionalità di questa legge rimangono tutti in piedi, così come rimane in piedi il suo carattere, dal nostro punto di vista, smaccatamente propagandistico (Applausi del deputato Brunetta).

Abbiamo fatto un piccolo passo in avanti dal punto di vista della presa d'atto della consapevolezza dei problemi, ma è evidente che rimane un nostro giudizio complessivamente critico, ripeto, sulla strada che si è scelta (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ad esprimere i pareri.

Prego, onorevole Richetti. Emendamento 4.5 Marcon.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Per le vie brevi, sono tutti inviti al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Emendamento 4.5 Marcon, mi rimetto all'Aula. Emendamento 4.50 D'Alia, contrario. Emendamento 4.3 Menorello, contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.5 Marcon.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, questi emendamenti mettono in rilievo un problema di una portata molto importante su questo provvedimento, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista finanziario, e mettono anche in evidenza un grave errore che c'è stato dal punto di vista del procedimento. Infatti, signora Presidente, è fin troppo evidente che questo provvedimento avrebbe avuto la necessità, quantomeno, di essere esaminato dalle Commissioni congiunte, ci sarebbe dovuto essere, a pieno titolo, il coinvolgimento della Commissione lavoro. I rilievi della Commissione lavoro all'interno dei pareri espressi sono stati molto, molto pesanti, molto circostanziati.

Allora, qui, si pone un problema che è stato oscurato, accantonato, nonostante, signora Presidente, noi abbiamo cercato, in tutti i modi e in tutte le maniere, nelle Commissioni di merito, di portare alla discussione questo argomento dei contributi figurativi, in ogni modo, perché senza risolvere questo problema noi non solo avremo contenziosi a non finire, ma sarà un problema, uno dei tanti che renderà non attuabile questa misura, se sarà definitivamente approvata; lo dico in maniera tassativa, non potrà essere applicata.

I contributi figurativi che noi continuiamo a versare, sia come dipendenti pubblici, sia come dipendenti privati, alla Camera, prevedono, poi, la possibilità, eventualmente, in un secondo momento, di ricongiunzione o meno; non si parla di questo, ma, peggio ancora, siccome non si può pagare due volte o pagare di più per avere la stessa situazione previdenziale, un'unica erogazione previdenziale, io penso in ogni modo che questo era un problema che andava risolto. Perché, siccome il provvedimento agisce in maniera retroattiva, per tutti i parlamentari attualmente titolari di vitalizio e che hanno versato i contributi figurativi, come si fa il calcolo, in che misura, che cosa ci sarà? La ricongiunzione o meno? E, nel caso ci fosse la ricongiunzione, che cosa si potrà fare rispetto anche al 33 per cento? E se non è così, a che cosa si va incontro, alla richiesta di restituzione dei contributi figurativi versati?

Ora c'è questo che è un problema che, volutamente, non è stato affrontato da parte della maggioranza, da parte del relatore e quant'altro, ma è un problema che è in piedi. Peraltro, il presidente dell'INPS, nel venire a relazionare sull'andamento dell'INPS nella sala della Regina poco tempo fa, pochi giorni fa, evidenziava che su questo problema dei contributi figurativi, della ricongiunzione e quant'altro, secondo il presidente dell'INPS bisognerebbe fare anche un'altra norma, oltre alle norme già esistenti, per tutte le questioni previdenziali che non riguardano certamente i parlamentari. Ora, davanti a una situazione del genere, anche qui si dice: invito al ritiro o parere contrario, ma non si dà una risposta.

Questo è un problema, altro che risparmio! Se dovesse andare in porto la legge - lo diciamo per questo, perché è uno dei tanti argomenti che farà esplodere il contenzioso e farà esplodere la spesa - altro che risparmio! Lo diciamo da subito, è uno degli argomenti per cui la Ragioneria generale dello Stato non è stata in condizione di fare la relazione tecnica, non è stata in condizione di quantizzare, non è stata in condizione di mettere la bollinatura, ma questo è solo uno dei profili, perché, poi, quando arriveremo agli altri emendamenti, diremo anche altre cose sulla situazione della copertura finanziaria.

Quindi, signora Presidente, noi siamo del parere che questo problema dei vitalizi vada affrontato, ma in maniera seria, facendo una legge che possa effettivamente funzionare, facendo una legge che non attivi contenziosi; solo in questa maniera, si può cercare di mettere riparo a questo tipo di situazione.

PRESIDENTE. Onorevole Palese, lei ha goduto di un privilegio perché, in realtà, l'onorevole Marcon mi ha appena detto che ritira il suo emendamento. Intendo il privilegio di parlare su un emendamento che, in realtà, il proponente adesso mi ha fatto sapere che ritira. Ovviamente lei ha parlato su un emendamento che però non c'è più, perché l'onorevole Marcon lo ha ritirato, ma dopo che le avevo dato la parola. Io, però, colgo l'occasione per ricordare all'Aula e, quindi, a tutti i gruppi, che c'è stato un accordo per concludere questo provvedimento entro la mattinata di oggi. Quindi, vi prego di regolarvi negli interventi, solo perché quell'accordo non può essere messo in discussione.

PIERO LONGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, non può essere messo in discussione, onorevole Longo, perché, in quest'Aula i gruppi hanno convenuto che, oggi, entro la mattinata, questo provvedimento si conclude.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.50 Dalia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto onorevole Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Intervengo sul Regolamento. Vorrebbe indicarmi, per cortesia, qual è la regola del Regolamento secondo la quale noi dobbiamo, tutti e ciascuno, attenerci ai tempi che sono dettati dai gruppi?

PRESIDENTE. Onorevole Longo, è chiarissimo. È chiarissimo, onorevole Longo, io penso che noi dobbiamo dare fiducia all'organizzazione dei gruppi, che sono previsti nel Regolamento quali organismi indispensabili al funzionamento dell'Aula. Per quanto mi riguarda, mi è stato comunicato un accordo, un'intesa tra tutti i gruppi e io sono tenuta a far rispettare quell'intesa. Poi, i singoli deputati si regolano come vogliono, ovviamente; ogni deputato è libero di fare quello che vuole, però, sapendo che i gruppi, compreso il suo, hanno preso un'intesa, ieri.

Allora, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Dalia, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Menorello, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Presidente, sugli identici emendamenti 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 5.6 Giacobbe, necessariamente parere favorevole.

Avendo dato parere favorevole agli identici emendamenti soppressivi, i pareri sugli altri emendamenti sono tutti invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Perfetto. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Presidente, mi rimetto all'Aula su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Compresi gli emendamenti 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 5.6 Giacobbe?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Compresi quelli.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 5.6 Giacobbe.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. L'emendamento 5.100 è stato necessario nell'espressione del parere della Commissione bilancio, signora Presidente, perché siamo in assenza di relazione tecnica. La storia della relazione tecnica è stata ricostruita, perché, su richiesta della Commissione, così come per tutti i provvedimenti legislativi che arrivano in Commissione bilancio, deve esserci la relazione tecnica. Qui si è fatta, c'è un'eccezione, perché il MEF ha chiesto al Ministero del lavoro, e il Ministero lavoro ha chiesto all'INPS, dopodiché, Ministero del lavoro ed INPS, non avendo prodotto nulla, dal punto di vista delle richieste che erano state effettuate, necessarie per la relazione tecnica, per la quantizzazione della spesa, della copertura finanziaria, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 81 della Costituzione, l'ufficio legislativo del MEF ha detto che vi era mancanza dei dati di base necessari per predisporre la relazione tecnica. Questo ha detto il MEF: mancanza dei dati di base necessari per predisporre la relazione tecnica! Dopodiché, si è andati in base a quella che era la convinzione di ognuno, e la Commissione bilancio è stata costretta a chiedere la soppressione dell'articolo principale, cioè dell'articolo intorno al quale girava la possibilità del mantenimento del funzionamento di questa legge con il coinvolgimento dell'INPS, che è l'articolo 5, che viene soppresso in virtù della mancata quantizzazione prevista dall'articolo 81 della Costituzione.

Noi abbiamo detto in Commissione, e ribadiamo in quest'Aula, che suggeriamo di porre questi correttivi perché la legge venisse fatta, ma fatta anche funzionare, e fatta perbene, perché così come è stato fatto nel passato, come con il decreto-legge n. 138 del 2011, fatto dal Governo Berlusconi, è stato ricordato ieri, quando c'è stata la riduzione dei compensi e delle indennità dei parlamentari, del numero dei consiglieri di amministrazione, ridotti da cinque a non più di tre, della riduzione numerica dei consigli comunali, delle giunte comunali, dei consiglieri regionali, la riduzione delle giunte regionali. Tutto questo era possibile perché era stato effettuato ante-sentenza rispetto alla riforma Madia, perché dopo quella sentenza già ieri è stato ricordato che non è possibile fare alcunché in riferimento a questo. Davanti a una situazione del genere, signora Presidente, è fin troppo evidente che bisogna ribadire in quest'Aula che questa legge, se sarà approvata, non solo non sarà applicabile, ma farà esplodere contenziosi e costi, e non produrrà risparmi! Noi non voteremo questa legge, perché non produce gli effetti sperati da chi vuole che ci sia una correzione sui vitalizi. E mi limito a citare uno dei tanti passaggi del parere espresso dalla Commissione bilancio, all'articolo 13: siano indicati precisi criteri per la determinazione dell'importo del trattamento previdenziale secondo il metodo contributivo, rimanendo comunque impregiudicata la necessità di svolgere una valutazione sulla complessiva coerenza di tali disposizioni, che incidono sui requisiti già maturati, con la disciplina generale in materia pensionistica, giacché analoghi interventi sui trattamenti previdenziali in corso non sono mai stati adottati nell'ambito della disciplina pensionistica applicabile ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali, a cui dovrebbe invece ispirarsi il provvedimento in esame, ferma restando comunque la necessità di determinare in modo univoco la natura e l'inquadramento sistematico dei trattamenti previdenziali disciplinati dalla proposta di legge in esame, anche al fine di escludere il verificarsi di successivi contenziosi che potrebbero vanificare i potenziali effetti di risparmio.

Ma più di quello che dice la Commissione bilancio, cosa altro si deve fare per dire che questa è una legge che non serve a niente, che non produrrà risparmio, e produrrà solamente caos, inapplicabilità e una presa in giro per tutti gli italiani? Solo questo c'è, perché è scritto negli atti parlamentari, non perché lo sosteniamo noi!

Noi riteniamo che vada corretta, perché sono stati ricordati ieri, dal collega Sisto e dal presidente Brunetta, tanti profili di illegittimità costituzionale, ma oltre quelli ci sono anche quelli finanziari, e quelli finanziari depongono in maniera univoca che faranno esplodere e aumentare contenziosi e costi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Presidente, intervengo solo perché questa storia della relazione tecnica è diventata la barzelletta di questo Paese, in più perché questo Partito Democratico, che così ancora si fa chiamare, ha pensato bene di evitare, all'organo che di solito fa la relazione tecnica per capire esattamente come si spendono i soldi dei cittadini e delle loro tasse, di fare appunto una relazione tecnica, di fare uno studio su quanto potesse costare, non costare o quanto andassimo a risparmiare con questa legge.

Il Partito Democratico, il partito di Governo, ha impedito alla Ragioneria di fare la relazione tecnica, per la sola paura di fare uscire dalla Camera e dal Senato quei dati che nessuno oggi può vedere. Io credo che questo Parlamento, su questo emendamento, dovrebbe fare una riflessione, e chiedersi per quale ragione una direzione del Ministero dell'Economia e delle finanze non può redigere, come normalmente accade, una relazione tecnica perché il Partito Democratico ha paura di tirar fuori dei dati. Questa è una cosa che per noi è imbarazzante. Pensavamo che ci fosse un'esigenza di avere più tempo per scrivere questa relazione tecnica, in realtà la motivazione sta proprio in quello che vi ho raccontato.

Vorrei sapere dal Governo per quale ragione la Commissione bilancio ha dovuto esprimere un parere senza avere il parere - direi superpartes - della Ragioneria, o comunque quello che la legge gli affida, cioè di scrivere una relazione che abbia dei numeri reali.

Vorrei, per favore, che il Governo rispondesse, perché c'è stata negata questa risposta. Sappiamo che la Ragioneria ha chiesto all'ufficio legislativo del Ministero dell'Economia di fare un “passaggio” con Camera e Senato, cosa che non è mai stata fatta, tant'è che questa lettera è rimasta su un tavolo. Quindi, Presidente, per favore, tramite lei, vorrei che il Governo ci spiegasse per quale ragione su questo provvedimento non c'è la relazione tecnica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, voteremo a favore della soppressione dell'articolo 5, perché ci sembra che questo punto, che era abbastanza centrale, sistemico, nella versione originaria di questa proposta di legge, non stesse in piedi, e giustamente ne è stata proposta la soppressione.

Il presidente dell'INPS, esorbitando dalle sue funzioni, in modo ironico, ci ha detto che l'INPS, se il problema sono gli oneri di gestione di questi vitalizi, è disponibile a farsene carico ad un prezzo simbolico di 1 centesimo. Naturalmente le cose non stanno così, perché in Commissione bilancio il Vice Ministro Morando - che io voglio ringraziare sempre per la serietà con cui si accosta al Parlamento, per il rispetto profondo che ha del Parlamento - ci ha spiegato benissimo come stanno le cose, e non stiamo parlando di qualche centesimo o di qualche migliaio di euro, ma di spese ingenti che starebbero dietro questa gestione separata dell'INPS.

Però, siccome Boeri fa lo spiritoso, vorrei fare anch'io qualche conto, e siccome lui dice che si può far carico di qualche centesimo per gestire in modo separato le pensioni dei parlamentari, gli vorrei dire di fare lo stesso rivedendo il suo compenso, che è di 220 mila euro l'anno più 45 mila euro di rimborsi, che è di 400 mila euro per tutti i componenti del consiglio di indirizzo dell'INPS e di 2 milioni 403 mila per le spese inerenti il collegio dei sindaci revisori, a cui si aggiungono 607.841 euro di rimborsi per i componenti del consiglio di indirizzo e 423 mila euro per i gettoni di presenza nei comitati regionali dell'INPS, istituto che ha uno scompenso di varie decine di miliardi, di cui parleremo quando arriveremo all'articolo 13.

Voglio mettere in evidenza come il presidente dell'INPS in tutta questa vicenda si sia comportato in modo assolutamente strumentale e inaccettabile nei confronti del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Indubbiamente la norma, così come è scritta e per le questioni che va a toccare, muove diversi profili, dalla costituzionalità alla questione economico-finanziaria e, in particolare, di copertura.

Questo emendamento è fondamentale e mi dispiace che la collega Castelli abbia un po' banalizzato anche il nostro dibattito in Commissione bilancio. Come ha detto poco fa, invece, il collega Melilla, il Vice Ministro Morando è stato molto, molto preciso e dettagliato nella descrizione dei rischi di un'approvazione tout court dell'articolo 5.

Quindi, noi voteremo questa soppressione dell'articolo 5 perché nella relazione tecnica, che doveva chiarire più che altro la virtuosità dell'articolo 13 che, nella ipotesi e nella volontà dei proponenti, avrebbe dovuto coprire gli oneri di questo articolo 5, giustamente il Governo ha detto che quella copertura non era plausibile perché gli oneri non erano quantificati e la virtuosità dell'articolo 13 è tutta da dimostrare e ancora oggi non dimostrata.

Quindi, l'articolo 5 è sicuramente scoperto, è sicuramente portatore di oneri per la finanza pubblica, oneri tra l'altro non quantificabili perché l'equiparazione del deputato e del senatore a un dipendente pubblico fa sì che la famosa quota di contribuzione del 33 per cento deve essere formata - quota che deve confluire in quel Fondo - dai versamenti dei deputati e dei senatori ma anche dalla parte spettante all'organo di appartenenza e, quindi, al datore di lavoro.

Questo fondo dell'INPS andava coperto con risorse non disponibili. Quindi, è chiaro che l'articolo 5 è scoperto. Dunque, noi voteremo l'emendamento, che deve essere approvato ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che abroga l'articolo 5. Non possiamo fare a meno di notare che, senza l'articolo 5, questa norma, ancora di più, ha il senso solo di una norma manifesto, non precisa, arraffata e molto, molto confusa.

Io capisco, insomma, la battaglia fra il PD e il MoVimento 5 Stelle su chi ha fatto prima l'abolizione dei vitalizi. È molto appassionante, quasi di più dei mondiali di nuoto che contemporaneamente si stanno svolgendo, però non è così appassionante dal farci votare una legge che sinceramente non si può leggere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Presidente, bisognerebbe evitare di far diventare quest'Aula un teatrino. L'onorevole Castelli sa benissimo quali sono le ragioni per cui il Governo ha proposto l'abolizione dell'articolo 5 e non ha presentato la relazione tecnica. Lo sa benissimo per il semplice fatto che è intervenuta dopo in Commissione bilancio, dopo che il Vice Ministro Morando aveva spiegato le ragioni. Quindi, o è intervenuta a sua insaputa oppure sapeva benissimo le ragioni, che sono ragioni molto semplici.

Passando alla gestione separata, come era previsto e come diceva adesso l'onorevole Tancredi, vuol dire che anche da parte del datore di lavoro - e quindi da parte delle Camere - ci deve essere il versamento al Fondo. Questo è un aumento di spesa rispetto alla situazione attuale che può essere compensato dall'articolo 13, perché prevedendo il ricalcolo si determina certamente una minore spesa in quanto, se pure per qualche situazione personale vi fosse un aumento, è comunque previsto che questo non venga elargito e, quindi, al massimo il singolo parlamentare avrebbe il vitalizio o la pensione simile ad oggi se con il ricalcolo dovesse essere superiore. Quindi, c'è certamente un risparmio, ma per sapere se le due cose si compensano bisogna fare la somma di tutte le singole situazioni e questo comporterebbe un lavoro che non ci avrebbe permesso di arrivare in Aula nei tempi previsti.

Da qui è venuta la proposta perché semplifica la situazione mantenendo la gestione in capo alle Camere e, quindi, dal punto di vista finanziario con la soppressione dell'articolo 5 non ci sono più problemi di carattere finanziario e questo è ciò che ha portato ad esprimere la proposta di parere favorevole da parte della Commissione bilancio. L'ho fatto come relatore, pur manifestando delle obiezioni sul testo nel suo complesso, ma sul piano finanziario con la soppressione dell'articolo 5 problemi non ve ne sono più. Questo lo sanno tutti, in primo luogo chi è in Commissione bilancio come l'onorevole Castelli, che non ha bisogno di fare nessuna richiesta al Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e 5.6 Giacobbe, con il parere favorevole della Commissione mentre il relatore di minoranza e il Governo si rimettono all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Ovviamente, sono precluse le votazioni degli emendamenti 5.5 Marchi, 5.4 Marcon, 5.50 Marchi e anche la votazione dell'articolo 5, che abbiamo appena soppresso.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Ha un parere riassuntivo, onorevole Richetti?

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Purtroppo no, Presidente. La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti 6.14 Luigi Di Maio, 6.19 Cecconi e degli identici emendamenti 6.5 Russo e 6.16 Menorello. Il parere è favorevole sull'emendamento 6.13 Marcon. Sugli emendamenti 6.50 Melilla, 6.17 Menorello, 6.4 Russo, 6.15 Marotta e 6.55 Marchi c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Sui subemendamenti 0.6.200.1 Dadone e 0.6.200.3 Francesco Saverio Romano invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il subemendamento successivo è stato ritirato prima della seduta.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Subemendamento 0.6.200.4 Francesco Saverio Romano, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 6.200 della Commissione, parere favorevole. Emendamenti 6.18 Cecconi, 6.21 e 6.20 Marotta, 6.3 Sisto, 6.11 Marchi e 6.1 Giorgia Meloni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, prego, a lei la parola.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 6.14 Luigi Di Maio e 6.19 Cecconi, parere favorevole. Sugli identici 6.5 Russo e 6.16 Menorello, parere contrario. Sul 6.13 Marcon, parere favorevole. Sugli emendamenti 6.50 Melilla, 6.17 Menorello, 6.4 Russo, 6.15 Marotta, 6.55 Marchi, parere contrario. Sul submendamento 0.6.200.1 Dadone, parere favorevole. Sui submendamenti 0.6.200.3 Francesco Saverio Romano e 0.6.200.4 Francesco Saverio Romano, parere contrario. Sugli emendamenti 6.200 della Commissione e 6.18 Cecconi, parere favorevole. Sugli emendamenti 6.21 Marotta, 6.20 Marotta, 6.3 Sisto, 6.11 Marchi, parere contrario. Sul 6.1 Giorgia Meloni, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Grazie, allora passiamo alla votazione dell'emendamento 6.14 Luigi Di Maio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Questo emendamento ripropone, anche in questa proposta di legge che stiamo esaminando oggi, un tema che portiamo avanti da anni in questa legislatura, cioè l'applicazione della legge Fornero a tutti i parlamentari della Repubblica.

Questa proposta l'abbiamo prima presentata nelle riforme costituzionali, e ce l'avete bocciata, poi l'abbiamo presentata a febbraio, ma anche in tutti i bilanci della Camera e del Senato di questi anni, e ce l'avete bocciata, sotto forma di delibera in Ufficio di Presidenza della Camera, poi la stiamo proponendo qui come proposta di emendamento alla legge e sicuramente la ripresenteremo anche nel bilancio della Camera, che discuteremo la settimana prossima.

Che cosa chiediamo? Chiediamo una cosa che, fino a qualche tempo fa, voi giudicavate o populismo o demagogia, soltanto che poi questo populismo e demagogia lo ha fatto proprio anche il collega Richetti, dicendo che lo vuole applicare dalla prossima legislatura.

Però, signori, noi abbiamo gli occhi degli italiani puntati addosso, stiamo ricalcolando i vitalizi delle legislature precedenti alla XVII e leggendo un emendamento, che viene dopo, della Commissione, applichiamo la legge Fornero ai parlamentari della prossima legislatura. Non è che ci sarà un po' di conflitto di interessi nel fatto che proprio la XVII legislatura resta salva dall'applicazione della legge Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Credo proprio di sì ed è per questo che noi stiamo presentando questo emendamento, qui stamattina, e mi fa piacere che in questi giorni il collega primo firmatario di questa proposta di legge abbia fatto il giro delle TV, legittimamente, a dire che ha una grande sensibilità sulle disparità sociali e non accoglie quindi quella che è l'altra teoria del Partito Democratico, cioè che facendo questa legge stiamo facendo “macelleria sociale”. Mi permetto di dire che “macelleria sociale” l'avete fatta voi con i tagli alla sanità, col Jobs Act e con la legge Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma se deve essere “macelleria sociale”, lo sia anche per i parlamentari, visto che la legge Fornero l'avete applicata a tutti, tranne che alla legislatura XVII.

Dico un'altra cosa. Come ho già anticipato, questa proposta sull'applicazione della legge Fornero a tutti i parlamentari noi la presenteremo anche la settimana prossima negli ordini del giorno al bilancio della Camera, con una prospettiva differente, perché quest'anno sono caduti tanti tabù sull'ammissibilità di questi ordini del giorno, ma più avanti, con un emendamento relativo all'articolo 13, su cui speriamo di avere parere favorevole dal relatore, noi presentiamo anche la rinunciabilità a questa pensione, così cominciamo a sancire anche il diritto dei parlamentari di poter rinunciare ai privilegi, perché noi, da quando siamo arrivati qui, ogni mese facciamo un bonifico dalla nostra indennità parlamentare sul fondo del Ministero dello Sviluppo economico (Applausidei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle - Commentidei deputati del gruppoPartito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, vi prego. Vi prego, ognuno ha potuto parlare in quest'Aula tranquillamente.

LUIGI DI MAIO. Signori, il Ministero dello sviluppo economico lo dirigete voi; andate a vedere il conto corrente del Fondo del microcredito e vedete che ci sono 22 milioni di euro versati dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle, 22 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Stavo portando avanti una discussione molto pacata, ma, come vedete, il Partito Democratico poi deve sempre avvelenare il clima in Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Di Maio, concluda.

LUIGI DI MAIO. Per concludere, Presidente, io la ringrazio che li ha richiamati…

PRESIDENTE. Ha un minuto.

LUIGI DI MAIO. Vorrei concludere. Un minuto, l'utilizzo per dire soltanto un'ultima cosa. Chiederei al collega Richetti di cambiare il parere su questo emendamento. Votiamolo, perché ieri, soprattutto dai banchi del centrodestra, venivano lanciate una serie di accuse al Partito Democratico, dicendo: state inseguendo Grillo e il MoVimento 5 Stelle, ma sarà sempre troppo poco quello che farete con questa legge. Ebbene, noi vi chiediamo di fare di più con questa legge, applicando anche la legge Fornero ai parlamentari, perché altrimenti sarà comunque un passo avanti, ma sempre troppo poco e troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Quando si hanno tutti gli occhi degli italiani puntati addosso, soprattutto se si ricopre il ruolo di Vicepresidente della Camera, la cosa richiederebbe un quid di serietà maggiore, perché non pretendo che lo sappia il mio collega, l'onorevole Di Maio, e nemmeno il mio collega Di Battista, che lui sì ieri sera era a reti unificate a vendersi il provvedimento, mentre io ero qua insieme ai colleghi a votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma il provvedimento del quale si dice: siamo pronti a votare la legge Richetti, vediamo se il PD fa sul serio, ora devo comunicare, suo tramite, all'onorevole Di Maio, che ha scoperto che il relatore vuole portare la Fornero solo dalla prossima legislatura, che bastava chiederlo ai suoi colleghi, perché la legge esce dalla Commissione con una età di accesso al beneficio della pensione, come tutti. Il contributivo, secondo Fornero, scatta da subito, il beneficio dell'assegno scatta a 65 anni, età scritta, con valore assoluto, nella legge.

C'era una discussione legata all'applicazione dei criteri anagrafici, cioè di beneficio dell'età - non il ricalcolo, che scatta subito -, che porta gradualmente a 66, 66 e sette mesi, 67. Da notare, Presidente, che la Fornero ha una parabola che alza nel tempo l'età, ma l'età media a cui quest'anno gli italiani sono andati in pensione, essendo dentro a quella parabola, non è 67 anni, è molto meno. Ci si arriverà e si arriverà anche ad un'età più avanzata. Per cui abbiamo detto: si può tenere ciò che esce dalla Commissione, quindi 65 anni, e fino all'altro giorno, anzi fino all'altro minuto, la Richetti subito, avanti, ci siamo. Ci siete sui 65 e non ci siete sulla Fornero dalla prossima legislatura? Chiedete questo? Chiedete di tenerci il testo di Commissione? Perché io sono andato in Comitato dei nove e c'erano gli stimati colleghi Toninelli e Cecconi, per conto del gruppo dell'onorevole Di Maio, testimoni i miei colleghi, tutti i funzionari, i muri e le biblioteche, tutti d'accordo su questo emendamento, che è l'emendamento della Commissione.

Se si vuole guardare negli occhi gli italiani, gli si cominci a dire la verità, qui dentro, fuori, nelle Commissioni, perché questo è il teatrino di cui non se ne può più, questa è la mistificazione continua di questa storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Stiamo facendo un intervento puntuale, serio e siccome è da ieri che me la raccontate su un rischio di incostituzionalità e sulle forzature, bene si faccia il ricalcolo, non ha precedenti - sono serie le preoccupazioni che mi mostrate - e si faccia un innalzamento graduale che dice: 65 oggi, dal prossimo Fornero. Si è fatto così da prima che Richetti, Di Maio, Di Battista – malgrado, qualcheduno sta pensando - si occupassero di queste cose. Si è fatto così nel 2012, quando da 50 si è arrivati a 60, si fa così oggi, quando a 65 si attua la legge Fornero. Questo è un modo serio ed è appena andata in onda, Presidente, la differenza tra il populismo e il riformismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, mi dispiace per il collega Richetti, ma noi non pensiamo che lui abbia la credibilità e la serietà e, soprattutto, nella vicenda specifica si intende, la coerenza di poter rinfacciare ad altri colpe reali: quando si vuole essere coerenti lo si deve essere fino in fondo. Hanno ragione i 5 Stelle, ha ragione Di Maio, a dire che è sospetto, è anomalo, è strano che una legislatura voglia disporre solo per l'avvenire per certe cose: se c'è una legge che vale per tutti gli italiani, che è la “legge Fornero”, deve valere anche per i parlamentari. Certo, è strano, fino a qualche giorno fa ricordo una battaglia dei 5 Stelle per impedire lo scandalo e la vergogna per cui dopo soli cinque anni e sei mesi si aveva la pensione, dopo una sola legislatura. Nessun cittadino italiano la prende solo dopo cinque anni: non sarà che tutti i parlamentari dei 5 Stelle hanno solo cinque anni, anzi, adesso, forse, cinque anni e sei mesi?

Voglio anche dire che la stranezza di quest'articolo 6, che noi non possiamo votare e mi meraviglio che lo votino i 5 Stelle, è il comma 1, che dice: “Hanno accesso al trattamento previdenziale coloro che hanno esercitato il mandato parlamentare per almeno cinque anni”, ecco lo scandalo e la vergogna. E ancora: “La frazione di un anno superiore a sei mesi è computata come anno intero”: quindi, anche se si va a votare a novembre state cristallizzando l'imbroglio che si ha diritto alla previdenza da parlamentari.

Allora, noi votiamo per l'estensione della “legge Fornero” a tutti, a cominciare dai parlamentari, ma ci meravigliamo che di fronte allo scandalo, fino a qualche mese fa, sbandierato da tutti, oggi è passato il silenzio. Noi, invece, non taceremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, se nella legge, che si scrive Richetti, ma si legge MoVimento 5 Stelle, è apparsa scritta la parola “Fornero” è esclusivamente merito del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con un recepimento riformulato dal primo firmatario Richetti dell'emendamento Di Maio. La proposta del MoVimento 5 Stelle, ovviamente, era di applicarla sin da subito e a tutti, ma, purtroppo, apprendiamo che il Partito Democratico non è in grado, ma abbiamo anche la forza di dire che è comunque migliorata, anche se loro cercano sempre e comunque di salvare qualcheduno. La verità è che applicare la legge Fornero è esclusivamente il recepimento di una richiesta del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché il Partito Democratico sapete che cosa avrebbe fatto? Avrebbe applicato la media dell'età pensionistica attuale, che è di circa 59 anni. Avete capito il risultato che portavano a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Ieri, il deputato Marotta di Alternativa Popolare-NCD sosteneva che toccare i vitalizi fosse qualcosa di irragionevole perché le loro famiglie si erano calcolate il modo in cui avrebbero potuto vivere negli anni successivi. Una domanda vi faccio, perché lo ricorderò sempre: la Meloni ha votato la legge Fornero, Bersani ha votato la legge Fornero, Forza Italia ha votato la legge Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), poi dite che c'era stato il colpo di Stato; l'avete votata tutti la legge Fornero (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)… la Lega non l'ha votata è vero. Ebbene, quando in questo Parlamento, da destra a sinistra, avete votato la legge Fornero, avete pensato che fosse irragionevole toccare i diritti di quelle famiglie? L'avete pensato? Sì o no? Richetti: ci accusate che diciamo sempre “no”, è chiaro abbiamo detto “no” alle vostre indecenze con orgoglio.

Questa legge la votiamo almeno, a me non me ne frega niente, vostra o non vostra, non me ne frega niente: si fanno dei tagli ai vitalizi? Bene: sono convinto che senza i 5 Stelle in questa legislatura non si sarebbe mai arrivati in questo punto minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questo lo sapete bene, però - e concludo, Presidente - chiediamo qualcosa in più: ovvero l'applicazione della legge Fornero da ora e non dalla prossima legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, credo che anche il dibattito su questo emendamento testimonia il registro di questa discussione. Francamente non credo, come dice l'onorevole Richetti, che qui stiamo assistendo ad una sfida tra populismo e riformismo: stiamo assistendo ad una sfida tra demagogia e demagogia a bassa intensità, in cui naturalmente chi si trova a rincorrere, poi, non rincorre mai abbastanza. Sì, la sua è quella della demagogia a bassa intensità, che, evidentemente, viene travolta da chi questa posizione l'assume più compiutamente.

Noi ci asterremo anche su questo emendamento, perché se il tema diventa applicare le norme della legge Fornero per tutti non si capisce perché questo debba avvenire dalla prossima legislatura e non da questa. Avremmo avuto la necessità - avremmo avuto la necessità - di un intervento davvero nel segno dell'equità: stiamo facendo un provvedimento a fortissimo rischio di incostituzionalità che rimarrà lettera morta, che non ci consentirà di affrontare quelle storture che pure ci sono nel sistema che ereditiamo e che sta dando luogo semplicemente ad un dibattito a chi la spara più grossa. È anche con questo spirito che ribadiamo la nostra estraneità a questo modo di procedere (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Devo dire che trovo questa discussione surreale, perché non c'è solo chi l'ha votata e chi non l'ha votata la legge Fornero, c'è anche chi ci ha scioperato contro quella legge e ha cercato di impedirla, come ha fatto il sottoscritto insieme a molti metalmeccanici e non solo. Noi lo voteremo questo emendamento, perché così la facciamo finita con l'ipocrisia, ma lo votiamo non perché siamo entusiasti della legge Fornero, ma perché non lo è la maggioranza degli italiani e a questo esercizio masochistico - il masochismo è quello fatto sugli italiani, non su questo Parlamento - noi non partecipiamo. Quindi, votiamo perché finisca questa ipocrisia e vi aspettiamo per cambiarla per tutti la legge Fornero e per abbassare l'età pensionabile. In questa legislatura non ci si è riusciti, vediamo se in questa campagna elettorale gli italiani sceglieranno chi la vuole abbassare l'età pensionabile, a partire dagli italiani, magari, dopo, si correggerà per i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Povero Partito Democratico, povero collega Richetti, in quale guaio vi siete infilati ad inseguire demagogicamente il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Voi non siete bravi come loro: i colleghi del MoVimento 5 Stelle sono molto più bravi e, consentitemi, sono anche molto più coerenti di voi. Vi siete infilati in un guaio che vi distruggerà: distruggerà la vostra credibilità, distruggerà il vostro onore. Leggo dalle cronache del vostro dibattito all'interno del gruppo di ieri: vi siete spaccati, perché ci sono quelli che conoscono la materia e che non hanno l'imprinting demagogico del vostro segretario Renzi, che hanno fatto rilevare l'incostituzionalità di tutta questa storia, di tutta questa vicenda.

Siamo di fronte a un provvedimento di facciata, a fuffa, a fuffa demagogica, a un palcoscenico per vedere chi è più corrivo nei confronti dell'opinione pubblica peggiore. Ma, vedete, non arriverete mai alla demagogia del MoVimento 5 Stelle e al populismo del MoVimento 5 Stelle, perché la vostra struttura, la vostra base, i vostri parlamentari hanno mantenuto ancora un minimo di senso di responsabilità e di coerenza.

Vi spaccate e diventate ridicoli: povero Partito Democratico, diventato partito della demagogia, PD: Partito della demagogia impotente. State ridicolizzando quest'Aula, dove avete trecento rappresentanti, trecento parlamentari ridicolizzati in questa vicenda assurda, magari, avendo già fatto l'accordo al Senato con l'ottimo Zanda per insabbiare tutto. Ma ce lo diciamo questo? Che al Senato c'è già l'accordo per insabbiare tutto? Per cui noi siamo attori, voi siete attori demagogici e ridicoli di una rappresentazione di un fescennino assolutamente assurdo e assolutamente incompatibile!

Una piccola cosa: l'emendamento D'Attorre all'articolo 1, ma sapete che se quello venisse portato ed esteso, vorrebbe dire la chiusura del Parlamento? Glielo ricordo anche a lei, signora Presidente. Cioè, dire che una norma ordinaria impedisce nel futuro di cambiare attraverso altre norme ordinarie, vuol dire che si chiude il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Ma vi rendete conto di quello che state facendo? Del ridicolo in cui vi siete cacciati?

E devo dire, come non avere simpatia per il MoVimento 5 Stelle, che vi ha ucciso in questa fase, che vi ha ucciso, che ha ucciso la vostra rincorsa demagogica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), rincorsa demagogica che porterà alla vostra distruzione. Noi, per parte nostra, manterremo la nostra coerenza e la nostra coerenza è: i vitalizi, noi, li abbiamo cambiati per davvero nel 2011-2012, voi state facendo solo una sceneggiata per paura di Beppe Grillo, vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo. Chiedo ai colleghi di Forza Italia di ascoltare perché sto leggendo una cosa che li riguarda. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Come da prassi costante, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi. Oggi abbiamo di fronte a noi il ritorno del proporzionale: auguri! Tutti contro tutti! Felicità a questo sistema Italia! Ho scoperto anche oggi che l'onorevole Gelmini è stata iscritta d'ufficio al Partito Democratico: sbaglio, o ho letto l'intervista sul Corriere della Sera, in cui si dice che Forza Italia è divisa? Non ho visto, ieri, sul voto delle pregiudiziali nessun vuoto del Partito Democratico contrario all'indicazione del gruppo, eppure si vede che o il capogruppo di Forza Italia non sa cosa succede nel gruppo, e questo è possibile, oppure il capogruppo di Forza Italia si è scordato di leggere i giornali stamani! Questa è demagogia? La demagogia forse ne fa di più chi cerca di difendere un privilegio. Qui abbiamo una grande differenza, veramente, signora Presidente, fra riformismo e populismo. La demagogia si fa in tanti modi, la demagogia si fa anche cercando di difendere degli interessi. Noi abbiamo fatto una norma, che è una norma equilibrata, credo che l'Italia abbia bisogno di persone equilibrate; e oggi, da Di Maio a Brunetta, ci hanno fatto vedere, a noi italiani, come l'equilibrio non è nelle loro corde...

PRESIDENTE. Grazie.

DAVID ERMINI. ...e invece noi abbiamo bisogno di un sistema che dia equilibrio a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.14 Luigi Di Maio, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.19 Cecconi, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo agli identici emendamenti 6.5 Russo e 6.16 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, solo per sostenere, ovviamente, il nostro emendamento 6.5 e rammentare al sempre cortese collega Ermini, tramite la sua autorevole Presidenza, che il pluralismo nell'ambito di un gruppo e il rispetto delle singole opinioni è esattamente il contrario di quello che egli vorrebbe far passare. Forza Italia ha assunto un atteggiamento chiarissimo sul piano costituzionale, ha motivato puntualmente le proprie ragioni, mi sembra che, invece, guardare in casa d'altri è uno sport, diciamo così, non consentito. Credo che il collega Ermini, tramite la sua autorevole mediazione, debba essenzialmente guardare in casa propria, e non è facile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.5 Russo e 6.16 Menorello, con il parere contrario dei relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.13 Marcon, con il parere favorevole dei relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

L'emendamento 6.50 Melilla è ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.17 Menorello, con il parere contrario dei relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Russo, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.15 Marotta, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Il successivo emendamento 6.55 Marchi è ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.200.1 Dadone, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.200.3 Francesco Saverio Romano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.200.4 Francesco Saverio Romano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 6.200 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Il 28 giugno del 2012, e questa è una storia a cui molti di voi hanno partecipato, questo Parlamento ha approvato la famosa legge Fornero e milioni di cittadini italiani, fuori da questo Parlamento, da un giorno all'altro, si sono visti passare l'età pensionabile che, ormai, era prossima, il loro riposo era ormai arrivato, si sono visti allungare il tempo del pensionamento da un anno o qualche mese a cinque anni o a dieci anni di distanza.

Io, Andrea Cecconi, ho 33 anni, se non fossi un deputato, andrei in pensione a 70, 72 anni, se fossi un normale cittadino. Per esempio, mia moglie, 32 anni, infermiera, andrà in pensione nel 2050 a 72 anni. Ora, perché io sono deputato, invece, voi state dicendo che devo andare in pensione a 65 anni. Lo capite che è una cosa che non è più tollerabile, in questo Paese? Non è tollerabile, non si può più giustificare. Poi, è chiaro che nel Partito Democratico, voi presentate un emendamento in cui la legge Fornero viene applicata dalla prossima legislatura e non viene applicata da quella in corso, perché, voi potete parlare quanto volete, ma avete al vostro interno e, soprattutto, al Senato, ma anche alla Camera, tanti deputati che a febbraio si aspettano di prendere il vitalizio, che hanno già costruito il loro futuro, da febbraio in poi, con il vitalizio pagato dai cittadini, perché è questa la verità. Marchi, il deputato del parere al fulmicotone della Commissione bilancio, ha sessant'anni, ha fatto due legislature e si aspetta di andare in pensione col vitalizio a marzo. Ed è per quello che contesta questa legge. Così come tanti altri deputati all'interno del Partito Democratico che fanno così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come Titti Di Salvo, che è prossima, Baratti, Ginoble, Melilla; allora, non raccontiamoci le balle in quest'Aula, dicendo che si sta facendo un'operazione di giustizia, si sta facendo un'operazione perché voi del Partito Democratico non riuscite a tenere i vostri e dire ai cittadini che la cosa giusta da fare è andare in pensione e prendere i soldi come tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma ci salviamo per questa legislatura e, in futuro, si vedrà.

In ogni caso, quello che è stato fatto dal MoVimento 5 Stelle con questo provvedimento, è stato un lavoro ottimo, dal nostro punto di vista. Una battaglia durata dieci anni del MoVimento 5 Stelle che, finalmente, vede un compimento e senza di noi questo non si sarebbe mai visto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Da domani, quando entrerà in vigore la legge, tutti gli ex parlamentari, noi inclusi, quando lo diventeremo, avremo uno stipendio e una pensione differita, corrisposta rispetto a quanto abbiamo contribuito, su quanto abbiamo versato, da subito, e noi avremmo voluto che già da questa legislatura, cioè da oggi, noi parlamentari ci adeguassimo alla realtà e alla vita di tutti i cittadini italiani e quindi applicare anche a noi stessi che siamo qui la legge Fornero. Voi non avete voluto, voi non volete, noi non siamo d'accordo su questo; questo emendamento è parzialmente accettabile, per quanto riguarda l'applicazione della legge Fornero, io e la collega Dadone abbiamo presentato un subemendamento per togliere la seconda parte e avete dato parere contrario a quel subemendamento, il nostro sarà un voto d'astensione, rivendicando che questa è stata comunque una vittoria del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Su questo emendamento la domanda è quella che mi ponevo prima, ma perché dalla XVIII legislatura? Allora, facciamolo dalla XIX, dalla XX, perché dalla XVIII? Qual è il criterio che si applica per cui si prende questa pensione privilegiata che vale per la XVII e non vale più dalla XVIII in poi, una nella quale, magari, i parlamentari potranno riunirsi per dire: allora, varrà dalla XIX. Voi, oggi, avete istituito il “milleproroghe” dei privilegi dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con il quale nei prossimi anni si potranno ancora rinviare questi privilegi. O lo si fa adesso o non lo si fa più. L'ultima cosa, Presidente, una cosa che ci rincuora è: allora si poteva fare, si poteva applicare la legge Fornero ai parlamentari, cosa che qui c'è sempre stato detto: non si può fare è demagogia. Prendiamo atto che si può fare, ma non lo fate come vogliamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Intervengo, perché questo emendamento è il classico emendamento truffa, Presidente, di una legge truffa, così come quella della finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, non so se i colleghi del PD la ricordano. In pratica cosa dice? Dice che la legge Fornero si applica, ma dopo, per altri e non per i parlamentari di questa legislatura. Davanti agli emendamenti truffa io voto in maniera contraria, perché semplicemente non voglio prendere in giro i cittadini. Non c'è nulla di buono in questo emendamento, se non quello dell'aspetto mediatico, cioè poter dire che sì, si applicherà la legge Fornero, forse, ma chissà quando e per chissà chi. Allora, siccome penso che davanti ai cittadini bisogna avere la possibilità di continuare a guardarsi allo specchio, e siccome davanti alle leggi truffa come quelle sul finanziamento finto ai partiti il sottoscritto ho votato contro, con coerenza continuo a votare contro anche a queste leggi, che non aboliscono assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Presidente, vorrei solo riportare il dibattito sul punto, perché se andiamo sul tema della legge truffa, temo di non poter competere, perché è materia per me complicata. Noi stiamo facendo una trasformazione in atto che porta i colleghi che sono stati citati dal collega Cecconi, il collega Marchi e la collega Di Salvo, a intervenire su di loro ricalcolando immediatamente un diritto che avevano già acquisito. Quando arriverete a questo punto, potremo discutere e conversare insieme, perché di questo stiamo parlando. Non rinviamo di nuovo, onorevole Di Maio, la Fornero, l'applichiamo subito. C'è un tema sull'età. Io non so più a cosa ricorrere, perché le slide non c'hanno portato bene, i grafici così così: le sto spiegando che oggi l'età è di 65, e da qui si comincia a crescere, in maniera graduale e progressiva, come sta accadendo per tutti gli italiani. Come sta accadendo per tutti gli italiani! Dopodiché, c'è un punto, perché il PD è il partito più diviso, ma Forza Italia la lasciamo stare, e Nuti e Cecconi, uno vota contro e l'altro si astiene, su un emendamento che è della Commissione. Non è un emendamento del sottoscritto o del PD, ma arriva in Aula come emendamento della Commissione, come punto di sintesi del lavoro di tutti, e sono contento che anche i vostri sguardi siano rivolti a questo lavoro, perché è un punto che in Commissione non ha trovato l'opposizione di nessuno. Per cui, noi andiamo avanti, e andiamo avanti con convinzione. È a questa domanda che dovete rispondere: porta più in prossimità agli italiani o meno, rispetto al testo uscito dalla Commissione? Questo è quel miglioramento a piccoli passi che, articolo su articolo, sta avvenendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Miccoli. Ne ha facoltà.

MARCO MICCOLI. Presidente, a parte che fa abbastanza sorridere ascoltare i protagonisti della truffa delle firme false parlare di legge truffa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e della truffa che si sta facendo delle finte sospensioni dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, però vorrei entrare nel merito, nelle cifre di questo privilegio. Infatti, sono andato a farmi fare i conti dall'INPS, o meglio ho fatto - lo spiego all'onorevole Di Maio e all'onorevole Di Battista - l'estratto contributivo, per chi, come me, ha lavorato 34 anni, di cui 27 passati a fare l'operaio. Quindi, sono andato all'INPS e mi sono fatto fare il calcolo della mia pensione, che scatterà a 67 anni, indipendentemente da quello che voteremo qua. Che cosa succede? Succede che però, a 65 anni, prenderò per due anni 950 euro al mese, che è la pensione di parlamentare che scatta in questa legislatura. Quindi, per due anni prenderò 950 euro al mese, e per i successivi anni, a 67 anni, ne prenderò 1.750. Questo è il privilegio di cui parlano gli esponenti del MoVimento 5 Stelle, quelli che dicono che questa è una legge truffa, e che fanno le firme false per essere qui in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Sono così preclusi gli emendamenti 6.18 Cecconi, 6.21 e 6.20 Marotta, 6.3 Sisto e 6.11 Marchi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Giorgia Meloni, con il parere contrario della Commissione, mentre si rimettono all'Aula il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, solo per annunciare il voto contrario per quello che, come abbiamo detto, è inammissibile, cioè che i parlamentari, a differenza di tutti gli altri cittadini, solo dopo cinque anni, anzi quattro anni e sei mesi, maturino il diritto a una pensione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Presidente, sull'emendamento 7.200 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.200 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Noi voteremo favorevolmente sull'emendamento 7.200 della Commissione non ritenendolo comunque esaustivo. Cioè, qui c'è stato un problema, rilevato dalla Ragioneria dello Stato e recepito dalla Commissione, di indeterminatezza di questa norma in molti suoi passaggi. Il più clamoroso è quello all'articolo 13; non si capiscono i metodi e i principi del ricalcolo e nemmeno gli emendamenti della Commissione li chiariscono. Anche qui la faccenda del passaggio al contributivo, come abbiamo detto anche ieri, si presta a diverse interpretazioni che, in un senso o nell'altro, possono portare a risultati diversi. Ad esempio, questo passaggio al contributivo e al metodo usato per i lavoratori dipendenti imporrà anche ai lavoratori dipendenti di pagare un'indennità aggiuntiva per la reversibilità, cosa che oggi i parlamentari fanno? Oppure eviterà ai parlamentari di pagare questa contribuzione aggiuntiva? Sapete benissimo che mentre un lavoratore dipendente per la reversibilità paga l'8,8 per cento noi invece, a seguito di questo provvedimento, verremo a pagare il 13 per cento. Quindi, delle due l'una. Si dovrebbe fare un'equiparazione, perché anche il contributo per la reversibilità è sottoposto a tassazione per i parlamentari. Ma questo è solo un esempio.

Noi crediamo che l'emendamento della Commissione, che dice che comunque questo passaggio verrà determinato dalle Camere, sia un principio che viene stabilito in linea con il principio dell'autodichia, di cui con questa norma abbiamo fatto carta straccia ma, comunque, almeno conserviamo un po' di buonsenso e un po' di cultura istituzionale e giuridica, e comunque migliora il testo dell'articolo 7 che per noi in ogni caso rimane non esaustivo e non soddisfacente. Perciò, su questo emendamento comunque voteremo favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Questo articolo 7, sulla determinazione del trattamento previdenziale con il sistema contributivo, è un altro dei punti cardine di questa proposta di legge. Vorrei che fosse chiaro che in Italia ci sono decine di fondi di gestione previdenziale, molti separati e alcuni accorpati nell'INPS, e di questa miriade di fondi separati, se escludiamo i commercianti, che hanno un attivo di 600 milioni l'anno, e i lavoratori dello spettacolo, con un attivo di 422 milioni di euro l'anno, c'è solo il Fondo dei parasubordinati che ha un attivo consistente di 7,2 miliardi. Il resto è veramente uno sfacelo dal punto di vista del rapporto prestazioni-contribuzioni. Infatti, abbiamo il Fondo clero per i sacerdoti e maestri di culto, i quali hanno uno sbilancio in percentuale più ampio perché versano il 32 per cento di quello che ottengono. Il Fondo dipendenti pubblici ha un passivo di 29 miliardi, quello dei ferrovieri di 4 miliardi, quello degli artigiani di 3 miliardi 600 milioni, quello dei contadini di 3 miliardi 100 milioni, quello dei trasporti, escluso il Fondo volo aereo sul quale stendiamo un velo pietoso, è di un miliardo. Il saldo tra i contributi e le prestazioni, tolti i soli tre fondi attivi di cui però quello veramente attivo è il Fondo parasubordinati, è di 26 miliardi e mezzo.

Ci rendiamo conto che se noi oggi apriamo questa finestra domani, al di là degli emendamenti che qui andiamo ad approvare, chiunque potrà andare a chiedere ad ogni fondo un rientro dagli equilibri. Ci sono delle categorie che questo problema non se lo sono poste perché sono fondi autonomi e ci sono categorie, come i liberi professionisti, che, tranne i giornalisti, hanno un fondo largamente attivo. I giornalisti, che invece hanno uno sbilancio enorme, hanno provveduto, tramite una dichiarazione della loro presidente, a dire che rifiutano di confluire nell'INPS perché ciò significherebbe rinunciare all'autonomia dell'INPGI e aggiunge: “Dalla libertà economica nasce quella politica, etica e morale”. Questo vale per i giornalisti, naturalmente, e non si capisce perché non dovrebbe valere per altre categorie che, invece, sono in una situazione pesante dal punto di vista delle prestazioni rispetto alle contribuzioni.

Al proposito, io vorrei dire su queste categorie che pur avendo queste situazioni, in questa Camera, collega Cecconi, che ha fatto i conti sbagliati sulla mia età anagrafica e sulla mia persona perché avrebbe potuto nominare, al posto mio, uno qualunque dei 630 parlamentari qui presenti, che in Commissione il suo MoVimento, qualche giorno fa, ha votato affinché i giornalisti possano andare in pensione a 58 anni, se donne, e a 60, se uomini (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e con molto senso di responsabilità si è votato, in Commissione e poi anche qui, che i lavoratori delle banche possono avere un abbuono di sette anni rispetto all'età pensionabile, perché appartengono alla situazione, come tutti sanno, di grande crisi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Melilla.

GIANNI MELILLA. Quindi, prima di parlare mettiamo in relazione i polmoni con un altro organo (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.200 della Commissione, su cui il relatore di minoranza e il Governo si rimettono all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Sono costretta a richiamare l'attenzione dei colleghi che intervengono sugli emendamenti per fargli presente che credo che ci siano ancora 36-37 votazioni e che dovremmo terminare la parte relativa alle votazioni entro le ore 13, per consentire poi di fare gli interventi in dichiarazione di voto finale. Quindi, mi rimetto al vostro buon cuore.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 8- A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 9.1 Turco, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il Governo si rimette all'Aula.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.1 Turco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Ci tengo particolarmente ad illustrarlo, questo emendamento, perché lo trovo migliorativo del testo. Questo emendamento prevede che, qualora un membro del Parlamento, già cessato dal mandato, sia rieletto membro del Parlamento nazionale o membro del Parlamento europeo o consigliere regionale ovvero se nominato componente del Governo nazionale o assessore regionale, l'erogazione del trattamento previdenziale in godimento resti sospesa per tutta la durata dell'incarico. Questo per evitare il cumulo di più pensioni, di più stipendi. Lo trovo di buon senso e io spero che venga votato da questo Parlamento. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Turco, con il parere contrario della Commissione, parere favorevole del relatore di minoranza, il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento 10.200 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 0.10.201.1 Dieni, invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 10.201 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 10.50 Civati, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 10.200 della Commissione, mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento 0.10.201.1 Dieni, parere favorevole. Sull'emendamento 10.201 della Commissione, mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento 10.50 Civati, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.200 della Commissione, con il parere favorevole del relatore di maggioranza, si rimettono all'Aula il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 0.10.201.1 Dieni, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.201 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione, si rimettono all'Aula il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.50 Civati, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento 11.1 Turco, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Turco, parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Sull'articolo aggiuntivo 12.02 Giorgia Meloni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 12, successivamente vi è l'articolo aggiuntivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 12.02 Giorgia Meloni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Grazie, Presidente. A noi sembra un articolo aggiuntivo non solo di buonsenso, ma anche di equità: pretendere che questa normativa sia comunque soggetta alla revisione automatica rispetto a quello che accade agli altri dipendenti, almeno a quelli del pubblico impiego, volendo assimilare l'esercizio della funzione legislativa al lavoro di un dipendente pubblico. Atteso che per questi altri dipendenti negli ultimi anni è scattata una serie di riforme, se mi passate il termine, che definirei addirittura coercitive, nel senso di estendere in maniera peggiorativa ai dipendenti pubblici ogni modifica che è avvenuta ai lavoratori privati, riteniamo giusto che i parlamentari, avendo un trattamento di fondi pubblici, debbano avere gli effetti negativi di riforme negative, appunto, che colpiscono gli altri dipendenti pubblici. Visto che c'è questa voglia almeno sbandierata da parte del PD e, in qualche maniera, coerente da parte dei Cinque Stelle di far sì che non ci siano privilegi per i parlamentari, questo articolo aggiuntivo dovrebbe trovare l'accoglimento da parte di tutti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12.02 Giorgia Meloni, con il parere contrario della Commissione e sul quale si rimettono all'Assemblea il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Richetti. Onorevole Morani, se lascia in pace un attimo il relatore.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione ha bisogno di una rapida sospensione per un Comitato dei nove sui subemendamenti. Quindi, una sospensione di dieci minuti al massimo.

PRESIDENTE. Va bene. È accordata una sospensione di dieci minuti.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,20.

La seduta, sospesa alle 12.10, è ripresa alle 12,20.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione.

Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 13, il deputato Damiano.

CESARE DAMIANO. Ho chiesto di intervenire sull'articolo 13, perché lo considero l'architrave di questa legge. È un intervento che non avrei voluto fare, perché è in dissenso dal mio gruppo. Io vorrei chiarire un punto: per quello che mi riguarda, il problema dei vitalizi e del loro ridimensionamento, del loro taglio, non si pone. Io sono d'accordo, non è questo il punto. Il punto del mio dissenso è sul fatto che si sia utilizzata una modalità, quella del ricalcolo retroattivo dei contributi, che io giudico una modalità sbagliata. Si sarebbe potuto fare diversamente, la tecnica parlamentare consente molte altre strade. Perché è sbagliata? Intanto, c'è un dubbio che verrà reso concreto rapidamente dai ricorsi di costituzionalità di questo modo di ricalcolare la pensione, ma soprattutto io penso che ci sia un punto, per me essenziale e politico, per me questo è il punto di questo provvedimento, e cioè che in questo modo si apre un varco, si apre un precedente pericoloso per il sistema pensionistico.

Io questo intervento lo faccio per coerenza e per onestà intellettuale, perché ho passato molti anni con i miei colleghi della Commissione lavoro in difficili battaglie per diminuire il danno che è derivato indubbiamente dalla riforma Fornero. Ci siamo battuti per otto salvaguardie, per Opzione donna; ci siamo battuti per introdurre un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico e siamo approdati all'Ape sociale e all'Ape volontaria; abbiamo corretto un errore pesante, il cumulo oneroso dei contributi; ci prepariamo a future battaglie, l'Ape sociale è andata, per fortuna, molto bene e, quindi, si tratterà di coprire anche coloro che non rientrano nei numeri con un nuovo stanziamento. Dobbiamo batterci per la pensione contributiva di garanzia per i giovani, per impedire che arrivino a settant'anni in pensione con un assegno indecoroso a causa di un mercato del lavoro discontinuo. Io mi batterò per rallentare almeno il meccanismo dell'innalzamento automatico dell'età pensionabile, che, altrimenti, con una direttiva dei Ministeri del lavoro e delle finanze, che sarà obbligatoria entro quest'anno, a partire dal 2019 porterà a 67 anni tutti i lavoratori, per poi, a metà del secolo, arrivare al traguardo dei settant'anni. Mi batterò per il riconoscimento del lavoro di cura per le donne. Come posso votare un articolo, l'articolo 13, che non voterò, che apre questo varco pericoloso? Il ricalcolo retroattivo dei contributi (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e del deputato Brunetta).

C'erano altre strade: la fissazione di un tetto, oltre a un contributo di solidarietà; c'è la proposta di legge dell'onorevole Giacobbe, depositata il 5 agosto del 2015, che non è stata presa in considerazione e che io ho firmato; c'è una raccomandazione della Commissione bilancio, di cui non si è tenuto conto. Dice la Commissione bilancio: dovrebbe peraltro essere valutata la coerenza di tali disposizioni, che incidono su requisiti già maturati con la disciplina generale in materia pensionistica, considerato che analoghi interventi su trattamenti previdenziali in corso non sono mai stati adottati nell'ambito della disciplina pensionistica applicabile ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali, a cui dovrebbe, invece, ispirarsi il provvedimento in esame. Di questo, purtroppo, non si è tenuto conto. Quindi, io lo ripeto, per parte mia, la questione dei vitalizi non esiste, ho già fatto rinunce personali quando ero Ministro, da questo punto di vista, quindi, non ho bisogno di dare ulteriori testimonianze, si possono e si devono tagliare, ma la strada che abbiamo imboccato è una strada molto pericolosa e non basta dire che non c'entra nulla l'intervento sui parlamentari con quello che potrebbe accadere ai lavoratori dipendenti, autonomi e alle pensioni in essere, a 15 milioni di pensioni in essere, perché il provvedimento, purtroppo, si ispira alla disciplina pensionistica dei dipendenti delle amministrazioni statali, che non hanno questa normativa.

Io non voglio chiamare in causa il presidente dell'INPS, Boeri, che, in molte occasioni, ispira proposte di legge pur non essendo un Ministro o un legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), ma vorrei ricordare che in una sua proposta si prevede un intervento legislativo per il ricalcolo delle pensioni retroattivo, anche se si parla, per il momento, delle pensioni più alte. Ma voi mi insegnate che dall'alto si passa al medio e dal medio si passa al basso, e io non me la sento di votare un articolo nel quale si potrebbe adombrare la possibilità, per i miei, passatemi il termine, metalmeccanici, che con 40 anni di lavoro alla catena di montaggio prenderanno ben 1.200 euro netti di pensione, che ci sia un ricalcolo per queste persone.

Quindi, per questo motivo, come ho detto, io non voterò l'articolo 13; ho apprezzato il fatto - c'era un emendamento accantonato dell'onorevole D'Attorre - che si voglia precisare con quell'emendamento che questa normativa è esclusiva per i parlamentari e, quindi, non riguarderà in futuro le pensioni in essere o del lavoro dipendente e autonomo, ma sappiamo bene che si tratta di un palliativo, che non risolve il problema.

Comunque, io voterò l'emendamento proposto dalla Commissione, che esclude questa possibilità, pur riconoscendo tutti i limiti di questa manovra, perché, lo ripeto, l'architrave di questa proposta è un architrave sbagliato. E quello che mi fa rabbia è che con una discussione meditata e approfondita si potevano trovare strade alternative, altrettanto efficaci per risolvere il problema. Quindi, non voterò l'articolo 13 e ritirerò, al momento opportuno, il mio emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Intervengo in quest'Aula, dichiarandomi subito d'accordo, al 100 per cento, con quanto affermato, adesso, dal collega Cesare Damiano. Qui, noi non stiamo - lo debbono sapere i cittadini italiani e lo debbono sapere anche i pensionati italiani - istituendo l'introduzione del contributivo, quello c'è già, l'abbiamo fatto insieme alla Fornero; io mi ricordo che quando la Fornero chiese a questo Parlamento di approvare la sua legge, si recò dai Questori e dagli uffici e dal Presidente della Camera per dirgli: se noi approviamo questa legge, non possiamo non introdurre, per quanto riguarda i parlamentari, il contributivo, e così si fece. Già, oggi, il vitalizio non c'è più, c'è il sistema contributivo.

Qui, con questo emendamento, si stabilisce il meccanismo del ricalcolo, lo ripeto, il meccanismo del ricalcolo e ipocritamente si dice: questo lo facciamo per ristabilire un rapporto fra il Parlamento e i cittadini. Ora, voglio vederli quei parlamentari che, oggi, qui, voteranno il ricalcolo, cosa diranno quando milioni di pensionati che corrono lo stesso rischio del ricalcolo andranno sotto casa di quei parlamentari; li voglio vedere, li voglio vedere come misureranno il rapporto e la distanza fra loro e i cittadini. Questa è la grande ipocrisia; noi siamo d'accordo sull'abolizione del vitalizio e l'abbiamo già fatto, siamo d'accordo sulla riduzione della quantità dell'assegno del vitalizio e l'abbiamo già fatto con il contributo di solidarietà e siamo pronti a farlo ancora, in linea con quanto dice la Corte costituzionale, ma il meccanismo del ricalcolo è un meccanismo sbagliato, dovete andarglielo a dire ai milioni di pensionati che, con il ricalcolo vedrebbero defalcate, pesantemente, in prospettiva, le loro pensioni. E non ha alcun senso dire che questa cosa vale solo per i parlamentari e non vale per gli altri cittadini e per gli altri pensionati, perché, in questo modo, noi introduciamo, ipocritamente, un altro elemento di incostituzionalità e, nello stesso tempo, sappiamo benissimo che non possiamo stabilire per legge che non potrà essere fatta nessun'altra legge in futuro sullo stesso argomento. È un'ipocrisia, è un'assurdità che è figlia dell'imbroglio, della truffa che noi stiamo perpetrando, oggi, in questo Parlamento, per rincorrere i 5 Stelle, per rincorrere la demagogia e il populismo. Si dice: parità di trattamento fra i parlamentari e i cittadini.

