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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 838 di giovedì 20 luglio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Dambruoso, De Menech, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galati, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, Lauricella, Locatelli, Losacco, Manciulli, Mannino, Mazziotti Di Celso, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Schullian, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciannove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (A.C. 4505-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4505-A: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La legge n. 234 del 2012 ha sdoppiato la legge comunitaria in due provvedimenti, consentendo azioni efficaci sia per la riduzione del contenzioso sia per la prevenzione dello stesso, tant'è che siamo al minimo storico di 66 procedure, mentre eravamo a 121 all'inizio del 2014. Questa riduzione indica anche capacità di lavoro e di recupero e adesione al dettato europeo, perché noi siamo europeisti convinti.

Il provvedimento che stiamo per approvare interviene in numerose ed importanti materie. Ne citiamo una: la non imponibilità ai fini IVA delle cessioni di beni alle amministrazioni pubbliche e dei soggetti della cooperazione allo sviluppo. Ma, in particolare, vogliamo evidenziare il contenuto dell'articolo 12, che ha l'obiettivo di assicurare una maggiore partecipazione del Parlamento alla fase ascendente degli atti delegati dell'Unione europea, garantendo il loro rapido e corretto recepimento.

Nel suo intervento nella discussione sulle linee generali, il sottosegretario Gozi ha posto l'accento su due punti che meritano di essere sottolineati: la necessità dell'azione di prevenzione per le sanzioni, visto l'orientamento della Commissione di eliminare la fase di precontenzioso con gli Stati membri passando direttamente all'avvio del contenzioso stesso ed è una scelta che non condividiamo (quella della Commissione e speriamo che ci ripensi); e, in secondo luogo, il rafforzamento della tutela dei diritti fondamentali, che davvero apprezziamo e di cui non possiamo che essere soddisfatti.

Quindi, per concludere, essere in conformità con le disposizioni europee aumenta la qualità della nostra legislazione e al tempo stesso consente economie, nel senso che riduciamo le risorse destinate a multe, sanzioni ed interessi, ed è una bella combinazione che ci induce a votare convintamente a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Paola Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, la legge europea nel contesto in cui viviamo in questo momento dovrebbe rappresentare uno dei punti di riferimento più forti anche dal punto di vista del lavoro delle diverse Commissioni in ordine a diversi temi. La sua complessità fa sì che la mia attenzione si sia concentrata sostanzialmente su tre articoli, comunque: sull'articolo 1, laddove si parla della tracciabilità dei farmaci utilizzati in medicina veterinaria, tenendo conto che l'obiettivo dominante per noi è la tutela della salute umana. Fatto salvo il massimo rispetto nei confronti degli animali, però ciò che a noi preme mettere in primo piano è che la salute umana ha come prerequisito anche quello che riguarda la salute animale e tra ciò vale tutto il tema della tracciabilità dei farmaci, della necessità di prescriverli con ricette elettroniche ma, soprattutto, vale il tema dell'antibiotico-resistenza, che si stabilisce anche a partire da un uso non del tutto conforme e coerente con i bisogni della salute umana, così come viene fatto e come viene somministrato agli animali. Quindi, da questo punto di vista questo richiamo profondo ad avere presente una visione sistemica nella tutela della salute ci sembra particolarmente importante. Ci sembrano anche particolarmente importanti concretamente l'articolo 3 e l'articolo 13-bis. L'articolo 3 è quello che riguarda l'attenzione particolare volta a tutto quello che significa avere uno sguardo serio e severo contro quei tipi di interventi che possiamo classificare come xenofobi. Ci sembra, però, profondamente contraddittoria una legge europea che mentre, da un lato, vuole tutelare gli stranieri, dall'altro permette che si creino queste situazioni drammatiche alle frontiere di tutti i nostri Paesi. Mi riferisco non soltanto alle frontiere con la Francia a Ventimiglia, ma anche alle frontiere con l'Austria verso il Brennero. Parlare di xenofobia, assumere una posizione che esprime il massimo del rispetto per la dignità umana e, nello stesso tempo, utilizzare una chiusura delle frontiere e obbligare queste persone a condizioni che sono sostanzialmente infraumane, proprio per la concentrazione assoluta che si crea in Italia, è una condizione di alto rischio.

Concludo, Presidente, dicendo che poi l'articolo 13-bis, laddove fa riferimento alla cooperazione internazionale, dovrebbe assumere, con maggiore coerenza, le proprie prese di posizione e la cooperazione internazionale, che per anni siamo stati abituati a vivere come collaborazione verso i Paesi in via di sviluppo, oggi dovrebbe diventare anche una collaborazione internazionale all'interno dell'Europa per tutelare le persone che a qualunque titolo sono arrivate e che, nel momento in cui ci sono, meritano il massimo dell'attenzione per difendere la loro salute e la loro dignità, compreso il diritto alla casa, al lavoro e alla famiglia, che sono, per noi, tra i primi diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cosimo Latronico. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, grazie. Signor sottosegretario e colleghi, la legge europea rappresenta, insieme alla legge di delegazione, uno dei due strumenti di adeguamento all'ordinamento dell'Unione, come sappiamo. Siamo ovviamente in presenza di un provvedimento che ha un contenuto appunto eterogeneo, che spazia in tanti settori: persone, servizi, giustizia, sicurezza, lavoro, ambiente. Insomma, si fa un po' di fatica a guardare la natura di questo provvedimento. Però, il tema è utile per fare una riflessione più generale (mi consentirà il rappresentante del Governo). L'Europa non può essere solo questo; non possiamo solo essere ricettori di piccole decisioni, quand'anche utili, che forse meriterebbero uno spazio in atti normativi più che legislativi. Tante piccole decisioni, mentre i temi che abbiamo davanti, le grandi problematiche che stanno caratterizzando questi anni sono sullo sfondo. Infatti, è inutile dire che, mentre noi parliamo di questa Europa dei regolamenti, è messo in discussione il grande sogno europeo, con un'Europa sempre più lontana. Non si affrontano e non si risolvono le gravi emergenze e ci si limita, appunto, ad approvare tante piccole norme regolamentari. Lo scenario è quello che sappiamo e che risulta caratterizzato dal protrarsi di una crisi grave occupazionale e finanziaria, dalla grande emergenza dell'emigrazione che non si può sottacere non solo per il risvolto umano delle persone coinvolte ma anche per la difficoltà dell'Europa e dei Paesi europei ad avere una capacità effettiva di accoglienza e di integrazione.

E l'Italia, poi, risulta in questo scenario particolarmente in affanno per riprendere la crescita. Sono recenti i dati sulla crisi occupazionale dei giovani. L'Italia detiene, purtroppo, il triste record dei giovani che non studiano, che non lavorano e che non cercano più un'occupazione. Questo clima è incandescente ed allarmante. I dati della Commissione ci dicono che circa il 20 per cento di questi giovani italiani sono dentro questa condizione, mentre la media europea è dell'11 per cento. Ci rendiamo conto di questo dramma - io credo di sì - che vive un'intera generazione che rischia di passare il suo tempo senza aver avuto una possibilità di incamminarsi su un percorso di formazione o di lavoro.

Le stesse preoccupazioni, signor sottosegretario, ci accompagnano quando affrontiamo il tema della crisi migratoria, che è senza precedenti ovviamente, determinata da questo esodo di massa che viene da Paesi in uno stato di guerra, di conflitti e che hanno gravi situazione economiche.

Duecentocinquantamila migranti: il Governo con i suoi accordi non ha fronteggiato come avrebbe dovuto questo sbarco nei porti italiani e l'Europa rischia di stare a guardare, mentre il nostro Paese rischia, purtroppo, di trasformarsi in un gigantesco hub, con le problematiche sociali anche per le persone stesse.

Siamo un Paese con un livello di tassazione - secondo argomento - che è diventato insostenibile per le famiglie e per le imprese: la situazione fa riflettere sul rapporto attuale, che va rivisto, tra fisco e contribuenti. Certo, il fisco non è guardato con uno sguardo amichevole da parte dei contribuenti.

Poi, c'è una sfida che riguarda l'azione europea: siamo tutti europeisti, ma dobbiamo tornare ad essere protagonisti e dimostrare ai nostri cittadini che l'Europa, l'Unione, rappresenta una risorsa di sviluppo, di coesione, di pace, non appena un soggetto burocratico con vincoli, norme, codicilli, ostacoli. C'è bisogno di un cambio di passo, che era stato promesso con approcci nuovi e strumenti nuovi e che, ahinoi, è stato mancato.

Noi, come Direzione Italia, in questi anni abbiamo espresso un'idea politica coerente, ribadendo in tutte le occasioni la necessità di questa profonda riflessione sul futuro del progetto europeo, sull'assetto dell'Europa, sulla centralità dell'Europa rispetto al nuovo quadro geopolitico. E per fare questo occorre, senza timore, ripartire dalle regole stesse che ci siamo dati sessant'anni fa, dai Trattati. Siamo stati quasi soli, all'inizio, a rivendicare questo tema: ora ci rendiamo conto che si sono aggiunti altri ed è giusto, a maggior ragione dopo la scelta della Gran Bretagna, che non può essere derubricata o liquidata come una spartizione.

Ribadiamo, signor Presidente, un punto dirimente: a fine anno si dovrà decidere sul cosiddetto Fiscal compact, si parta da lì. In questa prospettiva, il nostro Paese dovrebbe svolgere un ruolo propulsivo e propositivo per aprire un confronto concreto e franco sul futuro dell'Unione.

Per concludere, Presidente, la ringrazio: queste sono le ragioni che motivano un voto di astensione da parte del gruppo di Direzione Italia, non privo di critiche, come ho provato a dire, ma carico di attesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, Civici e Innovatori voteranno a favore di questo disegno di legge, che segna un momento importante, come è già stato detto, con un numero di procedure di infrazione oramai ridotto alla metà rispetto a quelle del 2011. È un percorso di discesa importante: erano circa 130 all'ora e sono scese a 65 adesso, quindi il numero è sceso della metà negli ultimi quattro-cinque anni.

È un percorso importante per il nostro Paese ed è anche significativo, credo, che ieri si siano visti pochissimi voti contrari. Noi siamo abituati a sentire parlare sempre malissimo dell'Europa da quasi tutti i gruppi: ieri abbiamo votato emendamenti che riguardavano l'accesso a Internet, il roaming, le vittime dei reati, di cui spesso si è parlato in quest'Aula. Si tende, molte volte, a dimenticare l'importanza della normativa europea nel trasferire in Italia dei principi di libertà economica, dei principi di libertà fondamentali mancanti nel nostro Paese. Il problema è che, spesso, dell'Europa si tende a ricordare per le parti problematiche, mentre la politica tende ad intestarsi le modifiche positive del nostro sistema che derivano dalle imposizioni europee e che, magari, non sarebbero mai state introdotte.

È positivo il fatto che siano state accolte alcune proposte che avevamo portato avanti anche noi, come, ad esempio, quella sui rimborsi IVA, che sono stati reinseriti dopo un problema con la Commissione bilancio, sempre un inadempimento di una disciplina europea.

Noi riteniamo che questo tipo di momenti andrebbe sottolineato con ancora più forza, perché si tende troppo spesso a sollevare, giustamente, delle critiche, che abbiamo sentito anche in quest'Aula, ad esempio, sui temi dell'accoglienza, delle critiche agli atteggiamenti e ad una parte delle politiche dell'Unione europea, dimenticando, invece, quanto essa sia importante per lo sviluppo del nostro Paese, che non avrebbe una rilevanza sufficiente, equivalente a quella di oggi, se fosse al di fuori dell'Europa. Per questo voteremo a favore del disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia si asterrà nel voto finale del provvedimento all'esame dell'Aula, nell'ambito della cosiddetta sessione comunitaria del disegno di legge europea 2017. Siamo convinti, infatti, che, sebbene il disegno di legge rappresenti uno strumento particolarmente qualificante del processo di partecipazione dell'Italia all'adempimento degli obblighi e all'esercizio dei poteri derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, il suo impianto normativo, nel suo complesso, risulta, a nostro avviso, lacunoso e non risolve in via definitiva il numero delle procedure di infrazione che ancora residuano nei confronti dell'Italia.

La nostra convinzione è che il testo, che stiamo per approvare in prima lettura alla Camera, non sia in grado di far compiere un ulteriore passo in avanti al nostro Paese nel rafforzamento della sua posizione in seno al consenso dell'Unione europea.

Una delle funzioni della legge europea è quello di ridurre o eliminare i casi di contrasto normativo tra il nostro ordinamento e quello europeo: un'azione che avviene attraverso un percorso lungo ed elaborato, di cui il disegno di legge costituisce il passaggio finale e formale. Nei fatti, il disegno di legge oggi tiene conto in maniera marginale e insufficiente delle reali esigenze dell'interesse nazionale, delle nostre imprese, dei nostri cittadini e del nostro tessuto sociale ed economico.

Aggiungo, inoltre, che l'intervento normativo del Governo non tiene conto di una lunga serie di altre contestazioni mosse dalla Commissione europea relativamente alla valutazione dei Piani di gestione dei bacini idrografici, che mostrerebbe significative differenze nell'implementazione di alcuni punti chiave della direttiva n. 2000/60/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo. E nonostante l'intervento di questo provvedimento, tuttavia, le procedure di infrazione a carico dell'Italia, aggiornate al 13 luglio, erano ancora 65. Il nostro Paese rimane uno dei peggiori, tra i ventotto dell'Unione, con riferimento a questo specifico aspetto.

Il presente provvedimento, come è stato ricordato, interviene in diversi settori - dalla libera circolazione delle merci, alla materia della giustizia e della sicurezza, alla fiscalità, al lavoro, alla tutela della salute e a quella dell'ambiente -, ma la nostra attenzione si è focalizzata sull'articolo 4, quello che modifica il Fondo per l'indennizzo delle vittime di reati violenti, approvato appena un anno fa con la legge europea 2015-2016. Questo articolo ha colpito la nostra attenzione perché sono più di dieci anni, anzi, per l'esattezza, tredici, che le vittime di questo tipo di reati e i loro familiari aspettano la compiuta attuazione della direttiva n. 2004/80/CE, volta ad introdurre norme minime sulla tutela delle vittime della criminalità nell'Unione e facilitare il loro ricorso alla difesa in sede giudiziaria. E il mancato accoglimento del nostro emendamento al riguardo, a prima firma Giorgia Meloni, che prevedeva l'estensione anche dell'erogazione per le somme eventualmente richieste a titolo di spese giudiziarie per le vittime in quanto soggetti coobbligati, la dice lunga sull'inutile e miope visione di questo Governo anche in tema comunitario.

Il mancato recepimento di questa direttiva riferita all'articolo 4 ha formato oggetto di una prima procedura di infrazione, che, poi, sembrava risolta con l'adozione di un decreto legislativo nel 2007, il quale, però, in realtà, recepiva solo parzialmente le indicazioni dell'atto normativo europeo. Di conseguenza, vi è stata una nuova procedura di infrazione nel 2011, la quale questo Governo ha tentato di estinguere accogliendo un emendamento - e, quindi, neanche per iniziativa propria - nel testo della legge comunitaria approvato lo scorso anno.

E qui veniamo al colpo di genio, perché, dopo dodici anni di éscamotage e procedure di infrazione, si è istituito un fondo che prevede più limiti all'accesso che beneficiari e che, inoltre, non contempla affatto l'aspetto delle spese che, in base alla normativa vigente, possono essere richieste alle vittime o ai loro familiari in caso di incapienza del reo. Oltre il danno anche la beffa. Dal combinato disposto del decreto del Presidente Repubblica n. 131 del 1986 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 risulta, infatti, che l'ente di riscossione per le spese di registrazione degli atti giudiziari si può rivalere su entrambe le parti in causa, seguendo il criterio della solidarietà debitoria e non quello della soccombenza, come, invece, avviene per le spese di giudizio.

Ma non paghi di tanta disattenzione - e dire che di anni per studiare la questione ce ne sono stati abbastanza -, avete anche creato un fondo con un limite di reddito per accedervi. Avete, quindi, creato vittime di serie A e vittime di serie B, violando non solo, per l'ennesima volta, la direttiva europea, ma anche la Costituzione.

Poi, avete anche pensato di escludere i casi di reato antecedenti alla data di entrata in vigore della legge del 2016: questo mentre centinaia di famiglie si battono da anni, da decenni, per ottenere giustizia in tutti i gradi di giudizio contemplati dal nostro ordinamento, alla Corte di giustizia europea, ovunque. Non vogliamo e non possiamo dimenticare, infatti, che tra i beneficiari di questo fondo rientrano anche i familiari delle vittime di femminicidio: quando si arriva al concreto, alla possibilità, al dovere di indennizzare i familiari, che, molto spesso, includono anche figli minori, cosa succede?

Si pongono paletti e ancora paletti. Bene. Allora, abbiamo visto con piacere che alcune ipocrisie contenute nella legge comunitaria dell'anno scorso, con riferimento al fondo, sono state cancellate; aspetti che anche noi avevamo tentato di correggere con degli emendamenti presentati lo scorso anno. Invece, abbiamo visto con meno piacere che non avete accolto il nostro emendamento, per consentire che, con le risorse del fondo, si potessero pagare anche le spese che ora vengono richieste ai familiari delle vittime, in sostituzione proprio di quegli autori del reato che magari gli hanno ammazzato una figlia.

Mi sono dilungato sul tema del fondo per le vittime perché è un tema che Fratelli d'Italia segue da sempre e con particolare attenzione, un tema sul quale abbiamo presentato emendamenti, mozioni, proposte di legge. Non analizzerò con la stessa minuziosità gli altri articoli del disegno di legge, ma spero che su quelle materie l'intervento proposto possa essere finalmente risolutivo, per mettere l'Italia al passo dell'Europa.

Concludo il mio intervento ribadendo il voto di astensione di Fratelli d'Italia, augurandomi che nel prossimo futuro, in una materia come la legge europea, su cui non ci siamo mai strettamente schierati tra maggioranza e opposizione, si trovi l'interlocuzione di un Governo che non solo abbia le idee chiare su come risolvere i problemi che dipendono anche dalla nostra appartenenza alla Comunità europea, ma sappia anche proporre in sede comunitaria una posizione italiana, e una volta tanto, dimostri che le posizioni italiane vengono recepite a livello europeo e non che, in maniera supina, vengono recepite le posizioni europee sul territorio italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Presidente, il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore dell'approvazione della legge europea 2017, che, come è noto, vede al suo interno le disposizioni finalizzate a porre rimedio ai casi di non corretto recepimento della normativa dell'Unione nell'ordinamento nazionale che hanno dato luogo a procedure di pre-infrazione, avviate nel quadro del sistema di comunicazione EU Pilot e di infrazione, laddove il Governo abbia riconosciuto la fondatezza dei rilievi mossi dalla Commissione europea. Si tratta, dunque, di un provvedimento importante, che contiene disposizioni tra loro molto eterogenee, ma che deve essere approvato per omogeneizzare la legislazione italiana a quella europea. Infatti, quando si fa parte volontariamente, tra i fondatori, di una qualsiasi unione, si deve provvedere ad adempiere con correttezza e puntualità a tutti gli obblighi ai quali ci si è liberamente impegnati a ottemperare. Non si può seriamente pensare, se non si è degli irresponsabili a caccia di voti, o peggio se si crede davvero che una deriva sovranista ci possa aiutare ad uscire dalle crisi che viviamo, che nel mondo di oggi si possa andare avanti a piccole patrie, mentre i problemi che ci assillano sono planetari: energia, immigrazione, acqua, cibo, uso corretto delle risorse della Terra, economia globale.

Davvero pensiamo che sia possibile affrontare questi temi e i grandi colossi statuali o meno che si muovono nella realtà di oggi con le nostre piccole dimensioni e piccole forze? Ovviamente, per noi no, quindi l'Unione europea serve certamente. Ma quale Unione europea? Perché questa è la domanda.

