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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 822 di mercoledì 28 giugno 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amoddio, Baretta, Beni, Bergamini, Bernardo, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Brescia, Capelli, Carbone, Catania, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fico, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Lupi, Manciulli, Mannino, Marcon, Mazziotti Di Celso, Merlo, Pes, Rampelli, Realacci, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventidue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

In ricordo dell'onorevole Stefano Rodotà.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).

Colleghi e colleghe, vorrei la vostra attenzione per un momento di commemorazione del professor Stefano Rodotà.

Care colleghe e cari colleghi, come sapete, lo scorso 23 giugno è venuto a mancare Stefano Rodotà, deputato dall'VIII alla XI legislatura, nel corso della quale fu Vicepresidente della Camera dei deputati. È stato anche il primo presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali dal 1997 al 2005.

Insigne e raffinato studioso di fama internazionale nel campo del diritto civile, è stato autore di opere fondamentali in materia di diritti e libertà individuali e sociali, anche in relazione alle nuove tecnologie. Animato da impegno civile ed entusiasmo nella sua attività istituzionale, come in quella scientifica, ha offerto un contributo prezioso e originale di analisi e di proposte al dibattito politico del nostro Paese. La sua battaglia appassionata per affermare il diritto di tutti, soprattutto dei più deboli, ad avere diritti, anche nell'età digitale, lo ha reso un punto di riferimento della nostra vita democratica. Ha saputo coniugare la coerenza e la fermezza delle proprie convinzioni con una non comune capacità di dialogo anche con le posizioni più distanti dalle sue.

Ho avuto modo, insieme ad altri colleghi e colleghe, di apprezzarne ancora una volta le qualità umane e professionali in occasione della sua partecipazione alla Commissione di studio della Camera dei deputati sulle questioni digitali; fondamentale è stato il suo apporto alla elaborazione della Dichiarazione sui diritti e doveri in Internet, approvata dalla medesima Commissione grazie alla sua cultura giuridica e alla capacità di tenere insieme e far dialogare tutti i punti di vista; dichiarazione i cui contenuti sono, poi, confluiti in una mozione che abbiamo approvato, come ricorderete, all'unanimità in quest'Aula.

Infine, mi piace ricordare il suo eccezionale rapporto con i giovani, evidenziato anche in occasione di un recente incontro, al quale abbiamo partecipato insieme, in un istituto scolastico romano proprio sui temi della Dichiarazione, a conferma della sua sensibilità intellettuale sempre vivace e sempre al passo con i tempi.

Ai familiari che sono qui presenti desidero esprimere i sentimenti della vicinanza e della solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati. Invito, dunque, l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Cassano. Ne ha facoltà.

FRANCO CASSANO. Stefano Rodotà si è affacciato in quest'Aula in più legislature, spinto dalla sua passione civile che, come è stato ricordato, lo ha portato a ricoprire incarichi politici di grande responsabilità. Ma egli è divenuto un protagonista del dibattito politico e culturale anche e, soprattutto, sulla scia di un lungo ed originale lavoro di riflessione teorica; il cuore di tale riflessione è stata la difesa e lo sviluppo di una democrazia innervata dai diritti, capace, cioè, non solo di difendersi dagli abusi di ogni potere, ma di espandere progressivamente la sfera delle libertà. Un lavoro tanto più delicato ed importante in una stagione in cui i processi di globalizzazione spingono costantemente gli Stati, per attirare i capitali, a comprimere i diritti e i sistemi di protezione sociale.

La frequenza con cui il suo nome è risuonato recentemente nel dibattito politico non è che la conseguenza di questo passaggio drammatico che investe tutti i Paesi occidentali nel conflitto tra la difesa dei diritti e le nuove condizioni nella concorrenza globale.

In particolare, negli ultimi anni, la sua battaglia ha avuto come fuoco la difesa dei beni comuni, cioè di tutte quelle risorse che vanno sottratte al mercato e alla concorrenza perché d'interesse collettivo; risorse la cui privatizzazione esporrebbe la comunità a rischi gravi di dissesto e squilibrio. In un'epoca come la nostra, in cui il riscaldamento del Pianeta si rivela come una drammatica realtà che compromette quel grande bene comune che è il nostro ambiente, il lavoro di Rodotà ha il grande merito di aver formulato un impianto teorico all'altezza dei tempi.

Questa sensibilità derivava a Rodotà dall'impostazione laica e libertaria del suo pensiero, dalla costante apertura antiformalistica della sua riflessione, che, sottraendo il diritto alle diatribe tra specialisti, lo portava ad incrociare i grandi problemi sociali e le battaglie civili. È per questa ragione che il suo pensiero, pur avendo al centro, come diceva il titolo di uno dei suoi ultimi libri, il diritto di avere diritti, ha sempre avuto coscienza del rapporto difficile, ma necessario, tra libertà ed eguaglianza.

I diritti sono presidio delle libertà, ma vanno estesi a tutti, e questa espansione dei diritti è un percorso difficile e complesso, talvolta contraddittorio, e con questi problemi dovremo misurarci nei prossimi anni.

Descrivere, sia pure sommariamente, la biografia intellettuale e civile di Rodotà è però impossibile senza vedere il nesso inscindibile tra l'opera e la persona, tra i tratti libertari del suo pensiero e la sua curiosità e disponibilità umana. L'hanno sottolineato in tanti in questi giorni: l'affetto e la stima che lo circondavano, anche nel cuore di un confronto teorico e politico serrato, derivavano dalla convinzione irresistibile di trovarsi di fronte, nello stesso tempo, ad un grande studioso e ad una persona mite, curiosa, interessata al dialogo e capace di amicizia. È per questo che egli mancherà non solo a chi parla, ma a tanti dentro e fuori quest'Aula (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fico. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. È sempre difficile riassumere in poche parole il ricordo di una persona che ha contribuito in misura così significativa alla vita pubblica di un Paese; ancora più arduo, se il ricordo e l'omaggio sono rivolte ad una personalità come quella di Stefano Rodotà, che mancherà molto a tutti noi, non soltanto per lo spessore del suo percorso professionale, istituzionale ed accademico, ma anche per certe sue qualità umane, oggi, purtroppo, sempre meno presenti nella dialettica e nel dibattito politico, anche in quest'Aula.

Penso alla sua coerenza nel percorso scientifico, che lo ha poi portato a ricoprire, come sappiamo, diversi incarichi, tra cui quello del primo Garante della privacy; penso alla lucidità e alla lungimiranza del pensiero su tanti temi cruciali ancora oggi al centro di profonde riflessioni: dalla bioetica all'impatto delle tecnologie, soprattutto della Rete, nella nostra società attuale. Temi che, in molti casi, Rodotà ha contribuito a far emergere nel dibattito pubblico, intervenendo con profondo senso civico, passione e rigore morale.

Negli anni è stato protagonista di numerose battaglie fondamentali per la storia del Paese, schierandosi con fermezza, ma non per questo rinunciando al dialogo e al confronto in tutti i contesti e con tutti gli interlocutori. Si potrebbe citare tanti dei suoi interventi in difesa dei diritti fondamentali e dei beni comuni: tra questi vogliamo ricordare il suo impegno per il referendum sull'acqua pubblica e la sua vicinanza a tutti i cittadini e comitati che si attivarono per quella causa, così come il suo più recente contributo in difesa della Carta costituzionale, coerentemente con il suo pensiero e l'impegno di tutta una vita.

Qualità umane e professionali che, oggi, ci fanno ricordare con orgoglio di averlo votato, nel 2013, come Presidente della Repubblica. Voglio ricordare che anche dopo l'ennesimo voto che noi, in quest'Aula, demmo a Stefano Rodotà, lui non abbandonò mai il nostro gruppo parlamentare e arrivò fino alla fine per essere votato Presidente della Repubblica. Noi lo apprezzammo tantissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'ultima cosa che mi sento di dire è che Rodotà, come persona anziana e persona saggia, aveva degli occhi giovanissimi e alla sua età erano proprio degli occhi, secondo me, lucidi, di speranza e di voglia di salvaguardare i diritti, sempre, delle persone più deboli e i diritti della nostra Costituzione. Per tutto questo, grazie professor Rodotà (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Solo alcune cose che non sono state dette. Stefano Rodotà aveva iniziato la sua attività politica, la sua grande passione giovanile, nel Partito Radicale di Mario Pannunzio. Ma ci sono alcune date significative nella vita politica di Stefano Rodotà, sino a giungere alle cose recenti. Scelse, pur essendo stato radicale da giovane e dalle origini del Partito Radicale, però, di essere candidato e di accettare la candidatura, nel 1979, come indipendente nelle liste del Partito Comunista. Ciò provocò un acceso dibattito epistolare fra lui e Marco Pannella: Stefano Rodotà rispose che preferiva essere candidato da un organo collegiale - l'allora direzione del Partito Comunista Italiano - piuttosto che ricevere una investitura carismatica da Marco Pannella; contraddizione, forse, con la candidatura terminale della sua vita a Presidente della Repubblica. Si iscrisse al Partito Democratico della Sinistra, però, solo dopo la svolta di Occhetto; a Matteo Renzi, direi che vi erano altre pratiche, allora, nel Partito Comunista, che eleggeva nelle sue liste deputati della sinistra indipendente, che costituivano, poi, gruppo parlamentare. Allora, non vi era la polemica sui costi dei gruppi parlamentari; Stefano Rodotà, lei non l'ha ricordato, è stato uno dei presidenti del gruppo della Sinistra indipendente che, però, si presentava nelle liste del Partito Democratico. Altri tempi, altra politica? No, perché lei ha ricordato, e vado a concludere, che fu Vice Presidente della Camera quando io entrai in Parlamento nel 1992 e sembrava dover essere il candidato naturale della sinistra, allora, colleghi grillini, alla Presidenza della Camera, in sostituzione di Oscar Luigi Scalfaro che da Presidente della Camera fu eletto Presidente della Repubblica e fu lui, Stefano Rodotà, in quella famosa e storica seduta, a proclamare l'elezione, come Vice Presidente della Camera, di Scalfaro. Ma, all'ultimo momento, il Partito Democratico della Sinistra, al quale lui, appunto, per la prima volta si era iscritto, non credo sia stato mai iscritto prima, quindi è stato l'unico partito al quale è stato iscritto dopo il Partito Radicale, scelse di candidare Presidente della Camera e, quindi, successivamente, Presidente della Repubblica, il Presidente Giorgio Napolitano. Corsi e ricorsi che sono poi ritornati nel 2013. Quindi, una vicenda politica e umana tutta legata alle passioni interne alla politica, alla storia istituzionale della Camera e della sinistra italiana.

Ho voluto ricordare le sue origini, d'altra parte mai contraddette, per i suoi richiami alle battaglie per i diritti civili, ai nuovi diritti - questo è stato detto - e le contraddizioni interne anche al dibattito della sinistra, contraddizioni che hanno ancora un richiamo attuale; ha fatto riferimento alla vicenda dei gruppi, alla vicenda delle candidature, cose sulle quali dovremmo, secondo me, signora Presidente, anche in questa attuale fase politica, riflettere con maggiore intensità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfredo D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Con Stefano Rodotà, l'Italia perde una figura di assoluto rilievo, sia della scienza giuridica, sia del dibattito pubblico italiano degli ultimi decenni. Stefano Rodotà è stato, forse, il giurista della sua generazione che più di ogni altro ha saputo coltivare l'unità del diritto. Basti pensare che lui, civilista di formazione, allievo forse di uno dei più grandi civilisti del XIX secolo, Emilio Betti, è stato conosciuto dal grande pubblico come un costituzionalista. Ha saputo attraversare i diversi campi del diritto con la curiosità di cogliere e di anticipare i fenomeni nuovi; negli anni Novanta scriveva di nuove tecnologie, quando gran parte dei giuristi della sua generazione neppure sapevano che cos'era Internet e ha tenuto ancorata questa sua ricerca, questo suo scavo, nel dialogo con altre discipline, lungo un filo rosso che non ha mai smarrito; la libertà e la dignità della persona come cifra profonda del diritto e del costituzionalismo moderno. In questo ancoraggio alla dignità della persona c'è anche l'ancoraggio al dettato costituzionale che rappresenta l'altro grande punto di riferimento della ricerca e dell'impegno, poi, pubblico di Stefano Rodotà. La pari dignità sociale, questo concetto cruciale, contenuto nell'articolo 3 della nostra Costituzione, è stato il faro della sua riflessione, quello a cui ha ancorato, anche, il concetto di rivoluzione della dignità, la dignità in cui i concetti appunto di libertà e di eguaglianza si fondevano in una ispirazione che, credo, potremmo definire come schiettamente liberalsocialista.

Un impegno costante, un impegno in cui il tema della unità dei diritti civili e dei diritti sociali non è mai venuto meno; questo è un altro tratto di fondo di Stefano Rodotà. All'inizio degli anni Ottanta, con Petroselli, una scelta eretica per il PCI di quegli anni, fu protagonista del primo convegno promosso dal PCI sui diritti degli omosessuali e, negli stessi anni, fu a fianco della battaglia di Enrico Berlinguer contro l'abolizione della scala mobile, vedendo forse prima di altri muoversi i primi passi di quella rivoluzione neo conservatrice che avrebbe travolto diritti, dignità e tutele del lavoro.

Inscindibilità dei diritti civili e dei diritti sociali; questa è un'altra lezione di fondo che ci lascia fuori da ogni declinazione individualistica e proprietaria dei diritti che un certo liberismo, anche in ambito progressista, ha coltivato negli ultimi anni.

Poi, infine, una grande lezione anche per le forze politiche vecchie e nuove; la lezione di come si possa coniugare un impegno politico diretto, vero, in prima persona con un rispetto pieno della propria indipendenza. Ecco, impegno e indipendenza; a questi due cardini credo che le forze politiche vecchie e nuove debbano guardare se vogliono riannodare un dialogo vero e non strumentale con il mondo intellettuale, dialogo di cui c'è bisogno per innervare di nuova energia e di nuovi valori l'impegno politico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferdinando Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Stefano Rodotà è stato un maestro, per molto tempo per me anche un amico, ma - ciò che più conta - è stato, così vorrei definirlo, oggi, in quest'Aula, un fuoriclasse dell'intelligenza.

È stato un radicale, perché cercava di andare alla radice dei problemi, ma mai un estremista o un fazioso; in tempi di una divisione drammatica tra radicali e riformisti, Stefano ha saputo dimostrare come si può coniugare l'essere insieme radicali e riformisti e voglio aggiungere che non conviene a nessuno, oggi, né ai radicali né ai riformisti, tirarlo per la giacca, oggi, strumentalizzandolo, anche nei giorni della sua scomparsa.

Radicale e riformista insieme; è un insegnamento che vale, oggi, perché, appunto, c'è una drammatica divisione tra questi due mondi. È stato un anticipatore del futuro; fu il primo, o tra i primi, a parlare di democrazia elettronica; ma anticipare il futuro per lui non voleva dire dimenticare la storia o dimenticare la memoria. Questo è un altro insegnamento che oggi ci resta.

Fu tra i primi a parlare di democrazia elettronica, ma fu anche tra i primi a evitare la mitologia della rete, la mitologia di un cambio di civiltà che avrebbe sradicato ogni tradizione. Stefano non era così: era, appunto, insieme, un anticipatore del futuro e un custode della memoria.

Tuttavia, vorrei, soprattutto, in così poco tempo, ricordare un tratto che è fondamentale per me: la sua gentilezza, anch'essa davvero rivoluzionaria, oggi, in tempi in cui prevale la volgarità, prevale lo scherno, prevale l'invettiva. Gentilezza e libertà: erano queste scritte nella bandiera di vita di Stefano Rodotà e questa bandiera conviene sventolarla ancora a lungo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, cercheremo di aggiungere qualche altro tassello. Certamente ci sentiamo di sottolineare anche l'aspetto rivoluzionario e innovativo del professore Stefano Rodotà. Tutti i trattati di politologia dicono che la rivoluzione è il processo - sottolineo, “processo” - mirante a sovvertire l'ordine naturale. In tutto questo, con grande rispetto e facendo semplicemente l'analisi di quello che abbiamo osservato in questi anni, certamente, il professor Rodotà è stato un maestro del processo rivoluzionario in campo giuridico.

Le sue innovazioni in materia di diritto di proprietà e in materia di diritto privato del contratto, che hanno generato, fra l'altro, contratti atipici che sono stati anche utilizzati, fanno sì che, oggi, certamente, lui venga inquadrato, non solo tecnicamente, ma anche politicamente, all'interno di questa definizione.

È chiaro che la sua storia politica - è stato già detto dall'onorevole Vito - viene dal mondo radicale e che ha trovato poi, anche, di volta in volta, la capacità di innervarsi in una forma di liberal-progressismo e socialista, ma tutto questo lo ha fatto con una coerenza assoluta rispetto alle cose che, ovviamente, hanno caratterizzato il suo pensiero. E, sommato tutto ciò al suo tratto gentile, al suo modo misurato di fare le cose, all'intelletto vivace, certamente ha fatto sì che fosse rispettato anche da chi non la pensava per niente come lui.

Questo penso che sia un dato interessante, in un momento di grande conflittualità sociale, in un momento in cui vince la dialettica sterile e incapace di costruire. Il modello sociale, umano, antropologico di quest'uomo, che certamente non ha nulla a che vedere con il nostro gruppo parlamentare, soprattutto da un punto di vista culturale, è però da additare ad esempio. Non è poco, di questi tempi.

Quindi, alla famiglia e ai suoi amici esprimiamo, a nome del gruppo Lega Nord-Autonomie-Lega dei popoli-Noi con Salvini, le nostre più profonde condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Signora Presidente, Stefano Rodotà è stato per tutti noi una guida, un riferimento fondamentale in tutti questi anni, per il pensiero, la sua riflessione, lo studio e per le lotte, l'impegno per la promozione dei diritti, della democrazia e della difesa della nostra Costituzione. È stato vicino a tanti movimenti, associazioni, campagne; ci ha guidato con la sua passione civile in tante iniziative e mobilizzazioni, per difendere e allargare i principi costituzionali a fondamento del nostro patto sociale: l'eguaglianza, la giustizia, i diritti.

Ci ha insegnato come coniugare i diritti sociali e i diritti civili, democrazia reale e democrazia formale, eguaglianza e libertà.

In questo Parlamento è stato attivo, presente, ha promosso tante iniziative. Vorrei ricordare che ha fatto parte del gruppo dei parlamentari per la pace insieme a persone come Raniero La Valle, Adriano Ossicini, Ettore Masina, Pierluigi Onorato - era la X legislatura - e solo pochi mesi fa abbiamo lavorato con lui per promuovere un progetto di legge d'iniziativa popolare per cancellare il pareggio di bilancio dall'articolo 81 della Costituzione.

Ci ha insegnato il diritto ad avere i diritti, il dovere della solidarietà, con gli ultimi, con gli oppressi, con gli emarginati; ci ha fatto capire come la politica debba essere non solo e non tanto una professione, ma azione collettiva per la ricerca del bene comune e dell'interesse generale. Il nostro gruppo, insieme al MoVimento 5 Stelle, l'ha votato come candidato a Presidente della Repubblica. È stato quello che Antonio Gramsci avrebbe definito un intellettuale organico, un militante colto, uno studioso raffinato, un attivista competente e coerente della democrazia e dei diritti. Per questo la sua perdita ci lascia un vuoto incolmabile (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Signora Presidente, anche il nostro gruppo, Civici e Innovatori, si unisce al ricordo sentito e doveroso di quest'Aula ed esprime vicinanza al dolore dei familiari. Però qui siamo oggi a ricordare l'uomo pubblico, una figura di elevato spessore giuridico e morale.

Fra i fondatori del Partito Radicale nel 1955, proveniente, come Pannella, dall'Unione goliardica universitaria, fino al 1979 si è battuto con i radicali soprattutto per le questioni referendarie. Sostenitore del diritto costituzionale di accesso alla rete, innovatore fino alla fine e - mi consenta - anche un po' da esempio per noi giovani parlamentari, sia sui contenuti che nello spirito. Umile ma deciso e mai irrispettoso, un grande giurista, primo Garante della privacy e mi onora il fatto di aver scritto per due volte il suo nome come candidato alla Presidenza della Repubblica.

Rimarrà sempre nella mia memoria, in uno di quegli angolini che gelosamente custodiamo, il suo commosso ringraziamento nell'auletta dei gruppi per averlo sostenuto. Sono certa che sarebbe stato un ottimo Presidente della Repubblica, sicuramente attento ai diritti e alle libertà individuali, su nuove tecnologie e diritti democratici ed universali. Grazie, Stefano Rodotà (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

GAETANO PIEPOLI. Presidente, ho personalmente un debito di gratitudine immenso verso Stefano Rodotà e so che questo debito non può essere misurato da queste poche parole. La democrazia ha un bisogno disperato di maestri e Stefano Rodotà è stato un maestro, un maestro non riducibile agli schemi soliti, irriducibile agli schemi, come lo sono state sempre le minoranze creative, come lo sono stati sempre i figli del Sud migliore, in particolare di quella Calabria migliore a cui egli è stato sempre legato.

I grandi giuristi, come sanno gli addetti ai lavori, sono in genere associati ai trattati che essi hanno promosso o diretto e che sono inevitabilmente oggetto di conoscenza passiva. Stefano Rodotà, al contrario, ci lascia un trattato di altro tipo, il più vivo e autentico trattato, quello della sua vita, fatta di scritti, del suo operare e della sua parola. Coscienza critica e provocazione che non tramonta, e dunque si può dire, conoscendo lo spirito del tempo, che noi oggi ci troviamo di fronte alla sua attualità inattuale. E se dovessimo meglio identificare la cifra della sua lezione, potremmo in qualche modo coglierla nell'invenzione democratica, in tutta la sua ricchezza e la sua precarietà. La democrazia critica è ricca di dubbio, illuminata però da quel bene ineguagliabile che la cultura politica degli anni della Costituente aveva dato al nostro Paese. Il Paese gli rende omaggio perché lo sviluppo della Repubblica ha incrociato nei suoi snodi decisivi sempre il suo anticipatore contributo, a partire dagli anni Sessanta. La tensione riformatrice migliore non avrebbe potuto prender corpo senza il rigoroso apporto intellettuale di Stefano Rodotà, senza la sua opera di rilettura e di ricostruzione delle categorie fondamentali dall'esperienza giuridica positiva all'interno del progetto costituzionale. Egli realizzò un'operazione di rottura dell'autarchia e dell'isolamento della cultura giuridica italiana, rilegittimando la dialettica tra interessi individuali e interessi collettivi nella prospettiva delle Costituzioni democratiche del secondo dopoguerra.

Una tensione riformatrice che in lui fu limpida e autentica perché assolutamente immune dall'illusoria tentazione tecnocratica. Per lui il giurista era un uomo di combattimento, ma sempre giudicato dal possesso rigoroso delle tecniche del mestiere, e soprattutto, sino alla fine, giurista senza principe. Ma questo vale per il movimento, per i diritti del post-Sessantotto, per le domande di valori post-materialistici di cui egli fu promotore, attuatore, protagonista e garante. Infine, la stagione della crisi morale della democrazia nel nostro Paese, all'interno di un inedito processo di globalizzazione e dislocazione del potere e dei poteri. Nel passaggio drammatico dal tutto della politica al nulla della politica, egli ha per primo colto l'impoverimento culturale crescente e la cattiva politica come figlia della cattiva cultura. Analizzava con finezza e lucidità il processo di rottura della società italiana dalla sua cultura, vedeva avanzati i rischi di decadenza dell'esperienza democratica nell'affievolirsi di una tradizione capace di spirito pubblico e di solidarietà.

La lezione di Stefano Rodotà dunque non è alle nostre spalle, è davanti a noi. Adesso che abbiamo capito che strade maestose sono ormai inevitabilmente vicoli senza uscita, che archi di trionfo, guardati da vicino, sono in realtà di cartapesta, riprendiamo il cammino antico e il percorso antico che la sua lezione ci lascia e ci consegna, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Presidente, è stata una figura complessa, quella di Stefano Rodotà: un intellettuale, un politico di sinistra ma senza essere organico all'allora PCI, che alla fine della sua vita politica si è trovato probabilmente più a sinistra di quelli che un tempo lo consideravano solo un compagno di strada ma non parte integrante del grande partito. Quando il PCI si staccò dall'URSS, quando nacque il PDS, Rodotà ne divenne presidente, ma non durò a lungo: per lui, che comunista non era, quel partito stava avviandosi troppo a destra. In questo paradosso, Rodotà ha finito per recuperare, lui, che marxista e leninista non è stato, alcune tematiche abbandonate dai postcomunisti. Insomma, un intellettuale con le sue belle contraddizioni. Si è distinto, nell'ultima parte della sua vita politica, per una difesa senza se e senza ma della Costituzione, introducendo il concetto del bene comune, che la Carta costituzionale deve garantire a tutti i suoi cittadini. Raramente abbiamo condiviso le sue opinioni, ma riconosciamo all'intellettuale il suo ruolo importante nella difesa delle istituzioni, quelle che Renzi e i suoi volevano stravolgere con il referendum di dicembre. Rodotà resta, in ogni caso, un personaggio importante nella storia politica di questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Lo abbiamo conosciuto in occasione della nostra elezione in Parlamento, quando lo candidammo alla Presidenza della Repubblica. Ci colpì per la sua profonda umanità e per l'amore sconfinato che nutriva nei confronti del popolo italiano, di cui ha magistralmente cercato di alimentare l'etica ed il senso civico. Un uomo straordinariamente ordinario, per la compostezza e per la tenacia con cui ha combattuto battaglie fondamentali per la maturazione della società italiana, ma di cui conosceva il prezzo che avrebbe anche dovuto pagare. Il radicamento che oggi ha nella società, il concetto di beni comuni non sarebbe lo stesso se non ci fosse stato il professor Rodotà. Non è un caso se un uomo del genere sia stato apprezzato da tutti, ma non sufficientemente valorizzato da nessuno. Era un combattente, con un altissimo senso dello Stato, al servizio della collettività. Per questo lo abbiamo continuato a desiderare e a votare come Presidente della Repubblica anche dopo le dimissioni di Napolitano. Purtroppo, non siamo riusciti a vederlo al Quirinale, ma siamo stati comunque fortunati ad averlo conosciuto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Franceschini, che voleva unirsi nel ricordo del professor Rodotà. Prego, ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Sì, signor Presidente, mi associo, a nome del Governo, alle sue parole e alle molte cose giuste che sono state dette, ricordando Stefano Rodotà. Da qualche anno, c'è un po' un abuso dell'utilizzo della parola intellettuale, che dovrebbe essere usata con molta parsimonia e con molta prudenza, ma io penso che Stefano Rodotà sia una delle persone a cui si addice di più la parola “intellettuale”: giurista, è stato ricordato, educatore, studioso, ma con una curiosità su tutto quello che ha fatto e ha affrontato nel corso della vita, e la curiosità è una delle caratteristiche più importanti per poter essere un vero intellettuale; poi, la sua passione civile, la sua passione politica, e soprattutto perché Stefano Rodotà, che ha avuto una parte della sua vita dedicata direttamente all'impegno politico, ha dimostrato quello che a volte si dimentica, e cioè che in politica una persona porta ciò che è stato nel resto della vita. Lui ha portato competenza, ha portato passione e ha portato anche cortesia: anche nei giorni - è stato ricordato - dello scontro fisiologico in democrazia sull'elezione del Presidente della Repubblica, lui ha affrontato quelle giornate con grande rispetto e cortesia, eleganza e intelligenza. Ecco, credo che anche questa lezione di Stefano Rodotà non dovrà essere dimenticata da nessuno di noi (Applausi).

PRESIDENTE. Si conclude, così, la commemorazione di Stefano Rodotà.

Seguito della discussione del disegno di legge: Legge annuale per il mercato e la concorrenza (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3012-C) (ore 10,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3012-C: Legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da ultimo respinto l'emendamento Liuzzi 1.39.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.40 Ricciatti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Intervengo, Presidente, perché qui stiamo parlando di una cosa importante, un emendamento che ha anche un significato.

Di cosa stiamo parlando in questo emendamento? Stiamo parlando, sostanzialmente, di quello che è il servizio postale, del superamento della privativa, dell'attribuzione in esclusiva alle Poste italiane del servizio di notificazione e comunicazione degli atti giudiziari, nonché delle violazioni al codice della strada.

Qui siamo in una situazione nella quale la Camera aveva svolto un importante lavoro, aveva condotto una valutazione di questo passaggio con una particolare attenzione, siamo al comma 58 in questo caso, e si era stabilito un passaggio con una modifica all'articolo 5, comma 2, nella quale il rilascio delle licenze individuali per i servizi che riguardano le notificazioni, che dicevo prima, devono avvenire in subordine alla possessione di specifici obblighi per il servizio universale, con riguardo alla sicurezza, alla qualità e alla continuità, alla disponibilità e all'esecuzione del servizio medesimo. In questo caso, i soggetti che si candidano a svolgere questa funzione sono soggetti che avranno, anch'essi, non solo la necessità di garantire questa capacità sul servizio universale, che viene qui indicato, ma dovranno avere anche requisiti e obblighi, requisiti di affidabilità, professionalità e onorabilità, che dovranno essere posti in chiaro da una determinazione dell'Agcom, sentito il Ministero della giustizia.

Questo è un punto importante per garantire una qualità di servizio in questo settore e qui abbiamo una modifica proposta che è sostanzialmente lo spostamento di un termine che riguarda la decorrenza, il passaggio dal mese di settembre al mese di ottobre. Oggettivamente, signora Presidente, è anche una questione collegata ai tempi di trattazione di questo provvedimento. Ne abbiamo già discusso ieri, quindi sarebbe anche un emendamento, insomma, che ha una sua logica. Ma noi, convinti che il tema possa essere risolto nelle due Camere all'interno di questa finestra che ci vede prima dell'estate ancora al lavoro, riteniamo, anche per la filosofia che abbiamo adottato come gruppo, di limitare il più possibile le modifiche - lo dico anche per il collega Russo, con il quale forse ieri c'è stata un'incomprensione -, perché al Senato, proprio perché l'altra Camera può intervenire solo sulle parti modificate, il procedimento di valutazione sia il più celere possibile. Come gruppo ci conformiamo, dunque, alle indicazioni dei relatori e del Governo ed esprimiamo un voto conseguente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Ricciatti, i pareri sono tutti contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.42 Crippa con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Iniziamo a trattare i temi che riguardano l'abolizione del servizio di maggior tutela. Con l'emendamento in esame cerchiamo di inserire all'interno del comma 61 dell'articolo 1 la disciplina volta a garantire il servizio universale. Quest'ultimo - tra l'altro codificato anche da norme europee e quindi non esiste un'ambiguità della definizione del servizio universale - è il servizio che oggi permette di regolamentare le fasce di clienti deboli che per ragioni economiche si ritrovano all'interno di questo tipo di servizio per cui non riescono a pagare le bollette oppure per coloro che fanno parte della platea di clienti cosiddetti disagiati rispetto al punto di approvvigionamento. Mi spiego meglio: quando l'utenza è lontana rispetto alle dorsali di distribuzione dell'energia, per fornire quel cliente c'è un impegno collettivo atto a garantire la fornitura essenziale di energia anche al cliente che non sarebbe rifornibile nelle condizioni di logiche di mercato. Infatti se noi ci aspettiamo che il mercato riesca a disciplinare in modo da dare corrente alle casette sparsa in mezzo ai monti o in mezzo alle campagne e immaginiamo che il costo di infrastruttura, di distribuzione dell'energia a quel cliente non debba essere codificato come servizio universale, credo che stiamo ancora contemplando una modalità di mercato completamente sbagliata.

Infatti se non riusciamo a gestire le regole all'interno del perimetro in cui si deve fare la concorrenza, oggi appare folle il tentativo che mettete in atto di abolizione del servizio di maggior tutela senza perimetrare le regole del gioco, tant'è che demandate a un successivo decreto, quindi di fatto si tratta di una sorta di legge delega, a questo punto, data in bianco al Ministero, come e cosa andare a disciplinare del servizio di maggior tutela. Fate attenzione perché se vi dimenticate il servizio universale credo che ci sarà un bel problema per i clienti che sono in difficoltà economiche oppure per i clienti da rifornire in abitazioni lontane dai centri di distribuzione principale e quindi i clienti isolati avranno difficoltà di fornitura. Vi chiediamo di votare favorevolmente l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.44 Mazziotti Di Celso.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, l'emendamento 1.44 Mazziotti di Celso mira a modificare il testo del comma 61 dell'articolo 1 eliminando la modifica apportata dalle Commissioni attraverso l'approvazione di un emendamento a prima firma Brunetta condiviso anche da altri gruppi e ripristinando il testo così come approvato dal Senato. La questione riguarda l'eliminazione del regime di maggior tutela nel settore dell'energia elettrica ovvero un regime che oggi garantisce a 20 milioni di consumatori domestici e a 4 milioni di piccole e medie industrie la fornitura di energia a prezzi inferiori a quelli del mercato libero, come rilevato dalla stessa Autorità di settore. Si tratta con tutta evidenza di una problematica sociale di grandissimo rilievo come la fornitura di energia elettrica, destinata ad avere un impatto assai significativo sulla vita delle famiglie e delle piccole imprese.