Va bene, ma io ho un figlio che fa l'imprenditore; quando le banche hanno scoperto che quel signore che si chiama Pizzolante è figlio dell'onorevole Pizzolante gli hanno bloccato i fidi, perché è una persona politicamente esposta, gli hanno bloccato i fidi, io ho un collega che è seduto vicino a me al quale è stato rifiutato un investimento in una polizza a vita, perché l'assicurazione non si assume la responsabilità, eventualmente, che quei fondi, quella pensione potessero avere una derivazione non legale in quanto fa il deputato. Ai deputati si è stabilito - e anche ai figli dei deputati - l'impedimento di una serie di attività professionali imprenditoriali, post parlamentari o non parlamentari, perché la demagogia vuole che non ci debba essere nessun rapporto, nessuna relazione fra un parlamentare, fra il Parlamento e l'impresa. Si è voluto mettere il parlamentare in una sorta di limbo, con l'impossibilità di toccare l'impresa, l'attività delle professioni; bene, bene, ma nello stesso tempo, se si dice questo, se si afferma questo, si afferma che l'attività parlamentare è un'attività importante, che deve avere un suo regime, una sua “indipendenza”, lo dico tra virgolette, altro che dipendenti come i dipendenti pubblici. Il parlamentare deve essere indipendente, non dipendente, lo ripeto, indipendente, non dipendente (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD)! Si sta affermando il concetto della dipendenza, che fra l'altro vale solo per il parlamentare e non vale per il magistrato, perché noi qui abbiamo stabilito, per otto anni, che gli stipendi dei dipendenti pubblici potevano essere bloccati, all'infuori di quelli dei magistrati, perché i magistrati hanno ottenuto dalla Corte costituzionale il principio secondo il quale se noi andavamo a toccare i loro stipendi, andavamo a toccare la loro indipendenza, quindi, qui, ancora una volta, si sta stabilendo il concetto della dipendenza del deputato che diventa subordinato alla indipendenza dell'altro potere stabilito da Montesquieu che è quello giudiziario. Questa è la realtà, questo è il dramma, questa è un'operazione di auto dissolvimento del Parlamento, delle prerogative del Parlamento e io qui voglio fare l'elogio dei Cinque Stelle perché i Cinque Stelle sono lineari e anche professionali rispetto a questo loro obiettivo. I Cinque Stelle sono governati da un'associazione che si chiama Rousseau - Rousseau! -, il padre, il filosofo della democrazia non rappresentativa, della democrazia diretta. Ed è chiaro, ed è lineare per i Cinque Stelle battersi contro la fine del Parlamento, perché il Parlamento è la democrazia rappresentativa; ciò che è illogico, ciò che non è lineare, ciò che è incredibile è l'inseguimento che il PD, una parte del PD, sta facendo nei confronti dei Cinque Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e MoVimento 5 Stelle)! È un'operazione di autodissolvimento della sinistra, del PD, è incredibile! È incredibile questa subalternità culturale del PD nei confronti dei Cinque Stelle, nei confronti della logica della fine della democrazia diretta (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD)! È incredibile, ed è inaccettabile! È inaccettabile! Noi qui stiamo votando la fine della democrazia rappresentativa! E poi, dicono alcuni del PD, e anche alcuni di Forza Italia: lo rivendichiamo noi. Ma cosa rivendicate? Cosa rivendicate? Vi siete divisi, vi siete spaccati su questa questione! L'unico gruppo che è rimasto solido, unito, perché ha ottenuto il proprio obiettivo, il proprio risultato, sono i Cinque Stelle, gli altri hanno perso tutti! Abbiamo perso tutti, ha perso il Parlamento, e ha perso la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, un famoso libro di George Orwell, La fattoria degli animali, diceva, a un certo punto, che, su questo nuovo mondo che si era creato nella fattoria, comparve una scritta: gli animali sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Oggi, apparentemente, stiamo, con l'emendamento 13.202, riproponendo una situazione di questo genere. Dice infatti l'emendamento: “La rideterminazione di cui al presente articolo non può in alcun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi”. Quindi, i parlamentari sono più uguali degli altri, eppure sappiamo tutti che questa è una finzione, così come era una finzione la scritta nella fattoria degli animali. L'onorevole D'Attorre, che ha giustamente ritirato il suo emendamento dopo la riformulazione del relatore, l'ha chiarito bene, ha chiarito bene il valore sia del suo emendamento che della riformulazione: una mera petizione di principi, la quale non ha altro che, al massimo, un valore simbolico, puramente simbolico. E allora il rischio è quello che l'onorevole Cesare Damiano ha appena paventato, cioè che, poiché il Parlamento, per quanto delegittimato, per quanto gettato in pasto alla gogna, resta comunque l'organo sovrano, dal punto di vista della legislazione, un altro Parlamento possa in futuro ritornare su questo tema, e ritornarci sotto la spinta di un dato evidente e di fatto, che è la sempre più difficile tenuta del sistema previdenziale, che è messo a rischio certamente dalla denatalità ma anche dall'invecchiamento della popolazione. Allora, accettare oggi questo principio di retroattività, sia pure per una categoria minoritaria, numericamente poco consistente, sia pure una categoria di animali speciali, più speciali degli altri, appunto come sono i parlamentari, significa aprire domani le porte all'estensione di questa rottura del principio di irretroattività verso platee ben più ampie, numericamente più consistenti, e molto più deboli, però, dal punto di vista della tenuta, che vedranno messe a rischio inevitabilmente, per analogia, le loro pensioni.

Questo è il dramma di questo provvedimento. Questo è il cuore che lo rende incostituzionale. Questo, insieme ad altri problemi, è quello che lo farà - io mi auguro - poi cadere in altre sedi. Ma se ciò non avvenisse, colleghi, rendiamoci conto che noi oggi, con l'approvazione di questo articolo 13, che risolve in un modo sbagliato, come ha detto Cesare Damiano, un problema che poteva essere reale, stiamo creando le basi per un disastro sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Presidente, ho già detto che noi avremmo preferito, per fare equità, un sistema diverso. Tra l'altro, personalmente ho molto condiviso una petizione che è stata lanciata alcuni mesi fa - non so chi la ricorda - da un giornalista, Primo Di Nicola, che ha proposto un tetto ai vitalizi e una serie di condizioni che adesso non ripeto. Il tetto, o il contributo di solidarietà, poteva essere una risposta che non avrebbe messo in discussione, come si fa con questo articolo 13, il principio del ricalcolo delle pensioni in essere.

Colleghi, ho 63 anni, i miei primi contributi li ho versati 47 anni fa, avevo sedici anni, e a sedici anni ho lavorato alla linea di montaggio della Coca Cola di Pescara. Mi sono laureato a 23 anni lavorando ogni mese, perché la mia era una famiglia operaia; lavorando due o tre mesi durante l'estate, sempre, fino a 23 anni. E quindi, avendo 47 anni - quindi la “Fornero” mi fa un baffo, caro Cecconi -, e avendo versato questi contributi 47 anni fa, mi sono sempre informato di cosa succedeva a livello previdenziale. Nel 1992, le nostre riforme previdenziali Amato; nel 1995, Dini; nel 2004, Maroni; nel 2007, Damiano; nel 2010-2011, Berlusconi; nel 2012 Fornero; nel 2016, noi, con l'Ape: nessuna di queste riforme previdenziali ha mai rimesso in discussione le pensioni in essere, questo è il punto. Qualcuno dirà: ma noi chiariamo. E io, sulla buona fede di deputati come Richetti non ho nessun dubbio, proprio nessun dubbio, perché lo stimo personalmente, però devo anche valutare che l'INPS, attualmente, tra le prestazioni e le contribuzioni, ha un disavanzo di 46 miliardi di euro all'anno. Cioè, l'INPS eroga delle pensioni nel corso di questi decenni che non erano correlate a questo principio che si è affermato negli ultimi anni. Allora, vorrei essere chiaro. Orazio, nelle satire, parla a un certo punto in questi termini ad un suo interlocutore; dopo aver dipinto la pazzia dell'avaro, si rivolge così al suo avvocato: de te fabula narratur. Cittadini italiani, mi rivolgo a voi direttamente: qui stiamo parlando di voi, non stiamo parlando di noi. Oggi stiamo parlando di noi, domani - siamo in democrazia e alle elezioni può vincere chiunque - chiunque, una volta che ha il consenso elettorale, può assumere le decisioni che vuole. Può poi prendere decisioni, soprattutto - nessuno vuole fare il menagramo - se l'Italia dovesse entrare in una situazione di crisi economica che cosa succede? Dove si vanno a prendere i soldi per fare fronte agli obblighi dello Stato? Queste sono questioni su cui tutti dobbiamo discutere e io lo dico a deputati dei quali ammiro anche la passione e la serietà, i tanti giovani del MoVimento 5 Stelle. Queste non sono cose… perché lo ripeto: io ero per quella proposta di Primo De Nicola, oppure per il contributo di solidarietà analogo a livello di quantità economica.

E vorrei concludere - qualcuno si è offeso perché una volta l'ho detto in Commissione e lo ridico qui - con un'altra bella poesia che dice: “Sono venuti a prendere gli zingari e sono stato contento perché gli zingari rubacchiano; poi sono venuti a prendere gli ebrei e sono stato contento perché mi stanno antipatici; poi sono venuti a prendere gli omosessuali e sono rimasto contento perché, tutto sommato, gli omosessuali sono un po' fastidiosi; poi sono venuti a prendere i comunisti e io non ero comunista; poi sono venuti a prendere me e non c'era nessuno a difendermi” (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistae di deputati del gruppoForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Molto mi separa…

PRESIDENTE. Che succede? Prego, onorevole Corsaro.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Molto mi separa dal collega Damiano, eccetto la grande stima che ho avuto l'opportunità di maturare nei suoi confronti ed il rispetto per la sua schiettezza e per la sua capacità di esprimere, al di là di ogni convenienza, le sue posizioni. Ma per davvero, Presidente, il collega Damiano ha centrato il tema di un provvedimento che è, a tutta evidenza, un provvedimento bandiera, che cerca di trovare delle soluzioni mediatiche sapendo fin dall'inizio che le stesse sono e saranno inapplicabili e che addirittura prevede al proprio interno le modalità che renderanno inevitabile l'inapplicabilità del provvedimento, perché il tema della retroattività, che con questo articolo andiamo a sancire in questo caso nei confronti degli ex parlamentari, è il tema che non solo rappresenta l'elemento certo di non costituzionalità ma rappresenta anche il motivo per il quale seriamente anche chi voterà a favore su questo provvedimento e su questo articolo dovrà sperare, ammesso e non concesso - e io lo dubito fortemente - che questo provvedimento venga poi a definizione del suo iter parlamentare con l'approvazione dell'altro ramo del Parlamento, che per davvero qualcuno impugni il testo e che chi ha competenza giuridica determini il decadimento degli effetti di questo testo. Voglio dire non solo in risposta alle argomentazioni del collega Damiano, ma anche per proseguire il ragionamento anticipato dal relatore Richetti con la presentazione dell'emendamento 13.202, che non ha alcuna valenza tecnica perché anche scrivere che è una cosa che non può avere un effetto diverso non impedisce, ammesso e non concesso che questa cosa non venga impugnata e non venga cancellata, che un altro Parlamento, con un'altra formazione, se vuole perseguire un intendimento opposto dovrà semplicemente aggiungere una norma diversa, una norma di una riga che dice: “È abrogata la norma di cui all'articolo della legge del 2017”.

Ma voglio dire di più, perché voglio uscire dalla retorica e dalla demagogia. Voglio dire di più, rivolgendomi al collega Damiano, che a quel punto, nel momento in cui approvando questa norma avremo reso applicabile l'istituto dell'intervento retroattivo sui diritti cosiddetti acquisiti, sarà non solo inevitabile che un giorno ci si metta mano, ma sarà drammaticamente e dolorosamente giusto che questo avvenga; infatti se, come ricordava il collega Melilla, vige un sistema per cui già oggi le casse dell'INPS sono costrette a sopportare delle uscite superiori alle proprie entrate, in ragione annuale di 46 miliardi di euro, non possiamo non nasconderci dietro al fatto che la situazione attuale, di contestuale calo demografico, di contestuale aumento della longevità, di contestuale - strutturale e non congiunturale - diminuzione delle offerte di lavoro, fa sì che questo iato negativo tra le uscite dell'INPS e le entrate programmate renderà inapplicabile il sistema pensionistico a ripartizione che vige in Italia, ovvero il sistema per il quale il lavoratore oggi paga dei contributi che non servono a garantire il montante della propria situazione pensionistica quando avrà finito di lavorare ma che servono per garantire l'erogazione delle pensioni di chi in pensione c'è oggi, nella speranza che il lavoratore attuale possa godere dello stesso beneficio, fra 20, 30 o 40 anni, di trovare degli altri lavoratori che pagheranno dei contributi che serviranno a pagare le sue pensioni, cosa che per il combinato disposto delle condizioni economiche e sociali che ho voluto ricordare sarà impossibile.

Quindi, a quel punto dovremo certamente cambiare il sistema globale del criterio previdenziale nazionale abolendo quel sistema a ripartizione che poteva valere in un'epoca di espansione demografica ed economica e dovremo anche andare a toccare i vantaggi di chi, ora per allora, avrà acquisito il diritto, giusto o sbagliato che sia, a percepire una pensione superiore al montante contributivo che ha versato nella sua stagione lavorativa, perché ci sarà il precedente legislativo che consentirà di dire che, purtroppo, una scelta dolorosa dovrà essere compiuta. E sarà, quindi, non solo in automatico, ma anche drammaticamente e dolorosamente giusto che questo accada. E un Parlamento degno di questo nome, nel momento in cui si appresta ad assumere una decisione di questo genere, non può nascondersi questa circostanza e non può non dire, ai propri cittadini, che quello che oggi stiamo facendo accadere ai parlamentari delle passate legislature drammaticamente e dolorosamente - sarà fra tre anni, sarà fra cinque o sarà fra sette - accadrà a tutti coloro i quali ancora saranno in grado di percepire una pensione anche solo parzialmente calcolata sul criterio retributivo che consente loro di avere un'erogazione di un assegno superiore all'applicazione dei coefficienti al montante di quello che hanno versato nel momento in cui hanno lavorato.

È una norma manifesto, quindi, che è inutile economicamente. È inutile economicamente, perché garantisce dei risparmi non apprezzabili all'economia nazionale. È inefficace a sfamare politicamente la bestia dell'antipolitica che non sarà mai soddisfatta e lo dico, in particolare, ai colleghi del PD che si sono imbarcati in questa oziosa rincorsa alla demagogia pentastellata. È inefficace a superare e a sfamare una bestia il cui appetito non sarà mai finito, perché anche quando arriveremo al sistema per il quale non solo non ci sarà più retribuzione prevista per i parlamentari ma per diventare parlamentare ti sarà chiesto di pagare a titolo onorifico un reddito, ci sarà sempre qualcuno che dirà che chi va a fare il parlamentare paga troppo poco e poi vi accorgerete, proprio voi della sinistra, che avremo finito per costruire un sistema orrido e che dovrebbe essere ancora peggiore, secondo le vostre impostazioni culturali, per cui in quest'Aula verranno solo quelli che avranno una dotazione economica, finanziaria e patrimoniale tale da potersi consentire di venire, loro, a loro spese, qua dentro, per poter fare delle leggi e degli interessi che soddisferanno solo e soltanto le loro ambizioni e le loro soddisfazioni. Una norma manifesto inutile economicamente, una norma manifesto inefficace a sfamare la bestia della demagogia populista, una norma - e concludo, Presidente - controproducente per gli effetti sociali ai danni di tutti i cittadini che, presto o tardi, drammaticamente e dolorosamente certamente indurrà. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, io credo che sia l'emendamento della Commissione, con il quale è stato riformulato il nostro emendamento, sia il precedente intervento dell'onorevole Damiano, presidente della Commissione lavoro, indicano qual è il problema che è di fronte a noi: quell'emendamento, che – ripeto - non costituisce una soluzione giuridica compiuta, indica un problema più che risolverlo, ed è per questa ragione che noi manteniamo un giudizio fortemente critico ed è per questa ragione che non voteremo questa legge, non parteciperemo al voto su questo articolo. Naturalmente vediamo un filo di coerenza tra questo, stiamo ragionando del cuore della legge, del suo punto centrale, è evidente che i problemi che questo articolo apre determinano il giudizio complessivo sull'intero provvedimento. Abbiamo avuto, come dire, una toppa che è stata messa, ma è evidente che non è quella la soluzione. Noi, per questo, ribadiamo un giudizio critico che ci porterà a non partecipare al voto su questo articolo, che è l'articolo centrale, e a esprimere un voto non favorevole sull'intero provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Intervengo sul complesso degli emendamenti all'articolo 13 e per l'importanza ovviamente di questo articolo, dei relativi emendamenti, e per lo sviluppo del dibattito a cui abbiamo assistito in questi due giorni in quest'Aula, un dibattito bello, appassionante, a tratti anche emozionante per chi considera la politica una cosa bella e importante, un dibattito che ha avuto anche accenni surreali talvolta. Mi riferisco a interventi, che ho ascoltato poco fa in quest'Aula, di deputati autorevoli e stimati, per quel che mi riguarda, del Partito Democratico, che hanno detto, a proposito di questo dibattito: è tornato il proporzionale, auguri!

E per un attimo ho avuto un senso di straniamento, mi sembrava che il proporzionale stesse per tornare per un accordo che vedeva coinvolto il PD, Forza Italia e il MoVimento 5 Stelle in questo Paese, ma, al netto di questo ragionamento e al netto anche delle posizioni ufficiali, che poi saranno espresse in dichiarazioni di voto dal mio gruppo, vorrei fare alcune brevi considerazioni, perché io sono fra quei deputati che avevano intenzione di votare sì a questo provvedimento. Siedo nella I Commissione, ho votato sì al testo base, poi ho ascoltato questo dibattito, ho ascoltato gli interventi in quest'Aula e ho capito che stavo pensando di votare sì non per convinzione, ma per paura - non per convinzione, ma per paura -, e pensando al mio futuro, non al futuro del vitalizio, ma il mio futuro in politica, pensando alla fatica che costa ogni giorno difendere la dignità della politica, del Parlamento, dei partiti - sì, anche dei partiti, perfino dei partiti dobbiamo difendere la dignità -, perché questo per me è la democrazia. Lo so, è un argomento démodé, non si porta bene in società di questi tempi, insomma.

A volte, quando i miei figli mi chiedono: babbo, ma tu che lavoro fai, confesso di rispondere: faccio il giornalista. Hai visto mai lo dicessero a scuola che il babbo fa il deputato, che il babbo fa il politico. Avevo deciso di votare sì per questa paura, poi – ripeto - ho ascoltato il dibattito. Avevo deciso di votare sì, perché come ha detto ieri il collega Adornato, citando un cantautore che mi sta molto a cuore, citando Battisti, uno scoglio non può arginare il mare, non può arginare il mare, non puoi continuare a difendere la dignità della politica, la dignità del Parlamento, la dignità delle istituzioni rappresentative, la dignità del fatto che noi siamo qui e non siamo uguali agli altri cittadini.

Certo, siamo uguali rispetto agli altri cittadini, ma non siamo uguali per la funzione che svolgiamo, che è la funzione di rappresentare il popolo in un'assemblea che fa le leggi di questo Paese.

Avevo deciso di votare sì, perché i 5 Stelle, perché l'antipolitica ha vinto, avete vinto - bravi! -, anche a prescindere dall'esito finale di questa legge, l'avete vinta questa battaglia, perché se anche il più grande partito rappresentato in questo Parlamento, se anche il partito che con una leadership nuova aveva fatto risuonare in questo Paese parole apprezzabili sulla difesa della dignità della politica, della bellezza della politica, se anche quel partito insegue i vostri temi, beh, vuol dire che avete vinto e che non ce n'è più per nessuno, non ce n'è più per nessuno!

Avete vinto, sì, ma sappiatelo, è una vittoria di Pirro - è una vittoria di Pirro! -, perché scoprirete un giorno che queste istituzioni, queste istituzioni democratiche rappresentative con le relative prerogative, che non sono privilegi, sono garanzie della libertà del deputato (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), queste istituzioni, compreso le indennità, forse anche i vitalizi, sono stati introdotti nel Regno quando è entrato qui un signore che si chiamava Andrea Costa - e guardatevi su Wikipedia chi era -, il primo deputato socialista. Allora sono state introdotte le indennità, perché serviva a portare persone come voi e anche come me, che vengo da una famiglia di umili origini, a portarli qui a rappresentare il popolo: non sono privilegi, sono garanzia della nostra libertà, della libertà di poter dare il nostro voto senza paura.

Scoprirete un giorno che è una vittoria di Pirro, perché un giorno uscirete da qui e scoprirete quant'è difficile, avendo fatto politica, reinserirsi - o, nel vostro caso, come dire, inserirsi - nel mondo del lavoro. Lasciatevelo dire da uno che ha fatto il dirigente di un partito di centrodestra in una delle regioni più rosse d'Italia: non sarà semplice ed è per questo che ci sono le guarentigie, ed è per questo che ci sono gli istituti che tutelano il nostro lavoro, il vostro lavoro, la vostra libertà di essere qui; è grazie anche a queste norme che oggi potete essere in questo Parlamento e io sono contento che ci siate, perché, certo, la politica ha fatto degli errori, perché, certo, degli eccessi sono stati fatti e commessi colpevolmente, ma non si tocca il principio, non si tocca l'istituzione, perché un giorno toccherà anche a voi, ci sarà qualcuno più puro dei puri, ci sarà qualcuno che vi dirà che in Parlamento si può venire anche gratis - d'altronde quelli della Camera dei Lords - non vengono mica a pagamento, si può venire anche senza i rimborsi al gruppo parlamentare - e qualcuno già ve lo dice -, si può magari spendere in modo diverso le risorse assegnate alle spese di rappresentanza di chi riveste alte cariche in questo Parlamento.

Ve lo diranno anche a voi, e allora è una china, è una discesa, alla quale non c'è fine, alla quale non c'è fine e già troppe volte abbiamo ceduto all'antipolitica, lo abbiamo fatto quando abbiamo votato l'abolizione del finanziamento pubblico alla politica. Oggi lo dice anche Cantone. Ma ci vuole tanto a capire che la politica costa e che, se non c'è il finanziamento pubblico, c'è quello privato, che chissà perché viene dato in un momento di così grande disprezzo della politica alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)? Ci vuole tanto a capirlo che al posto del finanziamento pubblico ci sono i fenomeni degenerativi della politica?

E abbiamo fatto non solo questo, abbiamo fatto cose più gravi, abbiamo stabilito - grazie anche a voi, ma non solo a voi, purtroppo -, abbiamo stabilito che l'inesperienza è una virtù. C'è perfino un Ministro di questa Repubblica, che quando si insediò disse: metto la mia inesperienza al servizio della Repubblica. Certo, l'inesperienza è una virtù, quindi più di due legislature non si possono fare, o forse tre, ogni partito deciderà come fare a cambiare chi vuol cambiare, perché questo accadrà. Tutti naturalmente, tutti gli italiani, quando devono scegliere un medico da cui farsi operare, un amministratore di condominio a cui affidare il condominio, un avvocato da cui farsi difendere, tutti naturalmente ne cercano uno senza esperienza, ne cercano uno al primo mandato, tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Perché d'altronde facciamo l'attività più semplice del mondo, no, che ci vuole? È solo fare le leggi, è solo amministrare questo Paese, è solo rappresentare gli italiani. Ci vuole l'inesperienza e grazie a voi è diventata una virtù.

Bene, avete vinto, avete vinto, ma io ci ho ripensato, io voglio rispondere a quella domanda, la domanda dei miei figli su che lavoro faccio: sono un deputato della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e ho servito con onore il mio Paese. Pazienza, se non sono ricambiato, pazienza, altri verranno e altri rivestiranno questo ruolo, ma vorrei che potessero dire le stesse cose, le stesse parole e a testa alta. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIEe Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, intervengo anche poi in maniera cumulativa sull'emendamento della Commissione, oltre che sull'articolo 13. Innanzitutto, leggo all'articolo 1, perché si fanno leggi con i piedi e lo si dimostra da quello che è scritto. All'articolo 1, comma 2, c'è scritto: “Le disposizioni della presente legge si applicano agli eletti in carica alla data di entrata in vigore della medesima legge, a quelli eletti successivamente a tale data, nonché a quelli cessati dal mandato precedente”. Già c'è scritto che non si applica se non a coloro che sono parlamentari o hanno fatto i parlamentari. Quindi, veramente è incredibile sul piano della tecnica giuridica la norma che vuole essere introdotta da parte del PD. Senonché è furberia di bassa lega quella di immaginare, con questo éscamotage, di coprire una norma che è fatta sul piano tecnico malissimo.

Noi, come Fratelli d'Italia, la votiamo, perché questa norma si basa innanzitutto su un'idea di fondo che ha lanciato, già qualche anno fa, l'onorevole Giorgia Meloni: quella di estendere in maniera retroattiva il sistema contributivo solo per le pensioni d'oro, cioè quelle che superavano i 5 mila euro netti, e per la quota in eccedenza, rispetto a cui il PD e la maggioranza del Parlamento hanno votato contro. Rispetto ai parlamentari, a maggior ragione quell'idea valeva - e più volte ne abbiamo parlato anche in Ufficio di Presidenza -, perché, secondo noi, proprio perché il vitalizio era qualcosa che usciva fuori rispetto ai canoni previdenziali, a maggior ragione, il sistema contributivo doveva valere.

Ovviamente, come doveva valere? Doveva valere trasformando non in una pensione tout court il trattamento dei parlamentari, perché, altrimenti, è chiaro che qualunque cosa si fa diventa un privilegio insopportabile, ma in una pensione complementare, in un'assicurazione privata, in cui gli unici due paradigmi erano: quanto si versava e per quanto tempo si era versato. Ovviamente questo non si è voluto fare, si è voluta fare una confusione che non ha né capo né piedi, magari sperando da parte del PD che non venga applicata, ma per contrastare un'azione portata avanti dai 5 Stelle e, nel piccolo, da parte nostra.

Per ritornare al tema e concludere anche rapidamente, altrimenti ci ripetiamo, sono evidenti le preoccupazioni espresse da vari gruppi, preoccupazioni che noi condividiamo: l'idea che possa passare, per principio, che, con una legge, si possano colpire diritti acquisiti dei lavoratori in sé. E quando si parla dei lavoratori, non si parla di quelli privilegiati, i quali soltanto perché, magari, nell'ultimo anno della loro carriera civile, hanno fatto i presidenti dell'antimafia hanno un'indennità aggiuntiva che, poi, si porteranno, grazie a quella nomina politica, anche per trascinamento, poiché sono anziani, con il sistema retributivo. Allora, ecco, in quel senso, non un provvedimento retroattivo, ma un provvedimento di equità, avrebbe potuto, pro rata, cercare di creare una società giusta, dove gli anziani non fregano i più giovani, dove i padri non fregano i figli. Invece, quello che fate voi, semplicemente, introduce, in maniera maldestra, nell'ordinamento un principio: che, con una legge dello Stato, si possono stravolgere dei diritti, non dei privilegi, ma dei diritti.

Noi, ovviamente, poiché questa norma si applica ai parlamentari e non c'è scritto, come ho detto, nell'emendamento che volete inserire, c'è scritto all'articolo 1, e siccome è un passo in avanti, ancorché fatto in maniera giuridica sbagliata, tecnicamente irricevibile e pericoloso per il nostro ordinamento, non possiamo che votare a favore perché raccoglie proprio la nostra idea. Giustamente, in un momento difficile, i parlamentari danno il buono e il primo esempio, visto che molti, anche se hanno versato pochissimo - perché il punto è proprio questo -, comunque, ricevono un trattamento previdenziale alto rispetto, magari, a chi ha versato per quarant'anni e, un domani, con una norma che può essere inserita esattamente come state inserendo questa, riceverà un trattamento che sicuramente non sarà di equità.

Allora, io credo che il PD farebbe bene a ritirare questo emendamento della Commissione, a prendere altri tipi di provvedimenti, che parlino chiaramente di ingiustizia di principio in termini di trattamenti previdenziali sproporzionati rispetto a quello che si è versato quando si hanno pensioni considerate - con tanti altri provvedimenti che hanno toccato più volte redditi alti - dei redditi che fanno saltare il principio costituzionale della progressività della contribuzione. Perché oltre certe contribuzioni, oltre certi redditi - non voglio buttarla in mezzo a tutto, ma per capire -, immaginate: Moretti, che riceve 9 milioni di euro di buonuscita per un anno e mezzo a Finmeccanica, o Cattaneo, che riceve 30 milioni di euro per un anno a Telecom, o Giletti o Fazio, che ricevono compensi milionari con soldi pubblici. Ecco, probabilmente, con queste retribuzioni, con queste pensioni si va a calpestare il diritto costituzionale all'equità e alla progressività di contribuzione.

Introdurre principi sballati soltanto per fini demagogici tramite leggi che dovrebbero essere fatte in maniera molto più semplice, anzi, dovrebbero essere fatte in Ufficio di Presidenza trasformando il vitalizio in un sistema assicurativo previdenziale, credo che crei un'enorme confusione e un principio che può scardinare i diritti dei più deboli e non colpire i privilegi dei più ricchi.

DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, io intervengo sull'ordine dei lavori e dico che mi pare chiaro che si stia facendo ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che i vecchi partiti stiano facendo ostruzionismo e stiano violando - e la reazione di alcuni esponenti del Partito Democratico mi pare che sia una conferma - l'accordo in base al quale alle 14 di oggi il provvedimento sul taglio dei vitalizi sarebbe diventato legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Mi pare chiaro che sempre più parlamentari dei vecchi partiti stiano intervenendo a dire la qualunque in maniera offensiva per rimandare a settembre il vitalizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi pare che la volontà sia questa e che l'accordo sia stato violato, con il silenzio e la connivenza del Partito Democratico.

Presidente, il MoVimento 5 Stelle vuole votare oggi - come ha detto e come da accordi - questo provvedimento. Il MoVimento 5 Stelle è disposto tranquillamente a lavorare di notte, a lavorare venerdì, sabato e domenica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e siamo tranquillamente disposti, per votare oggi, Presidente, a non intervenire più, a non intervenire più nemmeno nelle dichiarazioni di voto finale. Lo diremo direttamente ai cittadini quello che pensiamo e perché siamo arrivati qua ed è grazie a noi che siamo arrivati qua.

Però, Presidente, è necessario che lei intervenga, che venga convocata una Conferenza dei capigruppo perché questo provvedimento deve essere approvato oggi o entro questa settimana. Punto. Questa è la volontà del Partito Democratico, cioè del MoVimento 5 Stelle, è un grosso lapsus questo, perché ci piacerebbe sapere qual è la volontà del Partito Democratico: va chiuso oggi. Rimandare i vitalizi a settembre significa non approvare mai più la legge che li abolisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Il MoVimento 5 Stelle non permetterà mai che venga rimandata a settembre questa legge. Presidente, è giunto il momento che gli altri si espongano e che la Presidenza lo dica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il capogruppo del PD, Ettore Rosato. Prego, ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. La faccia tosta deve avere una certa dimensione, perché quando diventa troppo grande, poi, diventa imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E l'ostruzionismo che ci ha fatto stamattina il MoVimento 5 Stelle intervenendo in continuazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lo testimonia il tabulato dei tempi. E questo intervento che viene fatto adesso, quando tutti diciamo: facciamo solo gli interventi sul complesso degli emendamenti, per poi arrivare a votare? No, loro devono riaprire la discussione, perché, evidentemente, chi non vuole votare sono loro, non siamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per noi - per noi - questo provvedimento va votato oggi! Smettetela di fare ostruzionismo, smettetela di fare ostruzionismo! Grazie Toninelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il capogruppo onorevole Fedriga. Prego, ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io penso che in questa discussione non dobbiamo dire chi è più bravo dell'altro, chi vuole abolire i vitalizi più dell'altro, dobbiamo raggiungere una soluzione. E la soluzione che noi proponiamo, sapendo che purtroppo - e diciamo purtroppo - con l'approvazione di quest'Aula il provvedimento non diventerà legge perché dovrà passare al Senato, però, noi siamo disponibili, se c'è l'accordo dell'Aula, a soprassedere al question-time e proseguire, così da poter approvare entro le 16 questo provvedimento e penso che in questo modo riusciamo ad agevolare l'iter dei lavori.

PRESIDENTE. Colleghi, io sono in contatto con la Presidente, perché è del tutto evidente che noi abbiamo ancora 25 voti da fare, più gli ordini del giorno, dunque sono in contatto con la Presidente perché, nel momento in cui arriviamo alla dichiarazione di voto finale, la Presidenza non può che garantire, al di là delle scelte soggettive dei gruppi, che tutti i gruppi possano avere il tempo stabilito dal Regolamento per fare la dichiarazione di voto finale.

Quindi, ho raccolto le diverse esigenze, penso che nell'ambito del contingentamento non potevo che dare la parola a tutti quelli che l'hanno chiesta, ho ribadito e lo ribadisco ancora che dovreste, diciamo così, cercare di contenere la discussione per concludere prima possibile questo provvedimento. Sono in rapporto con... onorevole Longo, la prego... non era lei, scusi, ho sentito una voce e pensavo che fosse lei... era Pizzolante, mi scusi, era l'onorevole Pizzolante... però, siamo completamente all'interno del contingentamento e, quindi, la Presidenza non può che dare la parola a chi ha ancora i tempi. La Presidente della Camera sta riflettendo sulla eventualità anche di convocare una Capigruppo e, quindi, io intanto direi di andare avanti.

Torniamo ora agli interventi sul complesso degli emendamenti. Avverto che la componente Civici e Innovatori del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Come da prassi costante, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto. La componente ha quattro minuti in tutto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Sarò breve, ma una cosa la vorrei dire su questo tema. Io sono a favore, ovviamente, di questa proposta di legge, però stiamo parlando molto delle pensioni in essere. Ho ascoltato con attenzione il collega Damiano e mi viene da dire che ogni tanto bisognerebbe pensare anche alle pensioni future, a quei ragazzi che hanno la mia età e che in pensione, magari, ci vorrebbero andare, posto che ovviamente la mia condizione è differente.

Ho apprezzato anche l'intervento di Melilla, poco fa, che ci ha snocciolato tutte le riforme pensionistiche a partire dagli anni Novanta, ma se n'è dimenticata una: la riforma del 1973, che ha istituito le baby pensioni. Io ci tengo a citarla perché questa riforma ha mandato in pensione persone anche all'età di 35 anni, ovvero la mia età, che quindi già potevano godere dell'assegno pensionistico. Tutti i risultati di queste riforme gravano sulla mia generazione, che non si sa se un domani potrà accedere alla pensione o meno, e io vorrei che si parlasse anche di questo quando si riflette su questo tema e su questa proposta di legge.

Penso alla legge Mosca, di cui usufruiscono alcuni sindacalisti che non hanno versato neanche un centesimo, probabilmente, di contributi. Penso anche ad altre categorie: la categoria dei giornalisti, che, fino a gennaio 2017, è andata in pensione con il calcolo retributivo: che lo raccontino, o meglio, come si faranno a rapportare con i colleghi giornalisti giovani come me, che hanno contratti ovviamente saltuari, ovviamente non a lungo termine o, comunque, con poche garanzie e che una pensione a titolo retributivo non l'avranno mai.

Penso alle retribuzioni dei magistrati, che, ad oggi, godono ancora della scala mobile, che per i cittadini normali è stata eliminata nel 1992. Ecco, io vorrei dire solo una cosa: dico che, probabilmente, questo provvedimento non risolverà i problemi per le casse previdenziali, che, come ha giustamente detto il collega Melilla, hanno un disavanzo oggi di 46 miliardi di euro, che, ripeto, graveranno sulla mia generazione, però penso che non possa passare in Aula un principio, che è quello che il nostro lavoro, un esercizio che io ritengo nobile ancora, quello del parlamentare, sia meno importante di quello di un magistrato, di un professore universitario, di un prefetto, di un ambasciatore e potrei andare avanti ancora.

E penso che, se si vanno a toccare, giustamente, le retribuzioni vecchie e i vecchi vitalizi per i vecchi parlamentari, si debba andare a incidere anche su quei tipi di pensioni, che – ribadisco - sono sperequati, è un calcolo sperequato rispetto a quello che veramente dovrebbero incassare e che vanno a gravare sulla mia generazione.

E vorrei che tutti riflettessimo, quando andremo a votare questa norma, perché si fa magari poco per le casse degli enti previdenziali, ma è un atto sicuramente di giustizia che potrà far riavvicinare il cittadino nei confronti di un'istituzione che soffre, evidentemente, quella del Parlamento, e che in questo caso vuole dare un segnale, che, ribadisco, non deve essere quello del “ci fermiamo qua”, perché ci sono altre situazioni da sanare e perché è evidente che si sta aprendo il cammino verso la violazione di un principio, quello dell'articolo 3 della Costituzione. Io non voglio andare a toccare, sia chiaro, gli stipendi dei metalmeccanici, guai mai, però ci sono altre situazioni che, a mio avviso, sarebbero da sanare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

Avverto che la componente UDC-Idea del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Come da prassi, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Prego, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi approveremo questo provvedimento, domani tutti i giornali diranno che è il giorno in cui si è posto fine al privilegio dei parlamentari. Non vorrei che di qui a qualche tempo, invece, dei giornali titolassero, ricordando questo giorno, come il giorno in cui si è posto fine al regime dei diritti acquisiti. Infatti, non ha molto senso approvare un emendamento che dice una cosa ovvia: questa legge si applica ai parlamentari e non si applica agli altri lavoratori dipendenti, posto che i parlamentari siano lavoratori dipendenti, come sembra che adesso tutti quanti vogliamo. Non ha senso, perché questo è ovvio. Ed è altrettanto ovvio che, nel momento in cui il Parlamento afferma che i diritti acquisiti possono essere toccati e la Corte costituzionale accetta la decisione del Parlamento, da quel momento in poi i diritti acquisiti sono liberamente disponibili e voi tutti sapete che esistono e sono numerosi i progetti volti a riformare radicalmente il sistema pensionistico - facendo una macelleria sociale? No, diciamo toccando profondamente i diritti acquisiti - magari cominciando con delle pensioni più alte e poi con quelli delle pensioni più basse.

L'emendamento dalla Commissione è ipocrita ed inutile, è cattiva legislazione perché è ridondante e non cambia nulla, perché dice una cosa che è ovvia e non può dire un'altra cosa, che è altrettanto ovvia, che è il contrario: non può dire che, in futuro, il Parlamento, una volta stabilito il principio che i diritti acquisiti si toccano, sarà abilitato a toccarli. Questo è il vero problema oggi, la vera questione non sono i vitalizi dei parlamentari, la vera questione è la possibilità di un intervento radicale sul tema dei diritti acquisiti e, quindi, la possibilità di toccare le pensioni di milioni di lavoratori. Di questo e non di altro dovremmo parlare.

Onorevole D'Attorre, mi rivolgo a lei tramite la Presidente, l'emendamento proposto è totalmente inutile. Quando io facevo lo studente di legge - e lo ha fatto anche lei -, mi hanno insegnato che esiste una gerarchia delle fonti del diritto. È ovvio che noi non siamo fonte di diritto costituzionale, che può proibire al Parlamento futuro di fare delle leggi che ricalcano quella che facciamo noi oggi, e sarà molto difficile che qualcuno possa sostenere il contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Anticipo gli interventi che avrei svolto sull'articolo 13 e sull'emendamento della Commissione.

Io credo che quanto ha detto l'onorevole Parisi meriti una riflessione, perché la dignità di essere parlamentari, la capacità di qualificarsi parlamentari, oggi è messa fortemente in crisi da questa sorta di propellente del rancore sociale nei confronti della politica, che, in quest'Aula, oggi, ha trovato una sintomatica esibizione. E di fronte a questo tipo di propellente, Presidente, non c'è rimedio, non c'è limite, non ci sarà mai pace, perché la ragionevolezza in questa corsa contro la politica è una parola che non viene e non può essere invocata.

Ora, è evidente che quando il Partito Democratico è caduto nel tranello di sostituirsi al MoVimento 5 Stelle e, addirittura, di essere accusato di essersi appropriato indebitamente di una tematica dei 5 Stelle, ha fatto raggiungere l'obiettivo a questo propellente di rancore sociale. E l'operazione più grave di questa legge è proprio questa, cioè di aver pensato di poter inseguire i fuoriclasse dell'antipolitica; non ce la fate, non è materia vostra, perché, poi, ci sono componenti della vostra area che hanno la testa sulle spalle e sanno benissimo qual è la differenza tra la Costituzione, il diritto, la pancia e i social. Lo sanno e lo testimoniano in quest'Aula con una dignità e una coerenza che è la storia del vostro partito, a cui state abiurando in nome di un modo di non fare politica che non ci onora e che ci porterà, sempre di più, a rifiutare la nostra identità, ad un disconoscimento di dignità che chiunque è entrato in quest'Aula ha sempre avuto e portato a testa alta.

Questo articolo 13, Presidente, costituisce la confessione ridicola di tutto questo, perché è soltanto ridicolo leggere nell'emendamento della Commissione - e il termine ridicolo è utilizzato sul piano squisitamente di tecnica giuridica – che, considerando la difformità fra vitalizi e pensioni comunque denominate, la rideterminazione non può essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti. Io mi sono permesso, col presidente Brunetta, di formulare un subemendamento: salvo che la legge non disponga diversamente.

Qui siamo alla pantomima del Parlamento; ci preoccupiamo di dire che essendo due cose diverse, questa legge non potrà riguardare altro, salvo che la legge ovviamente non disponga diversamente dalla legge ordinaria, cioè qui siamo al sub realismo, fatemi passare, è come se noi scrivessimo delle norme surreali, tanto questa legge non può tenere, e perché? Per rincorrere i 5 Stelle, per non sentirsi dire che sono più avanti in questa battaglia contro la politica, per proporre una legge che voi sapete incostituzionale.

L'eterogenesi dei fini viene da un filosofo che si chiama Wundt, l'eterogenesi dei fini, sostanzialmente, è la conseguenza non voluta, non intenzionale di azioni intenzionali. Qui siamo ben oltre, perché voi siete alla conseguenza intenzionale di un'azione intenzionale. Voi lo sapete bene che è una norma scomposta, ridicola, incostituzionale e ciò nonostante andate incontro, pur di non sentirvi mezzo metro, apparentemente, dietro l'antipolitica.

Peccato, ero abituato a un altro Partito Democratico, Presidente, a un partito democratico di lotta, di battaglie, di intensa partecipazione, non di inseguimento incostituzionale del nulla, lo ripeto, del nulla, perché i vitalizi non sono più retributivi, sono contributivi, per merito nostro, dal 2012! E' irrilevante il “chi”; non sono appassionato di cause, sono appassionato di effetti e in questo Parlamento, oggi, stiamo scrivendo con questa ridicola norma buone intenzioni e propositi che possono essere scardinati con un'altra legge ordinaria; tutto questo è ridicolo, è una norma programmatica, manco fosse un ordine del giorno camuffato, è ridicolo!

Io credo, Presidente, che nessuno di noi voglia sentirsi ridicolo, approvando una norma di questo genere. Noi abbiamo diritto alle lotte, alle battaglia, alle idee, alla coerenza, quella che oggi Cesare Damiano ha rappresentato con quella dignità che noi tutti quanti gli riconosciamo, ma non perché ha detto una cosa contro, perché ha detto una cosa giusta, non si può rischiare che 20 milioni di lavoratori possano andare incontro a delle conseguenze per inseguire una battaglia di mezza antipolitica e per fare il verso al MoVimento 5 Stelle.

Io credo, Presidente, che tutto questo debba rimanere nelle nostre coscienze e che nei nostri provvedimenti legislativi scompaia quel consenso social e ci riappropriamo della dignità di parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso. Adesso, possiamo dare la parola al relatore Richetti per i pareri sugli emendamenti.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Emendamento 13.60 Sisto, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 13.70 Turco, è nel fascicolo, a pagina 14.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Porti pazienza, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.5 Damiano, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.2 Zaratti, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.14 Sisto, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.62 Sisto, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.3 Zaratti, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.200 della Commissione, favorevole. Emendamento 13.201 della Commissione, parere favorevole. Identici emendamenti 13.52 Luigi Di Maio e 13.55 Giacobbe, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 13.56 Gnecchi, Questo è ritirato, ma non me lo avevano detto.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Emendamento 13.15 Marcon, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.16 Russo, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.18 Menorello, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.21 Marcon, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 13.20 Marcon, invito al ritiro o parere contrario. Subemendamento 0.13.202.1 Brunetta, invito al ritiro contrario. Emendamento 13.202 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Facciamo anche gli articoli aggiuntivi.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Articolo aggiuntivo 13.011 Zaratti, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Questo è stato appena ritirato, mi scusi. Articolo aggiuntivo 13.04 Cecconi.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.07 Galgano, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.06 Galgano, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.050 Luigi Di Maio, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.02 Luigi Di Maio, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.022 Misuraca, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 13.017 Sisto, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Emendamento 13.60 Sisto, contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 13.70 Turco.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Presidente, lo ritiro. Emendamento 13.5 Damiano, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. L'emendamento 13.2 Zaratti, è stato ritirato ora. Emendamento 13.14 Sisto.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere contrario. Emendamento 13.62 Sisto, parere contrario. Emendamento 13.3 Zaratti, parere contrario.

PRESIDENTE. È ritirato, scusi.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Emendamento 13.200 della Commissione, mi rimetto all'Aula. Emendamento 13.201 della Commissione, parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 13.52 Luigi Di Maio, perché il 13.55 Giacobbe è stato ritirato.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il successivo è ritirato. Emendamento 13.15 Marcon.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Favorevole. Emendamento 13.16 Russo, contrario. Emendamento 13.18 Menorello, contrario. Emendamento 13.21 Marcon, favorevole. Emendamento 13.20 Marcon, favorevole. Subemendamento 0.13.202.1 Brunetta, mi rimetto all'Aula. Emendamento 13.202 della Commissione, contrario.

Articolo aggiuntivo 13.04 Cecconi, favorevole. Articolo aggiuntivo 13.07 Galgano, favorevole. Articolo aggiuntivo 13.06 Galgano, favorevole. Articolo aggiuntivo 13.050 Luigi Di Maio, favorevole. Articolo aggiuntivo 13.02 Luigi Di Maio, favorevole. Articolo aggiuntivo 13.022 Misuraca, contrario. Articolo aggiuntivo 13.017 Sisto, contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.60 Sisto, parere contrario dei due relatori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Presidente, noi voteremo favorevolmente all'emendamento soppressivo 13.60 Sisto e Brunetta. L'articolo 13 è sostanzialmente l'unico pilastro rimasto di questa norma, dopo la cancellazione dell'articolo 5, insieme all'articolo 1, che stabilisce il principio, che noi contestiamo, dell'equiparazione del parlamentare a un dipendente pubblico. Sull'articolo 13 è stato detto molto anche dal nostro gruppo per nome dell'onorevole Pizzolante, quindi non mi ripeterò su molte questioni. Quello che invece voglio brevemente far notare è che su questo articolo si era addirittura, nelle intenzioni iniziali dei proponenti, concentrata l'ipotesi di copertura. A fronte del fatto che questa legge è palesemente scoperta, e noi abbiamo mitigato questa scopertura abrogando l'articolo 5, è chiaro che quella equiparazione al principio contributivo porterà a un onere a carico dello Stato; adesso, se non sarà per il conferimento al fondo all'INPS, una qualche altra soluzione si dovrà trovare.

Dicevo che, nelle intenzioni dei proponenti, addirittura quest'onere doveva essere - così, anche molto ingenuamente - coperto dagli eventuali proventi, virtuosità, dell'articolo 13. Tutto questo, come si sa, è stato completamente smontato dalla Ragioneria e dalla Commissione bilancio, che anzi hanno fatto un appunto di mancata definizione puntuale dell'articolo 13 e, appunto, dei metodi di ricalcolo dell'applicazione del metodo contributivo alla platea degli ex parlamentari oggi attualmente in pensione. Non mi dilungo sul fatto che sarebbe un precedente unico, perché anche il resto dei lavoratori, come sapete, hanno avuto un trattamento, per ragione d'anno (prima del 1995 e successivamente al 1995), ma il problema è che gli emendamenti proposti a seguito del parere della Commissione bilancio - che comunque aveva ahimè espresso un parere contrario non ex articolo 81, ma un parere contrario generico, ordinario -, il rimedio, le pezze messe dalla Commissione assolutamente non sono sufficienti ed esaustive a chiarire appunto i rilievi della Commissione bilancio, prima ancora del Governo e della Ragioneria, sulla maggiore definizione dei criteri del ricalcolo e quindi sulla possibilità anche di fare un calcolo di quello che sarebbe stato l'impatto economico di questo articolo 13. Né è sufficiente il fatto, che tra l'altro ha introdotto un'altra incostituzionalità, di aver messo il cosiddetto tetto comunque al ricalcolo contributivo. Cioè, noi abbiamo anche scritto in questa legge: si rivà verso il metodo contributivo per tutti gli ex parlamentari, salvo che per quelli dove il metodo contributivo prevedrebbe un'indennità di vitalizio superiore a quella che percepiscono oggi. Quindi, praticamente, tutti i parlamentari sono uguali a tutti i dipendenti pubblici - fino a un certo punto, perché negli interventi passati ho dimostrato che ci sono diversi aspetti che invece li continuerebbero a differenziare, e ciò necessiterebbe di un ulteriore intervento parificatore -, tranne quelli che hanno versato così tanto che il loro metodo contributivo consentirebbe di avere più di quello che stanno percependo. Questa è un'ulteriore incostituzionalità, che tra l'altro non risolve il problema del calcolo puntuale degli effetti finanziari ed economici che si hanno dall'articolo 13, che, oltre ad avere tutti i problemi di costituzionalità e di equità che abbiamo detto, ha anche un problema, grosso come una casa, di determinazione di effetti finanziari. Per questo voteremo l'emendamento Sisto e Brunetta, soppressivo dell'articolo 13.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.60 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Onorevole Turco, intanto che i colleghi votano, le dico che, per un errore tra di noi di mala comprensione, la proposta emendativa 13.011 Zaratti in realtà non è stata ritirata. Se nel frattempo mi esprime il parere… Prendo atto che si rimette all'Aula. Immagino che ugualmente faccia il Governo.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.5 Damiano.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole, non può però fare un intervento, perché ha già parlato sul complesso degli emendamenti, ma credo ci debba fare una comunicazione.

CESARE DAMIANO. Presidente, volevo solo dire che ritiro l'emendamento e, in coerenza con quanto ho detto, non parteciperò al voto dell'articolo 13.

ALFREDO D'ATTORRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, sottoscriviamo l'emendamento, lo facciamo nostro, per metterlo in votazione.

PRESIDENTE. D'accordo. L'emendamento 13.5 Damiano è fatto proprio dal gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Presidente, noi ci asterremo sull'emendamento 13.5 Damiano, anche se lo consideriamo una soluzione enormemente più equa, giusta e anche ragionevole di quella proposta all'articolo 13. È un emendamento che, insomma, pone un problema di equità, e mette quindi un limite ad alcuni scompensi, cioè fissa all'80 per cento – poi, giustamente, tiene aperta anche la possibilità a una modifica successiva - il tetto rispetto alle retribuzioni attuali delle Camere di provenienza. È un fatto spot, episodico, che rientra dentro il dettato della Corte costituzionale, cioè non sancisce la negazione di un diritto acquisito ma ha un senso di equità che può essere accolto. Quindi, ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, in coerenza con l'intervento effettuato prima, durante la discussione sul complesso degli emendamenti, desidero chiedere, a coloro che hanno rilevato l'emendamento, il permesso di sottoscriverlo anch'io, a titolo personale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.5 Damiano, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, con il parere contrario della Commissione, mentre il relatore di minoranza e il Governo si rimettono all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Intanto, avverto che il gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Come da prassi costante, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.14 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.62 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 della Commissione, su cui il relatore di minoranza e il Governo si rimettono all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.201 della Commissione, con il parere contrario del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

A questo punto è preclusa la votazione sull'emendamento 13.15 Marcon, perché gli altri due erano stati ritirati.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.16 Russo, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Prendo atto che l'emendamento 13.18 Menorello è ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.21 Marcon, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.20 Marcon, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.13.202.1 Brunetta, con il parere contrario della Commissione mentre il relatore di minoranza e il Governo si rimettono all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.202 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il nostro voto contrario su questo emendamento perché questo emendamento è una finzione, è una foglia di fico, è un semplice manifesto. Una volta sancito il principio della retroattività del ricalcolo, nulla può mettere al riparo questo emendamento, quand'anche fosse approvato, da una successiva abrogazione. Ricordo, fra l'altro, che l'articolo 3 della Costituzione - e ricordo anche che i numeri degli articoli della Costituzione non sono estratti a sorte ma hanno un ordine di priorità, evidentemente - dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Quindi, una volta approvato, è fatto il danno, perché è sancito in legge un principio che noi abbiamo giustamente detto essere incostituzionale, perché la retroattività è sempre incostituzionale in uno Stato di diritto - sempre che si possa ancora parlare di stato di diritto in Italia - e questo, però, i legislatori dovrebbero saperlo (almeno questo).

Che una legge sia sempre modificabile lo dovrebbero sapere, però si vuol far finta di non vederlo e lo ha detto chiaramente il presidente Damiano, intervenendo sul complesso degli emendamenti. C'è più di un rischio, perché basta leggere le dichiarazioni del presidente dell'INPS Boeri, che non è l'ultimo sul sistema previdenziale, che non a caso dice: “Che si faccia questo, così poi si potrà procedere al ricalcolo”. Va bene, andiamo avanti e dopo voi potete pensare di illudere i vostri elettori, dicendo che non sarà così (ma creata questa breccia sicuramente la diga potrà esplodere). Potete fare finta di non vedere, potete pensare di coprire il cedimento a chi sta minando scientemente le istituzioni democratiche perché non esiste un'alternativa alla democrazia rappresentativa; la democrazia diretta non esiste ma si chiama autoritarismo, questo almeno per chi ha studiato i classici del pensiero politico, cosa che evidentemente non si fa da tempo (comunque, è sempre stato così e questo lo sa chi ha un minimo di cognizione della storia). C'è poi una differenza sostanziale tra le garanzie costituzionali e i privilegi. Qui si tende a mettere tutto nello stesso calderone. Come ha detto ieri il collega Adornato, che vi possano essere delle ingiustizie che vanno risanate è sicuro, ma non è in questo modo che si può procedere, creando un vulnus nei principi fondamentali della legislazione nazionale che possono aprire a derive ben peggiori.

Su questo emendamento, quindi, voteremo contro perché non ha nessun valore, non ha nessun valore reale e, al massimo, ha il valore di un post. Molti pensano che possa avere un valore di realtà ma così non è e non garantirà in alcun modo i pensionati italiani da intenzioni di ricalcolo, come - ripeto - ha detto più volte Boeri. Quindi, potete scriverlo, potete pensare di illudere gli elettori, ma non è con questo emendamento che metterete al riparo i pensionati italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Sarò brevissimo per non essere accusato di ostruzionismo (difficile per il nostro gruppo). Questo emendamento è stato criticato da molti colleghi dicendo che è inutile, e lo è oggettivamente. Qualcuno si è persino spinto ad accusare questo emendamento di ipocrisia. Io direi di più; questo emendamento non è affatto ipocrisia: questo emendamento è la manifestazione esplicita della cattiva coscienza della Commissione che, rendendosi conto che si sta legiferando una cosa pericolosissima (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidentee Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD), ci dice: “Ma state tranquilli che non l'applicheremo più a nessun altro”. Ecco, io credo che in una legge, a prescindere dal contenuto - questa osservazione che faccio non è riferita al contenuto della legge, è riferita alla tecnica legislativa -, è del tutto insensato dire, mentre si approva una norma: state tranquilli non l'applicheremo a nessun altro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.202 della Commissione, con il parere contrario del relatore di minoranza, mentre si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.04 Cecconi, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.07 Galgano, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge.

Scusate, dobbiamo annullare questa votazione e anche quella del 13.04, perché ho saltato il 13.011 Zaratti, che avevo erroneamente considerato ritirato prima. Me ne scuso con i colleghi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.011 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, si rimettono all'Aula il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

È stata annullata la votazione n. 45. Ripetiamo la votazione sull'articolo aggiuntivo 13.04 Cecconi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.04 Cecconi, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.07 Galgano, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.06 Galgano, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.050 Luigi Di Maio, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.02 Luigi Di Maio, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.022 Misuraca, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.017 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza, si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno che concernono materia estranea rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, anche alla luce dei criteri adottati in sede referente e in Assemblea per l'ammissibilità degli emendamenti: Rizzetto n. 9/3225-AR/2, che prevede l'abrogazione della cosiddetta legge Mosca in materia di posizione assicurativa dei dipendenti dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali; Baruffi n. 9/3225-AR/7 e Patrizia Maestri n. 9/3225-AR/9, di contenuto analogo all'articolo aggiuntivo 12.01, già dichiarato inammissibile in sede referente, che recano iniziative previdenziali in favore degli amministratori locali.

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Vorrei capire, nello specifico, perché il mio ordine del giorno, che riguarda, di fatto, delle pensioni che sono state elargite a manica larga a politici e anche ad ex sindacalisti, comunque anche a politici, non è ammissibile. A me sembra veramente una follia: quanto meno discutere, all'interno di un ordine del giorno, della cosiddetta legge Mosca per cui nessuno vuole fare nulla. È veramente una inammissibilità che non riesco a comprendere.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, l'ordine del giorno risulta estraneo rispetto al tema oggetto della Commissione all'atto della predisposizione del testo e delle conseguenti dichiarazioni di ammissibilità degli emendamenti, i cui criteri sono stati confermati dalla Presidenza dell'Assemblea. Quindi, non è ammissibile.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, tutti gli ordini del giorno, fatta esclusione per quelli dichiarati inammissibili, vengono accolti come raccomandazione, anche in coerenza con l'atteggiamento che il Governo ha avuto rispetto ad una proposta di legge parlamentare, in cui si è rimesso all'Aula su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretaria. Quindi, se nessuno dei proponenti ha da ridire…

PIERPAOLO VARGIU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Io, invece, chiederei che l'ordine del giorno che vede me come primo firmatario venga posto in votazione e spiego brevemente il motivo per cui faccio tale richiesta. Si tratta di un ordine del giorno in cui si chiede al Governo di impegnarsi, sia con risorse che con attività di comunicazione, perché venga spiegato ai cittadini, che oggi sono frastornati dal senso e dal contenuto di questa legge, che la legge che noi approviamo incide esclusivamente sui diritti acquisiti dei parlamentari, ma non incide in nessun modo sui diritti acquisiti dei pensionati italiani.

Sarebbe veramente indecoroso se questo nostro tentativo giusto, giustissimo, di recuperare una sensibilità della politica nei confronti dei cittadini e di ricostituire quel rapporto virtuoso che oggi è compromesso rischiasse di essere percepito dai pensionati italiani come un attacco ai diritti acquisiti, che sono sacrosanti, di chi ha pagato i contributi pensionistici.

PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Vargiu chiede che, comunque, l'ordine del giorno venga posto in votazione, chiedo al Governo se intenda esprimere un parere sull'ordine del giorno diverso dall'accoglimento come raccomandazione. Prego, sottosegretaria.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Credo che a questo punto, proprio perché è un elemento che non era estraneo alla cosa e la premessa era proprio quella di evitare il merito, questo ordine del giorno può essere anche accolto favorevolmente dal Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Poiché le dichiarazioni di voto finale non potranno concludersi entro le ore 15… Scusate, potete uscire, per favore, silenziosamente se non avete bisogno? Poiché le dichiarazioni di voto finale non potranno concludersi entro le ore 15, orario a partire dal quale è previsto lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà nei termini che saranno stabiliti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che è appositamente convocata alle ore 15,15.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ovviamente è una decisione della Presidenza, le faccio però presente che la nostra proposta di sospendere per oggi il question-time, indipendentemente dalle volontà, non potrà a prescindere essere discussa perché il question-time inizia, comunque, alle 15 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, mi dispiace, ma non c'era l'unanimità dei gruppi su questa ipotesi, quindi non si poteva fare.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho capito, ma l'unanimità dei gruppi si verifica durante…

PRESIDENTE. Non apriamo una discussione su questo, però.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, faccio solo presente che l'unanimità dei gruppi si verifica in sede di Conferenza dei capigruppo, che poteva essere convocata antecedentemente l'inizio del question-time(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il Parlamento, la Ministra per l'istruzione, l'università e la ricerca, la Ministra della salute e il Ministro dell'economia e delle finanze. Invito gli oratori ad un rispetto rigoroso dei tempi, visto che siamo in diretta televisiva.

(Iniziative di conseguenza volte a evitare ogni forma di discriminazione relativa all'orientamento sessuale, anche in considerazione di iniziative assunte dall'amministrazione comunale di Prevalle, in provincia di Brescia – n. 3-03192)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Lacquaniti ed altri n. 3-003192 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Lacquaniti se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha un minuto.

LUIGI LACQUANITI. Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra per i rapporti con il Parlamento, che oggi viene qui a dare risposta a questa interrogazione, che fa riferimento alla decisione assunta dall'amministrazione comunale del comune di Prevalle, in provincia di Brescia, di aprire uno sportello cosiddetto no gender o anti gender all'interno del palazzo municipale - con fondi pubblici, riteniamo - per dare consulenza sulle teorie gender che sarebbero oggetto di insegnamento nella scuola pubblica e nella scuola primaria.

Chiediamo alla Ministra e interroghiamo la Ministra perché il Governo possa assumere delle decisioni in merito, affinché queste, che sono decisioni che noi riteniamo tradiscano l'atteggiamento omofobo e discriminatorio, quindi che va a violare anche l'articolo 3 della Costituzione, non abbiano più a ripetersi nel comune di Prevalle e in altri comuni sul territorio nazionale.

PRESIDENTE. La ringrazio anche per la puntualità. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli interroganti, circa la questione posta, concernente l'apertura di uno sportello no gender presso gli uffici del comune di Prevalle, in provincia di Brescia, ricordo che l'UNAR è stato istituito presso il dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri con il decreto legislativo n. 215 del 2003, in attuazione della direttiva 2000/43 del Consiglio europeo del 29 giugno 2000. Tale direttiva, all'articolo 13, determina l'obbligo, da parte degli Stati membri, di istituire uno o più organismi per la promozione della parità di trattamento di tutte le persone e della lotta alle discriminazioni, precisando che tali organismi fanno eventualmente parte di Agenzie, incaricate a livello nazionale, della difesa dei diritti umani e della salvaguardia di diritti individuali.

Merita, dunque, sottolineare in tal senso l'importante ruolo che l'UNAR svolge sin dalla sua istituzione, a cominciare dall'assistenza alle vittime di discriminazione e violenza razziale. L'UNAR promuove, inoltre, numerose attività, volte a favorire l'inclusione sociale e l'integrazione, nonché campagne attive di informazione e sensibilizzazione contro l'odio e i pregiudizi.

Con riferimento al caso richiamato dagli interroganti, sulla base degli elementi forniti dalla prefettura di Brescia, il cosiddetto sportello no gender non risulta ricadere nelle iniziative assunte dal comune di Prevalle o dal sindaco, ma si tratta di un progetto sostenuto da alcune associazioni private, che hanno chiesto al comune la disponibilità della sala comunale dalle 10 alle 12 nelle giornate di sabato di luglio e agosto 2017.

Preciso, inoltre, che il medesimo caso è stato preso in esame dall'UNAR nell'ambito della propria attività costante di monitoraggio dei fenomeni discriminatori ed è in corso un'attività istruttoria per approfondire l'analisi delle attività del suddetto sportello.

Si rassicurano gli interroganti che, nel caso in cui siano ravvisati comportamenti non conformi alla disciplina vigente e in contrasto con i principi di uguaglianza sanciti dall'articolo 3 della Costituzione, saranno adottate le opportune iniziative al riguardo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lacquaniti ha facoltà di replicare.

LUIGI LACQUANITI. Grazie Presidente, grazie Ministra, devo dire che siamo soddisfatti, in quanto nella sua risposta, nella sua replica, lei fa riferimento effettivamente a quell'atteggiamento discriminatorio che noi riteniamo si stia realizzando nel comune di Prevalle e fa riferimento, quindi, ad una istruttoria che è stata avviata.

Noi attenderemo, naturalmente, i risultati di questa istruttoria. A parziale correzione, però, di quanto trasmesso dalla prefettura di Brescia, devo dirle che l'Amministrazione comunale di Prevalle non ha semplicemente ospitato questo sportello, ma si è resa in qualche modo protagonista di quanto questo sportello vuole realizzare.

Ricordo che, soltanto due anni fa, la medesima amministrazione comunale, attraverso i tabelloni pubblici elettronici finalizzati alla comunicazione pubblica ai cittadini, aveva fatto scrivere la formula: l'amministrazione comunale è contraria all'ideologia gender. Quindi, lei capisce che in questo caso ci troviamo davanti ad atti chiaramente, palesemente discriminatori, oltre che offensivi della scuola pubblica, offensivi del personale docente; non abbiamo traccia nei programmi della scuola pubblica di queste fantomatiche teorie gender, che, fra l'altro, ci risulta non abbiamo nemmeno alcun fondamento scientifico.

Un ultimo rilievo va fatto anche riguardo al tessuto sociale della cittadina di Prevalle: è compito - io ritengo - delle amministrazioni comunali, al di là del loro colore politico e dei loro intendimenti politici, garantire l'unità della cittadinanza, la solidarietà fra cittadini. Tutto quanto è stato realizzato da questa Amministrazione comunale in merito a questo sportello va in senso opposto.

(Iniziative volte a far fronte all'attuale situazione di siccità, anche attraverso una revisione del sistema di gestione del servizio idrico integrato – n. 3-03193)

PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03193 (Vedi l'allegato A). Ha un minuto.

BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Ministra, è un'interrogazione molto concreta, questa, e secondo me molto sentita, in particolare dal mondo dell'agricoltura, ma non solo. La siccità di questo periodo è nota, in questa interrogazione noi abbiamo indicato una serie di temi fondamentali e importanti: due terzi dei campi coltivati sono praticamente spariti, la produzione di latte è crollata, come la produzione di fieno, la siccità è una sorta di flagello. Circa dieci amministrazioni regionali hanno chiesto lo stato di calamità, per non parlare poi del tema che abbiamo dibattuto in Aula in altre occasioni sugli incendi. E poi, anche a partire dalla riforma Galli, la questione che riguarda la gestione del servizio idrico. Ci sono molte aziende - privatizzate, tra l'altro - che oggi si dimostrano non capaci. Noi vogliamo capire quali sono le iniziative concrete, reali, veloci che il Governo intende intraprendere.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo al quesito posto sulla base degli elementi forniti dal Ministro Martina, che è impossibilitato a partecipare alla seduta.

Il Ministero delle politiche agricole sta seguendo con grande attenzione gli effetti provocati dalla anomala siccità a cui fanno riferimento gli interroganti. Per tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di questa settimana, il Ministero si è mosso lungo tre direttrici: attivazione del Fondo di solidarietà nazionale, aumento degli anticipi dei fondi europei PAC, nonché incremento di 700 milioni di euro da destinare al rafforzamento e all'efficientamento delle infrastrutture irrigue.