L'idea di Europa è nata certo in spiriti utopistici, ma è stata concretamente realizzata da politici, anzi statisti, visionari, certo, ma allo stesso tempo pragmatici: De Gasperi, Schuman, Adenauer credevano nell'Europa, ma sapevano che era necessario agire con prudenza e saggezza per portare avanti un processo di unificazione di una parte di continente uscita devastata, nel corpo e nello spirito, da una guerra che di fatto era durata dal 1914 al 1945.

Erano pragmatici, ma avevano spirito, sapevano che la politica doveva muoversi lentamente, con gradualità, ma non si baloccavano con i trattati, con le regole, con le burocrazie, che sono tutte cose importantissime, ma che da sole non fanno l'Europa, da sole spezzano l'Europa in egoismi e miopie inaccettabili. A che servi, allora, Europa, se sei quella che abbiamo visto a Tallinn, se sei quella dei nostri partner che rifiutano l'apertura dei porti? E verrebbe da dire alla Francia europeista a parole che ha dimenticato almeno una delle tre sue parole supreme: fraternité. O che danno vita a tristi farse, come i blindati austriaci al Brennero, come in una riedizione al contrario dello spiegamento mussoliniano del 1934. Se sei questa, davvero non servi a molto. Ma sappiamo che non è questa l'Europa che amiamo, che doveva essere, e speriamo che si arrivi ad un'Europa dove la cecità non prevalga. È, infatti, da ciechi e da stolti scaricare tutto il peso del fenomeno migratorio su un solo Stato, trincerandosi dietro “Dublino” o un'interpretazione rigida e nemmeno fondata dei Trattati costitutivi. Non si tratta di “aiutiamoli a casa loro” - anche questo c'è chi lo fa senza tante chiacchiere, peraltro -, ma di intervenire per salvare vite, a prescindere dalle cause di fuga delle persone che su barconi precari arrivano, prima di essere salvate da navi di ONG o di qualche Stato.

E dopo aver salvato vite, è necessario lavorare per capire chi sono coloro che arrivano, quali diritti abbiano, chi debba eventualmente essere espulso, pratica dolorosa ma talvolta necessaria. Ma tutto questo non può essere in carico ad un solo Stato.

L'Italia ha lavorato meglio che poteva; l'operazione MareNostrum è stata meritoria, e non è stato un bene abbandonarla. Ma nemmeno MareNostrum potrebbe reggere alla pressione che si sta sempre più accentuando. Non si parli di invasione, si usino le parole con il loro vero senso, ma certamente il fenomeno migratorio non accenna a cessare, ed era folle pensarlo ma, anzi, aumenta sempre di più.

Allora, è pensabile che l'Italia da sola riesca ad affrontarlo? Non si tratta di sola accoglienza - una parola bellissima, peraltro -, non si tratta di fare entrare tutti, ma di svolgimenti di tutte quelle operazioni necessarie per identificare i migranti, operazioni che un solo Stato ormai, oggettivamente, non è in grado di svolgere in maniera efficace e rapida, a detrimento di tutti.

Che convenienza crede di avere l'Europa attuale, mostrandosi egoista? Forse, che una crisi italiana e una nostra Caporetto, un'impossibilità di ricevere e controllare tutti coloro che arrivino, danneggerebbe solo il nostro Paese? Ma non è chiaro che gli immigrati che arrivano in larga parte considerano l'Italia solo un punto di passaggio? E davvero si pensa che Ventimiglia o il Brennero militarizzate potranno alla lunga respingere i migranti? O che la costruzione di muri, a nemmeno trent'anni dal crollo dell'infame Muro di Berlino, possa fermare un mondo che si sposta? E, oltre a questo, è davvero giusto e accettabile, in spirito con l'Europa, tutto questo egoismo?

L'Europa non è nata per i trattati e i regolamenti, ma questi per quella, ed è nata per evitare che gli europei continuassero a massacrarsi per egoismo cieco, ideologico, suicida. Ed ecco che settant'anni dopo la fine dalla guerra, a meno di trent'anni dopo il crollo del bieco regime comunista, che aveva soffocato parte del nostro continente, torniamo ad egoismi insensati, a paure cieche, a indifferenze ostili tra vicini, che dovrebbero aiutarsi per il bene di tutti.

Ecco, quest'Europa non serve davvero; un'Europa arcigna e chiusa, spaventata, dove i populismi vincono pure quando perdono, senza voler offendere nessuno. È quanto abbiamo visto in Francia, o abbiamo visto in Austria: due campioni d'Europa che negano aiuto ad un partner in difficoltà, che sta operando, piaccia o meno, anche per loro, anche in loro difesa. Quindi, sì, Europa, servi, sei importante, ma non così. Lo si ribadisce: nessuno che abbia un minimo di senso di responsabilità pensi di uscire dall'Unione europea, ma nessuno può pensare che l'Unione Europea possa continuare a muoversi - anzi, a non muoversi, in questo caso - come sta facendo, in particolare sulla questione migrazioni, che è una cartina di tornasole fondamentale per dirci cos'è l'Europa e per la sopravvivenza dell'Europa stessa.

Certo, dunque, che l'Italia deve ottemperare ai propri obblighi, bene quindi l'approvazione di questa legge, ma bene anche la critica costruttiva alla situazione attuale. Una critica che non vuol portare a meno Europa, ma a più Europa, perché solo più Europa può salvare l'Europa stessa e i singoli Stati che credono di salvarsi ognuno per sé.

L'Europa non si trova di fronte all'invasione, a guerre religiose o culturali, a piani di distruzione etnica - perché si legge anche questo - o a catastrofi naturali, è nel mezzo di spostamenti epocali di popolazioni; spostamenti che non possono essere fermati, che non si fermeranno perché qualcuno strilla “via tutti!”, ma che possono essere guidati nel nome dell'accoglienza, tutti insieme, se l'Europa recupera lo spirito dei tre grandi politici cattolici che abbiamo ricordato, tenendo a mente le parole di Papa Francesco, unico statista ormai sul suolo europeo, cioè che solo un'Europa federale può rispondere alle sfide del mondo moderno. Allora, non sarà l'Europa solo utile, ma indispensabile per tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, siamo giunti all'approvazione finale di un provvedimento estremamente rilevante, le cui disposizioni, di natura eterogenea fra loro, si rendono necessarie per adeguare l'ordinamento giuridico italiano a quello europeo. Il disegno di legge che oggi ci apprestiamo a votare rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il calo costante del numero delle procedure di infrazione a carico dell'Italia, con i conseguenti benefici derivanti da un adeguamento più tempestivo alla normativa europea.

La legge europea, va ricordato, è assieme alla legge di delegazione europea uno dei due strumenti predisposti dalla legge n. 234 del 2012 al fine di adeguare periodicamente l'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea. La disposizione di oggi si indirizza verso la strada da noi auspicata ovvero quella della definizione di uno strumento normativo che potrà facilitare gli investimenti di lungo periodo e che si auspica potrà dare impulso ad una nuova politica di investimenti europea. È fondamentale - noi di Scelta Civica-ALA lo abbiamo ricordato più volte in questa assise - che il recepimento dei regolamenti dell'Unione europea vengano visti sotto l'ottica di una opportunità di sviluppo per il nostro Paese senza strumentalizzazioni ideologiche e di parte. Riteniamo quindi necessario il completamento di una riforma organica delle norme che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione anche attraverso il conferimento al Governo della delega legislativa per dare attuazione alle direttive e alle decisioni quadro nonché agli obblighi direttamente riconducibili al recepimento di atti legislativi europei. In questo quadro l'articolato in oggetto contiene disposizioni volte a consentire l'archiviazione di tre procedure di infrazione ed altre disposizioni sono invece finalizzate a superare le contestazioni mosse all'Italia, evitando con ciò il formale avvio di procedure di contenzioso da parte della Commissione europea. Di non inferiore importanza risultano essere gli aspetti volti a garantire la completa e corretta attuazione di direttive già recepite nell'ordinamento interno; l'introduzione di sanzioni per la violazione di norme regolamentari europee nonché alcune modifiche ordinamentali alla legge n. 234 del 2012. Voteremo tale legge perché essere europei fa parte della nostra politica estera ed interna; essere europei è un fatto sostanziale rispetto al nostro essere italiani. Non possiamo, però, non invitare il Governo, in aggiunta al provvedimento in esame, ad un maggiore impegno affinché, in stretto collegamento fra il sottosegretario con delega alle politiche europee e il Ministero degli affari esteri, si facciano valere le esigenze del nostro sistema produttivo. L'aspetto economico deve però essere interpretato come la base su cui costruire qualcosa di più profondo. L'armonizzazione delle normative che incidono in settori estremamente rilevanti della vita quotidiana dei cittadini deve essere il presupposto per una più stretta integrazione anche di carattere politico. L'unione dei popoli europei che, nella visione di Altiero Spinelli avrebbe garantito pace e prosperità ma soprattutto un ruolo da protagonista dell'Europa o, meglio, dell'Unione europea nel mondo, deve fare ulteriori e tangibili passi in avanti. Soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, gli Stati Uniti d'Europa rappresentano l'obiettivo a cui tendere, non senza pochi problemi e grandi sforzi di mediazione, per dare ai popoli europei una politica comune sia nel campo estero sia nelle politiche di difesa. Il raggiungimento di questo obiettivo da perseguire attraverso piccoli step passa di sicuro attraverso l'armonizzazione delle normative che garantiranno nel lungo periodo un'interconnessione del tessuto economico e sociale a livello europeo talmente sviluppata da ritenere il passaggio all'Unione politica un passaggio obbligato ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. La legge europea è lo strumento con cui ogni anno l'Italia armonizza il proprio diritto a quello comunitario, interviene su eventuali procedure di infrazione, provando a risolverle. Questo però dovrebbe, da un lato, ricordare a questo Parlamento anche che il rapporto tra il diritto comunitario e il diritto italiano non è così limpido, non è così lineare ma è fatto anche di asperità, è fatto di contraddizioni, è fatto di elementi che vanno a confliggere tra loro al punto tale che talvolta a distanza di anni, talvolta anche di molti anni, dobbiamo intervenire a risolvere questioni che erano rimaste aperte e arriviamo a risolvere tali questioni aperte il più delle volte attraverso negoziati formali o informali in cui si cerca ciascuno di far valere la propria ragione per valutare il modo corretto in cui il diritto comunitario deve entrare a far parte del diritto italiano.

Mi fa piacere dirlo in quest'Aula perché anche di recente ci siamo invece sentiti ripetere che non è così. Penso, ad esempio, al caso delle banche venete che abbiamo affrontato qui una settimana fa e che ora si sta affrontando al Senato riguardo al quale c'è stato detto che non si poteva fare nulla di diverso perché si era all'interno di un rapporto di incompatibilità con la normativa comunitaria. Noi abbiamo detto allora che, se lo Stato italiano era convinto delle proprie buone ragioni e del proprio interesse, avrebbe potuto fare anche diversamente. Avrebbe potuto normare secondo quello che riteneva e poi eventualmente verificare se si fosse aperta una procedura di infrazione con l'Unione europea e capire poi, anche a distanza di un anno o più, come intervenire per porvi eventualmente rimedio. Ma nel frattempo si sarebbe potuto ottemperare a quello che si riteneva, in modo diffuso, probabilmente unanime, essere l'interesse nazionale. Mi piace ricordarlo oggi in cui quest'Aula che è chiamata ad approvare un disegno di legge che a tutti noi dice esattamente questo: si poteva fare e, quindi, è cattiva abitudine, pessima abitudine della politica italiana trincerarsi dietro la frase “lo chiede l'Europa” quando invece probabilmente spazi di mediazione e spazi di trattativa, anche spazi di discordanza all'interno di questo rapporto, con gli organismi dell'Unione europea ci sono e ci sono sempre.

La seconda cosa che ritengo oggi valga la pena ricordare - considerato che questa normativa quest'anno non porta con sé frutti particolarmente avvelenati, come è accaduto in passato, ma si sostanzia in una prassi in qualche modo persino condivisibile - è il nostro rapporto generale con l'Unione europea in questo momento. Infatti ritengo che l'Italia dovrebbe farsi carico di questo e il Parlamento dovrebbe farsene carico. Non è sempre obbligatorio venire qui e dire che è bene recepire la normativa comunitaria perché siamo sostanzialmente soddisfatti di come vanno le cose con l'Europa. In questo momento noi non possiamo essere soddisfatti di come vanno le cose con l'Europa. La crisi che abbiamo aperto con molti Paesi europei sulla questione dei migranti non è un tema leggerissimo e lo dico non, come ha detto qualcuno, perché si debba avere il timore del fatto che l'Italia venga trasformata in un grande hub per migranti: il punto non è neppure questo fino in fondo. Il punto è che l'Italia sta diventando un grande carcere per migranti. Ci sono cioè centinaia di migliaia di persone che in questo momento sono prigioniere del nostro Paese senza volervi essere, in un continente che si era basato e si basa esattamente sul principio della libertà di movimento perché cos'è l'Europa senza libertà di movimento? Nulla. Questo è quello che in qualche modo ci è stato promesso e ci è stato garantito per anni e viene ancora garantito a chiunque abbia in mano quel passaporto europeo. Ma è intollerabile, è assolutamente intollerabile che invece le frontiere vengano ristabilite, nascano di nuovo e siano blindate davanti ai più deboli fra le persone che abitano questo continente. Chi sbarca in Italia dovrebbe poter arrivare in Francia perché in Francia posso arrivarci io e possono arrivarci tutti gli altri deputati e tutti gli altri cittadini del Paese. Se non c'è tale possibilità, non c'è l'Unione europea. Se non c'è l'Unione europea ritengo che l'Italia dovrebbe utilizzare ogni strumento anche il più banale, persino una cosa sotto molti aspetti marginale, come la legge europea, per fare valere il proprio punto di vista. Dunque forse dovremmo rendere un po' meno banale l'approvazione; forse avremmo dovuto avere la forza di dire a Bruxelles che noi persino sull'armonizzazione delle leggi non andiamo più avanti finché non si ritorna all'armonizzazione delle cose concrete, reali, quelle che intervengono sulla vita delle persone. Noi abbiamo una responsabilità nei confronti dei cittadini italiani ma abbiamo anche una responsabilità nei confronti di tutti coloro che arrivano in questo Paese, non per rimanerci ma perché cercano in Europa un futuro migliore. Allora, o questa possibilità viene garantita oppure, ripeto, sarebbe esattamente il momento che l'Italia apra una vertenza vera e fino in fondo a tutela nostra e a tutela dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. L'annuale disegno di legge europea, come sappiamo, ha il compito principale di ridurre o eliminare i casi di contrasto normativo tra il nostro ordinamento e quello europeo. Un'azione questa che avviene attraverso un percorso di cui il disegno di legge che stiamo approvando costituisce il passaggio finale e formale.

Le decisioni europee in tutte le loro discutibili forme incidono nella vita politica, sociale ed economica del Paese, sulla salute e sull'alimentazione. Che senso ha l'appartenenza dell'Italia all'Unione europea se non è nell'interesse del Paese e degli europei? Questa è la domanda che dovremmo porci.

Un Paese, il principale interesse di cui dovrebbe tener conto è l'interesse nazionale delle sue imprese, dei cittadini e del tessuto sociale ed economico. Questa è la ragione per la quale ha senso partecipare all'Unione europea; invece, questa Europa è una melassa di burocrazia e di regolamentazione che tutto ingrigisce, rispetto alla quale noi vorremmo un'azione forte del Governo a tutela dell'interesse nazionale. Non ci dobbiamo piegare inermi a quello che ci chiede l'Europa, ottemperando ottusamente agli obblighi europei. Dobbiamo mettere in discussione alcuni dei principi e trattati che reggono questa Europa e pensare molto di più alle esigenze del nostro Paese e dei nostri cittadini che non possono tollerare un atteggiamento, da parte del Governo, di soggezione, quasi rassegnazione, rispetto alle cose che vengono imposte dall'alto.

L'Italia risulta essere, come ci ha ricordato il sottosegretario Gozi, il Paese più virtuoso nella gestione delle infrazioni e, dall'inizio del 2014, anno in cui le infrazioni dell'Italia erano 121, ad oggi, siamo arrivati ad averne 66 aperte, in pratica, in poco più di tre anni, sono state quasi dimezzate. Il sottosegretario plaude all'operato del Governo, affermando che questo ritmo e questa velocità non hanno precedenti rispetto ai Governi precedenti, e questo grazie all'ottimo lavoro di squadra tra Governo e Parlamento, Governo, Camera e Senato, tra Governo e tutti i gruppi politici; però, a noi preme sottolineare che essere virtuosi perché si è obbedito all'Europa, spesso, non vuol dire aver governato bene; obbedendo ciecamente ai diktat europei, non sempre si va incontro alla necessità dei cittadini e delle imprese. Quindi, dire che si è fatto un ottimo lavoro, perché si è quasi dimezzato il numero delle infrazioni, vuol dire, anche, che ci si è piegati, ancora una volta, alla volontà dell'Europa e si è voluto procedere ottusamente nell'ottica di concludere il più rapidamente possibile l'infrazione con la scusante del rischio delle sanzioni in arrivo.

Il compito di un Governo che tutela realmente gli interessi dei propri cittadini non è quello di andare a Bruxelles e dire: vedete come siamo stati bravi, noi siamo quelli che hanno ridotto più di altri le procedure di infrazione; non è quello di andare a Bruxelles, farsi dare la lista delle procedure di infrazione, delle lettere di chiarimenti che vengono richiesti e, poi, venire in Parlamento e fare i compiti a casa. Il compito è, lo ribadiamo, quello di tutelare l'interesse dei cittadini e delle imprese e battere i pugni sul tavolo, se necessario, per difendere quell'interesse. Non si deve avere un atteggiamento rinunciatario nei confronti della Commissione europea; bisogna andare a negoziare, ogni qual volta ci siano procedure di infrazione, gli interessi del nostro Paese, ma questo Governo, evidentemente, preferisce prendere ordini e basta. Questo non è il modo di tutelare gli interessi di questo Stato.

Tuttavia, nel cercare di fare i primi della classe, il problema è che i compiti a casa vengono fatti male. Il Governo, troppo spesso, ha dimostrato che la fretta è cattiva consigliera; sembra, infatti, profilarsi un nuovo orientamento nella Commissione europea, ovvero quello di diminuire sempre di più i casi EU Pilot, ovvero passare direttamente all'avvio del contenzioso con gli Stati membri. Dobbiamo ricordare che questo sistema, iniziato nel 2008, è un meccanismo istituito tra Commissione europea e Stati membri per lo scambio di informazioni e la risoluzione di problemi in tema di applicazione del diritto dell'Unione europea o di conformità della legislazione nazionale alla normativa UE. Questo meccanismo porta, quindi, a prevenire l'avvio di procedure di infrazione vere e proprie. Il nuovo orientamento della Commissione europea potrebbe comportare, invece, un notevole aumento del numero delle procedure di infrazione a carico dell'Italia e un allungamento dei tempi, poiché l'apertura dei casi EU Pilot serve proprio per evitare di cristallizzare nelle formalità le contestazioni della Commissione europea.

Il Governo, stando a quanto ha dichiarato il sottosegretario, sembra essere propenso a contrastare questo orientamento. Noi siamo concordi nel voler agire in difesa di una modalità di lavoro come quella dell'utilizzo di queste procedure che, per il loro carattere di informalità, consentono di intervenire con maggiore flessibilità e celerità.

Gli argomenti contenuti nel provvedimento sono eterogenei sia per materia che per competenza e intervengono in settori come quelli della libera circolazione delle merci, giustizia, sicurezza, fiscalità, lavoro, tutela della salute e dell'ambiente. Quella che oggi stiamo assolvendo è una mera funzione burocratica che nulla ha a che vedere con il senso di Europa che appartiene alla sua fondazione e alle sue stesse radici, ribadendo che il Governo non sta tutelando gli interessi degli italiani.