Nel corso dell'esame al Senato è stata fissata al 1° luglio 2019 la data dalla quale decorre l'abrogazione del regime di maggior tutela disponendo altresì, per coloro i quali non avessero scelto di aderire al libero mercato entro tale data, l'affidamento ad un servizio di salvaguardia gestito dagli operatori che si sarebbero aggiudicati il servizio tramite gara.

Tale disposizione, opportunamente modificata nel corso dell'esame in sede referente alla Camera, avrebbe necessariamente portato all'adozione di politiche di prezzo più alte di quelle attuali. A tutti i clienti che non avessero esercitato l'opzione per inesperienza o semplice dimenticanza sarebbe infatti stato garantito un servizio di salvaguardia a costi più cari, attraverso procedure concorsuali per aree territoriali e a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero.

Come denunciato da molteplici associazioni di consumatori, questo avrebbe comportato un inevitabile aumento dei prezzi per gli utenti. Qualora non avessero scelto un fornitore, perché magari anche privi degli strumenti tecnologici o culturali per sceglierne uno on line al giusto prezzo, i consumatori sarebbero stati quindi impacchettati e messi all'asta ad un prezzo comunque più alto di quello che si trova sul mercato libero che, per inciso, già oggi ha prezzi più elevati.

Dato che il volume d'affari che è stato ipotizzato per i servizi elettrici forniti a coloro che non avessero esercitato l'opzione per il mercato libero è pari ad almeno 500 milioni di euro, abbiamo chiesto al Governo di comprendere la ratio di tale scelta e in particolare quali linee avesse lo stesso Esecutivo per la disciplina dello svolgimento delle aste e dei potenziali partecipanti. Dal Governo non abbiamo ricevuto risposte puntuali. Ad ogni modo, la risposta è arrivata forte e chiara dai gruppi parlamentari, compresi quelli di maggioranza, che hanno condiviso il nostro emendamento e che hanno, pertanto, opportunamente modificato la norma in questione.

Nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni riunite VI e X, è stato infatti soppresso il riferimento ai clienti che alla scadenza del mercato tutelato non abbiano scelto i propri fornitori, i quali sono dunque sottratti al regime delle aste per aree territoriali. Pertanto, invitiamo l'Aula ad un voto contrario a questo emendamento, che di fatto ripristina quanto correttamente modificato in sede referente.

Qualora su questo punto si tornasse al testo del Senato, il rischio a cui si va incontro è quello di vedersi aumentare, per milioni di persone, il costo dell'energia elettrica senza che ne possano derivare vantaggi soprattutto per la tipologia più fragile di utenti. Pertanto, il voto del gruppo di Forza Italia all'emendamento 1.44 sarà un voto contrario. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. L'onorevole Brunetta ci ha spiegato le ragioni della modifica adottata in Commissione. Io sono ammirato delle doti divinatorie, quando afferma che l'entrata in vigore nel 2019 - tra due anni - del passaggio al mercato libero “determinerà” un aumento delle bollette, almeno un'ipotetica ci poteva stare.

La realtà è che quello che si è fatto è di modificare una norma, eliminando una clausola che prevedeva che chi non avesse scelto il fornitore sarebbe passato al mercato libero attraverso un sistema di procedure competitive che – segnalo - vuol dire al prezzo più basso, quindi ci sarebbe già stato un procedimento virtuoso, da stabilire in un decreto del MISE, che viene integralmente fatto salvo, cioè c'è una discrezionalità del MISE nel prendere decisioni su questo argomento e su come fare questa procedura.

La posizione dell'onorevole Brunetta e del MoVimento 5 Stelle è comprensibile, è meno comprensibile la posizione del Partito Democratico, perché l'onorevole Brunetta ha detto “i gruppi di maggioranza”, un gruppo di maggioranza ha votato con l'opposizione su questo tema ed è stato il Partito Democratico. Perché è poco ragionevole? Perché non è stata modificata tutta la norma, è stata lasciata l'assoluta discrezione del MISE nello stabilire le procedure, quindi potrà prevedere le aste, potrà prevedere che chi non sceglie il fornitore passa all'asta oppure no, una totale discrezionalità, quello stesso MISE di cui i gruppi - ripeto, per l'opposizione è normale, per il principale gruppo di maggioranza un po' meno - hanno detto “non ci fidiamo delle assicurazioni, che su questa norma si interverrà”, per cui si è detto “non mi fido del fatto che il Ministero dello sviluppo ci dica: interverremo per valutare, analizzare e monitorare, in caso correggere, però mi fido nel dargli un potere assoluto di stabilire le regole prima del 2019”. La logica è abbastanza misteriosa.

Andando oltre su questo tema, che bisogno c'era di intervenire ora, come ha detto l'onorevole Brunetta? Questa norma entrerà in vigore a luglio del 2019, due anni di tempo; non sono stati approvati altri emendamenti vari, ci sono state polemiche varie, dicendo non si vuole fermare il provvedimento, ma lo si ferma per una norma sulla quale ci sono due anni di tempo.

Si vede anche una certa incoerenza di comportamento, stranamente sempre sulla concorrenza. Prendiamo il famoso caso Flixbus, un altro caso dove c'è stato un atteggiamento da parte della maggioranza del Partito Democratico in contrasto con quello del Governo, perché è stata fatta una norma contro il parere del Governo, il Governo è intervenuto su un mio ordine del giorno e di altri colleghi e ha messo una norma per evitare la chiusura di questa azienda; in Commissione, con metodologie originali, è stato passato un altro emendamento, e poi ci è stato detto “ma non si può fermare la manovrina a questo punto, mica possiamo fermare un provvedimento più grande per una cosa del genere”. In quel caso le norme entravano in vigore nel giro di sei mesi, non due anni.

Il problema è che esiste - l'ho detto in Commissione, l'ho detto in discussione sulle linee generali e lo ripeto qui - sui temi della concorrenza, gli unici sui quali il Partito Democratico è giustamente fedele sostenitore del Governo e bacchetta spesso anche noi, quando ci discostiamo dalle posizioni del Governo, un atteggiamento per il quale invece si può partire per la tangente.

In sede di replica, l'onorevole Fregolent l'altro giorno ha detto: “non è vero, noi non abbiamo votato contro il Governo, perché il Governo si è rimesso all'Aula”. Ora, il resoconto riporta la richiesta del Governo di ritirare gli emendamenti, dicendo “se poi i relatori danno parere favorevole, mi rimetto all'Aula” - e ti credo! perché non faccio cadere il Governo su un emendamento su questo tema facendomi mandare sotto -, ma il Governo ha detto chiaramente che era contrario. Quindi, io adesso spero solo che quello che ha detto l'onorevole Benamati ieri, cioè che l'intenzione del Partito Democratico è di approvare il provvedimento in tempi ragionevoli, spero che il concetto di “tempi ragionevoli” al Senato non sia quello dell'ultima volta, in cui sono stati due anni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Becattini. Ne ha facoltà.

LORENZO BECATTINI. Grazie, Presidente. Questo emendamento riguarda le modalità, una delle modalità, per il passaggio dal mercato di maggior tutela al mercato libero nel settore dell'energia e ha a che fare con la piena liberalizzazione delle attività energetiche. Ricordo che per il gas questa liberalizzazione è iniziata il 1° gennaio del 2003, per l'energia elettrica il 1° luglio del 2007. Si opera quindi, ancora oggi, in un sistema transitorio.

Questa Camera, quando approvò in prima lettura la legge sulla concorrenza, si pose il problema di come accompagnare questo arrivo sul mercato libero e fissò una serie di paletti molto utili e importanti, soprattutto a tutela degli utenti con maggiori difficoltà, centrò il proprio ragionamento sulla realizzabilità di un portale finalizzato ad una vera comparazione delle offerte - ancora oggi è molto difficile per un cittadino cambiare il proprio fornitore sulla base di una esatta comparazione delle offerte che vengono proposte -, poi intervenne anche sul tema dei tempi delle fatturazioni, che spesso ritardano di molti anni, e infine anche sull'adozione di un sistema informativo integrato, la cosiddetta anagrafiche, quindi venne centrato il ragionamento sui diritti di tutela delle persone.

Ricordo anche che, nello stesso periodo, quest'Aula approvò una serie di mozioni, il cui primo presentatore fu il collega Baldelli, sulle maxi bollette, per arrivare ad un sistema nel nostro Paese più semplice, più chiaro, più utile a chi deve scegliere il proprio fornitore. Mi pare sia stata anche ora depositata, sempre a cura del collega Baldelli, una proposta di legge in materia, che avremo poi modo di discutere.

Il Senato, con un lavoro che è durato molto - spesso qui facciamo riferimento agli 856 giorni, per amor di verità va detto che buona parte di quegli 856 giorni sono stati impiegati non da questa Camera, ma dal Senato, per discutere questo argomento -, ha apportato modifiche a questo impianto, cui ho fatto riferimento, tra l'altro spostando il termine della fine del mercato di maggior tutela di un anno, fino appunto al 1° luglio del 2019, ma per quel che qui rileva, e cioè l'emendamento in questione, ricordo che il Senato ha stabilito che l'Autorità per il gas e l'energia elettrica adotti disposizioni non solo per la salvaguardia relativa al cliente domestico finale e anche per talune fattispecie di imprese, cioè quelle fino a 50 dipendenti e a non oltre 10 milioni di fatturato, ma anche per coloro che, provenendo dal mercato di maggior tutela, a suo tempo non avranno scelto il fornitore.

Questo è il nodo di cui si sta discutendo. Noi pensiamo che questo principio, eliminato con un apposito emendamento dalle Commissioni in sede referente VI e X, e oggi riproposto da un emendamento a prima firma del collega Mazziotti Di Celso, se approvato, determinerebbe con le aste territoriali un paradosso: coloro che avevano una situazione di maggior tutela si troverebbero immessi nel mercato di salvaguardia con maggiori oneri per quanto riguarda le bollette. Per questo motivo, concordiamo con il parere negativo espresso dai relatori e dal Governo sull'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Voteremo contro questo emendamento perché, tecnicamente, quello che è stato almeno proposto in questo caso è leggermente migliorativo del pasticcio che era stato fatto in Senato.

Parto, però, anche da una dinamica di polemica interna allo stesso Partito Democratico, in cui, leggendo il blog del presidente della Commissione industria del Senato - ricordo a tutti che Mucchetti fa sempre parte del Partito Democratico -, egli accusa esponenti del Partito Democratico della Camera di portare avanti un emendamento firmato da ENEL. Possiamo anche crederci, viste le modalità con cui è stato architettato tutto il sistema, senza aver previsto delle regole chiare sulla transizione del Servizio di maggior tutela al mercato libero. Le denunce sono, già oggi, in corso di istruttoria all'Antitrust rispetto al fatto che, fatto cento, con riferimento ai clienti serviti dalla maggior tutela, il 67 per cento di questi passa con colui che gli riforniva il Servizio di maggior tutela al mercato libero. Quindi, di fatto, oggi ENEL rifornisce l'85 per cento dei clienti del Servizio di maggior tutela. Fate il conto: il 67 per cento dell'85 vuole dire una discreta percentuale di clienti che verranno fidelizzati in questo modo. C'è una segnalazione aperta, come vi dicevo, all'Antitrust da parte delle altre di società di fornitura di energia e da parte dei consumatori per comportamenti scorretti rispetto all'acquisizione di questi clienti.

Tornare indietro su questo emendamento vuol dire dare una certezza, perché volevo ricordare al collega Becattini che le aste in questo modo le abbiamo, forse, non certificate, ma non le abbiamo escluse. Il fatto che si demandi ad un successivo decreto, nel quale non viene detto in maniera esplicita che coloro i quali non decideranno di scegliere il proprio fornitore saranno comunque esclusi da meccanismi di aste, evidentemente, ci lascia aperto uno scenario drammatico, che è quello che il decreto ministeriale deciderà come e quando senza alcun tipo di paletto rispetto a questo meccanismo.

È abbastanza allarmante che oggi noi pensiamo ad una platea di 30 milioni di consumatori che si affacciano sul mercato dal Servizio di maggior tutela al mercato libero. Ricordo a tutti che già oggi è possibile andare al mercato libero e, quindi, la domanda principale da farsi è perché nessuno lo fa. Questa modalità con cui l'acquirente unico, tramite il Servizio di maggior tutela, porta un prezzo calmierato costante che, anche a detta dell'onorevole Brunetta, è più basso? Evidentemente, vuol dire che fortunatamente una macchina di istituzione pubblica riesce, unendo una quantità di consumatori, a scontare un prezzo di fornitura più basso rispetto a quello del libero mercato. In queste condizioni, voi volete, ovviamente, abolire il Servizio di maggior tutela perché fa, forse, un servizio troppo utile al Paese: quello di garantire un prezzo di fornitura più basso.

In questi meccanismi, noi vogliamo segnalare come, ancora una volta, se non riusciamo a dare delle regole certe, un perimetro, il mercato libero diventa un mercato di aggressione del cliente finale, di aggressione del consumatore e di aumento certo dei prezzi. Perché, ancora una volta, non avendo ben delineato che fine farà il consumatore qualora non scelga il passaggio al mercato libero, a noi rimane sempre l'idea che, comunque, possa poi cadere all'interno di quella salvaguardia finale che oggi comporta, comunque, un prezzo più alto di fornitura dell'energia, perché nel regime, il regime di salvaguardia è quello che ti porta ad avere un prezzo più alto.

E ricordo al Partito Democratico, che è l'artefice, ad esempio, dell'emendamento “salva Gala”, che oggi il Servizio universale viene attivato per quei clienti, perché Gala è stata dichiarata in fallimento, nonostante voi abbiate cercato di salvarla, aumentandogli il prezzo corrisposto della gara a Consip.

In questo scenario di follia totale, tornare ancora sui passi con questo emendamento è un ulteriore aggravio della condizione. Per questo, noi voteremo contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Per una comunicazione, una richiesta di approfondimento o una curiosità, come lei meglio la intenderà. La segnalazione è che la delegazione Conservatori e Riformisti- Direzione Italia è assolutamente concorde con il senso di questo emendamento e anche con le motivazioni che sono state addotte nella sua esplicazione da parte del collega Mazziotti Di Celso, che è il primo depositario e firmatario di questo emendamento, al quale evidentemente chiediamo di aggiungere le nostre firme.

Ci incuriosisce, nell'analisi peraltro completamente condivisibile dal nostro punto di vista, che ha esplicitato il collega Mazziotti Di Celso, un passaggio che è sembrato buttato lì a caso, il quale, forse, meriterebbe un maggiore approfondimento: il collega Mazziotti Di Celso ha detto, richiamando una sostanziale mancanza di disciplina all'interno delle forze che sostengono il Governo, che, quando si tratta di argomentare la materia della concorrenza, all'interno del Partito Democratico si parte per la tangente. Ecco, onorevole Presidente, ci piacerebbe sapere se il collega Mazziotti Di Celso ha inteso in questo senso utilizzare un modo di dire o se ci ha trasmesso una informazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Giusto per inciso, dobbiamo essere onesti e dovrebbero essere onesti tutti: appoggiamo l'azione emendativa anche di forze di Governo che sostengono questo Governo, che cercano di portare a compimento un loro disegno o di chi li sta portando e sostenendo. È evidente che c'è l'interesse da parte dei presentatori di ristabilire quello che ha già fatto il PD al Senato, anche se dobbiamo essere onesti: abbiamo apprezzato l'appoggio e il sostegno dell'emendamento della Lega Nord nelle Commissioni, in ordine al quale abbiamo cercato, con la nostra azione emendativa su questo punto, di evitare che i cittadini vengano - non so se si può dire - fregati due volte, perché sono stati fregati con il mercato di maggior tutela già al tempo e, oggi, ancor di più con il mercato libero.

L'emendamento cosa dice espressamente? Di ristabilire quello che al Senato è stato fatto, che, nelle Commissioni, la scorsa settimana, abbiamo corretto giustamente, come Commissioni, come opposizione e maggioranza: si è cercato, hanno cercato al Senato di dare delle regole artifiziose, cercando di creare delle regole posticipate al 2019 con dei provvedimenti che abbiamo la certezza che non vedranno mai la luce. Come speriamo che non veda mai la luce il disegno di legge sulla concorrenza, possa essere effettivamente affossato e si possa tirare un sospiro di sollievo rispetto a tutti gli operatori che sono toccati dal disegno di legge stesso.

Pertanto, noi non appoggiamo e siamo contrari a questo emendamento, perché riteniamo che dobbiamo tutelare l'utente finale, visto che, come già stato detto, in questi anni, chi poteva scegliere non ha scelto, anche con riferimento a future aste, con regole non certe, non chiare e non idonee per la concorrenza, perché non abbiamo certezza (dei decreti ministeriali di questo Governo non ci siamo fidati e non ci fidiamo; abbiamo notato e visto che, fino ad oggi, i decreti che sono stati emanati non sono fruibili dai cittadini, non sono positivi economicamente per loro); noi quindi bocciamo questo emendamento. Riteniamo che ci sia la possibilità di discutere maggiormente in futuro del mercato libero con una legge ad hoc, di apportare quei correttivi e aggiustamenti, quei giusti aggiustamenti che abbiamo richiesto con la nostra azione emendativa; però, con questa fattispecie, con questa norma creeremo delle disparità a chi sceglie e a chi non sceglie, alla classica persona disattenta o non conoscitrice del problema; questa norma creerebbe delle disparità e creerebbe effettivamente, come i dati a nostro conto dicono, effettivamente, un aumento pesante sulla bolletta finale. Perciò, abbiamo necessità che questo emendamento non venga approvato e che si possa procedere celermente in un'azione più concreta verso il mercato libero. Cosa che con i decreti, oggi, di questo Governo, effettivamente non c'è.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.44, con i pareri tutti contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 1.45, parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 1.46, parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 1.47, con il parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Questo emendamento cerca di andare a sanare la tematica di cui vi dicevo poc'anzi; ovvero: è mai possibile che dobbiamo aspettare l'intervento dell'Antitrust, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per comprendere se le modalità con cui si passa dal servizio di maggior tutela al mercato libero, da parte degli operatori che oggi riforniscono il servizio di maggior tutela, sia una concorrenza sleale?

Oggi c'è una procedura d'infrazione aperta, con un'istruttoria, con delle registrazioni anche telefoniche aberranti, rispetto al fatto che, in questo caso, il fornitore del servizio di mercato libero chiama dicendo: non cambierà nulla, siamo sempre noi, prima ti rifornivamo con il servizio di maggior tutela, oggi, è già finito, perché, tra l'altro, ricordo a tutti che le telefonate sul fatto che il servizio di maggior tutela sia finito sono già iniziate un anno e mezzo fa e, in realtà, oggi, ci troviamo ancora a discutere se l'abolizione avverrà nel 2018, nel 2019 o a seconda di come verranno poi votati alcuni emendamenti.

Il problema è in termini di regole, come vi dicevo prima; se io non riesco a dare delle regole certe, il mercato ci sguazza e la concorrenza diventa sleale, tale per cui, alla fine, abbiamo i fornitori del servizio di maggior tutela che diventano operatori di mercato libero, nel 67 per cento dei casi; noi cerchiamo di dare un tetto massimo a questa deriva che sta prendendo oggi la vostra idea di mercato libero, per far sì che non torniamo in un regime monopolistico. Se ci deve essere un mercato, deve essere un mercato di concorrenza tra diversi soggetti; non andiamo a centralizzare tutto, rispetto ai soliti monopolisti di gestione energetica che hanno caratterizzato e che caratterizzano ancora il nostro Paese, perché altrimenti stiamo facendo un'operazione di cartello che non è concorrenza.

Noi, qui, stiamo chiedendo di mettere un tetto al 50 per cento, rispetto al fatto che, fatto cento i clienti che escono dal servizio di maggior tutela, almeno non si possa andare, per più del 50 per cento, con lo stesso fornitore di energia che prima riforniva in maggior tutela. Questo perché? Perché è evidente che chi oggi ha in mano i dati del servizio di maggior tutela ha un call center che conosce perfettamente i profili di consumo, non c'è un costo di acquisizione del cliente. Per un nuovo operatore, oggi, viene quotata una cifra variabile intorno a 80, 100, 120 euro per l'acquisizione di un nuovo cliente, in termini di contatto telefonico, di cambio del fornitore; ci sono dei costi di istruttoria per chi, oggi, si affaccia a un mercato libero e vuole diventare fornitore della signora Maria. Invece, chi oggi rifornisce il servizio di maggior tutela e domani ti telefona dicendo: “oggi ti chiamo per il mercato libero”, è evidente che ha già i tuoi profili di consumo, sa come ti comporti, sa che sei un pagatore costante e che alla fine riesci ad essere un corretto cliente in grado di adempiere ai tuoi doveri; tutti questi profili vengono conosciuti già direttamente. È evidente che ci siano anche dei costi di istruttoria più bassi per quegli operatori, ma in questo caso la concorrenza non vi interessa, perché il parere a questo emendamento è contrario. Noi oggi, ancora - e continueremo anche con gli altri emendamenti -, cerchiamo di portare all'interno di quest'Aula un tema drammatico, quello per cui voi, oggi, cercate di portare i clienti oggi riforniti con il servizio di maggior tutela al mercato libero che ha dei prezzi più alti. Oggi, questa è la situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Questo emendamento - ne abbiamo già discusso in Commissione - mi dà anche l'opportunità di fare alcune riflessioni su questo passaggio dal regime di prezzi regolati al libero mercato. Discuterò un attimo dell'emendamento, in conclusione, vorrei, però, richiamare quanto è stato anche detto nella discussione precedente sulle aste. Allora, questa Camera, rispetto a quella che era l'impostazione iniziale del provvedimento, aveva articolato un sistema di passaggio dalle modalità di prezzi regolati al libero mercato - che è un trend comune, e comunque un trend che avanza sia nel nostro Paese quanto in ambito europeo - che si basava sostanzialmente sulla creazione della consapevolezza del consumatore in un mercato trasparente e chiaro. Per questo noi avevamo articolato una realtà nella quale si doveva verificare per questo passaggio una serie di condizioni, ai sensi dell'ex articolo 30, e oggi sono riportate, dopo il cambio delle numerazioni, al comma 67, e che riguardano sostanzialmente - traduco in termini molto semplici - la possibilità di un cambio veloce di fornitore, con tempi molto rapidi, nell'ambito delle medie e delle direttive europee; la possibilità di avere - se ne parlava prima, ne parlava il collega Becattini riferendosi anche al collega Baldelli - delle fatturazioni celeri e certe; la possibilità di avere un portale all'interno del quale le offerte della stessa natura, poste sotto l'egida di un comitato tecnico che le definisce, raccogliessero le offerte dei fornitori italiani in modo da permettere al consumatore di comparare mele con mele, pere con pere e fare la propria scelta. C'era il tema della completa attivazione del servizio informatico integrato, quindi l'anagrafica completa del sistema. E quando queste condizioni si fossero realizzate, ovviamente il Governo avrebbe dato, con l'Autorità, via libera al passaggio, tranne una clausola di salvaguardia che poteva stabilire un rinvio di qualche mese.

Il Senato, lo abbiamo già sentito, ha allungato i tempi, molto correttamente: ha tolto la clausola di salvaguardia - per questo, perché ha allungato i tempi - e aveva introdotto quel regime delle aste nelle quali chi non sceglie non diventa più soggetto attivo di un percorso, ma diventa soggetto passivo, perché viene messo nell'angolo dei cattivi, nell'ambito della salvaguardia, e lì diventa oggetto di una gara fra aziende. Noi abbiamo modificato questo percorso, ma torniamo al percorso precedente, non è che non succede nulla: torniamo a quel decreto ministeriale che, di concerto con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico integrato, dovrà stabilire le condizioni di consapevolezza del cliente il giorno fatale, e dovrà stabilire delle modalità per il quale egli possa sapere che passa da un regime tutelato a un regime di libero mercato e compie una scelta aperta e consapevole. Questo abbiamo fatto in Commissione in quest'Aula: abbiamo riportato il tema a queste condizioni, perché siamo convinti che il libero mercato può funzionare. È un libero mercato, nel tema dell'energia elettrica, un po' delicato, perché la componente del costo della materia prima e della vendita è ridotta rispetto ai carichi fiscali e parafiscali, ma crediamo che possa esistere. Concludo sul tema dell'emendamento del collega Crippa. Già in Commissione gli abbiamo detto che questo è l'auspicio: avere al di sotto del 50 per cento tutti i fornitori; ma se scriviamo le norme in maniera errata non possiamo porre questa come condizione iniziale, deve essere l'obiettivo finale al quale tendere, e tutta la nostra struttura tende a un'equa ripartizione e a una libera competizione sul mercato. Per questo non appoggeremo questo emendamento: ne condividiamo la ratio finale, ma non la struttura che viene ad essere apportata alla legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.48 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.49 Baldelli, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Presidente, nel novembre del 2015 questo ramo del Parlamento ha approvato una mozione, sostanzialmente all'unanimità e col parere favorevole del Governo, che impegnava il Governo stesso a intervenire su un tema molto rilevante, vale a dire sul fatto che ci sono decine di migliaia di utenti, consumatori, cittadini, che ricevono conguagli pluriennali, spesso molto importanti dal punto di vista economico, basati su un comportamento di consumi presunti, stimati dalle compagnie elettriche, ma questo vale anche per il gas e la luce. Stiamo parlando di utenti non morosi. Quindi, ricevono conguagli pluriennali con l'intimazione a pagare queste somme a fronte del possibile distacco dell'utenza. Il Governo si era impegnato a varare una moratoria, visto che l'Autorità antitrust aveva aperto un'indagine proprio su questi comportamenti aggressivi e contrari al Codice del consumo; si era impegnato a varare una moratoria per questi utenti, per il pagamento di questi utenti, ma dopo oltre due anni il Governo non ha realizzato l'impegno che si è preso in questa Assemblea. È cambiato il Ministro, è cambiato il sottosegretario, ma non è cambiata la maggioranza.

Abbiamo affrontato questo tema in Commissione: questo emendamento riprende il testo di una proposta di legge che è stata depositata presso questo ramo dell'Assemblea. Diceva prima il collega Becattini che avremo occasione di discuterne: ecco, questa è un'occasione per discuterne, visto che quella mozione approvata in Parlamento aveva l'identico dispositivo di un'altra mozione sostenuta dal MoVimento 5 Stelle e di un'altra sostenuta dai colleghi di SEL e di altri gruppi parlamentari: penso ai colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega, che hanno sostenuto la nostra mozione e l'hanno sottoscritta, e ai colleghi dell'area centrista, di Scelta Civica, allora, quando questo si fece. È cambiato addirittura il panorama politico italiano, ma non si è risolto questo problema. Allora, dobbiamo stabilire con una legge, con una norma di legge, dei criteri molto chiari: non si possono mandare conguagli pluriennali; non si può intimare in maniera prepotente ai cittadini che se non pagano questi conguagli gli si stacca la luce, il gas o l'acqua; non si può stabilire che queste pratiche aggressive siano lecite; non si può permettere ai cittadini di subire questa violenza ingiusta. Tutto ciò a cittadini, badate bene, incolpevoli: non sono cittadini morosi, sono cittadini che notificano le loro teleletture all'azienda fornitrice, cittadini che hanno dei contatori - conosce bene la battaglia anche il collega Crippa - che hanno l'autolettura, la telelettura. Quindi, non c'è nessuna giustificazione da parte delle società elettriche o del gas o dell'acqua per mandare i conguagli pluriennali di migliaia di euro a cittadini, utenti, famiglie, ai quali, in questo disegno di legge di concorrenza, siamo solo stati capaci di dire: c'è la facoltà di rateizzare. La facoltà di raddrizzare esiste anche adesso, in questo preciso istante in cui il disegno di legge concorrenza non è ancora, dopo quasi due anni e mezzo, norma dello Stato, norma di questo Paese.

Quindi, dobbiamo prenderci in quest'Aula, e siccome c'è il sottosegretario che ha anche la delega ai consumatori, e siccome se c'è la volontà politica, come c'è stata, di approvare all'unanimità tutto questo, questa proposta di legge si può approvare in Commissione attività produttive, se è vero che anche i relatori ne hanno sottolineato l'importanza, se il collega Benamati, nel corso del dibattito in Commissione in sede referente, ha detto che il tema c'è, è centrale e che il PD si farà carico, anch'esso, di un'iniziativa in questo senso, se ci sono le condizioni anche di andare in sede legislativa, e mi piacerebbe ascoltare dal Governo la disponibilità a darla, la sede legislativa, qualora si verificassero le condizioni numeriche. Ecco, io chiedo ai colleghi che hanno partecipato a questa battaglia oltre due anni fa e che da due anni attendono che i consumatori siano tutelati da un Governo che fino adesso, mi spiace dirlo, si è occupato di ben altro, ecco, io mi auguro che in questa sede si riesca a fare un salto di qualità e a prendersi almeno formalmente un impegno, che, questa volta, però, mi auguro non debba aspettare due anni e mezzo per essere adempiuto e portato avanti nell'interesse dei cittadini consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signora Presidente. Volevo sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Sì, grazie, Presidente. Per sottoscrivere questa proposta del collega Baldelli e ricordare, Presidente e sottosegretario, che questa potrebbe essere un'occasione per dimostrare, di fatto, che anche atti di indirizzo, quali le mozioni parlamentari qui votate in Aula, non restano, di fatto, lettera morta. Ricordava giustamente il Vicepresidente Baldelli, poco fa, che è stata votata una mozione ad ampia maggioranza rispetto a questo tema, su un tema - lo rinnovo - assolutamente di buonsenso. È vero quanto afferma e sulla scorta di quanto appena ascoltato che, ad esempio, e anche lei sottosegretario sicuramente lo sa, anche tutto il parco in termini di rinnovo dei cosiddetti contatori elettronici è stato rinnovato da parte di grandi aziende italiane, dalla più grande azienda italiana, forse, qualche tempo fa, se non ricordo male, circa ventiquattro mesi fa, e quindi c'è la possibilità di fornire al cliente finale una lettura, che sia acqua, gas, o qualcosa di simile, assolutamente certa, non mese dopo mese, ma, addirittura, con le ultime notizie che possiamo anche citare, Enel ha fatto uscire nelle ultime ventiquattro ore ogni cinque minuti! Ogni cinque minuti si può avere una lettura precisa. Quindi, io immagino che questa, oltre che ad essere una proposta di assoluto buonsenso, vada in modo specifico a tutelare i cittadini, che, come c'è scritto nel testo di questa proposta, devono necessariamente andare a pagare conguagli anche vecchi di circa ventiquattro mesi, quindi di due anni, pena chiaramente la minaccia del distacco dell'utenza, che secondo noi è evidentemente una pratica troppo aggressiva.

Chiudo dicendo che, tra il cliente finale, quindi la famiglia, e queste grandi società, queste medie società che forniscono energia, acqua, luce e gas, l'effetto predominante nella giurisprudenza comune è quello, effettivamente, di queste ultime, tant'è vero che, se noi non riuscissimo a legiferare in questo senso, basta semplicemente un avvocato e di cause che - lo rinnovo - ci insegnano, in un certo senso, una certa giurisprudenza in questo ambito, cause vinte evidentemente, collega Benamati, dal cliente finale, dall'utente finale, ce ne sono molte, e quindi probabilmente ci insegnano una via per poter legiferare in modo virtuoso in questo senso.

Quindi, sottoscriviamo e sottoscrivo personalmente questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Innanzitutto, intervengo per sottoscrivere l'emendamento 1.49 a prima firma Baldelli, perché riteniamo che vi sia concretezza reale nell'emendamento, ma anche nella discussione che ha portato avanti, anzi, ancor meglio, che è stata portata avanti con le mozioni dei periodi scorsi, dell'anno scorso; cosa che poi, purtroppo, anche se ha visto il parere favorevole dell'Aula, è rimasta lettera morta.

Con questo comma, il Governo, con questo DDL, ha cercato di mettere effettivamente mano alla questione, però, come sempre, ha messo una pezza. Nel precedente intervento ponevamo e ponevo il problema che effettivamente c'era ambiguità e poca chiarezza in quello che faceva il Governo; anche in questa situazione, nei conguagli non dovuti a errori umani o di disattenzione da parte dell'utente, ma a errori da parte dei gestori e dei fornitori, chiediamo espressamente che ci sia la possibilità di rateizzare le somme e di trovare una soluzione, una cosiddetta moratoria.

Nella fattispecie di questo comma si pone solo ed esclusivamente la rateizzazione dei soli interessi legali nei confronti dei clienti finali, cosa di poco conto perché sappiamo benissimo che, se le bollette sono effettivamente di diverse migliaia di euro, i conti e le spese legali sicuramente sono ingenti e pesano sul complessivo bilancio familiare; ma quello che interessa è la polpa, non il succo, perciò abbiamo necessità che questo emendamento sia effettivamente approvato o che, nell'eventualità, ci sia da parte del Governo un impegno fattivo a risolvere il problema, perché è un problema reale, non è la fantasia di Baldelli o di qualcuno all'interno dell'Aula, che pone delle situazioni di disattenzione o di morosità voluta per mancanza di liquidità. È un problema dei fornitori, perciò sarebbe il caso, come è già stato rilevato da parte dell'Agenzia di controllo, che si adottasse una soluzione legislativa.