Il Governo ha sostenuto con forza l'approvazione, lo scorso 20 luglio, in Commissione bilancio al Senato, di un emendamento al decreto-legge Mezzogiorno per l'attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. Si tratta di un intervento necessario, a tutela delle aziende non assicurate, per consentire l'attivazione immediata di strumenti concreti, come la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali. Il dicastero è, altresì, pronto a collaborare con le regioni nel censimento dei danni e nella verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica.

Allo stesso tempo, è stato chiesto il via libera alla Commissione europea per aumentare gli anticipi dei fondi della Politica agricola comune. Sarà così possibile implementare di oltre 700 milioni di euro le anticipazioni alle imprese, portandole a 2,3 miliardi di euro nel mese di ottobre e garantire maggiore liquidità alle imprese agricole.

Anche un piano strategico per dare ai nostri territori infrastrutture irrigue migliori costituisce una delle priorità del Governo, al fine di renderle più efficienti e di ridurre gli sprechi di acqua. Il tema è centrale e sarà affrontato anche in occasione del G7 agricoltura di ottobre a Bergamo, atteso che, per tutelare gli agricoltori dalle crisi, c'è bisogno di strumenti nuovi e più efficaci.

Il Ministero delle politiche agricole ha attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue con una dotazione finanziaria di circa 600 milioni di euro, che verrà chiuso entro il 31 agosto, e ha disposto un investimento di 107 milioni di euro su sei opere irrigue già cantierabili e i cui lavori partiranno nei primi mesi del 2018.

Rilevo, infine, che, sempre nell'ottica di una strategia nazionale di intervento su infrastrutture che incida sulla gestione e uso della risorsa idrica, il Ministero dell'Ambiente destinerà una parte dei fondi di sviluppo e coesione a disposizione ad uno specifico piano di sostituzione delle reti, cui i soggetti gestori e/o le regioni dovranno concorrere.

PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di replicare, per due minuti.

BRUNO MURGIA. Sarò anche più breve, Presidente. Non sono particolarmente soddisfatto, anche se vedo che c'è un impegno da parte del Ministero. Credo che in tanti anni di Governo e di Ministero dell'onorevole Martina, probabilmente, qualche cosa in più, soprattutto per quanto riguarda la gestione del sistema integrato idrico, si sarebbe potuta fare. Prendo atto che la situazione è monitorata, che vengono attivati i cosiddetti fondi di solidarietà, però, è chiaro che se aspettiamo, per risolvere i problemi, il prossimo G7 siamo molto in ritardo. Per cui noi con la nostra azione di opposizione, vigileremo concretamente su ogni atto che questo Governo vorrà proporre.

(Iniziative volte a garantire l'offerta scolastica in Abruzzo, in particolare nei comuni del cratere sismico, con riferimento agli organici dei docenti – n. 3-03183)

PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03183 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, signora Ministra, ricordo molto bene quando, a febbraio 2017, lei, a pochi giorni dal sisma, e a pochi giorni, anche, dal suo giuramento è venuta in quei territori - territori in quel momento molto sofferenti - e ha incontrato una comunità di rappresentanti delle istituzioni, della scuola - una comunità ferita - e ricordo bene l'impegno che lei ha assunto per la ricostruzione, ma anche la ripartenza di tutto il sistema scolastico, fortemente messo a rischio.

Ecco, la mia interrogazione di oggi raccoglie un appello, un appello di quella comunità, di quel popolo, perché rispetto alla programmazione dei tagli di 68 o 69 docenti di cui diciotto nella provincia di Teramo c'è una grande preoccupazione. Abbiamo due comuni, il comune di Colledara, dove non è stata autorizzata la prima media ad essere ricostituita, così come anche al liceo artistico di Castelli, che è un'eccellenza in Italia per la storia della ceramica italiana, unico in Abruzzo…

PRESIDENTE. Grazie, non le elenchi tutte per favore.

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Chiediamo al Governo quali iniziative stia prendendo.

PRESIDENTE. La Ministra Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Sottanelli, la ringrazio, in quanto, con il suo quesito, mi permette di rendere noto che, anche per il prossimo anno 2017-2018, i dirigenti degli uffici scolastici regionali dei territori colpiti dalle recenti crisi sismiche che hanno interessato l'Italia centrale, potranno avvalersi di tutte le misure che prontamente il Governo aveva adottato per garantire la regolare prosecuzione dell'anno scolastico 2016-2017.

Lo prevede una disposizione inserita in sede di conversione nel cosiddetto decreto per il Mezzogiorno in questi giorni all'esame del Parlamento. Mi riferisco alle previsione contenute nell'articolo 18-bis del decreto-legge n. 189 del 2016 che aveva stabilito, con riferimento alle istituzioni scolastiche, i cui edifici erano stati dichiarati parzialmente o totalmente inagibili, una deroga al numero minimo e massimo di alunni per classe normalmente previsto per ciascun tipo e grado di scuola, dal Regolamento del 2009 da lei citato, l'istituzione di ulteriori posti di personale docente nonché di personale ATA; per il personale in servizio presso edifici dichiarati parzialmente o totalmente inagibili ulteriori deroghe alle procedure e ai termini ordinamentali previsti per l'assegnazione di cattedre ai docenti, al personale ATA e agli educatori.

Con particolare riguardo alla situazione della regione Abruzzo, non si può anzitutto fare a meno di rilevare che, rispetto allo scorso anno, vi è stata una diminuzione complessiva del numero degli alunni di oltre 1.200 unità, con inevitabili effetti sull'assegnazione del contingente dei posti. La dotazione organica, comunque, è già stata distribuita a livello regionale nella maniera più ponderata e bilanciata possibile, in considerazione delle criticità scaturite dal sisma e della situazione di oggettivo disagio che caratterizza numerose realtà territoriali, soprattutto nelle aree interne e di montagna.

Oggi, grazie alle misure che il decreto per il Mezzogiorno ha prorogato per il prossimo anno scolastico, le problematiche da lei segnalate potranno riceve una risposta ancora più adeguata da parte del competente ufficio scolastico regionale che valuterà se autorizzare, per il prossimo anno scolastico, anche classi con un esiguo numero di iscrizioni.

Posso inoltre rassicurarla sul fatto che una particolare attenzione in sede di applicazione della disciplina in deroga sarà riservata proprio a quelle realtà scolastiche che presentano spiccate peculiarità, anche in ragione del contesto territoriale nel quale insistono, come il caso del liceo artistico di Castelli, da lei ricordato.

PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di replicare, per due minuti, con la preghiera di stare nei tempi.

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Ministro, sono molto soddisfatto della sua risposta. Penso di interpretare anche il sentimento della comunità locale per le sue parole e la sua sensibilità che è stata confermata, qui, oggi, rispetto a quello che è stato promesso a febbraio 2017. Il popolo abruzzese è un popolo resiliente, è un popolo forte, è un popolo che non si abbatte, però, ha bisogno di segnali forti, come quello che lei ci ha annunciato e che si materializzerà nelle prossime ore e nei prossimi giorni.

I 140 comuni del cratere dell'Italia centrale stanno vivendo un momento di grande difficoltà, perché non è solo un problema di danni materiali, i danni immateriali sono ancora più difficili, sono ancora più pesanti rispetto ai danni materiali e, quindi, bisogna che le istituzioni - prima di tutto noi che siamo qui in Parlamento e il Governo tutto - insieme, in maniera sinergica, studino anche un piano complessivo per i 140 comuni che stanno all'interno delle quattro regioni colpite, perché bisogna ricostruire anche quella comunità, quel tessuto sociale e culturale che il terremoto e non soltanto il terremoto hanno messo a dura prova. Ricordo, infatti, che l'Abruzzo da nove anni si trova tra il terremoto del 2009 di L'Aquila e tutto quello che poi è successo dopo, con le slavine, con le frane, con l'evento storico della nevicata che si è sovrapposta al terremoto e, quindi, c'è un tessuto di una comunità veramente, fortemente messa, con durezza, alla prova.

Segnali come questi sono importanti e penso, interpretando proprio il pensiero della mia comunità, di ringraziare, per quello che state facendo, lei e il Governo.

(Iniziative in materia di scatti stipendiali dei professori e dei ricercatori universitari, alla luce delle azioni di protesta prospettate dal «Movimento per la dignità della docenza universitaria» – n. 3-03184)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Uva ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vacca ed altri n. 3-03184 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Il Movimento per la dignità della docenza universitaria coordinerà azioni di protesta sottoscritte da oltre 5.000 docenti. per far saltare dal 28 agosto al 31 ottobre la sessione autunnale degli appelli. Questo per chiedere che vengano sbloccati gli scatti stipendiali. A questo va aggiunto che l'università e, in generale, il mondo alla ricerca sono colpiti dal problema del precariato universitario e dal blocco del turnover; se a questo aggiungiamo il fatto, signora Ministra, che il fondo di finanziamento ordinario, ovvero il fondo principale da cui attingono gli atenei, è diminuito, dal 2009 ad oggi, di 600 milioni di euro, perché passiamo da 7,5 miliardi a 6,9, beh, capite tutti che questa è una situazione drammatica.

In base a questo, il MoVimento 5 Stelle chiede alla Ministra e al Ministero competente quali iniziative intenda assumere, al fine di garantire la dignità della docenza universitaria, assicurando, inoltre, l'effettiva risoluzione del problema del precariato nell'università italiana.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Cerco di rispondere puntualmente a tutte le questioni da lei poste. Relativamente al preruolo universitario, ritengo che sia necessario semplificare il percorso, intervenendo sulla filiera contrattuale che precede l'ingresso al ruolo di professore. Ciò sia per favorire l'ingresso alla docenza di una minore età per coloro che dimostrano di avere i requisiti scientifici richiesti, sia per consentire a coloro che non li possiedono di individuare tempestivamente percorsi di carriera alternativi. Intendo predisporre delle proposte che, nel confronto con il sistema accademico, a cominciare dalla Conferenza dei rettori, con cui sono già in corso riflessioni, si traducano in iniziative concrete, in vista della prossima legge di bilancio. Per sostenere, come lei ha auspicato, l'ingresso di giovani professori e ricercatori nelle università, ricordo anche i più recenti interventi adottati dal Governo: l'investimento di circa 50 milioni di euro a regime per l'assunzione di 861 ricercatori di tipo B, nonché l'esclusione, dai limiti del turnover, delle assunzioni di ricercatori di tipo A, per le università con indicatori di bilancio positivi.

La legge di bilancio per l'anno 2017 ha permesso di reclutare circa 1.300 ricercatori, di cui almeno 350 di tipo B, assicurando le necessarie risorse finanziarie per il passaggio alla seconda fascia nell'ambito dell'iniziativa “Dipartimenti di eccellenza”, per la quale, dal 2018, saranno assegnati 271 milioni di euro anni aggiuntivi all'FFO a 180 dipartimenti delle università italiane. Con la legge di bilancio per l'anno 2017 è stata aumentata al 50 per cento la quota minima di assicurazione del turnover di ogni università nel rispetto del limite massimo nazionale ed entro il mese di agosto saranno redistribuite tra gli atenei le risorse del restante 30 per cento del turnover nazionale. Ricordo che, dal prossimo anno, il turnover passerà al 100 per cento.

È mia ferma intenzione, nel decreto che stabilisce i criteri di riparto dell'FFO per l'anno 2017, aumentare le risorse per incentivare il reclutamento di ricercatori di tipo B e la mobilità interuniversitaria del personale docente.

Arrivo alla questione del trattamento economico della carriera universitaria, strumento necessario sia per rendere più competitivo e attrattivo il sistema del reclutamento sia per evitare che molti giovani ricercatori risultino eccessivamente penalizzati dall'ingresso tardivo nei ruoli della docenza. A mio avviso, va posta particolare attenzione proprio a quei giovani che hanno avuto accesso all'università nel periodo 2017-2015, periodo di sostanziale blocco giuridico ed economico degli stipendi. Il Ministero sta aggiornando le stime rispetto a differenti possibilità relative al parziale ristoro del blocco dei trattamenti stipendiali del suddetto periodo. Si tratta di importi che necessitano di una copertura che determinerà comunque riflessi sui saldi di bilancio e per la quale è necessario capire quali margini ci possano essere, soprattutto, in vista della legge di bilancio per il 2018. Questo è l'impegno che mi assumo.

Concludo sottolineando che, a fronte delle suddette questioni che vanno necessariamente affrontate e risolte, deve essere comunque riservata altrettanta considerazione ai giusti diritti degli studenti universitari, che devono essere messi nelle condizioni di poter svolgere le loro sessioni d'esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Vacca ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Purtroppo non possiamo ritenerci assolutamente soddisfatti, anche perché continuate a sbandierare dati e cifre che non corrispondono, poi, alla realtà dei fatti e, soprattutto, continuate a non dare delle vere risposte, ma promesse vaghe che ovviamente verificheremo.

Vede Ministra, questo è l'ennesimo grido di allarme che arriva dagli atenei italiani, martoriati e messi in ginocchio dopo anni di tagli bipartisan e mortificazioni continue. E non è un caso se all'appello degli oltre 5.400 docenti si siano aggiunti i dottorandi, i dottorati, i ricercatori precari e gli studenti stessi.

Il quadro è desolante e impietoso, soprattutto se paragonato agli altri Paesi: siamo in fondo alla classifica per finanziamenti dell'istruzione terziaria; dal 2008 al 2015 siamo passati da circa 19 mila a meno di 13 mila professori ordinari e da circa 25.500 a 17.500 ricercatori a tempo indeterminato, rimpiazzati solo in parte da ricercatori di tipo B a tempo determinato: una nuova categoria di precari senza futuro da voi condannata a un destino senza prospettiva, almeno fino ad oggi.

In otto anni c'è stata una diminuzione complessiva del 30 per cento dei docenti, che, inevitabilmente, ha fatto sprofondare ancora di più il rapporto docenti-studenti e ha comportato un inevitabile peggioramento dell'offerta formativa dei nostri atenei. Tutto ciò si ripercuote drammaticamente anche sul numero di studenti. Siamo ultimi, Ministra, in quanto a numero di laureati: il 24 per cento, mentre gli altri Paesi stanno raggiungendo, e in alcuni casi hanno superato, l'obiettivo europeo del 40 per cento. È un bollettino di guerra, al quale voi avete risposto con quello scellerato provvedimento delle “cattedre Natta”, ad esempio.

L'unico vostro intervento positivo è stata l'istituzione della “no tax area” per gli studenti universitari: peccato che non è nata da una vostra iniziativa, bensì da una mia proposta di legge su cui abbiamo lavorato per quattro anni e che vi siete visti costretti ad inserire nella scorsa legge di stabilità nel tentativo di assumervene il merito.

Per voi l'università - e concludo - è stata un barile cui raschiare il fondo all'occorrenza o, in alcuni casi, una macchina per il consenso elettorale da sfruttare grazie ad alcuni docenti troppo affini ai partiti. Per il MoVimento 5 Stelle, invece, università, scuola e ricerca dovranno essere il cuore della rinascita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti in merito all'ipotesi di segnalare nell'etichettatura degli alimenti la presenza di soia dovuta a contaminazione accidentale, al fine di garantire la sicurezza dei consumatori in relazione alle allergie alimentari – n. 3-03185)

PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03185 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Premesso che, sulla base dei regolamenti europei, noi sappiamo che la soia può essere un contaminante accidentale del frumento e, quindi, delle semole, tecnicamente non eliminabile nonostante l'adozione delle migliori e più moderne tecnologie e di tutte le possibili ed idonee misure di controllo da parte dell'industria molitoria; premesso l'intervento dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare e, soprattutto, considerato che nei singoli Stati dell'Unione europea per la determinazione e la quantificazione degli allergeni vengono usati metodi diversi, con conseguenti possibili risultati non univoci e che lo stesso accade nel documento “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore” del Ministero della salute; mancando un indirizzo univoco molte aziende sono orientate all'utilizzo di metodi di rilevazione assai differenti che possono non tutelare il consumatore, si chiede di sapere quale sia il metodo standard utilizzato nei sistemi di controllo ufficiali per la rilevazione della soia nella pasta e, di conseguenza, utilizzabile dalle aziende per la rilevazione della stessa nella pasta, nei sistemi di controllo interno, chiarendo, nel contempo, se, in caso di probabile presenza di soia dovuta a contaminazione accidentale, debba essere riportato in etichetta e con quale dicitura.

PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Rispondo a questa interrogazione, scusandomi fin da adesso per il carattere particolarmente tecnico della risposta che darò, ma che dipende dalla natura stessa del quesito.

La disciplina europea in materia di alimenti prevede che vengano fornite ai consumatori informazioni sulla presenza di allergeni sia negli alimenti preimballati che in quelli sfusi. Tale disciplina non contiene, però, disposizioni specifiche relative alle informazioni sulla presenza eventuale, non intenzionale, negli alimenti di sostanze o prodotti che provocano allergie, richiedendo, peraltro, che tali informazioni non inducono in errore i consumatori. Ciò al fine di evitare che un problema di sicurezza alimentare si trasformi, per un eccesso di autotutela da parte delle aziende, in un problema nutrizionale per i soggetti allergici ovvero nell'ingiustificata rinuncia a diversi alimenti.

A quest'ultimo riguardo, la Commissione europea ha attivato una task force che sta valutando quale tra le diverse opzioni sia in grado di evitare tale rischio e pare si stia orientando sull'utilizzo in etichetta dell'espressione “may contain”, che sembra essere la più comprensibile per i consumatori europei nel corso dei lavori della predetta task force.

L'Italia ha istituito un tavolo tecnico per l'aggiornamento del documento “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore: lo stato dell'arte”. Ha più volte sollecitato la Commissione europea ad individuare, attraverso l'EFSA, quei valori al di sotto dei quali l'espressione “may contain” non dovrebbe essere impiegata proprio per non indurre in errore i consumatori.

Vengo adesso alla specifica domanda che mi è stata rivolta circa i metodi da utilizzare nei confronti ufficiali per la rilevazione della soia negli alimenti. Al proposito evidenzio che tutti i soggetti pubblici che si occupano della tematica - l'Istituto superiore di sanità, il Dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari dell'università degli studi di Milano, il Centro regionale “Allergie e intolleranze alimentari” dell'IZPS di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - hanno confermato che, allo stato attuale, non esistono metodi uniformi in quanto non adottati a livello europeo, ma che, generalmente, in Italia, vengono utilizzate metodiche sia immunoenzimatiche (ELISA) che di biologia molecolare (PCR).

Concludo, rassicurando l'onorevole interrogante che verificherò costantemente che gli uffici del Ministero continuino nelle iniziative già intraprese perché si pervenga, nella competente sede europea, alla soluzione che sia in grado di meglio tutelare la salute dei consumatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di replicare, per due minuti.

GAETANO PIEPOLI. Io mi auguro che il Ministero non solo segua, ma determini anche una specie di cronoprogramma, perché la definizione di questi limiti massimi di tollerabilità sono necessari sia per la tutela della salute del consumatore, ma anche per mettere le aziende stesse in grado di poter essere adeguate al rispetto della tutela del consumatore. È possibile sognare, in un certo qual modo, che si possa fare presto e bene e si dia certezza sia al consumatore che alle aziende? È un sogno: noi speriamo di sì.

(Stato di attuazione degli atti applicativi previsti nell'ambito dei nuovi livelli essenziali di assistenza, con particolare riferimento alla definizione delle tariffe per l'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica – n. 3-03186)

PRESIDENTE. L'onorevole Carnevali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03186 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ELENA CARNEVALI. Ministra, noi abbiamo salutato con molto apprezzamento l'approvazione e poi la pubblicazione dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e l'abbiamo considerato un traguardo per la sanità pubblica di cui siamo fortemente orgogliosi. Tra i contenuti, in particolare, l'interrogazione si riferisce proprio all'articolo 64, cioè agli appositi accordi che poi devono essere sanciti nella Conferenza Stato-regioni per la definizione dei criteri uniformi, l'individuazione dei limiti e le modalità delle erogazioni. Sono un po', li nomino semplicemente; quindi, oltre che all'accordo con la Conferenza Stato-regioni, i criteri dei comportamenti prescrittivi, le tariffe massime specialistiche per la protesica e le linee di indirizzo per l'integrazione socio-sanitaria. Quindi, il quesito è per conoscere qual è lo stato di attuazione di tutti questi atti previsti.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti, perché mi consentono di tornare su un argomento, quello dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, che rappresenta un risultato straordinario conseguito dal Governo in materia di tutela della salute. Basti ricordare che il precedente aggiornamento risaliva al 2001, ovvero a ben sedici anni orsono.

Prima di fornire le informazioni che mi sono state richieste circa l'adozione del decreto sulle tariffe massime per l'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, desidero evidenziare che molte delle prestazioni previste dai nuovi livelli essenziali di assistenza, ad esempio l'adroterapia, la procreazione medicalmente assistita, le nuove tipologie di dialisi, le prestazioni di laboratorio, eccetera, sono già erogate da alcune regioni - cito, a titolo esemplificativo, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna e la Toscana - e, più in generale, dalle regioni che non registrano un disavanzo sanitario, che possono pertanto erogare prestazioni ulteriori rispetto ai LEA, i cosiddetti extra LEA.

Quanto allo stato dell'iter di adozione del “DM tariffe”, faccio presente che il Ministero della salute ha avviato, sin dal mese di febbraio 2016, un lavoro molto complesso, che è consistito nella riconduzione dei ben 36.000 codici delle prestazioni sanitarie regionali a quelli presenti nel nuovo nomenclatore adottato con il DPCM dei LEA.

Questa attività, molto impegnativa anche a causa della mancanza di una codifica unica in tutte le regioni, si è resa necessaria per consentire sia l'analisi della variabilità tariffaria delle prestazioni già erogate dalle regioni o recepite dal nuovo nomenclatore, sia l'analisi dei costi delle prestazioni per le quali sono stati approntati appositi studi tecnici.

Tale complessa attività è terminata solo il 31 marzo di quest'anno e ad essa è seguita la fase di consultazione, conclusasi solo da pochi giorni, con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale e le società scientifiche, al fine di pervenire all'elaborazione delle prime ipotesi tariffarie su tutti i 2.109 codici di assistenza specialistica ambulatoriale e sui 1.063 codici dell'assistenza protesica.

Solo all'esito di un ulteriore confronto con le associazioni di categoria e le società scientifiche sulle modifiche apportate a seguito della consultazione, lo schema di provvedimento sarà trasmesso al MEF per la concertazione tecnica e, successivamente, alla Conferenza Stato-regioni per l'acquisizione dell'intesa.

Concludo pertanto rassicurando tutti i cittadini, in particolare i pazienti, che i complessi adempimenti procedurali di cui ho riferito saranno completati entro il mese di settembre e che pertanto a breve i nuovi LEA potranno essere fruiti in maniera completa e uniforme su tutto il territorio nazionale, anche nella parte relativa alle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e protesica.

PRESIDENTE. L'onorevole Capone, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

SALVATORE CAPONE. Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta e anch'io voglio sottolineare proprio quanto sia stato storico il provvedimento dei LEA, innanzitutto; penso che l'attenzione che questo Parlamento e il gruppo del Partito Democratico gli hanno voluto dare sia stata il massimo. Penso, però, che un giudizio definitivo, anche per quanto riguarda il provvedimento della definizione delle tariffe, non possa essere dato in questa sede.

Siamo parzialmente soddisfatti, perché, come lei ha appena finito di dire, abbiamo di fronte un lavoro complesso. Sicuramente c'è stato un tempo per la definizione del provvedimento e di ulteriore consultazione e il provvedimento uscirà nel settembre prossimo, però riteniamo fondamentale e importante che le prestazioni che sono oggetto di questa interrogazione corrispondano subito anche all'esigenza dei cittadini. Quindi, fino a quando non verrà emanato il decreto da parte del Ministero della salute riguardo, appunto, alla fissazione delle tariffe massime delle prestazioni, come previsto dall'articolo 64, noi cercheremo di monitorare tutto questo lavoro, perché riteniamo fondamentale e importante che tutto questo risponda soprattutto alla grande attesa dei cittadini. Soprattutto, la salvaguarda del diritto alla salute penso che sia di particolare importanza, così, a questo punto, le tariffe massime previste per l'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, al fine proprio di garantire questa certezza del diritto alla salute dei cittadini. Riteniamo che questo sia di particolare importanza, soprattutto che quel cronoprogramma sia rispettato, perché altrettanto faremo noi per cercare di portarlo fino in fondo e a casa.

(Iniziative volte a scongiurare situazioni di pregiudizio per la salute in relazione all'emergenza idrica nel comune di Roma – n. 3-03187)

PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03187 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Signora Ministra, come lei sa, dal 29 luglio viene minacciato un razionamento dell'acqua nel comune di Roma, un comune in cui sono presenti numerosi ospedali, strutture sanitarie di ogni tipo, ospedaliere ed altro, e tale provvedimento suscita grande preoccupazione, in quanto può concretamente mettere a rischio la salute umana e degli animali e le coltivazioni.

Chiediamo quali iniziative abbia intrapreso o intenda prendere il Governo in vista di questa emergenza.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti, poiché mi consentono di affrontare in questa sede la problematica dell'emergenza idrica a Roma, che, anche per le possibili ricadute sul sistema di tutela della salute umana e animale, suscita in queste ore grande preoccupazione.

Mi preme innanzitutto evidenziare che il Ministero della salute ha appreso solo da notizie di stampa dell'adozione da parte della regione Lazio dell'ordinanza in materia di approvvigionamento idrico, in quanto gli uffici del mio Dicastero non sono stati coinvolti nell'istruttoria che ha portato all'emanazione del provvedimento contingibile e urgente.

Dopo aver appreso dei contenuti dell'ordinanza, ho dato immediatamente indicazione ai miei uffici di prendere contatti con le amministrazioni comunale e regionale al fine di individuare le iniziative da intraprendere per evitare che misure di divieto di approvvigionamento idrico possano avere ricadute negative sui servizi sanitari e socio-sanitari erogati ai cittadini romani.

Ho pertanto personalmente scritto sia al presidente della regione Lazio che al sindaco di Roma Capitale, evidenziando che un'eventuale sospensione generalizzata dell'erogazione di acqua nella città di Roma, anche a fronte dello straordinario incremento delle temperature registrate in queste ultime settimane, potrebbe pregiudicare gravemente il livello igienico-sanitario di tutte le strutture ricettive e di ristorazione della capitale e di tutti gli uffici pubblici, nonché di tutte le strutture ove vengono alloggiati a qualsiasi titolo gli animali; ma soprattutto, potrebbe comportare gravi pregiudizi per l'erogazione dei servizi sanitari essenziali.

Si consideri che Roma Capitale conta complessivamente cinque presidi ospedalieri di base, undici presidi ospedalieri sede di dipartimento emergenza-urgenza-accettazione, DEA di primo livello, sei presidi ospedalieri sedi di DEA di secondo livello, ivi incluso l'ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, ventinove presidi ospedalieri non dotati di pronto soccorso, per un totale di circa 13.000 posti letto.

Ho quindi in particolare richiesto se fosse stato predisposto dagli enti competenti un piano di continuità per le strutture sanitarie della città.

Ho altresì chiesto al presidente Zingaretti e al sindaco Raggi di verificare accuratamente, nell'ambito delle rispettive competenze, che, pur nell'emergenza, sia assicurata una presenza continua e sufficiente di risorse idriche in tutte le strutture che erogano assistenza sanitaria e socio-sanitaria ai cittadini, nonché in tutte le strutture ove vengono alloggiati gli animali nel comune di Roma Capitale, tale da garantire, senza interruzione alcuna, i servizi sanitari e socio-sanitari essenziali, e soprattutto di verificare che non sia messa a rischio la salute dei pazienti nonché il benessere animale.

Proprio ieri ho appreso che il sindaco del comune di Roma ha sottoposto la mia segnalazione ai vertici di ACEA Spa per il seguito di competenza.

Concludo quindi garantendo gli onorevoli interroganti che seguirò l'evolversi dell'emergenza idrica romana e che ho dato mandato ai miei uffici di mettersi a disposizione delle amministrazioni regionale e comunale, perché si eviti che tale situazione di emergenza possa arrecare pregiudizio alla salute umana e animale.

PRESIDENTE. l'onorevole Mottola ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. La ringrazio, Ministro, sono rassicurato per quanto riguarda la sua parte, un po' meno per quello che in generale riguarda questo povero comune, che viene travolto ciclicamente da emergenze sempre nuove.

Più in particolare, su questa della siccità io mi ero posto il problema, da cittadino romano che comincia ad avere una certa età, di non avere mai sentito parlare di crisi idrica a Roma.

In realtà, i romani avevano provveduto già qualche migliaio di anni fa con 16 acquedotti, che avevano garantito una disponibilità per ogni singolo cittadino che è doppia di quella che abbiamo oggi noi romani. Ma ci fu un giorno, nel 537, in cui, evidentemente, successe qualcosa del genere, perché quella mattina i romani si recarono alle terme, come ogni giorno, e improvvisamente ebbero la sorpresa di trovare che l'acqua non c'era più. Cosa era successo? Erano gli Ostrogoti di Vitige, che avevano tagliato gli acquedotti e quel giorno si trovarono senz'acqua; evidentemente, i barbari sono tornati in Campidoglio e l'acqua ricomincia a mancare.

D'altra parte, questa non è che una delle tante emergenze: abbiamo avuto quella dei rifiuti, in cui abbiamo sentito che i rifiuti si accumulavano per non si sa quali motivi, ma ci è stato anche detto da esperti che forse bastava prevedere un po' prima quello che sarebbe successo, e lo stesso vale per la siccità. Non è un mistero che questa è una stagione in cui si consuma più acqua, non è un mistero per nessuno che stava arrivando un periodo di siccità, non è un mistero che l'acqua nel lago di Bracciano si sta abbassando a livelli pericolosi e, quindi, forse era il caso di prendere qualche iniziativa precedentemente, in questa come nelle altre emergenze.

Ieri, in un'intervista, il sindaco Raggi ha dichiarato che per Roma lei adotterà il pugno di ferro; forse, al sindaco Raggi, più che il pugno, converrebbe usare la testa, se ci riesce.

(Iniziative in materia di strutture atte a garantire l'omogeneità sul territorio nazionale del servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica – n. 3-03188)

PRESIDENTE. L'onorevole Labriola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03188 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Conosciamo tutti l'importanza del servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica, che si rifà al numero telefonico 118; tuttavia, oggi, Ministra Lorenzin, vorremmo sottoporle due necessità dello stesso servizio. Siamo consapevoli che non esiste una norma che disciplini il numero delle autoambulanze con medici e infermieri a bordo e siamo consapevoli che il servizio prestato sul territorio nazionale sia difforme, ma siamo anche consapevoli dell'enorme necessità di avere mezzi con personale medico specializzato per dare una pronta e mirata assistenza.

Questa necessità è sentita ancor più fortemente nei comuni piccoli, di confine o in zone non facilmente raggiungibili; d'altra parte, riteniamo che la complessità di gestione della centrale operativa 118 debba, in quanto struttura complessa, essere pensata e organizzata come dipartimento, denominato Set 118, in modo tale che la struttura di primo soccorso possa migliorare l'efficacia dell'intervento primario, spesso fondamentale in termini di prontezza e come vero e proprio intervento salvavita. Riteniamo che la Ministra Lorenzin debba affrontare questi temi.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Rispondo all'interrogazione, evidenziando preliminarmente che la rete delle centrali operative del 118, ovvero il sistema di assistenza sanitaria alla popolazione dal quale dipende l'efficacia e la tempestività del soccorso medico di urgenza, rientra, secondo la vigente previsione costituzionale, nelle competenze organizzative delle singole regioni.

Ciò premesso, è un dato di fatto che le regioni abbiano adottato in questo ambito modelli assai diversi: in alcuni casi, la gestione del servizio è affidata a un'agenzia regionale, come avviene, ad esempio, nel Lazio e in Lombardia; altrove, sono stati istituiti livelli regionale di coordinamento, Abruzzo, Emilia-Romagna e Marche; in altri casi ancora, mi riferisco al Piemonte e alla Liguria, sono stati adottati modelli gestionali di tipo dipartimentale interaziendale; in altre regioni ancora, anche del Sud, il servizio è organizzato su base aziendale, a livello di singola azienda sanitaria, ma coordinato dalla direzione regionale competente.

In tale contesto, il Ministero della salute ha solo il compito di individuare, nell'ambito della definizione degli standard relativi all'assistenza ospedaliera, i parametri di riferimento nazionali per il dimensionamento delle centrali operative 118. Il DM n. 70 del 2015 contiene, infatti, l'indicazione rivolta alle regioni di procedere a una revisione organizzativa che, tenuto conto dell'esperienza organizzativa e gestionale maturata, nonché degli investimenti informatici avvenuti, garantisca la presenza di una centrale operativa per un bacino di riferimento orientativamente non inferiore a 0,6 milioni di abitanti o, comunque, di una per regione o provincia autonoma.

Solo nell'ambito della verifica dell'attuazione del DM n. 70 e degli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza, il Ministero della salute può, dunque, monitorare l'organizzazione dei servizi di emergenza predisposti dalle regioni, ivi compresi, a titolo esemplificativo, il numero delle centrali operative e delle postazioni medicalizzate e non.

Ciò non significa, tuttavia, che non vi siano strumenti che siamo in grado di armonizzare alle modalità organizzative adottate nelle singole e variegate realtà regionali. Tale obiettivo, che costituisce, peraltro, un mio preciso impegno fin da quando ho assunto il ruolo di Ministro della salute, necessita, tuttavia, dell'adesione delle regioni che siedono nei singoli tavoli tecnici di coordinamento e che partecipano alle molteplici iniziative promosse dal Ministero al fine di diffondere e, se possibile, uniformare le migliori pratiche organizzative adottate in alcune realtà territoriali.

Proprio per raggiungere l'obiettivo di uniformare su standard qualitativamente elevati il servizio 118, è mio intendimento costituire un tavolo di lavoro con le regioni e l'Agenas per la definizione condivisa dei criteri generali per l'accreditamento dei servizi di soccorso sulla base delle migliori pratiche adottate dalle regioni virtuose.

PRESIDENTE. L'onorevole Labriola ha facoltà di replicare, per due minuti.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Il punto è: saremmo tutti più tranquilli se ad ogni richiesta di intervento ci fosse sull'autoambulanza un medico? Evidentemente sì. La stessa domanda, signora Ministra, le è stata formulata dall'ordine dei medici, che, sostanzialmente, le chiedono che, in condizioni valutate critiche o potenzialmente tali, deve essere attivato il medico, che deve essere presente di persona per valutare con proprie diagnosi il da farsi.

Evidentemente, se questa necessità giunge dagli addetti ai lavori, vuol dire, per deduzione logica, che ci sono dei casi - io aggiungerei molti - in cui questo non avviene. Pretendiamo a gran voce, a nome della cittadinanza nazionale, che, quando la centrale operativa 118, in seguito a un triage telefonico, attribuisce all'intervento il codice rosso, evidentemente imminente pericolo di vita, deve essere attivata una risposta di soccorso che veda l'immediato invio di un mezzo con medico e infermiere a bordo, assetto MIKE. Su questo dobbiamo essere vincenti.

Le attuali linee guida applicate nelle singole regioni non sono risultate sufficienti a garantire il superamento di carenze e difficoltà. L'atto Camera n. 3856, proposta di legge da me presentata, prevede l'istituzione del sistema di emergenza sanitaria territoriale 118, che punta proprio a fare fronte alla maggiore domanda di servizi di emergenza su tutto il territorio nazionale, prevedendo un'organizzazione basata su dipartimenti provinciali coordinati a livello regionale.

Il sistema da me proposto è organizzato in conformità ai parametri della popolazione servita, così come delle postazioni dotate di mezzi di soccorso avanzato. Servono parametri generali e inderogabili, presenti nella proposta di legge, utili a ottimizzare ogni sforzo e rendere virtuoso il sistema. Auspichiamo che inizi a breve un confronto al Ministero per discutere questo tema.

(Iniziative di competenza volte alla tutela dei risparmiatori danneggiati da situazioni di dissesto bancario, nonché a tutela dei livelli occupazionali, con particolare riferimento alle vicende di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca – n. 3-03189)

PRESIDENTE. L'onorevole Prataviera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03189 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Ministro, la storia e le vicende disastrose di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono note a tutti, perlomeno in Veneto; sono note a tutti le enormi responsabilità degli artefici della gestione malefica che ha provocato un vero e proprio disastro nel territorio dal quale provengo, come sono note a tutti, e a mio avviso è anche evidente, anche se non è così per le cronache, anche le falle degli organi di controllo e di vigilanza.

Le chiedo di chiarire quali saranno le azioni del Governo per garantire agli azionisti e ai contribuenti che i responsabili e i malfattori delle due banche paghino le loro responsabilità in maniera esemplare, a garanzia di tanti veneti e non che sono stati truffati e dei dipendenti delle due banche.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere se non si ritenga opportuno che gli amministratori colpevoli dei comportamenti che hanno portato al dissesto di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza siano puniti adeguatamente; inoltre, chiedono di sapere se non si ritenga opportuno tutelare nel miglior modo possibile i correntisti e i piccoli azionisti danneggiati dal dissesto delle stesse banche, nonché i lavoratori.

Sul primo punto, in occasione di un'audizione parlamentare il 18 luglio scorso, ho già espresso con chiarezza il mio convinto sostegno, affinché al danno provocato corrispondano sanzioni severe e adeguate alla responsabilità degli amministratori colpevoli del dissesto. Strumenti sanzionatori severi sono peraltro già previsti dal nostro ordinamento e il mio auspicio è che la magistratura e le autorità di vigilanza li applichino nel modo più rigoroso e severo possibile.

Per quanto riguarda il meccanismo di ristoro, come ricordato dagli onorevoli interroganti, la liquidazione delle banche venete è stata accompagnata da un rilevante supporto pubblico proprio per limitare i danni alla comunità della regione interessata dal dissesto. L'intervento del Governo ha evitato che, da un giorno all'altro, migliaia di lavoratori rimanessero senza occupazione; ha consentito ai correntisti di non subire alcun danno; ha fatto salvi i diritti dei risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni ordinarie.

La ristrutturazione dell'attività bancaria, precedentemente in capo alle due banche, sarà gestita da Intesa-San Paolo e si prevede che l'eventuale fuoriuscita di personale avvenga esclusivamente su base volontaria.

Inoltre, abbiamo concordato con le autorità europee la possibilità di ristorare i clienti che sono stati indotti ad acquistare obbligazioni subordinate attraverso pratiche improprie in quanto quei titoli presentano caratteristiche di rischio non adeguate al profilo dei risparmiatori stessi.

Purtroppo, non esiste possibilità di deroga per coloro che invece hanno acquistato azioni. Chi compra azioni di una società, sia pure di una banca, assume un rischio elevato che contempla la possibilità di perdere completamente l'investimento. Compensare con un intervento a carico della collettività coloro che hanno assunto tale rischio vorrebbe dire far pagare anche a contribuenti che non sono in grado di effettuare alcun risparmio né investimento le scelte di altri contribuenti che hanno disposto di redditi o patrimoni più consistenti. Anche i piccoli azionisti possono essere considerati vittime di comportamenti illeciti ma gli effetti delle loro scelte e dei comportamenti impropri degli amministratori non possono gravare sulle tasche di tutti gli altri contribuenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Prataviera ha facoltà di replicare per due minuti.

EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Vede, Ministro, esattamente un mese fa Zonin è stato fotografato per le vie dello shopping di Milano libero di girare nonostante sia stato accusato dalla stessa Banca Popolare di Vicenza ex post di oltre 2 miliardi di euro di danni. Mentre il danno a carico degli ex dirigenti di Veneto Banca è stimato in 2,3 miliardi.

Ora lei giustamente ha ricordato la sua audizione, ma io le ricordo anche le parole del Presidente Gentiloni che alla presentazione del decreto-legge ha garantito a parole un'esemplare pena per i fautori di tale situazione.

Tuttavia, molte questioni rimangono aperte: rimane aperto come sia possibile che il decreto-legge, che è ancora in corso di conversione, sia stato di fatto blindato; che la due diligence a favore di Intesa sia stata operata in una settimana e, tra l'altro, sotto minaccia della stessa Intesa e c'è un subodore che in realtà tutta l'operazione possa essere in qualche maniera anche una copertura a vantaggio di MPS.

Chi ha sbagliato deve pagare - ritorniamo alla domanda iniziale - e deve pagare per aver raggirato di fatto i correntisti che sono stati obbligati a diventare azionisti i quali, alcuni di loro, sapevano perfettamente il rischio che stavano correndo, ma la stragrande maggioranza non lo sapeva perché non aveva gli strumenti per poterlo fare.

Chi ha umiliato il Veneto deve pagare. Qualcuno ha detto che l'operazione da 5,2 miliardi di euro, su cui la devo in qualche maniera correggere, è basata su soldi dei contribuenti e quindi sono già di fatto soldi pubblici che vengono usati per gestire e per risolvere problemi privati. Qualcuno ha osato dire che questi 5,2 miliardi di euro sono una parte del residuo fiscale del Veneto: è un'aberrazione, non si può accettare questo tipo di ragionamento, così come non si può accettare che chi doveva vigilare anche in Veneto non lo abbia fatto. Soprattutto noi chiediamo e pretendiamo un cambio di rotta nei confronti dei milioni di veneti che sono stati danneggiati da questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-FARE!-Pri).

(Elementi in merito ai costi per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale o umanitaria - n. 3-03190)

PRESIDENTE. L'onorevole Invernizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Guidesi ed altri n. 3-03190 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario per un minuto.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente. Buongiorno, signor Ministro, siamo ancora una volta a chiedere giusto per chiarezza, perché è giusto che gli italiani sappiano quanto costa la solidarietà, quanto costa il buon cuore, quanto costano tutte le iniziative che ricevono il plauso dei nostri partner europei che subito dopo si girano dall'altra parte.

Con la presente interrogazione chiediamo, signor Ministro, di esporre in modo chiaro quanto costa e quali siano i costi complessivi nell'anno 2016 e in quello in corso e quelli previsti per il 2017 per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale; quali sono i costi sostenuti dalle regioni per garantire ai cittadini stranieri l'assistenza sanitaria e quali siano le spese sostenute dai comuni per i servizi di assistenza e inclusione sociale a favore dagli stranieri.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Io potrò rispondere solo in misura sintetica a questa serie di domande considerata la complessità del tema e i limiti di tempo.

Il Ministero dell'Economia e delle finanze effettua stime e un monitoraggio della spesa sostenuta dall'Italia per il soccorso e l'accoglienza dei migranti, anche allo scopo di fornire evidenza a supporto del riconoscimento di tali circostanze eccezionali nella definizione del percorso di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine della finanza pubblica (anni 2015-2017).

La stima attuale della spesa sostenuta dall'Italia per il soccorso e l'accoglienza dei migranti è stata pubblicata nel Documento di economia e finanza 2017 presentato al Parlamento lo scorso aprile secondo uno scenario costante e uno di crescita degli arrivi di migranti. Lo scenario costante è basato su dati previsionali in assenza di un ulteriore acuirsi della crisi; mentre lo scenario di crescita considera una spesa in carico di circa 1.000 minori aggiuntivi l'anno a un costo medio di 45 euro al giorno, di circa 62.000 persone aggiuntive nelle strutture di accoglienza governativa e temporanea in media l'anno ad un costo medio di 32,5 euro al giorno e di circa 3.500 richiedenti asilo e rifugiati aggiuntivi nel sistema di protezione a un costo medio di 35 euro al giorno. Nel 2016 la spesa complessiva sostenuta dall'Italia per la crisi migranti risulta pari a circa 3,6 miliardi al netto del contributo dell'Unione europea. La quota concernente l'accoglienza è del 66,5 per cento pari a circa 2,4 miliardi; la stima aggiornata della spesa per il 2017 prevede, in assenza di un ulteriore acuirsi della crisi, una spesa complessiva pari a circa 4,2 miliardi al netto del contributo dell'Unione europea. La quota concernente l'accoglienza è del 68,2 pari a circa 2,8 miliardi.

Per far fronte alle attuali previsioni di spesa per il 2017, ben superiori a quelle del 2016, il disegno di legge di assestamento del bilancio prevede un'assegnazione di ulteriori 600 milioni al capitolo per l'accoglienza del Ministero dell'Interno.

Infine, in merito alle spese sostenute dai comuni, la stima del Ministero dell'Economia e delle finanze considera solo i servizi di assistenza diretta e non quelli che possono far parte di un più ampio piano di inclusione e integrazione sociale. La spesa sostenuta dagli enti locali e anche dalle regioni per i minori è molto diversificata da un territorio all'altro ed è difficile pervenire ad una stima precisa. In media è al momento considerata dal 2016 pari a circa il 5 per cento aggiuntivo della spesa totale degli SPRAR, cioè del sistema di protezione dei richiedenti asilo.

PRESIDENTE. L'onorevole Invernizzi ha facoltà di replicare per due minuti.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Intanto non dovrei essere io a farlo, ma la informo che gli scenari di cui parlava, lo scenario costante e lo scenario in crescita, ci fanno pensare che ci sia il secondo: c'è uno scenario di forte crescita.

Lei sa che gli sbarchi aumentano, sa che gli immigrati clandestini che stazionano sul nostro territorio sono sempre di più. Ho avuto difficoltà a seguire sinceramente la sua risposta: diciamo che spannometricamente potremmo dire che, tra il 2016 e il 2017, tra costi sostenuti e stime ci siano più o meno 8 miliardi di euro sicuri, più chissà 600 milioni che mettiamo, più una quota che non si conosce - vi invito, anzi, a indagare perché penso che sia di vostro interesse conoscerla con chiarezza, anche se è difficile, ma ritengo che ci siano molti tecnici che lavorano al Ministero dell'Interno - corrispondente a quanto pagano le regioni e quanto pagano i comuni perché parliamo di parecchi miliardi di euro.

Signor Ministro, so che non è la sua delega, però io penso che sia anche importante, a questo punto, fare una domanda al Governo nel suo complesso: i restanti governanti, gli altri governanti d'Europa, i nostri partner (cito per ultimo il Presidente francese Macron), anziché aspettare sempre che si svegli l'Europa, come ci dite da anni, “la crisi va risolta in un complesso europeo”; ecco, Macron probabilmente non ha avuto occasione di parlare con voi e ha deciso di muoversi da solo e cercare di risolvere la crisi libica in qualche modo, con risultati che, direi, fanno arrossire gli ultimi Presidenti dal Consiglio dell'Italia.

Ecco, anziché star qui ad aspettare che magari la Mogherini, cioè l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, vostro ex Ministro che non si capisce di preciso cosa faccia in Europa, anziché aspettare che si muova lei, perché non fate quello che fa Macron e che fanno i governanti degli altri Paesi, cioè gli interessi principali dei propri cittadini?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CRISTIAN INVERNIZZI. Lei ha parlato di parecchi miliardi di euro: se non vi svegliate, questi miliardi di euro, 10 miliardi sicuri (e mi avvio alla conclusione) solo negli ultimi due anni, sono destinati a crescere. Purtroppo, il costo non lo pagate voi, lo pagano i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Iniziative volte a consentire alle imprese la compensazione tra crediti vantati verso la pubblica amministrazione e debiti originati dalla presentazione di istanze di adesione alla cosiddetta «rottamazione dei ruoli» – n. 3-03191)

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03191 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIOVANNI PAGLIA. Presidente, signor Ministro, dal 2010 in Italia, come è noto, è possibile compensare, per chi abbia crediti nei confronti della pubblica amministrazione, le cifre a credito con eventuali richieste da parte di Equitalia, quindi da parte dell'amministrazione finanziaria. Con il decreto-legge n. 193 del 2016, che ha aperto la cosiddetta rottamazione delle cartelle, si è reso possibile ai contribuenti regolarizzarsi evitando di pagare gli interessi di mora e le sanzioni, sostanzialmente.

Ora, non è stato chiaro in questi mesi come si incrociassero queste due disposizioni, perché, da quanto è stato dato di capire, l'Agenzia delle entrate ha sempre ritenuto che non fosse possibile, per chi portava in adesione le cartelle, compensare con eventuali crediti con la pubblica amministrazione; fino a quando, il 12 di questo mese, la commissione tributaria di Catania ha invece dato ragione ad un contribuente, dichiarando possibile, in quanto non negato dalla norma, operare in compensazione. Quindi quello che le chiedo, signor Ministro, è, a distanza di cinque giorni dalla fine della possibilità di adesione, come intenda regolarsi il Ministero.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Gli onorevoli interroganti rappresentano la necessita di un'iniziativa volta a consentire la possibilità di compensazione dei crediti inseriti e certificati nell'apposita piattaforma MEF, vantati dalle imprese fornitrici della pubblica amministrazione, con i debiti delle stesse imprese risultanti in esito alla presentazione dell'istanza di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016, di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016.

Si evidenza che la possibilità di compensazione è stata riconosciuta recentemente anche dalla commissione tributaria di Catania, e si richiama l'attenzione del Governo sulla delicatezza e sulla rilevanza del tema del ritardo dei pagamenti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese fornitrici di beni e servizi.

Al riguardo, osservo che l'articolo 9-quater del decreto-legge n. 50 del 2017, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 del 2017, ha recentemente esteso all'anno 2017 la possibilità di compensazione delle cartelle di pagamento in favore delle imprese titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per somministrazione, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pubblica amministrazione.

La menzionata disposizione ha rinviato ad un decreto ministeriale attuativo l'individuazione delle modalità per la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese fornitrici della pubblica amministrazione: l'iter di approvazione dello schema di decreto di cui trattasi è in fase di ultimazione. Detto provvedimento prevede che l'applicazione delle richiamate disposizioni in ordine alla possibilità di compensazione dei crediti per l'anno 2017 riguardi i carichi affidati dagli agenti di riscossione entro il 31 dicembre 2016, ricomprendendo quindi anche i debiti relativi alla definizione agevolata di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 193 del 2016.

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PAGLIA. Da un lato, mi devo ritenere soddisfatto, nel senso che, se ho interpretato bene la risposta del Ministro, ci si adegua di fatto a quanto già interpretato dalla commissione tributaria di Catania: sarà possibile portare in compensazione questi crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione rispetto alle cartelle portate in rottamazione.

Credo però, signor Ministro, che anche lei capisca che a questo punto si aprono due problemi, quanto meno. Il primo per chi eventualmente abbia già operato diversamente, essendosi fidato di interpelli presentati all'Agenzia delle entrate, che aveva risposto che non si poteva fare.

Il secondo problema, che mi sembra più rilevante, è che questo decreto attuativo ancora non è stato emanato, sempre se capisco bene; ma soprattutto che fra cinque giorni i termini scadono.

Anche di recente - lo leggevo oggi sui giornali - il MEF avrebbe esplicitamente ritenuto improponibile un'eventuale proroga della scadenza del 31 luglio. Quindi, quello che io dovrei chiederle di nuovo, signor Ministro, se avessi un'altra domanda, è cosa pensa di fare il MEF dopo questa sua risposta, perché uno potrebbe aspettarsi che a questo punto negli ultimi cinque giorni ci sia una valanga di contribuenti che si presentano improvvisamente agli sportelli di Equitalia o dell'Agenzia delle entrate (anzi, dell'Agenzia delle entrate e basta, a questo punto) perché hanno improvvisamente scoperto che quelle cartelle che ritenevano di non poter pagare per assenza di liquidità, possono invece a questo punto essere pagate perché invece vantano dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione.

Quindi io credo, signor Ministro, che alla luce della risposta che lei mi ha voluto dare in questo momento, e che credo sarà apprezzata, anche se tardiva, probabilmente andrebbe rivista questa opinione rispetto alla mancata proroga, se non altro per garantire la buona funzionalità della pubblica amministrazione, e in particolar modo degli sportelli, e onde evitare il formarsi di file fuori con tutte le complicazioni del caso. Credo anche ci sia da aggiornare, a questo punto, su questa nuova scelta gli addetti dell'Agenzia delle entrate, che si troveranno a dover dare risposte diverse da quelle che davano fino a ieri. L'invito è che si faccia, a questo punto, una proroga tecnica dei termini, ripeto, per andare, da un lato, incontro alle esigenze dei contribuenti, ma, dall'altro, soprattutto per permettere alla struttura tecnica di operare adeguatamente.

In questo senso, l'invito è anche ad essere molto rapidi però nell'emanare questo decreto attuativo, che se ho capito bene è indispensabile perché tutto quello che ho detto abbia corso.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Bobba, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, Damiano, Epifani, Fedriga, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Laforgia, Lupi, Marcon, Mazziotti Di Celso, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Rosato, Sanga, Sani, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che le dichiarazioni di voto finale e il voto finale della proposta di legge n. 3225 e abbinate A/R - Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali avranno luogo immediatamente. Al termine, avrà inizio l'esame del disegno di legge n. 4595 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (approvato dal Senato – scadenza: 6 agosto 2017), previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate.

Annunzio delle dimissioni di un Sottosegretario.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 26 luglio 2017, la seguente lettera: “Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dal senatore dottor Massimo Cassano dalla carica di Sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali. Firmato Paolo Gentiloni”.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 3225-A/R (ore 16,34).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 3225-A/R: “Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali” e delle abbinate proposte di legge. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, questo provvedimento riguarda poco i parlamentari in carica, già in regime contributivo dal 2012, la platea dei destinatari è fatta dagli ex, ex deputati e consiglieri regionali, ultraottantenni in grandissima parte. E qui il primo aspetto almeno un po' strano dell'intervento: a parte l'obiezione costituzionale grande come una casa sulla retroattività della riforma che apre la porta ad interventi analoghi su tutti i pensionati d'Italia, ciò che suscita più di una perplessità sul piano dell'etica politica è il fatto che quasi il 70 per cento, forse anche più, dei deputati che oggi si ornano delle piume splendenti di questo provvedimento lo fa non rimettendoci nulla. Ci si fa belli a danno esclusivo di chi non è in Parlamento.

Quando questa - diciamo così - linea di intervento viene proposta dal MoVimento 5 Stelle sta dentro una filosofia che non condivido, ma che è coerente con i suoi principi fondativi che criticano la democrazia rappresentativa in favore di una sorta di demarchia. Ma quando questa posizione viene sostenuta da altri colleghi, non posso che rimanerne sorpreso.

La verità è che i danni provocati dalle leggi elettorali a lista bloccata sono immensi e si sentono anche in questi comportamenti. Quando l'ingresso in Parlamento si deve al capo, e non al popolo, ne deriva che alla fine l'eletto si senta un po' come un deputato per caso o per fortuna. Che cosa sia un parlamentare, la sua dignità di rappresentante del popolo, che significhi dedicare una parte della sua vita al servizio pubblico con disciplina ed onore, rappresentano ormai questioni rimosse in questa specie di politica prêt à porter che ha la proiezione storica di un tweet sgrammaticato. Ebbene, io dico “no” a questo tweet e dico “no” al provvedimento, sicuro di compiere così un piccolo gesto di difesa della dignità di quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, noi socialisti non siamo per nulla a favore dei privilegi alla classe politica. Condividiamo pienamente la parte della legge che riguarda il trattamento pensionistico per gli attuali e i futuri parlamentari. Pensiamo che sia un passo importante, che andava compiuto prima che si sollevasse l'ondata dell'antipolitica e del disprezzo per le istituzioni, e non adesso per tentare di raccogliere voti inseguendo il malcontento.

Lo stesso Governo, attraverso il Ministero dell'Economia, ha espresso i propri dubbi sul testo, precisando come gli uffici competenti del Ministero del Lavoro e dell'INPS abbiano comunicato che, data la particolarità della materia, non dispongono dei dati necessari alla elaborazione di una relazione tecnica sul provvedimento. Senza contare che la legge andrebbe ad influire sui requisiti già maturati, modificando diritti acquisiti e, dunque, inviolabili.

Aggiungo poi il rischio di incostituzionalità posto in evidenza dallo stesso presentatore della proposta di legge. Secondo noi, inoltre, al testo manca la previsione di un contributo di solidarietà per chi gode di vitalizi alti non sostenuti da adeguati versamenti.

Così come sarebbe necessario un tavolo Governo-regione per riequilibrare i vitalizi regionali troppo differenti tra loro; l'autonomia delle regioni sulla questione, infatti, non impedisce a Governo e Parlamento di esprimere un orientamento.

In conclusione, pure essendo convinti della necessità delle modifiche da attuare in tutti i campi del settore previdenziale, per i motivi illustrati, esprimo il voto di astensione della componente socialista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Questa legge temiamo sia una delle maggiori prese in giro che un'Aula parlamentare abbia mai inflitto al popolo italiano. La norma che ci apprestiamo a votare punta a disciplinare con legge ordinaria una materia come quella dei vitalizi degli ex parlamentari che è sempre stata regolata con delibere dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati; l'ultima, la più importante quanto meno, è quella del 2012 sotto la Presidenza di Gianfranco Fini.

Pertanto, se si fosse voluto realmente intervenire sulla questione ed evitare possibili pronunce di incostituzionalità da parte della Consulta, si sarebbe dovuto procedere in ufficio di Presidenza a Montecitorio oppure, come qualche collega ha fatto presente, con una legge di rango costituzionale. Ma probabilmente la decisione di procedere con legge ordinaria è un errore voluto da qualcuno che confida nella incostituzionalità della norma per salvare i vitalizi degli ex parlamentari.

Senza dimenticare che oggi arriveremo all'approvazione di questa legge, qui, alla Camera, dopo quattro anni e mezzo di legislatura e che, quindi, questo provvedimento dovrà anche essere approvato al Senato, verosimilmente in autunno, e, in caso di modifiche, dovrà tornare alla Camera quando probabilmente ormai la legislatura sarà terminata. Questa, quindi, è la prima presa in giro, perché si farà credere agli italiani che sono stati ridotti i vitalizi degli ex parlamentari, poi molto probabilmente gli saranno restituiti dalla Corte costituzionale.

Ma c'è dell'altro, perché la presa in giro che il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle hanno orchestrato a danno degli italiani per farsi belli ai loro occhi pochi mesi prima delle elezioni, dicendo di aver tagliato i vitalizi agli ex parlamentari, copre un'altra gravissima. Infatti, il testo su cui il Partito Democratico e i grillini hanno trovato l'intesa fa salvi tutti i soldi che coloro che oggi si trovano in quest'Aula prendono dalla Camera dei deputati e fa salvi anche quelli che potrebbero continuare a prendere se fossero rieletti. Infatti, il testo che stiamo per votare non tocca di un centesimo tutti i soldi che vengono erogati ai deputati in carica; parlo delle spese per l'esercizio del mandato, della diaria e delle spese di trasporto, voci che valgono migliaia di euro ogni mese e che, per di più, non sono soggette a tassazione.

Anche in questo caso sono stati proposti diversi emendamenti che andavano in questa direzione - parlo, soprattutto, di quell'emendamento che prevedeva di togliere la diaria a chi già è residente a Roma o che prevedeva di togliere il rimborso per le spese telefoniche che oggi non hanno più senso o che, comunque, prevedevano la riduzione della diaria - ma tutti gli emendamenti sono stati bocciati.

Immagino che i cittadini sperino che le dimenticanze concertate tra PD e MoVimento 5 Stelle per evitare di impoverire troppo i parlamentari siano finite, ma purtroppo non è così. Infatti, questa proposta di legge ha un altro buco grande come una casa e riguarda il mancato aggiornamento delle modalità di erogazione di questa montagna di soldi che le Camere danno agli eletti. Per quanto riguarda buona parte dei rimborsi, la Camera la eroga a prescindere dalla presentazione di documenti giustificativi, con il risultato che ci si può mettere in tasca dei soldi extra senza che tale pratica sia sanzionabile in alcun modo.

Nonostante tutti questi difetti, Alternativa Libera è costretta a votare a favore della norma in quanto, essendo la nostra componente priva di rappresentanti in Ufficio di Presidenza, non abbiamo mai potuto neppure presentare una delibera in tale sede che cancellasse tutti gli iniqui privilegi di cui godono sia i parlamentari in carica sia quelli titolari di pensione. Nonostante tutto ciò, quindi, per coerenza con le nostre iniziative parlamentari e con la segreta speranza che questa norma non sia dichiarata incostituzionale, ci turiamo il naso e voteremo favorevolmente, sebbene questo non sia il modo di fare leggi serie ed efficaci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Con l'approvazione di questa proposta di legge gli italiani avranno una preoccupazione in più: infatti, l'applicazione della norma che prevede la retroattività al sistema pensionistico contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari offre una tagliola allo Stato di poter usare lo stesso sistema e in qualsiasi momento nei confronti dei pensionati di qualsiasi categoria, che sono quasi venti milioni. Un salasso giunto in piena estate, una tegola che si poteva evitare vista, tra l'altro, la disponibilità dei parlamentari a trovare le soluzioni più opportune. La norma che verrà approvata ammazza lo stato di diritto e i diritti acquisiti e introduce la retroattività, ridicolizza la funzione del parlamentare e lo riduce a meno di un medio funzionario dello Stato. Inoltre, peggiorerà il reclutamento dei parlamentari stessi e aumenterà la corruzione. Mi piacerebbe conoscere in proposito il parere di Cantone.

Signora Presidente, non vorrei stare proprio al suo posto ma lei verrà ricordata come quella che ha presieduto l'Assemblea in cui è morta la democrazia. Pertanto, lasci a un deputato a caso l'onore di questa nefandezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Nel dibattito di questi due giorni su questa proposta di legge in questo primo passaggio alla Camera dei deputati è stato detto molto a partire dalla motivazione delle eccezioni di incostituzionalità. Ci si deve anche chiedere alla fine, per le critiche che sono piovute su questo provvedimento anche da coloro che preannunziano di votare a favore - e io parlo a nome della componente Direzione Italia e preannunzio il nostro voto di astensione, che naturalmente mi accingo a motivare - perché si sia fatta una proposta di legge di questo tipo, fatta appunto in questo modo, con questa simil-urgenza a fine di luglio, su un argomento che tocca sì le prerogative dei parlamentari ma che, come si è visto anche oggi in modo eccellente dall'intervento del collega del PD Damiano, ha dei risvolti sul sistema contributivo di carattere più generale.

Cominciamo a fissare qualche punto. La Camera si è data, con propria autonoma determinazione e deliberazione, un nuovo sistema contributivo a partire dal 1° gennaio 2012. Questo per dire che oggi non è che stiamo facendo una rivoluzione; stiamo chiarendo - e non nel modo migliore - alcuni aspetti. Arriverò adesso agli aspetti tecnici. Mi chiedo, però, cosa ci sia alla base di tutto questo e perché questo furore ideologico, noto da parte dei nuovi entrati in Parlamento, che oggi però contraddistingue credo la segreteria del PD e non tanto i gruppi parlamentari (la distinzione credo sia doveroso farla). Oggi è un argomento da campagna elettorale o è un modo per dire seriamente: “Sì, ci adeguiamo a una situazione che impone una maggiore sobrietà anche dai rappresentanti delle istituzioni nei confronti dei cittadini percettori di pensioni che spesso sono davvero minime” a fronte poi di quelle che vediamo propinate sui giornali che non riguardano certo i politici e che invece riguardano manager privati, ma anche di enti partecipati dallo Stato che percepiscono milioni di euro?

Allora, io mi chiedo, innanzitutto, perché questo furore ideologico dei pentastellati e poi del PD e mi chiedo perché questo coraggio, che in questo caso è paragonabile a quello di don Abbondio, non sia rivolto, per esempio, verso i magistrati. Perché io vorrei che anche la Presidenza della Camera dicesse una parola chiara, non in difesa dei parlamentari, ma in difesa della Camera, della democrazia rappresentativa. Se noi oggi eliminiamo la Camera dei rappresentanti e il sistema di democrazia rappresentativa, verso dove stiamo andando? Nel mio gruppo di appartenenza di tre anni fa, che era Forza Italia, mi alzai, unico a parlare, contro l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e dissi: “Questo è il primo colpo, per quella che è la cultura politica italiana, alla vitalità e al sistema stesso dei partiti. Se poi non ci crediamo facciamoci carico di indicare un altro schema”.

Quindi, questo sistema di calcolo contributivo con metodo retroattivo assolutamente pericoloso che riguarda non solo le pensioni parlamentari ma anche, dicevo, il sistema contributivo più in generale è una situazione che è iniziata in effetti col Presidente Bertinotti ed è continuata con il Presidente Fini, prima bloccando le indennità, poi mettendo mano alle pensioni e poi cominciando a ridurle. Lo sappiamo: dal punto di vista economico non significa nulla, ma dal punto di vista dell'esempio può significare qualcosa. Allora, facciamolo con serietà, senza le grida di “dagli all'untore”, perché qui non c'è da fare la gara a chi è più bravo verso i cittadini che sono in disagio e che non traggono giovamenti dalle zuffe dei politici. Trarrebbero giovamento dal fatto che ci sia un Governo che dia loro delle risposte e che i politici si diano regole più equilibrate e più sobrie, senza dare la caccia a nessuno.

Ecco perché - e concludo veramente - noi possiamo anche applicare giustamente le norme del sistema contributivo ai parlamentari, ma non dimentichiamoci che noi abbiamo un'indennità di funzione, che è una cosa diversa dal lavoratore dipendente. L'abbiamo perché questa è una funzione costituzionalmente garantita.

Io mi chiedo: chi siede in quest'Aula si vergogna di sedersi? Ma allora non ci venga, perché la dignità del nostro ruolo - ripeto -, che deve essere difeso, secondo me, a cominciare dai vertici di quest'Aula, non deve temere o subire ripercussioni di sorta in un sistema che è basato sulla coordinazione di potere e che oggi vede uno squilibrio in danno del potere legislativo prima da parte del potere giudiziario e poi da parte del potere esecutivo.