Per queste motivazioni, dichiaro il voto di astensione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Noi di Alternativa Popolare voteremo favorevolmente al disegno di legge europea 2017. Il nostro giudizio sull'operato del Parlamento e del Governo in questi anni è un giudizio estremamente positivo; noi siamo in linea, ci siamo riportati in linea con la legge europea, come dice già il titolo di questa legge, perché questa è la legge europea 2017, che noi approviamo entro la pausa estiva del 2017; come è noto in Senato, parallelamente, è in corso l'iter per l'approvazione della legge di delegazione europea, sono i due strumenti previsti dalla legge n. 234 del 2012, i due strumenti previsti per la fase discendente, appunto, per il recepimento della normativa europea all'interno dell'ordinamento dello Stato italiano, per quanto riguarda la legge europea, in maniera diretta, per quanto riguarda la legge di delegazione, su delega a decreti legislativi del Governo.

Parlavo di riallineamento, perché noi siamo partiti in questa esperienza - io colgo l'occasione anche per congratularmi e ringraziare il Governo e il sottosegretario Gozi per il lavoro svolto - in maniera del tutto disallineata, eravamo, mi ricordo, in ritardo di un paio di annualità e, quindi, anche con una modalità di lavoro che era confusa; si sovrapponevano, si accavallavano gli argomenti, si rincorrevano le procedure di infrazione e i casi EU Pilot. Abbiamo fatto un grosso lavoro; oltre al Governo non posso non ringraziare tutti i membri della XIV Commissione che hanno fatto un lavoro eccellente, il presidente Michele Bordo e anche la relatrice, in questo caso, l'onorevole Berlinghieri. Abbiamo fatto, quindi, un lavoro che ha cercato e ha portato a questo riallineamento sulle annualità e a consegnare alla prossima legislatura un lavoro già compiuto e la possibilità di procedere con le normative e il recepimento in maniera più ordinata, anche se, effettivamente, è inevitabile pensare che questo è un lavoro dinamico, anche, spesso, farraginoso, di rincorsa, perché i temi sui quali entra la normativa europea sono vari, eterogenei e anche, spesso, molto specifici, e sui quali, quindi, occorre una competenza spesso in dinamiche di cambiamento molto difficili da inquadrare nelle norme. Però, è bene che questo Parlamento, con orgoglio, rivendichi questo risultato del riallineamento della legge europea e anche - già si è detto - sostanzialmente il dimezzamento delle procedure di infrazione.

Poi, insomma, sono in totale disaccordo con chi ha detto prima di me che questa sarebbe una testimonianza di come siamo piegati…A parte che, volevo dire al collega della Lega, non ho visto molti voti contrari nell'approvazione delle norme che abbiamo approvato ieri e, in ogni caso, andrebbe specificato dov'è che, effettivamente, ci pieghiamo, perché - vedete - in parallelo a questo lavoro parlamentare di Commissione, c'è stata l'attività del Governo in sede sia di Consiglio europeo sia di partecipazione al dibattito pubblico europeo, che in questi anni è stato vivo, anche aspro; addirittura, è arrivato a mettere in discussione, anche da parte di forze politiche presenti in questo Parlamento, lo stesso processo d'integrazione europea. Ebbene, è importante dire che, il nostro Governo, in maniera, a mio avviso, sacrosanta, ha avuto posizioni dialettiche anche a volte forti, aspre su alcune questioni importanti.

Ne cito due, il coordinamento della finanza pubblica con la famosa richiesta di flessibilità e di uscita dalle linee di rigore, che naturalmente abbiamo portato avanti, in maniera decisa e ferma nel dibattito europeo, ma rimanendo sempre all'interno delle regole, ossia non abbiamo fatto i terroristi; questa legislatura, questo Governo, questa maggioranza è quella che ha riportato l'Italia all'interno dei parametri di rapporto deficit-PIL, che sono quelli che, invece, hanno caratterizzato il contenzioso con l'Europa nelle legislature precedenti.

Nonostante questo, abbiamo condotto una battaglia - ripeto - sacrosanta e forse, ancora, non vinta totalmente sulla questione dell'elasticità e della flessibilità necessaria, seppure in un quadro di rigore e di rispetto di regole finanziarie, necessarie in un momento in cui la crisi, l'occupazione, i maggiori parametri economici mostrano che anche c'è bisogno di un intervento pubblico che possa andare verso la crescita e lo sviluppo. E questo atteggiamento, questo comportamento, in realtà, a livello di numeri sull'economia europea, sta pagando, anche se in misura inferiore; però, bisogna dirlo, purtroppo, nella dinamica del prodotto interno lordo, ormai da vent'anni, abbiamo una asfitticità rispetto agli altri partner europei, ma comunque i dati che arrivano in queste settimane e in questi mesi dimostrano che il nostro lavoro ha avuto un senso, che è andato in una direzione che era quella giusta, che la direzione imboccata era quella giusta, forse dobbiamo prenderla con maggiore decisione.

Lo stesso discorso analogo e parallelo lo potrei fare sull'altra questione importante, che è quella della gestione delle frontiere europee e della gestione del traffico di migranti, su cui l'Italia ha svolto il suo compito, perché ha fatto passi avanti notevolissimi sulla gestione del diritto di asilo, sugli hotspot; noi abbiamo messo e stiamo mettendo in piedi un sistema che naturalmente incontra le sue difficoltà di fronte a un fenomeno epocale di dimensioni incontrollate, ma che rispetto a qualche anno fa ha un'efficienza, una rintracciabilità, anche riconosciuta dalla Commissione europea e dai nostri partner, ma nello stesso tempo abbiamo chiesto, in maniera forte, ferma e dialettica, un impegno da parte del resto degli altri Paesi partner europei, a sobbarcarsi l'onere anche della collocazione di migranti. E, da questo punto di vista, non siamo soddisfatti di quello che sta avvenendo, incassiamo posizioni a nostro favore di Stati importanti, ma c'è ancora da portare avanti una battaglia contro chi, invece, vorrebbe girarsi dall'altra parte rispetto a questo, che è un problema epocale e che - non mi sto a ripetere - dovrebbe essere un problema a carico di tutta l'Europa, di tutte le popolazioni europee, di tutti i Governi europei. Non possiamo pensare di essere un'unità federale, se non c'è, a livello unitario, una gestione dei nostri confini: è una contraddizione assurda.

Quindi, io credo che dobbiamo salutare l'approvazione di questo disegno di legge con grande positività. È stato già detto, ma voglio ripeterlo, che vengono risolte tre procedure di infrazione, che arrivano a definizione con questo testo, nel momento in cui verrà approvato dal Senato, e di cinque casi EU Pilot. Questo è stato fatto col provvedimento del Governo, ma anche con il grosso lavoro svolto in Commissione, in cui sono stati inseriti notevoli argomenti, che sono andati a rispondere a modifiche che superavano le contestazioni mosse dalla Commissione europea sia a livello di procedure, sia a livello di EU Pilot, e inoltre sono state apportate anche alcune modifiche ordinamentali per il migliore adeguamento alla legge europea. Per questo, il nostro voto, Presidente, sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppoAlternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Tea Albini.

TEA ALBINI. Grazie, Presidente. Il disegno di legge europea 2017 che ci apprestiamo a votare, nei 14 articoli che lo compongono, modifica od integra disposizioni attualmente vigenti nel nostro ordinamento, per adeguare i contenuti al diritto europeo. La stessa natura della legge comprende un articolato che interviene con disposizioni in settori eterogenei, che vanno dalla libera circolazione delle merci, alla giustizia, alla sicurezza, alla fiscalità, al lavoro, alla salute, alla tutela ambientale e ad altre disposizioni ancora.

Con questo provvedimento si definiranno tre procedure d'infrazione, tre casi di EU Pilot, si supererà una delle contestazioni mosse dalla Commissione europea e si garantirà la corretta attuazione di due direttive già recepite nell'ordinamento interno; in ultimo, si apporteranno alcune modifiche alla legge n. 234 del 2012.

È da apprezzare il risultato in termini di abbattimento delle procedure di infrazione, che in questa legislatura si sono praticamente dimezzate, ottenendo in questo senso il miglior risultato fra i vari Paesi europei. Devo dare atto al sottosegretario Gozi di aver lavorato molto in questo senso.

Nel merito delle questioni è già intervenuto il collega Matarrelli, per cui vorrei rilevare solo alcune questioni, che rivestono, a mio parere, particolare rilevanza. In particolare, in questo momento, in cui da più parti in Europa, ma anche purtroppo nel nostro Paese, si stanno diffondendo pensieri, idee e culture, che pensavamo sepolte e cancellate da settant'anni di democrazia, valutiamo positivamente l'articolo 3, che attua la decisione quadro del 2008 sul terreno della lotta contro il razzismo, la xenofobia, contro i discorsi di odio che tendono a negare i fatti storici ampiamente dimostrati, quali la Shoah o i crimini di genocidio, i crimini contro l'umanità e di guerra, anche tramite Internet.

Riteniamo positiva la modifica alla disciplina relativa alla non imponibilità ai fini IVA delle cessioni di beni effettuati nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti della cooperazione allo sviluppo destinati ed inviati fuori dall'Unione europea a fini umanitari e di cooperazione internazionale.

Comunque, il lavoro fatto in Commissione è stato un lavoro positivo, dove alcune questioni sono state affrontate, come ad esempio ed in particolare la vicenda degli ex lettori di lingua straniera; ed ancora, con un emendamento approvato proprio ieri, abbiamo cercato di migliorare e di evitare lo spreco alimentare, concedendo la possibilità di esaurire le scorte dei prodotti fabbricati prima dell'entrata in vigore della legge.

Nell'articolo 10 troviamo una serie di disposizioni per superare le contestazioni mosse dalla Commissione europea, relative alla non corretta applicazione della direttiva 2009/90 e forse potevamo fare di più; in questo senso, avevamo presentato un emendamento specifico, spero comunque che ci sia la possibilità di migliorare, anche con normative più precise, quelle questioni relative all'articolo 10 che la Commissione ci ha contestato.

Vorremmo segnalare, comunque, un punto che riteniamo non più rinviabile nella discussione fra Stati dell'Unione: mi riferisco ad una politica comune sui temi dell'immigrazione ed accoglienza; il pensiero di un'Europa unica e inclusiva si è negli anni affievolita ed oggi, banalizzando, fra Brexit e muri, e non sono quelli di cemento e mattoni, di fatto si negano i principi fondanti dell'Europa unita.

Va sostenuto lo sforzo del Governo nel richiedere il rispetto delle quote di ricollocamento, ma non possiamo tacere che, forse, la flessibilità ottenuta non valeva l'accoglimento nei nostri porti di tutte le navi cariche di persone e migranti, soprattutto se riflettiamo un attimo a cosa poi è servita quella flessibilità, perché la politica dell'immigrazione, del salvataggio e della ricollocazione non può essere scambiata in alcun modo con concessioni di natura finanziaria.

Sappiamo che i trattati non possono essere ignorati e le regole si stabiliscono così, ma a nostro avviso rimangono fondamentali i rapporti che rendono possibile il dialogo, che rimane l'unico strumento per condividere posizioni e strategie, ovviamente dialogo fra soggetti che hanno la stessa credibilità ed affidabilità, soprattutto su temi particolarmente delicati e di visione strategica, per convinzione o condizione, quali quelli economici e finanziari.

Ci servirebbe, appunto, tutta la credibilità di cui il nostro Governo può essere capace per affrontare e rivedere le regole, ad esempio, del fiscal compact, che consentirebbe la messa in opera di un grande piano di investimenti strategici per la nostra economia e la nostra occupazione. Il nostro territorio ha bisogno urgente di manutenzione e gli eventi devastanti di questi giorni lo dimostrano ed è il pubblico che deve farsi carico di quella che non può essere considerata esclusivamente un'emergenza. Per cui per noi rimane prioritaria la definizione di un grande piano di investimenti pubblici, anche a livello locale, e di manutenzione straordinaria e su questo punto stiamo predisponendo, come già detto ieri, una nostra specifica proposta di legge. Una politica più accorta, con meno bonus, più investimenti e con più equità fiscale, renderebbe in questo senso l'Italia più credibile anche a livello europeo e ci metterebbe nella condizione di avere le stesse performance di altri Paesi europei.

Comunque, in conclusione, riservandoci su molti temi toccati un confronto sulla prossima legge di bilancio, esprimo, a nome del mio gruppo, un voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Elvira Savino. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia ha tenuto un atteggiamento di responsabilità nel corso dell'esame di questo provvedimento, con poche proposte emendative e una valutazione attenta delle norme in esame.

Non abbiamo, infatti, alcun pregiudizio sulla legge europea, che rappresenta uno strumento qualificante del processo di partecipazione dell'Italia all'adempimento dell'obbligo e all'esercizio dei poteri derivanti dall'appartenenza all'Unione europea e che riteniamo uno strumento opportuno per recepire questi stessi obblighi comunitari, evitando così costose procedure d'infrazione con conseguenti oneri per lo Stato e, quindi, per i cittadini.

Secondo i dati dell'ultima relazione, riferita all'anno 2015, il nostro Paese continua a collocarsi in coda alla classifica dei 28 Paesi per numero totale di infrazioni nel periodo 2011-2015. Con riferimento ai casi di precontenzioso, l'Italia risulta essere il Paese con il maggior numero di casi EU Pilot. Pertanto, è evidente come l'Italia debba ancora lavorare per raggiungere buoni risultati sotto il profilo della prevenzione e della riduzione del contenzioso con la Commissione europea. È corretto, quindi, intervenire in particolare per sanare alcune situazioni nell'interesse dei cittadini e delle imprese. Apprezziamo, in questo senso, le disposizioni relative ai rimborsi IVA reintrodotte in Aula attraverso un emendamento che ha ripreso, con una copertura differente, i contenuti dell'articolo 5 che era stato cancellato in Commissione.

Ma l'Europa non può essere solo quella che scorriamo dalle disposizioni di questo provvedimento. Non può occuparsi solo di etichette, di imballaggi, di roaming e non guardare, invece, lontano. I conflitti che ancora vivono all'interno della stessa Unione sono diversi e alcuni di questi sono oggi particolarmente forti, tali da mettere in discussione lo slancio propositivo e proficuo e la speranza che l'Europa aveva suscitato nella sua fondazione. Il riferimento non è solo al caos e agli evidenti conflitti legati all'assenza di una politica comune in materia di accoglienza di migranti, ma anche alle carenze in termini di sostegno, sviluppo, potenziamento ed armonizzazione nelle strategie dell'Unione europea per il mercato unico e nelle sue politiche indirizzate alla crescita.

L'Unione ha bisogno di politiche appropriate affinché tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia europea e mondiale. Le barriere tariffarie e le sovvenzioni inappropriate da parte dei Governi e delle istituzioni correlate distorcono i mercati e non favoriscono né l'economia né l'occupazione né creano benefici reciproci tra gli Stati. Il riferimento è, in particolare, alla necessità di crescita economica che passa per il lavoro e per le imprese, specialmente quelle di piccola e media dimensione, dove l'incidenza delle aziende finanziariamente fragili è aumentata anche per le difficili condizioni di accesso al credito. È qui che l'Europa deve intervenire affinché i finanziamenti della BCE alle banche con sede legale e amministrazione centrale nei singoli Stati membri siano prioritariamente destinati al credito per lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Le PMI sono il futuro del sistema economico europeo e la garanzia della competitività del sistema Europa.

Per avere delle imprese innovative e concorrenziali è necessario che anche l'Unione europea operi affinché le PMI godano di un livello di accesso al credito adeguato alle loro necessità. È, inoltre, necessario in ambito UE seguire un più marcato cammino verso l'armonizzazione e la semplificazione e, ove necessario, la delegificazione delle normative europee, spesso ridondanti e poco utili, che alimentano la già smisurata azione della nostra burocrazia, che è il maggior freno allo sviluppo, e che costituiscono un costo ulteriore per le aziende italiane, riducendone la competitività e la capacità competitiva. In questo senso, l'Europa stessa può farsi promotrice di una conseguente semplificazione delle normative interne degli Stati membri.

Il tema è strettamente legato anche all'annosa questione dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, che mettono in straordinaria difficoltà le imprese. La Commissione UE, infatti, dopo due anni di stand-by ha di fatto riavviato la procedura di infrazione contro il nostro Paese per i ritardi con cui gli enti pubblici pagano le imprese fornitrici. Sappiamo che è una questione su cui in particolare il Governo Renzi aveva fatto grandi proclami ma che, di fatto, ha registrato solo piccoli miglioramenti, tali da portare, appunto, la Commissione ad intervenire nuovamente. Prima che sia attivata ufficialmente la Corte di giustizia, confidiamo in un imminente intervento dell'Esecutivo e almeno apprezziamo l'accoglimento di un nostro ordine del giorno, a mia firma, in cui chiediamo di sanare tempestivamente l'infrazione attraverso un provvedimento che rechi le necessarie risorse economiche al fine di permettere alle pubbliche amministrazioni di pagare le imprese nei tempi disposti dalla direttiva n. 2011/7/UE.

Sempre nella direzione di salvaguardare in particolare le nostre imprese, è necessario intensificare un'azione di coordinamento per l'attuazione uniforme della disciplina sugli aiuti di Stato in alcuni settori, tra i quali quelli delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di consentire un più agevole e ampio utilizzo dei relativi fondi pubblici, pur nel rispetto delle regole dell'Unione europea, anche valorizzando la possibilità di favorire regioni italiane svantaggiate come quelle del Mezzogiorno alla stregua di analoghe regioni di altri Stati membri.

Ancora su questo tema e a tutela delle piccole e medie imprese è necessario rivedere alcune normative comunitarie. Il riferimento è, in particolare, alla “direttiva Bolkestein” e alle concessioni demaniali marittime e, dunque, del futuro degli stabilimenti balneari italiani, che sono di straordinaria importanza per l'economia del nostro Paese. L'ultima sentenza della Corte di giustizia dello scorso luglio 2016 rischia, infatti, di provocare una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Il nostro Paese possiede, infatti, 8 mila chilometri di coste. Ha, inoltre, le capacità tecniche di realizzare stabilimenti balneari ecocompatibili e non impattanti anche in luoghi diversi da quelli già soggetti a concessione. Se guardiamo oltre i confini nazionali il quadro è molto diverso. Dalla normativa spagnola, ad esempio, varata con il consenso delle istituzioni europee e con la proroga delle concessioni trentennali in scadenza nel 2018 fino a 75 anni a decorrere da tale data, si coglie chiaramente la volontà del Governo spagnolo di tutelare coloro che erano diventati concessionari con la “Ley de Costas” del 1988. È, quindi, fondamentale un'azione politica che si muova in Europa e nel nostro Paese in linea con l'idea di una concreta difesa dei rilevanti interessi nazionali in gioco.

Rispetto alle singole misure del provvedimento in esame non possiamo evidentemente dirci contrari agli adempimenti degli obblighi che discendono dalla nostra appartenenza all'Unione europea, ma tutti noi di Forza Italia siamo altrettanto convinti che questi obblighi vadano a volte discussi e cosparsi di maggior protagonismo da parte del nostro Governo nella cosiddetta fase ascendente, un protagonismo che in Europa manca.

Manca sicuramente un'azione propulsiva anche per un proficuo dibattito in merito all'applicazione delle regole europee in materia di flessibilità di bilancio. Su questo punto il Governo non ha affrontato il tema nella sua accezione più generale, ma ha preferito trattare per una flessibilità temporanea, accettando condizioni assolutamente penalizzanti e caricando il Paese della gestione del fenomeno migratorio e portando così al collasso i nostri territori. Manca quindi, in primis, il salto di qualità del nostro Paese nell'Unione che troppo spesso preferisce nascondersi dietro l'immagine di un'Europa cattiva e che, di fatto, fa molto poco per favorire la crescita.