Con questo emendamento e con l'emendamento successivo, a mia firma e a firma del gruppo della Lega, troviamo la possibilità di una soluzione al problema momentaneamente, però ci deve essere, come abbiamo detto già nella mozione presentata in passato, la possibilità che il Governo metta mano alla situazione reale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Intervengo in questo dibattito anche perché è stata una questione che - come giustamente il Vicepresidente Baldelli ricordava - è stata trattata in Commissione durante i lavori della scorsa settimana, ma ci accompagna ormai da qualche tempo.

Il tema trattato dall'Aula, che ha visto anche presentare mozioni quasi in maniera bipartisan, è condiviso. In questo senso, il lavoro del Governo - come poi dirà il sottosegretario meglio di me - è stato importante; il Governo ha convocato anche le parti, ha sentito, ha verificato, ha trovato delle possibili modalità di intervento.

Da questo punto di vista, io credo - lo dico esplicitamente - e sono intervenuto in questo senso per riportare quanto detto in Commissione, perché mi sembra che i nostri lavori debbano sempre muoversi nell'ambito della più assoluta trasparenza. Noi siamo favorevoli, come gruppo, a che questo argomento sia oggetto dei lavori della X Commissione Attività produttive, commercio e turismo. Quella Commissione si trova ad essere assegnataria di un provvedimento, di un'ampia proposta di legge sul tema di cui qui vengono riportate molte parti.

Ove il gruppo del collega Baldelli chiedesse l'incardinamento del provvedimento, nei prossimi uffici di presidenza, ovviamente il mio gruppo non avrà niente da obiettare, anzi, si dichiarerà favorevole, perché riteniamo che sia un tema importante, che merita approfondimenti.

Noi - lo dico per completezza di informazione - all'interno dell'articolato sul passaggio al libero mercato, che citavo prima, abbiamo posto come una delle condizioni che si devono verificare un'efficace bollettazione, una chiara bollettazione, con tempi e modalità compatibili con le discipline europee. Ma è chiaro che oggi è un tema che sussiste.

Da questo punto di vista tuttavia, anche per la filosofia del mio gruppo, chiederei al collega eventualmente di ritirare l'emendamento, con l'impegno nostro di andare in questa direzione, perché, altrimenti, pur condividendo il senso dell'emendamento, ma trovandoci tuttavia nella condizione di volere limitare al massimo le modifiche, per le ragioni che ho già più volte esposto, signora Presidente, e che non desidero esporre nuovamente, dovremmo votare, a malincuore, contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento 1.49 Baldelli, così come abbiamo già fatto anche in Commissione.

Eravamo certi che il collega Baldelli lo avrebbe ripresentato. Esso riporta all'interno di quest'Aula un tema, votato all'unanimità, sulla questione delle maxi-bollette. Segnalo che sul tema le Commissioni hanno più volte espresso un parere in tale direzione. Ricordo anche una recente risoluzione, approvata sempre dalle Commissioni riunite finanze e attività produttive, riguardante la necessità di strumenti di misura che consentano in tempi reali la trasmissione dei dati.

Segnalo che, però, purtroppo, ieri o pochi giorni fa, è stato codificato quello che tutti noi lamentavamo da tempo, cioè il fatto che anche i nuovi contatori, così tanto acclamati e su cui tutti si sono spesi, perché andavano a rivoluzionare il sistema di trasmissione del dato di misura, avranno la trasmissione di quel dato di misura effettiva, quindi ogni 15 minuti, così come ce l'hanno venduta per dopodomani, tra un anno, al momento dell'entrata in vigore complessiva.

Dunque, diventa ancora più evidente la necessità dell'emendamento del collega Baldelli di dare una risposta adesso ai clienti e consumatori che non riescono ad avere le intere letture, nonostante già oggi in teoria lo strumento di misura dovrebbe essere in grado di farlo. Infatti, ricordo a tutti che, così come ci hanno venduto i contatori 1.0 come la rivoluzione mondiale, oggi abbiamo ancora i problemi di telelettura. Quello strumento dovrebbe essere in grado di trasmettere il dato di lettura e oggi qualche problema c'è ed è stato segnalato da tutti.

Dunque, prestiamo attenzione, perché non possiamo rimandare ad altro provvedimento, perché poi vedremo se ci sarà l'unanimità all'interno della Commissione nella quale non vedo che possano esserci dei problemi, ma ci deve essere, a nostro avviso, la necessità di fare adesso un passo nella direzione giusta verso la tutela del consumatore. Inseriamo questo emendamento: vorrei capire chi al Senato potrebbe alzare qualche dubbio su una norma di buonsenso come questa, dove si prevede di fatto una regolamentazione delle maxi-bollette a tutela del consumatore.

Chi oggi pensa che, nel passaggio al Senato sul tema, possa cadere, allora evidentemente ha un problema nel senso di ritenere che la propria maggioranza non voglia sostenere il tema e non sia d'accordo su esso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signor Presidente. Prendo la parola un po' anche per motivare i voti che il gruppo di ALA-Scelta Civica sta facendo su questo provvedimento.

Come detto da tutti in maniera chiara, il provvedimento da troppo tempo è nelle Aule parlamentari; è un provvedimento che già doveva essere applicato nel nostro Paese non perché ce lo chiede l'Europa ma perché contiene tante iniziative e tante norme di buonsenso. Quando è tornato dal Senato la convinzione era che noi dovevamo fare presto. La maggioranza ha inteso apportare qualche piccola modifica sulle quali personalmente io sono d'accordo e che ho anche votato, in particolare quella sull'energia che, secondo me, dà ulteriore tutela a chi poi si troverà ad entrare nel mercato regolato. Ma questo non deve farci allontanare dal principio di fondo: noi dobbiamo cercare di portare a termine il più velocemente possibile il provvedimento. Dunque, la scelta che abbiamo fatto e che voglio esporre ai nostri colleghi è stata proprio quella di cercare di limitare al massimo le modifiche al provvedimento. Ci sono molte altre cose che sicuramente potevano essere cambiate e che forse il Senato, a mio parere, non so quanto in maniera corretta, ha modificato, ma se noi cominciamo a riaprire in vari punti il provvedimento, lo stesso non avrà più termine perché poi, dall'altra parte, avranno più possibilità di intervenire. Pertanto, per tali motivazioni voto sull'emendamento in maniera contraria e l'onorevole Baldelli sa che abbiamo anche condiviso nel merito, nel corso del tempo, con mozioni e con risoluzioni, il tema che lui oggi pone e mi auguro che il Governo lo affronti in maniera chiara e più velocemente possibile ma, ripeto, la scelta è di portare in fondo il più velocemente possibile il provvedimento, con le piccole modifiche che sono state approvate, augurandomi che il Senato entro l'estate lo porti definitivamente a diventare legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Noi invece sosterremo l'emendamento anche per un fatto di coerenza con impegni che abbiamo già preso in quest'Aula e che quest'Aula stessa ha preso come giustamente ricordava prima l'onorevole Baldelli. Continuo a non condividere - lo vorrei dire con chiarezza - l'impostazione per cui la Camera non dovrebbe modificare alcune parti del testo, mentre peraltro ne modifica altre senza alcun problema come abbiamo visto ieri, perché ciò presupporrebbe un qualche ritardo nell'approvazione di un provvedimento che ha già una storia molto lunga alle spalle. Personalmente non ho alcuna difficoltà a dirlo e l'ho già detto anche in passato: se il provvedimento saltasse, credo che sarebbe un bene per i consumatori italiani che dovrebbero essere l'unico orizzonte tutelato da un provvedimento sulla concorrenza. Il provvedimento in esame non ha assolutamente nulla a che fare con la concorrenza e con l'apertura del mercato in termini positivi. Questo è un provvedimento scritto di fatto per tutelare o promuovere oligopoli quando non monopoli e questo è un giudizio generale. Però, proprio per questo, ci sono alcuni piccoli emendamenti, alcuni piccoli interventi che potrebbero migliorarlo e renderlo in qualche modo più digeribile. Si potrebbe inserire qualche piccola oasi di positività all'interno di un provvedimento che rimane negativo. Questo è uno di quegli emendamenti e sono contento di sostenerlo anche se proviene da una forza politica con cui normalmente non ci sentiamo molto d'accordo. Questo dovrebbe anche indurre la maggioranza a riflettere sul fatto che, se c'è un emendamento richiamato e sostenuto anche da parti politiche molto lontane tra loro, forse significa semplicemente che è migliorativo rispetto all'impostazione che il Senato ha voluto dare. Ma ritengo che lo stesso Senato lo riconoscerà come tale francamente. Non vedo il Senato impegnato a ritardare l'approvazione del provvedimento perché in disaccordo con la nuova formulazione che eventualmente noi volessimo dare al comma 79 dell'articolo 1. Quindi veramente l'invito è a ripensarci e comunque noi voteremo a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore … la deputata Ricciatti sta prendendo la parola.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Solo per interloquire con i colleghi che mi hanno preceduto e senza aprire alcun tipo di polemica. Però davvero, per il rispetto dei lavori di quest'Aula, per cortesia, signora Presidente, evitiamo di dire che bisogna fare in fretta e c'è tanta fretta e non abbiamo più tempo, perché noi oggi stiamo lavorando su un collegato alla manovra finanziaria dell'anno 2015. Quindi, non prendiamo in giro il lavoro, le intelligenze, lo studio che è stato fatto da svariati colleghi anche, diciamo, politicamente lontani dal mio gruppo parlamentare. Rispettiamolo e non diciamo che c'è fretta e che si auspica che questo provvedimento verrà approvato il prima possibile, perché è un provvedimento che rimbalza da Camera a Senato da circa due anni e riflessioni e condivisioni ne sono state fatte e ne sono state fatte tante. La novità che abbiamo affrontato alla Camera è stata questa modifica, quindi questa apertura - lo ricordo - da parte del Partito Democratico, perché i quattro emendamenti che sono stati approvati portano tutti la prima firma dei vari capigruppo in Commissione attività produttive e in Commissione finanze del Partito Democratico. Una scelta politica rispettabile, condivisibile o meno, di modificare questo testo. Quindi, è stato il Partito Democratico a scegliere di riaprire la discussione su questo testo e ora la domanda che, in maniera plurale, sta emergendo in questo momento è perché si è scelto di modificare alcune parti e su altre, invece, c'è questa preclusione alla discussione, al dibattito e al confronto vero e leale, al netto dei cinque minuti di intervento che i vari gruppi parlamentari fanno all'interno di quest'Aula.

E io prendo la parola innanzitutto per sottoscrivere questo emendamento, ma anche per ricordare a quest'Aula che c'è già stato un voto favorevole e unanime su delle mozioni, peraltro presentate da svariati gruppi parlamentari, su questo tema e, in maniera trasversale, la Camera dei deputati ha riconosciuto che c'è un tema, la necessità di avere una moratoria sul tema delle maxibollette. Per cui, se siamo tutti d'accordo sul merito, la domanda che io voglio avanzare, di buonsenso e senza alcun tipo di polemica, è la seguente: visto che abbiamo già modificato questo testo in quattro punti, perché non si può fare anche per il quinto punto? È la domanda alla quale, per dire la verità, non ho ricevuto alcun tipo di risposta e che ho provato ad avanzare anche ieri sul tema delle assicurazioni, in cui domandavo perché questa Camera sceglieva di porre l'ennesima tassa sul Mezzogiorno e l'ennesima tassa del Sud. Il Governo durante tutto questo dibattito è stato silente e ha scelto di non interloquire con i gruppi parlamentari. Per cui, io chiedo al collega Baldelli di non ritirare questo emendamento e preannunzio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare su questo punto.

ANDREA MARTELLA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Stavo per dare la parola al sottosegretario. Prego, deputato Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Grazie, signora Presidente. Svolgerò un breve intervento come relatore, così che il sottosegretario Gentile potrà fare una sintesi di questo scorcio del nostro dibattito sul provvedimento.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12)

ANDREA MARTELLA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Ebbene, vorrei dire che, se una lezione potremmo trarre da questa lunga vicenda, è che forse il disegno di legge annuale sulla concorrenza non è lo strumento più idoneo per produrre, in tempi certi, l'approvazione di tante norme e forse potremmo anche aggiungere che il disegno di legge annuale sulla concorrenza, in un Paese in cui le incrostazioni, i corporativismi e le lobby sono ancora tanto forti, suscita tante aspettative, tante richieste e tante aspirazioni da vedere aumentare la complessità e l'ampiezza degli argomenti che nel disegno di legge vengono trattati. È inutile nasconderlo: è successo così nel corso di questi ultimi anni. È successo così nel dibattito alla Camera, con un ciclo enorme di audizioni, ed è successo così nel dibattito al Senato, peraltro in un frangente politico in cui la vicenda politica ed istituzionale si complicava per tante altre ragioni.

Oggi siamo dunque giunti ad un passo - ma io ritengo che questa lezione vada considerata dall'approvazione di questo provvedimento - ed è per questa ragione che, nel dibattito nelle Commissioni riunite attività produttive e finanze, abbiamo deciso di limitare e circostanziare il nostro lavoro ad alcune piccole e rilevanti modifiche (piccole dal punto di vista della loro ampiezza, rilevanti dal punto di vista del miglioramento del lavoro) sulle quali, peraltro, c'era un ampio consenso, come sui temi dell'energia - contrariamente a quanto ha detto prima l'onorevole Mazziotti -, tra i gruppi della Lega Nord, del MoVimento 5 Stelle, di Forza Italia, del Partito Democratico e del Movimento Democratico e Progressista.

E, quindi, ci è sembrato di fare una cosa giusta - anche per rispondere alla richiesta che faceva l'onorevole Ricciati - che andava nella direzione di introdurre delle modifiche che stavano bene a tutti e sulle quali valeva la pena di fare chiarezza.

Rispetto alle altre materie, che pure ci sono state sottoposte, abbiamo pensato che, per limitare l'approvazione alle sole parti modificate nel passaggio parlamentare, alla Camera fosse nostro compito produrre delle modifiche delle quali il Senato peraltro aveva già discusso e che non erano approdate nell'Aula del Senato nella difficile congiuntura che con il voto di fiducia aveva portato all'approvazione del provvedimento. Quindi, la nostra terza lettura serve oggi per riprendere quella discussione che anche al Senato era avvenuta e per limitare il nostro lavoro a queste modifiche e, con un'approvazione rapida, consentire al Senato di concludere il proprio lavoro intervenendo solo sulle parti modificate, nei tempi più rapidi possibili.

Però, concludendo questo mio intervento, voglio anche richiamarmi all'emendamento del collega Baldelli e alla sua battaglia fatta nel corso di questi mesi, in Aula e in Commissione attività produttive, relativamente a questo tema delle maxibollette. È una battaglia giusta che noi condividiamo, tanto che con un parere positivo del Governo quella mozione fu approvata mesi orsono con un voto quasi unanime da parte della Camera e con un lavoro che, ricordo, era stato fatto con uno spirito positivo di collaborazione. Ora, per le ragioni che ho detto, introdurre questa parte nel provvedimento amplierebbe gli argomenti e l'ampiezza e aprirebbe la possibilità anche ad altre legittime richieste. Quindi, abbiamo scelto di non farlo in Commissione e abbiamo chiesto all'onorevole Baldelli, pur avendo molta attenzione su quanto proposto, di ritirare questo emendamento. Ci prendiamo l'impegno che questo tema possa essere affrontato in tempi rapidi e anche in sede legislativa, se verrà autorizzata dall'Assemblea, in modo tale da poter trarre, come ho detto, la lezione che ho detto all'inizio. È necessaria una legge annuale sulla concorrenza che deve essere approvata in tempi rapidi, ma sono necessari interventi puntuali e incisivi come questi che determinano misure efficaci che possono realmente migliorare la vita dei cittadini.

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie. Signora Presidente, colleghi, questo argomento è stato trattato ampiamente nelle Commissioni X e VI della Camera e da parte mia vi sono state delle aperture ad una discussione molto seria e feconda che era già avvenuta nell'Aula della Camera e che si è conclusa il 12 luglio 2015. Anche allora si presero delle decisioni e si impegnò il Governo soprattutto ad aprire un tavolo su alcuni argomenti che interessavano le maxibollette. Peraltro, sono anche presidente del comitato dei consumatori e, quindi, dico che in effetti in quella data sono stati assunti alcuni impegni fra i quali quello di invitare l'Autorità per l'energia ad adottare strumenti per responsabilizzare i venditori e i distributori. Inoltre, vi era stato un altro impegno assunto dalla Camera che era quello di preparare un tavolo tecnico fra MISE e AEEGSI con l'obiettivo di adeguare il quadro normativo e regolatorio e di ridurre da cinque a due anni il massimo ritardo per i conguagli delle partite energetiche.

Io dico oggi - e lo dico sui contenuti perché poi c'è una questione di principio sulla quale chiedo venia al Parlamento ma devo precisare anche un altro aspetto di questo provvedimento - all'onorevole Baldelli, che è il primo firmatario, ma anche a tutti i convenuti che, per parte del Governo, c'è totale disponibilità a riportare questo argomento in Commissione, anche in sede legislativa se volete. Il Governo è pronto a trovare una soluzione, perché alcuni provvedimenti da parte del MISE sono stati già presi e i consumatori e le piccole e medie imprese sono già molto soddisfatti di quello che è avvenuto sino ad oggi. Ci rendiamo conto, però, che ancora c'è una forte e pressante richiesta da parte del corpo sociale del nostro Paese che richiede più giustizia e più equità. Sia chiaro: la giustizia e l'equità sono rapportate, naturalmente, al pagamento delle bollette così quando vengono assunte dagli organi di gestione delle bollette, perché non può accadere, per esempio, che qualcuno pensi che ci mettiamo una pietra sopra e diciamo: allora, siccome c'è il conguaglio, nessuno paga le bollette. Noi dobbiamo fare in modo che lo Stato italiano e il Governo, che qui rappresento, si impegnino a far rispettare le leggi. Andiamo incontro alle fasce sociali più deboli e lo facciamo nelle sedute più giuste, e per queste ragioni, che sono anche ragioni di principio - e i principi, come hanno detto alcuni di voi, non sono negoziabili - vorrei rappresentarvi solamente un'esigenza. Il Governo, in Commissione, nella VI e nella X, lo ribadisco una volta per tutte, onorevole Ricciatti, non è silente, il Governo sa quando deve parlare e sa cosa deve dire.

Il buon senso ci dice oggi che questa è una norma che effettivamente richiede un'accelerazione, e, per queste ragioni, ribadisco in Aula quello che ho già detto in Commissione: il Governo per la pretesa fretta, cosiddetta, fra virgolette, da voi del Parlamento intesa, ha inteso far richiedere il ritiro anche degli emendamenti, ma non ha dato indicazione. Ha detto: noi invitiamo al ritiro e, in ogni caso, ci rimettiamo all'Aula. Rimettersi all'Aula non significa essere a favore degli emendamenti e non significa essere contrari; è una norma parlamentare che va rispettata, e, tra queste norme, c'è anche quella che il Governo accetta bene le norme che sono messe in discussione. Quindi, è solo per precisarlo e per dire che su questo tema, per parte mia ho già interpellato il Mise, c'è piena disponibilità a trovare soluzioni in ogni sede per definire una volta per tutte questo annoso problema.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Le devo chiedere se lei ha inteso cambiare il parere, perché c'è stato un momento in cui ha detto le parole “si rimette all'Aula”.

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Le chiedo scusa. Rimango con il parere dei relatori. Se i relatori hanno dato parere contrario, però hanno richiesto…

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario. Colleghi, ecco, avete capito da soli che durante i lavori, magari…

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Ribadisco il parere dei relatori. Se i relatori hanno dato un'indicazione contraria, anche se motivata, confermo il parere contrario del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Sereni. Quando ho visto anche il sottosegretario Gentile prendere la parola, temevo che volesse anche lui sottoscrivere l'emendamento, ma, per fortuna, non è stato così; però voglio ringraziare comunque tutti i colleghi che hanno voluto sottoscriverlo e anche l'intervento generoso del collega Benamati e del relatore Martella. Ovviamente, come loro sanno bene, essendo non nuovi di quest'Aula, non avrei nessuna difficoltà a ritirare l'emendamento, ma c'è un fatto politico e di convergenza che non lascia più questo emendamento nella mia disponibilità.

Sarebbe fin troppo facile da parte di qualunque altro gruppo che lo abbia sottoscritto in questa fase o precedentemente farlo proprio e porlo comunque in votazione; quindi, è evidente che questo emendamento sarà votato. A questo punto, prendo atto della concreta disponibilità dei colleghi del PD. Il tabellone ci darà plasticamente il quadro politico di quello che potrà avvenire in Commissione, nel senso di poter aggiungere ai voti verdi che in quest'Aula si manifesteranno anche il consenso di quei gruppi che hanno ritenuto che in questa fase questo emendamento non potesse o non dovesse essere accolto.

È evidente che è una posizione singolare, nel senso che è un emendamento che trova un consenso ampio, quasi unanime, dell'Assemblea, ma mi rendo conto che la maggioranza ha delle responsabilità, che non può chiedere all'opposizione di prendersi. È stata una scelta, anche quella politica, credo, quella di affrontare un dibattito in Assemblea dove questo emendamento, così come è stato presentato in Commissione, evidentemente sarebbe stato riposto all'attenzione dei colleghi dell'Assemblea e dei vari gruppi.

È stata una scelta quella di non mettere la fiducia sul testo della Commissione, così come modificato su richiesta del PD e del collega Benamati, ed è di tutta evidenza che, quando si arriva in Assemblea, di fronte a un'ampia convergenza, ci sono due scelte: quella di prendere atto che questa convergenza c'è e realizzare o aggiungere, non per scelta politica del PD, ma per scelta dell'Assemblea, anche questo punto alle quattro modifiche già realizzate, oppure tenere questo punto fuori dalle modifiche già introdotte nella sede referente dalle Commissioni riunite attività produttive e finanze, ma esplicitare l'impegno, così come è stato fatto da parte del PD e del Governo, di realizzare in sede legislativa, e presto - mi auguro veramente presto -, un esame della proposta di legge in oggetto a mia prima firma e delle altre che saranno ad essa abbinate, per dare una risposta celere ed efficace a un problema vero, concreto e reale che riguarda migliaia di famiglie.

Concludo con un concetto, che voglio che sia ben chiaro a tutti quelli che il sottosegretario Gentile chiama i “convenuti”. Ecco, molto spesso il distacco tra le persone e la politica è motivato dal fatto che le persone considerano la politica distante, perché si occupa di problemi molto lontani dalla vita quotidiana delle persone. Questo è l'esempio plastico del problema quotidiano della vita delle persone: ciascun cittadino italiano che apre la propria cassetta della posta è terrorizzato dall'idea di trovarci una multa, una maxi bolletta, un maxi conguaglio, una lettera di Equitalia o dell'Agenzia delle entrate. Questa è la vita quotidiana dei cittadini e, quindi, su questo, qualunque sia l'esito del risultato della votazione di questo emendamento, mi auguro che questo ramo dell'Assemblea riesca a intervenire presto e bene e a far diventare presto norma di legge un qualcosa che i cittadini aspettano da due anni e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Solo due precisazioni, perché quanto è stato detto in Aula credo non possa corrispondere al vero, per il fatto che, innanzitutto, al relatore Martella faccio presente che il comma 79 è stato aggiunto al Senato, per cui la parte che oggi viene riscritta con questo emendamento del collega Baldelli è strettamente collegata a quel punto introdotto al Senato. Quindi, non stiamo andando a disciplinare un'altra materia, un altro argomento che non è oggetto del provvedimento sulla concorrenza, che deve essere approvato con estrema fretta ma dopo due anni e mezzo. No, stiamo parlando della stessa tematica regolamentata dal comma 79, per il quale noi oggi vi chiediamo di fare delle questioni precise e puntuali per evitare maxi bollette; quindi, non prendete quella come scusa, perché l'argomento è già inserito all'interno del provvedimento concorrenza, altrimenti sarebbe stato dichiarato irricevibile da quest'Aula.

L'altro aspetto che sollevo è rivolto all'esponente del Governo, che ci viene a dire che in Commissione si è espresso con un tentativo di rimettersi all'Aula; peccato che, però, quando arriviamo all'interno di queste Aule parlamentari, l'espressione del parere da parte del Governo è “conforme al relatore”, quindi i pareri sono contrari anche su quegli emendamenti su cui lui si era rimesso alla Commissione rispetto alle modifiche poi apportate.

Quindi, un certo comportamento distorto tra la Commissione e l'Aula parlamentare non possiamo non notarlo, perché, altrimenti, il parere del Governo avrebbe dovuto essere, rispetto alle questioni che riportavano al testo originario dei vari gruppi presentati prima, almeno quello di rimettersi all'Aula; altrimenti, non comprendiamo la ragione per cui oggi è evidente che il Governo si rimette al relatore di maggioranza, invece che dare un'opinione chiara su questo emendamento, su cui si deve rimettere all'Aula per cercare di far esprimere quest'Aula parlamentare senza pregiudizi di sorta tra maggioranza e minoranza.

Qui stiamo discutendo realmente di un tema che tocca le persone e i cittadini e non facciamoci prendere in giro dalla sede legislativa del provvedimento di legge del collega Baldelli, che deve essere approvata, poi, dai presidenti di Commissione, poi deve essere deliberata dall'Assemblea in tutto il suo plenum e poi deve passare al vaglio del Senato, dove c'è il grandissimo collega Mucchetti del PD, che farà di tutto per affossarlo, visto che non è solitamente una sua proposta originale.

Allora, immaginiamo che questo sia l'unico strumento che abbiamo, prima della fine della legislatura, per parlare del tema delle maxi bollette. Se vogliamo prenderci in giro, come continuano a fare tutti, comprese anche le stampelle di ALA, che vengono sempre in aiuto quando c'è un tema un po' scomodo, giusto per garantire e far capire l'aiuto che possono dare anche al Senato, è evidente che noi oggi qua stiamo parlando di un tema che tocca le tasche dei consumatori italiani.

Se voterete contro l'emendamento, evidentemente vi dovrete assumere la responsabilità di non dare una risposta a chi riceve bollette con conguagli di migliaia di euro, a fronte anche di segnalazioni di bollette che poi si rivelano di poche centinaia di euro. Su questo c'è un punto dolente, quello che il consumatore è sempre la parte lesa.

Noi oggi, con questo emendamento, possiamo fare qualcosa di diverso. Esprimendovi in senso contrario, evidentemente darete al Paese il distacco della politica dai temi reali. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Noi Civici e Innovatori pensiamo che sia indispensabile approvare questo provvedimento il più rapidamente possibile nell'interesse dell'occupazione e della ripresa del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori). Per questo voteremo “no” a questo emendamento, per non riaprire un altro fronte, quando il provvedimento sarà al Senato, pur condividendone il merito e invitando il Governo e la Commissione di merito a procedere il più velocemente possibile perché si dia conseguenza alle mozioni che tutti i capigruppo hanno approvato.

Comunque, pur votando “no”, c'è la nostra adesione simbolica all'emendamento grazie alla sottoscrizione che ha fatto il nostro collega Librandi, che ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Noi non forniamo un'adesione simbolica, forniamo un'adesione di fatto a questa proposta emendativa, ricordando che sarebbe interessante, Presidente - lo sappiamo che non si può fare, purtroppo -, proporre un altro voto segreto su questo emendamento, ne vedremmo sicuramente delle belle.

Sottosegretario, lei sa perfettamente che l'iter in Commissione è differente da un emendamento proposto e votato istantaneamente in Aula, qui alla Camera dei deputati, al netto del fatto che dopo dovrebbe fare un passaggio anche al Senato, ma le sue motivazioni ci sembrano abbastanza sterili, non in termini di buonsenso o di volontà, che sicuramente lei avrà, ma sa perfettamente che un iter anche in legislativa in Commissione è molto lungo e fortunatamente questa legislatura non durerà ancora lo spazio necessario per portare avanti questo procedimento. A meno che lei, sottosegretario, non prenda la parola dopo il mio intervento o dopo questo intervento e dica a tutta l'Aula che c'è un impegno preciso, nella prossima legge di stabilità, per fare approvare un emendamento di questo senso. Se lei dice questo, penso che potrà rassicurare tutta l'Aula. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Baldelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Intanto che i colleghi votano, avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un breve intervento, per illustrare la posizione del gruppo, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 1.57 Crippa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Su questo emendamento, se è possibile, vorrei l'attenzione dell'Aula perché è un fatto che riguarda, a mio avviso, un pasticcio che è stato combinato al Senato sul tema delle bonifiche.

Con riferimento al testo, così come tra l'altro recita il fascicolo elaborato dal Servizio studi, nel corso dell'esame al Senato, il comma qui in commento è stato modificato nel senso di prevedere che la bonifica del sito, in caso di accertata contaminazione, costituisca obbligo dei titolari degli impianti in caso di riutilizzo dell'area. Questo tema è un tema allarmante: dal fatto che nella dismissione dei distributori di benzina veniva segnalato, nel testo originario licenziato dalla Camera, come si dovesse procedere alla bonifica del sito in caso di accertata contaminazione, è stata girata la frase al Senato e l'accertata contaminazione e, di conseguenza, la bonifica viene subordinata al fatto che ci sia il riutilizzo dell'area.

Quindi, vuol dire che un distributore di benzina con accertata contaminazione non deve essere bonificato se non viene riutilizzata l'area. Oggi voi state scrivendo questo all'interno di una norma di legge di un Paese e, cioè, che chi ha inquinato non paga più! Non paga più! È allarmante. Io credo e spero vivamente - non credo, ma spero - che sia un errore del testo e, di conseguenza, che oggi i relatori e Governo ne prendano atto e accantonino questo emendamento per modificarlo, perché, evidentemente, dobbiamo tornare al testo così come licenziato dalla Camera. Oggi voi state depenalizzando, di fatto, un reato, quello di omessa bonifica, all'interno di questo provvedimento. Quindi, attenzione, anche a tutti i componenti della Commissione giustizia: andando a dire che la bonifica la fai solo se riutilizzi quel sito, state di fatto sollevando dalle responsabilità chi ha causato l'inquinamento di quell'area. A chi state facendo un piacere? Ce lo volete raccontare? Perché, evidentemente, qui c'è un problema di norme e di rispetto del principio per cui chi inquina paga. Se ho un'accertata violazione, che poi qualcuno mi dovrà raccontare e l'ARPA rileva una contaminazione del sito, io dico: va bene, è inquinato, ma non lo riuso e, quindi, lascio l'inquinamento al Paese, lascio i residui dei serbatoi a percolare all'interno del suolo, andando nelle falde, ma tanto io non riuso il suolo e, quindi, va bene così. State scrivendo questo.

Io questo emendamento l'ho già presentato nelle Commissioni ed è stato bocciato con una leggerezza disarmante: spero che sia stato per il fatto che non era stato notato questo problema di incongruenza del testo. Evidentemente, su questo punto, su questo emendamento ci deve essere un'attenzione totale da parte di questa Camera. Pertanto, chiedo ai relatori e al Governo di accantonare questo emendamento e di ragionare sulla necessità di tornare al testo licenziato dalla Camera, perché si sono invertite parole in maniera fraudolenta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Grazie, Presidente. Al di là dei toni accesi del collega Crippa, l'emendamento è condivisibile e, come ho avuto modo di dire sia al sottosegretario che ai relatori, la richiesta di tornare al testo che era uscito dalla Camera è assolutamente giustificata. Voglio essere molto chiaro: quando si parla di bonifiche bisogna evitare la retorica. È giusto non sottoporre a bonifica con dei criteri assurdi dei siti che non possono più avere l'utilizzo che potevano avere all'inizio. Il testo uscito dalla Camera era equilibrato da questo punto di vista. Cosa prevedeva il testo?

Prevedeva che, in caso di dismissione di serbatoi connessi essenzialmente a pompe di benzina, si svuotassero questi serbatoi; in caso di contaminazione, si avanzassero delle analisi ai sensi della legge per verificare se queste contaminazioni erano contaminazioni serie e, in questo caso, si procedeva alla bonifica. Dopodiché diceva, giustamente, a mio avviso, il testo della Camera che, se il sito non viene riutilizzato, non viene chiesto di togliere i serbatoi da sottoterra.

Quindi, non c'è un accanimento, per così dire, in caso di non riutilizzo del sito, ma la bonifica va fatta perché è evidente che, se si accerta, dopo le analisi, a fronte di un rischio, una contaminazione di quel terreno, quel terreno presenta un problema e, se quella bonifica non viene fatta da chi ha contaminato quel terreno, poi questa bonifica dovrà farla qualcun altro: magari, finirà sui comuni, magari finirà sugli enti locali, in ogni caso rappresenta un pericolo per la salute pubblica.

Aggiungo - qui, di nuovo, ha ragione il collega Crippa, l'ho sottolineato anche alla collega Ferranti - che noi nella legge sugli ecoreati abbiamo anche introdotto un reato di omessa bonifica. Quindi, io penso - spero sia stata una svista - che il Senato abbia commesso un errore a subordinare la bonifica in caso di accertata contaminazione solo al riutilizzo dell'area. È giusto subordinare l'eliminazione dei serbatoi interrati al riutilizzo dell'area, ma se c'è un inquinamento, magari grave, questo va rimosso.