Dunque, con tutte queste perplessità, però nello stesso tempo capendo che in un momento di sofferenza un segnale contrario non verrebbe percepito adeguatamente, noi esprimeremo un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo dibattito è stato caratterizzato da una serie di affermazioni, molto tranchant e molto secche, di tutti quelli che erano contrari. Tutte non vere.

Non è vero che i parlamentari di questo Parlamento non toccano il proprio trattamento, perché non solo viene modificato il coefficiente di trasformazione per chi è alla prima legislatura: per chi è oltre la prima legislatura, le conseguenze ci sono eccome. Quindi, è un'accusa sbagliata.

Non è vero neanche che il vitalizio è stato sempre così, che stiamo svilendo il Parlamento, che è indecoroso quello che stiamo facendo. Io ho ricordato già ieri che, dai costituenti in poi, i trattamenti previdenziali e anche le indennità erano ben diversi da quelli di oggi. Erano tre volte, quattro volte, non dieci volte, quello che è lo stipendio di un operaio o di un impiegato di primo livello. Non è che si svilisce il Parlamento, se non si danno 6 mila euro di pensione a chi è stato cinque anni in Parlamento.

È stato detto seccamente: è incostituzionale qualsiasi intervento retroattivo, i diritti acquisiti non si toccano. È il contrario di quello che ha detto la Corte Costituzionale ed è il contrario di quello che ci hanno detto gli esperti in audizione. È semplicemente un'affermazione inventata. Su questo Forza Italia è andata avanti per tutto il tempo, come se fossero, non solo i custodi, ma gli interpreti della Costituzione e della volontà dei costituenti. Semplicemente non è vero. Basta che l'intervento sia ragionevole, proporzionato, giustificato da ragioni di livello e di valenza costituzionale, come un minimo di equità, come un minimo di normalità.

Vorrei anche segnalare che, tra i percettori di vitalizi, ce ne sono circa 2 mila, tra gli attuali percettori vitalizi, che percepiscono anche la pensione INPS. E, anzi, forse avremmo dovuto occuparci pure del cumulo, perché, magari, dare il vitalizio a chi ha fatto due anni di legislatura, e in più ha una pensione normale, è altrettanto anomalo.

Per cui quest'intervento. Io sono stato il primo ad avere presentato una proposta di legge costituzionale, perché sono convinto che ci saranno i ricorsi, che sarà contestata e magari, secondo un'interpretazione a mio modo di vedere errata, potrebbe anche darsi che qualche norma sia dichiarata incostituzionale. Io penso sia sbagliato, penso che la Corte debba rispettare la propria giurisprudenza e, qui, ragioni costituzionali per ritenere valida e legittima questa legge ci sono.

Non si sono risolte, perché in questo io non ho condiviso la linea del Partito Democratico. Penso che andassero portate avanti sia quella ordinaria sia quella costituzionale per risolvere il tema. Ma questo non giustificherebbe mai e non giustifica un voto contrario a una misura che tende a eliminare privilegi e non a svilire il Parlamento, come qualcuno ha cercato di dire qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questa legge. Non potrebbe essere diversamente e condividiamo sostanzialmente lo spirito della norma.

È dal nostro punto di vista inaccettabile che, mentre il Parlamento chiede sacrifici ai cittadini, mantenga per sé dei privilegi, che sono assolutamente fuori dalla storia e che sono incomprensibili agli occhi degli italiani. È come se in questo periodo di siccità, mentre noi proponiamo il razionamento dell'acqua per i cittadini, organizzassimo un parco acquatico a Montecitorio. Insomma, non mi sembra cosa molto comprensibile da parte degli italiani.

Né credo che si possa ragionevolmente sostenere quello che ho sentito sostenere in quest'Aula da diversi colleghi, che in buona sostanza dicono: ma, insomma, se togliete i diritti acquisiti ai parlamentari, poi toglierete i diritti acquisiti anche agli altri cittadini e si andrà verso la macelleria sociale. Insomma, io penso che questa sia una tesi degna del migliore Totò.

“Il mio vitalizio, non è un privilegio odioso, ma è uno scudo contro le ingiustizie sociali. Si comincia togliendo il vitalizio e si finisce togliendo il pane alla povera gente! Vuoi tu togliere il pane alla povera gente? No! E allora devi difendere il mio vitalizio, guadagnato in ben due giorni di duro lavoro parlamentare”. Facciamo i seri: non penso che queste tesi siano sostenibili da parte di gente dotata di senno. Pensiamo che, se un sistema è considerato buono per i cittadini italiani, a maggior ragione quel sistema debba essere considerato buono per chi quelle norme e quel sistema li delibera.

Penso che si potesse addirittura fare di più. Il collega Cirielli ha più volte, per esempio, posto l'anomalia del fatto che questa legge offre la possibilità, dopo soli cinque anni (quattro anni e sei mesi), di riscattare i contributi, cosa che non accade per gli altri cittadini. Quindi, si poteva perfino fare di più. Però, penso che sia giusto stabilire il principio che quello che vale per i cittadini, vale per le classi dirigenti, per tutte le classi dirigenti.

Dico di più. Mi dispiace, Presidente - lo dico a lei - che sia stato dichiarato inammissibile l'emendamento con il quale Fratelli d'Italia chiedeva di allargare questa fattispecie, per chiedere che la Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale e la Banca d'Italia si adeguassero allo stesso sistema, chiaramente nelle more della propria autonomia. Questo è scritto nell'emendamento di Fratelli d'Italia. Non mi è chiaro perché sia stato dichiarato inammissibile, perché lei avrebbe ritenuto che l'emendamento fosse lesivo dell'autonomia di questi organi. Noi abbiamo scritto nell'emendamento: nel rispetto dell'autonomia degli organi. Si tratta semplicemente di fare moral suasion. Credo che il Parlamento italiano possa ragionevolmente augurarsi che anche altre importanti istituzioni si adeguino a queste disposizioni, alle quali si sta adeguando il Parlamento italiano.

Infatti, sono molte le sacche di privilegio che in Italia resistono, nonostante la crisi economica, nonostante i milioni di poveri, nonostante le difficoltà. Però, io penso anche che saremmo più credibili nel tentare di aggredire quelle sacche di privilegio, se le prime che aggrediamo sono le nostre.

È la ragione per la quale, nella proposta di legge di Fratelli d'Italia, si è sempre parlato di ricalcolare, non solamente i vitalizi, ma tutte le pensioni d'oro, cioè tutte le pensioni che superano, secondo noi, i 5 mila euro mensili. Ora, su questo, mi consenta di aprire e chiudere una parentesi. Vede, io sono giorni che vedo i colleghi del MoVimento 5 Stelle e i colleghi del Partito Democratico, che fanno la gara per dire: la proposta è mia! No, era mia! No, l'ho messa prima io! No, io sono più bravo! No, me la stai scippando! Io, insomma, sommessamente, segnalo che noi non partecipiamo a questa querelle. Per noi parlano gli atti parlamentari e, chi avesse la pazienza di andarsi a leggere gli atti parlamentari che riguardano questa materia, scoprirà che c'è un piccolo partito - allora piccolo, nella futura legislatura grande - che si chiama Fratelli d'Italia che, tra le primissime leggi depositate in Parlamento e come prima legge che abbiamo chiesto di calendarizzare, ha portato una norma - annuisce anche la sottosegretaria Amici, perché qualcuno se lo ricorda - che chiedeva proprio il ricalcolo con sistema contributivo di tutte le pensioni, vitalizi compresi, che superavano una certa soglia, per la parte di soglia che superava i 5 mila euro.

Quando noi per primi abbiamo introdotto il tema del ricalcolo contributivo, signori, siamo stati spernacchiati dalla totalità dell'arco costituzionale. Il PD ci ha letteralmente riso in faccia; i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno fatto melina e hanno fatto di tutto per affossare la proposta di legge, perché gli dava fastidio che fosse un altro partito a intervenire sulla materia, perché non gli interessa portare a casa il risultato, gli interessa dire che hanno posto loro il problema - hanno proprio a cuore i problemi degli italiani! -, e tutti gli altri hanno votato contro.

Vi ricordo che c'è una proposta, che è stata portata in Commissione lavoro, in Aula, rimandata in Commissione e affossata in Commissione due anni fa, che riguardava questo tema e che prevedeva il ricalcolo con sistema contributivo. Dopo tre anni come al solito - perché è su tutto così ormai - ci siete arrivati anche voi. Buongiorno!

Ci siete arrivati al fatto che gli immigrati bisogna aiutarli a casa loro, che bisogna chiudere i porti, che l'immigrazione così non va bene e non possiamo accoglierli tutti. E ci siete arrivati anche al fatto che probabilmente è intelligente ricalcolare alcune pensioni secondo il sistema contributivo, che è quello al quale vengono sottoposti tutti gli italiani. Bene, ci basta questo.

Quindi - l'ho detto qui -, non mi interessa andare in giro per la società italiana a fare i manifesti, come faranno MoVimento 5 Stelle e PD, per farsi la campagna elettorale e per dire: l'abbiamo proposto noi! Diceva Giorgio Almirante: quando la tua verità affiora sulle labbra dei tuoi avversari, devi gioire, perché significa che hai vinto. E mi basta questo. Ci basta questo, ci basta che tutti quanti abbiate dovuto discutere della serietà del ricalcolo col sistema contributivo.

Che cosa, invece, c'è che non funziona in questa norma? Perché dobbiamo anche dirci la verità. L'hanno detto tanti colleghi e io non sono così ingenua da non vedere che c'è qualcosa che non funziona.

Prima domanda. Perché i colleghi del Partito Democratico, dopo avere deriso Fratelli d'Italia, che proponeva il ricalcolo con sistema contributivo delle pensioni alte retributive e dei vitalizi, a sei mesi dalla scadenza della legislatura, porta in Aula analogo provvedimento, circoscritto ai parlamentari? È possibile che si svegli, a cinque mesi dalla fine della legislatura, non perché è stato folgorato sulla via di Damasco, ma perché spera che nella navicella del provvedimento tra una Camera e l'altra, Camera e Senato, Camera e Senato, Camera e Senato, il provvedimento non veda mai la luce in questa legislatura, ma loro possano fare la campagna elettorale, dicendo agli italiani che volevano abolire i vitalizi dei parlamentari? Forse no, forse sì. Era l'unica strada, quella di fare una legge, di fare la navicella tra un'Aula e l'altra, di sottoporre quella legge, perché i ricorsi sono già annunciati, alla Corte Costituzionale, e sappiamo che i giudici della Corte costituzionale non sono esattamente sensibili sul tema delle pensioni d'oro e dei vitalizi, anche per ragioni di personale interesse, quindi con qualche possibilità che in effetti la Corte costituzionale, dopo che noi abbiamo approvato questo provvedimento, lo dichiari incostituzionale e tutto si tramuti in un nulla di fatto?

Diciamolo ai cittadini, a quei pochi che ci stanno ascoltando: era l'unica strada, questa, che il Partito Democratico aveva per approvare l'abolizione dei vitalizi, anche retroattivamente? No, c'era una strada molto più veloce, c'era una strada molto più sicura, c'era una strada molto più facile, che era approvare quel provvedimento, in regime di autodichia, presso l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. Domanda, Presidente: se l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, in regime di autodichia, avesse stabilito il ricalcolo con sistema contributivo dei vitalizi pregressi e la fine dei vitalizi per il futuro (per quello che rimane, sappiamo che sono stati già aboliti, sono già in sistema contributivo), ci si sarebbe ugualmente potuti rivolgere alla Corte costituzionale? Credo di no.

Credo che sarebbe stato molto più difficile rivolgersi alla Corte costituzionale, se questa cosa l'avessimo fatta non con una legge, ma con una delibera dell'Ufficio di Presidenza, perché ci sarebbe stato un tema relativo al conflitto di attribuzioni e perché, anche riuscendoci ad arrivare, sarebbe stato un percorso molto più lungo. E, allora, cittadini, ebbene, qualcosa non funziona, ci sono ottime possibilità che sia il pulsante che dimostra che state fregando la gente, quello che si accende sempre quando fate qualcosa.

PRESIDENTE. Sì, però, adesso…

GIORGIA MELONI. Va bene, Presidente, facciamo un po' di…

PRESIDENTE. Lasciamo stare, via.

GIORGIA MELONI. È per renderlo più chiaro. C'è una possibile fregatura in questa vicenda, c'è una possibile fregatura in questa vicenda. Se il PD avesse voluto chiudere questa cosa subito e dimostrare che, per una volta, faceva una cosa seriamente, avrebbe proposto questa iniziativa in Ufficio di Presidenza della Camera; noi l'avremmo votata, molti colleghi l'avrebbero votata, sarebbe già passata e non sarebbe stata oggetto di un pronunciamento della Corte costituzionale. Invece, serve una legge, perché ci sono ottime possibilità che non riusciamo a portarla a casa entro questa legislatura. Spero che Matteo Renzi voglia dichiarare da ora la sua disponibilità a mettere il voto di fiducia al Senato su questo provvedimento. Hanno messo il voto di fiducia su certe porcate, che, obiettivamente, non si devono vergognare a farlo su questo; dopodiché, è possibile anche che abbiano fatto una legge perché sperano che la Corte costituzionale la dichiari incostituzionale.

Lo ha detto il promotore della norma, l'onorevole Richetti. Ha detto ieri: se la Corte costituzionale la dichiara incostituzionale, che dobbiamo fare? Noi avremo fatto la nostra parte, la responsabilità se la prendono loro. Complimenti, siete dei seri legislatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento ha la pretesa di disciplinare con legge ordinaria una materia introdotta da fonti primarie, quale, appunto, l'autodichia, fonte soggetta solo alle norme di rango costituzionale, e pretende di farlo con la consapevolezza di farlo abusivamente; tanto abusivamente che ci si guarda bene dal generalizzare il provvedimento ai casi simili riguardanti altri organi istituzionali, come la Presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale. Da un'altra prospettiva, invece, il provvedimento mantiene profili di incostituzionalità per la pretesa di estendere le sue disposizioni agli eletti e ai portatori di cariche di governo delle regioni, invadendo il campo delle competenze regionali, senza che la materia sia stato oggetto di intese preventive con le regioni a statuto ordinario o di accordi di carattere pattizio per la modifica degli statuti delle regioni a statuto speciale.

Per estendere la sua portata anche ai consigli regionali, la legge prescrive meccanismi che rischiano di essere assolutamente incompatibili con i rispettivi ambiti di autonomia. Per quanto attenuata con le modifiche intercorse all'articolo 3, questa pretesa rischia anch'essa di alimentare contenziosi davanti alla Corte costituzionale, come richiamato dalla Commissione bicamerale per gli affari regionali, le cui osservazioni sono state recepite solo in parte dal relatore. Infine, la legge che state per approvare si pone in contrasto con il principio costituzionale della irretroattività delle leggi, principio che sentenze importanti della Consulta hanno sì limitato, ma con precisi vincoli, basati sul criterio di ragionevolezza e sulla proporzionalità tra il fine che ci si propone e il danno che ne deriva ai diritti quesiti.

Tali criteri non sussistono nel provvedimento in esame ed esso si esporrà inevitabilmente a una valanga, già annunciata, di contenziosi e ricorsi, che rischiano di produrre più spese che risparmi. Soprattutto, il provvedimento rappresenta un pericolosissimo precedente, che, se malauguratamente passasse il vaglio di costituzionalità, potrebbe essere esteso ad altre categorie molto più numerose, ma molto più deboli di quella degli ex parlamentari, per mettere in discussione la certezza dei diritti, soprattutto in campo previdenziale. L'emendamento approvato oggi mostra, da un lato, che anche il relatore è consapevole di queste preoccupazioni, e, dall'altro, non mette al riparo dal rischio, traducendosi in un'affermazione di principio di mero valore simbolico che in alcun modo, se il provvedimento superasse il vaglio di costituzionalità, potrà impedire a un futuro legislatore di reintervenire in materia per estendere retroattivamente norme restrittive ad altre categorie.

Presidente, colleghi, essendo il sottoscritto di prima legislatura, non ho diritto a vitalizi, e, come per Melilla, avendo già versato 46 anni di contributi, non ho nulla da temere dalla legge Fornero; inoltre, come professore universitario, andrò in pensione, se il buon Dio mi darà la salute, a settant'anni. Penso, dunque, di non essere in alcun modo sospettabile di conflitto di interessi nel trarre le seguenti conclusioni. Il tema del trattamento economico dei politici è antico quanto la democrazia; è giusto che chi ha oppure ha avuto responsabilità pubbliche sia il primo, soprattutto in tempi difficili, a dare segnali concreti di sobrietà. Si sarebbero potute percorrere in questo senso, anche in tema di vitalizi già maturati, strade semplici ed efficaci, come la fissazione di un tetto massimo e l'obbligo di un contributo di solidarietà, ma, nel contempo, compatibili con la natura della funzione parlamentare.

Si è voluto, invece, pasticciare una legge manifesto, una bandiera da sventolare in occasione delle prossime scadenze elettorali, con evidenti profili di illegittimità costituzionale per quanto concerne l'indiscriminata retroattività. Una legge che snatura completamente il significato che la nostra Costituzione attribuisce al trattamento economico e al vitalizio dei parlamentari come strumenti di garanzia e di indipendenza. Equiparare il vitalizio a una pensione e il parlamentare a un dipendente pubblico non è rispettare le uguaglianze tra tutti i cittadini; è semplicemente un non senso istituzionale, che corrisponde, forse, a un certo modo, che si fa avanti, di essere parlamentari, ma che va a tutto discapito della dignità della funzione e della libertà del suo esercizio, che accresce lo svuotamento della democrazia rappresentativa ed offre un contributo non secondario alle culture dell'antiparlamentarismo.

A buon diritto, ieri, da quella tribuna, Grillo gongolava, mentre la Camera si autoflagellava addirittura con effetto retroattivo; quando le copie rincorrono, è l'originale che va a nozze. Altri avrebbero potuto essere i metodi per risparmiare, noi stessi avevamo avanzato la proposta di adeguare il trattamento economico dei parlamentari alla dichiarazione dei redditi da essi percepiti negli anni precedenti, con un limite verso il basso ed un tetto verso l'altro; invece, il cedimento alla pressione mediatica, alla gogna per la cosiddetta casta, si è fatto predominante, rincorrendo il MoVimento 5 Stelle sul terreno che gli è più congeniale, quello del populismo a buon mercato.

Ma non vorremmo essere degli uccelli di malaugurio: riteniamo che da questa rincorsa non sarà il Partito Democratico a trarre benefici. È per questi motivi, come anticipato ieri in Aula dall'onorevole Tabacci, che il nostro gruppo non parteciperà al voto finale sulla proposta di legge in materia di vitalizi, per rimarcare, così, un netto e totale dissenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Scelta Civica voterà a favore del disegno di legge Richetti che ricalcola con il metodo contributivo i vitalizi dei parlamentari delle passate legislature e che equipara l'età pensionabile per il futuro a quella che risulta applicabile per tutti i cittadini sulla base delle ultime riforme previdenziali. Votiamo a favore non perché pensiamo che sia buona cosa inseguire l'antipolitica, essendo anzi semmai pessima cosa, ma perché pensiamo che sia invece importante contrastare il populismo dei troppi movimenti politici che raccontano ai nostri concittadini che è possibile prendere le recenti riforme pensionistiche e buttarle nel cestino senza che ciò determini di nuovo daccapo una situazione di totale insostenibilità dei nostri conti pubblici e una situazione di ulteriore aggravio proprio per le generazioni più giovani che, per rendere quadrabile una situazione già così difficile, avranno in futuro trattamenti peggiori di quelli che ci sono oggi ancorché decurtati con i sacrifici che sono stati richiesti. Questo è il motivo per cui noi votiamo a favore del provvedimento.

L'antipolitica ci vuole raccontare che il vitalizio è in sé un istituto sbagliato, quando invece esso è un istituto ragionevole in altri momenti e contesti storici proprio per dare autonomia all'azione del parlamentare, autonomia che è inficiata soprattutto per tutti coloro i quali affrontano la parentesi più o meno lunga della loro vita dedicata alla politica senza avere a casa un lavoro che li attende attraverso l'istituto dell'aspettativa. Ed è pacifico che tanto più l'azione parlamentare viene svolta in modo incisivo, senza lisciare il pelo agli interessi particolari di questo o di quello ma battendosi davvero con orgoglio per il bene comune e per i propri ideali, tanto maggiori alla fine dell'esperienza politica possono essere le difficoltà di reinserimento profittevole nella vita lavorativa. Per tale ragione esiste un istituto quale il vitalizio che ragionevolmente può consentire di sviluppare un trattamento previdenziale, arrivati a una idonea età, anche in presenza di un numero contenuto di anni di contribuzione.

L'antipolitica ci vuole raccontare che questo è sbagliato: non è vero, l'istituto è corretto. Ma viviamo la fase storica del nostro Paese che conosciamo e dalla quale siamo partiti in queste nostre considerazioni e che sta proprio alla base della scelta convinta e determinata del nostro voto, una fase storica in cui sono stati richiesti sacrifici significativi ai nostri concittadini; una fase storica in cui il populismo, lo ribadiamo, di molti movimenti presenti in quest'Aula racconta che possa essere d'un fiato superata non semplicemente continuando, come pure è già stato fatto in questi anni, a limare le parti oggettivamente troppo rigide e sbagliate di quelle riforme ma rimuovendole in toto.

Ebbene, di fronte a questo c'è solo un modo per dare una dimostrazione chiara ai cittadini di buonsenso disponibili a capire che a volte alcuni sacrifici sono necessari; c'è solo un modo ed è l'esempio e quindi essere disponibili ad allinearsi dal punto di vista dell'età pensionabile alle regole che valgono per tutti e addirittura, come caso unico che naturalmente non dovrà valere per qualunque altra categoria di cittadini diversa da coloro i quali sono i legislatori che devono dare l'esempio, andare anche a mettere in discussione una parte di ciò che stava già venendo erogato sulla base delle vecchie regole. Questo è il motivo per cui Scelta Civica vota a favore ed è il motivo per cui in questi anni di legislatura fin dall'inizio ci siamo impegnati in tale direzione.

Lo facciamo con un po' di apprensione perché siamo fortemente perplessi sulla tenuta costituzionale della proposta di legge di rango ordinario e, non a caso, già due anni fa, durante il percorso di riforma costituzionale ma anche con disegni di legge di rango costituzionale, avevamo tentato di inserire nell'ambito degli articolati relativi alle remunerazioni dei parlamentari e, quindi, chiaramente indirizzati solo a quest'ambito, dei paletti a livello costituzionale che facessero da cornice all'intervento che poi oggi stiamo andando a fare proprio per evitare un rischio oggettivo e dubbi legittimi circa il fatto che, anche laddove la proposta di legge auspicabilmente venisse approvata, completando un iter che ancora oggi è complesso a causa del fatto che abbiamo voluto tenerci il bicameralismo perfetto, trovi poi nella censura della Corte costituzionale la sua nullità e quindi la inefficacia totale della stessa. Se si fossero votati quegli emendamenti, le proposte che Scelta Civica aveva avanzato non già per rendere le cose più difficili ma semmai per creare il contesto giusto per poi determinarle senza dubbi, noi oggi voteremmo più a cuor leggero. Chi dice che la proposta di legge potrebbe incorrere in una censura di incostituzionalità esprime un dubbio, ripetiamo, più che fondato e più che legittimo.

Tuttavia se ci domandiamo perché chi, come ad esempio il Partito Democratico, oggi si batte perché la proposta di legge arrivi in fondo non abbia a suo tempo sostenuto quegli emendamenti, ce lo chiediamo due volte per chi, come invece ad esempio Forza Italia, proprio sulla base del dubbio di incostituzionalità arriva a non votare nemmeno la proposta di legge, eppure non votò nemmeno gli emendamenti di riforma costituzionale che avrebbero sminato in partenza i dubbi in forza dei quali oggi dicono di non voler votare la legge. È chiaro che c'è un gioco delle parti e un gioco degli specchi veramente poco commendevole. Quello che conta però ora è che la prima lettura alla Camera diventi il primo passo di un iter che si concluderà con l'approvazione della proposta di legge in tempo utile rispetto al termine della legislatura. Non c'è cosa peggiore di cominciare un percorso riconoscendone quindi anche piena dignità e opportunità ma poi lasciarlo a metà. Sarebbe di certo l'autogol più clamoroso, l'assist più eccezionale che la politica potrebbe fare all'antipolitica: cominciare, approvare in prima lettura, dopodiché non portare a compimento l'iter vuoi perché al Senato non si riesce a portare avanti il provvedimento, vuoi perché viene portato avanti ma con modifiche tali da riportarlo alla Camera in un contesto in cui è pacifico che a quel punto i tempi per completare l'iter medesimo non vi sarebbero.

Ribadiamo quindi il nostro voto favorevole al provvedimento per le ragioni che abbiamo illustrato, con le perplessità che abbiamo evidenziato ma con tutta la determinazione che il percorso venga a compimento prima delle elezioni altrimenti sarà davvero il più grande autogol della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo sì senza dubbio alla proposta di legge. Devo rilevare tuttavia che ci pare che la discussione, che si è dimostrata curiosamente molto analitica forse più che in qualsiasi altra occasione ci siamo trovati ad affrontare, abbia avuto troppa enfasi da una parte e dall'altra. Lo dico con rispetto per i colleghi, però citare la poesia-sermone di Martin Niemöller che dice Prima vennero… per parlare della nostra condizione, ecco io l'avrei lasciata ad altre discussioni e ad altre categorie, storie e situazioni per esempio ad un razzismo e ad una discriminazione che vedo tornare popolare in questo Paese. Mi sembrerebbe più appropriato parlarne in quel contesto.

Ho sentito parlare di fine o addirittura di morte della democrazia rappresentativa e anche questo mi pare riguardare altro, con tutta franchezza: il nostro ruolo e quello delle istituzioni repubblicane è sicuramente in crisi per ragioni molto più grandi di quelle di cui stiamo parlando oggi. Il nostro senso è svuotato da poteri molto più forti di noi: potremmo dire che non sono poteri né politici né rappresentativi, sono piuttosto economici e finanziari; non stanno né qui né a Palazzo Chigi o in altri istituzioni repubblicane e forse è in quella dimensione che dovremmo inquadrare la discussione. Anche rispetto alla costituzionalità io devo dire che la giurisprudenza conforta la nostra decisione e il voto favorevole a questa proposta di legge.

Devo dire la verità: spero che con questa discussione, e spero anche in Senato (che non si fermi al Pantheon, anche simbolicamente, diciamo così), noi riusciamo a risolvere il dibattito sulla “casta”. Lo dico per la qualità della democrazia nel nostro Paese: è un argomento che è diventato strumentale, specioso, che viene utilizzato a ogni piè sospinto, che mette in discussione il lavoro di ciascuno di noi, anche quello quotidiano. Spero che si possa affrontare qualcosa d'altro, si possa parlare delle questioni politiche fondamentali: real issue, dice qualcuno da un'altra parte del mondo, che riguardano la vita delle persone. E per questa ragione, però, è stato un errore non affrontare in questa discussione anche la questione della retribuzione, dei compensi che ci riguardano, perché avrebbe tolto malizia, retropensieri, avrebbe tolto quell'idea di privilegio che aleggia sulla singola vita del parlamentare, e secondo me non ci devo proprio stare: nella nostra proposta di legge c'era anche questo, e forse avremmo dovuto spingerci più in là.

Per noi però non si tratta di un fatto elettorale: anche questo gioco delle primogeniture è diventato veramente stucchevole in queste ore, insomma. È una questione di uguaglianza, di minima civiltà, di senso della misura. E allora andiamo avanti, questo è il mio messaggio: se vogliamo salvaguardare la dignità della politica, occupiamoci davvero del potere e della sua gestione, occupiamoci e finiamo la discussione (non ci riguarda, perché noi l'abbiamo fatto, almeno parzialmente) rispetto al conflitto di interessi. Per qualche anno si è pensato che riguardasse un parlamentare solo, ma il conflitto di interessi riguarda tutta la classe dirigente di questo Paese, e una norma potrebbe essere molto utile.

Occupiamoci della trasparenza nei finanziamenti della politica, nelle procedure democratiche; e occupiamoci infine, come ha ricordato il collega Airaudo, in un intervento molto appassionato, della vita delle persone, delle loro retribuzioni, non soltanto delle nostre: perché nessuno sia sfruttato, come diceva un antico adagio sempre più attuale, perché esistano condizioni di reddito dignitose per tutti, perché le pensioni, di cui abbiamo parlato diffusamente, tengano conto in modo selettivo della fatica della vita vissuta lavorando. Perché il tempo è la dote, lo diceva un poeta parlando di un'epoca sobria e pudica: non fuggano quinci e quindi la misura, non si prendano sproporzioni, le cose non assumano tratti sproporzionati.

Facciamolo con la comprensione, che chiedo a tutta l'Aula anche nell'occasione di questo voto, per chi ha poco o nulla, per chi ha rischiato e perso, per chi investe e spera di poterlo fare in un sistema di regole condiviso. È questo il mio ultimo appello, nel ricordare il voto favorevole di Sinistra Italiana e di Possibile: è il senso della misura e della proporzione quello che ci deve guidare; non per prendere un voto in più, perché poi la strumentalità di questa discussione si perde, secondo me, ma per fare una cosa che è giusta, per porsi un problema che è giusto. Farlo con sincerità, senza ipocrisie e senza confondere gli argomenti; e a nostro modo di vedere oggi, e speriamo anche in Senato, è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, annuncio ovviamente il voto favorevole dalla Lega Nord alla proposta di legge in discussione: una proposta di legge che ci trova favorevoli sotto ogni punto di vista, prima ancora che legale, dal punto di vista politico. Guardi, nell'ascoltare le discussioni di questa giornata, di questi due giorni mi è tornato alla mente, signora Presidente, un romanzo che ha avuto anche un certo successo, da cui poi hanno tratto anche un bel film, un romanzo dallo scrittore John Grisham, The Rainmaker, L'uomo della pioggia. Un romanzo che trattava sostanzialmente la storia di una famiglia di basso reddito, che dopo avere sottoscritto un'assicurazione sanitaria veniva sostanzialmente truffata da questa assicurazione, che respingeva continuamente richieste da parte dalla famiglia per curare il figlio che si trovava in una situazione di malattia in fase terminale.

Il film si conclude con un processo lungo, processo nel quale vengono avanzate tutta una serie di prove che dimostrano come l'assicurazione ha sbagliato, avrebbe dovuto pagare, non vi era motivazione legale, nonché morale, per respingere le richieste di aiuto. Mi è tornata in mente, signora Presidente, soprattutto l'arringa finale dell'avvocato dell'assicurazione, che di fronte a prove che erano schiaccianti, che dimostravano la responsabilità del suo assistito, non trovava meglio da fare che appellarsi alla giuria popolare, chiedendole di essere giusta e saggia.

Diceva: attenzione, perché se voi date ragione a questa famiglia, il Governo prenderà a pretesto questa sentenza per mettere le mani sul sistema delle assicurazioni e renderle pubbliche anziché private; sapete la discussione che c'è negli Stati Uniti. Disse alla giuria: siate giusti e saggi, pensate alle conseguenze del vostro atto. Cioè cercava di sviare l'attenzione della giuria popolare dal merito della questione a quello che avrebbe potuto capitare. Ed è quello che purtroppo ho sentito anche in quest'Aula!

Oggi di cosa stiamo discutendo? L'abbiamo sentito tante volte, purtroppo: stiamo discutendo del ruolo dei parlamentari, si è paventato il rischio che una decisione di questo tipo determini il crollo del parlamentarismo in Italia. Mi spiace sottolineare come la storia ci insegni che i sistemi parlamentari nel ventesimo secolo siano crollati non perché ad un certo punto le Assemblee, che di questi sistemi erano espressione, si diminuirono le indennità, intervennero sul rimborso dei viaggi o si occuparono del sistema pensionistico parlamentare: il sistema parlamentare crolla quando le Assemblee elette si dimostrano incapaci di dare risposte chiare, veloci e concrete alle esigenze dai cittadini. La Repubblica di Weimar è crollata - e lo sapete tutti - non perché ad un certo punto si sono ridotti l'indennità: è crollata perché di fronte ad una fortissima crisi economica, susseguente alla prima guerra mondiale, eccetera, erano incapaci di dar risposte, e da lì è emerso l'uomo forte, eccetera. Potremmo anche parlare dalla Quarta Repubblica francese, e di tanti altri esempi.

Cosa voglio dire con questa lunga premessa? Che al di là di tutte le questioni legali che ho sentito, io vi sto facendo una domanda politica: è giusto nel 2017, dopo che all'interno di quest'Aula pochi anni fa è stata approvata la cosiddetta legge Fornero, che non è uguale a quello che vogliamo fare oggi, ma è una situazione simile… Cos'è accaduto con la legge Fornero? La stragrande maggioranza, per non dire tutte, le forze politiche all'epoca rappresentate qui dentro, distrussero sostanzialmente un patto sottoscritto tra i lavoratori e lo Stato stesso. Dissero a questi lavoratori: voi dovevate andare in pensione l'anno prossimo, non ci andate; ci andrete fra un po' di tempo.

Signori, nel momento in cui un'Assemblea parlamentare fa questo, a distanza di poco tempo non può interrogarsi come abbiamo fatto oggi, dicendo: ma è giusto o sbagliato quello che stiamo facendo con i deputati? Non può fare un ragionamento di questo tipo! E non può invocare come fosse un'aura sacrale il ruolo del deputato: perché il deputato, oltre ad una funzione, e son d'accordo, di rappresentanza, una funzione fondamentale all'interno dalla democrazia, dovrebbe avere anche un'altra funzione fondamentale, che è quella di dimostrarsi non in quanto populista, ma in quanto rappresentante del popolo cui chiede i sacrifici, vicino a questo popolo al punto tale che i sacrifici chiesti al popolo li vive in prima persona su di sé. Fare politica, vi sentivo dire, non vuol dire avere la sicurezza: ho sentito purtroppo anche questo. Chi fa politica non può dire: io faccio politica, vengo eletto, e pertanto esigo di avere una vecchiaia serena. Ma chi l'ha mai detto? Ma chi l'ha mai detto, ma in quale sistema una cosa di questo tipo funziona? Noi avremmo soltanto un dovere, se volete veramente non alimentare la bestia populista, come ho sentito: perché scusate tanto, io mi rifiuto di pensare a quest'Aula come un fortino in cui albergano intelligenza, maturità, preveggenza, assediate dalle bestie populiste, cioè i nostri cittadini all'esterno che cercano di farci male. Noi non dobbiamo difendere il ruolo dei deputati: noi dovremmo riempire questo ruolo di contenuti chiari.

Il contenuto principale di un deputato, il ruolo fondamentale di un deputato, è dare risposte ai cittadini.

Nel momento in cui la crisi… Anche se ormai a cadenza direi costante, è una crisi che è finita, si vede la luce; la sentiamo dai tempi di Monti questa storia, da cinque anni fa: la crisi sta finendo, c'è la luce in fondo al tunnel, ci dicono che cresciamo dell'1 per cento, eccetera. Ma nel momento in cui la crisi morde, e morde tanto (non penso di dover ricordare a tutti i dati sulla povertà assoluta in Italia, milioni di cittadini), nel momento in cui siamo ormai sostanzialmente paralizzati di fronte a quelle che voi definite emergenze, ma che non sono altro che criticità (mi riferisco al problema, per esempio, immigratorio), nel momento in cui sono anni che da quest'Aula si dice ai cittadini “guardate che i problemi che abbiamo lo risolviamo con più Europa, dobbiamo muoverci solo se si muove l'Europa” (poi arriva un Presidente francese eletto da pochissimo tempo e che probabilmente non ascolta quello che diciamo e sulla Libia si muove da solo, se ne frega dell'Europa, dice “io faccio gli interessi francesi, mi muovo da solo, eccetera”), dopo tutto questo che è successo, noi siamo qui a discutere se è giusto parametrare il regime pensionistico dei deputati al regime pensionistico dagli italiani. La risposta non può che essere sì, è giusto, è legittimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), è politicamente necessario e non per alimentare la bestia populista. È chiaro, è lampante a tutti noi, che non è che dopo che avremo approvato questa legge immediatamente l'istituzione dalla Camera dei deputati o i partiti vedranno una crescita esponenziale nell'indice di gradimento dei cittadini. Sicuramente resteremo alle percentuali bassissime che ancora oggi ci vengono accreditate. Noi cresceremo come Assemblea in quegli indici di gradimento solo se riusciremo a dare risposte chiare. Questi sono campanelli d'allarme, quelli che ci stanno arrivando. C'è il cittadino imbestialito; è un campanello d'allarme, non è colpa del cittadino, probabilmente la colpa è nostra. Sto facendo un ragionamento non come partito di opposizione, sto facendo un ragionamento istituzionale. Noi dobbiamo fare ragionamenti di questo tipo non per alimentare la bestia populista, ma perché i campanelli d'allarme che continuano a suonare in modo direi ormai evidente finalmente vengano uditi anche in quest'Aula.

Concludo facendo un paragone, concedetemelo: quando Napoleone si ritirò dalla Russia in situazioni disastrose, venne affiancato dall'esercito che lo insultava, l'esercito insultava pesantemente l'imperatore, lo insultavano perché non avevano da vestirsi, non riuscivano a mangiare. Napoleone in quel frangente non disse “io con i populisti non parlo, io sono l'imperatore e mi ammanto dal mio ermellino e di questo faccio scudo”, fece una cosa che non possiamo definire populista: ordinò che da quella sera anche gli altissimi ufficiali, e lui per primo, non potessero bere vino e non potessero mangiare carne. Risolse il problema della Grande Armée in fame? No, non lo risolse, ma dimostrò in quel modo che quando uno guida, o vuole guidare, un esercito o un popolo, si deve assumere le responsabilità di quello che fa e se sbaglia deve essere se non il primo a pagare, comunque pronto a pagare le stesse sofferenze di coloro che ha guidato evidentemente male.

Noi votiamo “sì”, perché il vitalizio, così come l'abbiamo visto in questi anni, oggi come oggi, nel 2017, è un privilegio ignobile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, io parto dal punto finale dell'intervento di ieri dell'onorevole Adornato che ha ritenuto che questa sia una giornata molto triste e grave, perché l'antipolitica penetra nel Parlamento e si traduce in anti-Parlamento. Però, diversamente da lui, non mi rivolgo a coloro che hanno vinto, che sono chiaramente il MoVimento 5 Stelle, mi rivolgo agli sconfitti che sono il Partito Democratico. Sconfitti, questo è il punto grave, non dal punto di vista numerico, dal punto di vista culturale.

Io credevo che noi, loro, e altre forze parlamentari, facessimo fronte un populismo, invece, onorevole Richetti, il dibattito non è stato tra riformismo contro populismo, il dibattito è stato tra una organica posizione antipolitica e antiparlamentare e una posizione velleitaria, demagogica, puramente mediatica (Applausi dei deputati del gruppoAlternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD), che è quella che voi avete espresso e che quindi è debolissima e che registra in questo Parlamento una durissima sconfitta.

Vede onorevole Richetti, lei non ha fatto soltanto una legge che è anticostituzionale perché lede i diritti acquisiti, per la retroattività, e per quello che è stato dimostrato in molti interventi, in primo luogo dall'onorevole Damiano, che se lo avesse sentito, almeno da quel punto di vista, non avrebbe fatto una figura di dilettante allo sbaraglio. No, non è questo. È che a lei mette in questione la figura del parlamentare. Mette in questione la figura costruita dalla Costituzione del parlamentare come legislatore. Ma quale parlamentare equiparato a un lavoratore dipendente, ma dipendente da chi, onorevole Richetti (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD)? Da Renzi? Da Salvini? Da Berlusconi? Da Alfano? Dipendente da nessuno! È un legislatore che ha un suo spessore politico, culturale e istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

Lei ha fatto una citazione, ha citato Gorrieri. Io le dedico un'altra citazione “tutte o quasi le Costituzioni degli Stati moderni presentano, secondo uno schema più o meno simile, un complesso di istituti che, variamente denominati, immunità, privilegi, prerogative, guarentigie, ruotano attorno alla netta affermazione dell'autonomia e dell'indipendenza del Parlamento quale massima espressione della sovranità popolare e organo centrale della struttura dello Stato. Le prerogative parlamentari considerate nel loro complesso sistematico, e cioè l'autonomia regolamentare, il potere di autorganizzarsi, il principio degli interna corporis, l'autonomia finanziaria e contabile, il sistema di immunità personali e di sede, la verifica dei poteri e la stessa indennità parlamentare, sono tutti istituti che fanno corpo per assicurare con disposizioni quasi sempre di rango costituzionale lo spazio necessario alla libera esplicazione delle funzioni parlamentari. Questa straordinaria combinazione di misure che comportano deroghe rilevanti al regime ordinario, trova fondamento da un lato nella necessità che il processo di decisione parlamentare si svolga in condizioni di assoluta e reale indipendenza, dall'altro nel ruolo centrale che il Parlamento assume rispetto agli altri poteri dello Stato”. Sa di chi è questa citazione? Dell'onorevole Nilde Iotti (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD) che, mi consenta, di Parlamento se ne intendeva molto più di lei. Ma questo è un altro segno, è il segno che superando il PCI non avete buttato solo l'acqua sporca, avete buttato via anche il bambino (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD) e oggi vi mancano i fondamentali essenziali per confrontarvi con questa parte così aggressiva, ma dotata di un indubbio spessore politico.

Vede, onorevole Richetti, se ci si mette sullo stesso terreno dell'avversario, non c'è niente da fare, la gente vota per l'originale, non per la copia sbiadita e pasticciata che voi rappresentate. Ora, onorevole Richetti, Grillo, che non vedo stasera, ma ieri c'è stato a verificare la vittoria, ha affermato “aprire il Parlamento come una scatola di tonno”. Ebbene, onorevole Richetti, lei consapevolmente o inconsapevolmente sta svolgendo il ruolo dell'apriscatole a favore del dottor

Grillo.

Detto questo, voglio fare un'osservazione anche al MoVimento 5 Stelle: guardate, la vostra vittoria rischia di essere la vittoria di Pirro, perché al di là della vostra antipolitica che è populista e anche con caratteri plebei, c'è un'altra antipolitica, quella che è partita con il libro La Casta, così fortemente presentato e portato avanti dal Corriere della Sera, quella casta che, mettendo sotto accusa il Parlamento e i parlamentari, mettendo in questione i 100 o i 150 mila euro che prendono questi miserabili di parlamentari, è riuscita in una straordinaria operazione di distrazione di massa, perché ha coinvolto anche il PD, facendo dimenticare che il più straccione di coloro che stanno nei consigli d'amministrazione delle banche guadagna un milione dell'euro e che lor signori sono liquidati con 40 milioni di euro - vedi il caso Profumo - dopodiché Profumo, che ha competenze finanziarie ma non industriali, lo mandiamo anche a dirigere la Leonardo.

Onorevole Presidente, io sono stato per 25 anni in questo Parlamento e mi glorio di essere stato in questo Parlamento, mi glorio di aver messo da parte l'attività economica molto remunerativa della mia famiglia per venire in questo Parlamento, perché reputo che la politica, combinando insieme passione e professionalità, sia una delle cose più belle e più elevate che ci possano essere, a detrimento di coloro che la vogliono colpire e mettere da parte (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

E un ultimo dato. Rispetto a Rousseau, che ipotizza la democrazia dal basso ma che fu l'anticamera del giacobinismo e poi della ghigliottina, io rimango sempre legato a Benjamin Constant, allo stato di diritto, alla divisione dei poteri, al ruolo fondamentale del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Noi del Movimento Democratico e Progressista non contestiamo certamente la necessità di un intervento di equità anche sui vitalizi. Chi parla ha sottoscritto, ad esempio, una petizione lanciata dal direttore di un quotidiano, Il Centro, Primo De Nicola, che prevedeva un tetto per i vitalizi. Ma in alternativa al tetto si potrebbe anche prefigurare un contributo sostanzioso di solidarietà…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

GIANNI MELILLA. …che può essere di misura analoga, sul piano economico, al provvedimento che si prefigge la proposta di legge Richetti. Quindi, io voglio sgombrare il campo dall'accusa che si vuol far rimanere tutto come è. No, e vedremo anche tra qualche giorno, in sede di discussione di bilancio interno della Camera, come noi proseguiremo l'iniziativa di risparmi qui alla Camera che abbiamo iniziato da molti anni e che ha prodotto molti risultati. Qui nessuno ne ha parlato e quando c'è stata la discussione l'altro giorno c'erano pochissimi parlamentari, ma noi abbiamo risparmiato in cinque anni, grazie al lavoro positivo della Presidente della Camera, della Segretaria generale della Camera, del Collegio dei questori, dell'Ufficio di Presidenza, qualcosa come 350 milioni di euro in minori dotazioni e in risparmi. Quest'anno risparmieremo 80 milioni di euro. Quindi, cari cittadini italiani è a voi che mi rivolgo: non è vero che non si faccia niente in quest'Aula; si fanno molte cose, solo che noi non siamo in grado, per limiti nostri, di valorizzarle e anche perché - diciamo le cose come stanno - da anni nel Paese c'è uno Stato inquisitorio verso la politica, i partiti e il Parlamento.

Questo stato inquisitorio risparmia, però, stranamente il settore privato, dove ci sono contratti milionari di manager e di giornalisti che si scambiano o, meglio, che vogliono apparire artisti per uscire dal blocco delle retribuzioni nel settore del pubblico impiego a cui è assoggettata anche la RAI. Ebbene, questi contratti vanno benissimo perché sono frutto del mercato, il mercato che va magnificato sull'altare del pensiero unico liberista, mentre tutto ciò che è pubblico va disprezzato. Potremmo citare le ultime scandalose buone uscite, ma ve ne sono centinaia e centinaia di casi che purtroppo hanno contraddistinto la vita economica di grandi aziende pubbliche che sono state lasciate a se stesse e certamente non chi le ha dirette, dall'Alitalia a Leonardo alla Finmeccanica a tantissime altre.

Purtroppo, mi è venuto in mente l'esempio delle tricoteuse, cioè quelle popolane francesi che assistevano a Parigi, alla fine del Settecento, sferruzzando alle esecuzioni sommarie sotto il palco della ghigliottina. Assistiamo ad una farsa pseudo-rivoluzionaria falsamente moralista che si alimenta di fake news, false notizie, campagne di odio contro i massimi rappresentanti degli organi costituzionali e di governo. E anche sui vitalizi, su cui - ripeto - noi siamo per un intervento di equità, si cita spesso l'esempio di quel radicale che è stato qui qualche giorno e poi ha completato - perché allora si poteva fare, trent'anni fa - i cinque anni di versamenti e ha ottenuto un vitalizio e si mette alla gogna questo personaggio che, tra l'altro, è stato l'avvocato di Giorgiana Masi e che è morto due anni fa. Giorgiana Masi, per chi non lo sa, per me è stata un'eroina della Repubblica italiana, ammazzata qui a Roma nel corso di una manifestazione nel 1978 contro la legge Reale (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) e il Partito Radicale è un partito che non può essere diffamato da questa storia, perché è un partito che ha dato tanto alla democrazia e alla vita repubblicana.

Ma ci sono tanti altri titolari di vitalizi che comunque non possono essere volgarmente diffamati o insultati. Non penso tanto ai grandi padri della patria, a Pertini, a Saragat, a La Malfa, a Lombardi, a Togliatti, ma penso anche a personaggi più ravvicinati, a un maestro come Rodotà che pure avete votato alla massima carica dello Stato - e anch'io - o al giudice Imposimato o a tanti altri che hanno usufruito delle reversibilità pensionistiche, come le mogli di Enrico Berlinguer, di Aldo Moro, di Pio La Torre, di eroi caduti nella difesa della democrazia di questo Paese. Quindi, non possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Dobbiamo ragionare un po' più al minuto e non all'ingrosso.

Quello che a noi colpisce è che purtroppo si fa demagogia, si diffondono notizie che non sono vere. Cari cittadini italiani, i vitalizi - a partire dal 2012 - i parlamentari che sono qui per la prima legislatura non li avranno più. Avranno a 65 anni - e dopo questa proposta di legge a 66 anni e sette mesi per quelli che verranno - una pensione rapportata a quello che hanno versato. La legge Fornero non ha previsto un intervento sulle pensioni in essere. Noi stiamo andando oltre la legge Fornero, perché noi stiamo intervenendo sulle pensioni in essere. È chiaro questo? I cittadini devono sapere che noi non stiamo dando la legge Fornero, perché la legge Fornero prevedeva di intervenire sulle pensioni in essere e qui non è stato fatto.

Non è così! E questo non mette in discussione - lo ripeto - che noi vogliamo un intervento di equità sui vitalizi.

Il ricalcolo - diciamo le cose come stanno - ha delle obiezioni non banali di costituzionalità. Questo lo dobbiamo sapere, perché noi dovremmo evitare di incorrere in future delusioni, non tanto noi, quando i cittadini. E questo non lo dico io, lo dicono autorevoli ex presidenti della Corte costituzionale, quindi costituzionalisti di rango eccelso.

La proposta di legge, fortunatamente, ha perso un pilastro, quello dell'INPS, perché l'autonomia organizzativa della Camera dei deputati è un elemento fondamentale per garantire la centralità del Parlamento nella democrazia italiana. Lo ripeteva il collega Cicchitto, prima citando Nilde Iotti. C'è un insieme di norme che insieme costituiscono la centralità e il primato del Parlamento nella democrazia rappresentativa. E in questo sistema complesso di norme, che si sono sedimentate in secoli di democrazia - da noi soprattutto nel Novecento, in altri Paesi anche prima, come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti d'America o la Francia - è l'autoregolamentazione della Camera, il principio dell'interna corporis, l'autodichia, l'autonomia finanziaria, le immunità personali e di sede della Camera, le indennità parlamentari, il ruolo speciale del personale.

Ecco, su questo, noi siamo sotto attacco. E io dico ai cittadini: attenzione. Perché, intervenendo in questo modo, noi dobbiamo tenere conto che attualmente l'INPS, tra le prestazioni e le contribuzioni che ha ricevuto, ha un disavanzo di 46 miliardi di prestazioni, senza coperture contributive: quasi tutti i fondi, a partire dal fondo del clero, che ha un passivo del 68 per cento, perché i 18 mila 900 sacerdoti, a cui noi diamo giustamente la pensione, versano il 32 per cento di quello che ricevono.

Allora, io non voglio fare il menagramo, non voglio fare l'uccello del malaugurio, però, se in un domani l'Italia entrerà in grande sofferenza economica, da qualche parte i soldi li andranno a prendere e non dipenderà da noi. Questa è una cosa di cui tutti dobbiamo essere consapevoli.

E poi ci sono i giovani. Ma che cosa diciamo ai giovani, per i quali la pensione è una chimera. Retributiva, contributiva? No, è una chimera e, però, il loro fondo, quello dei parasubordinati, è l'unico fondo che ha un avanzo significativo di 7 miliardi di euro attualmente, perché tutti gli altri fondi (trasporti, lavoratori dipendenti, artigiani, eccetera) sono tutti passivi.

Ecco, evitiamo guerre tra i poveri. Per questo noi ci asterremo, perché vogliamo manifestare la nostra estraneità a questo teatrino che si è messo in campo. E sono certo che i cittadini, quelli più avvertiti, capiranno il senso politico e culturale di questa nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Parto dalla situazione di quest'Aula. Parto da chi non c'è. Non c'è Matteo Renzi, che insegue Beppe Grillo su questo terreno dell'antipolitica, un mostro che, più lo si alimenta, più cresce e più ha fame. Non c'è Beppe Grillo, che stava seduto in tribuna, ma non è un componente di quest'Assemblea. Non c'è Berlusconi, che avete pensato bene di buttare fuori dal Parlamento. E, guardate, il fatto che non ci sia né Beppe Grillo, né Berlusconi, né Renzi e che non ci sia neanche Salvini, è un problema grosso per questo Parlamento, perché dà la percezione che questo Parlamento non sia il luogo dove vengono decise le cose, dove si fanno le scelte politiche. Dà la percezione che questo sia un luogo dove le scelte politiche vengono ratificate. E questo non è un bene.

Vediamo, invece, chi c'è in questo Parlamento.

Ci sono tanti colleghi, di corso più o meno lungo, e c'è oltre il 60 per cento di colleghi al primo mandato parlamentare, spesso giovani, alcuni dei quali non matureranno neanche il 15 settembre, con buona pace di chi si esalta a questa data, i requisiti minimi per un trattamento, non vitalizio, per un minimo di trattamento previdenziale, e che, quindi, verseranno a perdere - immaginiamo il loro entusiasmo - tutti i contributi che hanno versato fino ad oggi e che, da quattro anni e mezzo, si sentono definire “la casta”. Tutto questo per percepire forse un trattamento previdenziale di circa 800 euro, quando avranno 65 anni. Quindi, parliamo almeno tra 30-35 anni, perché stiamo parlando di colleghi molto giovani. Una parte di questi, tra l'altro, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, sostengono la tesi che, se dovessero mai vincere le elezioni, introdurrebbero il reddito di cittadinanza, che in fondo significa percepire la stessa cifra da subito, senza aver fatto manco una legislatura, per tutti, a carico della fiscalità generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico)! Quindi, immaginatevi con che entusiasmo, possano mettersi nell'ottica della difesa di alcune prerogative e di alcuni diritti costituzionali.

Allora, io mi sono mai domandato: ma un Parlamento, un'Aula in queste condizioni, la regge questa pressione? Al di là di alcuni di noi che magari forse hanno le spalle un po' più larghe e un corso politico più lungo, probabilmente no. Probabilmente, in questo quadro, la maggioranza di questo Parlamento è propensa a cedere alla condizione del tanto peggio, tanto meglio. Ed è per questo che, quando Matteo Renzi ha scelto di mettersi su questo terreno, ha trovato terreno fertile nel collega Richetti e in tanti altri della sua generazione politica, che vogliono fare questo gioco. “È incostituzionale!” Certo che è incostituzionale. Ma tanto peggio tanto meglio.

“È scritta male, è scritta coi piedi”. Certo, che è scritta male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), ce l'ha spiegato bene l'ex Ministro, presidente della Commissione, Damiano: qui milioni di pensionati rischiano di essere interessati da questa macelleria. Ma, tanto peggio, tanto meglio.

Guardate, in questo dibattito, sono emersi due elementi, uno che mi ha confortato. Tanti interventi belli, di alto profilo istituzionale, di grande consapevolezza istituzionale e politica, di concetti che dovrebbero essere basilari, la differenza tra il privilegio e la prerogativa. Il privilegio dei parlamentari? Guardate, ciascuno si può candidare e farsi eleggere. Non è un privilegio, ciascuno di noi non è in Parlamento per diritto divino o perché i propri genitori gli hanno tramandato, come le caste, un'appartenenza, è perché si è fatto eleggere.

E ciascun cittadino italiano, che compie i venticinque anni, può accedere a questo ramo del Parlamento, se prende un voto in più di ciascuno di noi che è qui oggi. Quindi, non è un privilegio: è una prerogativa, è una funzione. E tanti l'hanno difesa bene, alcuni probabilmente per disciplina di partito - sono certo -, anche tra i colleghi del PD, avrebbero potuto e voluto farlo e non l'hanno fatto. La disciplina di partito, purtroppo, comporta anche questo e hanno la mia solidarietà profonda.

L'altro elemento è il gioco al rialzo che emerge. Guardate, il collega Di Maio è un professionista di rara bravura in queste cose e già ve l'ha detto. Oltre alla macelleria sociale - e questo è il rischio concreto, l'abbiamo spiegato in tutte le salse, ve l'ha spiegato il vostro presidente della Commissione lavoro, presidente di tutti noi, mai eletto da voi - il Presidente Di Maio vi dirà, tra poco, che gli interessa la macelleria sociale dei parlamentari. Questo è il gioco al rialzo che comincia! Non fra trent'anni, non fra sei mesi, oggi, adesso! Un gioco al rialzo, che porterà - purtroppo la Presidenza l'ha dichiarato inammissibile - fino al punto di caduta nell'introduzione del reato di vitalizio, per chi lo ha maturato e per chi lo ha percepito. Era la mia proposta: l'avremmo potuta votare a scrutinio segreto, ci saremmo fatti, forse, tante risate, sul voto segreto su questa materia in quest'Assemblea e in queste condizioni.

Lo reggete questo confronto al rialzo? Guardate, quando Enrico Letta su quei banchi aveva dato la lieta novella che toglieva lo stipendio ai ministri parlamentari, pensava che poi fuori da qui avrebbe avuto folle plaudenti.

Quando faceva per decreto-legge l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, tra l'altro con l'introduzione di una norma, essa sì ad personam, che impedisce ancora oggi a Berlusconi di poter finanziare il suo partito, sperava che ci fossero folle plaudenti. Lo sapete che cosa ha trovato al posto delle folle plaudenti? Ha trovato uno più furbo di lui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che si è tolto la giacca e la cravatta, dopo vent'anni di politica, si è messo il giubbetto di pelle, è andato da Maria De Filippi, gli ha detto “stai sereno” e lo ha mandato a casa. Questo è quello che è successo! Cosa succede a Renzi, quando fa un titolo di una riforma per la riduzione dei costi della politica, il numero dei parlamentari, e va in giro a dire che riduce le poltrone? Che perde la sua! Che cosa succederà su questo? Succederà la stessa cosa, succederà la stessa identica cosa.

Se si fosse potuto fare, se ci fossero state le condizioni, l'avrebbe fatto qualcun altro. Il centrodestra è stato l'unico schieramento politico a tagliare le indennità dei parlamentari; non abbiamo trovato folle plaudenti, lo abbiamo fatto con sobrietà, non lo andiamo in giro a dire, forse anche sbagliando.

E con i due Presidenti del centrodestra di Camera e Senato, sotto quegli Uffici di Presidenza, anche con il voto, certamente, degli altri, è stata fatta l'unica riforma possibile dei vitalizi per il futuro, dal 2012 in poi. Più di questo non si poteva fare, lo si sarebbe fatto. La verità è che l'irretroattività vale per il ricalcolo dei contributi, vale anche per il penale e non si può fare, perché è la Costituzione che lo stabilisce. Guardate, c'è un danno e una beffa in tutto questo. Il danno è che, approvando questo provvedimento, si stabilisce che questa è la Camera della propaganda, dove si può dire e fare tutto e il contrario di tutto, anche in violazione dei principali e basilari principi costituzionali, perché tanto c'è poi la Corte costituzionale, che è la Camera dei principi costituzionali, è l'organo dei principi costituzionali, che rimette a posto i pasticci o le furbate o le cose di propaganda che si fanno qua dentro.

Guardate che fare questo significa cedere sovranità, significa cedere sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Mi auguro che siamo in grado di scriverla una legge elettorale, non di farcela scrivere dalla Corte costituzionale, e mi auguro che non si vada a farci bocciare la legge sui vitalizi dalla Corte costituzionale, perché in quest'Aula prevalga il senso di ragionevolezza. Ho dei dubbi da com'è andato il dibattito, però credo che questa sia la situazione; oltre a questo, la beffa, la beffa di fare un'operazione di propaganda. Guardate, a tanti in quest'Aula è caro il concetto di onestà; beh, allora, diamo notizia che esiste anche il concetto di onestà intellettuale. Se si sa che una cosa è incostituzionale, che non si può fare, che sarà abolita, bene, non la si faccia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Si eviti di prendere in giro i cittadini, si eviti di prendere in giro gli elettori, si eviti di raccontare balle.

Lo ha detto il presidente Damiano: c'erano tanti altri modi che si potevano seguire per fare lo stesso identico percorso, se si voleva eliminare qualche stortura. Certo, se il caso è quello di un giorno di legislatura e non so quante migliaia di euro, forse si potevano trovare altre strade. Questa legge, quindi, ve la votate voi. Forza Italia resta in Assemblea, ma non prenderà parte alla votazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente); continuerà a occuparsi di problemi concreti, la sicurezza, l'immigrazione, la lotta alla povertà, una nuova stagione fiscale, la difesa dei consumatori.

Guardate, non è un caso che ci sia in questo Paese voglia di centrodestra, perché PD e MoVimento 5 Stelle, che litigano quotidianamente sui temi dell'agenda che quotidianamente e alternativamente vogliono mettere all'attenzione del Paese, forse sono un copione vecchio e stantio. La serietà, l'onestà intellettuale che abbiamo avuto nei nostri anni di Governo e che rivendichiamo e il progetto per il futuro su cui stiamo lavorando ci permettono di partire dalle cose concrete e di guardare al futuro con l'ottimismo di chi sa di avere la coscienza a posto. Qualcuno ha detto: ci sedemmo dalla parte del torto, perché la parte della ragione aveva tutti i posti occupati. Ecco, noi questa volta ci sediamo dalla parte dei principi costituzionali, perché i posti occupati sono quelli della demagogia e della presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Oggi è un giorno storico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), segniamola in rosso sul calendario questa data, perché, finalmente, quest'Aula, che si è macchiata di tanti voti vergogna, sta per votare una legge che abolisce i vitalizi. C'è voluta quasi un'intera legislatura, quattro anni e quattro mesi, per l'esattezza, di pressioni del MoVimento 5 Stelle per giungere al punto in cui siamo oggi. Perché, diciamocelo chiaro: come lo hanno detto colleghi di altri partiti, questa legge è una vittoria del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è ancora di più una nostra vittoria perché non solo abbiamo portato la maggioranza di voi a votare per togliervi il privilegio, ma abbiamo, addirittura, portato il PD a presentare questa legge. È stata dura trascinarvi fino a qui, ma alla fine avete ceduto. Quattro anni e mezzo per questo risultato, dieci anni di battaglie con migliaia di attivisti; oggi viene ristabilita la giustizia.

Non è la prima volta che vi costringiamo a far saltare delle indecenze, perché ve ne vergognate. Quando siamo arrivati qui, si spendevano 30 milioni di euro in affitti d'oro, e li abbiamo fatti saltare. Si spendeva un milione di euro in rimborsi spese viaggio agli ex parlamentari, e li abbiamo fatti saltare. Si spendevano 350 mila euro in un'assicurazione dalle punture di insetto ai parlamentari, e l'abbiamo fatta saltare qualche mese fa. Le auto blu costavano 759 mila euro all'anno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); oggi costano 200 mila euro, ma si può fare di meglio, si può fare di meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Solo fino a qualche mese fa questo sembrava impossibile in un'Italia ormai assuefatta ai privilegi delle tante, troppe caste, che per anni si sono considerate intoccabili; e, infatti, il clima in cui oggi si discute tra questi banchi, e di riflesso sui giornali, è surreale. I vitalizi non si toccano, abolirli è incostituzionale; ho sentito, addirittura, evocare parole come “macelleria sociale”. Signori, vi rendete conto di cosa stiamo parlando? La macelleria sociale è quella che voi avete imposto al Paese: tagli di oltre quattro miliardi alla sanità, Jobs Act, questa è la macelleria sociale. Qui noi oggi stiamo facendo una cosa semplice, semplice e giusta: stiamo togliendo di mezzo un privilegio medievale, siamo qui a dirvi che nessuno di voi è intoccabile in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non vi stiamo dicendo “rinunciate a una pensione”; vi stiamo dicendo “smettetela di considerarvi diversi dagli altri e di pretendere trattamenti di favore”. Il vitalizio è un privilegio per chi lo riceve, ma un'ingiustizia, non più sopportabile, per tutti coloro che sono fuori da quest'Aula, per quei cittadini italiani a cui noi dobbiamo rendere conto. Oggi lo Stato spende 215 milioni di euro l'anno per il vitalizio di 2.600 ex parlamentari; il loro assegno, ancora oggi, viene calcolato con il sistema retributivo. Quindi, un ex parlamentare arriva ad incassare fino a cinque volte quanto versava di contributi. Da oggi, con questa legge, non sarà più così, nessuno avrà più diritto a un privilegio del genere. Chi ora percepisce il vitalizio si vedrà un bel taglio, perché ora sarà ricalcolato secondo il sistema contributivo. Vi sareste dovuti rendere conto da soli che questa situazione di ingiustizia, di disuguaglianza così smaccata, non è mai stata tollerabile. Siamo dovuti arrivare noi per farvelo capire, perché noi abbiamo a cuore il Paese lì fuori, l'Italia che non ce la fa, le famiglie che soffrono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, se quest'Aula ha il potere di imporre lacrime e sangue ai cittadini, poi ha il dovere morale di imporli anche a se stessa, delle due l'una. L'abolizione dei vitalizi è la nostra battaglia, lo era prima che entrassimo in Parlamento, lo è ancora oggi e lo sarà fino a quando non porteremo a casa il risultato, dopo il voto in quest'Aula e dopo il voto al Senato della Repubblica. I giornali hanno titolato: sfida PD-MoVimento 5 Stelle sui vitalizi. Ma quale sfida, ve lo hanno detto gli altri partiti; non c'è nessuna sfida, toglietevelo dalla testa, tutto è molto chiaro e limpido. Questo dibattito dentro queste Aule parlamentari lo ha portato il MoVimento 5 Stelle, lo abbiamo imposto nell'agenda e nel dibattito politico, e lo abbiamo fatto mentre tutte le altre forze politiche remavano contro scandalizzate. Per capirlo basta guardare queste facce, le vostre facce; non so cosa sareste capaci di fare, se ci fosse anche solo una possibilità di allontanare da voi questo calice, ma questa possibilità non c'è, è scacco matto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non avete neppure la possibilità di lamentarvi, e dovete pure far finta che vi piaccia, perché lo sappiamo tutti che dentro il PD il vitalizio se lo vogliono tenere stretto, e oggi lo sentiamo il loro fiatone, il loro affanno nel rincorrerci su un tema che non gli appartiene, che non vi appartiene e non è nel vostro DNA. Appena entrato in Parlamento, il MoVimento 5 Stelle ha chiesto due cose: abolire i vitalizi degli ex parlamentari, applicando anche a loro il calcolo contributivo, e abolire la pensione privilegiata degli attuali parlamentari, il vitalizio mascherato che manda in pensione gli onorevoli a 65 anni, dopo soli quattro anni e sei mesi in Parlamento.