Per tutte queste ragioni il gruppo di Forza Italia si asterrà sulla votazione della legge europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Battelli. Ne ha facoltà.

SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare con una premessa che reputo irrinunciabile: l'efficacia e, di conseguenza, la capacità di incidere in ambito europeo di uno Stato membro dell'Unione dipende solo in minima parte dalla sua popolazione, dal prodotto interno lordo o dal fatto di essere un Paese fondatore, ma dipende, soprattutto, dalla sua credibilità e autorevolezza. È su questo elemento che appare oggi necessario concentrarci: l'Italia deve riacquisire quell'autorevolezza e quella credibilità che, purtroppo, i Governi che ci hanno preceduto, indiscriminatamente, che siamo stati di destra o di sinistra, hanno solo saputo perdere. Autorevolezza e credibilità che, unite alla necessità che l'Unione ha del nostro Paese, pari a quella che ne abbiamo noi, può portarci a costruire le politiche comunitarie per ciò che desideriamo che siano: spirito di solidarietà e di unità. Pensiamo oggi alle politiche migratorie, ma anche a quelle sociali e occupazionali; spirito di condivisione e di equità: pensiamo, in questo caso, al peso delle tasse per le aziende. In breve, l'unione dei popoli e dei cittadini che da sempre il MoVimento ha cercato e voluto e non l'Unione delle banche e del denaro, come si è visto in questi anni.

La legge n. 234 del 2012 ha inteso riformare alla radice il processo di partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea. Ci si rese conto che il modello portato avanti sino a quel momento era fallimentare, avendo portato, tra le altre cose, al proliferare di procedure di infrazione e, comunque, più in generale, ad un mancato adeguamento del nostro ordinamento alle norme europee. Un principio lodevole, dunque.

Ricordo che l'articolo 29, comma 5, della citata legge vincola il Governo alla presentazione alle Camere, annualmente, di un disegno di legge dal titolo: “Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea”. L'articolo 30, comma 3, ne definisce, poi, in dettaglio il contenuto, che mi permetto qui di riproporre: a) disposizioni modificative o abrogative di disposizioni statali vigenti in contrasto con gli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea; b) disposizioni modificative o abrogative di disposizioni statali vigenti oggetto di procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea nei confronti della Repubblica italiana o di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea; c) disposizioni necessarie per dare attuazione o per assicurare l'applicazione di atti dell'Unione europea; d) disposizioni occorrenti per dare esecuzione ai Trattati internazionali conclusi nel quadro delle relazioni esterne dell'Unione europea; e) disposizioni emanate nell'esercizio del potere sostitutivo esercitabile ex articolo 117, comma 5, della Costituzione per l'attuazione e l'esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione europea a livello regionale e delle province autonome di Trento e Bolzano, in caso di inadempienza degli enti competenti.

Ho tenuto a citare nel dettaglio la norma in quanto, a mio avviso, nel concreto e, quindi, nel contenuto dei singoli disegni di legge, la portata della norma generale e il suo contenuto non sono rispecchiati né rispettati, restringendone colpevolmente la portata e l'importanza. Si limita e si restringe il campo di applicazione di questa norma, impedendo che sia utilizzata al fine di migliorare la rispondenza del nostro ordinamento a quanto prevede l'Unione, ovvero al miglioramento e all'adeguamento di alcune norme. La si relega a strumento per chiudere procedure di infrazione e di pre-infrazione; nessuna valutazione a lungo termine, nessuna valutazione sugli impatti sulla società: solo una mera risposta superficiale alla necessità di impedire nuove sanzioni.

Dirò di più. Vengono inserite così nel disegno di legge europea, in linea generale, solo le norme volte a prevenire l'apertura o a consentire la chiusura di procedure di infrazione, nonché, in base ad un'interpretazione estensiva, anche norme volte a permette l'archiviazione di casi di precontenzioso EU Pilot: quest'ultima prerogativa è riservata, appunto, al Governo. Infatti, nonostante i nostri tentativi, avvenuti anche in sede di questa legge europea, le procedure di pre-infrazione, ovvero l'unico modo di concordare prima di ricorrere alle vie formali per determinare possibili infrazioni, sono gelosamente custodite nelle mani del Governo attraverso i Ministeri e la Presidenza, che si rifiuta di informare il Parlamento.

Qualsiasi tentativo di far condividere con il Parlamento le predette procedure è stato bocciato; per non parlare dell'opposizione a rendere pubblici i predetti carteggi. Questa carenza di trasparenza rende anche difficile permettere al Parlamento di partecipare con dovizia alla fase discendente del diritto comunitario, ratificando soltanto decisioni prese dal Governo. Eppure, ogni norma ha degli effetti, sia quando ne approviamo una, sia quando ne abroghiamo una, e non avere contezza di questo significa non avere a cuore il futuro dei cittadini.

Volevo aprire per un attimo una parentesi sulla questione SIAE, perché l'anno scorso, durante la legge di delegazione europea, questo Parlamento ha recepito, alla vostra maniera, la “direttiva Barnier”, ovviamente in ritardo come al solito e, in quella fase, abbiamo assistito ad un voltafaccia incredibile dell'attuale Ministro Franceschini, che, prima, si era schierato a favore della liberalizzazione e, poi, a un passo dall'Aula, ha deciso che era meglio mantenere il monopolio della SIAE. Sarà, forse, per il suo palese conflitto di interessi, che abbiamo scoperto tutti? Chi lo sa? Non lo sapremo mai.

Abbiamo assistito, poi, a un teatrino mediatico da parte del Partito Democratico in questi giorni, che ha presentato un emendamento inammissibile per cercare di eliminare il monopolio, mentre il MoVimento 5 Stelle è l'unico gruppo che da sempre, in quest'Aula, ha portato avanti la battaglia per liberalizzare il mercato e togliere finalmente il monopolio SIAE. Il Partito Democratico sta solo facendo finta di nulla, non ha proposto nessuna legge e non ha fatto nulla. Noi siamo gli unici che ci battiamo per questo, continuo a ripeterlo. Perché lo dico? Perché stamattina sono arrivate voci, diverse voci, che lasciano intendere che Bruxelles sia in procinto di aprire una procedura di infrazione per quanto riguarda la concorrenza, che sarebbe stata violata, appunto, dal recepimento della “direttiva Barnier” da parte del Governo. Quindi, il Ministro Franceschini su questo dovrà rendere conto se veramente ci sarà questa infrazione.

Ripeto: noi siamo l'unico gruppo che ha una proposta di legge pronta, l'abbiamo depositata e siamo pronti a portarla fino in fondo. Quindi, chiudo questa parentesi.

Concludo dicendo che il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo provvedimento e che, finché non ci sarà trasparenza, finché non ci sarà un ruolo centrale del Parlamento nella definizione delle politiche comunitarie, sia in fase ascendente sia in fase discendente, noi non voteremo mai favorevolmente su questo tipo di provvedimenti. Va cambiato radicalmente il metodo di lavoro, se vogliamo essere realmente efficienti nell'adeguare il nostro ordinamento alle norme comunitarie e, soprattutto, se vogliamo attuare queste norme rispetto agli interessi di chi, poi, nella vita quotidiana le subisce sulla propria pelle, cioè i nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Camani. Ne ha facoltà.

VANESSA CAMANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, questo provvedimento, nell'ambito della cosiddetta sessione comunitaria, conferma il proficuo impegno che Governo e Parlamento hanno messo costantemente in campo per dare attuazione alle opportunità dell'appartenenza e della partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Non solo, dunque, uno strumento tecnico, la legge europea, per ridurre il numero di contenziosi che le istituzioni comunitarie hanno sollevato nei confronti dell'Italia, ma un vero e proprio investimento politico del nostro Paese nel percorso di avvicinamento della normativa nazionale a quella europea. Una scelta che, come Partito Democratico, riteniamo strategica e qualificante e che abbiamo rafforzato e ribadito costantemente in questa legislatura.

Questa determinazione ha, infatti, consentito, in poco più di tre anni, di dimezzare il numero di procedure di infrazione e di fare dell'Italia il Paese più virtuoso nella gestione dei casi di contenzioso comunitario. Con questo provvedimento, quando sarà approvato, chiuderemo altre tre procedure di infrazione e definiremo altri sette casi EU Pilot.

Sappiamo perfettamente che l'Italia rimane uno dei Paesi con una situazione di contenzioso con la UE abbastanza critica, ma è altrettanto evidente come il lavoro costante di questi anni ci abbia portato a raggiungere, oggi, il minimo storico di 65 procedure aperte, un obiettivo ottenuto grazie ad una duplice attenzione: da un lato, con la capacità di intervenire con rapidità sia in fase di contenzioso sia in fase di prevenzione e, dall'altro lato, con l'accresciuta compatibilità della legislazione italiana con quella comunitaria, a testimonianza di una maggiore consapevolezza dell'impatto positivo che le politiche europee possono avere anche nel nostro Paese.

Nel 2016, rispetto al numero di nuove procedure di contenzioso aperto, l'Italia ha fatto meglio di Germania e di Francia e, nel medesimo anno, questo percorso virtuoso si è tradotto in una economia di oltre 180 milioni di euro, ottenendo così un risparmio complessivo, che potremmo definire “di legislatura”, di un miliardo e 400 milioni di euro. Ma, oltre alle evidenti convenienze economiche, questo risultato testimonia concretamente come per Governo e Parlamento il tema della costruzione europea non sia un vessillo da utilizzare solo nel momento del bisogno, quanto, piuttosto, il convincimento profondo circa la necessità di tradurre i valori e i principi comunitari in scelte che accelerino l'integrazione e rafforzino le tutele dei cittadini europei.

Con la legge europea mettiamo dunque i cittadini e le imprese italiane nelle condizioni di poter beneficiare, al pari degli altri cittadini europei, dei maggiori diritti e delle migliori garanzie che le normative comunitarie prevedono, in virtù della capacità dell'Europa di poter rispondere meglio dei singoli Stati membri alle aspettative delle persone.

La direzione, dunque, signor Presidente, a nostro giudizio è quella giusta: abbiamo finalmente superato la fase che ci ha visti impegnati nel recuperare il ritardo accumulato in passato e, per il suo tramite, Presidente, lo dico anche ai colleghi della Lega Nord: il ritardo è dovuto non tanto a errori di valutazione legati all'attività di questo Governo, quanto, piuttosto, alle contestazioni fondate su normative comunitarie che negli anni precedenti, nelle legislature precedenti, i Governi precedenti, quelli in cui la Lega Nord sedeva, non hanno negoziato nelle sedi comunitarie le normative che oggi dobbiamo andare a recepire. Dunque, la responsabilità non è di chi oggi cerca di risolvere il contenzioso comunitario, ma, semmai, di chi, quando ne aveva la possibilità, ha rinunciato a esercitare la propria funzione in sede negoziale nelle istituzioni comunitarie.

Oggi, dunque, entriamo nel vivo della partita, in primo luogo per l'importanza strategica che rivestono le tematiche qui contenute: interventi in materia di libera circolazione di merci, persone e servizi; disposizioni in tema di fiscalità, di lavoro, di salute; rilevanti previsioni in materia ambientale. In secondo luogo, per il tema che qualifica in maniera rilevante questo provvedimento: il riconoscimento dei diritti fondamentali, perché l'Europa deve essere, prima di tutto, lo spazio delle maggiori garanzie e delle maggiori tutele, il luogo in cui di più e meglio possono trovare risposte le legittime aspettative dei cittadini.

Con l'approvazione di questa legge, infatti, si amplierà il campo di applicazione dell'aggravante di negazionismo e si interverrà sulla disciplina dell'indennizzo alle vittime di reati intenzionali e violenti, estendendone l'ambito di applicazione. L'articolo era già stato migliorato in Commissione e, grazie a un lavoro continuo, che è continuato anche nella fase emendativa dell'Aula, siamo riusciti a recuperare un maggior numero di risorse e ad estendere ulteriormente i soggetti che potranno accedere a questo fondo. Rispetto al testo proposto inizialmente dal Governo, il Parlamento è intervenuto in maniera puntuale e precisa, ne abbiamo ampliato i contenuti, sia in termini qualitativi che quantitativi. Alcune novità importanti sono già state introdotte in sede di Commissione, come l'emendamento all'articolo 2-bis in cui si interviene in materia di roaming.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce! Aspetti, collega…

VANESSA CAMANI. Il 15 giugno di quest'anno, infatti, il Parlamento europeo ha rimosso l'ultimo ostacolo all'abolizione dei costi di roaming, consentendo a tutti i cittadini europei di poter utilizzare telefonini, smartphone e tablet senza costi aggiuntivi mentre si viaggia in Europa.

Per rendere pienamente efficace questa novità, era però necessario intervenire nell'ordinamento nazionale, introducendo le sanzioni per la violazione di queste disposizioni europee e questo abbiamo fatto. Così come le previsioni contenute nell'articolo 13-bis, inserito anch'esso durante l'esame in Commissione, che ha esteso la possibilità di avvalersi di personale non appartenente alla pubblica amministrazione anche per interventi di cooperazione allo sviluppo, con il finanziamento dell'Unione europea.

Anche il lavoro dell'Aula ha introdotto novità rilevanti al testo, con l'approvazione di diversi emendamenti che ne hanno ulteriormente accresciuto i contenuti. Siamo infatti intervenuti in materia di commercio elettronico, per rafforzare le responsabilità per gli operatori che commettono illeciti; abbiamo introdotto rilevanti disposizioni in materia fiscale, che consentono ai cittadini e alle imprese italiane di poter usufruire delle medesime possibilità di tutti gli altri cittadini europei; abbiamo adeguato la normativa nazionale in materia di aiuti di Stato e di energia. Dopo un lungo negoziato, abbiamo infatti finalmente adottato gli indirizzi comunitari sulle aziende energivore e, contemporaneamente, sfruttando i risparmi della componente A3, ridurremo i costi delle bollette per le famiglie e le imprese non energivore: una previsione di grande equità, che aiuta le imprese, quindi l'occupazione, e le famiglie.

Insomma, diritti dei cittadini europei, mercato unico digitale, politiche fiscali omogenee: sono molti gli aspetti che contribuiscono a rendere concreto il senso di cittadinanza europea e con questo provvedimento avviciniamo ancora di più l'Italia all'Europa.

Ma siamo anche consapevoli che il terreno della sfida non è semplicemente quello relativo ai singoli interventi. Sullo sfondo pesa la crisi profonda che l'Unione sta attraversando. Per avvicinarci all'Europa, dobbiamo saper coniugare la strada percorsa fino ad ora, costruita su conquiste quotidiane di cittadinanza, con una strada nuova, capace di rinnovare un vero e proprio patto sociale europeo. I Governi nazionali e le forze politiche troppo spesso parlano solo al proprio pubblico, senza pensare a un futuro in comune; cavalcano il sentimento di insicurezza e sfiducia, senza spesso saper guardare oltre la propria frontiera. Non possiamo avvantaggiarci di essere europei per risparmiare sulle tariffe telefoniche per navigare in Internet dall'estero, ma dimenticare questo comune destino, quando si tratti di pianificare una condivisione ordinata e sociale dell'emergenza migranti o quando si chiedano maggiori risorse per politiche di protezione sociale.

Per questa ragione, con la stessa determinazione con cui in questi anni abbiamo lavorato per avvicinare gli italiani all'Europa, riteniamo fondamentale perseguire nello sforzo di avvicinare l'Europa agli italiani.

Sul tema delle grandi migrazioni serve una svolta essenziale. Nel breve, anzi brevissimo tempo, molte forze politiche e numerosi Paesi, nonché la stessa Unione, immaginano di fondare le proprie politiche di accoglienza sulla distinzione tra profughi e migranti economici: un approccio non lungimirante, che, nel tentativo di ricercare un difficile equilibrio tra i vari interessi nazionali, finisce per scontentare tutti.

L'Italia ha svolto e continua a svolgere la sua parte, ma questo non basta e non possiamo fare tutto da soli. Appare quanto meno riduttivo che, rispetto alla questione epocale che abbiamo di fronte, in Italia le forze politiche si dividano, probabilmente più per ragioni elettorali che di principio, sull'adozione dello iussoli quale base della cittadinanza, invece che porsi con serietà e rigore in una prospettiva di intervento realmente efficace.

Per queste ragioni, solo attraverso una condivisa e rinnovata strategia europea, si può pensare di sperare di rilanciare il processo di integrazione e con questa legge andiamo esattamente in questa direzione.

Esprimendo, dunque, a nome del Partito Democratico, il voto favorevole alla legge, intendiamo rinnovare il nostro impegno affinché l'Europa torni ad essere strumento reale e concreto di coesione e di pace, in grado di creare una nuova ragione sociale comune. Voteremo a favore guardando all'interesse nazionale e con la responsabilità piena di una forza politica convintamente europeista, che non intende mai cedere a facili slogan e populismi, ma continua con serietà a percorrere la strada dell'integrazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4505-A:

"Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12, con lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12,05.

Informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, signori onorevoli, ho accolto con piacere l'invito che mi è stato rivolto perché mi dà la possibilità di fare il punto sulla delicata questione degli incendi boschivi che sta caratterizzando purtroppo questa estate del 2017.

I dati diffusi nelle scorse ore dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, spiegano in maniera esaustiva l'eccezionalità e la complessità della situazione che ci troviamo a fronteggiare. Dal 10 al 17 luglio sono stati richiesti oltre un terzo degli interventi antincendi dall'inizio dell'anno: oltre 300 in una settimana e oltre 950 dall'inizio dell'anno, la cifra più alta dal 2007 a oggi.

È, dunque, una situazione particolarmente critica per due ordini di motivi. Da un lato, abbiamo la forte siccità che sta caratterizzando la stagione estiva con temperature al di sopra della media e una ventilazione che favorisce il propagarsi degli incendi; dall'altro, c'è la gravissima recrudescenza di episodi dolosi che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi che ancora oggi siamo chiamati a fronteggiare. Di fronte a questo insopportabile crimine contro la natura e contro ognuno di noi stiamo mettendo in campo tutte le azioni e tutto il personale, esercito compreso, disponibile. Serve, però, anche una fortissima azione repressiva contro i piromani per la quale oggi le forze dell'ordine e la magistratura dispongono di una normativa più adeguata grazie proprio al lavoro di questo Parlamento e di questo Governo. La recente legge sugli ecoreati ha, infatti, introdotto strumenti attesi da decenni contro chi fa scempio dell'ambiente. La legge - vi ricordo - ha introdotto, tra le varie novità, il reato di disastro ambientale la cui pena è la reclusione da cinque a quindici anni. In questa fattispecie - questa è la novità - può rientrare anche l'incendio boschivo con l'aggravante ambientale dell'articolo 452-novies che prevede un inasprimento della pena da un terzo alla metà quando il reato riguarda proprio delitti ambientali. Questo, in pratica, vuole dire che un piromane può essere condannato a una pena di oltre vent'anni di reclusione, pena che io ritengo assolutamente adeguata considerata la gravità del danno che quanti appiccano un incendio, specie se in un'area protetta, determinano per la collettività.

Aggiungo che il Governo proprio ieri ha presentato in Commissione bilancio al Senato un emendamento al decreto-legge Mezzogiorno che, ferme restando le pene già previste dal codice penale in materia di incendio doloso, prevede anche la confisca a beneficio del comune dei terreni incendiati nel caso in cui l'autore dell'incendio sia il proprietario dell'area.

Di fronte a tale emergenza, la risposta deve essere ampia, certamente emergenziale e repressiva dei fenomeni criminali, ma anche in grado di recuperare le preziose risorse perdute. Questo perché ad essere messe in discussione sono anche le funzioni che tali risorse svolgono per il clima e la biodiversità con particolare riferimento proprio a quanto abbiamo trattato nell'Accordo di Parigi: l'assorbimento di CO2 e l'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.