Per questo, francamente, chiedo ai relatori e al Governo di cambiare parere e di ripristinare il testo della Camera. Se questo non è possibile farlo subito, di accantonare l'emendamento, perché credo che questo testo, così com'è, presenti molti problemi dal punto di vista ambientale e anche dal punto di vista legale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vignaroli. Ne ha facoltà.

STEFANO VIGNAROLI. Mi fa piacere che l'onorevole Realacci prenda atto di questo. Io capisco che il PD quando si tratta di petrolio perda un po' la ragione, ma qui abbiamo superato il limite. Chiaramente, il comma 118 è un po' un goffo tentativo che introduce una licenza di inquinare e va proprio anche contro la legge n. 68 sugli ecoreati.

Quindi, chiedo anch'io, e ci uniamo tutti quanti a questa richiesta, l'accantonamento di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli altri che me l'hanno chiesta, vorrei capire: la sua è una proposta formale, ovviamente, onorevole Crippa. Quindi, vorrei capire se c'è un'opinione da parte dei relatori sulla ipotesi di accantonamento; dopodiché, eventualmente, non fosse, dobbiamo fare un voto formale sull'accantonamento. Vedo che l'onorevole Martella sta discutendo, però non ha capito che cosa ho chiesto.

Onorevole Martella, mi scusi, siccome c'è una proposta di accantonamento formale, volevo capire qual è l'orientamento dei relatori anziché fare una discussione, al termine della quale, però, dovremmo votare, in realtà, l'accantonamento. Quindi, se lei consente all'accantonamento andiamo oltre, se invece non c'è un accordo, bisogna votare. Accantoniamo?

ANDREA MARTELLA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Accantoniamo.

PRESIDENTE. Va bene, allora i colleghi, ovviamente, interverranno quando torneremo sull'argomento.

Passiamo, dunque, all'emendamento 1.156 Quaranta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.156 Quaranta, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Villarosa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Villarosa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Busin, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Cancelleri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Cancelleri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.63 Ricciatti, 1.64 Ruocco e 1.65 Polidori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Polidori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Polidori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.68 Polidori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Polidori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Galgano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.75 Nesci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.76 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.77 Colonnese, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Ora inizia una serie a scalare: voteremo il primo e il terzo emendamento della serie.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.78 Colonnese e 1.79 Ricciatti, sui quali vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signora Presidente, una cosa sui farmaci vorrei dirla, e la prendo un po' alla larga, ma non sarà un divagazione. C'è un piccolo gioiello di Achille Campanile, un racconto breve - Ferragosto, si chiama -, nel quale l'autore immagina che in questa giornata assolata, con le città deserte, le statue scendano dal piedistallo e si mettano a camminare e a ragionare fra loro (Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele e così via), con degli esiti surreali e anche esilaranti. Una di queste statue si muove da Piazza Donegani, a Milano, e, con in mano la sua epigrafe, dice: ma chi ero io? Chi ero io?

E Campanile ironizza sul fatto che quella persona non la riconosce nessuno, né allora né adesso (adesso ha cambiato piazza). Quella persona si chiama Agostino Bertani, protagonista delle Cinque giornate di Milano: massone risorgimentale, mazziniano, garibaldino, medico - fu lui che amputò la gamba a Mameli -, deputato del Regno della sinistra radicale, in polemica con il trasformismo di Depretis, più o meno girerebbe da queste parti, anche per questo gli voglio bene. Quest'uomo si dedicò anima e corpo alla prima legge del Regno sull'igiene pubblica. Morì senza vederla, morì nel 1886: il Governo Crispi la presentò nel 1888, in questo Parlamento. La relazione a quella legge cita Bertani, dicendo questo: il compianto illustre Bertani era caldo propugnatore della libertà d'esercizio della farmacia, mosso a pietà dalla condizione dei poveri delle campagne, obbligati a resecare il loro già tenue salario con la spesa pei medicinali.

Cosa direbbe il compianto Bertani, leggendo l'indagine Censis, che ci segnala che ci sono 12 milioni di italiani che hanno difficoltà all'accesso alle cure, in primis sulle visite specialistiche e, subito dopo, per il prezzo dei farmaci? Ma quella relazione non si ferma a questa situazione - 1888, Crispi! - e dice, cito ancora: è infatti evidente che il privilegio al farmacista viene conferito dal diploma, che richiede un lungo corso di studi liceali e universitari. È il diploma - noi diremmo la laurea, ovviamente - che conferisce al farmacista il monopolio dell'esercizio, onde ne trae non solo il profitto del commerciante ma l'onorario della professione. Parole di una chiarezza e di una semplicità che noi, a cominciare da me, non siamo più evidentemente in grado, dopo centocinquant'anni, di trovare.

Quindi, libertà di esercizio garantita solo dal titolo di studio. Chiaro? Domanda: noi stiamo facendo qualche passettino in quella direzione, con queste norme? No, noi facciamo un passo indietro, grande, perché consentiamo al capitale di entrare in un settore protetto. Questo è il contrario esatto della liberalizzazione. Che sia il 20 per cento, il 10 o perfino il 5, non è che abbasserà i prezzi, farà i prezzi! Allora - e chiudo -, va bene, non diamo la fascia C, avanti così, però almeno non offendiamo i giovani laureati in farmacia inalberando come argomento la sacralità sanitaria della farmacia, perché è appunto per quello che hanno studiato e hanno preso la laurea, come per ogni professione sanitaria. Chi impedirebbe ad un odontoiatra di curare un dente?

PRESIDENTE. Concluda.

PIER LUIGI BERSANI. Nella nostra diatriba - e chiudo, un minuto - non c'è mai entrata la questione sanitaria, qui c'è una pura questione commerciale, cioè un'esclusiva commerciale, che è stata pagata a caro prezzo, come per i tassisti. Quindi, quel caro prezzo deve scaricarsi sui prezzi. Però, qui non stiamo parlando di tassì, stiamo parlando di medicinali. Quei contadini poveri di Agostino Bertani sono i pensionati di oggi. Noi dobbiamo lavorare perché i medicinali costino il 20-30 per cento in meno (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e di deputati del gruppo Misto). Questo è l'obiettivo, se siamo della gente che non si inchina sempre alla corporazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Il tema del farmaco e dei canali della sua distribuzione non è nuovo in quest'Aula e nella discussione, nel confronto politico. Molto ci sarebbe da dire, in parte in condivisione, in parte a confutazione degli argomenti che sono stati addotti dal collega Bersani un attimo fa. Non voglio rivangare valutazioni diverse sul sistema, la metodologia, i criteri che impongono alle farmacie di svolgere ed espletare dei servizi che dovrebbero essere corrisposti dallo Stato e che vengano dallo Stato diramati all'esercizio gratuito da parte di attività private capillarmente diffuse sul territorio. E non voglio nemmeno rivangare la diversità e la disparità di controlli, di verifiche, di potestà di autonomia di esercizio da parte delle farmacie, rispetto alla potenziale distribuzione del farmaco tra un cavolfiore e un pannolino in una corsia di un supermercato. Né voglio ricordare al collega Bersani come, proprio nella contrattazione con le farmacie, si è ottenuta nel corso degli anni una sensibile diminuzione del prezzo del farmaco a tutto danno della redditività delle attività private.

Qui, invece, voglio rivolgermi - traendo spunto da questo emendamento, ma il discorso più in generale, onorevole Presidente, potrebbe valere anche per gli emendamenti che hanno preceduto questo in altre materie - alla sostanziale ipocrisia, con la quale, da un lato, si accetta l'inserimento all'interno degli ordini professionali di società di capitale o di apporti di capitale esterno privi della caratteristica di professionalità e, dall'altro, si cerca di mitigare l'effetto, perché si teme che si possa stravolgere un sistema che funziona, determinando delle quote o delle aliquote di partecipazione (il 20, il 15, il 5) e a chi offre di meno viene consegnato l'emendamento vincente. Ora, ho voluto fare questo intervento, Presidente, sul tema delle farmacie perché è quello che meglio calza rispetto alla mia denuncia di ipocrisia.

Per aprire e per strutturare una farmacia, oggi, tra acquisto dell'avviamento, tra impianto, tra magazzino e personale, occorre un investimento di qualche milione di euro. Consentire alla società di entrare nella compagine di una farmacia corrisponde ad una scelta di partenza, si può essere d'accordo o si può essere contrari, ma non è...

PRESIDENTE. Deve concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, Presidente. Non è giocando sullo zero virgola più o lo zero virgola meno di quota di sottoscrizione di capitale che si limita la potestà di governo del capitale sull'esercizio di un'attività imprenditoriale. Perché, di fronte a investimenti di diversi milioni di euro, basta che si consenta a un socio non professionista di entrare nella compagine, quello può anche entrare con l'1 per cento, ma se poi tutti i quattrini che servono li mette lui e vengono classificati come debito della farmacia nei confronti del socio di capitale, quello diventa in sostanza, comunque, il padrone delle ferriere e determina lo svolgimento e lo stravolgimento delle modalità del servizio, non necessariamente a beneficio dell'utente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Grazie, Presidente. Intanto, informo l'Aula che discuteremo nel mese di luglio altre due volte del tema delle farmacie, perché, non si sa perché, oltre all'articolo contenuto nel ddl concorrenza, su cui abbiamo già parlato, il Senato interviene sul tema delle farmacie sia nel cosiddetto pdl Lorenzin, che nella legge comunitaria. Quindi, avremo diverse occasioni per tornare sull'argomento. Mi permetto di notare che, forse, una norma omogenea in un unico provvedimento sarebbe meglio.

Chi fa il prezzo dei farmaci? No, perché c'è qualcosa che ci sfugge. Per quelli da banco ci può essere la competizione che vediamo all'interno delle nostre farmacie, ma negli altri casi è Farmindustria? Se invece sono a carico del Servizio sanitario nazionale, il prezzo è concertato dall'apposito Comitato che si risiede presso l'AIFA.

E il problema non sta nel fatto che si fa lo sconto del 10 per cento su un farmaco che costa 5 o 10 euro. Il problema che il Servizio sanitario fa fatica ad affrontare e quello che costringe una parte di persone a rinunciare ad alcuni farmaci è che noi non siamo in grado di garantire a tutti i farmaci che costano 10 mila, 50 mila, 40 mila, 70 mila euro, come nei casi della cura dell'epatite C. Questo è il vero problema che abbiamo di fronte.

Quanto al fatto che nelle farmacie entrano le società di capitali, stiamo scoprendo l'acqua calda! Nella mia città la giunta di centrosinistra ha privatizzato le farmacie comunali quindici anni fa e le ha cedute a un gruppo internazionale tedesco. E sono stati i comuni italiani quelli che hanno fatto entrare la rete delle società all'interno della gestione delle farmacie, certo non sono stati i farmacisti che a lungo hanno difeso non solo le loro prerogative, ma anche la loro piccola misura, e quando si sono allargati, sono andati a prendersi le parafarmacie, i farmacisti.

Allora, perché siamo andati a inventare le parafarmacie e non abbiamo, in quel momento, affrontato a fondo il problema con una visione globale, creando un problema invece che dando una soluzione? Perché dentro i numeri delle parafarmacie, il numero di coloro che non sono titolari di farmacie, ma sono farmacisti, è piccolissimo, una percentuale ridotta.

Su questo tema noi abbiamo l'obbligo morale di intervenire. Lo abbiamo fatto due anni fa con la strada del concorso aperto a loro, perché potessero acquisire la titolarità di una farmacia, concorso che è quasi alla fine anche nelle regioni italiane, dove, al solito, ci sono stati ricorsi e controricorsi, e lo dobbiamo ancora fare e ci proponiamo di fare all'interno degli altri provvedimenti che ho citato, sempre con l'obiettivo di garantire a questo gruppo l'uscita da questa situazione - che non è né bianca, né nera, ma grigia - di gestione delle parafarmacie. Quindi, per queste ragioni invito a votare contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Vorrei rispondere all'onorevole Lenzi attraverso la sua persona, signora Presidente, per quanto riguarda i risparmi, perché in realtà, con la liberalizzazione della fascia C, che più volte abbiamo chiesto in quest'Aula, i risparmi che sono stati calcolati per le famiglie italiane corrispondono a 500 milioni di euro, circa il 20 per cento, in considerazione del fatto che il totale degli acquisti per i farmaci di fascia C delle famiglie è di tre miliardi di euro.

Allora, io mi associo alle considerazioni che faceva l'onorevole Bersani sull'importanza di garantire farmaci a un prezzo più accettabile per le famiglie e vorrei dire alla collega intervenuta prima che il problema non sono solo i farmaci, purtroppo, da 70 mila euro, ma anche i farmaci che costano molto meno, che le famiglie si devono comprare in farmacia e si devono pagare da sole, nel momento in cui glieli prescrive il medico.

Quindi, come abbiamo già detto molte volte, il nostro obiettivo è arrivare all'approvazione rapida del provvedimento, quindi voteremo “no” a tutti gli emendamenti e, quindi, anche a questo, però auspichiamo che una riflessione più approfondita di quella che ho appena sentito fare, perché non corrisponde alla realtà dei fatti, questa Camera abbia voglia di farla nell'interesse di tutti coloro che in questo momento non possono comprarsi le medicine (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

GIULIA GRILLO. Io ho ascoltato con attenzione purtroppo solo gli ultimi due interventi, perché ero impegnata a seguire altre discussioni che stiamo affrontando in questo momento in Commissione sanità, però non posso non intervenire perché, secondo me, sono state dette delle inesattezze.

Allora, il problema del costo dei farmaci è, da una parte, determinato dal carico che ha sul Servizio sanitario nazionale e noi l'abbiamo detto in ogni lingua e in ogni dove. Non siamo noi che abbiamo nominato i vari direttori generali dell'AIFA e, quindi, non siamo noi i responsabili di contratti che sono costati a questo Paese quasi 2 miliardi di euro in due anni e che hanno letteralmente messo in ginocchio il Servizio sanitario nazionale.

Poi, mi sento dire che dobbiamo chiudere gli ospedali che hanno 5 milioni di fatturato, però facciamo contratti a 2 miliardi quando si poteva benissimo fare la licenza obbligatoria e produrre il farmaco dell'epatite C in Italia presso l'Istituto farmaceutico militare di Firenze, ma questa è un'altra storia.

Il costo, come dice l'onorevole Galgano, non è soltanto quello a carico del Servizio sanitario nazionale, ma è anche il costo diretto a carico del cittadino che si esprime in due modi. Si esprime, da una parte, con un ticket che sta diventando oggettivamente un'altra tassa insopportabile soprattutto per le fasce di popolazione anziana che devono spendere la metà della loro misera pensione per pagare i ticket sui farmaci e, dall'altra parte, è dovuto alla necessità di sostenere il costo diretto dei farmaci di fascia C il cui costo è interamente a carico del cittadino.

Se a questo poi aggiungiamo che l'Italia, tra i Paesi europei, è quella che ha meno incentivato l'uso di farmaci generici e, quindi, con le conseguenze del caso per cui il cittadino deve pagare spesso la differenza di prezzo tra il ticket e il costo del farmaco brevettato, i costi aumentano ancora di più.

Ricordo ancora, rispetto a quanto detto dall'onorevole Lenzi, che l'istituzione delle parafarmacie è stata fatta da un Governo di centrosinistra. Poi la stessa ha parlato di farmacie comunali: anche lì una giunta di centrosinistra e, quindi, forse è utile che si parlino all'interno di questo centrosinistra per capire se tutti hanno la stessa idea su tale visione.

Aggiungo che molti l'hanno dimenticato, ma la storia di questo articolo nel disegno di legge concorrenza partiva da una proposta dell'allora Ministro Federica Guidi la quale – lei! - aveva proposto la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, non noi, il MoVimento 5 Stelle, o la Galgano o qualcun altro. Poi, all'interno del Consiglio dei ministri con l'attuale Ministra Lorenzin, evidentemente in un braccio di ferro, vinse la Ministra scegliendo la soluzione della società di capitali che era peggiore, eventualmente, che affrontare un tema così complesso - su questo siamo d'accordo - con un emendamento buttato lì che certamente non risolve i problemi.

Aggiungiamo un'altra cosa; aggiungiamo che, se in Italia si pensa che la libera concorrenza non esista, cioè se ammettiamo implicitamente che passare alle parafarmacie la vendita dei farmaci di fascia C non produca la riduzione del prezzo del farmaco e, quindi, il minor costo a carico del cittadino, forse in Italia c'è un problema di libera concorrenza e, quindi, mi viene il dubbio che noi stiamo approvando un provvedimento - io mi occupo della parte dei farmaci - che non è assolutamente efficace nel determinare la libera concorrenza.

Tra l'altro, vorrei anche capire in questo settore, perché l'abbiamo detto anzitempo quando abbiamo discusso in Commissione, quale sarebbe il vantaggio finale per i cittadini dalla norma per come ora è prevista, cioè con l'ingresso delle società di capitali. Dico che i cittadini non ne avranno alcun vantaggio e, invece, ne avranno svantaggi sia i titolari di farmacia sia i titolari di parafarmacia sia che essi siano lo stesso soggetto.

Peraltro, non corrisponde al vero il dato riportato che i titolari di parafarmacia siano per la maggior parte titolari anche di farmacia e questo, purtroppo, è un altro problema che è all'interno di una visione non sistematica, non complessiva di un problema che andava oggettivamente affrontato seriamente, magari in quel caso era necessario proprio un decreto. Quindi, il nostro emendamento cerca quantomeno di limitare i danni - è chiaro che non è la nostra visione ideale - di un provvedimento che questo stesso Governo aveva indicato in una maniera completamente diversa e poi, evidentemente per guerre di potere, ha virato in tutt'altra direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Il comma 159, se ho capito bene, sostanzialmente dice questo: lasciando l'oligopolio in materia di farmacie cerchiamo che non siano troppo ingordi. Qualcuno vuole entrare nelle farmacie con dei capitali, però non deve eccedere. Siamo sempre però nella logica in cui un numero ristretto di persone ha il monopolio delle farmacie in Italia. Ora ritengo che questo sia un privilegio ingiusto e che, ancora oggi, stiamo subendo le pressioni di una lobby fortissima. Voglio ricordare che fu dichiarata incostituzionale una legge della regione Puglia che si limitava semplicemente a modificare il parametro tra abitanti e farmacie cioè la legge stabilisce un certo parametro. I comuni sotto 4.000 abitanti il mese estivo sono privi di farmacie perché devono andare nel Paese vicino in quanto il farmacista è in ferie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sannicandro.

ARCANGELO SANNICANDRO. Voglio dirlo perché non è che le lobby ieri c'erano e oggi non ci sono. Però bisogna fare passi avanti. Qui siamo ancora nella logica della loro presenza massiccia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà. Anche lei ha un minuto.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Cercherò di essere rapidissimo allora. Credo che qui c'è un convitato di pietra che nessuno osa citare, scaricando il costo dei farmaci sulle farmacie e non sulla grande industria che è quella che muove tutto, che è quella che muove la legge dei vaccini, che è quella che muove anche il disegno di legge in esame, che è quella che ha mosso in passato la nascita delle sciagurate parafarmacie. Sembra quasi che il povero farmacista di montagna, che è il presidio in quei comuni dove ci sono quattrocento, seicento, mille abitanti e che riesce ad arrabattare a malapena il pranzo con la cena, sembra che sia lui a determinare i prezzi dei farmaci e non qualcosa che sta molto ma molto più in alto di lui tanto più in alto che neppure in questa sede qualcuno ha il coraggio di citare. Queste sono le scelte che Farmaindustria detta e che tutti accettano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.78 Colonnese e 1.79 Ricciatti con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione del terzo emendamento della serie a scalare 1.81 Sandra Savino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Mi corre l'obbligo di provare a ricordare come nasce questa porcheria governativa, in base alla quale, con il vecchio articolo 32 del primo testo del disegno di legge concorrenza, si sceglie di mettere mano, cancellando tutta la cultura del mondo farmaceutico e della figura del farmacista che avevamo visto, costruito e immaginato negli anni passati. Con il testo in esame si sceglie di spalancare le porte del mondo della distribuzione farmaceutica affinché si chiamino le società di capitali a intervenire nella titolarità dell'esercizio della farmacia privata. Un tempo c'era il famoso limite delle quattro licenze che ogni persona poteva avere per aprire le farmacie. Si è scelto di rimuovere anche quel limite. Guardate, care colleghe e cari colleghi, ve lo abbiamo detto due anni fa e continuiamo a dirvelo oggi: non è questa la concorrenza che serve al nostro Paese. Voi di fatto scegliete di mettere nelle mani di pochi, che non si sa bene a chi rispondono, tutto il sistema della distribuzione dei farmaci in questo Paese e vi assumete all'interno di quest'Aula, così come lo avete fatto due anni fa, la responsabilità di mille famiglie in questo Paese che hanno scelto, anche sulla scorta di scelte politiche passate, di avere una laurea in farmacia e di aprire una parafarmacia. Riconoscendogli comunque il diritto ai sacrifici di anni di studi, voi oggi qui con questi emendamenti decretate la chiusura di tutte le parafarmacie presenti all'interno di tutto il nostro Paese.

E, allora, vi ricordo che un tempo il piccolo farmacista, titolare di parafarmacia, dalla sua aveva la professionalità, ma, nel mercato che oggi noi conosciamo e viviamo, la professionalità, davanti all'ingresso di società di capitale, perde, non vale niente, perché dietro, care colleghe e cari colleghi, ci sono le lobby in questo Paese. E allora iniziamo a raccontare, anche all'interno di quest'Aula, che andare a parlare di concorrenza significa andare, ad esempio, a confrontarci su un tema che poteva essere affrontato come l'apertura sui farmaci di fascia C per cercare di garantire l'apertura e la continuazione dell'attività del farmacista titolare di parafarmacia. Oppure si poteva andare a tutelare le farmacie rurali, perché il Senato oggi scrive un'altra cosa altrettanto grave e, cioè, dice che (è un'altra delle modifiche al Senato, ascoltate bene) si permette al titolare di farmacia ubicata nei comuni con popolazione inferiore a 6.600 abitanti, che risultino essere - ecco la modifica - soprannumerate per decremento della popolazione, di ottenere il trasferimento territoriale.

Allora, la domanda molto semplice che io voglio rivolgere alla collega Lenzi, per il tramite della Presidenza, è la seguente: questo cos'è? Un servizio, come quello che la farmacia soprattutto rurale dovrebbe garantire, o è business? Perché noi non possiamo presentare mozioni e fare politica, chiedendo di evitare lo spopolamento della montagna e poi si chiudono le farmacie rurali perché non gli permettiamo l'ingresso dei farmaci di fascia C o gli permettiamo di spostarsi, a queste farmacie, in altre zone della regione perché lì non c'è business. A me per cultura politica hanno insegnato che, se tu vuoi tutelare i piccoli borghi, che ricordo compongono il nostro Paese, devi portare servizi e non devi chiuderli. Allora, avevamo due opportunità: la famosa finestra per cercare di garantire un futuro al farmacista titolare di parafarmacia e la tutela delle farmacie rurali. Voi, al posto di tutelare queste peculiarità, che fanno forte il sistema di distribuzione e lo garantiscono in maniera universale, spalancate le porte alle società di capitali. Allora, mi scusi, signora Presidente, ma noi da questi colleghi e da queste colleghe lezioni di etica e di morale, soprattutto sulla politica, non le accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Anche qui in un minuto cercherò di sintetizzare la posizione che è quella che ho ribadito poc'anzi. Qui non si fa un provvedimento per tutelare la sanità sul territorio, non si fa un provvedimento che ha una matrice sociale che è quella di calmierare i prezzi dei farmaci, ma si fa un provvedimento, volto a premiare le grandi industrie farmaceutiche che, una volta che avranno il monopolio della distribuzione, detteranno anche i numeri, i costi e i prezzi dei farmaci. E, allora, detteranno anche quelle regole che dovrebbe essere questo Parlamento a fare ma che si stanno demandando, invece, ad un monopolio oligarchico di grandi capitali, a discapito, invece, di chi quotidianamente nei piccoli centri fa un vero servizio encomiabile a tutela della sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.81 Sandra Savino, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Seguirà, alle ore 16,30, l'esame e la votazione delle dimissioni del deputato Raffaele Calabrò. L'esame del provvedimento riprenderà al termine di tale ultimo argomento.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, la Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per lo sport, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la Ministra per i rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerato che siamo in diretta televisiva.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte al contenimento dei costi dell'energia elettrica e alla tutela dei consumatori – n. 3-03117)

PRESIDENTE. L'onorevole Segoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03117 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Le famiglie italiane si sono accorte sulla loro pelle che, nel corso del 2016, il prezzo dell'energia elettrica è schizzato alle stelle, principalmente a causa della gestione di alcune centrali elettriche pugliesi di proprietà di ENEL e Sorgenia. Tale gestione è costata agli italiani, complessivamente, circa un miliardo di euro, di cui il 94 per cento è imputabile proprio a queste due società produttrici, mentre il restante 6 per cento è a causa delle attività dei trader. Peccato che l'Autorità per l'energia abbia sanzionato solo i trader e non anche i produttori. Vogliamo, quindi, sapere cosa il Governo intenda fare per restituire agli italiani quanto ingiustamente incassato da ENEL e Sorgenia.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, per analizzare l'andamento dei costi del servizio di dispacciamento nel maggio 2016 il MISE ha chiesto all'Autorità e a Terna elementi informativi che hanno permesso di inquadrare i fenomeni sia sul fronte dei comportamenti opportunistici sia sul fronte delle trasformazioni in atto nell'ambito dei mercati dell'energia.

Come ricordato dagli onorevoli interroganti, inoltre, lo scorso 24 giugno, l'Autorità ha avviato un procedimento per l'adozione di provvedimenti prescrittivi nei confronti degli utenti del dispacciamento per rilevare condotte potenzialmente configurabili come abusi di mercato, ai sensi del regolamento REMIT.

A partire dal mese di marzo 2017, l'Autorità ha chiuso le prime istruttorie, adottando provvedimenti prescrittivi nei confronti di utenti del dispacciamento, finalizzati alla restituzione degli importi dai medesimi indebitamente conseguiti. Tali importi andranno a riduzione del corrispettivo per i servizi di dispacciamento e, quindi, a beneficio della generalità dei clienti finali.

Relativamente all'impianto Brindisi Sud di ENEL Produzione, è bene sottolineare che l'Autorità ha deliberato, in sinergia con i procedimenti dell'Antitrust in merito, per l'anno 2017, il riconoscimento di un corrispettivo determinato dall'Autorità stessa al fine di ridurre i costi per l'approvvigionamento delle risorse nel mercato dei servizi di dispacciamento con beneficio dei consumatori finali.

Giova ricordare, inoltre, che la chiusura dei singoli provvedimenti prescrittivi non ha precluso la via di altrettanti procedimenti sanzionatori per la violazione della disciplina del dispacciamento. Sul tema, peraltro, sono più volte intervenuto personalmente, sempre nel rispetto dei reciproci ruoli, chiedendo all'Autorità di concludere le istruttorie finalizzate alle indagini e agli eventuali provvedimenti sanzionatori nei tempi previsti e chiedendo costanti aggiornamenti, anche all'Antitrust, con l'obiettivo di recuperare tutti gli extracosti a vantaggio dei clienti finali.

Parallelamente allo svolgimento delle istruttorie sopra citate e nel quadro del più ampio ridisegno del mercato dei servizi di dispacciamento, inoltre, il regolatore è intervenuto aggiornando la disciplina degli sbilanciamenti effettivi, introducendo un nuovo regime di valorizzazione, al fine di dare un adeguato incentivo e una corretta programmazione delle quantità di energia elettrica in immissione e in prelievo e ridurre, quindi, in maniera sistematica i costi per l'approvvigionamento dei servizi di dispacciamento.

In conclusione, per quanto riguarda l'aggiornamento tariffario, oggi pomeriggio, l'Autorità a mercati chiusi comunicherà il tutto.

PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Calenda, anche per il rispetto dei tempi.

L'onorevole Segoni ha facoltà di replicare.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, è stato lei stesso ad usare i termini comportamenti opportunistici e abusi di mercato: sono termini suoi. A noi non sembra che siano stati presi provvedimenti sufficienti, come abbiamo scritto nell'interrogazione e non ci sembra di vedere un risarcimento nei confronti delle famiglie italiane. Accogliamo con favore le sue parole e aspettiamo i prossimi sviluppi: sembra di intravedere delle aperture, però vogliamo valutare i fatti. Come forza politica, Alternativa Libera ha la massima priorità programmatica della difesa delle famiglie e dei cittadini da balzelli come questi, perché l'erogazione dei servizi è diventata, ahimè, un metodo per drenare soldi dai risparmi delle famiglie e farli finire in tasca a grossi gruppi di potere.

A noi piacerebbe vedere delle azioni da parte del Governo più forti per contrastare un dato di fatto che sta andando in questa direzione. Pertanto, la aspettiamo al varco con ulteriori atti di sindacato ispettivo per pretendere, appunto, fatti e non semplici proclami (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

(Attuazione di interventi per il finanziamento delle piccole e medie imprese, con particolare riferimento alla digitalizzazione dei processi aziendali e all'ammodernamento tecnologico – n. 3-03118)

PRESIDENTE. L'onorevole Mucci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03118 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Nel lontano 23 dicembre 2013, con il provvedimento “Destinazione Italia” vengono stanziati 100 milioni di euro a fondo perduto per le nostre piccole e medie imprese, in particolare, per l'acquisto di software, hardware e servizi per il miglioramento dell'efficienza aziendale, modernizzazione dell'organizzazione del lavoro, connettività a banda larga ed ultralarga, formazione e qualificazione del personale. Ministro Calenda, lei, anche solo dalla descrizione, potrà comprendere quanto è importante questa misura; una misura che vede ancora delle parti mancanti per una piena attuazione.

Mi chiedo, quindi, il Governo cosa intenda fare, visto che lei ci mette la faccia; mi auguro anche che riesca a darci una tempistica adeguata perché, ormai, sono passati oltre due anni e mezzo e questa misura ancora non è nelle piene disponibilità di queste aziende, che richiedono continuamente - escono di continuo giornali specializzati sulla tematica - questi fondi o, almeno, se non vogliamo utilizzare queste risorse in questa maniera, perché, magari, dal punto di vista burocratico i tempi sono eccessivi, procediamo in altro modo, ma facciamo in modo che queste imprese possano digitalizzarsi.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. Le difficoltà che finora hanno precluso l'entrata in operatività del voucher per favorire la digitalizzazione delle PMI risiedono nelle tre diverse fonti di copertura finanziaria identificate dalla norma di legge. La stessa norma demandava ad un decreto interministeriale, da adottare successivamente all'approvazione da parte della Commissione europea del PON Imprese e competitività, la determinazione dell'ammontare dell'intervento nella misura massima di 100 milioni di euro.

In data 7 luglio 2016, è stato adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con le amministrazioni interessate, il decreto concernente la determinazione dell'ammontare delle risorse finanziarie per la concessione del voucher, destinando alla misura 32,5 milioni di euro a carico del PON utilizzabili nelle sole regioni del Mezzogiorno. Per le regioni del centro-nord, il decreto rinvia l'individuazione delle risorse necessarie, fino alla concorrenza dei 100 milioni di euro, alla prevista delibera del CIPE, con la quale dovranno essere assegnate le risorse a valere sul Fondo per lo sviluppo e coesione e dovrà essere ripartito il totale delle risorse destinate alla misura tra tutte le regioni, applicando il criterio del numero delle imprese registrate presso le rispettive camere di commercio.

L'apertura dei termini per la presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni potrà, pertanto, essere disposta dal Ministero dello sviluppo economico solo successivamente all'adozione della delibera CIPE. Tale provvedimento è stato discusso nel corso dell'ultima riunione preparatoria del CIPE di gennaio e sarà valutato nella riunione di luglio del Comitato.

Ci tengo a sottolineare che la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica di tutte le imprese italiane sono i temi al centro del Piano “Industria 4.0”, che ha il pregio di prevedere misure prevalentemente automatiche proprio per evitare i ritardi che, spesso, l'implementazione delle misure a bando ha generato negli ultimi anni.

Credo che questo dei voucher per la digitalizzazione sia l'esempio più lampante del fatto che questo tipo di incentivi a bando con fonti finanziarie miste sia una cosa da evitare per il passato nella maniera più assoluta.

PRESIDENTE. L'onorevole Mucci ha facoltà di replicare.

MARA MUCCI. Grazie, Ministro. Convengo anch'io sul fatto che questo tipo di misure a bando crea una lungaggine insopportabile per le imprese, ma ci tengo a segnalare che mi state dando la stessa risposta che mi avete dato lo scorso dicembre, perché io, anche a dicembre 2016, ho interrogato il Governo sullo stesso tema. Quindi, rifaccio brevemente l'iter, perché voi, nel dicembre 2016, mi avete detto giustamente che mancava la delibera CIPE, che oggi lei segnala ugualmente mancante, per la ripartizione dei fondi nelle regioni del centro-nord.

A inizio aprile 2017, ho personalmente chiamato l'Ufficio investimenti per l'ambiente, le imprese e le aree urbane del CIPE, che ha reso noto che questa delibera attesa da parte del CIPE era prevista all'ordine del giorno del 3 marzo 2017, dal quale però è stata espunta. Lei oggi, Ministro, si assume la responsabilità di dirmi che, finalmente a luglio, questa delibera sarà sul tavolo del CIPE, perché è insopportabile che questa lungaggine sia perpetrata.