In sostanza vi abbiamo chiesto di prendere la pensione come tutti gli altri italiani: calcolo contributivo e legge Fornero. Lo abbiamo chiesto in tutti i modi possibili e io voglio ricordarveli tutti a questo punto per capire quale sia il nostro merito di fronte ai cittadini italiani. Settembre 2013, il MoVimento Cinquestelle presenta una mozione per mettere un tetto ai vitalizi e pensioni d'oro e ridurre la quota retributiva: il PD vota no. 2014, discussione sul bilancio della Camera, il MoVimento Cinquestelle presenta un ordine del giorno che prevede un tetto massimo di 5.000 euro lordi ai vitalizi: il PD vota no. 20 maggio 2015, il MoVimento Cinquestelle presenta un emendamento alla riforma costituzionale per abolire i vitalizi: il PD vota no. 9 luglio 2015 il PD è sotto pressione, allora Matteo Renzi presenta con Richetti la proposta di legge Richetti che ricalcola tutti i vitalizi con il sistema contributivo. La proposta di legge giace in un cassetto ma intanto Renzi va in giro a dire che vuole abolire i vitalizi. Agosto 2015, discussione del bilancio della Camera, il MoVimento 5 Stelle presenta un nuovo ordine del giorno che ricalca la proposta di legge Richetti e la Presidente Boldrini lo dichiara inammissibile. 2016, il MoVimento Cinquestelle ripresenta i due ordini del giorno, quello del 2015 e quello del 2014, che all'epoca era stato votato e bocciato ma questa volta vengono dichiarati tutti e due inammissibili. 2 aprile 2017, il MoVimento 5 Stelle presenta in Ufficio di Presidenza altri due ordini del giorno: uno che applica la legge Fornero ai parlamentari in carica e l'altro che ricalca la proposta di legge Richetti. Il secondo è dichiarato inammissibile, sul primo il PD vota di nuovo no. Benissimo, allora invitiamo il PD a calendarizzare la proposta di legge Richetti ma il PD ci dice che non c'è tempo e che bisogna presentare un ordine del giorno che intanto ci aveva bocciato per tre anni. Rinunciamo persino al nostro diritto di opposizione di calendarizzare e discutere una nostra proposta di legge sui vitalizi, la proposta di legge Lombardi, e invitiamo il PD a calendarizzare la proposta di legge Richetti e anche su quello ci dite no. Siete stati messi alla berlina dalla trasmissione Le Iene: a quel punto perdiamo un altro mese, dopo Le Iene, perché la Commissione bilancio, cioè il PD, chiede alla Ragioneria dello Stato del Governo PD di produrre una relazione tecnica ma le Presidenze di Camera e il Senato in qualche modo PD non forniscono i dati e quindi stiamo fermi un altro mese. Capite quanta fatica in quattro anni e mezzo per portarvi fino a qua e capite quale sia la nostra felicità oggi nel vedervi votare la proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Oggi finalmente facciamo il primo passo per eliminare l'odioso privilegio medievale dei vitalizi d'oro: è una cosa buona ma non è abbastanza. Potevamo fare un ulteriore passo avanti: potevate eliminare anche la pensione privilegiata che voi che siete in quest'Aula prenderete dopo soli quattro anni e sei mesi in Parlamento. Non avete voluto farlo ma, ve lo assicuro, lo faremo noi. Non rimarrà un privilegio che sia qui dentro: è solo questione di tempo, iniziate a prepararvi. Vi abbiamo dato la possibilità di riparare oggi a questa oscenità: abbiamo proposto un emendamento semplice in base al quale la legge Fornero si applica anche ai parlamentari che sono in quest'Aula e voi lo avete bocciato. Ripresenteremo questi emendamenti quando si discuterà il bilancio della Camera la settimana prossima perché la legge Fornero va applicata da subito a tutti i parlamentari e, vi ripeto, lo faremo che lo vogliate oppure no perché non solo tutto ciò è inaccettabile ma è immorale. Così come oggi siamo qui a tagliare i vitalizi presto saremo qui a eliminare gli altri privilegi e a dimezzare i vostri stipendi: è una promessa che faccio a tutti gli italiani e anche a voi che siete qui. Ci avete anche tolto la possibilità di rinunciare alla pensione privilegiata bocciando la nostra proposta che questa mattina inseriva tale possibilità ma ancora una volta il MoVimento Cinque Stelle si dimostrerà l'unica forza credibile perché ciò che fa dice e ciò che dice fa. Abbiamo detto che non avremo mai preso i rimborsi elettorali e abbiamo rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali. Abbiamo detto che ci saremo tagliati lo stipendio e l'abbiamo fatto andando ad alimentare il Fondo per il microcredito alle piccole imprese. Il MoVimento 5 Stelle con tutti i propri portavoce a livello nazionale ha rinunciato a 80 milioni di euro di stipendi solo qui e, al Senato, a 22 milioni di euro. Ognuno dei miei colleghi qui presenti in aula da quando è entrato in Parlamento ha restituito centinaia di migliaia di euro. Ognuno ha fatto la sua parte: ognuno ha dato un contributo diretto al Paese per far nascere nuove imprese e creare nuovi posti di lavoro. Noi i soldi degli italiani non li diamo al partito ma li restituiamo ai legittimi proprietari che sono gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI DI MAIO. Concludo, Presidente. Il MoVimento Cinquestelle continuerà a dare il buon esempio dentro e fuori il Parlamento e, in Sicilia, se avremo la fiducia dei siciliani e governeremo, la prima cosa che faremo sarà eliminare i vitalizi dei deputati dell'Assemblea regionale.

Possiamo permetterci di dirlo perché i nostri portavoce in Sicilia hanno già rinunciato a questo privilegio. La nostra guerra al privilegio non finisce qui ma oggi abbiamo vinto una battaglia fondamentale nel modo migliore possibile. Vi terremo il fiato sul collo fino a quando tutto l'iter non sarà completato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); in Senato non vi daremo tregua; quando saremo al Governo…

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

LUIGI DI MAIO. …cancelleremo pensioni e stipendi d'oro con un tratto di penna. Il resto del tempo e delle nostre energie li impiegheremo per risarcire gli italiani di quello che avete loro tolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Congratulazioni)

PRESIDENTE. Ci tengo a dire una cosa: nessuna richiesta da parte del Governo è arrivata alla Presidenza della Camera per la relazione tecnica. Quanto affermato non risponde al vero (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Grazie, signora Presidente, molte cose non corrispondono al vero a cominciare dai tagli della sanità. Però lasciamo perdere e restiamo sul merito perché il merito di questa seduta non mi sembra essere il PD come alcuni interventi hanno caratterizzato ma essere altro. Sul resto vorrei provare a fare una riflessione. Qui in questa sede, signora Presidente lei lo sa bene, ogni giorno decidiamo del destino degli altri; decidiamo del destino dei nostri concittadini su temi della quotidianità, su temi importanti - la salute, il lavoro, l'ambiente, la giustizia - e assumiamo decisioni che ricadono su tutti. Oggi ad un osservatore superficiale potrebbe sembrare che, invece, questa sia una discussione su noi stessi: sui parlamentari e sulla politica. Invece ritengo che non sia così. Oggi facciamo una discussione e una riflessione che riguarda il nostro popolo, che riguarda i nostri concittadini e riguarda profondamente il legame e il rapporto che c'è tra la politica e i nostri elettori. Qualcuno a sinistra potrebbe dire che noi dobbiamo ricucire con la nostra gente. Io dico più semplicemente che i nostri concittadini ci vogliono più sobri ma sono i concittadini normali, non quelli che passano la giornata ad attaccare su Facebook: sono quelli normali che chiedono alla politica maggior sobrietà e noi di questo ci stiamo occupando oggi. Per la politica non è abbassare la testa: oggi è alzare la testa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del MoVimento 5 Stelle). Infatti oggi noi siamo chiamati a fare questo: a fare alzare la testa alla politica. La politica è fatica; chi fa la politica sul serio sa che è fatica: lo sanno le nostre famiglie e lo sanno i nostri amici. Sanno che stare qui è faticoso come lo è fare i sindaci, fare gli amministratori: è un impegno a servizio della comunità. Ma a questa fatica non possono corrispondere privilegi, devono corrispondere garanzie. Chi fa politica nel nostro campo - ma non voglio fare distinzioni penso a chi fa politica e sta qui - lo fa perché ha un ideale, ha dei valori, pensa al suo Paese, pensa a come aiutare il suo Paese, a come far crescere il suo Paese. Non siamo qui a difendere privilegi. Questa è retorica? Guardi non è retorica: la retorica magari è quella di altri che tagliano i privilegi agli altri. Noi qui siamo a tagliare i nostri privilegi. Noi oggi tagliamo i nostri privilegi; altri stanno facendo la campagna sui privilegi degli altri ma i loro non li hanno toccati. Lo dico al collega Di Maio - solo questo mi permetto sempre riferendomi a lei - l'abbiamo già dimostrato che lui ha uno stipendio più alto del mio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché con gli scontrini, i rimborsi, le indennità lui ha uno stipendio più alto del mio e io mantengo con orgoglio il mio partito; loro il partito non ce l'hanno, hanno un capo e un blog ed è tutto facile: chi non si adegua al blog viene espulso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi abbiamo un partito e siamo orgogliosamente legati al nostro partito perché il partito è democrazia. Ripeto: il partito è democrazia. Non stiamo sminuendo il ruolo del parlamentare; non stiamo intaccando le prerogative dei parlamentari; non è un passo indietro della politica quello che facciamo oggi.

Guardate, chi pensa di difendere il ruolo della politica o dei parlamentari difendendo i vitalizi, vuol dire che non è mai uscito da qui. Non è così fuori! Nessuno si aspetta dal parlamentare la difesa del vitalizio: si aspetta che la politica faccia le cose che deve fare, che la politica sia costruttiva, sia capace di intervenire sui problemi.

Ve lo ricordate l'inizio della legislatura, quando il palazzo era circondato; quando c'era chi pensava di far politica saltando su quei banchi, e chi - lo dico per il nostro campo - non riusciva ad eleggere il Presidente della Repubblica. Quello era il punto dell'incapacità della politica! Noi oggi, quando approviamo le riforme, che si chiamino le unioni civili, il “dopo di noi”, il Jobs Act, la riduzione delle tasse, quello è rendere la politica utile: su quello veniamo misurati! Non è che possiamo pensare di essere misurati perché difendiamo i nostri privilegi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Presidente, io penso che la passione che ho sentito oggi in alcuni interventi… Mi meraviglio anche del collega Cicchitto, che sembra veramente arroccato su una visione che fuori da qui non ha più nessuno. Ma io penso che le parole che disse, e che scrisse Nilde Iotti, sono parole che condivido tutte; ma Nilde Iotti oggi starebbe qui a votare insieme a noi l'abolizione di un privilegio che non ha più niente a che fare col mondo normale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD). Quando Nilde Iotti interveniva lì, Presidente, il vitalizio glielo davano i figli, c'era un altro mondo! Oggi quel mondo è cambiato, e noi stiamo adeguando la politica ad un mondo diverso. Peraltro l'adeguiamo anche a quello che accade negli altri Paesi europei, non è che ci inventiamo qualcosa di diverso.

I vitalizi non li abbiamo aboliti oggi: i vitalizi li abbiamo aboliti nel 2011. Non c'era il MoVimento 5 Stelle qui. Li abbiamo aboliti noi, di nostra iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E lo ripeto, li abbiamo aboliti col Governo Monti, non li abbiamo aboliti col Governo Berlusconi: diciamo che c'è sempre stata tiepidezza in quello spicchio lì del Parlamento, anche quando facevamo le delibere. Perché abbiamo usato questo strumento? Presidente, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà. L'ha dichiarato incostituzionale! Abbiamo dovuto scegliere un'altra strada: abbiamo scelto la strada del ricalcolo. Ma vale solo per i parlamentari, e qui chi si difende, chi difende il suo “no” dicendo: attenzione, che questo varrà anche per gli altri cittadini, usa uno scudo inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci possono essere tanti motivi per dire di no: ci possono essere motivi legittimi - che non condivido, ma legittimi - per dire di no, ma non usiamo i pensionati. Il vitalizio non è una pensione, è un'altra cosa: ce l'hanno detto nelle audizioni, in I Commissione, quando i costituzionalisti ci hanno detto “potete farlo”; non ci hanno detto “non potete farlo”, ci hanno detto “potete farlo”.

Lo dico poi ai colleghi che sono a sinistra di noi, a mezza sinistra, e che ieri si sono astenuti sull'emendamento di Sisto, che diceva che qui in Parlamento ci possono essere colleghi seduti vicini che hanno stipendi diversi, perché se uno entra qui come operaio deve continuare ad avere lo stipendio di operaio, e se invece diventa docente universitario deve avere lo stipendio da docente universitario. E dopo vi riferite a noi chiedendo uguaglianza, chiedendo sobrietà, chiedendo il ruolo dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)! Vi siete astenuti: controllate, forse non ve ne siete accorti.

Come non vi siete accorti, colleghi, che stamattina non Ettore Rosato,…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ETTORE ROSATO. …ma Rossi è andato in televisione dicendo: non bisogna rivedere solo le pensioni dei parlamentari, ma di tutti quelli che prendono alte pensioni, le pensioni d'oro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lì sì che si introduce il concetto del ricalcolo, lì sì che si interviene sul ricalcolo dei pensionati! Noi non vogliamo toccare nessuna pensione: vogliamo occuparci dei vitalizi, e solo dei vitalizi, e lo facciamo con uno strumento adeguato.

E poi noi qui dentro, in questa legislatura, noi come partito Democratico, come maggioranza di Governo, abbiamo fatto interventi sulla legge cosiddetta Fornero tutti nell'altra direzione, perché sono temi diversi.

Abbiamo fatto otto salvaguardie, per 170 mila persone, per impedire che restino senza pensione per tanti anni. Abbiamo tolto le penalizzazioni, abbiamo fatto le misure che riguardano coloro che hanno familiari disabili, così come per i lavori usuranti. Abbiamo fatto l'Ape sociale, lo ricordava Damiano prima. E consentitemi di dire anche una cosa: nel mio gruppo ci sono stati dei colleghi che hanno espresso il loro dissenso; ma i colleghi che hanno espresso il dissenso del mio gruppo sono colleghi che hanno a cuore una visione loro, ma non sono colleghi che si preoccupano del loro vitalizio: sono colleghi che hanno una preoccupazione di carattere generale. Io non la condivido: io dico che se ci sarà qualcuno che qui dentro vorrà ricalcolare le pensioni di chi oggi la sta già percependo, troverà il muro da parte del PD (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non sarà questa legge che autorizza o non autorizza qualcuno a venire qui dentro a cambiare le pensioni: perché se un Governo si siede lì e decide di venire a cambiare le pensioni, può farlo a prescindere.

E quindi, Presidente, io penso che oggi noi abbiamo fatto una cosa… Noi abbiamo fatto una cosa importante oggi.

PRESIDENTE. Non è previsto fare riprese in Aula, per favore. Grazie.

ETTORE ROSATO. Presidente, non fa niente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonafede. Grazie. Se può evitare di fare le riprese. Può evitare di fare le riprese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ETTORE ROSATO. Presidente, non fa niente.

PRESIDENTE. Lo sa che non si possono fare riprese, quindi la prego di attenersi al Regolamento. Grazie.

Mi scusi se l'ho interrotta, prego.

ETTORE ROSATO. No, non c'è problema. Lo fanno da quattro anni, ma da ieri pomeriggio sull'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi penso che non è per noi è un problema.

Presidente, concludo perché il mio tempo si è esaurito, dicendo che noi non abbiamo corso dietro all'antipolitica: anzi, abbiamo fatto la scelta di tirare su la testa, dicevo prima, di dimostrare come la politica sa fare le cose che vuole; e sa mettersi in sintonia con il Paese, che ci chiede sobrietà, ci chiede capacità di intervento e ci chiede capacità di dimostrare che noi siamo i primi a fare i sacrifici. E noi stiamo facendo questo perché questa legge è una legge giusta: ci battiamo oggi per approvarla qui, e ci batteremo in Senato per approvarla in via definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, io voterò a favore di questo provvedimento, perché chi era convinto che il vitalizio e un sistema pensionistico diverso fossero un bene prezioso, e lo sono, forse avrebbe dovuto difenderli da chi in questi anni invece li ha sviliti. Un bene così prezioso andava tutelato, e invece si è permesso che se ne abusasse facendo venire meno la fiducia necessaria tra cittadini e istituzioni. Questo e altri abusi delle prerogative parlamentari le hanno trasformate in privilegi, e le rendono indifendibili di fronte all'opinione pubblica e ai cittadini, che sono gli unici ai quali dobbiamo rendere conto. Distinguere prerogative da privilegi, separare, come ci insegna il Vangelo, il grano dal loglio aiuta a difendere le prime; e questa legge invece, contrariamente a quanto si è detto qui oggi, è un estremo atto d'amore per la democrazia rappresentativa.

Sgombrato adesso il campo dagli aspetti che toccano il portafoglio, saremo sicuramente tutti più forti e più credibili nella difesa delle istituzioni. E proprio a questo punto mi sorprende un po' vedere come i 5 Stelle voteranno a favore di questa legge, visto che va a tranciare il ramo sul quale siedono irresponsabilmente, che è il ramo del populismo più becero. Da domani, colleghi, non ci saranno più scuse per nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Maria Stella Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI. Presidente, chiedo la parola con dispiacere, ma con profonda convinzione, per esprimere un voto in dissenso rispetto al mio gruppo, un voto favorevole a questo provvedimento. Per due ragioni molto semplici: la prima è che ho sottoscritto il provvedimento in esame, essendo profondamente convinta della necessità di dare un segnale nella giusta direzione al Paese; e secondariamente, perché non ritengo questo provvedimento un cedimento all'antipolitica, al populismo, al qualunquismo, ma un tentativo, forse tardivo ma indispensabile, per restituire dignità e forza a quest'Aula.

Ho ascoltato con grande attenzione e rispetto gli interventi dei colleghi di Forza Italia, ho anche votato gli emendamenti di Sisto con riferimento ad alcuni principi, il principio della ragionevolezza, il principio dell'affidamento e della proporzionalità. È chiaro che ci sono su questo provvedimento dei dubbi di costituzionalità, però io dico che se questi dubbi, queste eccezioni, verranno confermate, spetterà alla Corte costituzionale. Certamente in passato il principio di retroattività è stato in maniera più grave violato in materia penale e in materia tributaria.

Quindi io ritengo questo provvedimento un provvedimento da votare; non è un cedimento all'antipolitica è, secondo me, un atto dovuto al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Grazie Presidente. Anch'io voterò a favore, il mio voto a favore è assolutamente convinto ed è un voto anche a difesa della politica e del Parlamento. Io non ritengo che difendere i privilegi voglia dire difendere la politica, ritengo che in questo momento che stiamo vivendo tutti quanti, un momento economico difficile, questo lo dobbiamo agli italiani. Dobbiamo votare a favore perché questo è quello che sentono gli italiani che non capirebbero perché questo Parlamento voglia mantenere dei privilegi in un momento in cui i privilegi nessuno li ha (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Solo per ringraziare, Presidente, vista la complessità della materia, il lavoro e il supporto degli uffici dell'Aula, della Commissione e delle Commissioni, perché ha interessato il lavoro di diversi di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge Richetti ed altri: n. 3225-A/R:

"Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Colleghi, per favore, evitiamo cori, evitiamo cori, grazie; evitiamo cori (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per favore, colleghi, non mi costringete a chiudere immediatamente la votazione, senza dare la possibilità ai colleghi di votare.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 55- Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259.

Colleghi, per favore evitate queste manifestazioni di giubilo, evitate i cori, siete in un'Aula parlamentare. Capisco la gioia, però, vi prego, rimaniamo nel decoro istituzionale.

Discussione del disegno di legge: S. 2856 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (Approvato dal Senato) (A.C.4595) (ore 18,35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4595: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale.

Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Nesci ed altri n. 1 e Rondini ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A).

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 4595)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali. A norma del comma 4, dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti, e al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAMPI. Signora Presidente. Solo per segnalare che nella bagarre dei colleghi, una delle colleghe ha fatto due dita medie, dimostrando oltre che una certa finezza, anche un mancato rispetto delle istituzioni. Tra l'altro ciò è filmato per la solita logica dell'illegalità che il MoVimento 5 Stelle…

PRESIDENTE. Io non ho visto questo, ma lo verificheremo.

ROBERTO RAMPI. Dirò anche il nome della collega che porta un nome significativo, visto che è lo stesso del leader di quel movimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Allora io invito i deputati e le deputate a defluire… per favore deputata Grillo… di questo si occuperà eventualmente l'Ufficio di Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), eventualmente, ho detto. Adesso possiamo continuare.

La deputata Nesci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

DALILA NESCI. Grazie Presidente. Colleghi, l'articolo 1 del provvedimento in esame dispone per i minori fino a 16 anni - attenzione - l'obbligatorietà di 10 vaccini; entriamo nel Guinness dei primati e con uno strumento legislativo che si può utilizzare soltanto, dice la Costituzione, in casi di necessità ed urgenza. C'è un'epidemia di 10 malattie che giustifichino un simile decreto-legge? La risposta è secca: non c'è. L'ha confessato il Presidente del Consiglio Gentiloni proprio all'atto della presentazione del decreto di cui discutiamo, dichiarando che non sussiste alcuna emergenza nazionale.

In secondo luogo, il Piano vaccini emanato dal Ministero della salute nel gennaio 2017 non evidenziava alcun tipo di emergenza. La prima questione allora è che non esiste la necessità e l'urgenza per l'adozione di questo decreto, dunque il Governo sta abusando gravemente della decretazione d'urgenza, violando la Costituzione. Se con la legge n. 85 del 2006, l'articolo 283 del codice penale non fosse stato modificato, aggiungendo l'inciso “con atti violenti”, questo sarebbe stato attentato contro la costituzione dello Stato.

Ancora nello specifico la decretazione d'urgenza risulta incongruente con la natura programmatica del decreto, il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, con il quale sono state inserite nei livelli essenziali di assistenza proprio la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e parassitarie, incluso il programma vaccinale. Ciò significa che il Governo sta imponendo 10 vaccini malgrado alle norme vigenti sulla prevenzione delle malattie infettive prevedano una programmazione ora stravolta a colpi di maggioranza. Se non bastasse, l'assenza di un'emergenza sanitaria o di igiene pubblica è affermata dallo stesso articolo 1 del decreto di cui parliamo che stabilisce infatti l'adozione di provvedimenti contingibili ed urgenti in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica.

Avete voluto il federalismo e poi lo calpestate a piacimento e lo fate, nella fattispecie, con il decreto legislativo n. 112 del 1998, atto al riparto costituzionale delle competenze tra Stato, regioni ed enti locali in relazione alle emergenze sanitarie o di igiene pubblica. Tali emergenze sono correlate al territorio. Infatti, la fonte appena citata attribuisce alle autorità territoriali il potere di intervenire in condizioni di necessità e di urgenza. Pertanto, è inammissibile un intervento indifferenziato da parte dello Stato. E non è tutto. Stando alla sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale, il decreto-legge è - cito testualmente - “uno strumento improprio ai fini dell'esercizio delle competenze legislative dello Stato su materie concorrenti”.

Ricapitolo: non ci sono epidemie e, dunque, non c'è la necessità e l'urgenza dell'imposizione con il decreto-legge di 10 vaccini a minori fino a 16 anni. Il provvedimento scavalca la necessaria programmazione in materia. Il Presidente del Consiglio ammette che non c'è un'emergenza a monte, il testo del decreto lo conferma e la Corte Costituzionale insegna che nel caso in cui ci troviamo non è legittimo un decreto-legge, perché interviene nell'ambito della legislazione concorrente. Tanto dovrebbe bastare per fermare questa pazzia e per trovare un rimedio - un vaccino - contro gli abusi di palazzo.

Inoltre, il decreto-legge in argomento fa piazza pulita dell'articolo 117 della Costituzione riguardo alla necessità di concordare la destinazione e l'assegnazione delle risorse derivanti dalle sanzioni pecuniarie comminate dai servizi sanitari regionali. Peraltro, l'estensione degli obblighi vaccinali determina un aggravio sulle risorse umane, strumentali e finanziarie dei predetti servizi. Ma a voi non importa nulla. Ricordo che non avete voluto assumere le migliaia di medici, infermieri e altri sanitari che impone la legge n. 161 del 2014 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che recepisce la direttiva europea sui turni e sui riposi obbligatori, risalente al lontanissimo 2003.

Ma andiamo avanti. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 171 del 2007, ha rilevato che non è sufficiente che la necessità e l'urgenza siano annunciate dalle maggioranze di governo. Occorre - ha chiarito la Corte - l'effettivo e concreto bisogno di intervento normativo urgente da articolare con ragionevolezza e proporzionalità. Introdurre per decreto-legge l'obbligo di 10 vaccini contrasta allora con il principio di ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione.

A chi giova? Sicuramente alle cupole dei farmaci, che già festeggiano l'arrivo di capitali pubblici nelle loro casse, perché alla fine si tratta di questo. Inoltre, avete buttato a mare l'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, comunque vincolata al rispetto della persona umana la quale, per voi, è soltanto un numero che conta unicamente alle elezioni. L'articolo 32 della Costituzione rappresenta la massima tutela del diritto alla salute e insieme la massima espressione di libertà e consapevolezza che si realizza attraverso il consenso informato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non attraverso l'obbligo. Il consenso informato si configura come vero e proprio diritto della persona e trova fondamento nei principi espressi nell'articolo 2 della Costituzione, che ne tutela e promuove i diritti fondamentali, e negli articoli 13 e 32 della Costituzione, i quali stabiliscono, rispettivamente, che la libertà personale è inviolabile e che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

La Corte costituzionale si è pronunciata diffusamente sui limiti e sulle condizioni di compatibilità dei trattamenti sanitari obbligatori con il diritto alla salute, sancito all'articolo 32, ribadendo il suo necessario contemperamento con il diritto di ciascuno e con la salute della collettività.

Ed è sempre la Corte costituzionale a dirci che nella fattispecie si renderebbe necessario porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico che, alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite, individuasse con la maggiore precisione possibile le complicanze potenzialmente derivabili dalla vaccinazione e determinasse se e quali strumenti diagnostici preventivi fossero praticabili (questo lo dice la Corte costituzionale). Nel decreto-legge all'esame non sono affatto rinvenibili simili misure.

E, ancora, l'attuale sistema di immissione sul mercato non appare sempre sostenuto da efficaci disposizioni sull'indipendenza della sperimentazione clinica, sulla trasparenza burocratica e sull'economicità dei vaccini venduti e somministrati quasi esclusivamente in forma associata, con conseguente rischio di oligopolio. Inoltre, l'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda una puntuale analisi sui benefici e sui rischi nell'introdurre nuovi vaccini negli appositi programmi, il che conferma l'infondatezza della decretazione d'urgenza, Ministro.

Infine, l'articolo 5 della Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina pone la regola generale per cui un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero ed informato, salvo che non sia possibile acquisirlo. La vaccinazione è un trattamento preventivo diretto a persone sane e perciò richiede il consenso del paziente e del suo rappresentante legale.

Con rara crudeltà il provvedimento in esame prevede che i bambini fino a 6 anni non possano frequentare l'asilo nido o la scuola materna se non hanno ricevuto i vaccini previsti. Per la scuola dell'obbligo è stabilità, poi, una sanzione da 100 a 500 euro per i genitori non in regola. Queste previsioni appaiono di dubbia compatibilità con le disposizioni costituzionali in materia di diritto alla salute e di libertà personale. Soprattutto, esse liquidano completamente l'articolo 34 della Costituzione, a norma del quale la scuola è aperta a tutti.

Per tutte queste ragioni chiediamo di non procedere all'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 73 del 2017 in tema di prevenzione vaccinale per gravissima violazione della Costituzione e perché in palese conflitto con i principi dell'ordinamento giuridico italiano, europeo ed internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Il decreto-legge in esame è privo assolutamente dei requisiti minimi previsti dal vigente ordinamento, sia sotto il profilo della legittimità sia del merito. Per quanto attiene al profilo della legittimità, il decreto-legge viola l'articolo 77 della Costituzione in quanto in Italia, allo stato attuale, non sussiste alcuna necessità né tanto meno alcuna urgenza di intervenire nel campo della prevenzione vaccinale, non rinvenendosi casi, né ordinari né straordinari, di emergenze sanitarie nemmeno in previsione. Il continuo riferimento fatto dal Ministro della salute ad una presunta quanto inesistente emergenza morbillo in Italia contrasta con i dati epidemiologici ufficiali che indicano come il morbillo abbia un andamento ciclico e come nell'ultimo decennio in almeno quattro casi vi siano stati valori di molto superiori agli attuali, mentre nel decennio precedente sono stati rilevati valori superiori anche di venti volte a quelli attuali senza che si fosse mai gridato all'emergenza. Lo stesso Presidente del Consiglio, in sede di conferenza stampa successiva all'approvazione del decreto da parte del Consiglio dei Ministri, ha candidamente ammesso non sussistere alcuna emergenza né epidemia.

Vale, inoltre, la pena sottolineare come nei due anni precedenti il Ministero della salute ha alimentato l'errata opinione che in Italia, e, in particolare, in Toscana, vi fosse un'epidemia di meningite, in realtà sconfessata dai dati epidemiologici. Si trattava, in realtà, di una mera epidemia mediatica.

Non ci si può esimere, inoltre, dal sottolineare come lo stesso decreto faccia riferimento ad ulteriori interventi di urgenza da parte dell'autorità sanitaria, ex articolo 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che sono in aperto contrasto con le premesse che avrebbero portato all'adozione del presente decreto-legge.

Il continuo riferimento fatto dal Ministero dalla salute al venir meno di un generico 95 per cento di copertura vaccinale, per aversi la cosiddetta immunità di gregge, nasconde infatti una serie di omissioni, imprecisioni, contraddizioni e falsità, tra le quali il valore della cosiddetta immunità di gregge, che non può essere indicato genericamente per tutte le patologie, ma che deve essere calcolato per ciascuna di esse.

L'espressione algebrica utilizzata per tale calcolo parte da un errore di fondo: l'utilizzo del termine “vaccinato” come sinonimo di “immunizzato, aumentando indebitamente il valore richiesto. Ed alcune patologie, per loro natura e modalità di trasmissione, sono escluse da questo calcolo e dal calcolo dell'immunità di gregge, hanno valori magari bassissimi o hanno valori comunque inferiore al 95 per cento, indicato invece dal Ministro.

Il decreto-legge in esame presenta, quindi, ulteriori profili di illegittimità costituzionale, andando a vedere nello specifico al diritto alla salute, di cui all'articolo 32, in quanto nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, riservando tale decisione al Parlamento e non al Governo.

Il diritto allo studio è violato, di cui all'articolo 34, e quindi più genericamente i diritti e le libertà, di cui agli articoli 2, 3, 13, 16, 29 e 31 dalla Costituzione. La revisione parziale del testo ha permesso di eliminare un punto assai controverso, come la sospensione genitoriale, ma ha lasciato intatta la certezza di una discriminazione per censo, nel caso delle sanzioni pecuniarie, chiara violazione dei principi di cui all'articolo 3 della Costituzione. La mancata segnalazione può integrare gli estremi del rifiuto di atto d'ufficio a carico del dirigente scolastico. Tali misure possono ritenersi incompatibili con le disposizioni costituzionali in materia di diritto alla salute, libertà personale e, soprattutto, con quanto previsto dall'articolo 34 della Costituzione, a norma del quale l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

Irrazionale sarà la disparità di trattamento tra scuole dell'infanzia e scuola dell'obbligo, a fronte della identica fattispecie della mancata presentazione della documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni, in violazione del principio di ragionevolezza della legge ed in relazione all'articolo 3 della Costituzione.

Il provvedimento pubblicato distingue la disciplina della vaccinazione obbligatoria da quella dell'iscrizione scolastica. Secondo quanto previsto, dallo stesso fatto della mancanza di presentazione della documentazione, discenderebbero differenti trattamenti tra servizi educativi per l'infanzia e scuola dell'infanzia e gli altri gradi di istruzione, per lo stesso diritto fondamentale.

Le conclamate esigenze di straordinaria necessità ed urgenza, qualora sussistenti, ancorché non meglio precisate, sarebbero in contraddizione manifesta con la summenzionata disparità di trattamento, prevista dal decreto-legge in esame ed avranno conseguenze paradossali, come se il caso straordinario si fermasse al termine della scuola materna, per poi rientrare nei ranghi dell'ordinarietà con l'esordio in prima elementare. Tale disparità, peraltro, trattandosi di bambini e di bambine in crescita, potrebbe paradossalmente riguardare la stessa persona, in fase differenti della sua vita.

L'evidente incongruità di tale disposizione, rispetto al fine che il Governo dichiara di perseguire, induce a ritenere violato anche il principio di ragionevolezza della legge, così come elaborato nel corso degli anni dalla Corte costituzionale.

La prassi legislativa del ricorso continuo e reiterato l'uso della decretazione d'urgenza, poi, che è stata più volte censurata dalla Corte Costituzionale, svuota e mortifica il ruolo del Parlamento, in contrasto ai dettami dell'articolo 70 della Costituzione, che affida alle due Camere l'esercizio della funzione legislativa.

A margine poi delle motivazioni che ci hanno indotto a presentare la nostra pregiudiziale e che ho elencato, vi sono motivazioni che trovano conforto - queste ed altre - nella palese violazione degli articoli della Costituzione, che sono garantiti, di diritti che stanno alla base della vita democratica, come il diritto alla salute e il diritto all'istruzione.

Vogliamo ricordare anche che, come è stato deliberato dalla giunta regionale del Veneto, sia evidente che il combinato disposto delle disposizioni contenute nel decreto, imponendo rilevanti oneri a carico del bilancio regionale, senza prevedere misure compensative degli stessi di alcun genere, risulta lesivo dell'autonomia finanziaria regionale, di cui all'articolo 119 della Costituzione, oltre che lesivo dell'articolo 81 della Costituzione, non prevedendo i mezzi per far fronte a tali e nuovi e maggiori oneri.

Peraltro, sorgendo in tal modo la necessità di acquisire magari altrove risorse per somministrare gratuitamente le numerose vaccinazioni obbligatorie, si determina così una violazione dell'autonomia amministrativa regionale, di cui all'articolo 118 della Costituzione, e del principio di buon andamento, di cui all'articolo 97, impedendo alle regioni di avere adeguatamente cura degli interessi affidati a loro, sia quanto all'erogazione delle prestazioni sanitarie sia eventualmente con riguardo all'esercizio di altre funzioni amministrative ,che vedranno distratte magari risorse, per sopperire ai mancati stanziamenti necessari, per poter far fronte a ciò che è previsto nel vostro decreto.

Sono queste le motivazioni - e vado a concludere - per cui chiediamo, chiediamo fortemente, di non procedere all'esame del provvedimento, che oggi è arrivato in Aula. E concludo dicendo che, al netto della palese incostituzionalità, crediamo che il provvedimento risponda solo alle esigenze mediatiche del Ministro. Questa forse è l'unica urgenza, non quella sbandierata di tutela della salute dei bambini e delle bambine, che casomai avranno solo diritti violati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente. Il decreto-legge in esame ha tutti i requisiti costituzionali, di cui all'articolo 77 della Costituzione, i presupposti di necessità e urgenza, nonché l'omogeneità di contenuto.

Il provvedimento d'urgenza risulta, pertanto, pienamente rispondente al dettato costituzionale, in considerazione dell'esigenza urgente di prevenire il diffondersi di malattie infettive, per effetto dell'aumento delle mancate vaccinazioni, come segnalato da tempo dagli organismi sanitari nazionali e internazionali.

L'OMS ha infatti stimato che vengono salvate 7 mila e 200 vite al giorno, grazie proprio alla somministrazione dei vaccini. Pertanto, risulta necessario un forte sostegno nei confronti delle strategie vaccinali, per evitare il rischio del riemergere di malattie altamente contagiose che, oltre ad essere dannose per la salute pubblica, rischiano di mettere a dura prova il sistema sanitario italiano.

Non si tratta di un'emergenza, ma di una costatazione dell'evidenza che assume l'importanza della vaccinazione, come strumento necessario e addirittura indispensabile per la salute della popolazione.

Dal punto di vista strettamente giuridico, è poi da sottolineare come le vaccinazioni rientrino tra i trattamenti sanitari obbligatori, che per legge possono essere imposti a tutela del singolo e della collettività. Ciò sta a significare che ci troviamo di fronte a una norma costituzionale, il famoso articolo 32, attraverso la quale il costituente ha inteso attribuire un duplice significato al diritto alla salute, che, per un verso, va considerato come bene individuale da proteggere e, dall'altro, come bene generale di rilevanza collettiva - quindi come tutela di un interesse collettivo della società - a non subire conseguenze negative da situazioni igienico-sanitarie non controllate, che potrebbero portare alla diffusione di malattie contagiose o addirittura di epidemie.

Questa tutela piena dimostra quindi come, in considerazione del bilanciamento di interessi con altri principi costituzionali, il diritto alla salute abbia una preminenza sostanziale su altri diritti di rango costituzionale, proprio perché rappresenta un bene primario, da tutelare e da salvaguardare in modo pieno e assoluto.

Inoltre, il diritto alla salute viene qualificato come diritto sociale fondamentale ed è intimamente connesso al valore della dignità umana. In sostanza lo Stato, proprio per queste ultime ragioni, ha un ruolo attivo nel predisporre tutte le condizioni essenziali, perché venga affermato tale diritto, sia in favore del singolo che della comunità.

Pertanto, il decreto-legge sui vaccini rientra nei parametri costituzionali, perché emanato con l'obiettivo di superare la problematica, relativa al fatto che una diminuzione delle vaccinazioni possa comportare la ripresa di malattie, che molte volte hanno procurato alla popolazione gravi epidemie. E la stessa Consulta ha in ogni caso sancito che i trattamenti sanitari obbligatori si giustificano, fintantoché diretti, non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri. Cosa che non mi sembra di poco conto, peraltro.

E i vaccini, tra l'altro, come abbiamo detto, rappresentano una pratica sanitaria sicura, che tutela i soggetti dal diffondersi di malattie. E, infatti, l'efficacia delle terapie vaccinali nella riduzione della diffusione delle patologie è ormai verificata in modo scientifico.

Nell'annunciare, quindi, il voto contrario sulle pregiudiziali presentate al decreto-legge in esame per i motivi che ho precedentemente illustrato, tengo a precisare l'importanza della scelta tempestiva del Governo, che, con lo strumento del decreto-legge, è intervenuto in una situazione, lo ripeto, che potrebbe comportare, se non arginata in nome della tutela piena ed assoluta di un bene primario, il diffondersi di malattie che pregiudicano la salute collettiva, determinando forti ricadute in termini sociali per la comunità e negli stessi rapporti internazionali. Non ci dimentichiamo, cari colleghi, che ci sono stati dei morti per delle problematiche, per esempio il morbillo, legate proprio a una carenza del vaccino, dell'obbligatorietà del vaccino; non ce lo dimentichiamo, perché non solo delle stupidaggini. Quindi, in nome della civiltà, cari colleghi, che seguono sia sotto l'aspetto costituzionale sia sotto il profilo sociale i dettami di una cultura intesa ad evitare maggiori danni per la popolazione che potrebbero derivare dalla mancata conversione in legge di questo provvedimento d'urgenza, un provvedimento che costituisce una priorità e rappresenta, anche con le modifiche apportate al Senato, perché questo provvedimento al Senato ci è passato ed è stato discusso e modificato, una giusta ed equa sintesi a difesa del bene primario della salute. Quindi, noi voteremo contro questa pregiudiziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

MARILENA FABBRI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, le questioni pregiudiziali che siamo chiamati ad esaminare riguardano il decreto-legge cosiddetto Lorenzin in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori e modifica del sistema delle sanzioni in caso di inadempimento. Si tratta di una materia delicata, che attiene alla salute individuale e collettiva, rispetto alla quale sono stati sollevati rilievi di costituzionalità relativi agli articoli 117, 77, 32 e 34 della Costituzione. Per quanto riguarda la competenza legislativa fra Stato e regioni di cui all'articolo 117, va evidenziato che il decreto-legge Lorenzin attiene alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni dei diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, alla profilassi internazionale, materie rientranti nella potestà legislativa esclusiva dello Stato, nonché alla materia di tutela della salute, rientrante nella potestà, invece, concorrente con le regioni.

In materia di tutela della salute, il legislatore statale ha però il compito di dettare i principi fondamentali nell'ambito dei quali dovranno poi intervenire i legislatori regionali. Vorrei, inoltre, precisare che la Conferenza Stato-Regioni non ha sollevato problemi di competenza e nella seduta del 6 luglio scorso ha espresso parere favorevole al presente provvedimento, ad eccezione solo delle regioni Veneto e Valle d'Aosta, nonché vorrei sottolineare che a febbraio 2017 è stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il piano nazionale prevenzioni vaccinali 2017-2019, a cui il decreto si richiama per quanto attiene alla programmazione e alla prevenzione dei temi legati alla copertura sanitaria della popolazione.

Le ragioni di necessità ed urgenza, invece, richieste dall'articolo 77 in materia di decretazione d'urgenza, risiedono, a nostro avviso, nella necessità di garantire l'adeguatezza della copertura vaccinale a seguito della diminuzione delle stesse, sia le vaccinazioni obbligatorie che alcune di quelle raccomandate, che si è registrata a partire dal 2013. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della salute proprio nel piano nazionale dei vaccini che citavo prima, dal 2013 si sta registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie fino ad ora sotto controllo, e, addirittura, di ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese.

Ricordava prima la collega che in questi anni abbiamo registrato alcuni decessi in alcune malattie importanti, come il morbillo e la meningite. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse, haemophilus influenzae tipo B è stata del 93,4 per cento, in progressivo calo rispetto al 2012. Particolarmente preoccupanti, poi, sono i dati relativi alla copertura vaccinale del morbillo e della rosolia: nel 2015 all'85,3 per cento, al di sotto, molto al di sotto, di quella che viene considerata l'immunità di gregge, pari al 95 per cento. Questo pone il nostro Paese al di sotto degli standard richiesti dall'Organizzazione mondiale della sanità, ed è proprio di una settimana fa il richiamo da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità e di allarme rosso verso l'Italia per il rischio malattie del morbillo.

Riteniamo, quindi, che i motivi per la decretazione di urgenza ci siano tutti proprio per supportare la programmazione che è stata definita con il Piano nazionale dei vaccini. L'articolo 32 della Costituzione, che tutela sia il diritto individuale alla salute sia la salute quale interesse della collettività, definisce due beni giuridici che debbono essere necessariamente bilanciati. Lo stesso articolo 32 prevede, inoltre, che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, e noi stiamo intervenendo in via legislativa. La Consulta, in tal senso, ha affermato che la legge che impone un trattamento sanitario obbligatorio non è in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione se mira a tutelare la salute del singolo e anche quella della comunità. Lascerò agli atti il mio intervento e mi soffermo sul fatto che la tutela della salute è garantita anche dal fatto che il provvedimento prevede indennizzi a carico delle persone eventualmente danneggiate dalla vaccinazione sia obbligatoria e sia raccomandata, come richiedono le sentenze giurisprudenziali in materia.

Per quanto attiene, invece, alla violazione dell'articolo 34 in materia di diritto allo studio e all'istruzione, vorrei sottolineare che questo provvedimento, a differenza di quanto avveniva dal 1967 al 1999, non preclude l'iscrizione alla scuola dell'obbligo da parte dei bambini non vaccinati, ma prevede, come già era previsto nel nostro ordinamento, sanzioni amministrative a carico dei genitori; questo per sollecitare il loro intervento a tutela della salute dei figli. Il divieto di iscrizione dei bambini 0-6 nei servizi educativi, in particolare asilo nido e scuola materna e scuola dell'infanzia, riteniamo che non costituisca una preclusione e una compressione del diritto all'istruzione, in quanto nel campo educativo e non dell'istruzione, e il provvedimento non deve essere inteso - ho finito, Presidente - in termini sanzionatori nei confronti dei genitori, ma sicuramente persuasivi, ma la loro preclusione all'ingresso in comunità è dato principalmente a tutela della salute dei giovanissimi, che, indifesi e vulnerabili, si troverebbero in un contesto a contatto con germi e batteri, e chi è genitore sa perfettamente che cosa vuol dire avere dei figli a questo livello, tre quarti dell'anno scolastico, a casa. Per tutti questi motivi, il gruppo del Partito Democratico voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate avverso il provvedimento in esame e auspica la sua entrata in vigore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Dichiaro, a titolo personale, il mio voto favorevole alle pregiudiziali per molte ragioni, prima fra tutte quella legata al fatto che non si ravvede alcuna emergenza e tanto meno alcuna urgenza che giustifichi l'imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio di tale portata. Voterò a favore perché ricordo che il diritto alla salute di tutti, di coloro che sono nelle condizioni fisiche per vaccinarsi come di coloro che non lo sono, è costituzionalmente garantito, mentre con questo decreto non viene tutelato in egual misura. Il testo non contiene, infatti, alcun riferimento agli esami pre e post vaccinali, né l'obbligo di utilizzo di vaccini monovalenti monodose. Il testo è discriminatorio, perché solo le famiglie con disponibilità economica potranno accedere, a loro spese, agli esami specialistici, nel caso vogliano accertare se i propri figli siano o meno nelle condizioni di essere vaccinati ed abbiano o meno diritto all'esenzione.

Solo coloro che possono permetterselo potranno peraltro scegliere di non vaccinare i propri figli e far fronte al pagamento delle multe. Il testo peggiora, infine, le condizioni del cittadino che volesse far valere il proprio diritto di risarcimento in caso di danno. Con l'inserimento di diritto dell'Aifa come parte in causa, si aggrava la situazione di colui che, già danneggiato, si troverebbe ad avere di fronte un soggetto che, pur non direttamente chiamato in causa, dispone di fatto di ingenti mezzi e di un forte potere di influenza in questo campo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bechis. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Grazie, signora Presidente. Chiedete al Parlamento di convertire in legge un decreto palesemente in violazione della Carta costituzionale. Primo fra tutti, viene violato l'articolo 77 della nostra Costituzione, che richiede requisiti di straordinaria necessità e urgenza, previsti, ma al momento il Governo non ha reso nessuna dichiarazione nel merito, o meglio, mi correggo, lo stesso Presidente del Consiglio, in sede di conferenza stampa per presentare il decreto-legge sui vaccini, ha dichiarato e ammesso che non sussiste alcuna emergenza o epidemia.

Già di per sé, quindi, la sola mancanza di tale requisito dovrebbe bastare alla Camera dei deputati a votare a favore delle pregiudiziali presentate al decreto-legge vaccini. Augusti colleghi, se oggi doveste decidere di infischiarvene dei precetti costituzionali che presidiano le modalità di approvazione delle leggi non sarebbe un bel segnale nei confronti del Paese perché, in violazione dell'articolo 3, non si comprende per quale motivo i cittadini debbano rispettare le leggi mentre il Parlamento può tranquillamente calpestare la Costituzione. Ma non è l'unica discriminazione presente nel decreto-legge. Il Governo ha deciso di dividere gli italiani in poveri e ricchi dove i poveri non possono evitare ai loro figli i vaccini, mentre i ricchi sì. Infatti la previsione che i bambini non vaccinati non potranno essere iscritti a scuola obbligherà, in violazione dell'articolo 32, alla vaccinazione tranne i ricchi che possono pagare baby sitter e precettori privati che potranno e avranno la facoltà di decidere tranquillamente di istruirli privatamente in modo da bypassare scuola e controllo, che ad essa è demandato, in ordine alla verifica delle vaccinazioni. Signora Presidente, Alternativa Libera reputa il decreto-legge vaccini incostituzionale e voterà a favore delle pregiudiziali di costituzionalità presentate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io avrei una domanda preliminare che servirebbe a tutti: la domanda è dove sia l'epidemia non quelle immaginaria, ma quella attuale, in corso perché credo che se non si risponde positivamente a questa domanda, cioè se epidemia non c'è, dovrebbe essere spiegato allora in cosa consistano i requisiti di straordinaria eccezionalità e urgenza che hanno spinto il Governo a intervenire con decreto-legge. Intervenire con decreto, badate bene, ha significato e significa per quest'Aula dover approvare un disegno di legge molto importante, per le ragioni che proverò a spiegare, senza nemmeno avere avuto il tempo di dibatterlo minimamente. Le Commissioni competenti non hanno potuto lavorare sul disegno di legge; il Parlamento non può lavorare su esso se, come accadrà, verrà posta a breve la fiducia e noi stiamo parlando di una norma che si situa a cavallo di questioni fondamentali; ha a che fare con la libertà individuale; ha a che fare con i limiti che alla libertà individuale possono essere posti in nome dell'utilità collettiva e certamente la salute è una delle prime utilità collettive; ha che a fare con il diritto dei bambini ad avere un'istruzione e a non essere discriminati in uno dei punti fondamentali, in uno dei centri fondamentali della crescita cioè la scuola e non si può fare una distinzione francamente - lo dico con la massima calma - tra quella che è la scuola dell'obbligo, elementari e medie, e la scuola materna e l'asilo nido. In particolar modo sulla scuola materna credevo che ormai avessimo assunto tutti o almeno largamente - penso in particolar modo ai colleghi del Partito Democratico - l'elemento che ormai la scuola materna, anche se non è formalmente dell'obbligo, appartiene a tutti gli effetti al percorso di formazione di un bambino. Penso a mio figlio, penso ai nostri figli: se per colpa, per responsabilità dei suoi genitori avesse dovuto ad un certo punto essere tolto dalla scuola materna, magari dopo due anni che vi era inserito, cosa ne sarebbe stato dei suoi diritti che dovrebbero essere il nostro punto di interesse fondamentale? Noi parliamo di queste cose che, come capite, non sono marginali e ne parliamo con fretta. Sono abbastanza certo anche per il tipo di dibattito che ho potuto seguire al Senato e che credo ci sarà qui, anche se molto limitato, che non ci sarebbero state grandissime difficoltà a costruire un provvedimento su cui ottenere l'unanimità o quasi del Parlamento perché qui dentro, badate, non credo ci sia nessuno che contesti l'utilità dei vaccini dal punto di vista della prevenzione dell'epidemia: la scientificità di questa utilità non la contesta nessuno. Pur tuttavia non possiamo nemmeno dimenticare e dovremmo chiederci per quale motivo fuori da quest'Aula il Paese è diviso e il provvedimento in esame ha una responsabilità molto grave: ha diviso ulteriormente il Paese perché ha costretto ad un dibattito tutto forzato ed ideologico, fuori dai tempi, della comprensione dei fenomeni. Ma a voi sembra possibile che quest'Aula sia chiamata a votare il provvedimento senza aver potuto confrontarsi con la comunità scientifica, confrontarsi con il mondo dell'istruzione che dovrà poi di fatto applicare questa norma, senza poter dibattere nemmeno tra di noi.

Vedo che c'è molta disattenzione anche in questo momento perché probabilmente, se si può intervenire per decreto-legge su una materia come questa, è perché ormai anche all'interno del Parlamento - parlo della maggioranza - c'è l'abitudine ad approvare qualunque cosa sulla fiducia in modo letterale e formale. Non vi ponete più alcun problema e forse è proprio anche per il fatto che quest'Aula non si pone più alcun problema che fuori di qui i problemi esplodono. Io non credo che su un tema preciso di tutela della salute si possano imporre i provvedimenti ma i provvedimenti andrebbero spiegati, i cittadini andrebbero informati. Cosa destinate all'informazione dei cittadini? Duecentomila euro cioè niente. Sull'aspetto fondamentale non destinate nulla ma vi preoccupate, con quello che rischia di essere una grida manzoniana, di dividere il Paese e di non ottenere alcun risultato e in assenza, come ho detto, di necessità e urgenza. Noi ci asterremo sulla questione pregiudiziale perché comunque vogliamo lanciare un segnale preciso di responsabilità. Non siamo contro i vaccini; non lo siamo anzi crediamo che siano utili e purtuttavia la forzatura per l'ennesima volta anche su una cosa utile di voler far prevalere l'ideologia e l'arroganza del Governo è un atteggiamento, lasciatemelo dire, insopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Non è indifferente quanto si afferma che qui dentro nessuno dubita dell'efficacia dei vaccini perché è la premessa indispensabile. Fuori c'è ancora qualcuno che sui vaccini costruisce teorie che sono antiscientifiche rispondendo a quel criterio di relativismo culturale per cui tutto è uguale e le opinioni di tutti possono essere messe sullo stesso piano. Qualcuno si è scandalizzato di un'affermazione secondo cui la scienza non è democratica perché risponde non a criteri di verità per alzata di mano ma risponde a criteri che hanno il loro fondamento scientifico. Questa è la premessa per cui noi riteniamo che il decreto-legge vada convertito perché i vaccini sono efficaci e servono. Se fossimo davvero in presenza di un'epidemia e la richiesta dei vaccini rispondesse a un criterio di urgenza-emergenza, noi protesteremo moltissimo non solo nei confronti del Ministro, nei confronti degli assessori alla sanità, nei confronti dell'intero sistema. Guai se un Paese occidentale come il nostro dovesse interagire con il problema solo davanti all'esplosione di un'epidemia: è buona norma che il principio di precauzione ci aiuti ad intervenire prima. Quindi questa non è una critica. Noi voteremo ovviamente contro le pregiudiziali anche se condividiamo, con quello che i colleghi hanno detto, l'osservazione che ricorrere così sistematicamente alla decretazione d'urgenza toglie davvero a tutti noi la possibilità di intervenire con un dibattito sereno, costruttivo e condiviso.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Nesci ed altri n. 1 e Rondini ed altri n. 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali, passiamo alla discussione sulle linee generali.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4595)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la Commissione Affari sociali si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Federico Gelli.

FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, colleghi, come è noto questo provvedimento è un provvedimento molto sentito nel Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19,22)

FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Ha prodotto una grande attenzione, e siamo qui per discutere in questa Assemblea per poter togliere gli eventuali dubbi e critiche…

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Gelli, mi perdoni. Colleghi, per favore! Stiamo in una fase dell'esame del provvedimento, la discussione generale, c'è una relazione in corso… Prego i colleghi che intendano agire di farlo in silenzio. Se riusciamo a fare questo esodo in maniera un po' più tranquilla, il collega Gelli nel frattempo fa il suo intervento; altrimenti mi costringete a sospendere la seduta, per favore! Prego.

FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Dicevo, sono convinto che questo esame in Assemblea possa costituire un'ulteriore occasione per chiarire i diversi aspetti e riportare il dibattito sui binari della correttezza, pur nella legittima diversità di opinioni tra i vari gruppi parlamentari.

Voglio ricordare che questo decreto-legge ha iniziato il suo iter al Senato, nell'altro ramo del Parlamento, ed è stato un percorso lungo e articolato: ben 40 giorni di esame in Commissione ed in Aula. Obiettivamente, oggettivamente, rispetto al tempo che abbiamo avuto a disposizione alla Camera, il Senato ha avuto la possibilità di approfondire il provvedimento in molti suoi aspetti: sono stati approvati numerosi emendamenti, ed è stato modificato il testo rispetto alla versione iniziale. E tutto questo, voglio ricordarlo perché è molto importante, senza ricorrere al voto di fiducia: sapete bene quanto sia importante raccogliere una maggioranza in quel ramo del Parlamento. Ed è stato quindi un dibattito vero, è stato un dibattito parlamentare, dove tutti hanno potuto esprimersi, a volte anche con delle espressioni un po' colorite, come avete potuto ascoltare; ma sicuramente è stato un dibattito parlamentare vero, pur con le diverse espressioni e le diverse posizioni. Ed inoltre, il provvedimento al Senato è stato votato da una maggioranza più ampia della maggioranza che sostiene il Governo.

Il secondo elemento che voglio sottolineare è che, quando il provvedimento è stato trasmesso alla Camera, la Commissione affari sociali ha svolto ugualmente un esame molto ampio: certamente con un periodo minore a disposizione rispetto al Senato, ma in maniera molto intensa. Le giornate di domenica, lunedì e martedì hanno permesso un ulteriore confronto con il Governo, il Ministro, i sottosegretari hanno partecipato a questa discussione: oltre venti ore di discussione generale e di discussione sugli emendamenti. Quindi un ampio spazio alla discussione, anche alla verifica e al confronto sulle proposte emendative. Il testo così come quindi è stato mandato all'Aula di oggi, è lo stesso identico testo che è stato approvato al Senato.

Questo testo ovviamente potremmo dire che astrattamente potrebbe essere migliorabile, perfettibile: qualunque legge e qualunque provvedimento è perfettibile e migliorabile. Ed è credo però legato ad un nuovo punto di equilibrio, un punto di equilibrio che, vista la situazione data, viste le condizioni di partenza, credo che sia opportuno non alterare. È questo punto di equilibrio che noi ovviamente vogliamo oggi ribadire qui in Aula. Quindi non è solo, semplicemente, meramente una questione di tempi, come è stato riportato durante il dibattito in Commissione, legata alla scadenza del decreto-legge, come è stato detto da altri, ma è soprattutto legato alla volontà di non modificare il testo di un provvedimento al quale si riconosce una grande importanza.

Vengono quindi a questo punto le ragioni che hanno spinto alla necessità di emanare questo decreto-legge. Prima di tutto voglio ricordarvi… Lo dico anche come medico, come medico specializzato in medicina preventiva, epidemiologo, dove l'abbiccì della medicina preventiva parte proprio dall'insegnamento del valore straordinario della prevenzione primaria e dell'attività di vaccinazione.

La vaccinazione è quindi un contesto di sanità pubblica: l'immunizzazione di un soggetto non è solo un vantaggio al singolo soggetto, ma determina un beneficio per l'intera comunità. Infatti le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, delle società scientifiche, del mondo della scienza in generale, fanno sempre riferimento alla possibilità di raggiungere un livello di protezione così ampio e così importante, perché il virus, il microrganismo, il batterio possa non circolare all'interno della comunità. Ecco che appunto viene definita per questo motivo un interesse di sanità pubblica.

La vaccinazione rappresenta quindi un atto sanitario con un rapporto rischi/costi e benefici molto vantaggioso, direi straordinariamente vantaggioso: non è paragonabile a nessun'altra prestazione sanitaria. Per la frequenza con cui tali infezioni possono colpire una popolazione, per i danni che possono determinare sotto il profilo scientifico, le vaccinazioni sono da ricomprendersi in un ambito di sanità pubblica, e non in un aspetto di protezione individuale. Basti ricordare un fatto e una data storica, che forse ci siamo già dimenticati: l'8 maggio 1980 l'Assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità, dopo circa duecento anni dalla sperimentazione sui vaccini, dichiarava le completa eradicazione del vaiolo dal nostro pianeta. Una data memorabile e storica: basti ricordare i danni devastanti che questa infezione provocavano sugli individui.

Voglio far presente che i vaccini, prima di essere impiegati, prima di essere utilizzati su larga scala nell'uomo devono avere una serie importanti dei requisiti. Prima di tutto la sicurezza: un vaccino non deve procurare effetti collaterali indesiderati, sia nel momento in cui viene inoculato, sia successivamente, sia a livello locale che a livello generale; e questa è una caratteristica fondamentale, come tutta la scienza del farmaco, ma a maggior ragione vista la sua applicazione su scala mondiale, in milioni e milioni di dosi, ogni giorno, ogni anno, nel nostro pianeta. È importante sapere che tra l'ideazione di un vaccino e la sua disponibilità sul mercato trascorrono circa sei anni: sei anni di sperimentazione clinica, varie fasi importanti e definite e disciplinate dalla normativa europea e dal Parlamento europeo, che in sedute importanti ha disciplinato e ha reso uniforme la modalità di sperimentazione di questi importanti farmaci in tutta l'Unione europea.

Inoltre, il vaccino deve essere efficace: dev'essere in grado di prevenire l'infezione, la malattia, le sue complicanze. Deve anche durare nel tempo: deve determinare questa immunizzazione nel tempo.

È altrettanto importante la via di somministrazione: anche questa non è una scelta banale, lasciata al caso, del somministratore, del medico di turno. La via di somministrazione è basata anche in questo caso su studi importanti, sull'efficacia, sulla risposta immunologica, sulle caratteristiche del vaccino, sulle reazioni indesiderate locali e generalizzate. Ed è per questo che è molto importante anche la modalità con la quale questa vaccinazione deve essere praticata, o meglio ancora la sequenza con la quale il vaccino deve essere somministrato: il cosiddetto calendario vaccinale. Anche questa vorrei dire che non è un'invenzione del legislatore, non è una scelta della politica, il calendario vaccinale, e si lascia la discrezionalità individuale del professionista o della famiglia. Il calendario vaccinale è stabilito attraverso approfonditi studi, volti a valutare il momento migliore, sia dal punto di vista biologico e immunologico per somministrare il vaccino, sia rispetto a criteri epidemiologici adeguati per garantire ai soggetti vaccinati la protezione nel momento di maggior rischio di esposizione a microrganismi patogeni. Il calendario è costantemente aggiornato, tenendo conto degli aggiornamenti della scienza, della situazione epidemiologica delle diverse malattie e dell'evoluzione, delle esigenze organizzative e delle nuove preparazioni vaccinali: i vaccini sono andati cambiando moltissimo nel corso dei decenni, sono andati purificandosi, migliorando, e migliorando non solo nella composizione, ma anche nell'efficacia.

Voglio altresì ricordare anche qui un altro punto, un elemento del dibattito che è emerso durante la nostra discussione, sulla spesa per i vaccini, il costo dei vaccini.

Voglio ricordare che la spesa per i vaccini nel mondo corrisponde solamente al 2 per cento della spesa complessiva dei farmaci e nell'ultimo anno molte multinazionali produttrici dei farmaci, a partire dagli Stati Uniti e dall'Europa, hanno smesso di produrre questi farmaci. Le aziende produttrici infatti preferiscono investire sia nella ricerca, che nella produzione, in quei farmaci più redditivi, in quei farmaci che danno maggiore garanzia di guadagno e se i vaccini sono sicuramente un farmaco ad elevato valore sociale, il valore sicuramente economico ad essi attribuito è molto basso se paragonato agli altri farmaci. Eppure, mentre la vaccinazione di un bambino protegge non solo il singolo dalla malattia, ma anche l'intera comunità, qualsiasi altro farmaco esplica la sua azione solo sul paziente che lo assume. Questa è la sostanziale differenza.

Nell'ordinamento finora vigente nel nostro Paese, abbiamo quattro vaccinazioni obbligatorie per i neonati bambini, la difterica, l'antitetanica, la poliomelite, l'anti epatite B. Fino al 1999 (lo voglio ricordare in maniera così descrittiva perché è giusto che coloro che ascoltano non solo nell'Aula, ma anche le persone che ci ascoltano da casa lo sappiano) il mancato rispetto dell'obbligo comportava l'applicazione di sanzioni pecuniarie e il rifiuto dell'iscrizione a scuola. Nel 1999 fu deciso di abolire il divieto di iscrizione a scuola perché nel nostro Paese si era pensato di aver raggiunto la copertura vaccinale sufficiente a garantire una maggiore diffusione e immunizzazione nel nostro territorio. Tuttavia non è avvenuto così: nel corso di questi anni, per tutte le tipologie di vaccinazione, non solo ovviamente per quelle 4 obbligatorie, il livello di copertura vaccinale non ha raggiunto quei valori che erano stati auspicati e i livelli di soglia sono stati definiti e indicati da numerose organizzazioni scientifiche diversificate anche per le diverse patologie, le diverse malattie infettive, però sicuramente tutti al di sotto di una soglia che viene considerata una soglia di sicurezza. Non voglio qui dettagliare le percentuali che oggi, a far data da oggi, abbiamo come copertura e a garanzia della nostra popolazione sul tetano, la difterite, la pertosse; sicuramente siamo al di sotto delle soglie. Anche l'Organizzazione mondiale della sanità ci invita ripetutamente, ha invitato il Ministro Lorenzin, il Ministero della salute, le nostre organizzazioni scientifiche italiane, ad intervenire per evitare che si possano determinare situazioni come quella che sta avvenendo per il morbillo.

Vedete, è stato detto ripetutamente che occorre intervenire nell'ambito delle vaccinazioni e rafforzare il ruolo delle vaccinazioni quando ci sono le epidemie: Un errore clamoroso; le vaccinazioni servono proprio per prevenire le epidemie. Non si interviene quando l'epidemia è in corso, perché non è possibile fermare e curare con il vaccino il morbillo, il morbillo va prevenuto, va agito perché la corte di persone sensibili a questa malattia venga in qualche modo immunizzata e si impedisca che si arrivi a questa. Pensate a quanti costi sociali e costi economici, ad esempio, per un ricovero ospedaliero di un bambino. Sapete bene che le complicanze per il morbillo sono molto elevate soprattutto per il bambino, ma anche per l'adulto.