Per questo qui oggi, in Parlamento, annuncio il lancio di un programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi per il quale ho previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro reperito nell'ambito delle risorse europee destinate alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, strettamente connesse con quanto viene messo più a rischio oggi: la protezione del suolo, la riduzione dei rischi idrogeologici, l'assorbimento di CO2 e il mantenimento della biodiversità. Questi fondi andranno proprio a quei parchi che sono stati colpiti in questi giorni da incendi forti e, per quanto è possibile dire oggi, dolosi.

Siamo impegnati, insomma, per riportare quei luoghi a come erano prima degli incendi. Chi pensa, invece, possano diventare terre abbandonate o aree da piegare agli intenti criminali avrà dallo Stato la risposta che merita.

È doveroso, in primo luogo, ricordare che la problematica degli incendi boschivi è complessa per le molteplici componenti e le interrelazioni che la caratterizzano in un dato ambiente geografico. Quindi, necessita di una doverosa sinergia fra le varie istituzioni, in particolar modo fra quelle competenti per la lotta attiva.

Depositerò una relazione scritta e la manderò a ognuno di voi nei prossimi giorni, altrimenti il mio intervento sarebbe diventato molto lungo e molto pesante data la quantità di informazioni che mi avete chiesto. In quella relazione è contenuta un'ampia disamina tecnica delle competenze nel settore degli incendi, con particolare riferimento all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri.

Mi preme solo sottolineare che il Ministero dell'Ambiente cura direttamente la pianificazione nelle aree protette. Quindi, il mio Ministero ha come diretta competenza la gestione degli incendi nelle aree protette, quindi dei parchi naturali nazionali.

In previsione delle criticità climatiche che stanno interessando il nostro Paese, considerata anche la riorganizzazione del Corpo forestale operata dal decreto legislativo, il Ministero ha operato all'interno del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177. Il 3 luglio scorso è stata convocata al Ministero un'apposita riunione per fare il punto sulla relativa pianificazione antincendi boschivi e sulle forze disponibili per fronteggiare la situazione con tutte le istituzioni cointeressate: regione, Corpo nazionale dei vigili del fuoco, carabinieri forestali ed enti gestori delle aree protette. All'esito della riunione, il 12 luglio scorso, è stata da me emanata una direttiva che evidenzia l'importanza della sinergia e della collaborazione istituzionale nella lotta agli incendi, richiamando l'attenzione su tutte le azioni necessarie per far fronte all'emergenza nell'attuale stagione estiva, nonché una serie di raccomandazioni volte a rafforzare anche le attività di programmazione e prevenzione. La direttiva ha lo scopo di assicurare la massima sinergia e collaborazione nell'affrontare la difficile ed annosa problematica degli incendi boschivi, di grande rilievo per il nostro Paese e di particolare importanza per la salvaguardia del prezioso patrimonio naturale presente all'interno delle aree protette statali. Si è provveduto, inoltre, a trasmettere la direttiva a tutti gli attori istituzionali che hanno competenza diretta in merito alla lotta attiva, inclusi gli enti parchi, il capo dipartimento della Protezione civile nonché il presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni.

Con riferimento all'attività pianificatoria antincendi boschivi svolta dal mio Ministero, occorre evidenziare che la situazione dei relativi piani dei parchi nazionali e delle riserve naturali statali è sostanzialmente a regime da diversi anni e ogni piano pluriennale viene rinnovato alla sua scadenza quinquennale. Durante il periodo di valenza del piano, ogni anno, viene predisposta una relazione di aggiornamento. Si segnala, a tal proposito, che la situazione piani antincendi boschivi è disponibile sul sito del Ministero dell'Ambiente.

Nella consapevolezza che il fenomeno degli incendi boschivi rappresenta una delle emergenze ambientali più critiche per il nostro Paese si segnala, inoltre, che è stato firmato, il 5 aprile scorso, un apposito protocollo di intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine di definire ogni utile sinergia operativa e di migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi.

In generale, nel settore del contrasto tutti i reparti dell'Arma, dall'inizio dell'anno, hanno denunciato per il reato di incendio boschivo 366 persone, traendone in arresto 18. In merito alle attività investigative per gli eventi del cratere vesuviano sono in corso accertamenti tecnici finalizzati all'individuazione dei punti di insorgenza e al rilevamento di tracce organiche. Analoghe attività di indagine si stanno svolgendo in particolare in Puglia, Toscana, Lazio, Basilicata e Calabria.

Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre alle attribuzioni istituzionalmente spettanti allo stesso, esercita in concorso con le regioni le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, ivi comprese quelle inerenti l'ausilio di mezzi a terra e aerei, il coordinamento delle operazioni di spegnimento, la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali.

Va ricordato, altresì, come, al fine di sollecitare il ricorso ad accordi pattizi tra le regioni e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, l'unico Corpo dello Stato che può, su richiesta delle regioni, concorrere all'attività di lotta attiva contro gli incendi boschivi, sia stato sottoscritto, il 4 maggio scorso, su iniziativa del Ministero dell'Interno, un apposito accordo quadro tra Governo e regioni nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Tale accordo integra, ulteriormente, il quadro delle iniziative assunte dal Governo per prevenire, per quanto possibile, su tutto il territorio nazionale, eventuali disfunzioni operative in materia di lotta attiva agli incendi boschivi.

Successivamente, sono state stipulate, e alcune sono in via di prossima definizione, diverse convenzioni con le regioni che hanno manifestato un interesse in tal senso. Nel dettaglio, alla data del 17 luglio scorso, risultano sottoscritti o sono nella fase conclusiva 13 atti convenzionali; sono, inoltre, in corso delle interlocuzioni per la definizione di ulteriori due strumenti pattizi; questi strumenti, oltre a prevedere diverse forme di collaborazione, consentono di rafforzare i dispositivi di lotta a terra agli incendi boschivi, grazie alla previsione di squadre del Corpo a questo dedicate.

Sempre da un punto di vista generale, va, inoltre, evidenziato che la campagna estiva antincendi boschivi 2017 ha avuto ufficialmente inizio il 15 giugno 2017, anche se in alcune zone del Paese, come Sardegna e Sicilia, gli incendi boschivi e di interfaccia si sono sviluppati già all'inizio di giugno, mantenendosi su numeri abbastanza alti per il periodo, fino alla situazione emergenziale, come ricordavo prima, dall'11 al 15 luglio, diffusa su tutto il centro-sud del Paese.

La campagna antincendi boschivi in corso, anche in virtù delle peculiari condizioni climatiche e del perdurante stato di siccità che sta interessando diverse regioni, si sta caratterizzando per un'eccezionale intensità del fenomeno, in quanto si sta registrando, rispetto al trend degli ultimi anni, un notevole aumento degli incendi boschivi. Basti pensare, al riguardo, che il solo Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dal 15 giugno al 16 luglio, ha già effettuato, nel 2017, circa 25.000 interventi a terra, nell'intero anno 2016 sono stati, in tutto, 73 mila e 68 mila nel 2015.

Inoltre, al momento sono già stati attivati, nel medesimo periodo, ben 632 schede da parte del centro operativo aereo unificato per l'impiego di mezzi aerei della flotta statale; a tale riguardo va, infatti, precisato che le regioni, per le operazioni di spegnimento dall'alto, possono avvalersi, in tutto o in parte, di una propria flotta, anche ricorrendo a società esterne ovvero richiedere, qualora necessario, il concorso dello Stato.

In tal caso, va ricordato che il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri è chiamato, attraverso il centro operativo unificato, ad assicurare, grazie ad un coordinamento nazionale, le attività aeree di spegnimento con la flotta aerea antincendio dello Stato. Tale flotta si avvale, come è noto, di mezzi di particolare efficacia, come i 17 Canadair, transitati al Corpo nazionale dei vigili del fuoco dal 2014, di cui 16 sono costantemente operativi. Per quanto attiene a tali velivoli, si precisa che lo schieramento ordinariamente operativo, pari a 14 veicoli, è stato implementato, a partire dal 15 giugno e fino al 15 settembre prossimo, di ulteriori due mezzi, grazie al progetto europeo. I predetti due Canadair aggiuntivi sono dedicati, prioritariamente, al progetto europeo e, in tal senso, va ricordato che tali mezzi sono recentemente intervenuti in Portogallo, in occasione dei tragici eventi che hanno interessato quel Paese, ma sono impiegabili anche sul territorio nazionale.

Inoltre, per far fronte alle esigenze connesse con la campagna antincendi boschivi in corso, si deve precisare che, oltre i 16 Canadair, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha messo a disposizione 15 elicotteri per la campagna antincendi boschivi 2017, utilizzando in parte elicotteri provenienti dall'ex Corpo forestale dello Stato, in parte mettendo a disposizione propri veicoli. Anche in virtù di tale sforzo, il comitato aereonautico unificato, oggi, vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell'ultimo decennio, a cui contribuisce per circa l'80 per cento il Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

In particolare, i veicoli del Corpo hanno effettuato, dal 15 giugno al 16 luglio, più di 2.600 ore di volo, a fronte delle 651 dello scorso anno, e più di 13.800 lanci d'acqua, a fronte dei circa 3.000 nello stesso periodo del 2016. Questi numeri fanno capire bene l'eccezionalità del periodo che stiamo vivendo.

Effettuato questo quadro ricognitivo a livello nazionale, si rappresenta che per le specifiche esigenze dell'Italia meridionale e centrale, particolarmente interessata dalla fase acuta di questi giorni, sono state quotidianamente impegnate 3.400 unità di personale del Corpo, di cui ottocento grazie ad una apposita implementazione degli ordinari dispositivi. In particolare, giornalmente, in tali aree territoriali, sono state mediamente operative circa 400 squadre di terra, anche grazie al pronto trasferimento di ventiquattro squadre in assetto antincendio boschivo provenienti da alcune regioni del centro-nord, attualmente non interessate dalle richiamate criticità.

Dall'11 al 16 luglio, a fronte dell'intenso lavoro svolto a livello regionale, dove hanno operato le squadre di terra regionali, quelle del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e quelle dei volontari antincendi boschivi, con il prezioso supporto disponibile anche dei mezzi aerei regionali, sono pervenute, al centro aeronautico unificato, complessivamente 243 richieste di concorso aereo, con una media di circa 40 richieste al giorno. Si informa, inoltre, che è in corso, da parte del dipartimento della Protezione civile, un'istruttoria tecnica per l'eventuale delibera del Consiglio dei ministri dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in relazione alle esigenze operative conseguenti all'impiego eccezionale della flotta aerea dello Stato nei giorni scorsi.

Ferme restando, dunque, le iniziative già intraprese, rimangono alti l'attenzione e il confronto, al fine di salvaguardare il prezioso patrimonio naturale del nostro territorio e delle aree protette. Ciò non può assolutamente mancare in momenti come questi, in cui il nostro patrimonio naturale è sotto attacco e la coesione istituzionale è il soggetto che più, oggi, ci sta a cuore.

Passo, ora, anche su richiesta degli interroganti, ad un resoconto dettagliato di alcune situazioni di maggiore criticità sul suolo nazionale. In Campania, da informazioni pervenute dalla medesima regione, emerge che in termini di risposta antincendi boschivi la stessa si è dotata di una propria struttura, all'interno della quale è presente anche l'ulteriore sala operativa, cosiddetta Terra dei fuochi. Sono, peraltro, attive sale operative di livello provinciale e centri operativi locali. La stessa regione, a partire dall'inizio del mese di luglio, ha dovuto fronteggiare un'ondata di roghi che hanno interessato l'intero territorio regionale. In alcune giornate, sono stati registrati oltre 100 incendi, i più significativi hanno interessato l'area vesuviana, con fronti di fuoco, in alcuni momenti, lunghi oltre due chilometri. Al riguardo, va rappresentato che, dal 15 giugno al 16 luglio 2017, la regione ha inviato al centro aeronautico del dipartimento della Protezione civile 106 richieste di concorso aereo, di cui 43 solo nel periodo dall'11 al 16 luglio ed, in particolare, 25 nella sola provincia di Napoli. L'intera struttura della Protezione civile regionale è stata coinvolta; oltre 700 unità che hanno operato incessantemente giorno e notte. A questa forza, naturalmente, va aggiunto l'apporto del Corpo dei vigili del fuoco e dell'Esercito, dal 19 luglio raggiungeranno le 90 unità, e quella veramente straordinaria del volontariato locale. In particolare, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha realizzato, dalla data del 15 giugno sino a quella del 16 luglio scorso, più di 3.200 interventi a terra. Nel medesimo arco temporale, sono stati attivati, dal centro operativo aereo unificato, 106 interventi, con l'impiego dei Canadair in 97 casi. Va, altresì, posto in evidenza come, nel territorio campano, siano in questo momento dislocati tre mezzi elicotteristici del Corpo nazionale.

Al fine di implementare ancora di più i dispositivi di intervento a terra del Corpo è stato, altresì, recentemente stipulato con la regione un protocollo d'intesa che prevede, tra l'altro, nel periodo di maggiore esposizione al rischio incendi, un incremento dell'operatività attraverso la predisposizione di otto squadre antincendio boschive dedicate, aumentabili, in caso di particolari necessità, fino a dieci. Inoltre, al fine di implementare il dispositivo di intervento a terra nella maggior parte dei comandi provinciali del Corpo, sono stati effettuati richiami di personale in turno libero e raddoppi di personale.

Più in particolare, in merito al Parco nazionale del Vesuvio, lo scorso 12 luglio mi sono recato in loco, in ragione della situazione eccezionale che si è creata. Lo scenario ha messo in evidenza l'aspetto doloso del fenomeno e, quindi, la necessità di operare in modo altrettanto eccezionale per poter fronteggiare la situazione in modo adeguato, sia con le forze di polizia, che con l'Esercito, per un'adeguata azione di presidio del territorio, in collaborazione con il Ministero dell'Interno e il Ministero della Difesa.

Per l'emergenza del Parco del Vesuvio è stato disposto il servizio provvisorio di militari provenienti dal Comando regione Carabinieri forestali Abruzzo e Molise, dieci unità, e di sei operai in tenuta e con automezzo antincendi boschivi, nell'ambito della riserva nazionale di Tirone Alto Vesuvio, dove fra l'altro sono già presenti altri undici operai.

Sempre con riferimento alla regione Campania e più in particolare nella provincia di Napoli, il procuratore della Repubblica di Napoli ha comunicato che l'ufficio sta procedendo a carico di ignoti e le indagini si trovano in una fase iniziale. Il procuratore ha aggiunto che, allo stato, e salvi gli esiti dei successivi accertamenti, i tre eventi incendiari che hanno di recente interessato la zona non appaiono collegati tra loro, né riconducibili ad un'unica matrice. L'ufficio ha sottolineato come il lavoro investigativo in corso non consenta allo Stato di privilegiare una particolare ipotesi circa la natura dolosa o colposa dei fatti e la riconducibilità ad un'unica mano degli altri accadimenti nel territorio vesuviano. Sembra, inoltre, potersi escludere il coinvolgimento della criminalità organizzata.

Ad ogni modo, secondo quanto rappresentato dal procuratore, le prime risultanze investigative hanno escluso che tutti i citati fenomeni fossero ingenerati da autocombustione, derivando verosimilmente la matrice degli stessi da comportamenti dolosi ovvero colposi di soggetti allo stato non ancora identificati.

In relazione all'entità del fenomeno, da una prima sia pure approssimativa stima dei danni, risulta che tre incendi abbiano interessato complessivamente circa 1600 ettari del Parco nazionale del Vesuvio, dei quali circa 550 relativi alla riserva forestale Tirone Alto Vesuvio.

Per quanto concerne il territorio della provincia di Salerno, la competente prefettura ha attivato, sin dal verificarsi dei primi episodi, l'unità di crisi, per un continuo monitoraggio del fenomeno attraverso costanti contatti con la sala operativa regionale unificata, la sala permanente provinciale, con il Comando provinciale dei vigili del fuoco e con i sindaci interessati. In questa provincia è stato segnalato un arresto in flagranza di reato da parte dell'Arma dei carabinieri.

Con riferimento alla provincia di Avellino, dal 20 giugno ad oggi, sono stati espletati un totale di 592 interventi antincendi boschivi, per un totale di 817 interventi di varia tipologia. Le richieste di intervento sono state evase con le forze ordinarie del comando della prefettura di Avellino, costituite da sette squadre operative, ciascuna formata da cinque unità e mezzi di supporto, prevalentemente autobotti. Inoltre, dal 17 luglio scorso, è stato attivato un piano operativo antincendio, in applicazione della Convenzione regionale, che sarà operativo fino al 30 settembre. Il procuratore di Avellino ha comunicato che è stato iscritto un procedimento penale in seguito al decesso di un uomo che era intervenuto a provocare un incendio esteso su un'area di circa 200 metri.

Quanto alla situazione nella regione siciliana, è innanzitutto importante evidenziare che la stessa è sprovvista di una flotta regionale. Ciò ha inciso ed incide in modo determinante sul rilevantissimo volume delle richieste di intervento di concorso sulla flotta aerea di Stato. Basti pensare che le richieste lanciate dalla regione già nel mese di maggio hanno rappresentato circa il 48 per cento del complessivo dato nazionale, evidenziando un sensibile aumento rispetto all'ultimo quadriennio.

Tenuto conto della situazione riscontrata, al fine di apportare un fattivo contributo per la soluzione della delicata situazione, il Dipartimento della protezione civile ha trasmesso tre note al Presidente della regione siciliana, richiamando le responsabilità affidate alla regione dalla legge quadro n. 353 del 2000, ribadendo l'impegno delle strutture statali per fronteggiare la situazione incendi nel territorio regionale e segnalando l'anomalo incremento di richieste di concorso aereo.

Alle predette interlocuzioni è conseguita una serie di riunioni, all'esito delle quali si è deciso di anticipare al 1° luglio la data di massimo schieramento della flotta aerea antincendi di Stato per fronteggiare con il maggior numero di mezzi aerei statali l'inizio della campagna antincendio 2017. Si è deciso, altresì, di sottoscrivere una convenzione tra regione e Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per impiegare assetti ad ala rotante, dedicati alla regione stessa, ad uso esclusivo antincendio boschivo, a partire già dalla metà del mese di luglio fino alla fine delle esigenze.

La regione si è impegnata ad organizzare specifici incontri a livello provinciale con le prefetture competenti per territorio, per verificare l'efficacia delle procedure informative ed i tempi di intervento in caso di situazioni emergenziali complesse, in particolare degli incendi di interfaccia. Conseguentemente, sono state definite alcune soluzioni operative, che prevedono il supporto di due mezzi aerei ad ala rotante del comparto difesa da dedicare alla regione siciliana per le attività antincendio, previa sottoscrizione di apposita convenzione a titolo oneroso a carico della regione stessa. Quest'ultima ha confermato la disponibilità al rimborso dei costi sostenuti, impegnando la somma di 350 mila euro.

Si segnala, inoltre, che, dal 15 giugno alla data del 16 luglio, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha effettuato più di 4500 interventi di spegnimento a terra. Va, altresì, sottolineato che quella siciliana è, al momento, la regione in cui sono stati attivati, nella campagna antincendi boschivi in corso, il maggior numero di interventi dal Centro operativo aereo unificato. In particolare, a partire dal 15 giugno e sino al 16 luglio sono stati attivati 184 interventi del Centro operativo aereo unificato su un totale, a livello nazionale, pari a 632, con l'impiego, nella maggior parte dei casi, dei veicoli più efficienti della flotta di Stato, ovvero dei Canadair e degli elicotteri Erickson S64.