Dopo di che, non è finita qui, perché la delibera CIPE non è sufficiente, devono essere, con decreto direttoriale, definiti i moduli da utilizzare per presentare la domanda di accesso al contributo e, quindi, aperti i termini di apertura dello sportello telematico. Le regioni del centro sud non necessitano della delibera CIPE, ma, comunque, il MISE non ha predisposto ancora questi moduli e io avevo espressamente chiesto, almeno, che si portasse avanti nei lavori, proprio per accorciare, poi, la tempistica e l'attuazione di questa misura.

Mi auguro, quindi, che quanto lei oggi ci dice possa, veramente e finalmente, trovare un riscontro; l'altra volta, non mi ha risposto lei personalmente, io mi auguro, quindi, che nel più breve tempo possibile questa misura sia attuata e che veramente, per il futuro, teniamo in considerazione il fatto che, a livello burocratico, tutte queste misure non sono sostenibili e che è meglio intervenire, magari incentivando, in modo diverso, con detrazioni, defiscalizzazioni o quant'altro, ma in modo che le risorse arrivino subito nelle tasche delle imprese, altrimenti l'ammodernamento e la digitalizzazione per questo Paese saranno sempre e soltanto un sogno.

(Iniziative per preservare l'eccellenza nel comparto aeronautico in Campania e per salvaguardare i livelli occupazionali in tale ambito – n. 3-03119)

PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03119 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MARCELLO TAGLIALATELA. Ministro, il polo aeronautico, ma anche quello aerospaziale, in Campania è un'eccellenza, un'eccellenza che da decenni garantisce qualità e quantità di occupazione, anche e soprattutto, attraverso la presenza pubblica di Finmeccanica, Alenia, CIRA. Ciò nonostante, negli ultimi tempi, siamo in presenza di un processo preoccupante di dismissioni da parte di Finmeccanica di alcune aziende, con crisi aziendali che hanno determinato, negli ultimi tempi, centinaia e centinaia di operai costretti alla cassa integrazione a zero ore e, soprattutto, senza una valida e presumibilmente positiva possibilità per il futuro di ricreare condizioni ottimali, specificamente, per questo tipo di attività.

Io chiedo al Governo se sia informato di quello che sta accadendo, in modo particolare in Atitech Manufacturing, ex Alenia Aermacchi, e quali siano gli interventi che il Governo vuole garantire, attraverso Finmeccanica, da un punto di vista occupazionale e anche da un punto di vista specificamente della ricerca.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. In merito al quesito dell'onorevole Taglialatela ed altri circa la società Atitech, tengo a precisare che, presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato attivato il tavolo di confronto tra le parti che si è riunito il 7 e il 21 giugno scorsi. In queste occasioni è stata segnalata la situazione di estrema criticità industriale e finanziaria in cui versa l'azienda che, a fronte del periodo estivo, rischia di vedere ulteriormente aggravata la sua condizione, a causa del fisiologico calo stagionale delle attività. Ad oggi, le maggiori difficoltà dell'impresa sono legate alla scadenza oramai prossima degli ammortizzatori sociali e di alcuni importanti crediti che la società vanta verso Leonardo e Alitalia. In particolare Alitalia, sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria, rappresenta ancora il principale, anche se non più l'esclusivo, committente di Atitech che risente, nella programmazione dell'attività e nell'attuazione del piano industriale, dell'incertezza della citata compagnia aerea.

Tengo a precisare che le problematiche connesse alla crisi dell'indotto di Alitalia sono all'attenzione del mio Ministero, dove stiamo studiando possibili soluzioni per sostenere le aziende che, come Atitech, sono state, loro malgrado, coinvolte dalla crisi dell'impresa. Per quanto riguarda il tema degli ammortizzatori sociali, il Governo è impegnato a verificarne la concreta possibilità di accesso per l'azienda nella misura prevista dall'attuale legislazione nazionale e regionale. Importante, a questo riguardo, potrà essere la capacità delle parti di modulare gli orari di lavoro e far fronte alla domanda di manutenzione dei velivoli in questo periodo.

Faccio, poi, presente che il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato a supportare l'azienda nella realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo, finalizzati all'innovazione e alla crescita della competitività dell'azienda e dell'intero settore, visto che, ad oggi, le compagnie aeree operanti nel nostro Paese acquistano soprattutto all'estero i servizi di manutenzione. In aggiunta ricordo che, recentemente, è stato sottoscritto un nuovo accordo di programma quadro tra la regione Campania e il Ministero dello sviluppo economico a cui Atitech potrà partecipare; attraverso questo strumento, l'azienda potrà beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa che disciplina i contratti di sviluppo.

PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARCELLO TAGLIALATELA. Ministro, a me fa piacere, ovviamente, che il Governo abbia un tavolo, che il tavolo si stia riunendo, che sia chiara la situazione di difficoltà e di grave crisi economica, però, lei non mi ha risposto rispetto alla politica che il Governo vuole porre in essere attraverso Finmeccanica.

Perché io le ho ricordato che, nel 2015, Finmeccanica ha ceduto a un privato, che poi è Atitech, una ramo d'azienda, con il presupposto di un slancio occupazionale e imprenditoriale che, invece, non si è assolutamente determinato. Quindi, immagino che anche il Governo possa fare qualche cosa, debba fare qualche cosa attraverso Finmeccanica, senza aspettare semplicemente che Alitalia possa, con il nuovo corso manageriale, determinare soluzioni diverse, in considerazione del fatto che il nuovo corso manageriale riguarda anche Finmeccanica e, quindi, anche Finmeccanica ha una specifica responsabilità, attraverso anche le sue partecipate, Atitech è partecipata di Finmeccanica, affinché non si assista semplicemente alla fine ingloriosa di una eccellenza nel settore industriale.

Io mi aspetto, quindi, che vi sia una presenza specifica, anche sua, personale, in Campania, per affrontare il tema; so che l'Unione regionale degli industriali ha chiesto una sua specifica presenza ad un convegno, in considerazione del fatto - e lo voglio sottolineare - che in Campania solo i dipendenti diretti nel settore aeronautico sono circa 6.000, tra indiretti e diretti siamo a una cifra pari quasi al doppio. È, quindi, evidente che siamo in presenza di un settore strategico, nevralgico, dove la cassa integrazione non è tollerabile e, quindi, mi immagino che il Governo possa fare, ancora di più, la sua parte.

(Iniziative volte ad assicurare un ordinato e regolare svolgimento delle procedure di accreditamento delle Scuole di specializzazione medica, anche in relazione al prossimo bando per i contratti di formazione 2017-2018 – n. 3-03115)

PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03115 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIAN LUIGI GIGLI. Signora Ministro, l'accreditamento delle Scuole di specializzazione è una cosa molto importante ed attesa dal mondo accademico che le dà certamente il benvenuto e, tuttavia, in queste ore, il mondo accademico stesso è in fibrillazione, in fibrillazione perché l'iter di questa materia è stato così affrettato che, in pratica, l'immissione dei dati nella banca dati è limitata a dieci giorni, tra luglio e giugno, con in mezzo due fine settimana. Inoltre, alcuni dei dati non sono disponibili, semplicemente perché non vengono inseriti nelle banche dati, credo che nessuna azienda sanitaria sappia quante sono le esplorazioni rettali, piuttosto che le agocannule che vengono usate in quell'azienda, e perché ci sono alcune aziende sanitarie che, a seguito di processi di riorganizzazione, di fusione, non hanno una piena ancora integrazione dei loro database. Tutto questo rende impossibile che la procedura possa essere conclusa nei termini previsti. Chiedo che cosa intenda fare il Ministero.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, senatrice Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Presidente, onorevole Gigli, come è noto, in data 13 giugno, ho firmato, insieme alla Ministra Lorenzin, il decreto che ha definito gli standard, i requisiti e gli indicatori di attività formative ed assistenziali delle Scuole di specializzazione di area sanitaria. Ha preso così il via una riforma strutturale di queste Scuole; le nuove regole di accreditamento delle strutture utilizzabili per la formazione delle specializzande e degli specializzandi prevedono oggi parametri più rigorosi ed efficaci, come chiesto da tempo dal mondo universitario e dagli interlocutori coinvolti. L'Osservatorio nazionale per la formazione medica specialistica esprimerà il proprio parere sull'accreditamento delle Scuole se le reputerà adeguate agli standard, ai requisiti minimi di idoneità e agli indicatori di performance, insieme all'ANVUR si procederà ad una verifica della qualità scientifica dei docenti, mentre l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l'AGENAS, valuterà le performances delle strutture.

Il Ministero ha posto in essere tutte le attività necessarie a consentire il perfezionamento delle procedure di riordino in tempo utile per l'emanazione del bando di concorso di ammissione dei medici alle suddette Scuole riordinate per l'anno accademico 2016-2017. Abbiamo scelto di procedere subito con le nuove regole, per garantire che le nuove specializzande e i nuovi specializzandi siano inseriti in percorsi accreditati e secondo criteri di sempre maggiore qualità e trasparenza, affinché già la prossima selezione risponda di più alle attese delle nostre laureate e dei nostri laureati in medicina. Per agevolare l'immissione dei dati da parte degli atenei si è proceduto ad implementare la banca dati informatizzata di gestione delle procedure di accreditamento per le quali è stato previsto un certo lasso di tempo, ritenuto congruo e compatibile con i successivi ulteriori necessari adempimenti.

Il Ministero ha anche inoltrato a tutti gli atenei una nota illustrativa dell'applicativo informatico. Il cronoprogramma è stato condiviso il 27 aprile ultimo scorso con una mia nota rivolta a tutti gli attori istituzionali coinvolti, che hanno manifestato apprezzamento per il lavoro svolto ed assicurato il massimo impegno ad attenersi alla tempistica indicata. Proprio questa mattina, tuttavia, è pervenuta la richiesta di proroga del termine da parte della CRUI, proroga che verrà accordata al 10 luglio prossimo venturo, termine ultimo per garantire che l'immissione dei dati sia comunque funzionale a rendere operativo il nuovo sistema di accreditamento già al prossimo bando di concorso per l'anno accademico 2016-2017, per non disattendere le aspettative di tutti.

PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare, per due minuti. Prego di rimanere nei tempi.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, signora Ministro, il lasso di tempo congruo, come lei ha dovuto ammettere, è di sei giorni: dieci giorni tolti due week-end, tant'è che adesso i rettori stessi le hanno chiesto una proroga. La proroga concessa mi sembra comunque del tutto insufficiente. La procedura di accreditamento non ha niente a che fare con il bando dell'anno prossimo. Per l'anno prossimo il bando poteva esser fatto sulla base dei vecchi criteri, e l'accreditamento procedere e slittare di un anno, dando tempo a tutto il sistema di adeguarsi. Abbiamo, per il problema dei requisiti dei docenti, un anticipo addirittura all'anno 2016-2017, che rende di fatto molte scuole già fuori legge in termini rapidissimi. Abbiamo la possibilità di immettere dei dati che, tuttavia, non possono essere documentati, perché mancano i dati stessi.

È stato fatto tutto questo senza una simulazione realistica di impatto. Allora, se il realismo è una dote della politica, l'alternativa a quello che io le sto chiedendo, cioè una proroga che non abbia più niente a che fare con l'inizio del prossimo anno accademico per gli specializzandi, lei lo sa meglio di me quale sarà: ci saranno dichiarazioni approssimate, autoreferenziali, talora addirittura mendaci, sulle quali sarà impossibile esercitare un effettivo controllo. Allora anche una cosa estremamente seria ed apprezzabile, come il processo di accreditamento, potrà ridursi a una sorta di burla, che farà fare un passo indietro all'intero processo, che perderà di credibilità. La invito seriamente a ripensarci. L'appello dei rettori - e le posso dire che le mie antenne accademiche mi confermano che in tutta Italia c'è un'enorme preoccupazione, dei docenti, degli uffici - le chiederebbe seriamente di pensare a separare il processo di accreditamento dall'indizione dei bandi per i contratti di formazione specialistica dell'anno prossimo.

(Iniziative volte al superamento del precariato ed al riconoscimento delle competenze nell'ambito della ricerca universitaria – n. 3-03116)

PRESIDENTE. L'onorevole Airaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03116 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIORGIO AIRAUDO. Presidente, la dottoressa Barbara Dal Bello ha lavorato per quindici anni presso l'ateneo torinese, nel dipartimento di agraria; recentemente è stata lasciata a casa, per il suo stato di gravidanza. Ovviamente a lei è stato detto che veniva interrotto il suo rapporto di collaborazione, però quel dipartimento aveva a budget le sue competenze, e come lei ha fatto notare in una denuncia allo sportello precari della CGIL all'Università di Torino, le è stato detto: le cose cambiano. Noi pensiamo che la condizione in cui vivono molti precari nelle università italiane, per molti anni, con generosità e con competenza, richiederebbe un piano straordinario per la loro stabilizzazione. In ogni caso, pensiamo che la dottoressa Dal Bello avrebbe potuto trovare altre mansioni all'interno del dipartimento, e ci chiediamo che cosa lei - conoscendo la sua nota sensibilità su questi temi - intenda fare per risolvere questo caso e per preparare un piano di stabilizzazione per questi nostri precari.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Airaudo, posto che il caso da lei segnalato pone all'attenzione dell'istituzione il tema della tutela della maternità per le giovani ricercatrici, riguardo alla vicenda specifica posso assicurarle che sono in corso i dovuti e doverosi approfondimenti. Dalle prime informazioni ricevute dall'Università degli Studi di Torino, è emerso che, dopo l'acquisizione del titolo di dottore di ricerca nel febbraio del 2011, la dottoressa ha usufruito di due assegni di ricerca, fino al 2015, e in seguito di due borse di studio.

Infine, contemporaneamente all'ultima borsa di studio, ha stipulato una collaborazione a progetto della durata di un mese. Si tratta di collaborazioni tutte giunte a scadenza naturale. Più in generale, ribadisco, anche in questa occasione, il mio impegno a valutare e ad adottare misure che siano in grado di garantire la tutela e il sostegno alla maternità a tutte le giovani ricercatrici. In particolare, con riferimento alla tutela della maternità per le figure che lavorano nel campo della ricerca, il Ministero, oltre alle tutele già introdotte dalla legge n. 240 del 2010, per gli assegni di ricerca, per i quali è prevista la proroga del termine in caso di maternità, sta lavorando e coinvolgerà anche gli altri Ministeri competenti per assicurare le relative tutele a tutte le ricercatrici e lavoratrici del settore della conoscenza.

Il secondo tema, di carattere generale, che il caso da lei evidenziato solleva, sta nell'individuazione delle misure più idonee a consentire il superamento del precariato nel mondo dell'università e della ricerca. Va anzitutto premesso che la normativa generale sul sistema universitario, di cui alla legge n. 240 del 2010, si era posto l'obiettivo di limitare il fenomeno del precariato dei giovani ricercatori, stabilendo limiti temporali precisi alla durata complessiva dei rapporti con assegno di ricerca e dei contratti di ricercatore a tempo determinato con il medesimo soggetto. L'articolo 22, comma 9, della legge, prevede infatti che la durata complessiva di tali rapporti non possa superare i 12 anni, anche non continuativi. La disciplina necessita di idonei correttivi. Ulteriori interventi normativi sono stati successivamente adottati ed altri sono in cantiere.

Sicuramente è necessario consolidare tutte quelle misure, soprattutto di natura finanziaria, volte a sostenere i piani di reclutamento dei ricercatori che possono essere inquadrati in una posizione stabile di professore associato, una volta ottenuta l'abilitazione scientifica nazionale. Al riguardo, ricordo il piano straordinario per l'assunzione di 861 ricercatori di tipo B previsto dalla legge di bilancio per l'anno 2016, nonché l'intervento volto ad escludere dai limiti al turnover le assunzioni di ricercatori di tipo A per le università con indicatori di bilancio positivi. Con la legge di bilancio per l'anno 2017 è stata altresì prevista la possibilità di reclutare circa 1.300 ricercatori, di cui circa 300 di tipo B, che quindi possono essere inquadrati in una posizione stabile di professore associato, una volta ottenuta l'abilitazione scientifica nazionale, nell'ambito dell'iniziativa dei dipartimenti di eccellenza.

Va ancora certamente affrontato il problema della successiva temporaneità nei rapporti di lavoro, che di solito si articola in assegni di ricerca e poi come ricercatore di tipo A e quindi come ricercatore di tipo B. Gli obiettivi di fondo potranno essere la riduzione dell'età media di ingresso dei giovani ricercatori nei ruoli della carriera universitaria e dei tempi complessivi del percorso a tempo determinato, per evitare illusioni e aspettative prive di una reale prospettiva di ingresso stabile nei ruoli universitari. Allargando lo sguardo, segnalo poi che questo Ministero si è recentemente adoperato al fine di introdurre nell'ordinamento disposizioni volte al superamento del precariato, con particolare riguardo al mondo della ricerca. Nel decreto legislativo n. 75 del 25 maggio scorso, recante modifiche e integrazioni al Testo unico del pubblico impiego, è stata inserita, all'articolo 20, una disposizione che valorizza la professionalità acquisita, permettendo al personale precario delle amministrazioni finanziate dal Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, di essere assunto a tempo indeterminato laddove abbia maturato un periodo di tre anni di lavoro, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, presso diversi enti e istituzioni di ricerca. In conclusione, assicuro che rientra tra le mie priorità il contrasto al precariato, per coniugare la tutela dei singoli lavoratori con l'interesse pubblico a non disperdere le professionalità acquisite.

PRESIDENTE. Grazie, Ministra Fedeli. Lei ha esperienza d'Assemblea e sa che va bene allargare lo sguardo, ma i tempi vanno tenuti compressi. L'onorevole Airaudo ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIORGIO AIRAUDO. Presidente, Ministro, la risposta che lei ci ha dato lascia aperto il problema, penso però che, sia a livello di ateneo sia a livello delle competenze del suo Ministero, andrebbe trovata una risposta, perché il caso della dottoressa Dal Bello è un caso che ha del clamoroso. Lei poteva essere impiegata nell'ambito del dipartimento in altre attività che non contrastavano con lo sviluppo e l'evoluzione della sua gravidanza, visto che peraltro era una ricercatrice che era impegnata da oltre quindici anni, con continuità e varie tipologie di contratto. Credo che si debbano trovare tutte le soluzioni per dare una risposta, perché non credo che sia accettabile che in un'università italiana, una ricercatrice, perché donna e perché mette al mondo un figlio, debba in qualche modo essere penalizzata.

È qualcosa che, se anche le norme formali consentono per le tipologie di contratto, credo che l'etica non dovrebbe consentirlo, e quindi bisogna, io credo, fare di questo caso e della soluzione a questo caso un modello per dare, poi, una soluzione strutturata.

Per quanto riguarda l'insieme dei precari, noi abbiamo ormai intere generazioni di giovani e non più giovani, che stanno tenendo in vita e in piedi l'università italiana, con nessuna possibilità di carriera, con bassissimi riconoscimenti economici, sappiamo come vengono trattati. Io credo che questo Paese abbia un debito verso questi giovani e credo che si debba, come dire, accelerare tutti i piani possibili e credo che si debba arrivare a un piano conclusivo di stabilizzazione di tutti i precari che dentro l'università tengono in piedi la ricerca, nonostante gli scarsi fondi, tengono in piedi la conoscenza, la competenza e l'insegnamento nelle università, e spesso non li lasciamo troppo soli e li abbandoniamo. Questo non può consentirlo, questo Paese, e io mi auguro che lei faccia tutto il possibile.

(Chiarimenti in ordine alla destinazione di risorse per attività e opere connesse alla candidatura di Roma ai Giochi olimpici del 2024, in relazione a notizie circa l'apertura di un'inchiesta per danno erariale – n. 3-03114)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Guidesi n. 3-03114 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, è notizia di questi giorni l'apertura da parte della Corte dei conti di un procedimento per presunto danno erariale contro il Comitato a sostegno della candidatura di Roma ai Giochi olimpici 2024. Vista la gravità di quanto sta accadendo, volevamo appunto chiedere al Ministro se non ritenga doveroso verificare quanto è stato pubblicato a mezzo stampa e, nelle fattispecie, su dove e per cosa siano stati spesi i soldi pubblici, nonché se non sia opportuno assumere degli elementi, per quanto di competenza del Ministro, in ordine alla regolarità delle procedure di affidamento di gara dirette e indirette.

PRESIDENTE. Il Ministro per lo Sport, Lotti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

LUCA LOTTI, Ministro per lo Sport. Grazie, Presidente. L'onorevole Guidesi e altri colleghi sottopongono alla mia attenzione la presunta apertura di un'indagine per danno erariale da parte della procura della Corte dei conti nei confronti dei membri del Comitato promotore di Roma 2024, presunta perché anche io ho letto i giornali come gli onorevoli interroganti.

In primo luogo, vorrei ricordare brevemente ai colleghi interroganti come si sono svolti i fatti, anche per fare in trenta secondi un breve riassunto. La precedente amministrazione del comune di Roma, insieme al Comitato olimpico nazionale, sostenne la candidatura della capitale ai Giochi olimpici del 2024. Anche lo Stato fece la sua parte per sostenere questa candidatura. È ben noto, infatti, che una parte dei 100 milioni di euro stanziati per il triennio 2015-2017 in favore del fondo denominato “Sport e periferie” venne destinata alla realizzazione di attività e interventi finalizzati alla presentazione e alla promozione della candidatura di Roma 2024. Successivamente, a seguito dell'insediamento in Campidoglio di un nuovo sindaco e di una nuova giunta, il comune di Roma, che per primo aveva sostenuto la candidatura dei Giochi, ha deciso di ritirarla. Non è ovviamente questo il momento e la sede di discutere del perché e per come. Il fatto che, nell'ottobre 2016, il comune di Roma abbia deciso di ritirare la propria candidatura per i Giochi olimpici non può, tuttavia, avere la forza di rendere retroattivamente illegittime o, ancor peggio, illecite le spese effettuate a sostegno di tale candidatura, in un tempo nel quale tutte le istituzioni - lo ripeto -, dal comune allo Stato, passando per il CONI, la promuovevano con decisione.

Fatta questa doverosa premessa, si può adesso passare al merito della questione. Raccogliendo tutte le informazioni che sono attualmente nella mia disponibilità, risulta che, per sostenere la candidatura di Roma, il CONI abbia speso circa 2.800.000 euro nel 2015 e circa 9.800.000 euro nel 2016, per un totale di circa 12 milioni e mezzo di euro. Scendendo ancor più nel dettaglio delle informazioni in possesso del Ministero, le risorse allocate dallo Stato a sostegno della candidatura ai Giochi olimpici ammontano a circa 2 milioni e mezzo di euro, previsti da stanziamenti, ovviamente a norma di legge. All'incirca un milione di euro è stato reperito sul mercato e ha quindi provenienza privata, mentre circa i restanti 9 milioni di euro sono stati tratti direttamente dalle casse del CONI, alimentate, come voi sapete e come sa perfettamente l'interrogante, dal sistema di finanziamento ordinario. Il “consuntivo”, uso le virgolette, che vi ho appena offerto, non solo corrisponde al bilancio preventivo presentato al CIO dal Comitato promotore nel budget di candidatura...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCA LOTTI, Ministro per lo Sport. Finisco, Presidente....ma risulta compatibile col fabbisogno mediamente necessario per intraprendere un'iniziativa di questo genere. Prima di concludere, mi preme però soffermarmi su un ultimo punto, e sarò velocissimo. L'interrogante ha fatto riferimento alla presunta apertura di un'indagine da parte della Corte dei conti nei confronti del Comitato promotore. Io non ne sono a conoscenza e non ho mai avuto notizia in merito, ma, se fosse vero, sarebbe comunque necessario attendere il naturale corso delle indagini, confidando nel lavoro dei magistrati.

PRESIDENTE. Grazie.

LUCA LOTTI, Ministro per lo Sport. Finisco, mi scusi, Presidente, un ultimo minuto. In ogni caso, a prescindere dalla fondatezza dell'indiscrezione riportata dai colleghi, nella mia veste di Ministro dello Sport e soggetto istituzionalmente preposto ad esercitare la vigilanza sul Comitato olimpico nazionale, mi impegno ad approfondire la questione posta dal collega e a svolgere tutte le verifiche necessarie riguardo all'operato del Comitato promotore di Roma 2024.

PRESIDENTE. Ricordo che avete tre minuti per rispondere il Governo, e tre minuti complessivamente i deputati, sforando i quali, essendoci la diretta, rischiamo di penalizzare dei colleghi che sono in fondo alla lista di coloro che svolgono le interrogazioni. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Ministro, la sua è una risposta di circostanza, debole e insufficiente, che di sicuro non ci può vedere soddisfatti. A noi non interessa sapere l'iter che ha portato, poi, a queste scelte e le polemiche politiche che ne sono succedute. Ci sarebbe piaciuto sentire qui, oggi, e per quanto di sua competenza, un'affermazione circa la bontà delle procedure delle spese sotto esame. Il fatto che lei non abbia appreso dai giornali questa notizia o che l'abbia appresa solo ora riteniamo che, insomma, sia una circostanza assolutamente poco credibile. Ci sarebbe piaciuto sentire da lei un elenco di azioni da porre in essere nell'immediato per verificare la trasparenza effettiva di queste spese.

Le ricordo anche, Ministro, che per ben due volte abbiamo chiesto l'audizione in Commissione bilancio del Comitato promotore Roma 2024, ma purtroppo le audizioni non sono ancora state fissate e ci piacerebbe anche capire il perché. Non vorremmo che quanto sta accadendo con la presunta inchiesta della Corte dei conti venga minimizzato o venga sottaciuto, in quanto se sono state fatte delle spese per un evento che poi si è rivelato un evento fantasma, e queste spese appunto sono state sostenute da un Comitato che si finanzia per la maggior parte, come ha ricordato lei, con soldi pubblici, e la Corte dei conti ha aperto un procedimento per un ipotetico danno erariale, riteniamo che questo sia assolutamente grave e che, per quanto di sua competenza, questa tematica debba essere approfondita, perché riteniamo che la trasparenza, soprattutto sulla spesa di soldi pubblici per questi tipi di manifestazioni, debba essere massima (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi, anche per il rispetto dei tempi previsti.

(Chiarimenti in ordine ad obiettivi di politica nazionale dei trasporti, con particolare riferimento al potenziamento della mobilità ferroviaria a carattere pendolare, in relazione a recenti orientamenti assunti dai vertici del gruppo Ferrovie dello Stato – n. 3-03109)

PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03109 (Vedi l'allegato A).

FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. I vertici del gruppo Ferrovie dello Stato, società pubblica chiamata a garantire il diritto alla mobilità ferroviaria, da qualche tempo stanno spostando il campo delle attività dalle reti ferroviarie ai mezzi di trasporto su gomma. Si tratta di operazioni che richiedono l'attivazione di strumenti finanziari a debito, nonostante i contributi pubblici che FS riceve dallo Stato. Sono scelte che, in un quadro in cui il diritto alla mobilità ferroviaria è già particolarmente precario, portano a subire un progressivo deterioramento di tale diritto. Per questo siamo a chiederle, signor Ministro, se i recenti orientamenti assunti dei vertici di Ferrovie dello Stato vengano ritenuti coerenti con gli obiettivi del Governo, in particolare con quelli da lei indicati con la cosiddetta “cura del ferro”, in materia di potenziamento del trasporto ferroviario per le persone e per le merci.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Bordo, per il problema che lei pone, che mi consente di chiarire alcuni aspetti. In primo luogo, certamente, gli indirizzi del Governo sono di potenziare tutto il trasporto pubblico locale, che si svolge anche su gomma e anche con le metropolitane, e quindi certamente l'indirizzo strategico che abbiamo dato a Ferrovie dello Stato è quello di contribuire allo sviluppo del trasporto pubblico, che è un diritto.

Il diritto alla mobilità è un diritto che va garantito ed è un diritto prioritario. Le operazioni societarie che lei ha citato di Busitalia e della Metropolitana 5 di Milano sono state realizzate ad esito di procedura ad evidenza pubblica e con l'esclusivo utilizzo di risorse proprie. Come lei sa, infatti, l'uso dei contributi pubblici che il gruppo FS riceve dallo Stato e dalle regioni è vincolato, in forza della disciplina comunitaria e dei contratti, alla costruzione e manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria e alla fornitura dei servizi pubblici di trasporto. Quindi c'è divisione tra le due questioni. Per quanto riguarda invece il tema della cura del ferro, vorrei ricordare che le Ferrovie non stanno distogliendo investimenti, anzi abbiamo ben 62 miliardi per le infrastrutture ferroviarie nei prossimi dieci anni e 14 miliardi per il materiale rotabile di cui 4,5 per rinnovare tutto il parco rotabile del trasporto pubblico regionale che va migliorato in maniera decisa e che ancora è un punto su cui siamo in arretramento rispetto ad altri Paesi europei. Quindi la qualità dei servizi all'utenza pendolare aumenterà decisamente: abbiamo già in programma 210 treni e altri 300 arriveranno nei prossimi quattro anni. Questo accordo si fa con le regioni: è ovvio che la qualità del servizio sulle reti regionali, come lei sa, è di responsabilità diretta anche in base ai contratti che le regioni stesse stipulano con Trenitalia o con chi vince le gare di trasporto pubblico ferroviario. Quindi, ritengo che, da questo punto di vista, non ci sia distrazione ma c'è una necessaria differenziazione per dare anche un aiuto a far decollare, in maniera sempre più significativa, il trasporto pubblico locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di replicare per due minuti.

FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Grazie Ministro per la risposta. Sono insoddisfatto ed è anche una preoccupazione per quanto riguarda il tema della volontà da parte del Governo di andare verso un colosso della mobilità nel nostro Paese che, tuttavia, sarebbe anche un colosso con i piedi d'argilla. Perché lo dico? Perché dare oggi alle Ferrovie dello Stato la mission di occuparsi, non occasionalmente ma quasi in modo progressivo, del trasporto pubblico locale in tutte le città è una cosa, a mio avviso, piuttosto preoccupante, nel momento in cui abbiamo un'azienda statale che ancora soffre molto in termini di resa di servizio ai cittadini. Siamo, come lei ha ricordato, uno dei Paesi non certamente di punta a livello europeo per quanto riguarda i chilometri di rete, per quanto riguarda il numero di viaggiatori trasportati, per quanto riguarda le merci trasportate e questo è un altro settore su cui avremo una sfida importantissima: o la sappiamo cogliere in questi anni oppure perderemo - è il caso di dirlo - il treno dello sviluppo nel nostro Paese. Ritengo che sia necessario dare a Ferrovie dello Stato un input politico di concentrarsi maggiormente su queste partite non perché il trasporto pubblico locale non sia importante ma o noi recuperiamo questi gap che ci tengono in posizione arretrate nello scenario europeo o non lo faremo mai, considerata anche la condizione ad esempio delle stazioni in Italia. Abbiamo tre quarti delle stazioni italiane che non sono accessibili non soltanto ai disabili ma alla persona che ha una difficoltà deambulatoria, anche non permanente, e su questo dobbiamo intervenire pesantemente (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Elementi ed iniziative in merito al completamento dell'autostrada Asti-Cuneo - n. 3-03110)

PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03110 (Vedi l'allegato A).

MARIANO RABINO. Grazie Presidente. Signor Ministro, credo davvero di non dover ripercorre tutti i passaggi: è un tema notissimo quello dell'Asti-Cuneo, l'autostrada A33, dei lotti albesi dell'Asti-Cuneo rimasti incompiuti. Stiamo parlando di un'opera infrastrutturale che ha assunto i contorni e i caratteri quasi di un poema epico al punto da far diventare l'Odissea e l'Iliade filastrocche irrilevanti. Insomma, signor Ministro, le chiedo se siamo arrivati a un punto; se davvero corrisponda al vero che il Ministero ha raggiunto un accordo con le istituzioni europee e il concessionario; quale è dunque la soluzione progettuale individuata e soprattutto quando e come apriranno i cantieri.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, onorevole Rabino. Siamo a conoscenza di questo dossier che peraltro non è l'unico dossier che attende risposta da più di trent'anni, come ho già detto. Riguardo a quanto vi avevo già espresso in quest'Aula, certamente abbiamo fatto passi avanti. Avevo detto che cercavamo di risolvere la questione entro la fine di giugno e siamo davvero a ridosso dell'impegno che ci eravamo presi con gli enti territoriali, con i sindaci, con la regione e abbiamo proseguito interlocuzioni molto serrate con gli uffici tecnici della Commissione europea. Si è pervenuti finalmente a un'intesa sull'iter da adottare: questa è la vera notizia. Tale intesa però deve essere ancora formalizzata dopo un mio incontro con il commissario Vestager. La soluzione, come avevo già annunciato, prevede la realizzazione del lotto 2.6 in soluzione esterna alla galleria prevista nel progetto originario e il finanziamento tramite l'operazione di cross-financing con la società Satap A4 e quindi con possibilità di controllare il pedaggio in maniera adeguata senza grandi oneri per i cittadini. Ripeto che la soluzione va ancora ratificata ma questa è un'anticipazione che sicuramente possiamo dire di aver raggiunto un accordo tecnico. Confermo i 37 mesi previsti per la realizzazione dell'opera con l'avvio dei lavori e dello stralcio rimasto invariato rispetto al progetto originario, mentre i lavori del secondo stralcio all'aperto potrebbero essere auspicabilmente iniziati nel primo semestre del prossimo anno.

PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di replicare.

MARIANO RABINO. Signor Ministro, la ringrazio. Come lei sa, seguiranno gli interventi anche dei colleghi Gribaudo e Taricco, perché, sul tema, davvero c'è sempre stata una mobilitazione larga di tutto il territorio e di tutte le istituzioni: la regione Piemonte con il Presidente Chiamparino, al Senato si è interessato spesso di questa vicenda il senatore Esposito e poi il presidente della provincia nonché sindaco di Cuneo Federico Borgna e il sindaco di Alba. Insomma tutti: operatori, imprese, sindacati imprenditoriali, forze economiche e sociali. Signor Ministro, naturalmente lei oggi ci dà una bella notizia. Mi verrebbe da dire: agli interroganti che seguiranno dica quando formalizzerà questa intesa tecnica con la commissaria europea Vestager e soprattutto, signor Ministro, ci consenta di rimanere, se mi consente la metafora, ancora un po' come San Tommaso. Noi abbiamo veramente bisogno di far partire quest'opera: le raccomandiamo la massima sollecitudine, la massima mobilitazione, la massima concretezza sul tema. È una notizia molto positiva che il territorio accoglie favorevolmente ma, come le dico, troppe volte in passato abbiamo avuto notizie di accordi che poi non si sono trasformati in concreta apertura di cantieri. Grazie comunque per il suo lavoro e il suo sforzo: nella visita a Cuneo dello scorso 6 marzo lei aveva promesso che, entro giugno, avrebbe portato notizie importanti e positive; grazie per il suo lavoro e avanti così.

(Strumenti di finanziamento e tempi previsti per il completamento dell'autostrada Asti-Cuneo - n. 3-03111)

PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03111 (Vedi l'allegato A).

CHIARA GRIBAUDO. Presidente, Ministro, certamente non dobbiamo ricordare qui l'importanza di un'opera, l'autostrada A33, la cosiddetta Asti-Cuneo, opera fondamentale per la nostra provincia, la provincia di Cuneo, e naturalmente per tutto il nord-ovest del Paese. Il Partito Democratico in questa legislatura, in un lavoro corale e trasversale, come ricordava anche l'onorevole Rabino, insieme agli amministratori locali, alla regione Piemonte, alle categorie produttive tutte ha seriamente lavorato in questa direzione e la ringrazio per la disponibilità e la serietà con cui ha preso degli impegni il 6 marzo a Cuneo davanti alla nostra comunità. Oggi naturalmente noi siamo qui, alla fine del mese di giugno, proprio come lei ci aveva indicato, per chiederle riguardo a notizie che sono trapelate dai giornali locali e nazionali circa le novità: se effettivamente è stata raggiunta l'intesa e soprattutto le chiedo naturalmente un impegno preciso rispetto alla tempistica che è fondamentale per i cittadini del nostro territorio per far sì che si torni a riavere fiducia nelle istituzioni, naturalmente consapevoli che questa è un'eredità che viene dal passato, che lei stesso aveva definito una delle n opere incompiute che abbiamo ereditato e che, con serietà, senza prendere in giro gli italiani, sicuramente lei, come noi, stiamo cercando di risolvere nel migliore dei modi possibili.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

Grazie, onorevole. Anch'io ne approfitto per dire che il lavoro svolto è stato stimolato in maniera efficace dagli onorevoli, che ringrazio, e quindi tutti gli onorevoli del territorio, gli enti locali; però, appunto, avrei preferito non dovere fare questo annuncio preliminare, ma preferisco adesso attendere l'esito definitivo della negoziazione con la Commissione, la formalizzazione del quadro. Come voi sapete, questo quadro si inserisce in un puzzle di accordi con la Commissione per risolvere molte altre questioni, e quindi è un puzzle su cui abbiamo lavorato per mesi, e spero di poter venire sul territorio nel momento in cui abbiamo realmente chiuso gli accordi e formalizzato gli accordi.

Certamente, il progetto che noi abbiamo proposto e su cui ci avete stimolato comunque a trovare una soluzione è un progetto che ha le piene caratteristiche, adesso sì, di cantierabilità e di sostenibilità economico-finanziaria, cioè questo progetto - questa è la garanzia che oggi mi sento di dare in questa Aula -, nel momento in cui viene approvato, ha le piene garanzie di poter cantierarsi in tempi brevi, di potere essere eseguito e di poter avere dei pedaggi sostenibili per la popolazione, cioè di fare in modo che l'autostrada venga usata, perché questo è un altro problema che sappiamo. Quando i project o le concessioni sono troppo onerose, poi i cittadini non usano più, perché i pedaggi diventano troppo alti, le strade che sono state costruite.

Quindi, mi sembra che la soluzione, e questo davvero è frutto di un lavoro fatto con la regione, con la provincia, con i comuni, di un aggiustamento progettuale molto serio, in cui ognuno ha dato un contributo importante, e però attendiamo, e certamente, nel momento in cui avremo la certezza, potremo essere più tranquilli anche nel garantire i tempi che ho già detto all'onorevole Rabino poco fa, ma che credo siano molto ragionevoli e credibili.

PRESIDENTE. L'onorevole Taricco, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MINO TARICCO. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per le notizie che ci ha portato. Capisco il fatto che il Ministro volesse aspettare a dare, avendo un quadro più definito. Noi avevamo l'esigenza, entro la fine del mese, di poter rispondere alle questioni che il territorio ci poneva e che, giustamente, chiedevano di essere, in qualche misura, esaurite, ma mi permetto di fare solo due considerazioni. Lo ha già detto il Ministro: noi siamo davanti ad un'opera che è partita nel 1998, quindi, come dire, sono vent'anni che stiamo assistendo a movimenti, rinegoziazioni, riaccordi e via discorrendo, e vorremmo veramente che questa fosse la volta conclusiva in cui si mette la parola “fine” e si dà a un territorio un'opera che è il minimo collegamento indispensabile per permettere un'ordinaria possibilità di traffico e di vivibilità sul territorio. Mi permetto, in questo senso, qui, nel ringraziare della rassicurazione che ci è stata fornita, di dire che, dopo la chiusura dell'accordo con Bruxelles, sarà fondamentale l'accordo con la concessionaria, e qui c'è tutta la questione di quelle opere complementari, di cui tante volte abbiamo parlato, che sono fondamentali per garantire al territorio un minimo di agibilità.

Come lei ben sa, l'anno prossimo aprirà l'ospedale unico del territorio, che richiede tutta una rivisitazione della viabilità stradale che era collegata con l'accordo del 1992, famoso, nel quale il territorio accettò di rivedere tutto l'impianto complessivo, a fronte della garanzia di alcune opere complementari. Credo che, in questo momento, nel momento in cui si chiude l'accordo con Bruxelles, che speriamo sia una cosa in tempi molto brevi, di poter mettere mano a quel completamento dell'autostrada, sicuramente, ma anche delle opere complementari, perché diventano fondamentali per il futuro del territorio.

(Iniziative di competenza volte al pieno e regolare funzionamento dell'Autorità di sistema portuale del Mar di Sicilia Orientale – n. 3-03112)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Prestigiacomo n. 3-03112 (Vedi l'allegato A). Avverto che il quesito della presente interrogazione deve intendersi: “se intenda chiarire le ragioni per le quali non sia stato ancora pubblicato il decreto ministeriale 25 gennaio 2017, se non ritenga a questo punto opportuno ritirarlo definitivamente e, più in generale, quali iniziative intenda intraprendere per assicurare il regolare svolgimento dell'attività dell'Autorità portuale del Mar di Sicilia Orientale, garantendo l'insediamento del comitato di gestione.”, e non come stampato per un mero errore materiale.

L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrarla, per un minuto.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Lei ha praticamente già illustrato il quesito, ma io, di mio, ripropongo al Ministro una domanda che già gli ho posto in quest'Aula qualche mese fa. Che fine ha fatto il decreto ministeriale del 25 gennaio 2017, con il quale lei, nell'ambito della riforma delle autorità portuali, nell'accorpamento tra i porti di Catania ed Augusta, stabiliva, contro ogni logica, la sede nel porto di Catania? Questo decreto, che lei ha annunciato e poi in quest'Aula confermato, dopo sei mesi, non risulta ancora pubblicato. Allora, ci dica chiaramente quali sono le sue intenzioni, se intende rivedere quella decisione, se ha deciso di ritirarlo, perché non può dirci, ancora una volta, che il decreto è in attesa di essere pubblicato. Capisce bene che sei mesi per la pubblicazione di un decreto ministeriale sono qualche cosa di incredibile. La seconda domanda è: cosa pensa di fare per sollecitare la formazione dei comitati di gestione, se c'è un termine entro il quale i comuni e le regioni nelle quali insistono i porti devono indicare i loro delegati e quali devono essere le caratteristiche di questi delegati, se possono autonominarsi i sindaci stessi o i presidenti di regione stessi.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente, grazie onorevole. In merito al decreto, non ho intenzione di ritirarlo, abbiamo intenzione di procedere; purtroppo, la pubblicazione non dipende da me. Abbiamo provveduto a richiedere la pubblicazione al Ministero della Giustizia-Servizio pubblicazione leggi e provvedimenti già il 16 febbraio, appunto; poi, di nuovo, con tre solleciti, di cui l'ultimo il 16 di aprile. Al momento questi solleciti non hanno avuto esito; abbiamo avviato una procedura parallela attraverso l'ufficio legislativo del MIT, che ha di nuovo attivato la procedura di pubblicazione e la Gazzetta ha confermato che verrà pubblicato il 7 di luglio.

Quindi, il decreto verrà finalmente pubblicato. È chiaro che questa è una procedura che io ritengo inaccettabile per il tempo che ha richiesto, e su questo io e lei concordiamo perfettamente, sul resto no, ma su questo sì; però, creda, avrei preferito anch'io fosse stato pubblicato prima. Per quanto riguarda la nomina dei comitati di gestione, esistono dei criteri oggettivi, cioè noi abbiamo detto che intanto diciamo che il presidente può far funzionare l'ente in quanto, ai sensi dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 169, rimangono in carica i comitati portuali esistenti, e quindi l'attività dell'Autorità portuale può procedere.

Le caratteristiche che devono avere i delegati dei sindaci, i sindaci non ritengo opportuno che nominino se stessi, ma, legittimamente, possono essere nominati solo se hanno le caratteristiche esatte che si richiedono ai presidenti di competenza e professionalità. Quindi, le nomine di persone che non rispettano i requisiti richiesti al presidente sono nomine illegittime a tutti gli effetti, e abbiamo anche chiarito, come direzione, che noi riteniamo inopportuno e anche a rischio di illegittimità la nomina dei sindaci, idem dei presidenti di regione; devono avere le stesse identiche caratteristiche di competenza e professionalità del presidente dell'Autorità portuale.

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di replicare per due minuti.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Bene, ci dà una notizia, che il 7 di luglio leggeremo il decreto ministeriale di gennaio, finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, così l'8 di luglio Assoporto potrà procedere al ricorso al TAR, e poi vedremo chi ha torto e chi ha ragione. Per quanto riguarda i comitati di gestione, Ministro, ci vorrebbe un termine entro il quale comuni e regioni debbono nominare i nuovi delegati, perché, se lei ritiene che questa riforma debba essere una spinta per rendere più efficienti le gestioni dei porti, non sono pensabili sei mesi per la pubblicazione di un decreto che fissa la sede, sei mesi per la designazione dei componenti. E, poi, mi permetta di dire che mi risulta che la presidente Serracchiani si sia autonominata.

Allora, lei ha emanato una circolare, in verità, dove dice che i delegati nei comitati di gestione debbono avere caratteristiche di competenza. La presidente Serracchiani sfoggerà, allora, a tutti noi un curriculum vitae nel quale dimostrerà di avere competenze in materia di gestione portuale, altrimenti dobbiamo considerare illegittima, come lei ha appena dichiarato, la sua autonomina nel comitato di gestione.

Ecco, credo che lei, forse, dovrebbe prestare un po' più di attenzione a come sta andando avanti questa sua riforma, perché a me pare che, anziché rilanciare le attività dei porti, questa riforma abbia segnato invece un arretramento in molti casi e, comunque, una situazione di stasi in tantissimi porti che viaggiano nell'assoluta incertezza, perché lei sa bene che una figura chiave è quella del segretario generale che, diciamo, svolge quasi le funzioni di direttore generale di questi porti, ma senza i comitati di gestione queste figure non possono essere nominate.

Quindi, lei lamentava che alcuni porti erano stati commissariati per problemi di gestione. A me sembra che la sua riforma, anziché rilanciare i porti, di fatto stia segnando una fase di assoluta stasi e, quindi, la prego di prestare un po' più di attenzione e, soprattutto, di chiarire che sindaci e presidenti non si possono autonominare e, quindi, la Serracchiani è cortesemente invitata a dimettersi.

(Intendimenti in merito al rilancio degli investimenti in opere infrastrutturali – n. 3-03113)

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03113 (Vedi l'allegato A).

VINCENZO GAROFALO. Grazie. Signor Ministro, nel mese di giugno l'Istat ci ha comunicato, rivedendolo, un netto rialzo per la crescita del PIL del primo trimestre 2017, attestandosi a un più 1,2 per cento su base annua ed è il rialzo più alto da ben sette anni. Le stime anche della Banca d'Italia concordano su questo. E, allora, ci chiediamo: se questo rialzo, così interessante e soprattutto in crescita rispetto ai dati precedenti, ci fosse stato in corrispondenza a una maggiore spinta sugli investimenti in infrastrutture, noi avremmo potuto registrare un valore ancora maggiore della crescita del PIL, e su questo ovviamente immagino che lei abbia modo di anticiparci qualche azione che intende fare per poter rilanciare gli investimenti.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole, per questa interrogazione che consente di fare il punto. Intanto, diciamo che nel 2016 gli investimenti sono cresciuti in Italia - non sono calati - del 2,9 per cento, in modo superiore a quanto previsto nel DEF. Gli investimenti sono fatti di investimenti pubblici e di investimenti privati, così come classificati dall'Istat. Vorrei far notare che, tra gli investimenti pubblici, non sono inclusi gli investimenti di Ferrovie dello Stato, gli investimenti negli aeroporti, gli investimenti nei porti, cioè tutti i settori in cui gli investimenti stanno crescendo in maniera significativa, tant'è vero che, tra le opere che abbiamo aperto recentemente, vorrei ricordare opere aeroportuali imponenti come il terminal C dell'aeroporto di Fiumicino. Quel tipo di investimenti, come lei sa, non è incluso negli investimenti pubblici, dove invece sono considerati solo gli investimenti dei comuni, degli enti locali e di ANAS, per esempio. E così vale nei porti: gli investimenti delle autorità portuali sono considerati investimenti pubblici, ma la gran parte degli investimenti avvengono, come lei sa, spesso dai terminalisti privati. Dunque, ci sono queste differenze. Tuttavia, a noi interessa che aumentino gli investimenti complessivamente per l'effetto positivo che hanno sul PIL.

La contrazione dei bandi di gara nel primo quadrimestre, che lei ha segnalato nella sua interrogazione, non mi preoccupa molto. Per esempio - e solo per darle un elemento - prevediamo di pubblicare gare alla fine dell'anno con RFI per 7 miliardi di euro, cioè quasi il doppio dell'anno scorso. Il problema casomai, come lei ha giustamente sottolineato, è come fare in modo che questi bandi di gara si tramutino in lavori. Abbiamo certamente pubblicato e aggiudicato il bando di gara della Roma-Latina, ma i ricorsi e i controricorsi stanno bloccando l'avvio dei lavori. Abbiamo pubblicato e aggiudicato i bandi di gara della Napoli-Bari, di cui oggi ho inaugurato un tratto tra Bovino e Cervaro, ma purtroppo ci sono ricorsi e controricorsi.

Quindi, è ovvio che la previsione della ripresa degli investimenti pubblici dipende anche, oserei dire, da fattori che riguardano anche la tendenza che hanno le imprese a non considerare di lavorare con gli avvocati, ma di lavorare di più con gli ingegneri, perché il numero dei bandi per i lavori, che sono emanati da enti non considerati nel perimetro pubblico e non, è destinato sicuramente a crescere. È anche il lavoro su cui ci stiamo concentrando, visto che gli elementi di programmazione e di pianificazione sono stati tutti messi in campo: 47 miliardi di euro con il DPCM; 11 miliardi e mezzo programmati con l'FSC sulla parte infrastrutture e altri 13 miliardi di euro programmati per i patti di sviluppo del Mezzogiorno.

Complessivamente, c'è una mole di investimenti programmati credo mai vista in questo Paese che con l'allegato al DEF, dove vengono stabilite le priorità, ci possiamo anche utilmente concentrare per realizzare in tempi migliori, come lei giustamente auspica, per il bene dell'occupazione e del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà, per due minuti, di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Grazie, signor Ministro. Ovviamente, non contesto le cifre che lei ha comunicato, perché non abbiamo assolutamente disconosciuto i numeri che riguardano la programmazione. In realtà, lei ha anche fatto riferimento, durante la sua risposta, al fatto che spesso queste programmazioni non si tramutano immediatamente in lavori. In parte questo avviene per delle gare. Non credo che le imprese preferiscano fare lavorare gli avvocati; preferiscono credo, invece, fare lavorare i lavoratori, gli impiegati e le loro maestranze.

Dunque, la verità è questa, cioè che noi dobbiamo cercare di risolvere alcuni problemi in questo lunghissimo percorso che porta dalla programmazione fino alla realizzazione, fino alla gara, userei dire, perché poi purtroppo quello che avviene dopo il bando delle gare lo conosce molto bene.

Su questo le faccio un esempio, però, sul quale io le chiedo di intervenire, perché so che lei è molto attento. Il contratto di programma dell'ANAS è un contratto di programma che prevede un piano di investimenti per 23 miliardi di euro, di cui 16 già disponibili per la realizzazione di nuovi collegamenti e per le manutenzioni delle infrastrutture esistenti. Ebbene, questa approvazione del programma da parte del CIPE è ancora in attesa da otto mesi ed è indispensabile per potere smuovere le gare intanto. Cioè, il tema vero - e del resto su questo anche l'Unione europea spesso ci ha stimolato a farlo, ma anche il Fondo monetario internazionale e la Banca d'Italia - è cercare di rimuovere una serie di - come dire - collegamenti burocratici, che andrebbero perfezionati. Del resto, se la programmazione è fatta bene, se il lavoro è programmato bene, io credo che tutti questi passaggi possano essere migliorati.

Allora, su questo è importante il suo intervento. È importante l'intervento dell'intero Governo perché noi siamo in una fase positiva della crescita del PIL e accrescendo le infrastrutture, anche quelle private ovviamente e diamo atto che ci sono state, noi possiamo sicuramente avere una crescita del PIL che ci consente di avere maggiore occupazione, maggiori consumi e anche una maggiore sostenibilità del debito pubblico.

(Iniziative di competenza volte a chiarire alcuni effetti della disciplina in materia di sospensione dalle cariche elettive a seguito di sentenza di condanna, ai sensi del decreto legislativo n. 235 del 2012 – n. 3-03120)

PRESIDENTE. L'onorevole Dieni ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03120 (Vedi l'allegato A). Chiedo, per cortesia, ai colleghi di rimanere in silenzio. Prego.

FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Ministro, Villa San Giovanni sta diventando, in questi giorni, l'emblema stesso dell'abuso di una classe politica che piega le norme a suo vantaggio. Dopo le elezioni amministrative è stato eletto come sindaco Giovanni Siclari, storico esponente del centrodestra. Peccato che quest'individuo, secondo quanto previsto dalla “legge Severino”, fosse già stato sospeso dalla carica di assessore nel 2016, dopo la condanna in primo grado per abuso d'ufficio. Siclari, sfruttando le ambiguità della legge, si è candidato come sindaco, ha vinto le elezioni e, prima che il prefetto di Reggio gli notificasse nuovamente la sospensione, ha nominato come vicesindaco una sua sodale, in modo che potesse amministrare in sua vece.

Ovviamente, un tale comportamento non è conforme né allo spirito della legge né alle sentenze prodotte dalla Corte di cassazione. Vogliamo, quindi, sapere se il Governo intende fare qualcosa o se si girerà dall'altra parte, avallando questo aggiramento delle norme poste a tutela delle istituzioni come sembra avere fatto sinora.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, senatrice Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, io rispondo al quesito posto dagli onorevoli interroganti sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministro dell'interno, che è impossibilitato a intervenire.

La sospensione degli amministratori locali, nelle ipotesi previste dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 235 del 2012, può essere disposta solo nei confronti di coloro che abbiano formalmente assunto le funzioni pubbliche, presupposto che non può considerarsi giuridicamente venuto ad esistenza se non dopo che sia intervenuta la proclamazione degli eletti. Nel caso richiamato dagli onorevoli interroganti, la proclamazione del sindaco di Villa San Giovanni è avvenuta nella serata del 12 giugno scorso.

Il giorno seguente il prefetto di Reggio Calabria accertava l'esistenza di una causa di sospensione di diritto dalla carica nei confronti del neoeletto sindaco, ai sensi dell'articolo 11, lettera a) e comma 5, del decreto legislativo n. 235 del 2012, notificando il relativo provvedimento al neoeletto sindaco e agli altri componenti del consiglio comunale.

Tanto premesso, nell'interrogazione viene posta la questione della legittimità dell'atto sindacale di nomina del vicesindaco, sul presupposto dell'operatività di diritto dell'effetto sospensivo discendente dalla sentenza di primo grado, indipendentemente dal provvedimento prefettizio che avrebbe una natura meramente dichiarativa.

Sul punto si osserva che la giurisprudenza ha costantemente affermato che la sospensione di diritto di un consigliere comunale decorre dalla comunicazione del provvedimento prefettizio al consiglio comunale, sul presupposto dell'efficacia costitutiva e non meramente dichiarativa dell'intervento del prefetto. Pertanto, sulla scorta delle pertinenti, coordinate normative giurisprudenziali, sembra ragionevole ritenere che il primo cittadino di Villa San Giovanni, dopo essere stato proclamato eletto, abbia legittimamente proceduto alla nomina del vicesindaco. Rammento che né il prefetto territorialmente competente né il Ministero dell'Interno dispongono di poteri di controllo sugli atti delle amministrazioni comunali, se non nei casi tipizzati dalla legge, che non comprendono la fattispecie in esame; rimane ferma, ovviamente, la possibilità che eventuali profili di illegittimità possano essere fatti valere in sede giurisdizionale.

Ciò posto in punto di diritto, si osserva tuttavia che i contorni sostanziali della vicenda descritta appaiono comunque molto gravi. Proprio in ragione di ciò, la prefettura di Reggio Calabria, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, assicurerà la massima vigilanza sul funzionamento dell'ente.

PRESIDENTE. L'onorevole Dieni ha facoltà di replicare, per due minuti.

FEDERICA DIENI. Sono insoddisfatta della risposta. Non vi è dubbio che la legge cosiddetta Severino abbia alcuni limiti, cioè che non preveda casi come quelli registrati a Villa San Giovanni. Immagino che si richiedesse la decenza, che la decenza dovesse impedire che qualcuno che fosse già sospeso o in condizioni tali da venire immediatamente sospeso come un condannato in primo grado per abuso d'ufficio, si candidasse a fare il sindaco.

Ebbene, la nostra classe politica non è decente, e non è certo una scoperta. Questo caso si è prodotto e non si può far finta di nulla: non possiamo tollerare che attraverso un escamotage, condito da una buona dose di ignavia da parte chi doveva vigilare, si possa aggirare una legge che era nata per fare da argine contro l'occupazione delle istituzioni da parte dei condannati. E se questo Governo non intende fare nulla, allora è complice: complice del tentativo di smantellare gli argini contro il dilagare della corruzione nella politica, complice nell'infrazione continua delle regole da parte di chi occupa posizioni di potere. Tutti siamo uguali dinanzi alla legge, e non può essere che la politica sia più uguale degli altri.

Il caso di Giovanni Siclari, che, da condannato e sospeso, del tutto indisturbato si fa eleggere e nomina una sostituta per guidare un comune, getta infamia sulle istituzioni, perché è uno schiaffo allo Stato di diritto e al primato della legge.

E la questione della competenza è relativa, perché spettava alle strutture di governo sul territorio, al prefetto non consentire che la nomina del vicesindaco venisse effettuata, intervenendo immediatamente per ricordare che la sospensione operava dall'istante in cui Siclari veniva proclamato sindaco. Non è stato fatto, e ora si dà il via ad un'amministrazione illegittima, e l'avallo di questa situazione da parte del vostro Esecutivo è la prova che non c'è interesse alcuno per impedire che, una sassata dopo l'altra, si abbattano le norme che ancora frenano l'invasione dei corrotti e corruttori nella cosa pubblica. Potete usare belle parole, ma alla fine i fatti sono a definirvi: e il fatto evidente a tutt'oggi è che di fronte allo stupro del diritto decidete di girarvi dall'altra parte.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Capelli, Causin, Dambruoso, Epifani, Ferranti, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Guerra, Laforgia, Manciulli, Mannino, Marcon, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Realacci, Sanga, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventisette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Dimissioni del deputato Raffaele Calabrò (ore 16,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Raffaele Calabrò.

Comunico che in data 13 giugno 2017 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Raffaele Calabrò: “Illustre Presidente, le scrivo per comunicarle la mia volontà di dimettermi dalla Camera dei deputati che autorevolmente rappresenta e presiede. Lascio il Parlamento per tornare alla cattedra universitaria, per potermi dedicare a tempo pieno all'altra mia vecchia e mai sopita passione: la formazione dei giovani. Tra loro ho iniziato la mia carriera lavorativa e tra loro desidero concluderla e ho, così, deciso di accettare la proposta di ricoprire il ruolo di Rettore dell'Università Campus Bio-Medico di Roma.

Si conclude per me un ciclo di impegno politico nelle istituzioni, che è iniziato oltre 22 anni fa e che mi ha visto” - colleghi, per favore! Non vi chiedo di ascoltare, se non vi interessa, ma vi chiedo almeno di permettere alla Presidenza di leggere la lettera del collega, che credo sia comunque un elemento importante. Dicevo: “Si conclude per me un ciclo di impegno politico nelle istituzioni, che è iniziato oltre 22 anni fa e che mi ha visto attore in tante battaglie nella e per la mia regione, la Campania, ed in Parlamento. Un ventennio che mi ha regalato memorabili momenti di gioia e soddisfazione per i risultati raggiunti, così come non sono mancati i motivi di delusione ed amarezza.

È stata una scelta difficile e sofferta, ma sono sicuro che, anche se non siederò più in quest'Aula, il mio impegno politico, sebbene con modalità e caratteristiche differenti, proseguirà sempre e comunque. Chi come me è stato per tanti anni al servizio delle istituzioni, sentirà sempre il dovere di dare a suo modo il proprio contributo per il bene del Paese. Si resta al servizio della collettività.

Il rispetto che debbo a questa istituzione mi porta a sperare di aver adempiuto al meglio al mandato istituzionale che ho avuto il privilegio di ricoprire. Ho lavorato in questi anni guidato da principi di lealtà e rispetto degli altri, sussidiarietà, solidarietà e tutela dei più deboli; sui temi attinenti ai diritti civili ho ricercato fino alla fine il dialogo con tutti, andando oltre gli steccati ideologici, perché resto un fermo sostenitore della necessità di un confronto costruttivo sempre, soprattutto sui temi sensibili che impattano nella vita privata dei cittadini.

Desidero ringraziare Lei, i colleghi e il personale del Parlamento, cui va tutta la mia stima per la professionalità che dimostra quotidianamente.

Le chiedo, inoltre, di poter rivolgere un saluto speciale ai parlamentari di Alternativa Popolare e un grazie sincero va al presidente Angelino Alfano, al presidente di gruppo Maurizio Lupi e a quei colleghi, appartenenti anche ad altri gruppi, con i quali ho avuto l'onore e la fortuna di condurre insieme tante battaglie e di instaurare un rapporto di autentica amicizia. Un sincero e sentito saluto, Raffaele Calabrò” (Applausi).

Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Calabrò avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore… Grazie.

RAFFAELE CALABRO'. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credetemi, non è facile trasmettervi in pochi minuti le emozioni, i sentimenti che provo nel lasciare quest'Aula. Sento, innanzitutto, il desiderio di ringraziare le persone che mi hanno voluto qui, cioè tutti quei miei elettori che mi hanno dato fiducia in questi anni, consentendomi di vivere un lungo percorso politico, prima come consigliere e assessore della regione Campania, fino a ricoprire l'incarico di senatore e, infine, di deputato. E a loro vorrei dire che, se è vero che lascio le istituzioni della politica, è anche vero che non intendo abbandonare Napoli, che è la mia città e che amo, e la Campania. Me ne occuperò in una veste nuova, me ne occuperò da semplice cittadino, ma con lo stesso impegno politico che mi ha accompagnato in questi 22 anni.

Stamattina, mentre mi avvicinavo a quest'Aula, mi veniva da domandarmi se ho fatto tutto quello che avrei dovuto fare, se ci ho messo l'impegno dovuto in questo lavoro, la possibile dedizione. Non posso darmi io la risposta, non so darmi una risposta, spero che me la diate voi.

Ho tentato in questi anni di portare avanti le battaglie in cui ho sempre creduto, dai temi della bioetica, con un “no” chiaro all'eutanasia e alla legalizzazione della cannabis, ai temi di politica sanitaria, dove mi sono battuto per lo sblocco del turnover in sanità e per una diversa e più equa distribuzione delle risorse destinate alla sanità meridionale, tanto per citare alcuni temi.

Personalmente, ho iniziato il mio percorso politico convinto, come era solito ripetere Papa Paolo VI, che la politica sia la più alta forma di carità. So che questa è una citazione abusata, ma da sempre io sono convinto che solamente i forti ideali, solamente la capacità di sognare, possono essere i potenti stimoli all'impegno quotidiano di ciascuno di noi. E ancora oggi, io credo che più alto sia il ruolo ricoperto nella società, ancora più nobili devono essere i sogni e le motivazioni per il nostro impegno al servizio dei cittadini. Non si tratta di principi e di utopie ormai un po' vintage, ma di questioni tremendamente concrete, questioni che hanno un impatto diretto nella quotidianità delle persone e che incidono sulla qualità della vita, dai servizi sanitari all'ambiente, alla scuola, alla famiglia.

So, lo so già, da adesso, che sentirò nostalgia dei momenti di confronto, quei momenti di confronto leali, costruttivi, che ho avuto con molti di voi e molti di voi io ringrazio per l'amicizia che mi hanno offerto.

Lascio la vita parlamentare consapevole della fortuna, consapevole del privilegio che ho avuto nel sedere su questi scranni, e ricostruendo alcune foto storiche di quest'Aula mi sembra di riconoscere che in questo banco era seduto Alcide De Gasperi; altri tempi, altri livelli assolutamente lontani da quelle realtà.

È da questa postazione che si ha la migliore prospettiva per comprendere quanto velocemente sia cambiata negli ultimi due-tre anni la politica italiana. Solo chi ha il privilegio di accedere a quest'Aula sa che non è vero che tutto è casta, come qualcuno vuol farci credere, ma che sono tanti i colleghi che hanno l'idea radicata che un parlamentare sia innanzitutto una persona delle istituzioni, un portatore sano delle istanze della società civile, delle istanze del proprio mondo.

Non sarei del tutto sincero, però, se tacessi che oggi la credibilità del Parlamento è stata messa a dura prova da coloro che hanno utilizzato il ruolo politico per soddisfare ambizioni personali anteponendole al bene pubblico e contribuendo così a una percezione di un Parlamento troppo distante dalla società civile. Si è così inconsapevolmente alimentata una certa demagogia, un certo populismo, a scapito del vero significato, della vera essenza del ruolo che oggi qui dentro noi dobbiamo ricoprire.

Vado via comunque fiducioso che questo Governo, che le Camere, sapranno in questo ultimo scorcio di legislatura portare a termine con coraggio quei provvedimenti di cui davvero il Paese ha bisogno, quelli che rappresenteranno un'iniezione di coraggio, un'iniezione di ripresa, che i cittadini aspettano da tempo.

Mi è stato proposto l'incarico di rettore dell'Università Campus Bio-Medico di Roma. Ho verso questa istituzione un particolare affetto, ho contribuito alla sua nascita agli inizi degli anni Novanta e in più - confesso - che non ho mai perso l'amore verso la formazione dei giovani, l'amore verso la ricerca. Per me è un po' come tornare a casa, a quella casa dove nelle aule universitarie si preparano i futuri medici.

Riparto da dove è iniziata la mia carriera professionale. Eppure sento di nuovo, come la prima volta, la responsabilità di preparare al meglio quegli uomini e quelle donne che avranno nelle loro mani la vita di una persona. Sappiamo bene che la formazione di un medico non è semplicemente una preparazione tecnica, ne abbiamo discusso recentemente in quest'Aula e più volte. Oggi, più che mai, è importante curare la dimensione umana del medico, la sua capacità di saper entrare in relazione con il paziente, aiutarlo a riscoprire il valore della competenza, il valore della professionalità in un'epoca in cui spesso rischiano di essere disconosciute.