Sul tema della copertura (l'ho sentito anche nel dibattito in Commissione): “ma allora perché non facciamo la vaccinazione agli adulti?”. Perché semplicemente la scienza ci dice che l'unico vero meccanismo per impedire il veicolo e la circolazione del microrganismo è intervenire sulle corti in un particolare segmento di età. Se noi impediamo che il bambino prenda il morbillo o la rosolia è evidente che questa non verrà trasmessa poi al genitore perché nella stragrande maggioranza dei casi il morbillo viene trasmesso dal bambino che è più esposto perché ha un sistema immunitario che si difende ovviamente in maniera diversa rispetto all'adulto e quindi è più esposto a certe malattie infettive. Ed è per questo che in tutto il mondo le vaccinazioni vengono praticate, soprattutto per alcune malattie cosiddette dell'infanzia, proprio nel periodo dell'infanzia.

Potrei dire che in questi anni abbiamo perso la cultura della vaccinazione, che nel nostro Paese questa cultura della vaccinazione è andata in qualche modo disperdendosi e forse ci sono anche delle responsabilità. Ci sono delle responsabilità delle istituzioni pubbliche che forse non hanno fatto tutto quello che dovevano fare, ma c'è anche la responsabilità di chi ha alimentato la disinformazione. Le fake news, le bufale, che si sono riscontrate, le cattive verità che si sono alimentate nel corso di questi anni non hanno certamente contribuito a instaurare una corretta cultura della vaccinazione.

E poi, anche qui, è particolarmente curioso: ormai in tutti i colloqui, gli incontri che abbiamo, non ascoltiamo più i “no vax”, ascoltiamo coloro che sono a favore della vaccinazione, ma guarda caso, ci sono tanti se e tanti ma, che mettono nel cammino dell'affermazione chiara e netta di quanto sia importante il ruolo della vaccinazione.

C'è un altro punto che resta molto critico a proposito di salute pubblica ed è quello della diversa distribuzione, delle differenze significative, che ci sono nel nostro Paese. Veniva detto - mi sembra negli interventi che sono stati fatti - che il meccanismo del federalismo regionale ha prodotto anche questa anomalia. Non è ammissibile e accettabile che ci siano alcune regioni che riescono a tutelare meglio di altre un sistema di difesa rispetto a queste malattie infettive. I dati sono abbastanza preoccupanti: solo sei regioni riescono a superare la soglia di sicurezza; otto regioni sono addirittura al di sotto del 93 per cento. Queste differenze significative tra regione e regione stimolano ancora di più l'importanza di un indirizzo unico per tutto il Paese in materia di prevenzione primaria. Questo è un passaggio fondamentale sul quale noi dobbiamo riflettere. Anche nel dibattito in Commissione abbiamo guardato sempre i valori dei tassi vaccinali, guardiamo la media. Ma non è la media che dobbiamo guardare, dobbiamo guardare episodio, situazione, territorio per territorio, e preoccuparci che in alcuni territori pur essendoci sicuramente stato un impegno (dobbiamo dire che c'è un modello, ad esempio, quello del Veneto, che ha fatto un lavoro importante in termini di comunicazione, di coinvolgimento, di investimenti economici, ma stiamo parlando di una delle migliori regioni, benchmark del nostro Paese, non stiamo parlando dell'Italia) non si sono ottenuti i risultati auspicati. Il Veneto, ad esempio, non è riuscito a ottenere quelli che erano i suoi obiettivi pur avendo fatto un investimento importante in termini di comunicazione e in termini di formazione e di coinvolgimento. Allora dobbiamo intervenire per fare in modo che questo nostro impegno abbia una vocazione nazionale e non solo territoriale.

Fra l'altro, l'offerta che noi, con il decreto, proponiamo, è in linea perfettamente con il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019, un Piano vaccinale che è stato in qualche modo preso a modello, ad esempio, in tutto il mondo. Siamo l'unico Paese che promuove un Piano vaccinale così bene articolato con un numero di vaccini così importante e totalmente gratuito. Voglio ricordare che ci sono molti Paesi che lottano per avere il diritto alla vaccinazione, avere il diritto di accesso alla vaccinazione. Nel nostro Paese questo diritto di accesso è garantito per tutti perché vi è una totale gratuità dell'offerta vaccinale.

Il provvedimento si articola in brevi ma importanti articoli, ad eccezione ovviamente del primo che è quello più importante sul quale al Senato sono state introdotte numerose modifiche. Sono state, rispetto al testo originario, individuate dieci vaccinazioni obbligatorie. Ovviamente è stata poi proposta la possibilità che altre quattro vaccinazioni possano essere consigliate, raccomandate. È stata inserita negli emendamenti del Senato la possibilità degli acquisti per i vaccini in formula monocomponente o combinata. Sono state introdotte altre importanti novità soprattutto nell'ambito della farmacovigilanza e credo che sia stato molto utile che questo approfondimento abbia permesso anche di valorizzare ancora meglio e di più il ruolo dell'AIFA e dell'Istituto superiore della sanità, anche per evidenziare, con grande trasparenza e con grande tempestività, i problemi che vi possono essere come qualunque altro farmaco.

Ovviamente possono essere presenti eventi avversi. Soprattutto la cosa importante è che ci sia un nesso di casualità tra quello che è la somministrazione del vaccino e i potenziali eventi avversi, perché sappiamo benissimo che una cosa è la segnalazione che viene fatta dal medico vaccinatore o dal genitore, altra cosa dimostrare il nesso di causalità tra la somministrazione e l'evento avverso.

Altra disposizione che è stata modificata al Senato è la sanzione amministrativa, ovviamente ridotta, pecuniaria, per l'obbligatorietà che come ben sappiamo va da zero a sedici anni.

Da zero a sei anni è legata all'iscrizione scolastica e da sei a sedici anni è legata ad una sanzione amministrativa, ma la sanzione amministrativa - ci voglio ritornare solo per un frangente di secondo - è l'ultima ratio. Prima della sanzione amministrativa c'è un percorso importante di conoscenza, di informazione e di coinvolgimento dei genitori e dei familiari, prima di tutto dalla scuola e poi soprattutto dagli uffici dell'igiene pubblica del territorio, che hanno il compito fondamentale di convincere e motivare nella scelta vaccinale e sulla bontà della vaccinazione.

Ovviamente, non mi dilungo sull'articolo 2 molto importante sulla comunicazione…

PRESIDENTE. Non si dilunghi in genere, collega Gelli, perché ha esaurito il suo tempo e abbiamo una lunga lista di iscritti a parlare.

FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Concludo, Presidente. Dicevo che non mi dilungo in queste altre cose. L'altro punto importante è quello dell'anagrafe nazionale di vaccinazione, che ci darà la possibilità di censire meglio chi si vaccina e chi non può vaccinarsi.

Tuttavia, vorrei concludere con un semplice richiamo. Io credo che un Governo di un Paese abbia il dovere e l'obbligo di intervenire di fronte a problemi di sanità pubblica. Anche nel nostro Paese si è criticato molto, per problemi di mortalità negli incidenti, l'obbligatorietà delle cinture o l'uso del casco, oppure le norme di sicurezza per le morti bianche sul lavoro, oppure l'obbligatorietà per quanto riguarda l'igiene degli alimenti. Eppure, lo Stato, il Governo si è sentito in dovere di introdurre questa obbligatorietà, perché non era un problema solo individuale e soggettivo ma interessava l'intera comunità e l'intera salute pubblica dei cittadini.

Su un lutto di una deputata (ore 19,42).

PRESIDENTE. Comunico che la collega Fitzgerald Nissoli è stato colpita da un grave lutto: la perdita del padre.

Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 4595)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore Rondini, che non vedo in Aula.

Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, onorevole Colonnese.

VEGA COLONNESE, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. In realtà noi stiamo cercando di riempire ogni spazio di questo dibattito possibile perché per noi la discussione non era conclusa anche perché questo decreto, in realtà, per noi resta irricevibile anche dopo le modifiche fatte al Senato, perché è proprio il metodo che è sbagliato oltre che anche il merito. Perché il metodo è sbagliato? Perché noi in realtà sul merito delle vaccinazioni - e lo torno a ripetere e l'ho detto nel lungo dibattito in Commissione che ci ha tenuto impegnati la domenica - eravamo già partiti due anni fa alla Camera con una risoluzione e avevamo già segnalato il problema della mancata informazione e della mancata fiducia dei cittadini verso le istituzioni, del fatto che si doveva fare in modo di far ritornare i cittadini ad avere fiducia, a capire che ci si poteva aspettare dallo Stato e dalle istituzioni competenti un maggiore ascolto.

Durante il dibattito in Commissione c'è stato detto che quella risoluzione dopo non ha avuto seguito e non ci sono stati altri interventi, perché sembrava essere abbastanza. Evidentemente no, perché poi ci sono state delle proposte di legge depositate, ci sono state delle proposte di legge al Senato depositate che introducevano di nuovo l'obbligatorietà a scuola, l'obbligatorietà dei vaccini per l'accesso scolastico, e anche noi avevamo depositato una nostra proposta di legge. Era lì che doveva iniziare il dibattito parlamentare e - ripeto - il dibattito parlamentare, che significa una discussione in entrambi i rami del Parlamento, cioè una discussione al Senato e una discussione alla Camera, con la possibilità di avere audizioni al Senato e la possibilità di avere audizione alla Camera e la possibilità di dare la giusta importanza a un dibattito che ha spaccato il Paese. Non ha spaccato il Paese soltanto Internet o le fake news o questi medici che hanno messo in discussione il calendario vaccinale; ha spaccato il Paese un'informazione sbagliata, un'informazione che puntava il dito contro dei bambini e puntava il dito contro dei genitori che in realtà erano preoccupati. Allora, si è passati all'insulto scientifico.

Io ho grande stima dei medici e so che l'approccio medico è sempre un approccio prevalentemente di comprensione. Non si insulta chi ti trovi davanti; si cerca di comprendere e si cerca di fare in modo che questa persona riesca ad affidarsi a ciò che si dice. E invece no! Si è cominciato ad insultare. Questi insulti a cosa hanno portato? Hanno portato i cittadini a doversi informare, si sono informati e hanno visto determinate cose che noi volevamo portare all'attenzione del Ministero.

Hanno visto che magari negli ospedali mancava ancora il siero contro la difterite, oppure manca l'antitetanica, oppure c'è l'impossibilità di avere i vaccini monovalenti. C'era, inoltre, l'impossibilità di avere un rapporto anche col centro vaccinale e, soprattutto, non c'era un momento in cui ad un'eventuale reazione avversa… e ribadiamo, dato che l'abbiamo detto in Commissione e lo diciamo anche qui, che nella nostra audizione era considerata reazione avversa anche una febbre a 40 gradi. Quindi, andava rassicurato il cittadino, il genitore del bambino, perché stiamo parlando di una fascia di età dai tre mesi ai dodici mesi, e andava garantito tutto il supporto necessario. Questo a noi non è interessato. Noi abbiamo proposto - e lo dico perché negli atti già ci sono, ma non si è mai voluto aprire un dibattito - nella legge di bilancio un emendamento in cui chiedevamo che all'epoca i quattro vaccini obbligatori venissero diffusi anche in formato monovalente. Perché è importante il formato monovalente? Perché se si parla di un'urgenza sul morbillo - io dico urgenza e non epidemia perché mi rifaccio alle parole di Gentiloni, che ha detto che non siamo in epidemia - allora il Ministro competente doveva venire in Parlamento, fare un'informativa sul morbillo, dirci i dati sul morbillo, dirci qual era la fetta di popolazione colpita maggiormente e da lì si doveva iniziare a capire e a diffondere il vaccino monovalente contro il morbillo. E invece no! La risposta è stata sempre la campagna mediatica appoggiata dal Ministero stesso e fatta da fake news da Gardaland, da Vietri sul Mare e dalla tragedia che è capitata a un bambino, che è mancato per il morbillo e in cui si sono accusati di nuovo i genitori perché il morbillo si era trasmesso tramite i fratellini e lì è dovuto intervenire un medico - e per fortuna che esistono i medici - a ristabilire la verità, altrimenti in quel caso alla tragedia si sarebbe aggiunta un'altra tragedia, quella di una madre che ha perso il figlio e si deve giustificare da accuse generali. Per fortuna che c'era il primario di quell'ospedale che è intervenuto. Questo ha generato altro malcontento e soprattutto una sfiducia generale.

Ministro, lei deve prendere consapevolezza del fatto che la gente non si fida della sua parola. Deve prendere questa consapevolezza e la deve prendere la maggioranza e il Governo tutto, perché lei è il Ministro che è stato maggiormente in carica in tutti questa legislatura di sbalzi, di cambiamenti e anche di menefreghismo rispetto ai cittadini, cittadini che ci avevano mandato tutti a casa - perché ci mettiamo anche noi del MoVimento - dopo il referendum. Invece, siamo rimasti qui e lei è stata confermata. Allora, la prima cosa che lei ha fatto è stato un decreto-legge che impone un obbligo - una coercizione, perché così è vissuta da genitori esasperati - e una sanzione per accedere alla scuola dell'obbligo, una sanzione che, anche se è stata ridotta - e 100 euro per una famiglia italiana che adesso è veramente in rovina economica è qualcosa di insostenibile - anche perché c'è una cosa che nel dibattito mi sarebbe piaciuto evidenziare, cioè che ci sono, poi, anche i bambini parzialmente vaccinati, che hanno ricevuto anche una dose di esavalente e poi hanno interrotto la dose perché i genitori erano preoccupati perché avevano avuto una di quelle reazioni che possono essere indicate come reazioni minori ma che, comunque, preoccupano sempre un genitore di un bambino di tre mesi che non ha avuto risposte dai centri vaccinali, che non ha avuto risposte dalla politica, perché il Ministro competente non è mai venuto a fare un'informativa e non ha mai risposto a una delle interrogazioni che tutti noi, maggioranza e opposizione, abbiamo presentato, anche perché c'era una proposta di legge di un deputato del PD, che è stata prontamente ritirata, che si preoccupava proprio della questione delle vittime delle reazioni avverse da vaccino.

Ebbene, tutto questo ha continuato a creare un muro, perché c'è una cosa da sottolineare. Noi qui abbiamo toccato tutto: abbiamo toccato i risparmi e abbiamo anche ridicolizzato il diritto al voto nei referendum - abbiamo ridicolizzato tutto -, però in questo momento si sta attaccando soprattutto la capacità di una madre e di un padre di capire che cosa accade e, soprattutto, si è intaccato il rapporto medico-genitore. Il pediatra e il genitore devono avere un rapporto fiduciario al 100 per cento e tutti i pediatri lo sanno, soprattutto quando sono buoni medici.

Ma andiamo nel merito di quello che lei ha detto, perché noi abbiamo dovuto penare, però, siamo stati in Commissione da domenica. Finalmente abbiamo avuto alcune risposte, ma queste risposte non erano sufficienti, Perché? Perché non c'è stato un programma serio di informazione da parte del Governo. Prima di questo decreto, non c'è nessuno sforzo da parte del Governo di potere aumentare quella che si indica come copertura vaccinale.

Io prendo per buono quello che è stato detto dal relatore: il medico mi dice che il morbillo monovalente per gli adulti non può avere effetto. Però, vedo anche che c'è un'emergenza, cioè un'emergenza di età media di 27 anni, questo è il bollettino di EpiCentro. Sarebbe stato sensato e utile cercare di approfondire questo tema, cercare di capire perché ci sta una diffusione di morbillo in quella fascia d'età, cercare di lavorare su questo. Ma questo non è stato possibile, perché, per ragioni solo politiche, si è voluto fare un decreto di quest'entità, un decreto che sta mettendo esasperazione, esasperazione nei cittadini che adesso non sanno a settembre cosa dovranno fare. E non sono solo quei genitori, sono anche i dirigenti scolastici. E non sono solo i dirigenti scolastici, sono anche le ASL, che magari non hanno l'apporto sufficiente.

Il Veneto andava preso d'esempio, anche sull'efficienza. Io sono d'accordo col relatore, ma il governatore De Luca, che è stato nominato commissario, è stato nominato non da noi. È stato un errore, è stato un errore di sfiducia. E non è il solo, anche perché c'è una sanità - e lo sappiamo e avremmo potuto lavorare bene su questo - che c'ha ospedali che sono in dissesto. E, allora, io come faccio a fidarmi di una di un'istituzione che ha ospedali in dissesto e mi dice che io, per stare bene, devo farmi 12 vaccini (adesso ce ne sono 10)? Mi devo fidare di te, ma non mi posso fare un ricovero, perché non c'è un posto letto. È questo il senso.

Questo decreto è inaccettabile, per i motivi che poi verranno esposti anche nella discussione generale, e - ripeto - noi ci prenderemo ogni minuto possibile per spiegarlo, perché questo non c'è stato concesso.

Lei, in una risposta alle nostre domande, aveva detto che lei era fiera, perché non era stata messa la fiducia su questo decreto. Su questo decreto sarà messa la fiducia in questa parte del Parlamento e, quindi, non è una vittoria, è una sconfitta. Tra un anno questo decreto sarà considerato incostituzionale, si dovrà ricominciare daccapo e si dovrà ricominciare daccapo con il rapporto fiduciario con i cittadini, perché quando i cittadini le dicono “avete perso il mio consenso”, non è il consenso quello delle fritture di pesce del governatore De Luca, è il consenso fatto da persone che si informano e vogliono avere fiducia in un Ministro, che deve garantire il diritto alla salute, il diritto a stare bene e soprattutto a fidarsi, senza negare reazioni avverse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo? Il Governo non intende intervenire.

È iscritta a parlare l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, ci troviamo oggi in discussione sulla conversione in legge del decreto, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, disposizioni urgenti.

Perché urgenti? Il carattere di urgenza è dettato dall'emergenza che si è venuta a creare nel Paese, a causa del declino negli ultimi anni delle coperture vaccinali e della situazione epidemiologica nazionale, che attesta, purtroppo, che è in atto in Italia un'epidemia di morbillo. L'inclusione nell'obbligo risulta, quindi, una necessità, per evitare che la situazione peggiori, non avendo altro modo di intervenire in tempi così stretti, data la cosiddetta esitazione vaccinale, intesa come indecisione, incertezza, riluttanza e ritardo nelle vaccinazioni, a causa della disinformazione sul tema e delle fragili teorie costruite da alcuni.

L'urgenza della copertura vaccinale è dettata dal fatto che ogni caso di morbillo può provocare, a sua volta, 16-17 casi di soggetti contagiati. Perché, vedete, sono le comunità, come quella scolastica ad esempio, ad essere il principale veicolo di trasmissione delle malattie infettive e il tasso di attacco è elevatissimo. Un bimbo non vaccinato che va a scuola può tornare a casa, portatore di malattia infettiva, e contagiare i genitori, che a loro volta possono contagiare le persone con cui vengono a contatto. É così che si formano, che si creano le epidemie. Vedete bene che non si può perdere tempo.

E se il morbillo ha generato un'epidemia, il Paese non è stato esente negli ultimi anni anche di recrudescenze di altre malattie infettive che, se scendessero sotto la significativa soglia del 95 per cento, costituirebbero un serio rischio per la salute dei bambini e delle categorie fragili, quelle persone che sono affette da tumori, da immunodepressione, che non si possono vaccinare. L'ultimo bollettino settimanale dell'Istituto superiore di sanità, relativo alla settimana 10-16 luglio, che documenta 3.672 casi di morbillo, registrati in Italia dall'inizio del 2017 - e sono saliti, perché la rilevazione precedente, relativa al periodo 3-9 luglio, segnalava 3.500 casi -, annovera anche tre decessi confermati. L'89 per cento dei casi si è registrato in soggetti non vaccinati e il 6 per cento in soggetti vaccinati con una sola dose. Nel 35 per cento dei casi si è registrata almeno una complicanza, nel 41 per cento si è reso necessario il ricovero e nel 22 per cento l'accesso al pronto soccorso. Sono stati anche 263 i casi segnalati tra gli operatori sanitari. L'età media è di 27 anni.

Tutto questo per rappresentare che su tutto il Paese incombe la spada di Damocle di malattie infettive, non del tutto purtroppo estinte, come invece alcuni forse potevano credere. Ecco perché non ha senso agire solo contro il morbillo. Ho sentito dire in questi giorni in Commissione: perché non abbiamo agito solo contro il morbillo? Perché anche le altre malattie sono pericolose. E, quindi, dobbiamo agire tutelando la salute della comunità Paese e dobbiamo farlo subito e a largo raggio, con la disponibilità delle armi di cui siamo per fortuna in possesso.

In questo senso, questo provvedimento si configura come un gesto di grande responsabilità sociale, un atto di sanità pubblica, come ha detto il relatore, a cui il Governo coraggiosamente non si sottrae. È un provvedimento che pone le basi per migliorare l'organizzazione dell'attuale sistema e per intensificare le azioni necessarie a superare - e sono certa che avverrà, perché è successo anche in passato - la crisi di fiducia che si è creata rispetto alla vaccinazione.

Dal lungo dibattito, che c'è stato in Commissione in questi giorni ed anche ora in quest'Aula, emerge un'opinione comune ed è quella che la vaccinazione è uno strumento preventivo efficace, che protegge non solo i singoli, ma tutta la comunità, che in passato ha salvato la vita delle persone, che si effettua con vaccini ormai purificati, virus o batteri inattivati, cioè uccisi o attenuati, cioè resi innocui, che proteggono, come dicevo, non solo i singoli, ma tutta la comunità e, soprattutto, i soggetti affetti da gravi patologie, quelli che ho detto prima, pazienti affetti da tumori, da malattie autoimmuni, che non possono essere vaccinati e che hanno diritto a essere protetti. Questo è un atto di solidarietà e di senso civico.

Parliamo, quindi, di un'opera di prevenzione utile e indispensabile. Sento ancora insistere criticamente sul metodo, sull'obbligatorietà, ma, come ho spiegato all'inizio e come ha spiegato anche il relatore in modo puntuale, il Governo non aveva alternative; ha dimostrato, però, massima sensibilità, e lo dimostra il fatto che al Senato il provvedimento ha subito numerosissime modifiche, compresa quella che toglie l'obbligatorietà alle vaccinazioni contro il meningococco B e C, riducendo le obbligatorie da 12 a 10, abbassando le sanzioni previste, prevedendo l'istituzione dell'anagrafe nazionale vaccini e anche la possibilità di acquistare i vaccini in formato monocomponente, e, oltretutto, prevedendo anche che l'obbligo è condizionato a una rivalutazione a cadenza triennale sulla base della verifica dei dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte.

Questo per venire incontro, perché, vedete, l'evidenza scientifica non è molto d'accordo sul monocomponente, e vi spiego perché. Un bambino che prende la malattia e si immunizza…

PRESIDENTE. Collega, tutto bene?

VITTORIA D'INCECCO. Scusate, ho perso il filo.

PRESIDENTE. Può succedere. Intanto ricordo che le manca poco più di un minuto, quindi, se nel frattempo recuperiamo il filo, è cosa buona e giusta; se, invece, dovesse essere un problema strutturale, che manca qualche foglio, lei può anche avvalersi della facoltà di consegnare.

VITTORIA D'INCECCO. No, lo voglio specificare. Già tutto questo tempo ho sprecato, signor Presidente? Va bene, vado avanti.

PRESIDENTE. Lei ha parlato una decina di minuti, ecco, quindi può continuare a parlare; non è un problema, non per me, perlomeno.

VITTORIA D'INCECCO. Allora, vado davanti. Numerosi studi, comprese le indicazioni espresse dalla stessa Organizzazione mondiale della Sanità, hanno evidenziato come in molte realtà l'uso di vaccini combinati, quello di cui stavo parlando, abbia permesso il raggiungimento di elevate coperture vaccinali. Per esempio, in Finlandia il vaccino combinato MPR è stato usato quasi esclusivamente per oltre vent'anni e c'è stato un risultato eccezionale, perché il morbillo è stato eliminato nel 1996 e l'anno dopo sono state eliminate sia la parotite che la rosolia. Di fatto, garantiscono minori disagi per il bambino e per la famiglia, perché c'è un minore numero di accessi al presidio e maggiore accettabilità, perché ci sono meno iniezioni sul bambino e meno effetti collaterali.

Infatti, è vero che si possono avere degli effetti collaterali, come per tutti i farmaci, però un ponfo, un'orticaria, ma non una reazione abnorme. Una reazione abnorme sarebbe singolare, ingiustificata, se non per quei soggetti già portatori di patologie in fase latente. Se ho poco tempo, vado a concludere, perché il mio relatore è stato già molto esauriente, quindi voglio fare un'ultima considerazione.

Questo provvedimento, che ha carattere in questo momento emergenziale, ha bisogno di essere accompagnato dalle azioni previste nel decreto, che tendono a rafforzare la formazione e l'informazione del personale sanitario, a realizzare campagne informative per rassicurare le famiglie ad un approccio convinto e puntuale alla vaccinazione, a rispettare l'attuazione dei nuovi LEA che finanziano da adesso, perché prima no, non era così, totalmente il piano vaccinale nella sua massima copertura, verificare le coperture vaccinali del personale sanitario scolastico, utilizzare al meglio l'anagrafe vaccinale nazionale integrata tra Ministero e regioni per il monitoraggio delle vaccinazioni, degli eventi avversi e le malattie, infine puntare su una farmacovigilanza trasparente e puntuale, per garantire standard di qualità e sicurezza dell'atto vaccinale.

Quando ho detto prima che mi ha fatto piacere sentire che in quest'Aula gli altri colleghi si sono già convinti che il vaccino è sicuro, volevo dire che la polemica che si è scatenata in questi giorni, infatti, non riguarda la vaccinazione in sé e per sé, se ho capito bene, ma le criticità che riguardano l'organizzazione della vaccinazione, perché è vero, signor Presidente, che sui territori le regioni non hanno creato delle organizzazioni tali da poter accompagnare questo atto, e quindi il vero problema è rappresentato dalla perenne carenza di personale medico-infermieristico, dei centri vaccinali, che quasi sempre sono sotto organico, quindi con poco tempo a disposizione per potersi dedicare, come si dovrebbe, all'informazione e all'accompagnamento dei genitori, favorendo, appunto, la familiarità con i servizi sanitari.

Ed è questa una criticità che va sanata; questo anche per dire al Ministro che ci fa piacere che si siano sbloccati i turnover che hanno creato questi problemi, e che, quindi, spero, andando a risolvere queste criticità, si possa avere anche la serenità di avere anche gli altri colleghi disponibili a un confronto costruttivo. Infatti, quello che c'è da fare, soprattutto, è che ognuno di noi dovrebbe fare uno sforzo comune per superare queste inutili e dannose diffidenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Mantero. Ne ha facoltà. Ricordo che quello che viene indicato dai gruppi è un'autodisciplina; in realtà, il decreto prevede che il tempo sia di 30 minuti, e quindi, una volta che lo segnalo, non è che posso togliere la parola a un collega che decide di utilizzare più tempo. È un rapporto che riguarda il proprio gruppo e la disciplina di gruppo, però ha facoltà di intervenire. Onorevole Mantero, non le tolgo altro tempo, ha aspettato abbastanza.

MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, buonasera signor sottosegretario, buonasera signora Ministro, che adesso è un attimo impegnata in un colloquio. Volevo, tra l'altro, informarla che ho fatto due rapidi conti e, se non sbaglio, con questa sera è la sesta volta in cinque anni che ho la possibilità di interloquire con il mio Ministro, quindi, insomma, raggiungiamo già una media considerevole. Sono un po' emozionato, in effetti. Allora, non siamo qui per discutere quale sia la validità dei vaccini nella prevenzione delle malattie infettive; la loro validità è indubbia, come è indubbio il loro ruolo storico nella eradicazione di alcune malattie, come, ad esempio, il vaiolo, o nel ridurre la mortalità di altre malattie infettive.

Qui stiamo mettendo in discussione un decreto-legge sbagliato nel metodo e nel merito, che sancisce il fallimento delle politiche sanitarie del Ministro e l'incapacità del Ministro di affrontare quelle che sono le vere emergenze. Ho già avuto modo di ricordare al Ministro, durante i lavori in Commissione, i 280 mila casi che abbiamo ogni anno di infezioni da batteri antibiotico resistenti e i 7 mila morti che quelle infezioni causano ogni anno, 7 mila morti ogni anno. Il Ministro mi ha detto che finalmente è stato predisposto il piano nazionale contro l'antimicrobico-resistenza; attendiamo di vederlo, ma, dopo che nel 2015 abbiamo approvato la possibilità della dose unica del farmaco che ci darebbe modo di non abusare di antibiotici, quindi di ridurre l'automedicazione, quindi di ridurre la resistenza agli antibiotici, ancora non siamo riusciti ad ottenere questo risultato.

Ci sono ogni anno 80.000 morti causati dalla cattiva qualità dell'aria, dall'inquinamento. Ci sono 27.000 morti di diabete; in Italia ci sono ogni anno mille morti per HIV. Non ne parla più nessuno ma siamo lo Stato dell'Europa occidentale che ha il più alto tasso di prevalenza di infettati da HIV: 140.000 casi di cui dal 15 al 25 per cento non sanno di essere infettati. Mille morti da HIV ogni anno e io non ho sentito mai il Ministro spendere una parola o fare una campagna contro le malattie trasmissibili per via sessuale come l'HIV o fare una campagna per la prevenzione dell'HIV. La risposta del Ministro alle emergenze sanitarie nel nostro Paese è fare vaccinare i bambini da zero a sedici anni contro la varicella: questa è la vostra soluzione. È chiaro che non siete in grado di effettuare una vera prevenzione primaria e, quindi, la vostra risposta alla domanda di salute dei cittadini è più farmaci e, siccome avete disintegrato la fiducia che i cittadini hanno nel Servizio sanitario nazionale, quei farmaci li dovete imporre per legge con un decreto-legge.

Ministro, l'articolo 32 della Costituzione dovrebbe essere - parlo di lato perché il Ministro è di lato - il faro della sua azione e l'articolo 32 della Costituzione garantisce a tutti i cittadini italiani il diritto alla salute ma garantisce anche che nessun cittadino possa subire un trattamento sanitario contro la propria volontà tranne i trattamenti sanitari obbligatori. Voi con il decreto-legge istituite dieci nuovi trattamenti sanitari obbligatori per bambini da zero a sedici anni, perché questo sono. Voi vi giustificate, come ha detto poco fa anche il relatore, dicendo che il diritto del singolo di rifiutare un trattamento sanitario viene meno quando viene messa a rischio la tutela della salute dalla comunità e, quindi, ci dite che dobbiamo raggiungere questo effetto gregge, herdimmunity, e che per raggiungerlo è necessaria una soglia di copertura vaccinale del 95 per cento a caso, senza dirci precisamente rispetto a quale patologia: per voi è il 95 per cento.

Ora rendo noto quanto ci ha detto in Commissione proprio quando le ho chiesto come siete arrivati a questa cifra del 95 per cento della copertura vaccinale. Poiché purtroppo degli atti della Commissione è disponibile soltanto il resoconto sommario, le cito testualmente le sue parole: “La soglia dell'immunità? Chi decide la soglia dell'immunità? L'OMS o il gruppo scientifico…” , quindi questo famigerato gruppo scientifico, “…ha deciso per una soglia che va dal 90 al 95 per cento in base alle singole patologie ma anche in base alla conformazione e alle condizioni ambientali del Paese. L'Islanda è un caso di scuola: pochissimi abitanti, bassa densità demografica, bassa morbilità, le soglie considerate limite per l'Islanda non valgono per l'Italia”. Questa la sua risposta quando le abbiamo chiesto come avete stabilito la soglia del 95 per cento. Intanto c'è questo famigerato gruppo scientifico non meglio identificato che l'ha deciso, insieme all'OMS, e comunque ci dà un range dal 90 al 95 per cento. È una bella differenza perché se il range che scegliamo è il 90 per cento ovviamente la maggior parte delle patologie che sono presenti nel decreto-legge è sopra quel range. Peraltro portate il caso dell'Islanda ma mi pare chiaro che l'OMS non avrebbe usato come modello l'Islanda quando avesse deciso la soglia. Ma in realtà questi dati sono sbagliati: l'obiettivo del 95 per cento dato dall'OMS in realtà è un obiettivo. L'OMS dice che auspica di raggiungere l'obiettivo del 95 per cento nel 48 per cento dei Paesi europei: è un obiettivo, non la soglia minima per garantire l'immunità di gregge. È una bella differenza perché questo è un obiettivo da raggiungere, un obiettivo verso quale tendere, mentre la soglia minima per garantire l'immunità di gregge è un dato scientifico, calcolato con una formula statistica che ci permette di capire sotto quale soglia c'è pericolo che ci sia una recrudescenza delle malattie.

Questi dati ci sono: si calcola con un'equazione, come dicevo prima, che si basa sul numero di riproduzione di base, ovvero il numero di persone che vengono contagiate da un individuo infetto, e sul periodo di incubazione per ogni malattia.

E i dati di riferimento dell'OMS potete trovarli nel bollettino n. 34 del 2008. Se vuole, signora Ministro, le invio il link ma immagino che questi dati siano a sua disposizione però le posso inviare il link così sono; sono frutto di uno studio della Oxford University e della Anderson & May che per l'appunto l'OMS ci dà come cifre di riferimento sotto le quali si mette a rischio l'immunità di gregge e voglio leggergliele. Per la poliomelite l'OMS ci dà cifre che sono in un range dall'80 all'86 per cento. Noi abbiamo una copertura vaccinale per la poliomelite a ventiquattro mesi del 93,43 per cento, quindi abbondantemente sopra le soglie di rischio dell'OMS e ancora superiore per quella a trentasei mesi. Per quanto riguarda la difterite in realtà si ritiene impossibile raggiungere un'immunità di gregge perché il vaccino per la difterite è fatto con la tossina inattiva e, quindi, combatte gli effetti della tossina difterica ma non impedisce la trasmissibilità della malattia. Quindi per questa non è possibile raggiungere l'immunità di gregge come tanto meno per il tetano che, oltre ad aver la stessa tipologia di vaccino, perché la tossina antitetanica è inattiva non c'è la possibilità - Ministro, glielo ricordo - di infettarsi a vicenda per il tetano. Quindi per il tetano non esiste effetto gregge. Anche per la pertosse si ritiene che sia difficile raggiungere l'effetto gregge perché si utilizza un tipo di vaccino di tipo cellulare che ha una efficacia limitata: solo dal 70 all'80 per cento dei vaccinati è immunizzato. Infatti facciamo confusione: vaccinato non significa sempre immunizzato: i vaccinati per la pertosse sono immunizzati al 70-80 per cento e l'immunizzazione dura pochi anni. La malattia dà immunizzazione a vita: quindi, se sono infettato dal virus naturale, ho l'immunizzazione a vita; se sono invece vaccinato ho la immunizzazione dai due ai cinque anni, se non sbaglio, e quindi poi, ripeto, non sono più immune. Per la pertosse non si può raggiungere l'immunità di gregge. Per l'haemophilus influenzae di tipo B la soglia data dall'OMS è 70 per cento: noi siamo 93,5, quindi siamo superiori. Per il morbillo in effetti l'OMS ci dà dal 90 al 95 per cento e noi siamo all'87,16 per i 24 mesi e così via. Non ve le sto a leggere tutte, ve le andate a consultare. Quindi è chiaro che l'unica patologia, l'unico virus per il quale effettivamente siamo sotto la soglia stabilita dall'OMS e quindi avrebbe senso agire per legge è il morbillo, ancorché non esista alcuna emergenza per il morbillo perché, come lei ben sa ma come dice anche l'Istituto superiore di sanità, il morbillo è una malattia endemo-epidemica ovvero alterna momenti di endemia e momenti di epidemia vale a dire è sempre presente nella collettività presentando picchi epidemici ogni tre-quattro anni. Quindi è improprio paragonare i dati del 2017, che speriamo si possano ridurre sempre di più, ma è improprio paragonare i dati del 2017 a quelli degli anni precedenti: vanno paragonati a quelli di quattro-cinque anni prima. Infatti nel 2011 avevamo 5.000 casi; nel 2008 ne avevamo 1.600; nel 2003 ne avevamo 10.000. Questi sono tutti dati presenti sul sito dell'Istituto superiore di sanità. Quindi, ancorché comunque non ci sia un'emergenza, l'unica malattia per la quale avremmo potuto, ci sarebbe stata la legittimità costituzionale di legiferare è il morbillo. Dunque perché non siamo intervenuti sul morbillo? Perché, signora Ministro, non è intervenuta sul morbillo ed ha invece imposto, a fronte della sola urgenza morbillo, dieci vaccinazioni obbligatorie a tutti i bambini da zero a sedici anni peraltro sbagliando completamente target?

Perché sempre l'Istituto superiore di sanità ci dice che la recrudescenza del morbillo è soprattutto nelle persone tra i 15 e i 39 anni di età. Questo perché anche il morbillo, seppure ha una immunizzazione maggiore, intorno al 90 per cento delle persone vaccinate, e seppure ha una durata più lunga, la vaccinazione dal morbillo arriva fino a 10-15 anni; dopo un po' anche lì si perde l'immunizzazione. Se io faccio il morbillo come malattia naturale sono immunizzato a vita, se mi vaccino non sono immunizzato a vita; e quindi se faccio il vaccino da bambino, a 15 anni probabilmente ho perso l'immunizzazione. Voi invece fate un decreto-legge che arriva fino a 16 anni: sbagliate il target, se si voleva intervenire su quella malattia.

Sia il Governo che il relatore, anche oggi stesso, hanno ammesso che questo decreto-legge era modificabile, che era migliorabile, che diversi emendamenti che noi ed altri avevamo proposto avrebbero permesso di migliorarlo, magari togliere diversi dei profili di incostituzionalità che sono ancora presenti in esso, e magari togliere alcuni dei “pasticci” che genererà il decreto-legge, nell'iscrizione scolastica, nei centri vaccinali, i problemi che genererà ai genitori, i problemi di privacy, ce ne sono per così; ma chiaramente non c'è stata la volontà politica, nonostante i tempi ci fossero, di modificare questo decreto-legge. E ciò dimostra che sapete benissimo che esso non ha alcuna utilità, che non c'è alcuna emergenza morbillo né possibilità di altre pandemie, come è stato manifestato: l'unica utilità di questo decreto-legge è permettere di farsi la sua campagna elettorale, di dire che lei sta combattendo il morbillo. L'anno prossimo, quando ci sarà il calo dei casi di morbillo - perché, come lei ben sa, la malattia va a picchi; quest'anno si arriverà a quota 5 mila casi, l'anno prossimo ci saranno poche centinaia di casi -l ei potrà dire: abbiamo sconfitto il morbillo, ho sconfitto il morbillo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MATTEO MANTERO. Quanto manca? Un minuto? … e vantarsi di questa cosa. In realtà sarà il naturale abbassamento dei casi di infezione.

Visto che il mio tempo è scaduto, ci sarebbero un sacco di cose da dire, ma vorrei leggere due citazioni, se mi permettete, nel poco tempo che mi rimane. Il collega prima, il relatore prima ha citato una data importante, quella dell'8 maggio 1980, quando c'è stata l'eradicazione del vaiolo; e io vi voglio leggere cosa ha detto in quella circostanza il direttore generale dell'OMS dell'epoca: “Questo è un trionfo dell'organizzazione e della gestione sanitaria, non della medicina”. Ma soprattutto vi voglio leggere cosa ha detto il direttore del programma di eradicazione, Donald Henderson, quando gli hanno chiesto: quale sarà la prossima malattia che verrà eradicata? La sua risposta è stata: “La prossima malattia che dovremo eradicare sarà la cattiva gestione della sanità”. Ecco, signora Ministro, io le garantisco che noi eradicheremo la sua cattiva gestione della sanità non appena potremo andare a votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Ministro, io parto forse con un pregiudizio, perché purtroppo per alcuni, per fortuna per me, provengo dalla regione campana: sono campana, quindi ha già avuto modo in questi quattro anni di offendermi abbondantemente perché lei è venuta nella nostra regione, nel mezzo della Terra dei fuochi, tra un'emergenza, quella sì, sanitaria e l'altra, a dire che se i campani muoiono di cancro è perché mangiano male. Quindi per me ha già perso tutta la credibilità che poteva minimamente avere. Però adesso voglio fare finta che non abbia accettato col voto anche lei di nominare De Luca commissario della sanità, e voglio fare finta che tutto questo non sia mai successo.

E allora vede, Ministro, io non sono laureata in medicina e non oso neanche minimamente parlare di medicina e di dati medici. Io mi rivolgo a lei in quanto neanche lei laureata in medicina; anzi, se non sbaglio lei è diplomata in liceo classico come me, quindi mi cerco di porre nel modo più tranquillo possibile, e le chiedo: perché? Questa è la domanda: perché?

Non perché il decreto-legge: perché non ha voluto rispondere a tutta una serie di domande che noi d'altronde abbiamo fatto in continuazione, ai colleghi della maggioranza, al sottosegretario presente, ma che lei ovviamente non ha sentito perché era impegnata altrove a dire che, invece di pensare ai “no vax”, il MoVimento 5 Stelle si doveva occupare della legge elettorale. E l'avremmo anche voluto fare, ma purtroppo lei non ce l'ha permesso.

Però, visto che adesso è qui, per fortuna, le vorrei in realtà fare una serie di domande. Il decreto-legge: per carità, ormai l'urgenza e la necessità si usano per ogni cosa, quindi non mi sorprendo che alla fine le abbia usate anche lei; ovviamente sotto sotto la campagna elettorale, perché avrà qualche motivo. Però io una serie di domande ce l'ho. Ho letto, mi sono informata, ho letto il suo decreto-legge, ho letto la relazione, il preambolo al decreto-legge, che comunque è un testo ufficiale, e quindi continuo a fare la stessa domanda che ho fatto ai colleghi della maggioranza e al sottosegretario, su cui però non ho avuto risposta, perché comunque di domande ne sono state fatte veramente tante, Ministro; ad alcune abbiamo avuto una risposta, e poi mi soffermerò, ad altre no. Io non ho capito una cosa, ma veramente lo chiedo senza polemica: sono limitata, mi dispiace, ma non capisco alcuni dati presenti nel preambolo. Non li capisco perché non trovo riscontro in alcune parti dei siti, oltretutto istituzionali. Vede, nel preambolo, se lei l'ha riletto dopo che gliel'hanno scritto, c'è scritto: “Di conseguenza, a partire dal 2013 si è registrato un progressivo e inesorabile trend in diminuzione del ricorso alle vaccinazioni. Anche i dati provvisori relativi al 2016 mostrano questa tendenza. Particolarmente preoccupanti sono i dati di copertura vaccinale per morbillo e rosolia, che hanno perso addirittura 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, passando dal 90,4 per cento fino all'85,3 per cento”. In effetti sono andata a controllare sul sito del Ministero della salute e non fa una piega: è esattamente così; almeno per quanto riguarda la copertura a 24 mesi, perché sono gli unici dati che corrispondono.

Poi mi ritrovo a fare altre ricerche, vado sul sito di EpiCentro dell'Istituto superiore di sanità, e ritrovo dati diversi: nel 2013 abbiamo l'88,3 per cento (ovviamente parlo sempre della copertura a 24 mesi), nel 2014 l'86,7, nel 2015 l'85,2, nel 2016 l'87,3. Quindi in realtà la mia domanda… E guardi, voglio veramente capire perché c'è questa differenza, visto che si parla di due siti istituzionali, Ministero della salute ed Istituto superiore di sanità. Quindi probabilmente quelli dell'Istituto superiore di sanità avranno preso un abbaglio, anche se mi sembra strano, però vorrei capirlo. E quindi in realtà non si parla di 5 punti percentuali, bensì di 1 punto percentuale: perché è vero che voi qui scrivete dal 2013 al 2015, però non volete mettere il dato del 2016, che pensate a mettere solo due pagine dopo, successivamente, senza fare questo confronto con gli altri precedenti, dove scrivete che in effetti stiamo all'87,3. Quindi in realtà dal 2013 è 1 punto percentuale, non 5.

Però su questo non abbiamo dubbi, l'abbiamo detto più volte: siamo al di sotto della soglia necessaria per l'effetto gregge. C'è una urgenza; e Ministro, capisco che lei od io possiamo confonderci tra urgenza, epidemia, emergenza, ma che lo faccia un medico, come è stato detto prima in Aula, come ha fatto il relatore Gelli, mi pare un errore un po' troppo pesante in realtà. Però d'altronde è un'urgenza, bisogna intervenire; ma lei ha pensato di intervenire dando uno schiaffo morale a tutti i dati, senza pensare che in realtà la vera emergenza è tra i 15 e i 39 anni, e ha deciso di occuparsi di tutta una serie di vaccini su cui non andiamo minimamente al di sotto della soglia necessaria per l'effetto gregge.

Però vede, Presidente, in realtà non mi meraviglia il comportamento del Ministro Lorenzin: d'altronde, che ci potevamo aspettare? Non ne ha “ingarrata” una, in questi quattro anni, con tutto il rispetto ovviamente; ma d'altronde ha perso la credibilità in più occasioni, ha avuto sempre modo di recuperare e non l'ha mai voluto fare, e su questo l'apprezzo, perché almeno è stata coerente.

Ma d'altronde lei è stata coerente anche su altri aspetti come, ad esempio, sul consenso informato; parliamone. Parliamo di questo benedetto consenso informato, io ne voglio parlare, perché ne abbiamo parlato un anno, un anno, e ne sono orgogliosa che ne abbiamo parlato un anno di consenso informato. Forse i colleghi del PD non se lo ricordano bene, ma sono convinta che alcuni se lo ricordano benissimo: abbiamo parlato per un anno di consenso informato, tanto che abbiamo avuto la necessità, e sono d'accordissimo, di fare una legge sul consenso informato che adesso è impantanato al Senato, perché abbiamo messo una marea di roba. Però, il consenso informato di certo non era una preoccupazione del Ministro Lorenzin e il suo gruppo lo ha dimostrato più volte. Qui veramente - lo ripeto - apprezzo la coerenza. Ma io rileggo questo articolo 2 - e impazzisco - delle DAT, delle disposizioni anticipate di trattamento “il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dagli esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore tenendo conto della volontà della persona minore, in relazione alla sua età e al suo grado di maturità e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore”. Presidente, sono convintissima che questa affermazione qualcuno qui dentro la sa a memoria perché ci abbiamo lavorato non poco, assolutamente non poco. Adesso, all'improvviso, il consenso informato viene eliminato, viene tolto senza alcun problema perché c'è un'emergenza, anzi andando contro il loro stesso Presidente del Consiglio, c'è un'epidemia; terrorismo psicologico. Questo è terrorismo psicologico, oltre che una grandissima schizofrenia politica, non del Ministro, questa volta non ce l'ho con lei, ma di questo gruppo della maggioranza, del PD. Perché poi me lo deve dire qual è l'epidemia per tutti questi vaccini per cui non è previsto alcun consenso informato? Io posso capire che voi mi dite “non è previsto il consenso informato lì dove c'è l'urgenza, l'emergenza, l'epidemia”, mettiamo tutte le parole che avete voluto utilizzare, ma lì invece dove non c'è? Perché su alcune abbiamo tra il 90 e il 95. Non lo dico io, non mi permetterei mai, lo dicono i vostri dati ufficiali, quelli che ci avete voluto dare, quelli che avete voluto ogni tanto citare; lì non c'è. Allora come mai, per quale motivo, il consenso informato, caro PD, si è eliminato del tutto?

Presidente, io sono molto più d'accordo di quanto si possa sembrare con alcune cose dette dal relatore Gelli, perché riportare il dibattito sul binario della correttezza è un punto su cui non è che sono d'accordo, firmerei, controfirmerei questo punto, peccato però che non è stato voluto fare sempre perché a voi faceva comodo dire che il MoVimento 5 Stelle è un movimento di stregoni, no vax, a voi faceva piacere. Ci hanno provato anche in Commissione alla semplice domanda “scusate, ma ci potete dare dei dati sul morbillo”. Lo avevo chiesto io più volte personalmente, purtroppo il presidente Marazziti non può altro che darmene atto, visto che l'ho tartassato con questa domanda. Quando si parla di dati, visto che si parla di un argomento così delicato, si possa almeno utilizzare dei dati delle fonti. Per aver fatto questa domanda, ci è stato detto “perché state negando le morti di morbillo?”. No, veramente no, l'italiano è semplice: “ci potete dare le fonti?”. È stato ripetuto e per fortuna abbiamo parlato a verbale, Presidente. Tutto è a verbale. Eppure c'è chi, adesso presente, aveva osato dire che noi negavamo le morti da morbillo. Presidente, noi avevamo voluto solo fare una cosa: chiarire dei punti perché ce ne era bisogno, perché non solo le persone fuori hanno bisogno di chiarezza, la chiarezza dovrebbe essere anche nella testa di chi le leggi le fa e qui non ce n'è assolutamente neanche mezza di chiarezza, non si sta capendo nulla.

Questo testo di legge schizofrenico è pazzo, è folle. Sentiamo oggi persone ringraziare le migliorie del Senato quando lo volevate abolire pochi mesi fa. Sentiamo persone che ci dicono che c'è un'epidemia, quando il Presidente del Consiglio dice che non c'è. Nella stesso periodo mettete su un testo ufficiale che la vaccinazione è passato dal 90 per cento all'85, quando è passata dall'88 all'87. Poi ci dite che è fondamentale il consenso informato perché serve tanto da metterlo scritto nero su bianco e all'improvviso venite e ci dite “non c'è bisogno di alcun consenso informato”. No, però ci dovete fare capre qualcosa; sta diventando impossibile. Qui non c'è un minimo di chiarezza e poi venite a dire perché la gente non si vaccina?

Perché quando qualcuno è così schizofrenico politicamente nelle scelte e dice una cosa il giorno prima e il giorno dopo ne dice un'altra, un minimo di credibilità la perde. Allora, visto che voi avete detto così, domani probabilmente dite che non c'è bisogno di fare le vaccinazioni; giusto? Questo è l'andazzo, così state andando avanti.

Qui non si sta capendo nulla e la colpa non è del Ministro, perché non ho mai dato molta credibilità al Ministro, non l'ho mai data neanche al PD, ma almeno pensavo che quando si stava in una Commissione e si presentavano degli atti un qualcosa si stava facendo, un lavoro si stava portando avanti. Mi ha smentito e mi dispiace tantissimo, mi dispiace tantissimo per una credibilità della Commissione, non per altro.

A un certo punto abbiamo chiesto “quali sono?”, abbiamo osato fare questa domanda folle di quali sono questi accordi internazionali a cui fate riferimento, visto che non c'è uno specifico riferimento. Abbiamo detto: “guardate l'unica cosa che abbiamo visto è il Gavi”, che prevedeva oltretutto 12 vaccinazioni - non mi voglio dilungare su questo perché sono convinta che altri colleghi lo faranno -, e subito lì l'intervento a dire “siete dei complottisti, che cosa immaginate che ci sia chissà quale organizzazioni dietro, siete dei complottisti”. Subito dopo infatti mi arriva una risposta in realtà in cui si faceva unicamente riferimento all'Alleanza per combattere il pericolo del morbillo. Però poi a un'altra mia domanda, su quali erano questi dati che definivano l'effetto gregge fondamentale da raggiungere con la copertura al 95 per cento, mi indicano un documento, l'European vaccine plan 2015-2020; vado lì: Gavi. Io sono complottista sicuramente; me l'ha indicato lei, quindi sicuramente è così.

Siete veramente poco, poco credibili, di una credibilità che veramente va al di là dell'immaginazione. E mi dispiace davvero Presidente perché qui si poteva fare un lavoro. È impossibile sentirsi dire che tutto è migliorabile, tutto è perfettibile, ma c'è l'equilibrio politico, perché qui stiamo parlando della salute dei cittadini in teoria, anche se voi nel testo realmente non ne parlate perché non avete cercato di raggiungere lì dove c'è l'urgenza del morbillo, perché altrimenti davate la possibilità a tutte le persone che vanno dei 15 e 39 anni di vaccinarsi. Voi non avete fatto questo, avete voluto fare altro. E poi mi venite a dire che tutto è migliorabile e perfettibile quando si parla di vaccinazioni, quando si parla di tutela della salute, quando si parla di bambini, quando si parla di credibilità e di fiducia. No, se lo volevate perfettibile e migliorabile, facevate una legge, una proposta di legge, non un decreto. Ci stavamo qui tutto il tempo che ci dovevamo essere. Ci stavamo da quando è iniziata questa benedetta, come si dice, epidemia e adesso era pronto. Comunque relatore Gelli, sono pienamente d'accordo, non si va quando l'epidemia è già in corso si va prima, ma voi non lo state facendo perché state portando la gente ad avere esattamente la reazione opposta a quella che volevate. Avete distrutto ancora di più il rapporto fiduciario medico-paziente, avete distrutto ancora di più, e questo ve ne risentirete alle prossime elezioni, la fiducia che le persone potevano ancora minimamente avere nella politica e soprattutto nei vostri confronti. Di questo vi prenderete tutte le responsabilità e io guardi non sono neanche convinta che diminuiranno i casi di morbillo, perché in questo modo voi non state facendo vaccinare per le persone, le state facendo scappare da voi e di questo ve ne dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Presidente, il nostro gruppo ha presentato poche settimane fa al Senato e alla Camera una proposta di legge per definire strategie e atti operativi che potessero andare nella strada di rafforzare in questo Paese le coperture vaccinali. Quindi, non solo siamo per i vaccini (questa storia del per e contro è anche abbastanza strana, abusata nel dibattito politico e mediatico), ma siamo perché il nostro Paese si dia l'obiettivo di raggiungere un'eccellenza nelle strategie di diffusione delle vaccinazioni in ragione della capacità delle campagne vaccinali di prevenire ed affrontare i temi relativi a patologie importanti e pericolose.

Questo è il punto culturale e politico alla luce del quale abbiamo dato un giudizio sul decreto che stiamo adesso discutendo dopo il passaggio al Senato, un giudizio che abbiamo dato subito al momento della sua uscita dal Consiglio dei Ministri ormai molte settimane fa e, cioè, che fosse un decreto in gran parte inutile e, comunque, fondato su un impianto sbagliato. Questo perché? Nel dibattito abbiamo sentito già alcuni argomenti su cui io non torno che sono stati esposti in modo abbastanza convincente. Io ritorno solo su qualche affermazione. Nel nostro Paese noi non abbiamo una copertura vaccinale bassa per le patologie più importanti; abbiamo una copertura vaccinale alta per molte malattie e in diminuzione, anche se lenta ma progressiva, per altre. Quindi, una situazione su cui fare molta attenzione, da monitorare. Non è un'emergenza, ma dobbiamo affrontare criticità che su questo tema ci sono e dobbiamo vederle. D'altra parte ci sono, come è stato ricordato dal relatore, la quantità di inviti dell'Organizzazione mondiale della sanità a intervenire, appunto, su queste criticità. Ma se abbiamo come riferimento i dati europei, i dati dei Paesi occidentali più avanzati e i dati indicati in modo molto chiaro e assodato dalla comunità scientifica, noi vediamo che la nostra diffusione vaccinale per tutte le patologie sta nei range indicati per attivare il famoso - e ormai anche chi è analfabeta scientifico come me ha capito un po' cosa è - dell'effetto gregge di quella soglia che consente di limitare o di evitare il contagio, la quantità e la qualità del contagio.

Poi c'è una domanda, una questione, che è data dal fatto che in questo Paese non siamo fermi. Noi siamo, appunto, un grande Paese che ha un sistema sanitario di grandissima forza, di grandissima efficacia, e questo ci è riconosciuto e anche su questo tema noi lavoriamo e le nostre aziende sanitarie e le nostre regioni lavorano sulla base di un piano della prevenzione che abbiamo aggiornato poco tempo fa e che è pienamente operativo. Abbiamo un piano nazionale dei vaccini, ci siamo impegnati in relazione al piano della prevenzione e al piano nazionale dei vaccini ad un dibattito parlamentare e il Parlamento ha seguito queste vicende e c'è stato un lavoro anche di cooperazione e di indicazione. Insomma, abbiamo una strategia in piedi e delle strutture operative che stanno lavorando nel Paese per affrontare e per intervenire sul tema delle vaccinazioni, sulla loro qualità e sulla loro efficacia.

Abbiamo, poi, dei riscontri. Molte regioni si sono attivate e hanno naturalmente rispettato una strategia che era chiarissima, sia nel piano nazionale della prevenzione sia nel piano nazionale dei vaccini, e la strategia era quella di stressare, di intervenire su un punto per affrontare queste criticità e il calo di alcune percentuali di copertura. La strategia principale era quella della convinzione, quella del dialogo, quella della corretta informazione, utilizzando tutti gli strumenti e tutte le frecce che un sistema sanitario che sta in un Paese come l'Italia può contare, cioè il rapporto e l'integrazione nella sua attività sul territorio con gli enti locali, con i servizi scolastici, con gli altri pezzi dell'apparato dello Stato - della Repubblica, diciamo - che costruiscono il rapporto con i cittadini e intervenendo e stressando questo, appunto per far ripartire quella fiducia e quella lotta contro la diffidenza vaccinale che ha provocato negli ultimi anni queste criticità.

Faccio una domanda: c'è alla base della scelta, che poi è stata fatta, di uscire con un decreto-legge un monitoraggio, una valutazione dei risultati, anche se abbastanza precaria perché, come ho detto, sono strumenti che sono ancora nel pieno della operatività annuale, visto che il piano della prevenzione e il piano nazionale vaccini sono stati varati di recente nella loro ultima versione temporale. Io francamente non ho visto questo sufficientemente e forse proprio non ho visto una valutazione e un monitoraggio esatto del riscontro alle azioni di piano. Ho visto, invece, i dati di qualche regione che ha preso sul serio questo tipo di impostazione, come la regione Veneto che è già stato citata, che porta in cassa dei risultati anche importanti: la curva, che era calata fino a 4-5 anni fa, ha avuto un'impennata positiva e la copertura è cominciata ragionevolmente e costantemente a risalire attraverso un lavoro molto importante e capillare sul territorio, appunto basato sulla convinzione, sull'informazione e sul coinvolgimento delle persone - soprattutto dei genitori, naturalmente - in ordine all'importanza del vaccino.

Quello che c'è - ed è vero che anche questo ed è stato ricordato - è che l'unico punto che ha il carattere in qualche modo dell'urgenza - io non so se dell'emergenza, francamente, ma dell'urgenza sì - è la questione del morbillo. Ma, allora, si diceva: “Beh, si poteva fare una legge o un decreto sul morbillo”. No, si poteva lavorare sul morbillo. Leggi ce ne sono quante ne vogliamo per intervenire con campagne importanti. Veniamo da una criticità sul territorio nazionale che riguardava un ceppo di meningite. Io sono della Toscana e lì non c'è stato bisogno di grandi leggi per attivare una risposta molto efficace sul piano della vaccinazione di tutte le classi di popolazione e, quindi, anche con una risposta valida non solo tra i minori ma anche tra i genitori dei minori per non dire tra qualche nonno, dato che l'età del contagio su questa particolare patologia si era abbastanza alzata.

Invece, la scelta è stata quella di un decreto-legge sul mondo e non sul morbillo, su alcune patologie o sulle criticità. Una revisione completa della nostra strategia e delle norme che regolano le azioni vaccinali. Questo è avvenuto con i tempi del decreto e con tutto il malumore parlamentare, perché il decreto costringe comunque a intervenire con i tempi della conversione ed esclude un lavoro di lunga lena a cui il Parlamento si era dimostrato disponibile con alcuni atti, e penso alla risoluzione che alla Camera aveva costruito e accompagnato, appunto, la contestuale costruzione degli strumenti di pianificazione del Ministero. Questo perché? Io mi sono un po' chiesto perché è stata fatta questa scelta e come mai il Governo ha fatto questo tipo di scelta e devo dire che risposte convincenti ancora non me ne sono date. Sono andato per esclusione: si potrebbe dire che è una campagna politica e, insomma, un po' di campagna politica c'è. Io francamente non voglio esagerare ma, insomma, una tentazione c'è stata, perché è vero che c'è stata in questo Paese e si è fatta vedere. E poi i media vanno sempre a cercare gli estremi: siamo il Paese che ha reso popolare Di Bella invece che lo Stamina e queste cose le abbiamo viste in Parlamento. C'è anche un'opinione no vax che è stata nel passato recente anche sposata da qualche testimonial (figurarsi). Ma c'è anche, d'altra parte, qualche forza politica e c'è anche stata qualche forza politica che forse in qualche passaggio ha ammiccato a posizioni appunto estreme.

Dall'altra parte c'è stato, nel momento in cui si pensava al decreto, un segretario di partito che invece ha fatto della risposta a questi ammiccamenti pretesi o a questa opinione no vax un motivo esclusivo.

Noi abbiamo sentito: “Noi siamo con la scienza, noi salviamo le persone dove altri le lascerebbero in preda alle malattie”, ed è inutile che citi chi ha presso la bandiera nel dibattito pubblico, con questi toni quasi testuali. Io non credo, non credo davvero che le basi scientifiche del decreto siano state influenzate da questa un po' voglia di menare le mani. Infatti, credo che siamo un sistema serio, a partire dai tecnici del Ministero e a partire dall'Istituto superiore di sanità. E, quindi, quando poi un decreto arriva su questi temi, ha un fondamento.

Ma credo che, di fronte al tema - e mi chiedo perché - della risposta alla diffidenza vaccinale, che è un tema complesso, studiato e analizzato, che vuole una pluralità di risposte, si è scelta, con il Governo italiano, con il decreto, una posizione estremista sulla scena internazionale. Questa è la domanda: perché? Perché un passaggio repentino dalla strategia della convinzione, espressa in tutti gli atti di Governo e di pianificazione, a una strategia della coercizione, obbligatorietà, quantità di obbligatorietà (il decreto è uscito con 12 vaccinazioni obbligatorie), pesantezza delle sanzioni (la non iscrizione a scuola, ritirata fuori dopo il 1999, e addirittura l'ipotesi del togliere la patria potestà ai genitori riluttanti)?

Il decreto - che esce dal Consiglio dei ministri un mese e qualche cosa in più fa - descrive un combinato disposto di sanzioni e norme tra i più rigidi del mondo. Io non mi so dare su questo una risposta. Leggo, tra le interpretazioni, dello zelo di chi ha avuto il compito di coordinare strategie vaccinali internazionali e, allora, deve fare e deve tirar fuori i muscoli. Leggo, come spesso accade quando si fanno comunque delle delibere di Governo, dei conflitti d'interesse, delle aziende del farmaco e dei loro interessi. Ma sono risposte che non mi convincono, devo dire sinceramente che non mi convincono, anche se andrebbero naturalmente analizzate con calma. Credo sia una scelta politica. È stata una scelta politica, come un Governo deve fare. Si è cambiata strategia in tempi rapidissimi, di fronte a una lettura della situazione dell'opinione pubblica, della situazione politica e della situazione relativa agli strumenti messi in campo nel Sistema sanitario nazionale.

Ecco, io credo sia stata una scelta politica, legittima ma sbagliata, che la via segnata dalla pianificazione sanitaria fosse quella giusta. E solo un punto, perché non sono un medico e non mi azzardo a intervenire nel merito, ma qualche cosa su questa diffidenza vaccinale abbiamo imparato a capirlo. L'Organizzazione mondiale della sanità ci dice che viene fuori dalla somma di tre fattori: il venir meno della fiducia nelle vaccinazioni, la difficoltà a prendere una decisione impegnativa, soprattutto quando ci sono i figli di mezzo, e la scarsa convenienza a vaccinarsi.

Quindi, conta la disinformazione, la scarsa fruibilità delle informazioni a disposizione dei genitori, l'utilizzo di termini tecnici complicati, la paura di eventuali effetti collaterali - quelli che noi, con legge dello Stato, abbiamo deciso di rimborsare, i famosi eventi avversi - le difficoltà di accesso ai servizi vaccinali, ché l'Italia non è tutta la stessa e ci sono delle eccellenze nei servizi territoriali e ci sono dei pezzi del territorio dove c'è difficoltà ad approvvigionarsi e ad avere un accesso con qualcuno che spiega cosa dobbiamo fare, quando ci si rivolge al servizio vaccinale. Insomma, questi sono i fattori che, in qualche modo, tutti insieme dovrebbero essere aggrediti da chi ha la responsabilità della tutela della salute pubblica.

Ascoltare i genitori, produrre informazioni facilmente comprensibili, oggettivare e rendere chiari rischi e benefici delle società delle vaccinazioni.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

FILIPPO FOSSATI. Mi prenderò qualche minuto in più del tempo del mio gruppo, rispetto ai quindici che avevo preannunciato. Non li consumo, arrivo alla fine, ma qualche minuto mi ci vuole. Anzi, sono elementi costitutivi di quel rapporto di fiducia che dovrebbe instaurarsi tra il cittadino e il medico. Ed è solo dentro questa relazione che è possibile dialogare serenamente anche della questione dei vaccini e favorire una decisione consapevole e responsabile.

Insomma, noi ci possiamo anche perdere dietro alla denuncia degli sciamani o chiedere che siano radiati i pediatri, che, appunto, ammiccano o sostengono posizioni fuori dalla deontologia, cosa complicata che è avvenuta. Bene, ma, insomma, il calo della copertura vaccinale, la diffusione, anche in Italia, della diffidenza vaccinale è una sconfitta del sistema, è una sconfitta dei medici. Tanti medici, tra i più avvertiti, la vivono così, perché una sconfitta del rapporto triangolare tra medico e paziente e la loro alleanza e tra medico e paziente e l'organizzazione del sistema. E da cosa si capisce che il punto, in realtà, è questo e che, quindi, la risposta che e nel decreto rischia di essere una risposta sbagliata? Perché la sorpresa è la reazione nel Paese. Il relatore Gelli prima si stupiva che, insomma, fino a ieri noi ci trovavamo vaccini no, ora invece chi si oppone dice: no, vaccini sì, ma come se ci fosse appunto una strategia occulta e comunque pianificata dietro questo cambio di approccio.