Va, altresì, rilevato che, proprio in ragione delle particolari esigenze riscontrate in Sicilia, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sta costantemente garantendo, dall'avvio della campagna antincendio, la presenza su quel territorio di un proprio assetto aereo ad ala rotante per garantire un intervento in prontezza in caso di necessità e di richiesta di un concorso da parte della regione. A tal fine, tra l'altro, è stata disposta l'apertura di una base aerea temporanea nell'area di Boccadifalco, in provincia di Palermo. Compatibilmente con l'esigenza di garantire il soccorso tecnico urgente sull'intero territorio nazionale, è stata, altresì, disposta la dislocazione, di norma, di un ulteriore elicottero del Corpo presso la base aerea di Comiso.

Infine, va rilevato come, anche in questa regione, il dispositivo di intervento a terra, nella maggior parte dei comandi provinciali del Corpo, sia stato incrementato attraverso richiami di personale in turno libero e raddoppi di personale.

Si rende noto, infine, che, per un inquadramento degli effetti degli incendi nell'ultima settimana ed in accordo con il Ministero dell'Ambiente, il Dipartimento della protezione civile ha attivato il servizio di mappatura satellitare operativo a livello europeo, per la richiesta di mappatura del danno a seguito degli incendi. Il servizio è già stato attivato per il rilievo degli effetti in Campania e in Sicilia, con particolare riferimento alle immagini satellitari relative all'area vesuviana.

Con particolare riferimento al territorio della provincia di Trapani, si fa presente che anche nell'attuale stagione estiva l'attività di coordinamento e sensibilizzazione della prefettura a tutela del territorio è stata continuativa e si è svolta con la massima attenzione. La suddetta prefettura ha immediatamente attivato l'unità di crisi con i dirigenti prefettizi, le forze dell'ordine, la Protezione civile, i Vigili del fuoco e il Corpo forestale, per il coordinamento delle operazioni di spegnimento dell'incendio. L'attività dell'unità di crisi si è mantenuta in costante contatto con le sale operative degli enti che vigilano l'area interessata ed è proseguita fino al cessare dell'emergenza. La stessa ha assicurato il coordinamento delle operazioni.

Per quanto concerne la provincia di Agrigento, la competente prefettura ha fatto presente che nei primi giorni di luglio il centro operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in funzione di una previsione di alta suscettività dell'innesco di incendi boschivi della regione siciliana, ha disposto l'immediato invio in zona di un contingente di diciotto mezzi e trentasei unità, provenienti dalle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto.

Inoltre, per affrontare l'emergenza, il contingente operativo del Comando di Agrigento passava da 40 unità a circa 80 unità.

La prefettura di Agrigento ha comunicato, altresì, che lo scorso 20 giugno si è tenuta una riunione avente ad oggetto attività di prevenzione e contrasto degli incendi di interfaccia boschivi e ondata di calore e sicurezza dei litorali.

Nella provincia di Palermo, attese le particolari condizioni di rischio segnalate dalla sala operativa regionale integrata siciliana, sui luoghi dei roghi hanno operato squadre del Corpo forestale regionale dei vigili del fuoco, nonché appartenenti all'Arma dei carabinieri. Sono intervenute anche otto associazioni di volontariato.

Inoltre, a fronte del paventato acuirsi del fenomeno incendi su tutto il territorio regionale, nella mattina dell'11 luglio si è tenuta presso la prefettura di Palermo apposita riunione con i sindaci dei territori più esposti al fenomeno e i rappresentanti delle amministrazioni statali e regionali competenti. Sono state, nell'occasione, ribadite le direttive in materia, evidenziando quegli strumenti e accorgimenti preventivi indispensabili per fronteggiare gli incendi stessi.

Con riferimento al territorio della provincia di Messina, per lo spegnimento dei focolai si è fatto ricorso a tutte le risorse umane e mezzi disponibili dei vigili del fuoco e degli interventi aerei assegnati dal Dipartimento nazionale della protezione civile. Al susseguirsi degli incendi, la prefettura di Messina ha costantemente assicurato l'immediata attivazione anche del comitato operativo per la viabilità, così da assumere con immediatezza ogni decisione attinente la sicurezza del traffico, nonché la sala operativa di Protezione civile.

Per quanto riguarda l'emergenza incendi nella capitale, va menzionato il vasto incendio che si è sviluppato nella pineta di Castel Fusano. Sul posto sono giunte tempestivamente le squadre dei vigili del fuoco, il personale del servizio giardini del comune di Roma, i volontari delle associazioni di protezione civile, i militari appartenenti al gruppo forestale di Roma e quelli dell'Esercito “Strade sicure”. Per spegnere le fiamme sono stati impegnati tre elicotteri e due Canadair, varie autobotti e più di venti squadre tra operatori e volontari.

Intorno alle ore 20 la criticità è stata sostanzialmente riassorbita e l'incendio è stato messo sotto controllo, pur permanendo in zona vari focolai. Il vasto incendio ha messo in allarme tutta la popolazione residente, e, tuttavia, non si sono registrati casi di abbandono di abitazioni, se non per breve tempo e per misura esclusivamente precauzionale.

Non risulta ancora possibile una precisa quantificazione dei danni, sicuramente copiosi e riguardanti una vasta zona della pineta.

In concomitanza con le operazioni di spegnimento, i carabinieri di Ostia hanno tratto in arresto un piromane di 22 anni, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti. In riferimento alla pineta di Castel Fusano, già in data 7 giugno 2017 la prefettura di Roma ha comunicato alla regione Lazio, alla città metropolitana di Roma capitale, a Roma capitale, al Comando provinciale dei vigili del fuoco e al gruppo Carabinieri forestali di Roma le linee guida per l'organizzazione giornaliera delle attività di sorveglianza, vigilanza e spegnimento degli incendi. Tali disposizioni tengono conto del rinnovato quadro normativo introdotto dal decreto legislativo n. 177 del 2016.

In merito alle misure realizzate o programmate per fronteggiare l'emergenza incendi in questa provincia, si rappresenta che, in virtù della delega conferita dal Ministro dell'interno ai prefetti, il prefetto di Roma ha sottoscritto, in data 27 giugno, la convenzione antincendio boschivo Lazio per l'anno 2017 con la Direzione regionale dei vigili del fuoco per il Lazio e l'Agenzia regionale di protezione civile, volta al potenziamento del sistema di soccorso tecnico urgente e degli interventi di prevenzione e contrasto attivo relativi agli incendi boschivi e ad eventi naturali e antropici operanti nell'ambito del territorio regionale del Lazio.

In tale occasione, nel richiamare le direttive diramate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero dell'interno, è stata ribadita la necessità di azioni a carattere preventivo mirate alla riduzione del rischio di innesco e propagazione degli incendi boschivi da parte dei comuni e degli enti proprietari delle strade, con priorità per le infrastrutture strategiche, la rete viaria e le aree di pregio ambientale e naturalistico, al fine di una pronta azione di rimozione della vegetazione erbacea lungo i percorsi e un'adeguata cura dei terreni incolti e abbandonati, prossimi alle aree antropizzate.

Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ci sarà tempo per discutere e verificare eventuali carenze e difficoltà operative. Oggi siamo tutti impegnati per l'emergenza a fianco degli operatori e delle comunità colpite dai crimini piromani. Permettetemi di ringraziare tutti quegli uomini e donne che in questi giorni, forze di Polizia, vigili del fuoco, Protezione civile, volontari, hanno operato in condizioni difficili. Una cosa, però, deve essere chiara a tutti: chi distrugge il bene più prezioso di tutti noi, chi mette a rischio la vita delle persone per interessi criminali verrà assicurato alla giustizia. Siamo a fianco delle comunità colpite con ogni energia, le nostre donne e i nostri uomini al lavoro stanno mostrando coraggio, dedizione e alta professionalità. Difendere l'ambiente, mai come oggi, significa affermare la legalità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Tengo solo a precisare che gli atti che metterà a disposizione il Ministro sono a disposizione degli uffici, ma non sono depositati nel termine tecnico, e quindi non saranno pubblicati nel resoconto.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come denotano le parole che anche qui il rappresentante del Governo ha rappresentato, noi non ci troviamo di fronte né a una questione occasionale, né a una questione isolata, né a un tema che interessi solo il nostro Paese. Abbiamo ancora negli occhi le drammatiche immagini del Portogallo e il ricordo dei 63 morti.

Noi dobbiamo renderci conto che l'intreccio tra i mutamenti climatici, la siccità, il rischio idro-geologico, le caratteristiche del nostro territorio, a cui si aggiungono i temi sociali, penso alla malavita organizzata, fanno di questi aspetti un tema che deve essere governato con grande nettezza e non derubricato all'insegna di una occasionalità.

Quindi, noi abbiamo bisogno di lavorare su due versanti: il primo certamente è quello dell'emergenza. È stato fornito qui un quadro relativo ai tempi di soccorso, di intervento, al coordinamento delle forze in campo, ma bisogna sottolineare e riflettere sulla fenomenologia e sulla tipologia di quello che potremmo configurare, a tutti gli effetti, come un attacco alle istituzioni, perché il Ministro lo ha detto con chiarezza, noi lo volevamo sottolineare e bisogna dirlo con forza: non è autocombustione e, quindi, bisogna far passare l'idea che i piromani che realizzano questi interventi compiono un attacco al bene comune, alle istituzioni e allo Stato. Quindi, questo è un tema che deve trovare nell'emergenza un'immediata capacità di intervento e di repressione, attorno ad un altro tema, che è un dato di struttura.

Bene ha fatto il Ministro a richiamare il tema della riforestazione. Noi dobbiamo lavorare con costanza, con quotidianità; questi sono territori che non debbono essere interessati soltanto quando sono sotto la cornice dei grandi media. Occorre lavorare quotidianamente sui temi della manutenzione, della riforestazione, sui temi della emersione delle imprese da quella illegalità che - penso, ad esempio, in Campania - fa dei roghi tossici spesso degli inneschi a questa fenomenologia; quindi dobbiamo intervenire su quel versante, che è un tema che, peraltro, contribuisce a introdurre una cultura di legalità.

E, sotto questo profilo, un pensiero anche da parte nostra, del Partito Democratico, a tutti gli operatori, a tutti i volontari, a tutti gli amministratori che sono in prima fila - si vorrebbe dire davvero, se non fosse retorica, in trincea -, a cominciare dai sindaci, dalla comunità del Parco del Vesuvio e dal presidente Casillo, che in queste settimane sono stati così duramente messi alla prova.

C'è una strumentazione giuridico-legislativa che, nel corso di questi ultimi anni, ha conosciuto una positiva evoluzione, dal decreto convertito sulla “Terra dei fuochi” alla novità, che il Ministro ci ha rappresentato, di integrazione della legge sulla mappatura e sul catasto, per passare dal blocco dei terreni addirittura alla loro confisca, alla legge sugli ecoreati, che, lo dico non per amore di polemica, ma di precisione, al Presidente Di Maio, non è una paternità della sua forza politica, se solo guardassimo al primo firmatario di quella legge, che è il presidente della Commissione ambiente, Realacci.

È lo sforzo collettivo e corale di una classe politica che ha voluto dare una risposta molto chiara nella direzione di configurare il reato ambientale non come elemento dell'occasionalità ma come elemento di una gravità rispetto alla quale noi chiediamo alle forze dell'ordine e alle forze della magistratura di dovere perseguire, con grande determinazione e con grande nettezza, i responsabili di questi atteggiamenti. Si pensi, ad esempio, anche alla positività di una riforma che abbiamo appena concluso in questa ala del Parlamento, la riforma sui parchi che metterà a disposizione dei parchi regionali risorse che vanno nella direzione della riforestazione e della sistemazione di questi territori.

Insomma, colleghi e signor Ministro, occorre fare in modo che tutti questi temi siano messi al centro dell'agenda, in maniera tale che sia chiaro che il disastro ambientale non è soltanto una questione marginale ma che, al contrario, si affermi, con grande forza, che siamo in presenza non di reati minori ma di reati molto gravi, perché aggrediscono il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità. È proprio per questo che noi non ci stiamo e vogliamo, stando al fianco degli operatori e delle istituzioni della realtà preposte, dare da quest'Aula una forte indicazione rispetto all'esigenza che tutti questi temi da un lato vengano perseguiti e, dall'altro, portati avanti in un'ottica di struttura e di risoluzione alla radice delle problematiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Salvatore Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. Ministro, lei ha parlato per 40 minuti e ha dimenticato molte cose, tra cui che sono state bruciati, in Italia, 54 mila ettari di terreno e 27 mila soltanto nelle ultime due settimane (1.600, cioè l'unico dato che ha fornito, è quello relativo al Vesuvio). Questo a dimostrazione che i suoi 40 minuti riguardo alla prevenzione purtroppo non hanno funzionato o sono falliti del tutto, perché gli applausi che ha fatto il PD ai 40 minuti in cui non si citano i dati reali su quello che è successo in queste ultime due settimane fanno capire di come si vive l'emergenza, perché noi siamo l'emergenza del giorno dopo, del post-alluvione, del post-terremoto, del post-incendi, sempre il giorno dopo. Il giorno dopo si fa il decreto, il giorno dopo si prevedono fondi, il giorno dopo si è Stato. Lo Stato che, purtroppo, in questi ultimi anni dal punto di vista ambientale non c'è stato. Non c'è stato e parla chi, purtroppo, ne conosce fin troppo bene le carenza strutturali a proposito di incendi, perché lei parla di piromani che per me, invece, sono criminali. Per me sono criminali quelli che non fanno dormire la notte le nostre persone nella Terra dei Fuochi, quelli che purtroppo mietono vittime silenti nelle nostre campagne, perché ogni sera e ogni giorno - e non è soltanto una questione di questi giorni - la Terra dei Fuochi brucia, brucia ardentemente, e ci sono persone costrette a chiudersi in casa e a pensare, anche quella sera, che non c'è aria da poter respirare.

Ministro, lei dorme la notte? Non è una domanda retorica, perché molte persone in Campania ogni notte non riescono a dormire. Non so quale sia la percezione che si ha a 200 chilometri di distanza da quella terra che ormai gli altri dicono che sia stata abbandonata, perché quando si chiedono i fondi per le bonifiche se ne chiedono 90 e ne arrivano 30, quasi che fosse un'elemosina. Allora, è demagogia quando diciamo che il Corpo forestale dello Stato è stato messo da parte? È demagogia chiedere più fondi? È demagogia chiedere i Canadair che vengono dalle altre parti d'Europa? È demagogia! Siamo populisti, comunisti, fascisti o sono soltanto proposte di buonsenso che abbiamo fatto in tutti questi anni al Governo nelle Commissioni? Perché la collaborazione noi l'abbiamo sempre cercata quando si andava verso e in direzione della nostra terra. Uomini e mezzi è quello che abbiamo chiesto come emergenza, Ministro. L'abbiamo sempre chiesto e non li abbiamo chiesti il giorno prima, ma molto tempo prima. E sembra quasi che ci sia quella sensazione di inefficienza, di Stato inesistente, quella sensazione, che purtroppo molti cittadini vivono, di come se lo Stato li avesse abbandonati. Ci sono le programmazioni che dovevano essere fatte e quelle che a breve diverranno piogge, perché - ricordiamolo - in estate ci sono gli incendi ma in inverno ci saranno le piogge e questo da ormai una vita. Allora, è la programmazione ciò che purtroppo è mancato, Ministro.

Lei ha parlato per 40 minuti e ha detto molte cose, ma se il risultato è 54 mila ettari di terreno bruciati allora significa che qualcosa - anzi, tutto - non ha funzionato. Venendo io da quella terra ho visto troppi incendi, troppi eco-criminali, troppe persone che la sera vivono nelle nostre campagne e ne fanno quello che vogliono. Abbiamo chiesto il monitoraggio con i droni, i droni che possono arrivare in situazioni dove effettivamente le nostre forze dell'ordine non possono arrivare, ma questo è ancora in sperimentazione dopo che è stato approvato.

Allora, ci sono tante cose che in cinque minuti credo non io possa dire. Non posso dire le misure che avremmo potuto portare per prevenire tutte queste cose, ma un messaggio forte e chiaro noi vogliamo mandarlo ed è un messaggio che ormai ha 36 anni, perché 36-37 anni fa c'era un manifesto su Il Mattino e su quel manifesto c'era scritto: “Fate presto!”. Da 36 anni, dopo quel post-terremoto, stiamo ancora aspettando una risposta certa e vera da parte dello Stato. Allora, se non siete in grado di garantire lo Stato in certi territori io vi chiedo soltanto una cosa: “Iatevenne(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Ministro, il suo garbo, il suo impegno, la sua cortesia e la sua serietà non riescono a coprire i ritardi, le incertezze, le incongruenze, le complicazioni e la farraginosità di un sistema che in queste ore ha dimostrato, per sua ammissione, tutta la sua fragilità. Ci ha descritto diligentemente quanto è accaduto e devo dire che i media lo hanno fatto con maggiore tempestività. Ci saremmo aspettati un'analisi, una criticità; individuare quegli elementi di criticità per offrire a quegli elementi delle soluzioni, ma nulla di tutto questo.

Cominciamo dalla prevenzione. Abbiamo capito che nulla si è fatto sul fronte della prevenzione: zero! Zero anche di fronte ad una siccità che mi pare fosse largamente annunciata e misurata, perché le condizioni meteo erano facilmente prevedibili. Insomma, quel quadro che lei ha descritto ex post era tutto evidente già prima. Non una parola, poi, sul pasticcio delle competenze, delle capacità e della storia del Corpo forestale, improvvidamente trasferite e, peggio ancora, spacchettate e, quindi, rese non più utilizzabili. Non una parola sui mezzi ancora fermi di quello che fu il Corpo forestale dello Stato.

Abbiamo ascoltato pallide espressioni sul fronte dei ritardi. Ministro, già l'8 luglio, sabato 8 luglio, i sindaci avevano allertato il sistema che ha reagito con mezzi adeguati a partire da mercoledì 12 luglio. Ma è evidente che i vigili del fuoco non ce la fanno e non ce la possono fare soprattutto nei boschi e non sono nemmeno adeguatamente attrezzati. Intanto, ci saremmo aspettati che lei ci avesse detto una parola: “Proviamo ad assumere un po' di vigili del fuoco, quelli già formati, quelli già selezionati, magari acquistando anche mezzi adeguati alla bisogna e adeguati alla specificità di una condizione che abbiamo misurato essere diversa. Non scale ma mezzi attrezzati”.

Ci dice che ci sono 5 milioni per la riforestazione. Non faccio battute, ma prima dalla riforestazione occorre la bonifica e che cosa si è previsto per questa? Quante risorse? Quando si farà? Prima che arriveranno le piogge o addirittura dopo? Quando accadrà tutto questo? Non una parola e, soprattutto, in prossimità di quel dissesto idrogeologico che farà ulteriori danni.

Intanto, l'Italia brucia; brucia in Toscana come in Campania, dalla Sila alla Sicilia, dalla Sardegna persino a Roma. Ma volete che da Cosenza giungano i vigili del fuoco, sin da Cosenza su per la montagna della Sila? Volete questo come sistema ma è evidente che così non funziona. Ci sono ritardi nella sottoscrizione degli accordi e delle convenzioni, a cominciare dalla Campania. Ci dice quali sono le regioni che hanno sottoscritto l'accordo qualche ora fa quando, invece, quell'accordo andava sottoscritto probabilmente un anno fa.

Gli accordi del giorno dopo, gli accordi sottoscritti, le convenzioni sottoscritte molti giorni dopo i fuochi. Troppe sale operative e poco coordinamento, troppe giustificazioni e poche direttive certe; i sindaci lasciati soli alla propria improvvisazione e ognuno se ne inventa una, fa quel che può, fa quello che vuole senza un coordinamento.