Signor Presidente, chiedendole di voler accogliere le mie dimissioni, voglio esprimere un grazie a tutti i membri di quest'Aula, ai funzionari, ai commessi, ai colleghi parlamentari, e in particolare ai colleghi del mio gruppo, al presidente Alfano, e in particolare, permettetemelo, al capogruppo Maurizio Lupi, con il quale ho condiviso numerose battaglie che, al di là dell'esito, sono sempre state l'espressione della nostra forza. Un augurio sincero e un buon lavoro a tutti (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole, professor Calabrò.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Sono felice di intervenire subito dopo l'onorevole Calabrò, ormai o magnifico rettore o comunque sempre professore; cessa la terminazione strettamente politica per recuperare sempre più la dimensione professionale. Intervengo subito dopo di lui semplicemente perché sono parte di uno dei gruppi più piccoli che ci sono in Parlamento, ma lo faccio in realtà con la gioia profonda di chi arriva a fare attività politica dopo tanti, tanti anni di lavoro professionale maturato nei campi più diversi. Questa è un po' la ricchezza di questo Parlamento di cui il professor Calabrò è uno degli esponenti forse più vivi, cioè arrivare in Parlamento con il sogno di poter risolvere attraverso l'impegno politico tutta quella serie di problemi con cui ci siamo misurati per tanti anni e nei confronti dei quali abbiamo trovato ostacoli, difficoltà incomprensioni, comunque anche mancanza di strumenti legislativi adatti per poterli affrontare. Essere in Parlamento con una competenza professionale e con una passione politica significa anche regalare all'opinione pubblica la dimensione di una politica che non può essere ridotta a mera logica di casta, ma che invece è vera e propria passione.

Io credo che ci sono tanti modi di servire il Paese, ci sono tanti modi di fare politica e certamente quello di chi insegna, di chi forma, tanto più se poi questi insegnamenti e questa formazione si svolgono a contatto con un'attività impegnativa come l'attività dell'assistenza e l'attività della ricerca, è uno dei modi molto belli e molto forti. Non a caso noi approveremo tra oggi pomeriggio e domani il disegno di legge suo Registro nazionale dei tumori. Noi approviamo uno strumento di legge, ma c'è poi chi i tumori li cura davvero sul campo, chi dei malati oncologici si prende cura fino in fondo, chi fa ricerca per trovare quegli strumenti che possano rendere più facile la relazione di cura.

Credo - e concludo Presidente - che questa passione per la politica letta anche nella dimensione della vita e dell'obbligo da parte di tutti noi di offrire alla vita di tutti, senza distinzioni di sorta, le migliori condizioni possibili, resti una delle motivazioni più profonde anche da parte mia per continuare a restare nel Parlamento. Si può servire andando e si può servire restando, l'importante è non perdere di vista il senso di determinati valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzettto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Solo pochi secondi per dichiarare il voto contrario del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, devo confessare che sono rimasto sorpreso e turbato, alcuni giorni fa, dalla notizia comunicatami dal professor Calabrò stesso della sua intenzione di dimettersi dal mandato parlamentare. Calabrò è una persona di rara sensibilità, caratterizzata da squisiti tratti di umanità, estremamente corretta nelle sue relazioni. È un illustre cardiologo, capo di una scuola affermata, leader della cardiologia napoletana. È un cristiano impegnato in politica al servizio del bene comune, disinteressato in questa sua attività, lontano dalla politica come carriera e ancor più dalla politica intesa come arricchimento personale.

Conoscitore profondo della macchina sanitaria, in particolare di quella campana, che ha contribuito fortemente ad orientare verso processi di miglioramento dall'interno, e poi parlamentare serio, preparato, coscienzioso, come ho avuto modo di constatare direttamente nel periodo in cui abbiamo condiviso la presenza nella XII Commissione. Attento, in modo particolare, ai temi sociali, quelli della fragilità in particolare. Attento ai temi della salute che, come ho detto, conosceva profondamente, attento ai temi dell'università e, in particolare, della formazione degli studenti di medicina, della formazione degli specializzandi, i futuri specialisti della sanità italiana, di cui anche in questi giorni si sta discutendo, e anche delle altre professioni sanitarie, dimostrando, con questo suo interesse e con questa sua profonda conoscenza, l'autentica passione del docente trasferita nelle Aule parlamentari.

Permettetemi però di sottolineare qui, con particolare affinità dell'animo, il suo impegno diretto, attento, dotato di profonda conoscenza dei fenomeni e delle dinamiche culturali, per quanto riguarda i temi della bioetica, per quanto riguarda il diritto alla vita da tutelare nelle istituzioni, da quella nascente a quella morente.

Ho conosciuto Raffaele Calabrò prima di entrare io in quest'Aula, quando lui era relatore del disegno di legge sul fine vita al Senato, nella precedente legislatura, impegno che ha continuato a portare avanti con passione, slancio, determinazione e sacrificio personale anche in questa legislatura, condividendo insieme questa battaglia. Ha dimostrato in tutto questo la vera stoffa di cui è fatto il suo abito, la stoffa dell'umanesimo cristiano.

Io voterò contro appunto queste sue dimissioni, pur sapendo di non interpretare il suo desiderio e tuttavia sono convinto che, nel momento in cui la sua scelta, come è naturale che sia, sarà assecondata e Raffaele potrà tornare al suo lavoro di docente universitario, nei panni impegnativi di rettore del Campus biomedico, sono convinto che la sua mancanza qui sarà avvertita, anche se le esperienze che qui ha maturato a servizio di tutto il Paese saranno trasferite nella sua nuova attività.

Caro Raffaele, oltre che un amico personale posso dirti con tutto il cuore, giocando forse un po' con le parole: sei stato un parlamentare davvero Magnifico, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Grazie signor Presidente, io credo che un momento come questo, anche se con grande dispiacere - è evidente che il mio gruppo parlamentare perde un valente deputato, acquisisce un valente rettore, un grande rettore ovviamente il Campus biomedico - ma un momento come questo serva a tutti noi e serva a tutti noi proprio nell'epoca storica in cui viviamo, dove si assiste alla massima distanza tra le istituzioni, la politica e i cittadini, al livello più basso di comprensione e di gradimento di quella che è l'istituzione Parlamento.

In un momento come questo, in un periodo storico come questo, più che delle parole servono dei

Gesti, dei segni, dei fatti, delle testimonianze che possano dire che il Parlamento, la politica, il Parlamento e la politica sono la massima espressione del valore del proprio Paese, sono l'elemento di sintesi e di rappresentazione di una comunità che si sente non divisa, ma unità su valori che si riconoscono, partendo dalle differenze e che per far questo c'è bisogno che ogni cittadino, qualunque professione faccia, qualunque ceto sociale abbia, possa, in un momento della propria vita, mettere a disposizione le proprie capacità e le proprie qualità al servizio della comunità.

E il Parlamento è il luogo massimo della rappresentanza degli interessi positivi, della rappresentanza degli ideali e dei valori, della rappresentanza delle capacità, come la Costituzione sancisce.

Ecco, ogni volta che un deputato - oggi è l'amico, l'onorevole Raffaele Calabrò - testimonia questo, è un passo in avanti per recuperare questa credibilità.

Io credo che dobbiamo dire grazie tutti, non solo il mio gruppo parlamentare, ma dobbiamo dire grazie tutti noi, in particolare per due grandi questioni, che in questi anni mi hanno permesso, nel conoscere la figura di Raffaele Calabrò, di capire la portata del valore della politica e delle istituzioni.

La prima: che cos'è la politica e cosa sono le istituzioni; lo ha testimoniato ancora una volta nel suo discorso di addio, mentre lascia questo Parlamento, l'onorevole Raffaele Calabrò: per servire bene il proprio Paese, per servire bene le istituzioni e la politica, per servire bene il Parlamento, si parte da ciò che si è, si riconosce con orgoglio le proprie capacità, quelle che ci sono date, la propria professione, i propri ideali e i propri valori, il proprio territorio, la terra da cui si viene, le origini da cui si è e di cui si è espressione e non ce le si dimentica quando si arriva in quest'Aula, ma le si porta, le si mette a contributo, con passione, con forza, con gioia e anche con discussioni a volte anche molto ferrate.

Ecco, Raffaele Calabrò, partendo dalla propria professione – medico, professore - dalla propria fede - che non ha mai nascosto: quella cattolica - ha interpretato la responsabilità che gli era data e che gli è data in questo modo e l'ha messa a servizio di tutti noi e lo fa ognuno di noi, non solo Raffaele Calabrò, ma ognuno di noi fa questo e dobbiamo rivendicarlo e ritestimoniarlo con serietà e con orgoglio questo valore.

Ognuno di noi compie e fa questa cosa nello svolgere il ruolo di parlamentare e Raffaele l'ha fatto e l'ha fatto nel modo che riteneva più utile e più giusto e ha dato un contributo.

Mentre ero qua, tanti colleghi sono venuti a stringergli la mano e le parole che gli dicevano erano: onestà, competenza, capacità di dialogo e di ascolto; ecco, credo che questo è l'esperienza che lui si porta a casa, ma è il grande ringraziamento che noi dobbiamo dargli per quello che ha dato come contributo.

La seconda cosa - e concludo - è una cosa ancora più specifica e più importante: è la testimonianza di che cosa vuol dire laicità e di che cosa vuol dire la politica nel rispetto dell'altro non come nemico, ma come avversario.

Noi militiamo in tanti gruppi politici, rappresentiamo tante diversità, tante culture diverse, tante passioni politiche diverse, in maggioranza e all'opposizione: in tutti questi anni, l'onorevole Calabrò ha testimoniato, dandoci aiuto in questo, che l'altro è un avversario ma non è un nemico, che si può e si deve partire dalla propria fede, dai proprie ideali e dai propri valori, ma cercare con l'avversario e con l'altro il compromesso.

Compromesso, etimologicamente, vuol dire promettersi insieme, cioè compromettersi con l'altro.

Non a caso lo cito: proprio per la sua estrazione e la sua formazione, Papa Ratzinger dice e ha sempre detto che l'arte più nobile della politica è l'arte del compromesso, che è il vero valore morale, che non vuol dire rinunciare ai propri ideali, a quello in cui si crede - non l'ha fatto, quando si è occupato recentemente, per esempio, della legge per le dichiarazioni anticipate di trattamento, della legge sul fine vita, anzi, si è battuto perché i suoi ideali e i suoi valori e le sue competenze scientifiche potessero essere messe a disposizione di questa Assemblea - ma l'arte del compromesso è ascoltare le ragioni dell'altro, non descrivere l'altro come un male, come il nemico assoluto, ma comprenderle e arrivare a individuare ciò che è bene non per sé o per quello in cui si crede, ma per una parola dimenticata che è il bene comune, di cui il Parlamento è la sintesi e la rappresentanza.

Patria, ognuno la chiami patria, Paese, orgoglio nazionale, bene comune, ma questo è quello che noi siamo qui a fare.

Per concludere dicendo ancora grazie all'onorevole Calabrò e dicendo che il voto del mio gruppo parlamentare, quello di Alternativa popolare - a malincuore, ovviamente - sarà positivo, devo dire che mai come in questo momento le parole di Chesterton possono essere un segno per l'onorevole Calabrò, ma un segno per tutti noi.

Le voglio rileggere, anche se un po' nella distrazione di tutti.

Chesterton diceva: i nostri avversari potranno dire che non abbiamo ragione, ma non potranno mai dire che non abbiamo la ragione. Questa è la vera laicità! È la laicità che ognuno di noi, cattolico, credente o non credente, per qualunque ideale ha, può e deve testimoniare: l'uso della ragione, che ognuno di noi ha e che è la modalità con cui insieme ci confrontiamo con l'altro. Potremmo e possiamo non avere ragione, ma sempre la ragione è quella che deve essere messa in gioco, in un grande Stato laico che si chiama Italia, proprio per il bene del proprio Paese.

Lo ridico: ovviamente perdiamo un buon parlamentare, ma il Campus Biomedico guadagna un ottimo rettore (Applausi). Credo anche - perché ha detto che non smetterà di fare politica - che la relazione tra mondo scientifico, ricerca e Parlamento e istituzioni non potrà che essere rafforzata dall'esperienza che, in questo caso, il rettore Calabrò porterà nella sua nuova professione (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

Prego i colleghi di abbassare il tono la voce e, magari, anche di cominciare a prendere posto.

DONATA LENZI. Presidente, colleghi e collega onorevole Raffaele Calabrò, in questa legislatura quest'Aula ha avuto altre occasioni di votare dimissioni di colleghi, a volte per conseguenza di scelte difficili o di esperienze che esprimevano profonda delusione.

Ecco, questa non è una di quelle occasioni. Questo è un momento, nel quale ci troviamo di fronte a una persona che compie una scelta, una scelta di vita, una scelta professionale e, per queste ragioni, per assumere nuovi importanti incarichi, ci lascia.

Noi deputati della XII Commissione del gruppo del PD abbiamo in questi anni lavorato insieme con l'onorevole Calabrò, ne abbiamo potuto apprezzare la competenza, la sua passione di medico, la sua passione per la politica, la sua capacità di mediazione e un tratto umano che non è mai mancato. Anche con il suo contributo e grazie al suo contributo, questa legislatura è stata, per la nostra Commissione e per noi che ci occupiamo di sanità e di politiche sociali, tra le più produttive in assoluto.

Con la sua scelta di oggi ci dimostra che è possibile entrare in Parlamento portatori di passione e di competenza professionale, maturate nella proprio attività professionale, dedicare al lavoro parlamentare un alto compito di parlamentare, come ha voluto ricordare nel suo intervento, collaborare al lavoro parlamentare, contribuendo al bene del Paese e, nello stesso tempo, arricchire ulteriormente la propria capacità professionale, tanto che adesso può legittimamente con tutti i requisiti aspirare ad un altro ruolo e ad un altro incarico.

Lo dico perché troppo spesso si pensa che questi sono anni persi, non produttivi, nei quali ci siano persone che non hanno competenza e professionalità. Dimostra che è vero il contrario ed è vero tanto, che adesso può intraprendere una nuova sfida, sempre orientata alla medicina e sempre orientata alla formazione dei più giovani, nonché mantenere, come ha detto, l'attenzione alla sua città, che in questi anni non è mai mancata.

Allora, queste sono le ragioni per cui, anche differentemente dalla prassi in vigore, noi voteremo favorevolmente alla sua richiesta di dimissioni e gli auguriamo i migliori auguri e il nostro sostegno per la sfida che lo attende (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà, per un minuto. Invito, intanto, i colleghi a prendere posto, per cortesia.

ALESSANDRO PAGANO. È più che sufficiente, Presidente, è solo per portare la mia testimonianza personale di un'amicizia che dura da ventuno anni. Eravamo tutti e due assessori regionali alla sanità e ci incontravamo in Conferenza Stato-regioni e conducevamo assieme battaglie, che poi sono rimaste le stesse in questi ventuno anni: la sacralità della vita, che va difesa sempre e comunque; la libertà di educazione senz'altro; una medicina e una visione della salute antropologica. Sono tutti aspetti che, ovviamente, ci hanno caratterizzato e hanno caratterizzato in maniera magistrale anche l'operato del professor Raffaele Calabrò.

Io sono particolarmente contento di questa fine anticipata di legislatura, perché Raffaele Calabrò va a svolgere un ruolo importante nella nostra società, continua a essere attivo e dinamico, ma soprattutto testimonierà in un contesto elevato, quale è il Campus Biomedico, che cosa significa interpretare bene il ruolo della politica. Infatti, non ci sono dubbi che negli ultimi dieci anni è accaduto un fenomeno, mondiale, a essere sincero, ma in Italia ha trovato una recrudescenza, e cioè quello di delegittimare il ruolo della politica: più bassa è la politica, meno conta nei confronti della società e più facile per i poteri forti è realizzare processi di condizionamento sociale, culturale e politico. Avere uomini forti, che credono nelle istituzioni, che credono nel ruolo della politica è essenziale, soprattutto nel momento stesso in cui tutto questo viene tramandato alle generazioni che verranno. E certamente il Campus Biomedico sforna classi dirigenti, sforna uomini che hanno l'esigenza di essere non soltanto bravi medici, ma anche avere fiducia nella società e in quello che potrebbe essere - e sarà sicuramente così - il ruolo della buona e sana politica. Non fosse altro per questo, penso che in tutto questo dovremmo essere assolutamente contenti di questo passaggio di testimone sociale che Raffaele Calabrò sta realizzando per lui e per il Parlamento stesso.

PRESIDENTE. Hanno fatto richiesta altri due gruppi di intervenire. Voi sapete che di solito le discussioni e le dichiarazioni le facciamo in ordine crescente. Facciamo eccezione, però contenendo gli interventi a due-tre minuti al massimo, così come ho fatto per l'onorevole Pagano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

Prego i colleghi, se riescono a liberare l'emiciclo o comunque a non fare riunioni nell'emiciclo antistante il Governo e, soprattutto, al Comitato dei nove.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. A nome del MoVimento 5 Stelle vorrei spiegare le ragioni del nostro voto e vorrei anche in quest'Aula – che appunto rappresenta il popolo italiano e permette di parlare al popolo italiano - raccontare quel che avverrà molto probabilmente nelle prossime ore.

Il MoVimento 5 Stelle, ogni qual volta è arrivata una richiesta di dimissioni di un parlamentare ha sempre votato a favore. Questo perché riteniamo che un parlamentare che prende la decisione, appunto, di dimettersi, evidentemente non ha più voglia di sostenere le proprie idee o, comunque, rappresentare il popolo italiano, per cui è giusto che vada a casa. E la legge evidentemente prevede il fatto che entri qualcuno al posto, appunto, in questo caso, del deputato Calabrò. È opportuno, però, in quest'Aula raccontare chi molto probabilmente - poi gli consigliamo vivamente di non farlo - potrebbe entrare al suo posto. Potrebbe entrare al posto, appunto, del deputato Calabrò un ex politico, politico ancora, che si chiama Laboccetta. Forse voi lo conoscete bene perché era, nella passata legislatura, membro appunto del partito del Popolo delle Libertà, se non sbaglio. E, durante la passata legislatura, la magistratura chiese, tentò, di sequestrare il computer di un tal Corallo. Qualcuno, sempre al centrodestra lo conosce. Corallo è uno dei boss delle slot machine, attualmente sotto inchiesta per quel che concerne, tra l'altro, un'indagine molto, molto, molto, molto pesante, riguardante riciclaggio, denaro sporco, finanziamento illecito, connessioni con il sistema delle banche, che forse avrebbe finanziato questo imperatore delle slot machine, molto legato tra l'altro a un altro esponente famoso del centrodestra, che poi si è giocato la sua carriera politica per via di tanti errori, che è appunto Gianfranco Fini, ex Presidente della Camera - stava lì prima della Presidente Boldrini -, anche lui tra l'altro in questo momento sotto indagine, appunto, per riciclaggio, se non sbaglio, sempre riguardante il processo, appunto, su Corallo, questo boss delle slot machine.

L'ex deputato Laboccetta, che potrebbe entrare al posto, appunto, del deputato Calabrò, entrerebbe dopo essere entrato qualche settimana fa a Regina Coeli, cioè cambierebbe il proprio luogo, insomma, magari si troverebbe anche in compagnia qui di qualche collega, e passerebbe da Regina Coeli, appunto, al Parlamento della Repubblica italiana, questa è la verità. In questo momento è stato scarcerato, forse perché sta testimoniando, è diventato una sorta di collaboratore di giustizia riguardo al processo Corallo, che coinvolge anche Gianfranco Fini. È bene soltanto che i cittadini sappiano quel che sono diventate le istituzioni: oggi, al posto di votare provvedimenti utili per la cittadinanza, si votano le dimissioni di un deputato, che evidentemente non ha più voglia di fare il deputato, e, molto probabilmente, ne entrerà un altro, appunto, che è uscito da Regina Coeli, farà qualche centinaia di metri da Regina Coeli ed entrerà nella Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si chiama Laboccetta, fu lui a dire, per evitare il sequestro del computer di Corallo, “quel computer è mio, quindi io sono un parlamentare della Repubblica e non mi può essere sequestrato”. Le sapete tutte queste cose, non so perché non le abbiate dette voi, ma, evidentemente, anche a questo ci pensa il MoVimento 5 Stelle. Per noi è una vergogna che le istituzioni siano diventate quel che sono diventate. Consigliamo, per quel che possiamo fare, al signor Laboccetta non di restare a Regina Coeli, ma, comunque, di fare altro e di non entrare in questo Parlamento, già, evidentemente, svilito da tanti personaggi. Il MoVimento 5 Stelle, però, vota qui non su Laboccetta, ma su Calabrò, per cui voteremo a favore delle dimissioni del deputato Calabrò, dichiarando al popolo italiano che ci sentiamo indignati della presenza di certi soggetti, passati o futuri, all'interno della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Raffaele Calabrò è un medico eccellente, un luminare della scienza medica. Per me e per noi di Forza Italia è un amico, un amico sincero, un amico capace, un amico che ha interpretato ruoli importanti con la nostra squadra, una persona perbene, una di quelle migliori esperienze, come si dice, della società civile, capace di interpretare al meglio le istituzioni e le sensibilità istituzionali in varie occasioni e in vari luoghi. Non mi tocca qui apprezzare l'uomo, né testimoniare ulteriore amicizia alla persona, al professionista, al politico. Per me è anche tutto più difficile, perché Raffaele per me è collega tre volte: è collega medico, è collega medico del Monaldi, è collega parlamentare più volte. E, devo dire, non stiamo qui a ragionare e a disquisire di chi subentra: qui ragioniamo di Raffaele, che si incammina per una nuova, importante e prestigiosa, e io dico sicuramente utile, esperienza, utile per quei tanti ragazzi, per quelle tante ragazze, che si potranno illuminare, si potranno formare con la scienza, con l'esperienza, con la competenza e, soprattutto, davvero consentitemi, con la sensibilità dell'amico Raffaele Calabrò. Per questo motivo, il gruppo di Forza Italia voterà a favore (Applausi).

MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, un richiamo al Regolamento molto importante, perché il Regolamento della Camera chiarisce in maniera inequivocabile che ogni singolo parlamentare deve avere chiaro l'oggetto per cui si sta votando. Dall'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle risulta che non è assolutamente chiaro l'oggetto e il motivo per cui si sta votando, e, allora, credo lo si debba ribadire: non si votano le dimissioni dell'onorevole Calabrò perché si è stancato di fare il parlamentare, anzi, lo ha fatto molto bene (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD); non si votano le dimissioni dell'onorevole Calabrò perché non ha niente da fare, ma perché l'onorevole Calabrò è stato chiamato ad assumere un incarico prestigioso, cioè, quella di rettore di una delle eccellenze più importanti del nostro Paese, carica che è incompatibile con la carica di parlamentare, proprio nel rispetto delle leggi. È evidente che a qualche altro deputato mai sarà chiesto di fare il rettore (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, Partito Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Civici e Innovatori e Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio. Onorevole Lupi, mi perdoni, al di là delle ragioni, la Presidenza ha facoltà di chiarire il significato del voto e lo fa adesso che indice la votazione segreta mediante procedimento elettronico sull'accettazione delle dimissioni del deputato Raffaele Calabrò, e questa è la motivazione. Poi, tutto il resto resta agli atti, sia nelle motivazioni che l'onorevole Di Battista legittimamente ha facoltà di esprimere sia nell'esplicitazione di quello che sarà l'impegno prossimo venturo del collega Calabrò.

ROBERTO FICO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Siccome l'onorevole Lupi ha detto che noi non conoscevamo l'oggetto del dibattito che si sta svolgendo in questo momento in Aula, invece lo conosciamo benissimo, ma il dibattito è soggetto sempre ad interpretazione. La nostra interpretazione è che, se un deputato della Repubblica italiana vuole andare ad un altro incarico, può andare, ma per noi si è stancato, magari, di fare il deputato della Camera dei deputati della Repubblica, perché anche questo è un incarico prestigioso, che il popolo italiano gli ha attribuito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e non un consiglio, magari, di facoltà, che è molto diverso. Allora, nella vita ognuno prende le proprie scelte, vanno rispettate, perché in quel momento…

PRESIDENTE. Presidente Fico, la ringrazio.

ROBERTO FICO. …può essere anche un tradimento del mandato elettorale, giusto? Quindi, per me e per noi si è stancato, si è stancato e va ad altro incarico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Presidente Fico, la ringrazio. C'è poco di richiamo al Regolamento, almeno quanto poco c'era nell'intervento del presidente Lupi, però, insomma, è chiara la motivazione per cui ciascuno vota come vota.

Passiamo ai voti.

Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Raffaele Calabrò.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Però, colleghi, c'è stata una discussione di oltre mezz'ora, non è stata una votazione così improvvisa; quindi, vi inviterei…

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37) (Applausi).

Nel prendere atto dell'esito della votazione, mi permetto di formulare al collega Calabrò i migliori auguri di buon lavoro per i suoi prossimi impegni professionali e un ringraziamento per l'attività svolta in Parlamento e anche per il garbo con il quale l'ha svolta (Applausi).

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Raffaele Calabrò, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati - che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 7 - Il Popolo della Libertà nella XIX Circoscrizione Campania 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Amedeo Laboccetta.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XIX Circoscrizione Campania 1, Amedeo Laboccetta.

Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3012-C: Legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato accantonato l'emendamento Crippa 1.57 ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Sandra Savino 1.81.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice come intenda procedere in ordine all'esame del provvedimento, cioè da dove partiamo.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice per la maggioranza per la VI Commissione. Continuiamo con gli emendamenti e poi l'accantonato lo facciamo per ultimo.

PRESIDENTE. Quindi, ripartiamo dall'emendamento 1.82 Lorefice, su cui c'è il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Chiedo se vi siano interventi, perché se non ci sono interventi devo sospendere brevemente la seduta. Infatti, dobbiamo adeguare il sistema di voto elettronico con la novità dell'accettazione delle dimissioni del collega Calabrò e, quindi, va aggiornato il sistema con il nuovo subentrante. Quindi, a questo punto, se non vi sono interventi, sospendo la seduta e la riprenderemo alle ore 17,30.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Eravamo alla votazione dell'emendamento 1.82 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.83 Silvia Giordano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.84 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.85 Bossa, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.86 Di Benedetto e 1.87 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.88 Nicchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Presidente, volevo riportare all'Aula le motivazioni per cui voteremo, abbiamo già cominciato a votare, e continueremo a votare a favore degli emendamenti che vogliono cancellare, sopprimere i due commi 176 e 177: due ciliegine introdotte nell'esame del Senato che aggiungono alcuni punti critici a quelli già evidenziati durante la discussione di questi giorni, e che consiglierebbero un confronto con la maggioranza per modificare il testo, visto che la maggioranza stessa ha introdotto delle novità in questo provvedimento che riapriranno l'esame al Senato.

I due commi - ripeto, due ciliegine introdotte dalla maggioranza al Senato - vengono presentati come misure per semplificare la circolazione internazionale di beni culturali: misure che sono state nella discussione pubblica difese a spada tratta dal Governo, in particolare dal Ministro Dario Franceschini, in nome di un allineamento con quanto avviene in Europa. Un allineamento che noi riteniamo porti la tutela dei beni culturali nel nostro Paese al ribasso: non a caso, queste misure sono apprezzate da gruppi di interesse particolari; e messe invece sotto accusa, hanno suscitato una grandissima preoccupazione di esperti, studiosi, intellettuali, tanto da parlare di una legge “svendi arte”.

Sono diverse le personalità che si sono espresse criticamente su queste misure, e anche questo consiglierebbe il Governo, il Parlamento ad un confronto, ad una meditazione. L'opinione pubblica contraria è larghissima: Tomaso Montanari e Vittorio Sgarbi, che sono due poli molto contrapposti, su questo punto hanno trovato una unità per lanciare un allarme. Siamo di fronte ad un'ennesima scelta che continua a modificare, a svuotare il codice dei beni culturali: codice dei beni culturali che in questa materia, materia di esportazione, prevede che per vendere o trasferire delle opere d'arte all'estero si rispettino alcuni vincoli imposti dalle sovrintendenze.

Uno di questi è quello che le opere vecchie, di più di cinquant'anni di autori non più viventi, debbano passare al vaglio di appositi uffici prima di potere essere esportate.

Con le nuove norme si cambiano i requisiti, decisamente in peggio: ci vorranno ben settant'anni affinché ad un'opera venga data un'attenzione particolare, venga curata, venga salvaguardata, venga esaminata prima di essere esportata all'estero; e quindi da cinquanta si passa a settant'anni, venti anni si concedono ai mercanti d'arte per poter agire liberamente, venti anni si tolgono alle tutele per i beni culturali. Per intenderci: le opere che sono prodotte tra il 1947 e il 1967, che sono firmate da artisti come Morandi, De Chirico, Guttuso, potranno lasciare l'Italia senza colpo ferire, facilmente, perché (e questa è l'altra norma sbagliata che viene introdotta) si generalizza e si afferma la pratica dolente dell'autocertificazione privata. Infatti, se il valore di un'opera è certificato inferiore a 13.500 euro, il mercante non deve nemmeno presentare l'oggetto d'arte ad un esame dell'ufficio esportazione, ma semplicemente lo deve mettere in un elenco telematico: è lui stesso che fa la stima, è lui stesso che autodichiara la sussistenza dei requisiti per poterlo esportare, per avere una documentazione che sarà valida non più tre anni ma ben cinque anni; salvo che poi si possano fare dei controlli a campione. Controlli a campione che quindi affideremo ad un personale sottostimato: noi stiamo con queste norme per affidare il nostro patrimonio artistico e culturale all'autocertificazione!

E quale sarebbe la motivazione impellente, che ha suggerito ai senatori? Quella di aprire al mercato. Ecco, apriamo al mercato, però non abbassiamo le tutele! Investiamo quindi negli uffici pubblici, in modo tale che i controlli e le tutele siano adeguati. E questo è importante per l'Italia, perché questo patrimonio importante il nostro Paese lo deve tutelare, non in nome di un interesse nazionale,…

PRESIDENTE. Concluda.

MARISA NICCHI. …ma per valorizzarne l'universalità, come bene universale. Ecco, per questo motivo noi siamo per la soppressione di questi due commi, e auguriamo che negli esami successivi e al Senato questi due commi vengano cancellati (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.88 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.89 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.90 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.91 Di Benedetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.92 Dell'Orco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

MICHELE DELL'ORCO. Grazie. Questo emendamento va a intervenire sulla materia taxi-NCC. A febbraio, la maggioranza nel “mille proroghe” aveva fatto quel casino totale con l' “emendamento Lanzillotta”, dove praticamente creava un totale disordine che ha poi provocato lo sciopero dei tassisti che ha bloccato le città. Il Governo aveva promesso, a partire da Delrio e dal Viceministro Nencini, che entro un mese avrebbero risolto la situazione dei taxi e dei NCC con un decreto apposito che avrebbe riordinato la materia.

Bene, sono passati ben quattro mesi e il Governo non ha fatto nulla. Adesso arriva il “dl concorrenza” e voi specificate che entro dodici mesi - dodici mesi! - arriverà questo decreto di riordino della materia taxi-NCC. Dodici mesi è una presa in giro, ben che vada questa legislatura, correggetemi se sbaglio, durerà sette o otto mesi. Quindi, noi chiediamo con questo semplice emendamento di cambiare le parole da dodici a tre, per dire che entro settembre finalmente farete questo benedetto decreto che le associazioni di categoria vi hanno chiesto davanti al Ministero protestando e a cui voi avete fatto delle promesse ben determinate: avete promesso entro un mese, ne sono passati quattro. Almeno approvate questo emendamento che prevede che entro tre mesi, entro settembre, farete questo benedetto decreto che avete promesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.92 Dell'Orco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.93 Allasia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. Intervengo questa volta, anche sul precedente, per specificare la motivazione per cui abbiamo votato contro l'emendamento: non tanto per antipatia o simpatia del collega Dell'Orco del MoVimento 5 Stelle, ma perché riteniamo che la norma, soprattutto il comma 180, non debba veder la luce futura. Eravamo contrari e siamo contrari al comma 180, al poter aver maggior tempo, in modo tale che il prossimo Governo (che non sarà sicuramente formato dal centrosinistra) abbia la possibilità eventualmente di correggere questa stortura, questo obbrobrio del comma 180. La questione non è tanto sul cercare di risolvere l'annoso problema, decennale penso, fra NCC e taxi, ma soprattutto è la questione Uber. Il Governo con un colpo di mano, al Senato, ha voluto introdurre forzatamente l'emendamento Lanzillotta (con il voto di fiducia, perché si ritiene che non sarebbe passato con un voto d'Aula normale, tradizionale) che dà la possibilità a un sistema illegale di inserirsi in un sistema concorrenziale.