Vedete, in queste settimane attorno all'uscita del decreto e nelle settimane successive, è successo qualcosa di diverso. Si è manifestato un movimento di opinione in questo Paese, che è un movimento importante, attenzione, è un movimento di popolo colto, esigente, dignitoso, che esprime una consapevolezza e una responsabilità molto moderna rispetto alla genitorialità, una quantità di persone che in questo Paese vogliono capire, non vogliono sbrigatività, imposizione, un popolo profondamente scientifico non a- o anti- scientifico, ma scientifico, nel senso che ama davvero la scienza in modo moderno, la libertà del dibattito scientifico, il metodo del dubbio, la prova dell'evidenza. E voi capite che, a questo popolo, che è un popolo di una fascia media di età, genitori dai venti ai quarant'anni, nel punto di maggior familiarità e fiducia nello Stato, che in Italia è il sistema sanitario, e nel momento più delicato della vita di una famiglia, cioè la nascita e i primi mesi e anni di vita del figlio, lo Stato si presenta loro con il volto dell'obbligo, dove il medico è esecutore legale, e con la minaccia di togliere il diritto nell'altro punto di forza del rapporto con lo Stato, che è il sistema educativo, l'educazione dei figli.

Io credo che abbiate capito in parte che stava succedendo questo. Lo spero, diciamo. Il Parlamento infatti - il Senato in questo caso, perché è stato l'unico che ha potuto lavorare con un po' più di tempo - l'ha fatto. Qualcosa è cambiato: la multa ora è poca cosa; i vaccini sono dieci e non dodici; l'immunizzato, forse, potrà evitare di rivaccinarsi per la stessa malattia su cui è immunizzato, anche se il meccanismo delle dosi del mondo valente è un meccanismo, che avrà qualche difficoltà a diventare operativo, dato il sistema d'acquisto e di produzione delle aziende; non si vuole più togliere il bambino alle coppie riluttanti. Insomma il nostro qualche cosa di importante si è fatto e il nostro gruppo ne ha tenuto conto al Senato e ne terrà conto anche alla Camera. Ma l'impianto è lo stesso: coercizione e non convinzione. E i danni saranno enormi, l'opposizione sarà enorme nel Paese e i risultati temo scarsi, perché sotto le imposizioni si ragiona peggio e non ci si fa informare nella maniera migliore. E si reagisce peggio, si evade, si fanno i ricorsi, si cerca ad un'imposizione di scappare. Il sistema sarà più debole e il rapporto medico-paziente, l'alleanza che serve al sistema, che fonda l'efficienza, la forza e la cultura del sistema sanitario del nostro Paese, su questo punto, con questa fascia di generazioni, dovrà essere ricostruita e sarà ricostruita con grande fatica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà. Fermo restando che, ricordo ai colleghi, c'è una sorta di intesa a rispettare i tempi, fermo restando la libertà di ciascun oratore di cui sopra, ho ricordato già prima. Se, invece, ci fossero colleghi interessati a consegnare, lo facciano presente alla Presidenza, perché, in quel caso, non gli facciamo aspettare il loro turno, ma li liberiamo subito. Prego, collega Pagano.

ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, questo importante decreto, che certamente ha destato l'attenzione da parte dell'opinione pubblica nazionale e tanto la continuerà a destare anche in futuro, deve essere, secondo il parere della Lega-Noi con Salvini, adeguatamente sviluppato. Quindi, all'interno dei pochi minuti che sono stati messi a disposizione rispetto a un tema così importante, cercheremo di essere perlomeno essenziali nel ragionamento, che ci fa dire, in maniera molto chiara, in premessa, che non accettiamo - ma lo dico con grande rispetto - l'introduzione che ha fatto il relatore, onorevole Gelli. Dal suo percorso, devo dire anche ben strutturato, sembrerebbe che esistano o possano esistere solo due categorie, e cioè, da una parte, quelli che sono per i vaccini, e che quindi sono la civiltà, quelli che più di ogni altro hanno diritto all'ascolto e al rispetto, e poi ci sono quegli altri, i poveracci, che, invece, non sono per niente d'accordo su questa tesi, che sono contro i vaccini, e quindi, come tali, sono da vedere con distacco, per non dire peggio.

Ma, in verità, onorevole Gelli, esiste una terza posizione, che è la più logica, e cioè che si può essere assolutamente d'accordo con i vaccini, ma all'interno di un percorso di rispetto complessivo nei confronti di un fattore, che si chiama popolazione, che si chiama popolo, che non è massa, che non è numero, che non è massa informe, che non è un soggetto che può essere manipolato, come si pensa e come si crede, e che pensa; tant'è vero che pensa che si arrabbia e crea dissenso nei confronti del vostro partito, della vostra coalizione e del vostro Governo, perché, evidentemente, non comprende alcuni passaggi. All'interno di questa posizione, la Lega si caratterizza per quella che, ovviamente, deve essere la giusta posizione.

Certo, lo dico perché, ovviamente, parlo da componente della Lega stessa, però riteniamo di avere interpretato bene il fatto sociologico, e cioè che si può e si deve essere a favore dei vaccini, perché sono fattore di civiltà, una delle più grandi conquiste della medicina, però, nello stesso tempo, si ha il dovere di rispettare la persona, l'uomo, il popolo. La grande differenza che esiste tra educazione e l'addestramento sta proprio in questo. Chi addestra deve evidentemente far uscire da quelle persone un comportamento, una modalità, spesso anche meccanica. La coercizione, il fatto di volere per forza le cose legate all'interno di un progetto, anzi, scusate, di un disegno di legge, che, ovviamente, impone certe cose, a costo di mettere delle pene, va invece in contrapposizione rispetto a chi vuole educare, come è il nostro pensiero, cioè che i vaccini ci vogliono, però bisogna, all'interno di tutto questo, ragionare per fare percorsi di convincimento, creare le condizioni perché ci sia libera scelta.

Ecco, la libera scelta, che è uno dei fattori, uno dei cardini fondamentali su cui si sviluppa la nostra civiltà sanitaria, perché l'Italia questo è, uno dei Paesi più civili da questo punto di vista, ha trovato piena risposta, ed è un fattore assolutamente trasversale, nel senso che non esistono poveracci o élite, non esiste gente di destra o sinistra. La libera scelta è una cosa che tutti sono convinti appartenere alla civiltà assoluta: io scelgo il medico, io scelgo l'ospedale, io scelgo la terapia, io concordo e vado avanti all'interno di un progetto che è quello che mi fa pensare e mi fa credere che quella sia la cosa migliore. Se qualcuno mi vuole imporre cose diverse, un medico, piuttosto che una terapia che non voglio, piuttosto che un ospedale che non funziona e che, però, quello che devi prendere obtorto collo, lì comincia la reazione, cioè di chi evidentemente dice: ma che cosa sta succedendo, io non accetto tutto questo.

È il cardine fondamentale di una società, ed è questa sanità italiana che certamente è considerata tra le migliori del mondo. Lo stesso Ministro lo dice più volte, lo ha ripetuto più volte, in tutti i contesti, anche in tutte le latitudini. Ma qual è, alla fine, il fattore che ci ha fatto arrivare a questo risultato di vantarsi di avere una delle sanità migliori, anche quelle del Sud, che ha eccellenze nell'ambito umano, nell'ambito del personale, molto meno da un punto di vista dell'organizzazione?

Qual è allora il segreto del successo? Questo, il fatto che, essendoci la libera scelta, è venuto fuori un sistema di competitività virtuosa che ha fatto sì che il cittadino sapesse scegliere e si sapesse orientare. Questa è la posizione non della Lega, ma la posizione del popolo, della gente, che noi pensiamo di avere saputo interpretare molto bene. E, siccome stiamo parlando di premesse, non sono ancora entrato nel vivo del ragionamento, mi sembra corretto e giusto anche dire quali sono le nostre posizioni. Siccome tra un po' arriverà il suono del campanello, e quindi, probabilmente, dovremo chiudere un ragionamento che meriterebbe, forse, in pieno i 30 minuti, mi permetto di dire quali sono le cose essenziali su cui certamente noi ci rivediamo e su cui vogliamo continuare a combattere, e lo continueremo a fare fino alla fine, perché non è che adesso, perché c'è un decreto-legge, che non deve starci, perché sappiamo bene che non c'era motivo di fare questo decreto-legge, perché c'è una fiducia e sappiamo bene che non c'era motivo di mettere questa fiducia.

Fatti, questi, che alimentano sospetti e difficoltà di comprensione complessive che vi faranno tanto male, anche a livello personale, perché il venticello e il sospetto, poi, è l'anticamera di fattori che, magari, sono esagerati, che non sono poi reali, però che producono un effetto distorsivo da parte della popolazione. Lo dico perché rispetto anche i protagonisti e gli attori principali di questa vicenda da un punto di vista anche governativo, però, purtroppo, è stata gestita malissimo, e quindi, come tale, penso che vi state prendendo tutte le responsabilità, nessuna esclusa. Ma la posizione della Lega, dicevo, qual è in merito a questo provvedimento? Noi vogliamo rimarcare, primo, come ho detto poc'anzi, che il decreto-legge non c'era motivo proprio di farlo, a maggior ragione con la fiducia.

Non c'era nessun carattere di urgenza, di emergenza, nessuno, nessuno. Poi, ancora, la libertà di scelta, quella scelta responsabile di aderire a delle campagne. Abbiamo gli esempi virtuosi di regioni che hanno saputo fare questo, bene. La Lombardia è stata citata da tutti, mi pare di poter dire che in maniera intelligente, attraverso investimenti, attraverso posizioni anche tecnicamente ben strutturate, e mi riferisco alle banche dati, che in parte abbiamo anche mutuato qui, ha prodotto risultati enormi. Ma qualcuno dice: va beh, perché è la Lombardia, la solita Lombardia, la regione leader d'Italia, la vera locomotiva del Paese. Sì, certo, è così anche da un punto di vista culturale, se è economico spesso è anche culturale; allora, cito un altro esempio, a vantaggio dei pochi colleghi che sono qui, ma sicuramente di chi ci leggerà poi in futuro. La regione Sicilia, anzi, la regione siciliana aveva soltanto un anno e mezzo fa zero risultati in materia di trapianti, o meglio, di donazione di organi destinati al trapianto. Zero, una delle regioni a più alto tasso di solidarietà, di altruismo e di valorialità, zero. Perché era zero? Perché erano diventati tutti incapaci di donare organi? No, perché c'era un'organizzazione che era inadeguata, inesistente. È bastato che tutto questo meccanismo diventasse virtuoso, attraverso una buona legge - ogni tanto anche Crocetta qualche cosa buona la fa, nel senso che anche un orologio rotto una volta al giorno ci piglia -, e poi è bastato anche avere azzeccato un po' di mosse, emulare un po' di esperienze virtuose, in particolare il modello spagnolo, e si è passati nel giro di un anno - c'è anche il vantaggio virtuoso di avere l'Ismett, che ormai è top al mondo, una delle tre o quattro strutture top al mondo in materia di trapianti, però è bastato fare tutto questo e si è realizzato un processo virtuosissimo: nell'arco di quattordici mesi, quindici mesi, ormai la Sicilia viaggia a 16,5 trapianti di media, ed è destinato - questa è l'ambizione del centro - a diventare ancora più alto questo valore.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, so quello che vuole dire, però mi consenta di fare l'ultimo ragionamento, e poi, magari, se è il caso, lascio le carte. Noi siamo convinti di avere fatto un ottimo lavoro, noi della Lega, perché l'obbligo vaccinale che attraverso l'eliminazione e la definizione di nuovi piani vaccinali più sostenibili li abbiamo sostenuti al Senato. Sulle sanzioni siamo stati protagonisti dell'eliminazione di queste sanzioni, di questo scempio, di questa vergogna che era stata prevista. E non ci fermeremo, perché il fatto che sia stata portata la sanzione oggi da 100 a 500 mica ci consola.

Ma come prima 7.500 e adesso 500, ti è andata bene: no, perché 500 forse per i presenti sono cifre abbordabili ma c'è gente in Sicilia, come penso anche in larghe parti d'Italia, che non arriva più - una volta si diceva alla terza e alla quarta settimana - macché: non può nemmeno cominciare il mese, che 500 euro di reddito se li sogna per le difficoltà, salvo poi trovare risorse finanziarie per discutibili operazioni di immigrazione guidata, teleguidata e altro. Ritengo che sia una battaglia su cui non ci fermeremo così come sull'eliminazione dei ricorsi al tribunale dei minori: è un'altra delle previsioni che sono state soppresse dal provvedimento, è illiberale, è gravissimo che sia stata soltanto immaginata.

Allo stesso modo anche sulla previsione di fare le monodosi vi è stata una grande battaglia che abbiamo condotto insieme ad altri gruppi in Senato. Tuttavia, Presidente, - qui mi avvio a concludere perché veramente il tempo scorre inesorabile - devo per forza di cose chiudere almeno con un ragionamento politico e antropologico. Il decreto-legge, così come è nato, è un decreto totalitario. Mi pare di averlo già spiegato tra le righe: certamente ha una visione mercantilistica. Nessuno ci toglierà dalla mente che non ci convince avere previsto dodici vaccini, poi dieci, poi, siccome era stata fatta troppo grossa questa vicenda - nel senso che aveva creato un po' troppo scalpore – si è arrivati a dieci più quattro che sono, per così dire, raccomandati. Non ci convince come non convince nessuno in Italia. Inoltre c'è anche una visione antropologica perché il parallelo con Charlie Gard dell'ospedale inglese, il bambino a cui per forza di cose i giudici dell'Unione europea e i medici dell'ospedale hanno deciso di sottrarre assolutamente la vita e di non dare la libertà di scelta al genitore di fare quello che vuole, non fosse altro che vederlo morire a casa se non addirittura portarlo negli Stati Uniti d'America visto che erano stati trovati i soldi ed era stata trovata anche la possibilità…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO PAGANO. Ma il parallelo ci sta tutto perché, Presidente - negli ultimi novata secondi chiudo - si è passati in questi ultimi tre mesi ad una visione radicalmente opposta. Andiamo in ordine. Avevamo prima, nei decenni precedenti, una visione che era quella della supremazia del medico: il medico che determinava la vita del paziente, la cosiddetta visione paternalistica come tutti i medici sanno. La radicalizzazione di questo concetto ha portato al nazismo, agli esperimenti eugenetici in quel contesto, in quegli anni tremendi. Dalla visione paternalistica, cioè dalla supremazia del medico, per fortuna si è arrivati all'alleanza terapeutica cioè medico e paziente che stabiliscano insieme cosa fare. È durata troppo poco questa vicenda, questa storia, pochi decenni, e si è passati con la legge sull'eutanasia (come è, mentre qualcuno continua a chiamarla ancora DAT, con l'acronimo che non vuole significare nulla) alla supremazia della persona che decide della propria vita. Anziché l'alleanza terapeutica, fare le cose insieme con il medico, il soggetto fa tutto da solo. Pensavamo che avessimo trovato la chiusura del cerchio. No, il processo rivoluzionario che per definizione è rivoluzionario e, quindi, giram trova un altro giro. Adesso ritorna di nuovo nella volontà del medico, anzi di più, dello Stato perché con la decisione di oggi, con il decreto-legge con cui si decide che la popolazione deve ubbidire ad un diktat che è stabilito da un decreto-legge con fiducia, è evidente che è stata data assolutamente la precedenza e la volontà assoluta di decidere allo Stato. E questo ovviamente non ci può trovare d'accordo e questo ovviamente noi lo condanniamo: è in ultima analisi il motivo per cui noi diciamo e lo continueremo a sostenere fino alla fine che, per quanto la Lega sia pienamente d'accordo con il ragionamento dei vaccini, per come è stata gestita ed è stata proposta la questione non può che essere condannata apertamente a tutti i livelli.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

Ricordo che, per una serie di ragioni che comprendete bene, in Conferenza dei presidenti di gruppo si è deciso un percorso: al termine della discussione sulle linee generali credibilmente sarà posta la questione di fiducia. Ovviamente più va avanti la discussione sulle linee generali più la questione di fiducia sarà posta tardi e domani si voterà tardi e tutto questo interviene sui nostri lavori. Poiché ciascun gruppo ha dato tempi relativi a una disciplina interna dei propri deputati, vi prego di rispettarli se non altro per una chiarezza del percorso che abbiamo di fronte. Altrimenti vale tutto: ciascuno decide di parlare mezz'ora, fate ciò che volete ma è una cosa diversa da quanto è stata immaginato anche nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo. Prego, onorevole Baroni.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Credo che miei tempi dichiarati, Presidente, siano di dieci minuti e verranno assolutamente rispettati…

PRESIDENTE. La ringrazio molto.

MASSIMO ENRICO BARONI. …come su questo decreto non credo che dobbiamo intervenire con questa fretta e con questa pressione. Infatti con il mio intervento voglio puntare un faro sull'aspetto oscuro del disegno di legge e della vicenda. L'esame del decreto vaccini al Senato non ha chiarito quali siano i vaghi e aleatori obblighi assunti a livello europeo e internazionale al comma 1 dell'articolo 1.

Non vorremmo trovarci per l'ennesima volta nell'ennesimo plateale conflitto di interessi o addirittura interesse privato in un atto pubblico. Ci accusano di applicare la cultura del sospetto: è falso, Presidente, applichiamo semplicemente la cultura dell'indagine applicata agli affari di Stato che da vent'anni mortificano un popolo per trasformare pochi politici e pochi amministratori delegati di multinazionale di questo Paese in persone ricchissime e senza scrupoli. Tutta l'Italia si domanda come è possibile che una grossolana coalizione tra il Partito Democratico e il Nuovo Centrodestra, che ha percentuali di consenso tra lo zero virgola qualcosa e più inquisiti che elettori, possa tollerare un Ministro da pasticciati fertility day mentre ogni anno si aggiunge un milione di persone in più costrette a rinunciare o a rinviare le proprie cure sanitarie a causa di una povertà assoluta che è salita quest'anno a 4,5 milioni e una povertà relativa di oltre 9 milioni di italiani. La diplomata Ministra è ormai diventata una specie di Caronte infernale per traghettare verso una continua e spregiudicata privatizzazione il sistema sanitario italiano nel silenzio assordante e compiaciuto dei governatori delle regioni a guida Partito Democratico, mentre i parlamentari godono di un'assurda assicurazione sanitaria all inclusive. Sono veramente curioso di vedere quando la Lorenzin non sarà più rieletta in quale multinazionale o organizzazione di tipo internazionale oppure, come ho detto prima, società di tipo sanitario verrà assunta e con quale stipendio magari come responsabile delle relazioni istituzionali con l'esterno, come tantissimi politici trombati italiani. Di certo il privato in sanità le dovrebbe costruire già da adesso ponti d'oro.

È necessario quindi chiarire se, come e quando il decreto vaccini e questi fantastici accordi internazionali da salvaguardare in quest'ambito abbiano e fino a che punto interconnessioni con il documento dell'alleanza globale per le vaccinazioni, il cosiddetto GAVI. Sarà una coincidenza che il GAVI prevede la somministrazione di dodici vaccini obbligatori nelle proprie conclusioni per quanto riguarda l'Italia esattamente come il decreto originario al Senato? Sarà una coincidenza che il GAVI critica l'Italia per le sue politiche in materia di vaccini troppo orizzontali e basate sulla cooperazione sanitaria e precetta l'Italia nell'usare politiche verticali prescrittive e obbligatorie? Sarà una coincidenza che tra i partner del progetto GAVI troviamo la Banca mondiale e la Bill Gates Foundation? Sarà una coincidenza che - cito testualmente - gli impegni pluriennali dei donatori governativi servano come garanzie per piazzare sul mercato globale dei capitali le proprie obbligazioni finanziarie, i cosiddetti vaccine bonds o IFFIm bonds, come i tecnici anche li chiamano? Questo, signor Presidente, secondo lei non sarebbe poi un conflitto di interessi? Ma a chi volete farlo credere?

Nemmeno l'attore del gobbo del castello di Frankenstein junior, questa volta impersonato da Giulio Tremonti, sarebbe riuscito ad arrivare a tanto, senza alcuna dichiarazione pubblica che non sia il solito tripudio di conflitti di interessi dell'altro attore e politico trombato, Walter Gualtiero Ricciardi: mister commendatore, il commenda “pluripoltronaro” della sanità internazionale, il nostro premio Nobel mancato di marketing sanitario, che andava in giro a dire di essere il Ministro della salute in pectore nel momento in cui fosse stato indicato Montezemolo come Presidente del Consiglio. Sai che gliene frega a lui di una sanità pubblica ed efficiente? Per questo indicato da Paolo Gentiloni per la carica di commenda; per gli interessi privati che pagano a questi soggetti le campagne elettorali, aggiungiamo noi.

E come dimostrato dal corrotto Ministro della Sanità De Lorenzo, guarda caso come premio per aver inserito un'obbligazione vaccinale, noi non possiamo fare altro che continuare a chiederci com'è possibile, come diceva la mia collega Silvia Giordano, questa schizofrenia di tipo legislativo. Cioè noi abbiamo una tradizione culturale della cooperazione, della promozione, del fatto che comunque nella nostra prevenzione primaria non abbiamo mai solo ed esclusivamente incluso i vaccini come obbligatorietà, ma la promozione e un consenso informato al fatto che, in un Paese che comunque ha fatto la seconda guerra mondiale, c'è sempre stato bisogno di convincere i propri pazienti e i propri cittadini anche a prendere un farmaco. E lei, signora Ministra, sta di fatto creando un varco e uno strappo nella nostra cultura di appartenenza, che è la cooperazione.

Ma torniamo ai titoli di debito emessi da società o da enti pubblici. La legge n. 125 del 2014 all'articolo 22 prevede la strutturazione di prodotti di finanza per lo sviluppo nell'ambito di accordi con organizzazioni finanziarie europee e internazionali. Nel 2015 la conferenza dei donatori del GAVI, a Berlino (immagino che ci fosse lei, signor Ministro), per il periodo 2016-2020 ha impegnato il Governo per altri 120 milioni di dollari (cito testualmente), in aggiunta a quanto già impegnato per un periodo ventennale, ovvero fino al 2034. Peccato che non siamo riusciti a trovare, tra le carte delle istituzioni parlamentari e governative, questo tipo di impegno. Però l'abbiamo trovato nel policy paper del GAVI, di questo accordo di partenariato pubblico-privato per la garanzia dell'immunizzazione.

E infatti abbiamo trovato che ben 614 milioni di dollari vengono di fatto garantiti in vent'anni, oltre ai 120 milioni di dollari che nel 2015, signor Ministro, ha impegnato lei stessa con la sua faccia e la sua presenza; in questo minestrone tra controllati e controllori, nel momento in cui si entra nelle istituzioni statali: perché abbiamo Governi, enti non profit, l'Organizzazione mondiale della sanità, che normalmente è un controllore, la Banca Mondiale, la Fondazione Bill Gates. E questa commissione, dal 2006 fino al 2034, prevede uno stanziamento di 23,5 miliardi di dollari, 12 dei quali effettivamente già trasferiti al GAVI al 31 dicembre 2015. Queste sono cifre che farebbero sobbalzare sulla sedia il più fiducioso dei vostri elettori!

Vede, signor Ministro, lei sa benissimo che non bisogna solo essere esenti da conflitti di interesse, ma bisogna anche mostrare di essere esenti da conflitti d'interesse. I principali strumenti finanziari previsti dal documento programmatico e da questa partnership pubblico-privata per l'immunizzazione, sono gli AMC gli, advance market commitments, e gli IFIM, international finance facility for immunisation, e GAVI Matching Fund, che - cito testualmente - servono per favorire la disponibilità di fondi e migliorare la prevedibilità; e in Italia la promozione per il finanziamento dello sviluppo di questi meccanismi innovativi sono affidati alla società Cassa depositi e prestiti. Questo è il documento programmatico del GAVI: per avvalersi della Cassa depositi e prestiti e della società da esse partecipate per strutturare prodotti di finanza innovativa, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, l'AICS, possono stipulare, eccetera. Possono, non lo hanno ancora fatto! Questa “tripla A” dei Vaccine Bonds è destinata a salire. Possono stipulare l'apposita convenzione con la CDP. E poi, immaginiamo cosa succede nel mercato finanziario dei capitali, nel momento in cui dovessimo riferire ciò che lei ci ha detto in Commissione, che però non dovevamo dire all'esterno: che la Francia si sta per apprestare a fare un decreto identico a quello dell'Italia, nel momento in cui loro hanno tre vaccini obbligatori, noi ne avevamo quattro. Chissà come mai, anche loro fanno parte dell'Alleanza globale per l'immunizzazione. Ma non è un'alleanza multinazionale e finanziaria, ci mancherebbe!

Per quanto riguarda gli impegni assunti in relazione agli IFIM e agli AMC, essendo iscritti come impegno pluriennale disposto con legge finanziaria, sarà ancora il MEF, Ministero dell'economia e delle finanze, a provvedere direttamente al trasferimento dei fondi, come avviene per i contributi obbligatori a bilancio di istituzioni internazionali. Ecco perché sfugge ai più questo accordo di partenariato così straordinario, che riesce fondamentalmente a promuovere nuovi strumenti di finanza globale. E lei ne è protagonista, Ministro: perché grazie a questo decreto-legge, e come annunciato dal decreto… Perché sarà contento il Ministro della salute della Francia, sapere che fondamentalmente le ha bruciato il decreto: immagini come si possano - scusi il termine, Presidente - incazzare i parlamentari francesi…

PRESIDENTE. Onorevole Baroni, per cortesia.

MASSIMO ENRICO BARONI. …nel momento in cui viene annunciato un decreto sull'obbligatorietà dei vaccini…

PRESIDENTE. Onorevole Baroni, lei mi deve stare a sentire.

MASSIMO ENRICO BARONI. …da parte del Ministro della salute italiano.

PRESIDENTE. Onorevole Baroni! Grazie. Onorevole Baroni, lei mi deve stare a sentire quando io prendo la parola, non è che continua sopra di me. Lei non può utilizzare questi termini, e le ricordo che è già un minuto oltre.

MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo scusa: incacchiare.

PRESIDENTE. Io confidavo nelle sue promesse, però la devo invitare a concludere.

MASSIMO ENRICO BARONI. Io mi fermo qui. Sappiamo… Io mi fermo qui: credo di aver detto molto, e rinvio alla lettura di questo documento, che ovviamente ci riporta la fondazione dell'IFIM, che è della Goldman Sachs; e c'è la citazione di quanti prima di lei hanno portato avanti questo tipo di possibilità da parte dei Governi di riuscire a finanziare, pur non finanziando, degli strumenti che in realtà dovrebbero essere messi un pochino a latere, visto che l'Italia finanzia questi strumenti finanziari per il 48 per cento delle proprie erogazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Presidente,…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Lorefice. Chiedo ai colleghi…

MARIALUCIA LOREFICE. Gentile Presidente, tempo fa Renzi, parlando del decreto-legge cosiddetto vaccini, disse che sarebbe stato la Banca Etruria del MoVimento 5 Stelle. Il Ministro Lorenzin non ha mancato occasione per tacciare il MoVimento 5 Stelle di appoggiare delle posizioni “no vax”: l'ha fatto fino a ieri mattina quando, mentre noi eravamo in Commissione a lavorare sugli emendamenti al suo decreto-legge, lei era in televisione, e anche in quella occasione sembra abbia insinuato che avremmo alimentato delle campagne anti-vaccinali. Naturalmente sono delle accuse che noi rimandiamo al mittente: l'unica verità è che questo decreto-legge è uno dei vostri più grandi fallimenti.

Il Ministro probabilmente non ha avuto né modo né tempo, forse nemmeno voglia, di leggersi i tantissimi atti che noi abbiamo presentato in questi anni. Non ha nemmeno risposto alle nostre interrogazioni sui vaccini: forse non sa che in Commissione c'è stata una risoluzione sui vaccini, e tra queste anche quella della collega Vega Colonnese, e probabilmente non sa che c'è anche un disegno di legge sui vaccini a prima firma Taverna, che delinea perfettamente qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle riguardo ai vaccini.

Forse, Ministro, era disattenta o impegnata a fare altro anche durante l'unica seduta di Commissione durante la quale ci ha onorato della sua presenza, perché negli altri giorni probabilmente lei era impegnata a fare altro: ci risulta che domenica fosse in Sicilia a parlare di questo suo straordinario decreto-legge e a fare campagna elettorale; quando per esempio, dato che si trovava in Sicilia, poteva farsi un bellissimo giro anche per i reparti dei diversi ospedali, come chiesto anche dalla sottoscritta a mezzo lettera, lettera alla quale lei non ha mai risposto.

Ci avete provato a impedire che il nostro impegno arrivasse fuori da quest'Aula.

Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità, anche fare delle riprese video tramite gli strumenti che noi abbiamo a disposizione, anche non rispettando questo Regolamento parlamentare che prevede che non si possano fare delle riprese durante la discussione degli emendamenti. Ma vede, Presidente, io penso che una regola di bon ton assurda come questa che prevede il Regolamento parlamentare, è superflua, è secondaria, quando si parla di diritti e quando si parla di difesa di diritti; fuori i cittadini naturalmente dovevano sapere. Avete bocciato tutti i nostri emendamenti sostenendo che non c'erano più i tempi. Noi ricordiamo a chi ci ascolta - probabilmente c'è chi ci ascolta - che i tempi c'erano, che i tempi ci sono, che il decreto scade il 6 agosto quindi si potrebbe ancora modificare, si potrebbe mandare al Senato e si potrebbe pacificamente approvare con tutte le correzioni. Quindi dite pure delle bugie e queste cose naturalmente tocca a noi spiegarle.

Questo è un provvedimento irresponsabile che avrà naturalmente delle rilevanti implicazioni di ordine costituzionale, di ordine economico, di ordine sociale. Un provvedimento che segna una involuzione, forse l'involuzione peggiore delle politiche sanitarie degli ultimi settant'anni, anni durante i quali ci sono stati tanti studi, tanti dibattiti, tante ricerche che hanno promosso l'idea di salute intesa come promozione di un processo partecipato, informato, democratico, basato su un rapporto di fiducia tra il medico e il paziente. Questo decreto distrugge decenni di progressi fatti in tal senso, questo è un decreto medievale.

Ovviamente noi abbiamo chiarito in più sedi che la nostra posizione non è di contrarietà ai vaccini in sé, sono fondamentali e lo abbiamo detto tante volte. Hanno cambiato la storia dell'umanità, hanno migliorato l'umanità. Ma non ottieni la massima copertura vaccinale attraverso l'obbligo, la coercizione, attraverso le sanzioni, ottieni la massima copertura vaccinale attraverso l'informazione, il dialogo, la fiducia, attraverso l'accompagnamento verso la vaccinazione. Quello che noi abbiamo contestato è il metodo che lei ha utilizzato e non la validità scientifica dei vaccini. Quasi tutti i Paesi europei con situazioni epidemiologiche simili a quelle italiane hanno una percentuale di copertura vaccinale pari se non addirittura superiore a quella del nostro Paese, eppure lì non vige l'obbligo, ma la raccomandazione. Se hanno raggiunto questi livelli di copertura vaccinale è perché hanno puntato proprio sull'informazione, cosa che probabilmente in Italia non è avvenuta o non è stata fatta in egual modo. L'obbligo sarebbe stato ammissibile solo laddove lo richiedesse un concreto e documentato stato d'urgenza. L'ha detto lei Ministro che eravamo in uno stato d'emergenza, poi è dovuto intervenire anche il Primo Ministro dicendo che non era così. La cosa a maggior ragione paradossale, e sulla quale ci interroghiamo, è perché se il decreto è stato fatto per far fronte all'anomalo calo delle coperture vaccinali del morbillo, si decide di imporre obbligatoriamente dieci vaccini ai quali se ne aggiungono quattro fortemente raccomandati? E se c'è un'emergenza morbillo in corso, perché non vaccinare tutta la popolazione? Questi sono i decreti del Ministro Lorenzin che continua a sorridere e poi ci spiegherà pure il perché.

Le perplessità che abbiamo sollevato sono tante e a nessuna abbiamo mai trovato una risposta, perché se avessimo avuto una risposta, Ministro, non staremmo qui a farle diecimila volte le stesse domande. Lei ci fa solamente i sorrisini e passa il tempo al telefono. Quindi, bisogna pure essere polemici…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, così evitiamo almeno in tutto questo quadro d'insieme il battibecco personale.

MARIALUCIA LOREFICE. Sì, mi rivolgo a lei, Presidente, per riferire al Ministro. Le perplessità che abbiamo risollevato sono tante naturalmente e a nessuna di queste abbiamo avuto una risposta chiaramente da parte del Governo, né da parte del Ministro Lorenzin, né da parte della maggioranza che non ha nemmeno avuto un confronto decente con noi in Commissione e non interveniva se non messa alle strette; forse questo gli aveva imposto il partito di fare. Abbiamo spiegato più e più volte perché non è l'obbligo lo strumento migliore per aumentare le coperture vaccinali. Abbiamo parlato dell'importanza degli esami preclinici, dell'anamnesi familiare, dei vaccini monovalenti, del fatto che non sarà la sanzione ad indurre a vaccinare, anzi questa allontanerà il cittadino dalle istituzioni nei confronti delle quali oggi non ripongono alcuna fiducia, e lo sappiamo bene sia io che lei.

Abbiamo chiesto dati ufficiali e cosa c'è stato detto in Commissione anche dal presidente: “fate un'interrogazione e vi diamo i dati ufficiali, fate un'interrogazione e il Ministero vi manda i dati ufficiali”. Ma è possibile che se io faccio un decreto non metto prima a disposizione i dati ufficiali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) invece di doverli poi chiedere tramite un'interrogazione, dato che noi abbiamo interrogazioni che risalgono al 2013 e che non hanno mai avuto una risposta? Credo che in un Paese in cui si lavora bene, in cui il Parlamento lavora bene, questo dovrebbe essere scontato.

C'è però un argomento che per me è molto caro e su quale naturalmente spendere due parole è doveroso. Un argomento al quale ho dedicato molta parte della mia attività parlamentare. In questi anni naturalmente ho fatto tutta una serie di domande anche su questa questione, a moltissime, anche su questo, non riesco ad avere una risposta, e sono le domande che si pongono da tanti anni migliaia di persone. Sto parlando delle vittime del sangue infetto e dei vaccini, dei danni da vaccini, persone alle quali nessuno ha mai chiesto scusa e la cui vita è stata compromessa e distrutta. A distanza di quarant'anni ancora nessuno ha pagato per questa tragedia. C'è che ci vorrebbe mettere una pietra sopra, chi vorrebbe negare le evidenze e le responsabilità, addirittura chi vorrebbe riabilitare chi è stato artefice di una delle pagine più brutte nella storia del nostro Paese. Se ne è ampiamente dibattuto anche in Commissione, c'erano persone che naturalmente scuotevano la testa di fronte a certe cose che abbiamo avuto la possibilità di mettere in evidenza in quel contesto. Abbiamo fatto nomi precisi, abbiamo parlato di ex Ministri della salute come De Lorenzo, che ha imposto, lo vogliamo ricordare, l'obbligo del vaccino dell'epatite B e per questo intascò ben 600 milioni di lire dall'azienda GlaxoSmithKline. Allora in quel contesto io ho sentito parlare di perdono. Il perdono che è un dono sicuramente meraviglioso, non può essere utilizzato per rinnegare ciò che è successo, perché io, e soprattutto quelle migliaia di vittime del sangue infetto come dai vaccini, pretendo giustizia, poi ognuno di loro e io stessa decideremo se perdonare oppure no. Però ci deve essere giustizia e questa passa anche attraverso il riconoscimento di ciò che gli è dovuto e che non gli è mai stato riconosciuto. Anzi si sono susseguite negli anni solo false speranze e prese in giro. L'ultima è quella dell'equa riparazione che ha previsto 100 mila euro per i danneggiati da sangue infetto e 20 mila euro per i danneggiati da vaccino, perché è questo che vale la vita di un danneggiato, 100 mila euro e 20 mila euro. Lo Stato, il Ministero, l'ha messo di fronte a questa situazione: tu vuoi questi 100 mila euro, benissimo, prendi gli subito questi 100 mila euro, prenditi subito questi 20 mila euro, però mi raccomando devi ritirare la causa che hai fatto nei confronti del Ministero, prendere o lasciare insomma.

Questo decreto tratta anche la questione dei danneggiati da vaccino e da emotrasfusioni e prevede, per esempio, l'assunzione di un contingente fino a 20 unità di personale di altri Dicasteri per definire le procedure intese proprio al ristoro dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto o da vaccinazioni obbligatorie. Bene se questo significherà naturalmente velocizzare i tempi per permettere a coloro che hanno diritto di accedere a ciò di cui hanno diritto. Però è anche bene evidenziare dove viene preso questo milione e mezzo. Questo milione e mezzo viene preso - guardate un po'- dalla finanziaria 2007 che è proprio il fondo destinato al risarcimento dei danneggiati da vaccino e da sangue infetto; con tutti i fondi che c'erano avete deciso di andare a toccare l'unico che non dovevate toccare. Nel testo del decreto poi si prevede anche che la legge sugli indennizzi, la cosiddetta n. 210 del 1992, si applica a tutti i soggetti che hanno subito danni a causa del vaccino e quindi di quei vaccini che sono collocati nell'articolo 1 del provvedimento all'esame.

Abbiamo avuto modo di far notare che naturalmente questo articolo si pone contro una sentenza della Corte Costituzionale la quale prevede naturalmente che per danni da vaccino si intendono quelli obbligatori e si intendono quelli raccomandati e abbiamo fatto presente che però, così come è impostato, in questo articolo non si tiene conto degli eventuali danni da vaccino previsti dal piano vaccinale 2017-2019 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci hanno detto informalmente - e mi avvio verso le conclusioni - che verrà emanata una circolare ministeriale per porre rimedio a questa mancanza del decreto. Ora, io naturalmente mi chiedo perché creare ulteriori ostacoli e perché non essere chiari fin da subito nel testo del decreto. Naturalmente - ripeto - per me era molto importante soffermarmi su questo punto. A questo punto, dunque, mi avvio alle conclusioni. Io, Ministro, non credo che nel nostro Paese ci sia oggi una deriva antivaccinista. Se lo scopo era quello di avvicinare gli scettici alla vaccinazione non credo che lei ci riuscirà con questo decreto. Non credo che chi sta esprimendo preoccupazione lo faccia perché è incosciente. Lo fa, naturalmente, perché è madre, padre, zia o nonna. La preoccupazione è uno stato naturale che è destinato ad esasperarsi nel momento in cui non si ricevono risposte. Quello che lei ha fatto, Ministro, è trincerarsi tra le mura di questo palazzo e rilasciare qualche intervista senza la possibilità di un contraddittorio, ma non ha saputo confrontarsi né ascoltare milioni di cittadini, quei cittadini che anche lei è chiamata a rappresentare. Quindi, la richiesta che le faccio è di spogliarsi un attimo delle vesti di ministro, di fermarsi un attimo a riflettere e lo faccia come mamma, perché forse capirà, come madre, quello che stanno vivendo in questo momento tantissime famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Per favore, ricordo di riuscire a stare nei tempi. L'unica precisazione è sulla pubblicità dei lavori dell'Aula; ovviamente, c'è il circuito e ci sono i resoconti. Evitiamo le riprese personali, che sono invece proibite.

È iscritto a parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, prima di esporre i miei ragionamenti, che sono anche un po' diversi dai discorsi sino ad ora ascoltati, io voglio esprimere la mia personale solidarietà perché non riesco a condividere che ogni disparità di vedute venga inevitabilmente trasformata in un attacco personale. Così desidero esprimere solidarietà a Walter Ricciardi, della cui amicizia mi onoro da qualche anno, che è considerato uno dei maggiori esperti mondiali di sanità pubblica e che occupa più che degnamente - e passatemi il termine appropriatamente - il posto di presidente dell'Istituto superiore di sanità e che mi dispiace sia stato attaccato sul piano personale in questo contesto.

Detto questo …

ADRIANO ZACCAGNINI. Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini, lei ci dà dei segni della sua presenza che pure è gradita, ma permetta agli oratori di intervenire senza ulteriori manifestazioni, diciamo, peraltro belluine di presenza. Prego.

GIOVANNI MONCHIERO. Detto questo, signor Ministro, io invece voglio fare qualche considerazione in parte di senso anche fermo rispetto a questo decreto. Questo decreto affronta due grandi temi fra di loro separabili e che riterrei che sarebbe stato più opportuno separare. Un tema è strettamente giuridico ed è un tema di straordinaria rilevanza giuridica. In quest'Aula qualche mese fa abbiamo approvato una proposta di legge di iniziativa parlamentare lungamente sofferta su un tema delicatissimo che è quello del fine vita, del rapporto medico-paziente… scusate: del rapporto medico-paziente, del fine vita e della possibilità di definire prima le tipologie di cura che il singolo vuole avere nel caso, appunto, del fine vita. Questa delicatissima materia era difficile da ancorare ad un punto fermo che valesse sia sul piano etico sia su quello giuridico. Noi abbiamo trovato con qualche dissenso - e il più clamoroso e costante era proprio quello dell'onorevole Pagano che, invece, abbiamo scoperto anche questa sera essersi improvvisamente convertito alle ragioni dell'individualismo esasperato e della libertà assoluta - in quel contesto, la maggioranza della Commissione prima e di questa Assemblea poi, ritenuto giusto ancorare le decisioni sul fine vita alla volontà della persona, del diretto interessato.

Ora è vero che quella legge non è ancora una legge dello Stato e che probabilmente il Senato magari la cambierà, oppure non farà in tempo ad esaminarla (non faccio previsioni sul futuro). Però, a me pare che quella norma abbia segnato una rivoluzione culturale nel nostro Paese che meritasse di essere rispettata, prima di intervenire su un tema delicato come quello dell'eventuale imposizione di obblighi sui trattamenti sanitari. Qui voglio cercare di essere chiaro e magari non ci riuscirò perché la materia è un po' complicata, però una cosa è l'esercizio della propria libertà quando riguarda la mia salute, un'altra è l'esercizio della mia libertà quando coinvolge la salute degli altri. Quindi, in linea assolutamente teorica, pur essendo un convinto sostenitore della libertà dell'individuo io ritengo che sia corretto che lo Stato si ponga il problema di intervenire anche coercitivamente per tutelare la salute della comunità. Questo problema, però, andava affrontato così e bisognava porre a questa Assemblea la soluzione di questo problema, cioè dire: riteniamo che lo Stato in qualche circostanza abbia il diritto - io direi il dovere - di assumere misure anche coercitive per tutelare la salute pubblica? La mia risposta sarebbe stata “sì” e magari quella dell'onorevole Pagano sarebbe stata “no”, ma insomma si sarebbe discusso su questo tema e ritengo che sarebbe stato veramente meglio che questa delicatissima problematica giuridica venisse affrontata da sola.

Poi, c'è l'altro tema in questo decreto, che è quello dei vaccini, di quelli che sono utili, di quelli che sono opportuni, di quelli che, essendo utili e opportuni, diventano obbligatori. E poi naturalmente, introducendo il tema dell'obbligatorietà, c'è inevitabilmente - passatemi questa precisazione - anche quello delle sanzioni. E, allora, ci si spinge ad analizzare se il nostro sistema sanzionatorio sia più appropriato o meno appropriato. Abbiamo ascoltato interventi strabilianti sul piano della validità scientifica dei vaccini. Pare - almeno così riferiscono le cronache - che una collega al Senato abbia stabilito che lei era contro i vaccini perché i vaccini verrebbero prodotti utilizzando feti umani, cosa che la scienza sembrerebbe contraddire per quasi tutte le persone che si documentano ma per questa nostra valorosissima collega no.

Però, qui scendiamo su un altro terreno ed è il terreno dell'applicazione pratica, sul quale io ritengo che mi sarei spogliato volentieri dalla potestà legislativa su alcuni dettagli di questa materia. Questo Paese soffre di superfetazione normativa. Noi abbiamo troppe leggi e continuiamo a produrne altre e - mi perdonino i colleghi della mia Commissione - disquisire in Commissione per ore se fosse il caso di fare prima un esame sierologico per valutare se sono già immune o se non lo sono non è utile perché questi sono dettagli tecnici che, secondo me, noi dovremmo umilmente sottrarre alla nostra potestà legislativa e demandare ad un organismo tecnico del quale noi abbiamo fiducia. Sul piano scientifico in quest'Aula credo che siano poche le persone che hanno una competenza immunologica tale - e io non sono certamente fra queste - per stabilire quale sia il vaccino più appropriato e quale sia il vaccino meno appropriato.

Io vorrei però ricordare che in tempi lontani, quando si è eradicato dal mondo, come ricordava prima il collega Gelli, il vaiolo, la nostra generazione venne sottoposta all'antivaiolosa dove noi, ragazzini delle elementari, dopo qualche giorno di un'inevitabile febbriciattola - che per qualcuno era anche qualcosa di più d'una febbriciattola - esibivamo le crosticine come una sorta di medaglia al valore, per aver affrontato quella prova anche di coraggio e di solidarietà verso gli altri così come ci veniva rappresentata a scuola, perché nessuno si sognava di non vaccinare i propri figli.

Ecco, io vorrei ricordare a chi è - legittimamente per carità - intervenuto in questi giorni, dicendo che la sanzione favorisce i ricchi, perché i ricchi possono permettersi di pagare 500 euro per garantire la libertà dei propri figli, che questo è un ragionamento totalmente sbagliato. Infatti, così sia ragiona quando si tratta di applicare le tasse. Sulle tasse, si devono distinguere le tasse che si applicano ai ricchi e quelle che si applicano ai poveri, ma sulle sanzioni no, perché le sanzioni o sono sanzioni o non lo sono. E soprattutto non vaccinare i propri figli non è un diritto, è un atto di irresponsabilità.

Ora, per queste ragioni, io ritengo che, purtroppo, questo decreto abbia, di fronte all'opinione pubblica, acquisito una validità di discriminante sul tema vaccini sì, vaccini no. Se questo decreto non venisse approvato in quest'Aula, credo che nell'opinione pubblica passerebbe il convincimento che si può fare a meno dei vaccini. Poiché sono assolutamente convinto che i vaccini abbiano cambiato la storia dell'umanità e che, quindi, sia necessario fare passare l'idea che i vaccini servono, che sono utili e che salvano i nostri figli, io annuncio fin d'ora - e ho utilizzato questo tempo un po' più lungo, perché il tempo per la dichiarazione finale è sempre stato così breve da impedirmi di effettuare questo ragionamento - che io, pur non apprezzando lo strumento del decreto-legge in una materia giuridicamente così delicata e soprattutto così fondante della nostra società civile, tuttavia ritengo che in questo momento sia più opportuno fare passare l'idea che noi crediamo nei vaccini. E per questo annuncio fin d'ora il mio voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie signor Presidente. Nel contesto dell'attività dell'impegno politico istituzionale, bisogna fare qualche considerazione preliminare. Esistono alcune vicende e alcuni strumenti, che hanno un valore istituzionale. Faccio un esempio. Gli strumenti contabili non sono, o signor Presidente, di Palese, di Forza Italia, del PD, eccetera. Sono del Paese, della Repubblica. La salute è un bene primario, previsto cioè dalla Costituzione, ed è sicuramente da considerarsi un grande valore istituzionale. E su questo tema e sui temi che riguardano la salute sarebbe veramente un segnale importante se il mondo istituzionale, politico e quant'altro non si dividesse, meno che mai c'è sulla vicenda, che riguarda uno strumento importante per la salute, una grande conquista della scienza, checché se ne dica, una conquista che ha apportato nel mondo intero - e ahimè, magari, ci fosse la possibilità oggi nel Terzo mondo, in Africa in particolare, a fare delle vere e proprie campagne di vaccinazioni - per salvaguardare dalle malattie, dall'infezione e dalla morte tante e tante persone.

Noi esaminiamo questo tipo di contesto, questo tipo di impegno. Noi abbiamo, come Forza Italia, la cultura di intervenire a fondo rispetto ai problemi, nel contesto del rispetto della salute pubblica e della salute dei cittadini. Noi, in quale contesto operiamo, rispetto a questo? Noi abbiamo avuto, nel precedente secolo fino ai giorni nostri, prima nel contesto della medicina, la cultura curativa: la persona si recava e aveva bisogno di prestazioni sanitarie, solo quando stava male. Andava dal medico, aveva le cure, andava in ospedale e quant'altro.

Poi siamo passati per conquiste di scienza, per conquiste della medicina e quant'altro, dell'innovazione tecnologica che c'è stata, alla medicina preventiva, tanto per arrivare al cosiddetto check-up.

Poi abbiamo migliorato ancora e siamo passati alla cultura degli stili di vita di benessere, avendo uno stile di vita particolare, legato direttamente alla situazione ambientale, la salute e quant'altro.

Siamo in un contesto attualmente, signor Presidente, della cosiddetta medicina predittiva, della medicina con le grandi conquiste della genetica molecolare, della biologia molecolare: il paziente, giustamente, con le conquiste che ci sono state, si reca e si deve recare nelle strutture sanitarie. E le strutture sanitarie debbono essere in grado di dare una risposta, per cui si dica: guarda, con questo tuo DNA, con questo genoma, con questo tipo di situazione, tu rischi di ammalarti in questo senso. Per arrivare poi alla cultura, quella che è in atto, quella che chiedono i cittadini e che non in tutto il contesto nazionale siamo pronti a dare, che è quella cultura curativa ad personam.

Allora, in questo contesto, di grande domanda e di grande conquisto, io intervengo per nome del mio gruppo in discussione generale. Poi avrà il proseguo domani e dopodomani, molto probabilmente si metterà la fiducia, poi si arriverà anche al voto finale e avremo modo e maniera, signor Presidente, di esprimere e di esplicitare ancora in maniera più ampia questo tipo di situazione. Però, ci troviamo in un contesto veramente incredibile. Fino al 1999 c'era, grazie a Dio, l'obbligatorietà, recepita perbene, all'interno del Paese, di tutta l'opinione pubblica e di tutta la cittadinanza, l'obbligatorietà delle vaccinazioni. E l'obbligatorietà era anche contestualmente correlata alle iscrizioni nel mondo scolastico e quant'altro, in un contesto in cui, signor Presidente, grazie a Dio, in questo Paese funzionava anche la cosiddetta medicina scolastica, che a onore del vero non so dove è andata a finire. In un contesto generale, di consenso generale, di fiducia generale! E, a partire dal 1999, che c'è stata poi l'interruzione, abbiamo colto tutti i benefici in questo Paese dell'abbattimento della morbilità, dell'abbattimento della mortalità nelle complicazioni di alcune malattie. Cito il morbillo, cito la meningite e così via.

Ma nel passato - è stato ricordato qui - voi sapete quante persone sono morte con difterite, quanti bambini e quant'altro? Sapete quante si sono ammalate di poliomielite? Allora, in un contesto di benessere, a causa delle campagne fatte per bene con il consenso di tutti, della gente, delle scuole e quant'altro, dei medici di famiglia e dei medici della medicina scolastica, si è arrivati a una grande situazione di benessere, tanto da pensare che non c'era più bisogno delle vaccinazioni. Un grave errore, un errore incredibile, aggravato anche dalla disorganizzazione della stragrande maggioranza delle regioni, che sono titolari dell'organizzazione e dell'erogazione delle prestazioni sanitarie. Checché se ne dica, indipendentemente se è materia concorrente o non concorrente, di fatto la gestiscono le regioni e, purtroppo, molte regioni la gestiscono in maniera non sana, in maniera cattiva, inappropriata e così via.

E questo contesto che cosa ha creato? Ha creato che si è diffusa una sfiducia, intanto e soprattutto nel rapporto tra medici di medicina generale - diventati sempre di più, a causa del sistema, prescrittori e basta - e il contesto dell'azione di consenso, sulla popolazione in genere e i genitori in particolare, perché poi si tratta anche in particolare dei bambini.

Quindi si è arrivati alla negazione, addirittura a mettere in discussione se i vaccini sono utili o no. Io ritengo che oggi, anzi ieri, la Corte di Cassazione, attraverso studi appropriati, determinati da scienziati e da quant'altro, non confutabili, ha determinato che non c'è alcun tipo di correlazione, poiché si dava quasi per assodato che i vaccini potessero essere correlati all'autismo. Che se lo mettessero bene in testa: purtroppo, io dico, per chi è affetto da autismo, è legato alla genetica! È legato alla genetica! Ma di che cosa parliamo? Mettiamo in discussione le conquiste che, per anni e anni, ci sono state di tanti studiosi e di tanti scienziati, solo perché si prende, così, una cosa per moda e la si dà per vera?

Ma si tratta di questo, signor Presidente, si tratta della salute delle persone.

Ecco perché siamo in un contesto in cui noi assistiamo a delle cronache in alcune regioni in particolare, la Toscana, ricordo quella, un caso di un morto per meningite. Veniamo richiamati dall'Organizzazione mondiale della sanità; non è che l'Organizzazione mondiale della sanità è buona a giorni pari ed è cattiva a giorni dispari, e quando dice alcune cose la prendiamo come esempio. No, l'Organizzazione mondiale della sanità legge i dati, e noi siamo in un contesto di allarme, perché l'Organizzazione mondiale della sanità dice che in Italia il morbillo è da allarme rosso, con i casi che sono saliti da 3.500 a 3.662 solo in una settimana e con tre morti che si sono verificati a causa di questa infezione a partire dall'inizio dell'anno. E penso pure che una serie di situazioni vadano assolutamente considerate; vanno considerate perché ritengo che, davanti ad una situazione di allarme, l'unico strumento possibile che ha il Governo in un contesto di tutela della salute pubblica, in un contesto di cercare di innescare un nuovo processo e di rimettere in pista una campagna di vaccinazione e quant'altro, quale poteva essere se non il decreto?

Anzi, vi confesso che, se fossi stato un sindaco in carica di un comune X, io dico del mio comune, ma non avrei avuto un attimo di esitazione a tirare fuori il potere di ordinanza di un sindaco, che è la prima autorità sanitaria del comune di cui è sindaco, per determinare con l'ordinanza l'obbligatorietà delle vaccinazioni ai fini dell'iscrizione negli asili, nelle scuole di prima infanzia, nelle scuole insistenti in quel comune; l'obbligatorietà delle vaccinazioni, altrimenti con il divieto stesso di poter iscrivere, così come era una volta, così com'è in America, così com'è dappertutto nei Paesi evoluti, nei Paesi in cui si cerca di determinare la situazione generale.

Allora, è fin troppo evidente che l'altro problema, signor Presidente, rappresentante del Governo, è il disastro delle regioni. Non c'è dubbio che ci sia qui una crisi di sistema; in questo, sì, la colpevolezza del Governo, e come pure! E, per questo motivo, non daremo assolutamente la fiducia: voteremo, sì, il provvedimento, come Forza Italia, ma non daremo la fiducia. Non daremo la fiducia perché un Governo che ancora continua ad assistere immobile al disastro organizzativo e quant'altro di alcune regioni, lo dicono loro stesse proprio su questo argomento, otto regioni, grosso modo, sono in un contesto di copertura per quanto previsto di vaccinazione, per quanto previsto dall'Organizzazione mondiale della sanità, e le altre no. L'altro problema vero è: si è in grado di affrontare veramente quello che il decreto prevede? Non continuo per situazioni di accordi che ci sono state all'interno…

PRESIDENTE. Concluda.

ROCCO PALESE. …della Conferenza dei presidenti di gruppo, signor Presidente, però qui, se non ci sarà una campagna di informazione, questo sì, su questo io sono d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto: qui occorre una campagna di informazione serissima, questo è l'impegno che il Governo deve avere. Perché, altrimenti, questo decreto finirà con il fallire gli obiettivi che si pone proprio nel contesto della sua attuazione, proprio perché non ci sono le strutture necessarie deputate a poter erogare queste prestazioni di vaccinazione nella maniera corretta, nei tempi previsti; e anche perché c'è una grande carenza, perché non è possibile fare un intervento d'urgenza in questa maniera. Dopodiché, per un altro problema che noi abbiamo, che è direttamente collegato al bene della salute del nostro Paese, mi riferisco agli immigrati: allora, fino a una certa età gli immigrati li dobbiamo vaccinare e da quella età in poi no.

Allora, anche lì, anche il Governo lo aveva presentato, però non c'è la copertura finanziaria. Ma scherziamo? Si tratta della salute e non c'è la copertura finanziaria; così come per il personale scolastico, il personale sanitario, che deve erogare le prestazioni di vaccinazioni, e poi, per questo personale, che dovrebbe essere vaccinato, così come è stato nella campagna per il problema dell'epatite B e dell'epatite C nel 1992-1993, non ci sono anche per questi le risorse. Quindi, il problema rimane; il decreto tenta di affrontare un problema che va affrontato, perché le vaccinazioni vanno erogate, e vanno erogate cercando il consenso e le informazioni giuste, cercando di organizzarsi in questa maniera.

Da questo punto di vista, non c'è dubbio che occorre attendere il Governo nel contesto della sua attuazione; però ci sono anche delle carenze a cui speriamo che il Governo, nel prosieguo dell'attività ancora di questa legislatura, ponga riparo rispetto alla situazione degli immigrati, del personale scolastico e del personale sanitario: anche quelli vanno vaccinati, e vanno vaccinati gratis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, non per la sintesi, ma comunque la ringrazio. Sospendiamo qualche minuto la seduta e la riprendiamo alle ore 22,10.

La seduta, sospesa alle 22,05, è ripresa alle 22,10.

PRESIDENTE. La seduta, come promesso, è ripresa.

È iscritto a parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, a mio parere il decreto-legge viola in maniera importante anche l'articolo 3 della Costituzione quando si parla di necessità della partecipazione dei lavoratori alla vita sociale ed economica del Paese. Molti lavoratori vedono violate le loro prerogative dal decreto, a partire dagli operatori sanitari per spostarci poi anche agli stessi parlamentari e anche a tutti i genitori che lavorano. Lo European Centre for Disease Prevention and Control parla della raccomandazione per aumentare la copertura vaccinale e non di obbligatorietà. L'esempio vaccinale del Veneto non è stato capito, non certo l'esempio forse perché è una regione che non tutela la salute visto che in Veneto ancora oggi è attiva la fabbrica dei pfas. L'Organizzazione mondiale della sanità fornisce dati che parlano del 93 per cento di copertura vaccinale media in Europa negli scorsi due anni, con il continente americano al 91 per cento, visto che lo prendiamo sempre ad esempio. Nonostante queste premesse di raccomandazione e di informazione, volete creare uno stato di polizia vaccinale con l'obbligo per dieci vaccinazioni dalle quattro preesistenti, con quanto ne potrebbe conseguire in termini di caos burocratico degli operatori sanitari al collasso. Recentemente, per fare un esempio locale, il pronto soccorso dell'ospedale di Mantova è stato devastato dalla furia di una persona che ha perso lavoro e non c'era personale sufficiente per contenerlo grazie al vostro Jobs Act. Quindi è impossibile utilizzare personale sanitario per controllare che tutti siano vaccinati per la varicella. Per non parlare del personale scolastico: i provveditorati stanno chiudendo, Mantova compresa. Il Governo ha disciolto il Corpo forestale dello Stato con chiare conseguenze sugli incendi. Forse potreste creare il corpo vaccinale dello Stato, potreste metterci per esempio il maresciallo Marco Mazzi neopromosso che controlla al momento gli ecoreati in Transatlantico e nel cortile della Camera. Il decreto-legge svilisce i lavoratori del Ministero della salute: nella formulazione originale conteneva l'obbligo per il meningococco B e C nonostante che si sappia che ci sono criticità importanti soprattutto per il meningococco B. Nel 2015 l'Istituto superiore sanità stesso nel suo report parlava di necessità eventuale per focolai epidemici o gruppi ad alto rischio ma parlava anche di complicanze forse superiori ai benefici; parlava di rimpiazzamento ecologico dei ceppi di meningococco e adesso ci si è trovati di fronte ad un testo base che prevede l'obbligatorietà. Dal punto di vista scientifico non è stata fatta fare una bella figura ai molti sicuramente validi lavoratori del Ministero della salute. La farmacovigilanza può diventare anche attiva se si vuol cambiare la strategia vaccinale: dovrebbero esserci ricerche indipendenti sui rischi e benefici e comparazioni fra coorti. Tra i lavoratori violati dal decreto-legge ci sono i parlamentari. Un parlamentare del PD, Scanu, è presidente della Commissione d'inchiesta che si occupa di uranio impoverito. La relazione intermedia della Commissione parla di dati importanti: sono dati comunque del Parlamento italiano che, non essendoci stata la possibilità di discutere appropriatamente il decreto per modificarlo, chiaramente non sono stati portati all'attenzione. Parla di possibili danni da vaccini con gli esiti del Progetto Signum del professor Nobile sui militari della Brigata Folgore che affermano un significativo incremento della frequenza di alterazioni ossidative del DNA di cellule micronucleate per vaccinazioni in numero superiore a cinque. Tale limite numerico, secondo la relazione, deve diventare prescrittivo nella somministrazione dei vaccini adottata nelle linee guida. È un testo parlamentare, non è un testo scientifico come del resto lo è questo decreto; però il confronto parlamentare poteva affrontare anche quello che è scritto nella relazione di pochi giorni fa e si parla in questo testo proprio della necessità di una somministrazione di vaccini monocomponente. Per il morbillo chiaramente il lavoro avrebbe dovuto essere molto diverso puntando al solo dato di urgenza del morbillo, senza mescolarlo con altre realtà.

Il confronto scientifico deve essere fatto con esperti indipendenti anche dalle società professionali e dai produttori industriali perché, altrimenti, non si riesce a migliorare il nostro Stato fidandosi del piano nazionale di prevenzione vaccinale che non è ancora stato sottoposto a un dibattito nella comunità scientifica. Ricordiamoci inoltre che nel morbillo la morte che riguarda lo 0,2 per cento può arrivare al 10,20 per cento in caso di malnutrizione. Abbiamo uno Stato che sta avendo persone malnutrite in percentuale sempre maggiore: 150.000 in più nell'ultimo anno, forse sono queste le priorità. Mancano valutazioni di esami che riguardano la salute come lo MTHFR: deve essere chiarito se sono esami eventualmente da svolgere per capire se possono dare effetti sui vaccini e per quanto riguarda l'integrazione con le vaccinazioni. Parliamo sempre di America: ricordiamoci che proprio a Washington c'è la mortalità infantile più elevata in una capitale definita occidentale e i decessi per parto in tutti gli USA sono uno ogni 1.800; in Italia uno ogni 17.000. Perciò non stiamo troppo a copiare alcuni piani internazionali. Abbiamo un Sistema sanitario nazionale che è tra i migliori del mondo. La spesa sanitaria privata italiana sta crescendo: 12 milioni di italiani hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie e stiamo attenti anche ai bonus per i medici che raggiungono elevate coperture perché, altrimenti, dalla EBM si passa alla bagging based medicine ossia alla medicina basata sull'accattonaggio dei bonus invece che rinnovare il contratto degli operatori sanitari fermi da anni. Ma allora, Presidente, e concludo: se un medico ha paura di essere radiato, un radiologo forse avrà paura di essere medicato! State cercando di creare una Repubblica basata sulla paura. Io spero però che i lavoratori siano vaccinati dalla vostra ridicolaggine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

LOREDANA LUPO. La ringrazio, Presidente. In questa Aula è stato detto quasi tutto direi sul decreto-legge. È evidente che non ci siamo trovati davanti a un decreto fatto in modo scientifico ed è anche giusto che non sia così perché in realtà qui dobbiamo parlare di politica e di decisioni politiche, tuttavia per poterlo fare abbiamo bisogno di dati, quindi non di ricerche scientifiche incredibili ma semplicemente di dati, di costi e benefici di una qualsiasi azione che noi dobbiamo scegliere per questo Paese. Ci è stato detto che dovevano darci il dato dell'epidemia del morbillo ma il morbillo non è in epidemia in questo momento in questo Paese, non è la nostra priorità a quanto pare. C'è un'urgenza e allora la domanda è la seguente: perché stiamo parlando di una decretazione d'urgenza su tutti questi vaccini quando in realtà non c'è alcuna epidemia in questo Paese? Diciamolo chiaro: non c'è alcuna epidemia nel Paese Italia ad oggi perché, se no, il nostro Ministro sarebbe corso qui veramente in modo veloce ad informarci, dentro questa importantissima Aula, e a dirci che c'era un'epidemia e che dovevamo correre subito ai ripari, cosa che non è accaduta. Differentemente ci siamo trovati un decreto-legge che assolutamente non è costituzionale, che va contro le nostre prerogative costituzionali. Ci siamo trovati a dover decidere all'interno di quest'Aula su un argomento che materialmente non ha potuto vedere audizioni, tempi tecnici necessari per poter studiare realmente l'argomento; c'è stata castrata ogni possibilità di incidere sul decreto nonostante scada il 6 agosto - quindi noi potremmo tranquillamente fare le dovute modifiche, rimandarlo al Senato e vederlo approvato - quindi ogni azione legittima su questo decreto è stata impedita da questo Governo e perché? Semplicemente per evidenti interessi personali perché è l'unica spiegazione che riusciamo a darci. C'è una campagna elettorale in corso; c'era un tentativo di far credere che tramite queste misure d'urgenza improvvise dovevamo salvare la sanità italiana, dovevamo salvare tutti gli italiani ma non è così, non è assolutamente così.