Speravamo che questo tragico evento per il Paese potesse costituire l'occasione per una riflessione, per migliorare la performance, questo è il nostro intendimento - chiudo, Presidente -, e, invece, mi pare che sia stata sottovalutata nell'analisi, nell'assenza di prevenzione, nell'assenza del coordinamento, nelle incertezze, nella titubanza e nel ritardo, cioè nell'affrontare una vicenda che ha visto svanire 50 mila ettari di sano bosco. Tutto bene? Purtroppo assolutamente no, per nulla. Ci saremmo aspettati misure più concrete sul fronte dei mezzi, sul fronte del personale e, soprattutto, maggiore efficienza e adeguata strategia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, “emergenza” il dizionario Treccani specifica questo termine: “Circostanza imprevista, accidente”. Questa non è un'emergenza, signor Ministro, nulla d'imprevisto. La nostra cultura politica e la nostra cultura istituzionale ci inducono ogni volta che ci sono situazioni così critiche a collaborare, perché per noi la filiera istituzionale ha un valore, ma di fronte a questo disastro occorrerebbe che qualcuno faccia un passo indietro, perché ci troviamo di fronte a un dato che rischia di sconvolgere, per i prossimi anni, il paesaggio del nostro Paese.

Che quella del 2017 sarebbe stata un'estate particolarmente critica sul fronte degli incendi lo avevate capito voi in una nota del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 giugno del 2017 sulle attività antincendio. “I primi mesi” - leggo - “sono stati caratterizzati da fenomeni diffusi determinanti anche per effetto del deficit idrico, che ha interessato quasi l'intero Paese. Ci troviamo di fronte ad una stagione complicata, la più complicata dopo quella del 2012”.

Quindi, nessuna emergenza. Ci troviamo, invece, di fronte ad una sottovalutazione, ad una filiera istituzionale che non ha funzionato e anche al fatto, signor Ministro, che vengono al pettine alcuni nodi decisivi del riformismo ultra-light di questi ultimi tre anni: dall'abolizione delle province e nessuna sostituzione sulle competenze, all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri. Troppa leggerezza, signor Ministro: concepire lo Stato come una spesa e non come una leva di difesa e di sviluppo del territorio è stato un errore clamoroso che oggi si rivale sulla vita di intere comunità.

Bisogna fare tutto per risolvere questa situazione. In questi giorni abbiamo parlato di una sorta di 11 settembre del Mezzogiorno d'Italia: lei stesso ha detto che i piromani sono dei criminali. Forse, ci metto un carico di più: sono dei veri e propri terroristi, perché intervengono sulla natura, sull'ecosistema e rendono impossibile ricostruire. Però questo ci induce non soltanto ad utilizzare la leva repressiva, ma a passare da un concetto come quello della Protezione civile a un concetto come quello della prevenzione civile. E, allora, non bastano protocolli e accordi di programma, vanno bene, ma lei sa meglio di me che i protocolli e gli accordi di programma sono come i sigari di Churchill: non si negano a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Invece serve un piano: è quello che noi pensiamo occorra fare subito, già nella prossima legge di stabilità. Leggo di qualcuno del suo partito, ex Presidente del Consiglio, che parla di “Maastricht 2.0”. Arriviamo al 3 per cento, benissimo: si arrivi al 3 per cento e un punto PIL ovvero 16 miliardi liberati dal Patto di stabilità si mettano per cinque anni su un piano di prevenzione e di messa in sicurezza sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Sono bruciate, signor Ministro, speranze e attività produttive; la stagione turistica in un intera area del Paese è andata a male; il bilancio è destinato a salire: oltre 26 mila ettari di superficie boschiva. Forse, l'unità di misura dell'ettaro non rende bene l'idea: corrispondono a 260 milioni di metri quadri, settantasei volte il Central Park di New York, cento volte l'Hyde Park di Londra, 140 volte Villa Pamphilj. O questa generazione, questa generazione che sta al Governo o che sta in Parlamento, si assume la responsabilità di salvare il nostro territorio oppure saremo ricordati anche noi come i piromani del futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, Ministro, colleghi, tra le numerose problematiche, complesse e di varia natura, con le quali si deve misurare, il nostro Paese è chiamato a confrontarsi in questi giorni con un fenomeno drammatico e devastante: la serie continua e spaventosa di incendi, per lo più di origine dolosa, che sta aggredendo vaste aree del nostro territorio. Il Governo è intervenuto con misure rapide ed efficaci, ma non dobbiamo nasconderci le immense difficoltà che incontra nel fronteggiare la incredibile escalation di un fenomeno che mai nel nostro Paese è il risultato di questa drammatica intensità.

L'Esecutivo sta lottando su due fronti, perché deve combattere il fuoco e chi dolosamente lo innesca e, francamente, risulta assurdo, prima ancora che incomprensibile, pensare che in mezzo a noi ci siano criminali che, per loro sordidi scopi, mettano a rischio l'uomo, il territorio, la società in cui vivono e chi, in questo caso, è costretto a disperdere energie e risorse in un passaggio tanto difficile per la storia del nostro Paese. Però questo avviene e a tale problema lo Stato deve rispondere ora, affrontando con rapidità ed efficacia la drammatica emergenza e, poi, confrontandosi con le conseguenze che essa ha innescato e, con impegno inderogabile, di scovare e perseguire i responsabili del dramma che stiamo vivendo. Va anche detto che, in ogni caso, sia per quanto concerne incendi dolosi che incendi dovuti ad altri fenomeni, l'Esecutivo deve provvedere a mettere in campo tutte le sue energie per la realizzazione di un apparato preventivo che sia in condizione di annullare o, comunque, diminuire sensibilmente la pericolosità del fenomeno in questione.

In questo contesto, va ancora una volta riconosciuto il fondamentale ruolo che rivestono i vigili del fuoco - sulle cui condizioni lavorative e retributive riteniamo sia necessaria una seria riflessione da parte del Governo perché si possa rispondere in tempi rapidi alle giuste richieste della categoria -, le forze dell'ordine, la Protezione civile, i volontari e di quanti, cittadini singoli ed associazioni, hanno collaborato e collaborano per rimuovere tutte le situazioni di criticità determinate da questa drammatica evenienza.

Nel quadro, poi, della indispensabile prevenzione, il nostro Paese deve migliorare il complesso di strumenti attualmente a sua disposizione intervenendo in termini significativi nei settori dell'intelligence e delle nuove tecnologie. Le risorse che mette oggi a disposizione la tecnologia, anche a costi non proibitivi, sono infatti rilevanti e particolarmente in questo campo determinanti: parliamo dei droni o di specifiche applicazioni utilizzabili all'interno delle aree a rischio incendio. Esse permetterebbero, ad esempio, una visualizzazione della mappa della zona e la localizzazione dell'incendio rilevato e renderebbero possibile il monitoraggio, in tempo reale, del rischio incendi nelle diverse aree del territorio, fornendo informazioni utili al fine di individuare i potenziali punti di innesco e di diffusione di un incendio. Adottando nuove tecnologie, pertanto, si potranno effettuare interventi tempestivi ed un monitoraggio completo in modo da ridurre i danni e i costi dello spegnimento.

Abbiamo parlato di prevenzione, ma non possiamo sfuggire alla necessità di sottolineare come lo Stato debba effettuare una repressione dura e certa nei confronti di criminali che distruggono vita e ambiente.

Oltre all'indispensabile controllo delle forze dell'ordine sul territorio, risulta indispensabile - a questo proposito abbiamo sentito da lei, signor Ministro, che le pene sono diventate anche più pesanti, di livello notevole - assicurare l'effettività della pena per quanti compiono questi atti criminali. Inoltre, appare indispensabile un maggior coordinamento tra le istituzioni per rendere più efficace e più efficiente l'opera di prevenzione, in un'ottica sinergica che deve coinvolgere in modo attivo tutte le realtà che agiscono sui territori oggetti di incendi boschivi, al fine di un controllo capillare del territorio. Ancora, risulta fondamentale il comportamento responsabile e prudente dei cittadini nella fruizione delle aree verdi, nell'esercizio delle attività agricole e nella tempestiva segnalazione di focolai di incendio. Per cui, in questo campo appare indispensabile che venga resa più costante ed incisiva l'opera di sensibilizzazione dei cittadini attraverso tutti i mezzi possibili. In sostanza, signor Ministro, nel ringraziarla per quanto ha fatto e come sta operando, desidero concludere sottolineando e ribadendo i punti che ritengo essenziali, anche per fronteggiare questo drammatico fenomeno: prevenzione, intelligence, ricorso alle nuove tecnologie, miglioramento delle condizioni dei vigili del fuoco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Presidente, Ministro, se prima del suo intervento ero un po' arrabbiata, mi spiace dirle che ora sono maggiormente arrabbiata. Chi parla, purtroppo vive, o fortunatamente, visto il legame al territorio, nella Terra dei fuochi, quindi è cittadina campana, napoletana. Lei ha parlato di prevenzione, di siccità, cose che potevano andare bene se si faceva un'analisi di quello che succede ogni anno nel nostro Paese, ma quello che è accaduto in questi giorni nelle regioni del Centro-Sud, in queste settimane, è una situazione veramente paradossale: i cittadini hanno vissuto per giorni, e ancora stanno vivendo - perché mentre parlo mi arrivano ancora immagini di focolai in corso - un inferno indescrivibile, con fiamme alte 30 metri a circondare le proprie case, i propri beni e le proprie attività.

Ministro, è straziante e fa male vedere morire la gente nel cercare di salvare le proprie case e salvarsi dalle fiamme, e mi fa specie che lei in quest'Aula non abbia ricordato il bilancio delle vittime di questi incendi: un morto a Giugliano, in Campania, due in Calabria, due in Sicilia, ettari ed ettari distrutti in tutta la Campania, in Calabria, in Sicilia, nel Lazio, in Sardegna, in Puglia, in Toscana. Si parla di circa 26.000 ettari di superficie boschiva distrutta. Abbiamo parlato del Parco del Vesuvio: Ministro, lei c'è stato, il Parco del Vesuvio ormai non esiste più! Sono stati bruciati habitat, animali, sono state devastate attività agricole, zootecniche, imprenditoriali, sono state evacuate strutture alberghiere, villaggi turistici. Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale, a noi non servono i numeri in quest'Aula.

Certo, la magistratura fa il proprio lavoro, in Campania ci sono tre procure che stanno indagando per incendio doloso a carico di ignoti. È nostra speranza che i criminali, gli sciagurati, i piromani vengano sicuramente puniti con pene più severe e individuati, ma nessuno parla - nessuno! - dei campi rom, di quello che fanno i rom, in modo particolare in provincia di Napoli, a Giugliano, Caivano, dove la gente è barricata in casa perché quest'ultimi non fanno altro che raccogliere illegalmente rifiuti, bruciarli ed emanare in aria e nell'ambiente appunto rifiuti tossici. La gente è barricata in casa perché non si può respirare! Nessuno fa nulla! Pensate, una settimana fa sono state bruciate 750 carcasse di frigoriferi sotto gli occhi di tutti da parte dei rom, e i vigili del fuoco, poveracci, molto di loro si sono sentiti anche male per le esalazioni che c'erano.

Ma noi intendiamo anche criticare la gestione dei lavori di spegnimento degli incendi. Lo facciamo perché purtroppo ci hanno sollecitato, abbiamo visto e ascoltato, le gride di allarme che sono arrivate per le condizioni insostenibili nelle quali si sono trovate le autorità locali, gli amministratori, i volontari, il Corpo forestale, i vigili del fuoco; sono gride che sono tuonate ripetutamente da più parti del territorio nazionale. Da mercoledì scorso i roghi stanno devastando l'intero Centro-Sud, le fiamme hanno interessato mezza Campania, Acerra, Afragola, Caivano, Giugliano, Gricignano, Mondragone; sono stati bruciati i boschi del Vesuvio, ex fabbriche andate a fuoco, depositi di rifiuti bruciati, diffondendo diossine in un territorio già martoriato, che attende ormai da anni che siano messe in pratica tutte quelle iniziative da tempo annunciate che dovevano servire a delimitare e a bonificare la cosiddetta Terra dei fuochi, che oggi paradossalmente è implementata per la manifesta incapacità della regione Campania, che è assente, e del Governo nazionale.

E lei, Ministro, ha constatato con mano la devastazione di quel territorio. È evidente che qualcosa non ha funzionato. Non ha funzionato il sistema della Protezione civile; i cittadini e i sindaci si sono trovati completamenti da soli; sono stati commessi errori di valutazione; i canadair sono arrivati dopo tre giorni dagli incendi; il presidio da parte dell'Esercito è stato autorizzato solo a fuoco ormai divampato; il tutto è stato lasciato nelle mani dei volontari e del sacrificio personale e meritevole dei vigili del fuoco, che in più occasioni hanno dimostrato grande abnegazione, mettendo in pericolo la propria la vita per salvare quel territorio ormai in ginocchio, e noi gli esprimiamo la nostra vicinanza, anche rispetto ai tagli che questo Governo ha fatto all'organico, a tutti gli agenti del Corpo forestale, alle forze dell'ordine, e ai volontari.

Avete grande responsabilità: avete smantellato la Protezione civile, che era il nostro fiore all'occhiello, invidiata in Italia, in Europa, in tutto il mondo; avete smantellato le strutture; avete fuso il Corpo forestale nell'Arma dei carabinieri, e abbiamo pagato questo prezzo. Il Governo ha sbagliato e disgraziatamente ora paghiamo le conseguenze. Il nostro sistema si presenta incapace, inefficiente e carente di organizzazione e di risorse, e non è in grado di affrontare assolutamente l'emergenza, né di coordinare le strutture sul territorio.

È saltata quella cabina di regia unica, che in passato era stata il vanto dell'efficienza italiana nella prevenzione e nella gestione dei disastri naturali. Noi chiediamo al Governo un'analisi seria di quello che ha funzionato e non ha funzionato. In questa disastrosa situazione l'unica cosa da fare è chiedere e dichiarare la situazione di emergenza a livello nazionale, e cercare risorse opportune per risollevare anche l'economia di quel territorio. Non c'è stato coordinamento, non c'è stata sinergia. È l'ora della sveglia, Ministro, non esistono cittadini di serie A e di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Serena Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, signor Ministro, mezza Italia sta bruciando. Di fronte al dramma dei nostri beni ambientali inceneriti nelle ultime settimane, ci saremmo aspettati da lei un'assunzione di responsabilità, che come al solito non c'è stata. I dati che ha snocciolato e il profluvio di belle intenzioni nascondono solo il fallimento delle vostre politiche ambientali e di tutela del nostro patrimonio naturale. Fallimento voluto e perseguito da questo Governo, che procede in continuità con quello precedente, sostanzialmente asservito alle logiche - mi passi la definizione - del business as usual, che piace tanto, piuttosto che la reale eco-nomia, ovvero la norma della casa comune, proprio nei giorni in cui l'Unesco annovera nel patrimonio mondiale le nostre secolari faggete.

A cosa serviranno, Ministro, i 5 milioni che stanziate, se non a generare ancora business, magari con la collaborazione della malavita? E le ricordo, Ministro, che la legge sugli ecoreati è stata fortemente voluta da questo Parlamento, non dal Governo! Negli ultimi trent'anni è andato distrutto il 12 per cento del patrimonio forestale italiano; in dieci anni, sono 500.000 gli ettari di bosco bruciati, e tenga ben presente che un'altra emergenza è alle porte: il prossimo autunno le aree desertificate dagli incendi saranno a rischio idro-geologico, e presto raccoglieremo gli esiti della cronaca di un disastro annunciato. Questi sono i risultati di politiche scellerate e irresponsabili, dove avete tutti piena responsabilità. Signor Ministro, è a conoscenza della crisi climatica, vero, che sta attanagliando il nostro pianeta? Ricorda il documento della COP 21? Erano sono proclami quelli che è andato a illustrare ieri negli Stati Uniti, per fare l'ennesimo tweet, o un reale progetto da realizzare di concerto con le attività produttive? Ha idea dell'incommensurabile patrimonio naturale di cui è dotato il nostro Paese? È stato informato che ogni anno stabiliamo il record delle temperature massime? Lei fu il grande sostenitore del raggiungimento dell'1,5 gradi: solo parole. Le hanno comunicato che i ghiacciai perenni continuano a sciogliersi?

Ebbene, dove sono i provvedimenti strutturali che risolvono con urgenza queste gravissime problematiche mondiali? Ogni giorno qui si votano provvedimenti che continuano a peggiorare la situazione, e gli incendi dolosi sono solo l'ultimo chilometro di una catena di scelte politiche perfettamente in linea, come la scellerata riforma Madia, che ha soppresso e sciolto, militarizzando i dipendenti, il centenario, competente e preparato Corpo forestale dello Stato: un errore storico del Governo. Ricorda quanta opposizione abbiamo fatto contro il vostro muro di gomma?

Lo ricorda, Ministro, che prima della riforma Madia, la direzione delle operazioni di spegnimento veniva garantita, in convenzione con le regioni, da personale specializzato del Corpo forestale che conosceva benissimo il territorio, intervenendo e coordinando tempestivamente, con una posizione dominante, tutte le forze che intervenivano sull'incendio dalla flotta aerea alle squadre a terra, alla Protezione civile. In un paio di giorni l'incendio era spento: il Parco del Vesuvio sta bruciando da tredici giorni. Ora si pretende che tutto sia gestito dai vigili del fuoco ma la maggior parte dei 7.000 forestali, esperti, mezzi, autobotti ed elicotteri sono destinati al servizio dei carabinieri non certo alla difficile macchina che gestisce l'emergenza incendi. Dei 32 mezzi aerei della forestale metà sono passati ai carabinieri che li sta convertendo ad altre finalità; mentre degli altri 16, destinati ai vigili del fuoco, solo 6 sono utilizzati per spegnimento e 10 sono fermi perché devono essere adattati ai nuovi protocolli dei vigili del fuoco, corpo che nonostante le ultime assunzioni paga una carenza di organico di 3.500 unità. Sei regioni a cui è demandato il controllo boschivo sono prive di flotta aerea antincendio e alcune non hanno ancora il piano regionale antincendio. Le faccio presente che il presidente della Campania non ha voluto sottoscrivere la convenzione con i vigili del fuoco per l'emergenza del 2017 e solo il 13 luglio, quando si è trovato il fuoco a ridosso dei centri abitati, ha firmato l'accordo. Ministro, nulla si sa dei 48 milioni dei fondi europei destinati per l'acquisto di mezzi e strumenti antincendio: nessun atto di programmazione. Le ricordo anche che solo un comune su cinque ha realizzato il catasto delle aree bruciate e cosa dire in merito del costo orario per l'intervento dei canadair gestiti da ditte private? Sono 14.000 euro all'ora.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERENA PELLEGRINO. Sto per concludere, Presidente, grazie. È così che si fanno i tagli alla spesa pubblica togliendo la competenza al pubblico e strapagando un servizio vitale. Avete tagliato le risorse alla prevenzione prevista dalla legge n. 353, la pulizia del sottobosco. Noi abbiamo fatte le denunce con quotidiani atti parlamentari ma questo non ci lascia tranquilli, Ministro, perché fuori il fuoco sta divorando un immenso patrimonio e le posso garantire che il puzzo di bruciato arriva fino a qui e non è certo quello dei boschi. Non ci stupiremo poi, se a fiamme spente, scopriremo innumerevoli discariche nelle aree protette.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERENA PELLEGRINO. Sì certo, Presidente. Quanti si stanno leccando i baffi in questo momento? Ministro, credo che lei e la Ministra Madia dobbiate solo e semplicemente rassegnare le dimissioni. I cittadini ringrazieranno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Agostino. Ne ha facoltà.

ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, l'Italia brucia come mai negli ultimi anni. I numeri di questa estate sono paragonabili solo al 2007 e al 2012. Ancora una volta ad essere colpite dagli incendi sono principalmente alcune regioni del Sud, in particolare la Campania ma le fiamme hanno devastato ampie zone del centro Italia, dal Lazio dalla Toscana, arrivando a lambire anche le aree abitate. Ci sono stati danni ingentissimi all'ambiente e ai nostri parchi e a tante abitazioni private con conseguenze relative anche su molte attività economiche specie nel settore turistico. Il clima caldo e secco di questa estate ha certamente giocato un ruolo importante ma è confermato da più fonti che la gran parte dei roghi non è di natura accidentale: il 60 per cento circa è volontario, mentre il 40 per cento deriva dall'azione involontaria dell'uomo e per molti dei roghi di queste settimane sono già stati individuati gli inneschi. Ettari di boschi, selve, foreste sono andati in fumo a causa di chi deliberatamente ha appiccato il fuoco per ragioni che, stando alle prime indicazioni degli inquirenti, non sono legate alla sola piromania ma scaturiscono da intenti criminali con momenti diversi sui quali la magistratura è giusto che indaghi e faccia presto piena luce. Ovviamente, signor Presidente, come tutti i colleghi presenti in quest'Aula noi non possiamo che esprimere l'auspicio che i responsabili non solo vengano presi e assicurati alla giustizia ma scontino il massimo della pena. Non ci sono attenuanti né sconti di pena che tengono per chi è autore di crimini di tale portata e non credo sia inopportuno valutare un'iniziativa legislativa che determini un inasprimento delle pene, specie per i casi più gravi. Le strade sono due o sollecitare le procure a perseguire i responsabili degli incendi con il capo di imputazione di disastro ambientale previsto dalle leggi sugli eco-reati o introdurre addirittura un automatismo che prevede le aggravanti. Va in quest'ultima direzione la scelta del Governo di presentare un emendamento al decreto-legge Mezzogiorno, decisione che salutiamo favorevolmente. Signor Presidente, l'impegno profuso in questi ultimi giorni da parte della nostra Protezione civile, dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e dei volontari è stato encomiabile non solo per la dedizione che da sempre li caratterizza ma per i risultati ottenuti nel contenere danni che potevano essere molto più ingenti. Ed è giusto in questa sede sgombrare il campo dalle polemiche strumentali di chi in queste ore ha sostenuto che la riforma del Corpo forestale voluta dal Governo precedente abbia inciso sull'efficacia e la funzionalità dei soccorsi e sulla disponibilità dei mezzi necessari allo spegnimento degli incendi. In tal senso le parole del Ministro Minniti, espressi ieri in quest'Aula, sono state chiarificatrici: la riforma non ha inciso neanche sulla disponibilità dei mezzi tant'è che la flotta aerea antincendio è tra le più consistenti degli ultimi tempi. Lo scenario è emergenziale ma è giusto anche non minimizzare. Se il capo della Protezione Civile Curcio, non più tardi di ieri, ha parlato di scarsità di risorse destinate alla prevenzione, se i vigili del fuoco lamentano perduranti carenze di uomini e mezzi, se molte regioni non hanno predisposto i piani previsti dalla legge, una riflessione andrà pure fatta perché se è vero che l'inasprimento delle pene rappresenta un deterrente, è ancor più vero che è grazie ad una più capillare attività di controllo del territorio che si possono prevenire reati e danni ingentissimi che ne conseguono. A tal fine l'auspicio è che il Governo possa mettere in campo maggiori risorse e più mezzi da destinare al presidio dei nostri parchi per evitare lo scempio al quale abbiamo assistito negli ultimi giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno, Ministro Galletti. Ministro, lei ha di fatto enumerato quelli che sono stati gli interventi. Ci ha dato dati rispetto a quello che state facendo in queste settimane. Peccato, Ministro, che io stesso due giorni fa ero a Napoli e, appena sceso dalla stazione centrale di Napoli, recandomi a Casoria, ho notato nei dintorni almeno sei focolai accesi, sei focolai importanti, oltre ad altri due focolai nella prima periferia della città. Quindi lei con i numeri non va di fatto a risolvere alcun problema. D'altra parte, Ministro, i mutamenti climatici, la siccità, la desertificazione, il record negativo di piogge erano, nei mesi scorsi, avvisaglie rispetto al fatto che qualcosa sarebbe successo. Non serviva uno scienziato per capire che l'Italia sarebbe andata a fuoco non a metà, ma tutta. In sei mesi, nei primi sei mesi del 2017 - lei lo sa - sono scomparsi gli stessi ettari bruciati in tutto l'anno 2016. Avremmo voluto ascoltare proposte immediate da farsi. Per quanto ci riguarda le proposte ci sono e sono due fondamentalmente: la prevenzione e la manutenzione. In termini di prevenzione il Governo, come altri Governi, non ha fatto nulla. Non abbiamo visto nelle principali tv italiane nemmeno gli spot del Governo rispetto alla prevenzione: dove sono finiti ad esempio gli spot del Governo sulla prevenzione, Ministro? Dopodiché per quanto riguarda quello di cui si parlava prima e a cui qualche collega accennava rispetto alla manutenzione, essa non deve essere fatta in questo momento dai canadair dall'alto, ma doveva essere fatta prima, dalle persone con gli stivali sulla sabbia per andare proprio lì nel posto dove doveva essere effettuata una precisa manutenzione che, invece, non è stata fatta: la manutenzione del cosiddetto sottobosco, lei lo sa, affidata una volta al Corpo forestale dello Stato di fatto è venuta meno a causa della nuova catena di comando. Non funziona probabilmente per burocrazia; non funziona perché non c'era alcuna manutenzione dei mezzi. Aggiungiamo a tutto questo anche il fatto che purtroppo in Italia si bruciano i boschi per creare discariche: la mafia fa questo. Si bruciano le discariche per creare altre discariche abusive. Quindi, ritengo che per le mafie bruciare è la bonifica criminale per eccellenza. Dobbiamo intervenire anche su questo, Ministro, come dobbiamo del resto intervenire anche là dove ci sono i cosiddetti roghi minori, i roghi dei campi rom. Quando e cosa aspettiamo, Ministro, per portare all'interno dei campi rom la legalità: però dopo i cittadini respirano per 24-48 ore la diossina rispetto ai roghi tossici.

Allora, noi vogliamo, chiaramente, indicarle delle soluzioni; perché non mandiamo, visto che c'è carenza di personale, l'esercito, ma non solo, ci arrivo, a fare lo sfalcio e a fare le potature? Non c'è nessuno, più, che le fa in Italia, queste semplici operazioni di prevenzione. L'Italia brucia e, sotto questo punto di vista, il secondo alveo, secondo il quale noi dovremmo andare a legiferare, come si chiama, si chiama decreto Madia? No, il decreto Madia deve essere messo sotto processo, perché non funziona. La Ministra Madia, di fronte a tutto questo, deve dimettersi, dovrebbe andarsene. Non è stato fatto nulla di tutto quanto promesso dalla stessa Ministra.

Quindi, c'è un ultimo argomento che molti colleghi hanno citato che è quello dei vigili del fuoco. I vigili del fuoco non ci sono in Italia, non ci sono, lei lo sa meglio di me, sono in carenza di personale, sono in carenza di mezzi, sono in carenza di manutenzione e, quindi, i cosiddetti vigili del fuoco precari - e io dedico, Ministro, questo mio intervento a Giuliano Lipperi, un vigile del fuoco precario morto nello spegnimento di un incendio, mi pare a Civita Castellana, a trentotto anni -, ebbene, sono pronti, sono formati, assumeteli, ce ne sono 15 mila, fuori, per potervi dare una mano e per cercare di farli uscire dal precariato, per farli arrivare ad un posto degno di quello che la loro maglia da pompiere richiede. I vigili del fuoco spengono gli incendi; in questo momento non c'è nessuno, in Italia, che spegne gli incendi, lascio a lei, evidentemente, chiudere questo semplice sillogismo.

Quindi, noi chiediamo risorse, chiediamo mezzi, chiediamo dignità per queste persone, perché è del tutto evidente che, laddove ci siano dei problemi e questo tipo di problematica, voi non state facendo nulla per cercare di aggirare questa problematica, in termini, come prima citato, di manutenzione, in termini di prevenzione, in termini di forze.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

WALTER RIZZETTO. Chiudo Presidente. Di forze, quali? I vigili del fuoco che non riescono ad avere nessun tipo di soddisfazione. Ministro e Governo, mettete mano al portafogli, subito, immediatamente, e cercate di fare qualcosa per questo disgraziato Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, com'è inevitabile, ogni volta che siamo di fronte a delle disgrazie, chiamiamole così, il gioco delle parti prende il sopravvento sulla logica del Parlamento, per cui nel gioco delle parti dovrei schierarmi direttamente dalla parte del Governo, ma mi sembra un gioco del tutto sterile. Io voglio rappresentarle l'apprezzamento, mio personale e del mio gruppo, per l'opera dei vigili del fuoco e di tutte le forze impegnate in questa difficilissima situazione, perché i risultati finali sono stati buoni, rispetto alla situazione che si è creata.

Quindi, dato il merito a chi questo merito, comunque, ce l'ha, parliamo, invece, della situazione. È stata ricordata, in quest'Aula, la recente legge sull'inasprimento delle pene. Vede, signor Ministro, il problema non è dare vent'anni ai piromani; il problema è che i piromani bisognerebbe catturarli e che, quando vengono catturati, se va bene, fanno venti ore di carcere, non venti anni. È di pochi minuti fa la notizia che il piromane della pineta di Castel Fusano, a Roma, nel 1999 sparò a un trans, nel 2007 sgozzò una prostituta e, l'altro ieri, era lì ad appiccare incendi. Ora io chiedo che invocare in quest'Aula il ripristino della legalità, in un Paese che consente ad un omicida di andare a spasso ad appiccare incendi sia uno sforzo assolutamente inutile. Qui occorre, drasticamente, rimettere ordine in questo Paese. È inconcepibile che noi ci lamentiamo della carenza dei vigili del fuoco e che la Sicilia paghi 20.000 stipendi, forse 28.000, a presunti vigili o guardie forestali, non so che ruolo svolgano, ma, di sicuro, sembrerebbe più un intervento di tipo assistenziale che non interventi di tipo preventivo. Ecco, questi sono i nostri problemi, signor Ministro. Lascio alla sua riflessione e alla nostra queste banali considerazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, è indubbio che siamo davanti a un sistema di reati che si perpetua anno per anno, di una gravità sempre crescente, e gli stessi dati di previsione e prevenzione nella lotta contro gli incendi, istituiti con la legge n. 353, dimostrano un costante aumento di questi fenomeni nel tempo, ma, nei fatti, c'è anche una costante riduzione delle risorse che i vari Governi, che si sono alternati fino ad oggi, hanno messo a disposizione per fare proprio quello che la legge n. 353 - che è una buona legge e che se fosse stata attuata avrebbe consentito effetti migliori - predispone.

Allora, uno si chiede: dove sono tutte queste azioni preventive, dove sono quei sistemi tecnologici evoluti, anche satellitari, per i quali sono stati impiegati 3 miliardi che avrebbero dovuto prevenire e controllare il territorio e favorire interventi di impedimento a questi reati che costantemente si verificano? Quindi, il tema è: dove sono le forze dell'ordine nel prevenire, nel controllare, nel gestire i territori e nel garantire la sicurezza non solo ai cittadini e al patrimonio. Quindi, occorre una riflessione anche sul fatto se l'inasprimento delle pene porti a un miglioramento nell'effetto di deterrenza per questi reati. Quello che lei ha riferito nella relazione esprime esattamente il contrario; malgrado ci sia stata una legge ancora più penalizzante, che rendeva ancora più penalizzati i reati previsti dalla legge n. 353, noi abbiamo un'eccezionalità di interventi lesivi del patrimonio boschivo di questo Paese.

Quindi, se non abbiamo risorse da investire in questa materia, se non abbiamo azioni preventive, se non abbiamo vigili del fuoco in numero e in quantità utili a poter essere effettivamente efficaci, uno si chiede come può questo Stato, che ha abbandonato questo problema, affrontarlo in una maniera degna. Quindi, abbiamo portato all'eliminazione del Corpo forestale e uno si chiede perché solo 300 di questi siano diventati vigili del fuoco e altri sono andati a fare un'azione di prevenzione sul territorio che, in realtà, non ha portato nessun frutto. E uno si chiede anche perché, poi, logisticamente, i mezzi antincendio hanno impiegato più tempo del necessario ad arrivare sui luoghi dove erano deputati ad affrontare il tema.

Quindi, Ministro, noi la invitiamo, davvero, a mettere in opera un'azione di ripresa di quella buona legge che è la n. 353 e di invertire la tendenza dei Governi, manifestata fino ad oggi, a tagliare risorse dove le risorse servono. Riprendiamo i piani che ogni regione fa in maniera sistematica, diamo le risorse che le stesse regioni chiedono per poter far fronte a questa che è diventata un'emergenza e perché le forze di polizia facciano la loro azione preventiva sul territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, Alternativa Libera ha ascoltato con grande attenzione la sua informativa sull'emergenza incendi, emergenza che ha una componente naturale, ma una preponderante, secondo noi, componente dovuta alle nefandezze umane, su cui ci sono enormi margini di intervento, anche da parte sua. E ci permetta, quindi, una critica politica e dei consigli che muovono da alcuni avverbi temporali che lei ha utilizzato nel suo discorso; come recentemente ha detto qualche giorno fa, ha sottolineato che ha fatto la prima riunione della task force incendi a luglio. Ecco, signor Ministro, gli incendi si combattono prevalentemente tramite la prevenzione, la pianificazione e la programmazione; parole che - nell'etimologia e nel loro prefisso - indicano che bisogna agire prima, mentre, invece, lei ci sembra galleggiare in un eterno ed effimero presente. Lei è perfettamente allineato, per carità, con la cronaca, ma ci sembra che insegua con affanno gli eventi. Occorreva agire mesi fa, per essere pronti adesso. Come è vero anche che, adesso, invece che essere occupati su un'emergenza contingente, bisognerebbe pensare a programmare la risposta al rischio idrogeologico che, ovviamente, colpirà, sicuramente, in autunno. Come è vero anche che questo ci permetterebbe di liberarci, in autunno, per programmare la risposta a eventi meteorologici estremi come le nevicate che colpiranno in inverno. Insomma, Ministro, un Ministro lungimirante giocherebbe d'anticipo, per avere meno emergenze nel futuro. Prenda questo consiglio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, gli incendi che stanno distruggendo intere zone d'Italia necessitano di un'attenta analisi da parte del Governo e delle istituzioni tutte. Nelle ultime ore, cittadini, vigili del fuoco, Protezione civile, forze dell'ordine si sono trovati di fronte a veri e propri disastri ambientali, spesso causati da azioni criminali che stanno mettendo a rischio la salute delle famiglie e devastando i paesaggi italiani.

Ciò che deve essere attuato per porre fine a questi fenomeni è un piano di prevenzione, che prevede importanti finanziamenti da investire nel personale dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e di polizia che opera sui territori. È fondamentale, poi, che vengano utilizzate tutte le attrezzature disponibili al contenimento degli incendi. Venire, infatti, a sapere di velivoli fermi negli hangar, quando invece dovrebbero essere in volo, rappresenta una beffa doppia per chi ha visto incenerire la propria abitazione o il proprio raccolto. Il danno al comparto agricolo, poi, si sta di fatto rivelando ingente e più grave del previsto. Al termine dell'emergenza, dunque, andranno previste delle misure in favore degli agricoltori, che, oltre alla carenza idrica, devono far fronte anche a questo nuovo allarme.

In conclusione, nel ringraziare i tanti servitori dello Stato, che in questi momenti lavorano per garantire l'incolumità dei cittadini e dei beni ambientali, auspichiamo che vengano accertate urgentemente le responsabilità delle devastazioni accadute. Accogliamo, comunque, con favore l'emendamento del Governo al “DL Mezzogiorno”, che inasprisce le pene per i responsabili di questi disastri.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Albanella. Ne ha facoltà.

LUISELLA ALBANELLA. Grazie, Presidente. Insieme ad altri colleghi del territorio abbiamo presentato un'interrogazione urgente, per esprimere preoccupazione e sconcerto per l'approdo imminente, parrebbe sabato 22, nel porto di Catania, della nave paramilitare dell'organizzazione xenofoba e neofascista “Generazione identitaria”.

Le finalità di queste organizzazioni non possono essere avallate, men che meno in un periodo storico in cui la paura del futuro lascia spazio a speculazioni retoriche di partiti ed organizzazioni reazionarie e nostalgiche, che tentano di convincere i cittadini che un futuro dignitoso potrà essere costruito se tutti si impegneranno a far soccombere i più deboli.

La politica e le istituzioni, Presidente, devono assumersi la responsabilità di trasmettere un messaggio di intransigenza rispetto a comportamenti illegittimi sul piano etico e legale. A Catania diverse associazioni antirazziste si stanno mobilitando nel territorio e presidieranno costantemente il porto di Catania.

Chiediamo al Ministro degli interni, a quello dei trasporti e alle istituzioni tutte, di intervenire per evitare che lo sbarco avvenga e che vadano presi i provvedimenti immediati per evitare possibili e gravi problemi di ordine pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Maria Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Grazie, Presidente. Da qualche giorno circola sul web un video condiviso da María Corina Machado, leader dell'opposizione al regime venezuelano, in cui appare il brutale e prolungato pestaggio di un giovane inerme da parte di un gruppo di uomini della Guardia nazionale. Dai network si apprende che si tratta di un ragazzo figlio di abbruzzesi, che il giovane non stava manifestando, né faceva resistenza, che per effetto del pestaggio e per il politrauma e le multiple emorragie sia tuttora in ospedale e che nella giornata di ieri siano stati arrestati i poliziotti coinvolti.

Chiedo, tramite lei, di approfondire per conoscere lo stato di salute reale del giovane, che si chiama Giovanni Scovino, i fatti che lo hanno coinvolto, ed esprimere vicinanza alla famiglia e alla comunità abruzzese in Venezuela, ribadendo la condanna per ogni violenza e per i soprusi ai danni del popolo venezuelano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alessio Mattia Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Ho depositato un'interrogazione da poco e vorrei che informasse i Ministri competenti perché nella provincia di Messina è stato lanciato un bando, il 30 giugno 2017, in scadenza il 24 luglio del 2017, per la dislocazione dei migranti nel territorio della provincia messinese.

Già le prime proteste le avete potute vedere su tutti i TG: assieme ad altri sindaci, il sindaco di Castell'Umberto, un comune della provincia di Messina con circa 4 mila abitanti, si è ritrovato con circa 50 migranti in un territorio, che, secondo le regole dei bandi, ma soprattutto l'accordo con l'ANCI, avrebbe previsto non più di 2,5 migranti per 1.000 abitanti.

Ora, questa non è una protesta sulla dislocazione nel territorio dei migranti, ma, se ci sono delle regole, caro Presidente, vanno rispettate e vanno rispettate per un semplice motivo: perché poi si creano frizioni sociali che, probabilmente, sarebbe meglio evitare, anche perché non credo, e sono sicuro di quello che dico, che i cittadini di Castell'Umberto o dell'altro comune - ad esempio, Merì, in provincia di Messina, dove si è verificata la stessa identica cosa, ovvero si è andato oltre il limite previsto dall'accordo con l'ANCI - siano cittadini razzisti, ma semplicemente cercano di far rispettare le regole, appunto per evitare quei famosi litigi che abbiamo visto nel territorio e nei vari territori nazionali, perché, in una situazione di grave crisi come quella nazionale, cercare di bypassare queste regole, ripeto, porta solo ed esclusivamente a proteste che poi, alla fin fine, non sono neanche il miglior modo di affrontare questo tipo di problema.

Quindi, le chiedo cortesemente di attenzionare, anche perché questo bando potrebbe portare - ed è il rischio più grosso - a far sì che partecipino solo alcune categorie di imprenditori con numeri di posti superiori a quelli previsti e, quindi, altri problemi in altri comuni della provincia di Messina.

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 14 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 21 luglio 2017, alle 9:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 13,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati De Maria, Gribaudo, Martelli, Paris e Pilozzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4505-A - voto finale 415 260 155 131 259 1 97 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.