Noi gli italiani in questo momento li abbiamo terrorizzati e l'epidemia la creeremo - ripeto: la creeremo - perché le mamme e i papà che sono venuti qua fuori a manifestare ed erano numerosi sono fortemente spaventati. E non sono persone che non vogliono curare i propri figli, non li vogliono vaccinare, ma si chiedono perché tutta questa necessità d'urgenza, quando in realtà un'epidemia non c'è. Quindi come non far credere più assolutamente al sistema sanitario italiano!

La Ministra è venuta in Commissione e ci ha detto che in questi anni si è adoperata in tutti i modi per far capire che il vaccino è qualcosa di fondamentale per il nostro Paese. Io non so di che campagne informative la Ministra si sia occupata, ma sicuramente…Perché noi ne conosciamo una che è quella del Fertility Day, che è stata veramente imbarazzante. Sicuramente non si è occupata delle campagne vaccinali di queste fasce d'età. Perché io sono una mamma, e ho dei bambini piccoli, e di queste campagne informative non ne ho assolutamente idea; sui miei territori nessuna mamma ne è a conoscenza. Quindi bugie contro bugie!

Ma la cosa peggiore è la condizione in cui noi ci troviamo. Perché la dobbiamo dire tutta la verità: la verità è che quando una persona va a vaccinare il proprio figlio, e lo fa quantomeno io dico nelle ASL palermitane, perché io da lì provengo, non trova personale preparato, non sa quali sono i suoi diritti, non gli viene fatto firmare il consenso informato. Ma la cosa peggiore, signori: nei libretti, nei libretti dei bambini, quelli vaccinali, non c'è neanche il lotto del vaccino! Cioè se io ho una reazione avversa, non so neanche a che cosa mi devo rifare!

Quindi noi stiamo tentando di strutturare un sistema di disinformazione per gli italiani, al di là del fatto che sono state toccate le scuole e si è parlato…Si è parlato: si è deciso all'interno di questo decreto-legge che da 0 a 6 anni questi bambini non potranno assolutamente accedere alla scuola se non vaccinati. Ma voi avete idea del danno che andate a creare a questa coorte di famiglie, di bambini, che materialmente si sono visti in un sistema che non li ha tutelati, si sono sentiti lasciati soli, e ora li private pure della possibilità di finire un percorso formativo? Perché dovete sapere che verso il quarto, quinto anno del bambino si inizia la pre-scrittura, la pre-lettura. Quindi noi dobbiamo ghettizzare oramai questi bambini, marchiarli, mettiamo loro una bella stella, li mettiamo da parte, e diciamo: siete voi gli infetti e non potete neanche accedere all'istruzione, che vi è dovuta in questo Paese. Tanto quanto la salute, che va tutelata con correttezza; come ha fatto il mio collega poco fa, che ha sciorinato tutti i dati dell'OMS e vi ha messo di fronte la cruda verità: il fatto che voi non sapete neanche quali siano le soglie per tutelare questo Paese. Io le ho chieste in Commissione, e me le ha dovute dire il mio collega, qui in Aula. Come si fa a lavorare su un decreto-legge senza avere dati, e con dei presidenti che ti chiedono in Commissione: fate le interrogazioni per avere i dati? E poi si scopre che ci sono 630 persone che vengono risarcite per danni da vaccini… Perché quelle le abbiamo scoperte! Non risarcite: viene loro riconosciuto il danno. Attenzione a questa cosa: soldi non ne vedono, perché come diceva la collega, ti do casomai 20 mila euro, o 100 mila euro, e tu rinunci a farmi causa per un danno che tu Stato mi hai fatto. Tu me l'hai fatto, perché tu mi hai obbligato, e ci sono già sentenze!

Perché dovete sapere questo: questo decreto-legge non finisce qui. Fortunatamente i genitori, che sono veramente delle persone che tengono alla salute dei propri figli, porteranno nelle aule dei tribunali questa situazione, e questo decreto-legge si sgretolerà lentamente, e vi farà vedere tutta l'inconsistenza politica e scientifica che voi rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

GIULIA DI VITA. Presidente, questo è praticamente uno dei pochi spazi che è stato concesso ai deputati di questa Camera per poter parlare - e sottolineo: solo parlare - di questo folle decreto-legge sui vaccini obbligatori. Infatti, prima di entrare nel merito del decreto-legge, vorrei ancora una volta stigmatizzare quello che, a mio avviso, è un uso ingeneroso di questa Camera del Parlamento: si è di fatto stabilito, con l'accordo dei partiti, che la Camera non conta quanto il Senato, e che non ha il diritto di esaminare e modificare il testo.

Tutto ciò è davvero incomprensibile, e per due motivi principali: uno, perché molti esponenti della maggioranza, e perfino il relatore del provvedimento, hanno ammesso che il testo, così com'è giunto dal Senato, non è adeguato, e alcune modifiche sarebbero necessarie; due, perché non è vero che non ci sono i tempi tecnici. Difatti la scadenza del decreto-legge è prevista per il 6 agosto, in una settimana di lavoro la Camera avrebbe potuto portare a compimento tutte le modifiche del caso, e la prima settimana di agosto il Senato avrebbe potuto procedere con l'approvazione definitiva. A tal proposito, venerdì 21 luglio ha prontamente scritto alla Presidenza della Camera, e solo oggi ho ricevuto risposta: una risposta che purtroppo mi aspettavo, e che adduce tra le cause della mancanza di tempo la presenza in calendario del decreto-legge cosiddetto Mezzogiorno, l'ennesimo, e il bilancio della Camera. Ma anche questi non giustificano affatto l'accelerazione dei lavori sul decreto-legge “vaccini”: infatti la scadenza del decreto-legge “Mezzogiorno” è prevista per il 19 agosto; sarebbe bastato andare in vacanza non il 3 agosto ma una settimana dopo, tutto qui.

È ovviamente prerogativa del Governo decidere di apporre o no la questione di fiducia, e quindi di fatto strozzare il dibattito parlamentare, ma è altrettanto vero che non se ne può davvero più; e per questo ho scritto anche al Presidente della Repubblica, e sono in attesa di risposta. Ma diciamoci la verità: l'utilizzo di questi strumenti in casi come questo è giustificato esclusivamente da problemi politici interni, e questo rende tutto ancora più insopportabile. Se non è stato possibile toccare il testo perché blindato, sarebbe stata almeno un'ottima occasione per acquisire informazioni ed entrare nel dettaglio dei diversi aspetti, e ricevere sia dal Ministro che da eventuali tecnici e professionisti convocati in Parlamento risposte ufficiali; così poi da poterle divulgare, ed informare correttamente le tante famiglie che da giorni e giorni si ritrovano qui fuori preoccupate per il futuro dei propri figli.

Il Ministro Lorenzin si è presentata in Commissione in una sola delle giornate che la Commissione affari sociali ha dedicato poi al teatrino del finto dibattito e delle bocciature in toto di ogni singolo emendamento. Era ovvio che i deputati ne avrebbero approfittato per chiedere informazioni e chiarimenti sul decreto-legge! Ma anche per quello il tempo non è stato sufficiente. Insomma il tempo, quando non vi conviene, non c'è mai; e così all'unica domanda che mi è stato possibile porre non ho ricevuto risposta.

Ed entro quindi nel merito del decreto-legge. Avevo chiesto al Ministro come sia possibile prevedere che l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, sia da un lato l'ente incaricato di monitorare gli eventi avversi per i quali è stata confermata, non si sa da chi, un'associazione con la vaccinazione, e dall'altro lato viene nominata, insieme al Ministero della salute, come parte in causa nelle controversie per le domande di riconoscimento di indennizzo da vaccinazione. È evidente solo a me un fin troppo palese conflitto di interessi? È normale che la controparte di chi chiede l'indennizzo per danno da vaccino è la stessa che tiene sotto controllo in via ufficiale i danni da vaccino? Come potrà mai essere imparziale al processo?

E questo tema del riconoscimento degli indennizzi per danni da vaccinazione, previsti da una legge di 25 anni fa, la n. 210 del 1992, è una delle battaglie che porto avanti da quando è iniziato il mio mandato parlamentare. Infatti durante un'agorà in una delle piazze più famose di Palermo il papà di Salvatore, un ragazzo di Terrasini nella provincia di Palermo, si è presentato e mi ha sottoposto l'odissea che lui e la sua famiglia hanno affrontato per ben 13 anni. Al loro bambino è stato riconosciuto il nesso causale tra la vaccinazione e il danno neurologico subito, che lo ha reso invalido in maniera irreversibile; i genitori presentano relativa istanza per chiedere risarcimento, come previsto appunto dalla legge n. 210, ma lì comincia un interminabile calvario. Tramite cavilli degni del miglior azzeccagarbugli, il Ministero della salute nega l'indennizzo: si tratta di centinaia di migliaia di euro. E alla fine dei giochi i genitori di Salvatore, oltre a dover far fronte all'inaspettata disabilità del figlio, si vedono costretti a rivolgersi al tribunale; e solo la giustizia ha permesso loro, giusto l'anno scorso e dopo ben tredici anni, di ricevere ciò che gli spettava di diritto, e costringere quindi lo Stato a pagare.

Questo caso mi ha spinto quindi ad approfondire per avere un quadro completo della situazione; e sarò sincera, Presidente: sarebbe stato meglio non conoscere affatto la realtà dei fatti. All'inizio non riuscivo a capire come mai fosse così difficile, quasi impossibile sapere dal Ministero della salute un semplice dato, ovvero il numero totale di indennizzi per danno da vaccinazione riconosciuti dal 1992 ad oggi. Ci sono voluti ben due anni, e poi il miracolo, il Ministero mi risponde: si tratta di 620 casi, ai quali ovviamente aggiungere quelli sfociati poi in tribunale. Ma quante richieste sono state fatte, e quante hanno fatto la stessa fine di quella dei genitori di Salvatore, ovvero negate ingiustamente per dei cavilli? Ovviamente tuttora queste e più domande sono rimaste totalmente inevase.

Ma se parliamo di risposte, una veramente importante è giunta dal Consiglio di Stato, secondo il quale il Ministro della salute ha oltrepassato le proprie competenze nel momento in cui ha giudicato la fondatezza o meno del nesso causale tra vaccinazione e danno subito, attività di competenza esclusiva delle commissioni medico-ospedaliere preposte. Infatti, riporto letteralmente: tenuto conto che il Ministero è privo del potere di sindacare la discrezionalità tecnica della commissione in sede di erogazione dell'indennizzo, non si capisce come tale potere possa essergli concesso in sede di decisione del ricorso dell'interessato, al di fuori dell'ambito da esso devoluto. Quindi, il Ministero della salute ha rigettato richieste e ricorsi sulla base di un giudizio che non era suo compito dare o addirittura modificare; un'ingiustizia deplorevole a cui mai lo Stato ha posto rimedio. Le famiglie che hanno subito questo trattamento andrebbero risarcite due volte e invece cosa succede? Ho presentato un'interrogazione proprio per chiedere quali fossero le intenzioni del Ministero per rimediare e la risposta è stata che, preso atto del parere del Consiglio di Stato, il Ministero si impegna ad adeguarsi per le richieste di indennizzo future, mentre quelle passate, cioè proprio quelle che hanno subito ingiustizia e la negligenza del Ministero, non verranno nemmeno revisionate; un vero e proprio scempio, davvero disumano. Ma potrei stare qui ore a raccontarvi altre di queste nefandezze e se chiedete per una volta nella vostra vita direttamente alle famiglie chissà quante altre cose uscirebbero fuori e chissà se provereste finalmente un pizzico di vergogna e mortificazione.

Avete previsto nel decreto la creazione di uno staff di venti funzionari del Ministero con il compito di definire le procedure finalizzate al ristoro dei soggetti danneggiati da sangue infetto o vaccinazione ovvero sempre quelle previste dalla legge n. 210. Ciò comporta una spesa totale di circa 1.400.000 euro. E da dove prendete questi soldi? Guarda un po', proprio dal Fondo destinato al risarcimento per i danneggiati da sangue infetto o vaccinazione. Ditemi voi se tutto questo è accettabile o è oltremodo offensivo? Avrei voluto quindi approfittare di questo decreto per proporre, così come ho fatto tramite i miei emendamenti, ovviamente bocciati, tutta una serie di misure di revisione della legge n. 210, per provare a rendere giustizia queste famiglie dimenticate e oltraggiate. I miei emendamenti non sono altro infatti che la ricostruzione della mia prima proposta di legge. Si tratta di semplici aggiustamenti tecnici che avrebbero snellito il processo di richiesta e di evasione delle pratiche, rendendo il lavoro più semplice per le famiglie, ma anche per il Ministero, perché tutto lascia pensare che la burocrazia in fondo non sia altro che una comoda alleata per evitare di pagare e liquidare gli indennizzi ingenti alle famiglie a cui spetta di diritto; una semplice sporca questione di soldi, come se una qualsiasi cifra potesse mai compensare la perdita di un figlio, nel peggiore dei casi, o la menomazione irreversibile.

Tuttavia, avete deciso di mettere la fiducia e quindi non potrò dire a queste famiglie che forse c'è una piccola speranza, il massimo che potrà fare e sperare nell'unico ordine del giorno che posso presentare e che annuncio fin da adesso: impegna il Governo a risarcire quelle famiglie a cui è stato negato l'indennizzo solo a causa della negligenza del Ministero; pensateci.

Detto ciò, Presidente, siamo ormai agli sgoccioli, questa probabilmente è la mia prima e ultima legislatura, spero che questa mia battaglia possa essere presa in carico da chi verrà dopo di me, anzi farò assolutamente in modo che ciò accada. Metterò a disposizione tutto il mio lavoro, le mie conoscenze, i miei contatti, e anche da comune cittadino continuerò qui fuori a essere un continuo pungolo su questa indecenza, fino a quando qualcuno non vi porrà rimedio. Il Governo che vi succederà, di qualunque colore esso sia, dovrà correre ai ripari. Sicuramente avrà bisogno di tempo, anche solo per capire come stanno davvero le cose e l'ordine di grandezza di questo disastro, ma dovrà cominciare a rendere giustizia a queste famiglie, altrimenti si macchierà in egual modo della stessa folle cattiveria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. La ringrazio anche per essere stata nei tempi.

È iscritto a parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

GIULIA GRILLO. Grazie Presidente. Ministro, quando ho ascoltato il suo intervento l'altra volta in Commissione, l'unico che ho potuto ascoltare per intero, sono rimasta colpita perché ha detto delle cose che mi hanno lasciato veramente preoccupata, perché io ho visto che lei credeva veramente in quelle cose, probabilmente in assoluta e totale buona fede. Le cose che mi hanno preoccupata sono state due. Lei ha parlato della scienza e dell'Organizzazione mondiale della sanità, come se fossero dei dominus assoluti che dovessero decidere in maniera acritica nel ricevente con quelle informazioni, in maniera critica e assoluta sulla nostra vita. Premesso che io che sono un'appassionata di scienza, per cui la invito quando vuole a confrontarsi su qualunque tema, dallo spazio, all'editing genetico, avremo sicuramente di cui parlare, però credo che la politica debba fare il suo lavoro e non debba strumentalizzare né la scienza, né la ricerca, né il progresso che fa la scienza, perché la scienza studia tante cose. Per esempio, forse lei non lo sa, ma gli studi sugli embrioni sono stati fatti durante il periodo nazista, dai ricercatori nazisti. Oggi tutti quanti conosciamo come è avvenuto e come avviene lo sviluppo di un embrione, però questo è stato fatto superando certi limiti etici che oggi noi facciamo difficoltà ad accettare. Quindi quando si parla di scienza bisogna stare sempre molto attenti, perché gli scienziati fanno il loro lavoro, ma loro non fanno i politici, i politici li facciamo noi, stabiliamo delle regole, stabiliamo dei limiti ed è giusto che sia così. Peraltro, sempre parlando di scienza, ci sono diversi scienziati che su riviste internazionali hanno posizioni diverse, io ne cito alcuni, per esempio Peter McIntyre, direttore del National Centre of Immunisation Research and Surveillance che in un articolo sul Medical Journal of Australia ha evidenziato alcune criticità su un provvedimento che ha fatto il Governo australiano che si chiama No Jab, No Pay, che vincola l'erogazione di sussidi economici all'effettuazione delle vaccinazioni. E anche ricercatori di differenti università negli Stati Uniti, in un articolo il cui ultimo autore è Walter Orenstein per molti anni direttore del programma di vaccinazione degli Stati Uniti, presso il Center for Disease Control and Prevention, su Jama Pediatrics, in cui invitavano a valutare con molta attenzione e cautela l'eventuale rafforzamento delle misure coercitive. E anche il BMJ, noto giornale antivaccinisista nei giorni scorsi ha riportato la discussione che c'è stata tra i rappresentanti della British Medical Association durante la quale discutevano proprio dei nostri provvedimenti, del provvedimento italiano e francese, sull'obbligo vaccinale riportando i pareri sui determinanti delle situazione vaccinale di Andrea Ammon, direttrice dell' European Centre for Disease Prevention and Control, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie e di Robb Butler, program manager dell'Ufficio europeo dell'organizzazione mondiale della sanità. Quindi vede gli scienziati, quelli che lei chiama a sproposito in causa in una decisione che è di tipo politico, non sono tutti unanimi, anzi al contrario ci sono molte voci di critica sull'uso dello della coercizione dell'obbligatorietà in una pratica vaccinale, perché di questo si parla. Ritornando all'Organizzazione mondiale della sanità anche quello mi fece impressione quando lo disse, perché mentre diciamo nel nostro Paese, come in molti Paesi europei, si è sollevata una protesta nei confronti dei famosi trattati TTIP, del famoso CETA, nessuno era venuto a conoscenza di un Trattato che imponeva a tutti i Paesi l'obbligatorietà sui vaccini, perché di fatto l'Organizzazione Mondiale della Sanità non dice questo, dà dei goal, degli obiettivi di politica sanitaria, su cui peraltro io personalmente avrei qualcosa da dire, ma semplicemente perché il dubbio è il sale della vita quindi bisogna sempre chiedersi, farsi le domande e dare delle risposte convincenti. Ma in realtà però l'Organizzazione mondiale della sanità non ha mai detto che bisognava utilizzare la strategia coercitiva; né l'OMS, ne l'ECDC in quell'articolo che riportavo prima raccomandano l'obbligatorietà vaccinale e non vi è alcun evidente associazione tra vaccinazioni obbligatorie, senza altre misure, e l'aumento della copertura vaccinale. Sempre la dottoressa Ammon direttrice delle ECDC.

Ma tornando all'Organizzazione mondiale della sanità io quello che voglio dire è che comunque è un'organizzazione fatta da uomini e come tali questi uomini possono sbagliare. Questo è già successo in un caso che tra l'altro ha visto il nostro Paese protagonista, il caso del Tamiflu e lo cito perché addirittura sempre la nota rivista antivaccinista, il British Medical Journal, ha creato una pagina permanente per la storia del Tamiflu.

Successe che nel 2009 l'Organizzazione mondiale della sanità classificò come farmaco essenziale contro l'influenza il Tamiflu. In quel momento il livello di allarme proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità per quella pandemia si rivelò incauto ed eccessivo. Le sue conseguenze furono enormemente meno gravi rispetto a quelle inizialmente previste, cioè quelle della famosa pandemia. Tuttavia, i Governi furono costretti, a causa dell'allarme dell'OMS che quindi sbagliò evidentemente, ad acquistare e accumulare immani quantità di vaccini e farmaci antivirali, rimasti poi in larghissima parte inutilizzati. In Italia, ad esempio, furono acquistate 24 milioni di dosi di vaccino, di cui meno di 900 mila somministrate. Cos'è successo da allora? È successo che recentemente l'Organizzazione mondiale della sanità ha declassato il farmaco contro l'influenza Oseltamivir, cioè il Tamiflu della Roche, all'interno della lista dei farmaci essenziali, perché una revisione delle prove ha notevolmente ridotto e quasi annullato i vantaggi della sua utilizzazione.

Dunque, non vaccini che fanno male ma vaccini che non fanno niente e addirittura i ricercatori del BMJ hanno riassunto, diciamo, i punti essenziali di questa vicenda incredibile e li hanno riassunti così: l'OMS raccomanda il Tamiflu ma non ha controllato a fondo i dati del Tamiflu. L'Agenzia europea del farmaco ha approvato il Tamiflu ma non ha esaminato l'intero dataset del Tamiflu. CDC e ECDC hanno incoraggiato l'uso e l'accumulo di scorte di Tamiflu, ma non hanno controllato a fondo i dati del Tamiflu. La gran parte della sperimentazione di fase tre del farmaco non è stata pubblicata a distanza di dieci anni dalla sua conclusione. Nel dicembre 2009 Roche promise di concedere a scienziati indipendenti l'accesso all'intera documentazione della ricerca, il full study report, ma la compagnia finora non ha mantenuto l'impegno. Il sito del BMJ dedicato al Tamiflu è continuamente aggiornato (io comunque ho portato anche una copia e se lo volete potete vederla per non dire che sto raccontando cose incredibili).

Quindi, diciamo sempre che io in questa vita ho imparato una cosa, che per chi vuole avere fede quello è il Dio della propria religione. Io credo nel Dio dei cattolici e ho fede in quello, dopodiché posso avere fiducia, decidere di avere fiducia e decidere di non averla. Questo è quello che la mia intelligenza mi porta a capire e a reputare. Allora, io vorrei commentare con lei delle parole che mi hanno scioccato quando le ho sentite e sono le parole del presidente della società italiana di pediatria, intervistato da La7 in una puntata del 1° giugno 2017 sui finanziamenti alla società italiana di pediatria. L'intervistatore faceva notare che questa società aveva ricevuto dei soldi dalla casa farmaceutica e lui rispondeva così: “Non c'è niente di cui nascondersi o vergognarsi in tutto questo - ha affermato ai microfoni il presidente della SIP Alberto Villani - e anzi le partnership dovrebbero essere rinvigorite. Conflitto di interessi? Per quale motivo un'azienda non dovrebbe contribuire? Promuovere un prodotto non significa promuovere qualcosa che non va e il discorso sui vaccini non è assolutamente da pensare che sia un business”. Ora, io dico questo: lei, Ministro, pensi ai genitori che in televisione hanno sentito questa frase detta dal presidente della società italiana di pediatria. Probabilmente la fibra morale del presidente è tale per cui egli non ravvede un conflitto di interessi, però io lo rassicuro sul fatto che ci sono tanti altri cittadini in Italia per la cui fibra morale quello è un grande conflitto di interessi e sono preoccupati per la nonchalance e la tranquillità con cui questo presidente ha fatto questa affermazione.

Questo lo dico perché, come lei sa, le società farmaceutiche sono per fortuna costrette a pubblicare i dati, in base a un regolamento europeo, sui versamenti che fanno a tutti i fortunati ricevitori e i dati sono veramente impressionanti. Adesso io ne cito alcuni, per esempio: l'Associazione italiana di oncologia medica, AIOM, che supera i due milioni di versamenti grazie all'MSD, 1,4 milioni di euro; la Roche, 332 mila; la Janssen, 149 mila; la Sanofi, 123 mila. Poi, l'Accademia nazionale di medicina di Genova, con 911 milioni di euro così ripartiti: Novartis 290 mila e altri 254 mila dalla Bayer. Insomma sono tantissimi.

Allora, io credo che bisogna fare un atto di onestà intellettuale e domandarsi perché i cittadini hanno così grande sfiducia verso il mondo delle istituzioni e, in particolare, laddove esiste il mondo della farmaceutica. Mi hanno bollato come la signora che fa la battaglia ai medicinali. Io dico che se fosse così non avrei fatto la battaglia per fare curare con i farmaci per l'epatite C tantissimi cittadini che sono rimasti esclusi dalle cure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, non è assolutamente così. Però, io dico che nel 2017, quando siamo di fronte a un mercato mondiale dei vaccini che ha un fatturato di 23 miliardi di euro e sento dire dal presidente della società italiana di pediatria che i vaccini non sono un business penso che forse per lui non lo sono ma chiaramente per le industrie che li producono a mio avviso lo sono assolutamente.

Dal momento che noi questi vaccini li dobbiamo acquistare, io credo che sia importante avere chiaro chi sono i nostri interlocutori dai quali noi stiamo acquistando questi vaccini e dobbiamo avere gli anticorpi di governance sanitaria e farmaceutica per potere capire cosa sta succedendo intorno a noi. Allora, quando si fanno scelte di politica sanitaria, signora Ministro, e l'agenzia di quel Paese che si occupa di concorrenza sul mercato, che da noi è l'Antitrust, dà tutta una serie di indicazioni con 100 pagine di indagine e vi dice che dovete fare l'Health Technology Assessment, vi dice che ci sono dei monopolisti sul mercato che per strategie commerciali hanno deciso di produrre solo i farmaci in formulazione polivalente, vi dice che ci sono eccessi di clausole di riservatezza nei contratti commerciali e che le regioni hanno difficoltà a fare gare che assicurino risparmio di spesa perché non sono a conoscenza di quelle informazioni, quando a fronte di tutto lei mi risponde: “Il Ministero fa il Ministero e l'Antitrust fa l'Antitrust”, a me cadono le braccia per terra e penso che cadano a chiunque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché questo non è ammissibile. Quando sento dire da lei o da altri suoi colleghi che, se anche è già immunizzato, gli rifacciamo il vaccino, come se noi non avessimo il pareggio di bilancio in Costituzione, mi ricadono le braccia due volte.

Allora, sinceramente non ci venite a raccontare che dobbiamo chiudere i punti nascita che hanno 497 parti all'anno e non ne hanno 500, oppure che dobbiamo chiudere i piccoli ospedali che hanno bilanci di 10-15 milioni di euro quando poi con questa allegria siete pronti a buttare euro come se ce li regalassero. Non ci credo più! E, allora, io dico questo: quando il collega Gelli dice che noi non stiamo intervenendo sull'emergenza ma lo facciamo per il futuro va bene, collega Gelli, ma allora si sarebbe dovuta fare una legge visto che non state intervenendo sull'emergenza. Facevamo una legge così per il futuro ci preparavamo. Decidetevi, perché nella vostra relazione avete scritto che noi stiamo intervenendo per l'emergenza dicendo, onorevole Gelli, che è sbagliato intervenire nelle emergenze. Però, vi dovete decidere voi: o stiamo intervenendo nell'emergenza o no, perché altrimenti non si capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, se volevate fare una legge noi eravamo qui, eravamo disponibili e tutti questi dati li avremmo esaminati in maniera precisa, con tutti i numeri a nostra disposizione. Però, così non è stato e anziché fare decreti-legge per i morti da inquinamento ambientale, per il diabete che farà milioni di vittime e di invalidi come ci dicono tutti i report, per le malattie alcol correlate e per le malattie da gioco d'azzardo, ebbene non abbiamo fatto un decreto per tutte queste malattie ma facciamo un decreto che non interviene sull'unica classe di popolazione - da 15 a 39 anni - che in questo momento è a rischio; non lo facciamo per gestire un'emergenza ma per il futuro, potevamo fare una legge, eccetera. Insomma, detto questo noi voteremo convintamente contro un decreto che è fatto veramente senza alcuna logica dalla testa ai piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Purtroppo, ci troviamo a dover discutere celermente di un provvedimento importantissimo e delicatissimo che ci saremmo aspettati potesse essere affrontato con un iter parlamentare e non attraverso un decreto-legge. Soprattutto ci dispiace dover ribadire quanto per noi lo strumento delle vaccinazioni non sia in discussione, ma è necessario farlo nel momento in cui si tratta di politica sanitaria e nel momento in cui il dibattito generato e promosso anche dallo stesso Governo e da esponenti del Governo è stato un dibattito ideologico e inquinato da posizioni di parte ed interessate.

Appunto, la questione dell'approccio è quella che contestiamo principalmente, perché il superamento dell'obbligo è la strategia migliore, come è stato evidenziato anche dai Paesi nordeuropei, per arrivare ad un coinvolgimento dei cittadini e alla partecipazione alle strategie vaccinali per la prevenzione delle malattie infettive.

Questa modalità, questa strategia di superamento dell'obbligo, potrebbe essere messa in discussione certamente per alcuni casi specifici. In particolare mi aspettavo che ci fosse un dibattito aperto, riguardo all'obbligo per gli operatori sanitari, che si partisse da lì magari, in quanto dai dati sappiamo come circa soltanto un quarto degli operatori sanitari e dei medici in Italia si vaccini, mentre i tre quarti rimane scoperto sostanzialmente. Ci si sarebbe aspettati, in particolare dalla Ministra, che additasse, eventualmente con un termine medievale quale quello di “untori”, i medici che ricevono nei propri ambulatori i pazienti e che non sono in regola con le vaccinazioni.

Invece, si è voluta invertire quest'accusa nei confronti dei bambini e dei genitori che non si vaccinano, sottolineando la supposta immunità di gregge. Supposta, perché ribadiamo, come è stato ribadito nei precedenti interventi, è una convenzione scientifica, non è un criterio certo, perché ogni malattia ha le sue caratteristiche e, quindi, eventualmente ha percentuali necessarie per l'immunità di gregge, affinché questa sia efficace, differenti. Ci saremmo aspettati, appunto, un approccio differente, che portasse a togliere la contrattazione politica da un tema così delicato e così importante, e che si fosse portata una posizione scientifica e di evidenza scientifica al Senato, con fonti durante le audizioni, e che l'Istituto superiore di sanità avesse confermato la propria posizione, mantenendo anche una certa credibilità e autorevolezza, che invece ha perso durante l'iter al Senato, avallando la mediazione esclusivamente politica della riduzione dei vaccini, dai dodici ai dieci obbligatori.

Questa è stata una dimostrazione di come le evidenze scientifiche non fossero quelle che sostenessero il ragionamento della Ministra e del Governo, ma fossero altri gli interessi e i motivi per cui è stato portato avanti il decreto, perché altrimenti non si può spiegare come l'Istituto superiore di sanità cambi opinione repentinamente in poche ore, per dare l'assenso alla mediazione politica trovata in Senato. È ovviamente scontato - ma lo ribadiamo - come non c'è stato di urgenza, non c'è necessità, non c'è emergenza, come ha ribadito il Premier Gentiloni nella conferenza stampa che ha presentato il decreto-legge, e c'è una grave sproporzione, una grave sproporzione nelle misure adottate, in particolare quella dell'emarginazione sociale dei bambini della fascia di età 0-6, che vedranno il divieto di accesso alla materna. Una misura, tra l'altro, inefficace per il raggiungimento della supposta necessaria immunità di gregge, in quanto i bambini sono solo il 15 per cento della popolazione italiana. Immagino che la Ministra lo sappia e che sappia anche che i bambini poi il pomeriggio, quando escono da scuola, vanno nei parchi giochi, al supermercato, al bar o, magari, la domenica in chiesa per chi è credente. E, quindi, l'immunità di gregge, se non si parte tra l'altro dai medici e dagli ambulatori, è un po' difficile ottenerla e renderla efficace.

Sappiamo bene anche come, dai dati che abbiamo potuto leggere da EpiCentro, l'unica preoccupazione che ci può essere in questo momento in Italia è quella riguardante il morbillo.

L'età media dei 27 anni delle persone che hanno contratto il morbillo è un dato che ci fa riflettere su come non siano i bambini i portatori del contagio eventuale, ma siano soprattutto gli adulti, quelli a cui magari offrire un'informazione più capillare e più importante in determinate regioni. Sono poi Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto, quelle che hanno avuto più casi di morbillo, ed è in queste regioni dove si dovrebbe implementare l'offerta vaccinale attraverso l'informazione.

Si sarebbe dovuto fare un lavoro differente sostanzialmente, che lei, Ministra, non ha fatto in questi anni. Infatti, il calo delle coperture vaccinali inizia proprio con il suo mandato, dal 2013 in poi. Non è vero che è iniziato dal 1999 in poi. Una mia interlocuzione informale, con consulenti di Palazzo Chigi stessi, mi ha dimostrato come lei avesse tentato di dimostrare come il calo fosse avvenuto dal 1999 in poi, ma in realtà non aveva nessun dato che supportava questo. Il calo è iniziato con il suo ruolo da Ministra. In particolare, lei non ha fatto nessun passo neanche nella direzione di approfondire e investire in ricerca pubblica e indipendente, senza conflitti di interessi, riguardo a importantissimi temi, come quello appunto del carico vaccinale aumentato che si propone. Si sta proponendo negli anni un carico vaccinale in aumento ed è importante, quindi, rassicurare i genitori della sicurezza dei vaccini. E anche per adottare il principio di precauzione che ci caratterizza in Europa sarebbe stato importantissimo fare degli approfondimenti scientifici, che non ci sono stati. Approfondimenti richiesti anche nella relazione “Signum”, che il collega Zolezzi prima citava, una relazione importantissima agli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che certifica come ci siano alterazioni ossidative del DNA nei militari sottoposti a più di cinque vaccinazioni multiple. Le alterazioni ossidative del DNA portano poi a patologie molto gravi e, a volte, anche fatali. Non approfondire questo e non fare una comparazione anche sulla popolazione infantile è sicuramente una negligenza, di cui lei è responsabile.

Cosa si propone in alternativa? Il superamento dell'obbligo è una modalità che può essere superata, soprattutto grazie alla personalizzazione delle vaccinazioni, vaccinazioni puntuali esclusivamente per malattie da cui si ritiene, appunto, doversi immunizzare artificialmente, attraverso un'anamnesi personalizzata, test prevaccinali, anche se non totalmente efficaci, ma che possono dimostrare e evidenziare una tendenza ad avere e sviluppare allergie o altre patologie, in seguito a reazioni avverse ai vaccini, e l'adesione volontaria proprio a questi piani e strategie vaccinali.

Purtroppo, il dibattito è inquinato e ideologico e vi sono le fake news, che lei ha prodotto, Ministra, in quantità industriale, veramente, e ne cito solo alcune.

Nel 2014 a Porta a Porta lei dichiarava esserci oltre 200 morti di morbillo in Gran Bretagna, quando c'erano stati circa 130 casi - non morti: casi! - di morbillo. Lei l'ha ripetuto tre volte, probabilmente qualcuno le ha dato delle indicazioni sbagliate.

Ultimamente ha detto di non andare a Gardaland, perché c'era una circolare di un Paese estero, che intimava di non andare a Gardaland. Ma è stata smentita dai Paesi limitrofi al Veneto - dove c'è Gardaland - e da Gardaland stesso.

Ha dichiarato - e questo è gravissimo, Ministra - che il bambino morto a Monza era stato contagiato dai fratellini. Lei ha criminalizzato una famiglia, per i suoi interessi politici! Il giorno dopo è stata smentita dal primario: è una vergogna questo che ha fatto. Lei rappresenta, è la massima istituzione in campo sanitario in Italia e, per interessi suoi politici e per promuovere il decreto, ha criminalizzato una famiglia e ha dato un'informazione non verificata e scorretta. E questo è fake news, Ministra.

Questo è fake news, come è fake news dire che la nazionale di pallanuoto ha dei casi di morbillo.

Oggi il mister, l'allenatore della nazionale di pallanuoto, dice che non c'è stato nessun caso di morbillo, un giocatore aveva 41 di febbre, ma non era morbillo alla fine; o il tetano: lei ha detto che gli anziani si possono contagiare di tetano. Lei lo sa che il tetano non è contagioso, Ministra? Oppure le persone di cui lei si circonda, come Ricciardi, che ha dichiarato esserci un caso di difterite l'anno scorso, quando non c'è stato alcun caso di difterite, e la difterite è sostanzialmente eradicata in tutta Europa; o Ricciardi ha dichiarato non esserci mai stati dei morti per vaccino in Italia e nella storia italiana, cosa anche questa non vera, purtroppo, basta guardare il caso dei fratelli Tremante a Verona. Non essendoci, quindi, stato confronto scientifico, ci ritroviamo in un contesto dove la mancanza dei dati sulle reazioni avverse che l'Aifa avrebbe dovuto pubblicare, ma che non sono stati pubblicati dal 2014 in poi, sono dati che erano necessari per creare quel contesto favorevole ad una discussione e ad un confronto scientifico nel merito.

I dati sono arrivati soltanto il 6 giugno, purtroppo, e l'Aifa tante volte ha delegato il suo lavoro all'EMA, che, però, mette insieme i dati in maniera aggregata di tutti i Paesi, e quindi è difficile capire le reazioni avverse per l'Italia.

PRESIDENTE. Concluda.

ADRIANO ZACCAGNINI. Prendo ancora qualche minuto, Presidente, e vado a chiudere celermente, cercando di tagliare l'intervento e rispettare i tempi concordati.

PRESIDENTE. Rispetto ai quali, collega Zaccagnini, mi corre l'obbligo di sottolineare che siamo già oltre due minuti e mezzo fuori.

ADRIANO ZACCAGNINI. La ringrazio della comprensione e vado a concludere.

E le regioni, anche: purtroppo, sappiamo che molte regioni non hanno un sistema di farmacovigilanza attivo, e lei è stata capace, Ministro, di contestare addirittura quello che ha fatto il Veneto, l'unica regione che realmente ha investito in farmacovigilanza e in un approccio di coinvolgimento. Quindi, non essendoci stato investimento in ricerca pubblica indipendente, non c'è ricerca sulla popolazione vaccinata e non, sul reale grado di immunizzazione della popolazione, perché c'è il fenomeno dei non responder o dei low responder, quindi dell'efficacia stessa dei vaccini. C'è la questione degli indennizzi che sono in capo allo Stato e non alle case farmaceutiche, ma, se i vaccini sono sicuri, perché non si può mettere in capo ai bilanci di queste grandi multinazionali il numero irrisorio di reazioni avverse che ci saranno? Non avete individuato le coperture finanziarie per le reazioni avverse che ci saranno nei prossimi anni, c'è una scarsezza di chiarezza sulla composizione dei vaccini e, soprattutto, c'è scarsa concorrenza - questo lo ha certificato l'Antitrust nella sua relazione del 2016 - nel mercato, che è un mercato oligopolistico, un regime oligopolistico, quello dei vaccini.

Mettete in campo, sostanzialmente, una sperimentazione di massa, i cui effetti si vedranno fra qualche anno, e non adottate il principio di precauzione. Portate esempi, come la California o la Finlandia, che hanno risvolti negativi di cui probabilmente non siete neanche al corrente, e, soprattutto, create sfiducia, sfiducia e allontanamento delle persone dalle istituzioni. Questo, e cercherò veramente di concludere, nasce probabilmente da interessi differenti da quelli di tutelare la salute della collettività.

Nel 2014 l'Italia viene insignita a Washington come capofila delle strategie vaccinali nel mondo, e questo lei lo ha fatto insieme a Pecorelli, è andata a Washington insieme a Pecorelli; Pecorelli, presidente dell'Aifa, che poi è stato dimesso, destituito per evidenti conflitti di interessi che aveva, e non era una persona credibile per guidare l'Aifa. La Glaxo nel 2015 comincia a delocalizzare, ma nel 2016 c'è un investimento di 300 milioni di euro per il solo acquisto di vaccini. La Glaxo reinveste in Toscana oltre un miliardo di euro, e, in questo regime oligopolistico, voi arrivate ad un decreto; un decreto che vede, appunto, violata l'integrità corporea, il diritto all'istruzione, il consenso informato, che non ci sarà più, l'autonomia dei medici di decidere e consigliare in scienza e coscienza come dilazionare o come fare un calendario personalizzato nei confronti dei pazienti.

Create una spaccatura sociale, epidemie mediatiche, perché la meningite è stata un'epidemia mediatica certificata anche da EpiCentro stesso; quello del morbillo è un focolaio, non è un'epidemia, sulla quale, magari, mettere particolare attenzione, e burocratizzate i trattamenti sanitari, che saranno obbligatori e coercitivi. Tutto questo in pieno conflitto con la Ministra Fedeli, quindi con una forzatura, entrando a Palazzo Chigi con un approccio non cooperativo, ma, appunto, di imposizione, probabilmente per interessi suoi personali elettoralistici. Un approccio anacronistico, una strada che non è quella del superamento dell'obbligo. Ciò sicuramente sta aumentando la consapevolezza nei genitori: lei ha visto che grande mobilitazione popolare, trasversale tra l'altro, da destra a sinistra al centro, c'è, e non si fermerà questa mobilitazione, ovviamente, perché i bambini entreranno nelle scuole, i genitori rivendicheranno i diritti anche dei bambini che dovrebbero essere esclusi, contesteremo e impugneremo le misure coercitive, come è stato fatto nei decenni precedenti, le misure sproporzionate, non necessarie, non urgenti, tali da giustificare l'emarginazione dalla scuola.

Si attiverà un percorso di obiezione attiva, perché la maturità delle persone che sta contestando questo decreto è palese a tutti quanti. Non c'è un'opposizione ideologica, c'è la necessità di ricreare un clima di fiducia, che io tante volte ho cercato di riportare nel dibattito pubblico, e credo che chi ritenga di adempiere alle vaccinazioni solo parzialmente non debba essere sanzionato, ma debba poter prendere queste decisioni, insieme al proprio pediatra, nella maniera più consapevole possibile, e voi state negando questi diritti e questa facoltà ai genitori italiani.

PRESIDENTE. A questo punto, abbiamo terminato gli interventi; ma c'è un'ultima iscritta, l'onorevole Binetti. Era per vedere se stava attenta, ma io ero quasi tentato di dire che si intendeva avesse rinunciato, se non chiedeva la parola, ma ovviamente…

PAOLA BINETTI. Presidente, lei immagina che avrei rinunciato ad intervenire?

PRESIDENTE. …pensavo fosse rimasta per un intervento di fine seduta. Ma ho capito che è sua ferma intenzione intervenire, quindi ha diritto alla parola, prego.

PAOLA BINETTI. Le devo dire che, quando ho visto che ero l'ultima iscritta, un paio d'ore fa, francamente mi sono molto dispiaciuta, sono stata anche tentata di andare a casa.

PRESIDENTE. Anche io avevo la stessa tentazione, onorevole Binetti; mi perdoni, era troppo facile.

PAOLA BINETTI. Dopodiché sono molto contenta di essere rimasta l'ultima, perché veramente mi è sembrato che, nella collezione di tutti gli interventi che ci sono stati, ci sia stata una grande ingiustizia nei confronti dei vaccini. Vorrei distinguere, in questo momento, il modo del decreto da quella che è l'importanza, non solo storica, sanitaria, ma anche l'importanza aperta verso la ricerca in questo campo. Non so quanti dei miei colleghi sanno che sono attive delle ricerche importanti che riguardano la tubercolosi, l'Aids, il virus di Ebola, alla ricerca dei vaccini per sradicare completamente queste patologie, così come c'è tutto un filone di persone che è particolarmente attento ad una distinzione, che è stata fatta in molte occasioni da alcuni colleghi, tra vaccinazione e immunizzazione.

In realtà, la vaccinazione e l'immunizzazione sono due sorelle siamesi, difficilissime da separare. Ebbene, c'è un interesse enorme verso quelle patologie autoimmuni, come sono le patologie neurodegenerative, per le quali non possiamo fare nulla per ora, perché possediamo molti strumenti diagnostici, ma quasi nessuno strumento terapeutico, e si è alla ricerca dei vaccini anche per queste patologie. Si figuri, quindi, Ministro, si figuri, Presidente, se il mio interesse non è tutto dalla parte dei vaccini, assolutamente. Peraltro, la cosa che mi appassiona dei vaccini è anche il fatto che sono uno degli esempi più straordinari nello studio della storia della medicina.

Cito, perché mi diverte citarlo, che il primo riferimento esplicito a un meccanismo di vaccinazione è stato fatto da Tucidide, quando parla della peste di Atene; e, proprio in omaggio al seppellire i morti della peste, che nessuno voleva toccare, nessuno voleva avvicinare, per paura del contagio, solo coloro che erano guariti dal contagio si era certi che non si sarebbero riammalati, e che, quindi, si potevano dedicare a questa funzione di altissima umanità, com'era nell'antichità seppellire i morti.

E nessuno sapeva niente di medicina, nessuno sapeva perché fossero efficaci, nessuno sapeva quale fosse il meccanismo fisiopatologico per il quale erano efficaci però sapevano quel fatto, fedeli al principio che contra factum non valet argumentum. Quindi la storia della medicina è talmente una storia corale dell'attenzione, della collaborazione, è talmente un sapere che si costruisce progressivamente attraverso scambi continui che guardando al bene salute come a uno dei beni più preziosi, a me quest'Aula questa sera è sembrata ingrata, per così dire un'Aula sazia di vantaggi della medicina tanto da potersi giocare tutta la critica a questo decreto su una parola chiave che è la parola “obbligatorietà”.

Che cosa non piace ai miei colleghi, quasi a nessuno dei colleghi? Lo stesso amico, peraltro straordinariamente equilibrato che è il collega Monchiero, ha detto: io voterò il decreto, sono dalla parte dei vaccini, non sono dalla parte della puntualizzazione che riguarda l'obbligatorietà. Eppure anche su questo noi dobbiamo riuscire a fare chiarezza. È vero, come è stato detto anche da alcuni colleghi che hanno messo in relazione il decreto con il disegno di legge sul fine vita che abbiamo discusso poche settimane fa laddove in quel caso abbiamo esaltato la libertà contro ogni forma di obbligatorietà spinta fino al rifiuto anche delle terapie vitali, spinta fino al rifiuto della nutrizione e dell'idratazione perché la volontà individuale faceva testo, era il perno interno della legge. Ovviamente quella legge non l'ho votata ma perché, secondo me, non esiste una condizione in cui la volontà possa porsi come un assoluto senza tener conto del bene che quella volontà in quel momento veicola. E la vita era un bene allora e la vita è un bene adesso ed è giusto, quindi, che davanti a situazioni estreme, tu intervenga per garantirla quella vita e quella qualità di vita. Come sarebbe se noi dicessimo ai bambini: va bene, io non lo vaccino, quando sarà grande, se lo vuole e lo chiede lui, lo vaccinerò. Immaginate quante storie fa rievocare nella vostra mente una frase di questo tipo. Io lo vaccino adesso, in un momento in cui non si rende conto, non sa nemmeno che razza di beneficio sto apportando per lui; sto tutelando la sua vita più di quanto lui sarebbe mai in grado di fare da solo e sarebbe forse mai nemmeno in grado di immaginare. Questa è la bellezza in realtà del dibattito a prescindere: è il fatto che restituisce alla volontà il meccanismo profondo, assoluto del contenuto di quella volontà. In questo caso il contenuto è la salute. È vero che in teoria piacerebbe a tutti che la gente facesse ciò che è bene senza mai esserne obbligata e non mi riferisco soltanto alle cinture di sicurezza e al casco, beni evidentemente strumentali alla tutela della vita ma anche, per quelli di noi più vecchi che se lo ricordano, soprattutto per quanto riguarda il casco per le moto, c'erano proprio morti da casco per i ragazzi che andavano in motorino senza il casco, finché non è stato reso obbligatorio e adesso spero rendano obbligatorio anche il non poter parlare al cellulare in macchina. Ma non è per l'obbligatorietà in sé. Immaginatevi in Commissione, dove ci sono importanti presidenti di Commissione, se non si prendessero mai le presenze, se non ci fosse un controllo: già così c'è un indice di assenteismo abbastanza elevato, figuriamoci cosa accadrebbe.

Tutti noi abbiamo bisogno di regole, abbiamo bisogno di principi che la nostra intelligenza capisce ma anche di mezzi e di opportunità che in qualche modo spingono la nostra volontà a volerlo. Non tutto è dolce, non tutto è sempre piacevole ma non tutto ciò che è dolce fa bene e non tutto ciò che fa bene è dolce. Ora il decreto-legge sui vaccini ci rimanda a questo: vaccinarsi fa bene, fa bene alla salute individuale e fa bene alla salute pubblica. I miei colleghi hanno citato, quasi tutti, il secondo comma dell'articolo 32 della Costituzione. Peccato che si sono scordati di citare sempre il primo comma dello stesso articolo, che dice che la salute è un diritto individuale ma è anche un bene della collettività, è interesse della collettività: questo è il passaggio profondamente solidaristico anche di quell'articolo. Mi interessa la tua salute non solo perché lede la mia, non solo perché in un'occasione di contagio potresti farmi del male ma perché semplicemente viviamo una stessa avventura umana, uno stesso contesto di solidarietà.

Quindi si poteva scriverlo meglio, non c'è dubbio. Anch'io come parlamentare sono irritata dalla decretazione d'urgenza e forse questa è una delle ragioni per cui questa sera sono rimasta fino alla fine: possibile che non possiamo esprimerci, non possiamo dire quello che pensiamo, non possiamo intervenire anche noi? Il bicameralismo perfetto non è un bicameralismo a corrente alternata: su sessanta giorni, cinquanta giorni si tiene un decreto-legge una volta alla Camera e un'altra volta al Senato così con questa alternanza ognuno acquisisce il diritto a imporre all'altro la sua volontà. È chiaro che non mi piace per niente questa cosa; è chiaro che bisognerà trovare, prima ancora di una riforma costituzionale nella prossima legislatura, una riforma dei Regolamenti; è evidente che non è giusto. Ma ritengo che in una scala di cose che sono giuste, in una scala di diritti, in una scala di beni la vita è un bene che precede tutti gli altri ed è per questo che io amo il decreto-legge in esame: semplicemente perché nelle sue storture, nella sua imperfezione in ogni caso ribadisce il valore supremo della vita. Mi fa piacere che questo Parlamento domani e dopodomani, quando sarà, dovrà votarlo perché dovrà arrivare a mettere una firma sotto questa affermazione che la vita è un bene che ci riguarda tutti ed è un principio per il quale merita qualche volta anche il sacrificio di quello che mi sarebbe piaciuto. Tante cose ci sarebbero piaciute e tante cose ci piaceranno, però alla fin fine dovremo fare i conti con quello che conta di più, con quello che vale di più, con quello che merita una presa di posizione chiara.

Sono usciti due libri molto interessanti. Uno è quello di Mantovani che è il più grande scienziato italiano in questo momento e non è un panegirico, è semplicemente un parametro oggettivo che si chiama impact factor: è lo scienziato italiano che ha il maggior impact factor, che è docente di immunologia all'Humanitas e quindi all'università appena nata. Ha scritto un bellissimo libro peraltro molto chiaro, un libro che ha tutto il rigore scientifico e tutta la facilità divulgativa. Ritengo, Ministro, che tra le tante cose che si vorranno fare per rendere se non piacevole però accettabile sotto il profilo dell'intelligenza, per farti capire che ti fa bene, per farti capire che non è possibile mettere la scienza su tutto. La democrazia è una bellissima cosa ma non è possibile che per uno studioso della disciplina che gli ha dedicato la vita intera, il suo punto di vista valga quanto quello di chiunque passa per la strada perché c'è studio, perché c'è scienza, perché c'è rigore, perché c'è passione…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA BINETTI. Finisco subito, tanto potrei non finire mai. Quindi, dobbiamo fare in modo che giri anche un minimo di bibliografia positiva, fondata, intelligente, organica, che la gente se la porti anche in vacanza. Domani se avrò un attimo di tempo, sulla posta elettronica di tutti i miei colleghi manderò un po' di bibliografia ma per il piacere anche di leggere, per il piacere di capire da che parte stiamo. E' un fatto che l'obbligatorietà ci punga tutti, francamente ci piacerebbe fare a modo nostro, ça va sans dire: veramente la storia dell'umanità comincia con questo gesto, quindi figuriamoci. Si capisce tutto, si tiene tutto. Il fatto che il decreto-legge poteva essere scritto meglio pure vale e soprattutto che poteva essere scritto forse con un po' più di rispetto per quest'Aula del Parlamento ma, con tutto ciò, i vaccini fanno bene.

PRESIDENTE. A questo punto veramente non ci sono altri iscritti a parlare e dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 4595)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori di minoranza, onorevole Rondini e onorevole Colonnese, non intendono replicare. L'onorevole Gelli, relatore per la maggioranza, ha finito il tempo, quindi prendo atto che non intende replicare.

Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende replicare.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4595)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra per i rapporti con il Parlamento, senatrice Finocchiaro. Ne ha facoltà. Cortesemente siamo quattro, evitiamo di far intervenire la Presidenza anche per fare silenzio.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge n. 4595 di conversione del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73 nel testo della Commissione identico a quello già approvato dal Senato.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo testé avvenuta, la successiva articolazione d'esame del provvedimento avrà luogo nei termini già convenuti all'unanimità in occasione dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Nella seduta di domani, giovedì 27 luglio, alle ore 21,15 avranno luogo le dichiarazioni di voto, mentre l'appello nominale sulla questione di fiducia inizierà alle ore 23,20. L'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è fissato alle ore 12 di domani, giovedì 27 luglio, avrà luogo nella seduta di venerdì 28 luglio, che sarà convocata alle ore 9. Nella stessa seduta di venerdì 28 luglio, a partire dalle ore 10, avranno luogo con ripresa televisiva diretta le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. La votazione finale avrà luogo alle ore 12.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi mercoledì 26 luglio 2017, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Santerini ed altri: “Istituzione della Giornata in memoria dei Giusti dell'umanità” (2019).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 27 luglio 2017, alle 21,15:

Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2856 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (Approvato dal Senato). (C. 4595)

Relatori: GELLI, per la maggioranza; RONDINI e COLONNESE, di minoranza.

La seduta termina alle 23,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA:MARILENA FABBRI (A.C. 4595)

MARILENA FABBRI. (Intervento in sede di esame di questioni pregiudiziali – A.C. 5440). Signor Presidente, Onorevoli colleghi, le questioni pregiudiziali che siamo chiamati ad esaminare riguardano il decreto-legge n. 73 del 2017, che amplia le vaccinazioni obbligatorie per i minori e modifica il sistema delle sanzioni in caso di inadempimento. Si tratta di una materia delicata, che attiene alla salute individuale e collettiva, rispetto alla quale sono stati sollevati rilievi di costituzionalità relativi agli articoli 117, 77, 32 e 34 della Costituzione.

Per quanto riguarda la competenza legislativa tra Stato e Regioni, di cui all'articolo 117 della Costituzione, va evidenziato che il decreto-legge Lorenzin attiene alla "determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale" e alla "profilassi internazionale", materie rientranti nella potestà legislativa esclusiva dello Stato, (articolo 117, secondo comma, della Costituzione, lettere m) e q), nonché alla materia "tutela della salute", rientrante nella potestà legislativa concorrente tra lo Stato e le Regioni (articolo 117, terzo comma, della Costituzione) In materia di tutela della salute, il legislatore statale è tenuto a dettare i principi fondamentali nell'ambito dei quali dovranno poi intervenire i legislatori regionali. Mi pare questa l'occasione per ricordare che le Regioni che in passato hanno deliberato di sospendere l'applicazione del regime sanzionatorio, hanno potuto farlo nell'ambito del Piano nazionale vaccini, che ammetteva tali sperimentazioni a fronte di alcuni significati strumenti di monitoraggio.

Vorrei inoltre precisare che la Conferenza Stato-Regioni, non ha sollevato problemi di competenza e, nella seduta del 6 luglio scorso, ha espresso parere favorevole al presente provvedimento ad eccezione di Veneto e Val d'Aosta.

Le ragioni di necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per il ricorso alla decretazione d'urgenza risiedono nella necessità di garantire l'adeguatezza della copertura vaccinale a seguito della diminuzione delle stesse – sia obbligatorie che alcune di quelle raccomandate – che si è registrata a partire dal 2013. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della salute nel Piano nazionale vaccini 2017-2019, dal 2013 si sta registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie fino ad ora sotto controllo, e addirittura di ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Haemophilus influenzae tipo b è stata del 93,4% (in progressivo calo rispetto al 2012. 94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Particolarmente preoccupanti sono i dati di copertura vaccinale per morbillo e rosolia che hanno perso addirittura 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, passando all'85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione del morbillo dell'Ufficio regionale europeo dell'OMS.

La progressiva diminuzione del ricorso alle vaccinazioni ha determinato una “discesa” della copertura vaccinale al di sotto del 95%, soglia raccomandata dall'OMS per la cosiddetta “immunità di gregge”, per proteggere, cioè, indirettamente, anche coloro che, per motivi di salute, non possono vaccinarsi, ma anche per far fronte ai maggiori rischi derivanti dalla accresciuta mobilità individuale per esigenze lavorative, culturali e sociali. I vaccini quali trattamenti sanitari obbligatori fanno emergere il tema della salute come interesse della collettività unito a un dovere di solidarietà sociale che grava su tutti i consociati a favore di ciascuno e soprattutto di chi non può proteggersi.

L'articolo 32 della Costituzione tutela sia il diritto individuale alla salute sia la salute quale interesse della collettività, due beni giuridici che debbono essere necessariamente bilanciati. Lo stesso prevede inoltre che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La Consulta in tal senso ha affermato che la legge che impone un trattamento sanitario obbligatorio non è in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione se mira a tutelare la salute del singolo e anche quella della comunità (Sentenza n. 307/1990). E' questo un passaggio che merita di essere sottolineato per mettere in evidenza un dato mi pare tralasciato dalle pregiudiziali: la disciplina sui vaccini è posta a presidio della salute individuale e collettiva allo stesso tempo, il vaccino previene il contagio del singolo, anche di colui che per ragioni diverse non può essere vaccinato, e risponde agli obblighi dello Stato di prevenire la formazione di focolai epidemici nella popolazione. La dimensione individuale del diritto alla salute è tutelata dalla normativa in esame sia nella disciplina della informazione sui vaccini e sulle politiche vaccinali, sia nella disciplina delle conseguenze della mancata vaccinazione, che fanno precedere la sanzione da colloqui informativi e di approfondimento con le autorità sanitarie per verificare il sussistere di cause di esclusione o di differimento ovvero per sollecitarne l'effettuazione. Se dunque è un principio costituzionalmente garantito quello della libertà di scelta del cittadino anche relativamente ai trattamenti sanitari e quello della sua autodeterminazione, lo è a maggior ragione il principio che tutela l'interesse generale e collettivo della popolazione come recita il comma 1 dello stesso articolo 32 della Costituzione.

D'altro canto la legge che regola le vaccinazioni obbligatorie – ai sensi della giurisprudenza della Corte costituzionale (258/1994) – è coerente con l'articolo 32 della Costituzione se: vi sia "la previsione che [il trattamento sanitario obbligatorio] non incide negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili"; se, nell'ipotesi di danno ulteriore alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio - ivi compresa la malattia contratta per contagio causato da vaccinazione profilattica - sia prevista comunque la corresponsione di una "equa indennità" in favore del danneggiato.

Sulla scorta di tale giurisprudenza appena citata sono stati inseriti nel decreto in esame: l'articolo 5-bis, ai sensi del quale l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è un litisconsorte necessario nei procedimenti giudiziari (civili e amministrativi) relativi a controversie aventi ad oggetto domande di riconoscimento di indennizzo da vaccinazione (di cui alla legge 25 febbraio del 1992, n. 210); l'articolo 5-ter, che definisce le procedure di ristoro dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie; l'articolo 5-quater che estende l'applicazione della legge n. 210 del 1992 in materia di indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da complicanze irreversibili da vaccinazioni indicate nell'articolo 1, siano essi obbligatori o raccomandati.

Per quanto infine concerne la presunta violazione dell'articolo 34 della Costituzione, vorrei sottolineare che il testo del decreto in caso di violazione dell'obbligo di vaccinazione senza che sussista una causa di esclusione, prevede solo la contestazione di una sanzione amministrativa a seguito dell'esito negativo delle azioni di persuasione. Il mancato rispetto dell'obbligo vaccinale non preclude l'iscrizione dei giovani nelle scuole del sistema nazionale d'istruzione e formazione professionale nonché dei centri di formazione regionale o l'accesso agli esami, a differenza di quanto già previsto, proprio in materia di vaccini obbligatori, nel nostro ordinamento dal 1967 fino al 1999.

Il divieto di iscrizione dei bambini 0-6 non vaccinati nei servizi educativi nido e scuola dell'infanzia costituisce da un lato un elemento di persuasione nei confronti dei genitori, ma soprattutto uno strumento di tutela dei minori non vaccinati stessi che si troverebbero particolarmente vulnerabili e indifesi in un contesto di comunità in cui il contatto con germi e batteri è molto alto, come sa bene chi è genitore.

Oggi in un'epoca che registra livelli di mobilità umana mai prima verificatisi, non solo per i flussi migratori ma per gli spostamenti determinati da esigenze lavorative, sociali e culturali (penso per esempio ai nostri giovani e ai programmi Erasmus), è su scala non solo nazionale ma sopranazionale che vanno predisposte politiche sanitarie uniformi e coordinate come ci si sta sforzando di fare attraverso l'Organizzazione Mondiale della Sanità e le direttive europee.

Per tutti questi motivi il gruppo del PD voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate avverso il provvedimento in esame.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 4 il deputato D'Incà ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nelle votazioni n. 5 e dalla n. 16 alla n. 18 il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 6 e 7 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 6, 7 e 13 il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 12 e nn. 14 e 15 il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 10 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 10 alla n. 12 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nelle votazioni nn. 27, 29 e 32 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 28, 30 e 31 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 30 il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni dalla n. 33 alla n. 53 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 33 alla n. 56 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 34 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 44 il deputato Romanini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 45 il deputato Corsaro ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 54 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 55 il deputato Capone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 56 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3225-A/R e abb. - articolo 1 383 329 54 165 314 15 91 Appr.
2 Nominale em. 4.50 435 366 69 184 117 249 85 Resp.
3 Nominale em. 4.3 433 374 59 188 23 351 85 Resp.
4 Nominale articolo 4 402 348 54 175 335 13 86 Appr.
5 Nominale em. 5.100, 5.6 435 286 149 144 286 0 84 Appr.
6 Nominale em. 6.14 457 359 98 180 127 232 80 Resp.
7 Nominale em. 6.19 460 384 76 193 111 273 81 Resp.
8 Nominale em. 6.5, 6.16 453 443 10 222 84 359 80 Resp.
9 Nominale em. 6.13 450 381 69 191 266 115 80 Appr.
10 Nominale em. 6.17 455 426 29 214 71 355 80 Resp.
11 Nominale em. 6.4 456 422 34 212 69 353 80 Resp.
12 Nominale em. 6.15 459 400 59 201 22 378 80 Resp.
13 Nominale subem. 0.6.200.1 464 444 20 223 105 339 80 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale subem. 0.6.200.2 463 397 66 199 4 393 80 Resp.
15 Nominale subem. 0.6.200.4 466 406 60 204 5 401 79 Resp.
16 Nominale em. 6.200 454 249 205 125 247 2 79 Appr.
17 Nominale em. 6.1 461 305 156 153 26 279 79 Resp.
18 Nominale articolo 6 422 249 173 125 238 11 80 Appr.
19 Nominale em. 7.200 443 380 63 191 380 0 80 Appr.
20 Nominale articolo 7 407 347 60 174 334 13 80 Appr.
21 Nominale articolo 8 407 339 68 170 338 1 81 Appr.
22 Nominale em. 9.1 446 393 53 197 117 276 79 Resp.
23 Nominale articolo 9 415 345 70 173 342 3 79 Appr.
24 Nominale em. 10.200 456 380 76 191 380 0 79 Appr.
25 Nominale subem. 0.10.201.1 453 407 46 204 106 301 79 Resp.
26 Nominale em. 10.201 454 296 158 149 296 0 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 10.50 455 339 116 170 111 228 79 Resp.
28 Nominale articolo 10 423 347 76 174 347 0 79 Appr.
29 Nominale em. 11.1 456 416 40 209 6 410 80 Resp.
30 Nominale articolo 11 417 351 66 176 345 6 79 Appr.
31 Nominale articolo 12 421 354 67 178 351 3 79 Appr.
32 Nominale art. agg. 12.02 458 375 83 188 108 267 78 Resp.
33 Nominale em. 13.60 407 366 41 184 51 315 78 Resp.
34 Nominale em. 13.5 400 314 86 158 46 268 78 Resp.
35 Nominale em. 13.14 427 369 58 185 62 307 78 Resp.
36 Nominale em. 13.62 429 371 58 186 60 311 78 Resp.
37 Nominale em. 13.200 433 263 170 132 254 9 77 Appr.
38 Nominale em. 13.201 433 376 57 189 265 111 77 Appr.
39 Nominale em. 13.16 434 414 20 208 52 362 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 13.21 437 345 92 173 89 256 76 Resp.
41 Nominale em. 13.20 433 324 109 163 91 233 76 Resp.
42 Nominale subem. 0.13.202.1 438 418 20 210 55 363 76 Resp.
43 Nominale em. 13.202 435 415 20 208 339 76 76 Appr.
44 Nominale articolo 13 340 318 22 160 293 25 77 Appr.
45 Nominale art. agg. 13.04   Annu.
46 Nominale art. agg. 13.011 437 370 67 186 135 235 76 Resp.
47 Nominale art. agg. 13.04 428 365 63 183 105 260 76 Resp.
48 Nominale art. agg. 13.07 436 363 73 182 101 262 76 Resp.
49 Nominale art. agg. 13.06 436 359 77 180 100 259 76 Resp.
50 Nominale art. agg. 13.050 437 346 91 174 99 247 76 Resp.
51 Nominale art. agg. 13.02 437 365 72 183 101 264 76 Resp.
52 Nominale art. agg. 13.022 444 357 87 179 26 331 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 56)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale art. agg. 13.017 449 432 17 217 58 374 76 Resp.
54 Nominale articolo 14 410 352 58 177 338 14 77 Appr.
55 Nominale Pdl 3225-A/R e abb. - voto finale 393 365 28 183 348 17 82 Appr.
56 Nominale Ddl 4595 - quest. preg. 1 e 2 352 337 15 169 87 250 77 Resp.