Con l'emendamento 1.93 andiamo a chiedere la soppressione specifica della lettera b) che è proprio quella che introduce la possibilità e legalizza un sistema illegale e anticoncorrenziale come quello di Uber. Se qualcuno non lo sa, è un sistema assolutamente illegale e illecito, perché ci sono più lati oscuri rispetto a quelli garantistici del sistema concorrenziale, del sistema tradizionale, che conosciamo nel nostro Paese. Da un lato la sinistra, tutto il Parlamento e il Governo, vanno a chiedere maggiore professionalità in tutti i settori, maggiore tutela per i cittadini e per i lavoratori (nel sistema dei taxi-NCC con licenza, professionalità e patenti speciali) dall'altro con Uber basta semplicemente iscriversi all'applicazione che uno diventa un autista Uuber senza nessun requisito (l'unico requisito che si si richiede è che uno abbia una patente valida nello Stato italiano). Perciò è evidente che c'è una stortura e bisogna fare chiarezza del sistema, perché se così non fosse, bisognerebbe far capire agli operatori e agli utenti che cosa sta avvenendo e soprattutto che ognuno prenda le proprie responsabilità. È illogico che ci si nasconda dietro a un voto di fiducia al Governo per introdurre un sistema, garantendo un sistema illegale e illecito nel nostro ordinamento.

Perciò chiediamo che ci sia la possibilità di stralciare la parte interessata, soprattutto quella di Uber, della lettera b) al comma 180, in modo tale che si possa proseguire e utilizzare il nostro tempo a disposizione per chiarire eventualmente le disposizioni fra NCC e taxi per avere - come è stato già riferito nell'intervento precedente - maggior chiarezza da parte soprattutto degli operatori stessi e delle associazioni di categoria.

Questa è un'operazione che richiedono tutte le associazioni di categoria interessate, non solo alcune come abbiamo visto in altre proposte emendative, perciò la nostra richiesta è che ci possa essere una rivisitazione del parere dei relatori per poter eventualmente procedere con maggiore serenità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Intanto, doverosamente, informo l'Assemblea che il relatore di minoranza ci ha comunicato che il parere non è più contrario, ma si rimette all'Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie Presidente. La lettera b) che il collega vuole rimuovere con l'emendamento è forse l'unica cosa che di innovativo c'è in questa in questa delega al Governo per la riforma del servizio, perché va ad adeguare una norma vecchia del 1992, quando ancora non c'era nemmeno il telefono cellulare, a quelle che sono le nuove tecnologie a disposizione per espletare il servizio sia di noleggio con conducente, ma anche di taxi.

Questa norma non vuole assolutamente legalizzare nulla di ciò che è illegale perché mantiene tutti i requisiti per l'autorizzazione all'esercizio della professione, quindi non va ad agire sulla possibilità per chi non possiede i requisiti di svolgere la professione, ma semplicemente consente di usare nuove tecnologie, cosa che attualmente la legge vigente non consente di fare.

Ogni volta che si parla di innovazione nel settore dei servizi pubblici non di linea si pensa che si fa un favore alla multinazionale di turno, ma in realtà quella legge è talmente vecchia che non consente a nessuno di fare innovazione nel nostro Paese, tanto meno alle multinazionali che si accusano.

I problemi che l'“emendamento Lanzillotta” ha risolto al Senato nel “milleproroghe” sono problemi che il Parlamento trascina dal 2008 e sono problemi che andavano risolti perché quelle norme erano anticoncorrenziali ed era doveroso da parte del Parlamento stabilire una certezza normativa nel diritto, perché come ben sappiamo vari tribunali e varie forze dell'ordine interpretano quella legge come meglio gli aggrada, tant'è che ancora oggi danno sanzioni su codice sfruttando l'articolo 85, comma 4, del codice della strada, prendendo però a spunto le disposizioni di legge sospese dal milleproroghe per dare la sanzione, quando queste motivazioni non sussistono, perché la legge è sospesa. Quindi il riordino della normativa è atteso dal settore.

Avremmo preferito che il DDL concorrenza venisse approvato già in quest'aula in questi giorni, in modo tale che la delega il Governo la poteva espletare nel più breve tempo possibile, in quanto l'impegno che il Governo ha preso c'è, di fare in fretta.

Volevo risponderà collega Dell'Orco che il decreto che il Governo aveva promesso in quella sede era il decreto quello previsto dalla proroga del milleproroghe relativo all'abusivismo, che non c'entra niente con il riordino dalla della materia, che è invece il decreto attuativo previsto dal ddl concorrenza.

Ora, se fossimo stati un pochettino più veloci ad approvare questa delega a quest'ora il decreto magari ci poteva essere e nei tempi previsti che chiedeva il collega, a settembre, avremmo già avuto il riordino della categoria, senza dover aspettare invece che il milleproroghe andasse a sospendere ancora nuovamente, il prossimo anno, le norme anti-concorrenza inserite all'interno della legge n. 21 del 1992.

Non possiamo, Presidente, avere paura dell'innovazione anzi dobbiamo accogliere le opportunità che l'innovazione dà; chi le accoglie e sa sfruttarle da entrambe le categorie, sia dei taxi che degli NCC, ne ha tratto un giovamento.

Vediamo che oltre all'applicazione delle multinazionali nascono anche applicazioni di entità più più piccole come livello aziendale, ma che competono e da quando l'innovazione ha portato un pochettino di concorrenza nel settore, anche i tassisti hanno migliorato i loro servizi, quindi ben venga l'innovazione, quando chiunque riesce a coglierne l'opportunità, piuttosto che difendersi e arroccare la proprio posizione dietro privilegi che vedono minati da non so quali paure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente, in realtà il Governo e questa maggioranza non soltanto non hanno colto l'occasione di riordinare la materia per quanto riguarda la lotta all'abusivismo e quindi in generale anche il riordino della materia in senso più lato, che riguarda i taxi e gli NCC.

Questo Governo e questa maggioranza in generale non sono certo dei paladini della mobilità sostenibile, lo abbiamo visto non soltanto con questa vicenda dei taxi e del noleggio con conducente, ma anche per quanto riguarda appunto la vicenda di Flixbus, quindi di quelle piattaforme tecnologiche che permettono, in un sistema già liberalizzato come è il trasporto interregionale, di intervenire come appunto avevano promesso.

E ci sono altre vicende in cui questa maggioranza si è impegnata a parole, come il Governo, e poi in realtà non è intervenuta: penso all'abolizione del regio decreto sugli autoferrotranvieri, ma penso anche al Governo, che si è impegnato - a parole - con un miliardo e ottocento milioni a seguito della tragedia dello scontro dei treni ad Andria.

La verità, Presidente, è che questo Governo dimostra, con questa schizofrenia tra quello che dice e poi quello che fa, che è il Governo delle lobby che difende i petrolieri, le autostrade inutili e le opere in qualche modo che cementificano il nostro territorio e quindi questo è ovviamente in contrasto con un trasporto innovativo e collettivo condiviso e sostenibile.

Lo schema Presidente, lo diciamo agli italiani, è sempre lo stesso: dapprima modificate le norme; l'opinione pubblica insorge, ammettete l'errore, come è stato fatto appunto su Flixbus e sul regio decreto per gli autoferrotranvieri e per altre vicende appena ricordate, annunciate quindi il rimedio all'opinione pubblica, fate dei tavoli per trovare la soluzione (penso appunto al tavolo che il Ministro Delrio aveva fatto con le associazioni di categoria dei taxi e degli NCC), sottoscrivere degli impegni che - per carità! - non sono assolutamente vincolanti, perché sono solo dei fogli di carta da esibire all'opinione pubblica o ai media e poi però, in Aula, confermate la vostra incoerenza tutte le volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scuvera. Ne ha facoltà.

CHIARA SCUVERA. Presidente, noi siamo contrari a questo emendamento perché riteniamo che sia necessaria una normativa più attuale per il settore, questo è il senso della delega. All'onorevole Allasia diciamo che i processi vanno governati, non possono essere ignorati, c'è bisogno di regolazione sulla innovazione: è quello che noi facciamo con nella legge sulla sharing economy, che stiamo già esaminando in Commissione, quello che stiamo facendo sull'home restaurant e cioè sull'economia della condivisione, che riguarda diversi settori e che riguarda anche questo.

Il fenomeno a cui si riferiva l'onorevole Allasia, cioè quello dell'abusivismo, viene affrontato alla lettera f), in cui noi appunto prevediamo che ci sia un aggiornamento del sistema sanzionatorio e prevediamo uno specifico intervento proprio sul fenomeno dell'abusivismo, che chiaramente è legato anche alle nuove tecnologie, è legato diciamo a queste nuove forme di economia, all'economia della condivisione talvolta, ma economia della condivisione che va secondo noi regolata, che va valorizzata e che va promossa secondo delle regole di leale concorrenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.93, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.94, con parere contrario delle Commissioni e delle Governo, il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.95 Dell'Orco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

MICHELE DELL'ORCO. Grazie, con questo emendamento andiamo a intervenire sul tema appunto nuove tecnologie, di cui stavamo parlando, in particolare sul car pooling. E di cosa parliamo? In Commissione trasporti è incardinata una proposta di legge a mia prima, firma del MoVimento 5 Stelle, che parla appunto del car pooling. Sono già stati votati i primi due articoli (sono quattro in tutto) e nei primi due articoli c'è appunto la definizione di car pooling che trovate in questo emendamento, votata all'unanimità da tutti i partiti.

Questa proposta di legge in Commissione trasporti è ferma da un anno, ormai mi sembrano passati cent'anni, ma sono sicuro che andremo avanti, però nel dubbio, nel frattempo, io direi, dato che tutti i partiti – destra, sinistra, centro, sopra e sotto - hanno votato a favore di questa definizione, magari facciamolo approvare qua il DDL concorrenza, tanto deve tornare al Senato, perché è già stato modificato.

Incentiva comunque le nuove tecnologie, lo va a definire: io mi ricordo che in collegati ambientali, in precedenza, sono addirittura stati inseriti dei fondi, dei soldi per il car pooling, senza che però fosse definito il car pooling.

Bene, qua lo andiamo a definire. È una definizione che tutti abbiamo approvato e io vi chiedo di cercare di fare un passo in avanti - è una cosa che abbiamo fatto, un buon lavoro, in Commissione trasporti -, di portarla avanti e, magari, cercare questa corsia preferenziale nel disegno di legge concorrenza. Secondo me, è una buona occasione per far passare un buon emendamento semplice, che abbiamo già approvato tutti in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie Presidente. L'emendamento Dell'Orco sul car pooling, però, ha un problema, perché prevede che si inserisca nella delega di modifica della legge n. 21 del 1992. Come ben sappiamo, il car pooling non è un servizio pubblico non di linea e inserirlo all'interno di una legge che tratta un argomento del tutto diverso appare quantomeno fuori luogo.

Appare quantomeno fuori luogo anche perché il gruppo del MoVimento 5 Stelle, alla votazione dell'emendamento precedente, che chiedeva l'abrogazione delle norme che andavano a incentivare l'innovazione, si è astenuto. Quindi, appare quantomeno incoerente il fatto che si venga ad sostenere che il car pooling possa essere un modo per sviluppare nuove tecnologie, quando ci si astiene su un emendamento, che andava a levarle completamente da una normativa.

Il car pooling rientra in quelle attività di sharing economy, che stiamo cercando di normare attraverso la legge quadro. Intervenire settorialmente in una norma che non prevede alcuna attività di sharing economy, bensì un'attività professionale, non mi sembra opportuno. Quello che dovrebbe fare il Parlamento, invece, è licenziare nel più breve tempo possibile il testo della legge-quadro sulla sharing economy, in modo tale da regolamentare, in una volta sola, tutte quelle che sono le attività dell'economia della condivisione. Andare ad agire con emendamenti scritti in qualsiasi provvedimento utile, per potere normare a macchia di leopardo la sharing economy, non è una cosa che, a mio avviso, appare sensata e logica, tantomeno se la si inserisce in un provvedimento che nulla c'entra con la sharing economy, che nulla c'entra con l'economia della condivisione, perché parla di un'attività professionale, che deve essere fatta con dei requisiti e delle autorizzazioni per accedere all'attività (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Intervengo perché il tema è molto sensibile e devo ribadire alcuni concetti.

Intanto l'emendamento del collega Dell'Orco non è assolutamente fuori luogo, altrimenti sarebbe stato dichiarato inammissibile, e quindi questa tesi viene sicuramente a cadere.

In secondo luogo, noi ci siamo astenuti per il metodo e non certo nel merito, perché noi vorremmo, se viene data una delega - invece di un provvedimento appunto in cui il Parlamento può intervenire e legiferare -, almeno che vengano fissati dei paletti e dei criteri chiari, cosa che evidentemente in questa delega mancano.

Altresì, Presidente, il collega dice che il car pooling deve essere normato tramite una legge quadro del car sharing o della sharing economy in generale. Bene, il car pooling esiste a prescindere dalla sharing economy e oggi quello che noi stiamo proponendo è semplicemente una mera definizione, che serve a chiarire il quadro normativo e, quindi, anche a quelle società che fanno questo tipo di investimenti, per potere in qualche modo avere una certezza della norma. Quindi, da questo punto di vista, quest'intervento è assolutamente necessario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. Non sono intervenuto precedentemente per fatto personale, ma è giusto per inciso. Intanto, come abbiamo visto, ci sono altre questioni in merito al comma 180, in cui dichiaro il parere favorevole, anzi non tanto il parere favorevole, ma il voto favorevole da parte del mio gruppo sull'emendamento 1.95 Dell'Orco, per cui appoggiamo la richiesta del MoVimento 5 Stelle.

Ma c'è da fare una valutazione. Sicuramente i processi vanno governati ma, dato che non c'è da parte nostra la fiducia di questo Governo e di questa maggioranza, è illogico che noi diamo una delega al Governo su queste materie, perché non c'è chiarezza di qual è l'intento effettivo e soprattutto sul sistema sanzionatorio. Come è stato precedentemente dalla collega Scuvera riferito con precisione, sicuramente c'è un sistema sanzionatorio.

Ma, dato che da questo Governo e da questa maggioranza in questi ultimi sette anni - perché state governando dal 2011 - c'è stata una depenalizzazione di qualsiasi reato, abbiamo necessità di capire effettivamente se c'è la volontà di mantenere in piedi uno Stato di diritto o, come state facendo, uno Stato di Governo illecito. Perciò, dell'illiceità di questo Governo noi abbiamo timore e la riprova del comma 180 è che state facendo delle norme contro effettivamente le categorie e non a favore della concorrenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie Presidente. Evidentemente non siamo stati chiari, perché voteremo contro quest'emendamento, in quanto si vuole andare a definire che cos'è il car pooling - poi bisogna vedere anche come viene definito, ma questo è un discorso a parte - e lo si vuole definire all'interno della legge delega, che modifica la legge n. 21 del 1992, che parla di trasporto pubblico non di linea. Evidentemente, invece, il car pooling non è un trasporto pubblico non di linea. Andando a modificare una legge che parla di quello, è del tutto evidente che si sta legiferando in modo sbagliato e come non si dovrebbe.

Dato che in queste Aule più volte ci siamo detti che si deve legiferare nel senso anche della leggibilità e dell'omogeneità di una norma, è del tutto evidente che quest'emendamento non deve essere approvato.

PRESIDENTE. Comunico che il MoVimento 5 Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e che la Presidenza concede, essendone stata fatta richiesta, un terzo aggiuntivo dei tempi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.95 Dell'Orco, con parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.96 Turco, con parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.97 Crippa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Quest'emendamento si riferisce alle tariffe di noleggio auto. Sarà, credo, capitato un po' a diversi colleghi di dovere andare a noleggiare l'auto e scontrarsi contro prezzi bassi di noleggio e costi altissimi legati a dispositivi di sicurezza aggiuntivi.

Mi spiego meglio. Qualora una famiglia debba andare a noleggiare un'auto, magari a livello giornaliero spende una cifra di 20-30 euro al giorno e l'optional del seggiolino per i bambini costa 25 euro al giorno singolo. Quindi, se una famiglia per caso ha due figli al seguito, si ritrova 50 euro di costo complessivo soltanto per avere due seggiolini per i bambini, più il costo del noleggio della macchina, che in quel caso incide meno del 30 per cento rispetto al totale. E, visto che su questo non c'è concorrenza - perché, se voi andate a vedere tra i vari siti dei diversi operatori, il prezzo è più o meno sempre lo stesso, e quindi c'è un cartello bello e precostituito - noi oggi segnaliamo la necessità di mettere un tetto massimo in percentuale rispetto al costo del noleggio stesso dell'autovettura.

Cioè, qual è il costo standard? Assicurazione più macchina. Bene, fatto cento quello, il costo accessorio dei dispositivi di sicurezza non può superare il 50 per cento del costo, e quindi, se è 30 euro il noleggio della macchina, al massimo si possono chiedere 15 euro per i dispositivi di sicurezza aggiuntivi.

Almeno, non arriviamo al paradosso che rischiamo che una famiglia noleggi la macchina, carichi i figli senza i seggiolini e poi, dopo, c'è il conseguente rischio di incidenti senza i dispositivi di sicurezza. È un emendamento, credo, di buonsenso che, anche in questo caso, verrà rigettato, però tendevamo a promuoverlo all'interno di quest'Aula perché, secondo noi, è un tema su cui si dovrà tornare comunque.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.97 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo, a questo punto, all'emendamento 1.57 Crippa. Relatore, prego.

ANDREA MARTELLA, Relatore per la maggioranza per la X Commissione. Grazie, Presidente. Vorrei proporre una riformulazione dell'emendamento 1.57 Crippa: al comma 118, secondo periodo, sostituire le parole “e alla bonifica del sito in caso di accertata contaminazione” con le seguenti: “e, in ogni caso, alla bonifica del sito in caso di accertata contaminazione”.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Signor Presidente, questo argomento è stato un po' malamente interpretato, però, poiché la questione riguarda una parte essenziale della parte ambientale del DDL concorrenza, l'intenzione del Governo - lo voglio solo precisare - è quella di garantire che la bonifica venga effettuata nel momento in cui viene constatata l'esistenza di una contaminazione, e quindi riteniamo che l'emendamento non introduca un cambiamento sostanziale, ma possa essere utile a chiarire ulteriormente il testo. Per queste ragioni, accettiamo con favore la proposizione del relatore insieme a quella proposta dall'onorevole Crippa.

PRESIDENTE. Onorevole Crippa?

DAVIDE CRIPPA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, anche se, secondo noi, sarebbe stato meglio ricondursi al testo, però comprendo che sia difficile poi andare a spiegare al Senato che quello che avevano scritto loro era completamente sbagliato e da intendersi in un altro modo; però, evidentemente, il tema che noi avevamo sollevato e su cui ringrazio anche i colleghi che poi sono intervenuti, anche di altri gruppi politici, è cercare di evitare quello che, in realtà, ancora noi siamo convinti si rischiava di andare a fare, cioè di legare le bonifiche solo al caso di riutilizzo.

E, in ogni caso, dovrebbe mettere una parola fine a questa interpretazione, per cui accettiamo la riformulazione del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Allora, premesso che nessuno vuole mettere in discussione il principio per cui, se c'è un terreno inquinato, è necessaria la sua bonifica, premesso questo, questo è uno di quei casi in cui il meglio è nemico del bene, perché quello che si va a modificare, stabilito con il voto di fiducia al Senato, frutto di un lavoro di approfondimento e di confronto tra gli operatori del settore petrolifero con il Mise, con il Ministero dell'ambiente, era la possibilità di avviare un processo di chiusura di almeno 5 mila impianti; cosa che, invece, rimodificando il testo, sarà vanificata. Cosa succede, allora? Che, se non si cambiasse il testo, si andrebbero a chiudere almeno 5 mila impianti, ammodernando la rete, per il beneficio degli operatori e dei cittadini.

Una volta fatta la verifica, si constatasse l'inquinamento, si metterebbe in sicurezza il terreno e, in assenza di contaminazione dinamica, cioè in assenza di pericoli, per esempio pericoli di falda, la bonifica andrebbe fatta sì al riutilizzo, ma senza nessun pericolo per ulteriori inquinamenti, e dunque in una situazione di staticità. Se, invece, viene approvato questo emendamento, non si faranno le chiusure; i terreni inquinati, che non si saprà se sono inquinati, perché, non essendoci la chiusura, non ci sarà nemmeno la verifica, continueranno il loro processo di inquinamento, a danno, dunque, dell'ambiente e a danno, ripeto, delle decine di migliaia di operatori, nonché dei cittadini, che dovranno, dopo vent'anni di confronto, ancora avere a disposizione una rete inefficiente. Per cui, invito caldamente l'Aula a una prova di responsabilità e, per il bene del Paese, a votare contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Allora, Presidente, noi abbiamo ascoltato il parere dei relatori, la proposta dei relatori, il parere del Governo su questo emendamento. Desidero dare atto, innanzitutto, al Governo, dando parere favorevole alla riformulazione dei relatori, di avere fatto chiarezza su un possibile equivoco: noi riteniamo che la norma, così come formulata, portava già, ai sensi anche del decreto ministeriale del 12 febbraio 2015, n. 31, delle attenzioni alle situazioni di inquinamento, dando, ovviamente, delle possibilità di successiva rimozione, nel caso delle pompe di benzina dismesse, delle parti interrate, ove queste non costituissero problemi, però questa riformulazione rafforza quella che era, dalle parole del signor sottosegretario, già l'intenzione del Governo, cioè di chiarire che, in presenza di una accertata e conclamata contaminazione, si dovesse, poi, provvedere naturalmente alla bonifica.

Noi, appunto, daremo voto favorevole a questo emendamento, sentito anche il parere del Governo. La nostra valutazione è un po' differente rispetto a quella del collega che mi ha preceduto, anche per mia esperienza diretta nella nostra regione, rispetto alla possibilità di procedere. Vorrei dare atto al signor sottosegretario di essersi mosso con molta attenzione nel recepire un timore su una possibile mala interpretazione di questa norma che è emersa in sede di Aula. Noi, come sa il signor sottosegretario, abbiamo limitato al massimo le modifiche. Riteniamo che in questo caso il Governo abbia fatto proprio un timore, dissipandolo, e, per questo, il voto del nostro gruppo sarà un voto favorevole rispetto alla proposta del relatore e al parere favorevole del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, poche cose perché l'ultimo intervento del collega Benamati credo che abbia ben chiarito la posizione del Partito Democratico. Noi abbiamo fatto - lo voglio ricordare - una battaglia non facile per approvare la legge sugli eco-reati. Nella legge sugli eco-reati c'è un articolo sulla omessa bonifica che riteniamo un articolo assolutamente importante. A nostro avviso, il testo che era uscito - non il primo, ma il testo uscito dalla Camera - era un testo ben fatto e le modifiche che hanno fatto al Senato introducevano delle ambiguità e poiché su questo fronte siamo stati molto chiari, approvando una legge che era 21 anni che aspettava di essere approvata, riteniamo che qualsiasi tipo o dubbio interpretativo a questo proposito debba essere assolutamente sgomberato. Quindi, accettiamo questa formulazione, come è stato detto ovviamente dal collega Benamati, e pensiamo che con questa aggiunta si sia sgombrato il campo che il principio di “chi inquina paga” deve essere applicato, perché questo significa bonificare quando il sito è inquinato. Ricordo anche che, nelle realtà dove queste situazioni di bonifica delle aree, che hanno i distributori, sono state iniziate ad essere attivate queste stanno funzionando benissimo con l'attuale normativa.

Quindi, riteniamo che quella formulazione, così come era venuta fuori dal Senato, si prestava a delle ambiguità inaccettabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà. Se ci fossero altri intenzionati ad intervenire, prego di comunicarcelo magari un po' prima. Lo dico per quelli che dovessero venire; lo dico per i posteri, diciamo. Prego.

ADRIANA GALGANO. Presidente, come abbiamo già dichiarato più volte per noi Civici e Innovatori era assolutamente indispensabile che il provvedimento venisse approvato alla Camera e siamo contrari ad aprire ulteriori fronti al Senato che potrebbero portare a ulteriori modifiche e a un ritorno del provvedimento alla Camera, come potrebbe succedere in questo caso. Segnalo che ci sono in discussione alla Camera altri provvedimenti dove possiamo risolvere questa questione, anche tenendo conto di quello che ci ha segnalato l'onorevole Squeri e, quindi, per questa questione che sicuramente merita di approfondimenti. Per questo motivo noi, fedeli alla linea che abbiamo tenuto sin dall'inizio, votiamo “no” su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Crippa, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Il rappresentante del Governo ha formulato alla Presidenza una richiesta di una breve sospensione di 10 minuti, al fine di completare la valutazione degli ordini del giorno.

Quindi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18,45.

La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,55.

Sull'ordine dei lavori.

RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Presidente, apprendiamo delle agenzie di stampa non solo degli sbarchi intensificati in queste ore e in questi giorni, ma di 24 navi, in gran parte gestite da ONG, che hanno attraccato o stanno per attraccare in porti italiani, con un carico di disperati, di immigrati, salvati in acque territoriali o fuori delle acque territoriali libiche nei giorni scorsi. Apprendiamo altresì dalle agenzie di stampa che il Ministro Minniti ha sospeso un suo viaggio negli Stati Uniti, probabilmente per accompagnare il Presidente della Repubblica, ed è tornato in Italia. Bene! Pare proprio per gestire questa emergenza. Noi abbiamo chiesto il blocco dei porti, e cioè che i nostri porti non siano più aperti a queste navi delle ONG che non battono bandiera italiana, e che quindi non siano della nostra Guardia costiera.

Arrivo al dunque. Siamo in pieno stato di emergenza, dunque, perché apprendiamo altresì, sempre dalle agenzie di stampa, che il Governo si appresterebbe non solo a chiudere i porti a queste navi, ma a porre la questione nella maniera più drammatica in sede europea, e non solo. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, le chiedo che venga il Ministro Minniti ad horas a riferire in Parlamento su questa emergenza, un'emergenza che ha portato all'interruzione del viaggio istituzionale di un Ministro, su queste indicazioni che vengono dal Governo circa il blocco dei porti. Sappiamo tutti cosa vuol dire bloccare un porto all'accesso di una nave, cosa vuol dire dal punto di vista del diritto internazionale.

PRESIDENTE. Grazie.

RENATO BRUNETTA. Siamo in uno stato di emergenza: pertanto, se un Ministro non sente l'esigenza di venire in Parlamento, glielo chiediamo noi. Ma penso che il Ministro Minniti sentirà immediatamente questa esigenza, e verrà immediatamente in Parlamento a riferire su questo stato di cose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Presidente Brunetta, la Presidenza prende atto della richiesta di informativa urgente, e ne sarà tramite presso il Governo.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, volevo associarmi alla richiesta del presidente di gruppo di Forza Italia, ritenendo che l'informativa sia indispensabile, ma ancora più indispensabili siano gli interventi. Noi ci auguriamo che l'informativa sia foriera di notizie su interventi che tardano ad arrivare, e che Fratelli d'Italia auspica immediati.

MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Per associarsi anche il collega Rondini? Ne ha facoltà. La prego di farlo con estrema sintesi.

MARCO RONDINI. Sì, molto sinteticamente. Ci associamo alla richiesta avanzata dall'onorevole Brunetta, e facciamo presente però che noi abbiamo chiesto il blocco navale già tre anni fa. Oggi ci fa piacere che anche Forza Italia venga dietro questa nostra richiesta; e naturalmente sottolineiamo che riteniamo che il Ministro Minniti sia totalmente inadeguato ad affrontare questa situazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole.

MARCO RONDINI. Al di là delle roboanti frasi che sono rimbalzate agli onori della cronaca quando è stato investito della carica, naturalmente a quello poco o nulla ha fatto seguito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. La Presidenza ha già comunicato che si farà parte diligente nella comunicazione con il Governo.

MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Raccomando anche a lei, se è sullo stesso argomento, la stessa brevità.

MANLIO DI STEFANO. Presidente, qui la questione è molto semplice: tutto quello che sta avvenendo in queste ore è fuori da ogni logica e da ogni schema possibile. Tendenzialmente sappiamo già che c'è poco da farci venire a raccontare dal Ministro Minniti, perché le soluzioni al fenomeno migratorio andrebbero cercate in altri modi e in altre forme, al Consiglio europeo specialmente. Detto ciò, avere un aggiornamento del Ministro è sicuramente utile e importante: primo, perché bisogna preservare la vita delle persone che sono su queste imbarcazioni, che devono comunque accedere ad un soccorso in un porto sicuro; secondo, perché è giusto che l'Unione europea si renda conto, anche grazie a questo blocco che sta avvenendo, del dramma che si è creato e dell'ingestibilità del fenomeno. Quindi, se Minniti magari ha voglia di venirci a raccontare qual è la sua soluzione, ci fa un favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Quindi anche il MoVimento 5 Stelle si associa, perfetto.

ANDREA MAESTRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

ANDREA MAESTRI. Sul medesimo argomento, Presidente: credo che sia utile sentire una voce dissonante.

PRESIDENTE. Sì, però, attenzione, collega Maestri…

ANDREA MAESTRI. Sì, non è un dibattito, però credo di poter dire la mia.

PRESIDENTE. Mi permetta, semplicemente: questa è una richiesta di informativa urgente. Se lei ha una richiesta di informativa urgente, bene; però non è che c'è un dibattito sulla richiesta di informativa urgente. Ci si può associare, se lei crede, oppure partecipare al dibattito durante l'informativa urgente.

ANDREA MAESTRI. Semplicemente per dissociarci dalla richiesta di informativa urgente,…

PRESIDENTE. Sì, ma questo non è un istituto previsto, la dissociazione.

ANDREA MAESTRI. …e per sottolineare che il diritto del mare e la Convenzione di Montego Bay vietano i blocchi navali, quindi bisognerebbe sapere almeno di cosa si parla (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

Si riprende la discussione (ore 19,04).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. L'onorevole Gallinella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

Onorevole La Russa, per favore. Prego, onorevole Gallinella. Mi perdoni, non avevo capito che lei volesse illustrare. Prego.

FILIPPO GALLINELLA. Presidente, velocemente illustrerò l'ordine del giorno n. 9/3012-C/21, perché si parla del made in, ovvero di un regolamento che purtroppo non è mai… La modifica di tale regolamento, a tutela dell'origine delle produzioni, non è mai entrato in vigore a Bruxelles, perché ci sono 15 Stati membri, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Belgio, Ungheria, Austria, Svezia, Slovacchia, Irlanda, Finlandia, Lituania, Danimarca, Estonia e Lussemburgo, che hanno detto di no; mentre gli altri Stati membri, 13, tra cui Italia, Francia, Spagna, Polonia, Romania, Grecia, Portogallo, Bulgaria, Croazia, Cipro, Lettonia, Slovenia e Malta, dicono sì. Ora, è chiaro che in queste condizioni, per come funzionano le votazioni, questa modifica del regolamento sul made in non avverrà mai. Per questo noi abbiamo pensato ad un altro istituto, che è la cooperazione rafforzata; anche perché, come si legge dalla Dichiarazione di Roma, c'è l'impegno dei Governi a fare di più per chi vuole fare di più.

Ci tenevo a raccontare questo ordine del giorno per segnalare al Governo di impegnarsi, come è scritto in esso, a verificare con urgenza la disponibilità degli altri Stati, quelli che sicuramente ci stanno, quei 13 che ho citato, ad attivare la cooperazione rafforzata, in modo tale, in questi Paesi, da poter introdurre un'etichettatura chiara delle merci. In questo caso si parla soprattutto di calzature e tessuti.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Ordine del giorno Vignali n. 9/3012-C/1, parere favorevole. Ordine del giorno Tripiedi n. 9/3012-C/2, parere contrario: la previsione in esso contenuta appare eccessivamente…

PRESIDENTE. No, no, per cortesia, sottosegretario: se cominciamo a dare anche le motivazioni… Capisco tutto, però poi facciamo veramente notte.

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3012-C/3, parere contrario. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/3012-C/4, parere favorevole. Ordine del giorno L'Abbate n. 9/3012-C/5, parere contrario. Ordine del giorno Abrignani n. 9/3012-C/6, parere favorevole con una riformulazione: “a valutare l'opportunità”.

Ordine del giorno Prodani n. 9/3012-C/7, parere contrario. Ordine del giorno Tentori n. 9/3012-C/8, parere favorevole. Ordine del giorno Pinna n. 9/3012-C/9, parere favorevole. Ordine del giorno Carbone n. 9/3012-C/10, parere favorevole. Ordine del giorno Plangger n. 9/3012-C/11, parere favorevole. Ordine del giorno Gebhard n. 9/3012-C/12, parere favorevole. Ordine del giorno Catalano n. 9/3012-C/13, parere favorevole. Ordine del giorno Da Villa n. 9/3012-C/14, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno Alfreider n. 9/3012-C/15, parere favorevole. Ordine del giorno Ascani n. 9/3012-C/16, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/17 D'Uva il parere è favorevole con una riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ogni possibile iniziativa utile al fine di garantire la continuità gestionale degli impianti ceduti e i relativi livelli occupazionali di rispetto delle prescrizioni contenuti nell'accordo aziendale siglato il 16 luglio 2014 relativamente alla rete a marchio cedute”; secondo: “a monitorare tramite l'Osservatorio carburanti il livello dei prezzi praticati sulla reti di distribuzione carburante cedute”; terzo: “ad attivare un tavolo con le società subentranti nella proprietà della rete Esso e le associazioni di rappresentanza dei gestori al fine di ottenere quanto sopra”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/18 Piazzoni il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/19 Baruffi è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/20 Marzano il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno n. 9/3012-C/21 Gallinella è accolto come raccomandazione. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/22 Binetti, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/23 Vallascas è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/24 Crippa è favorevole con la seguente riformulazione: sopprimere le parole “quale rimborso del costo debranding” e poi aggiungere, dopo le parole utenti finali: “in modo ingiustificato”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3012-C/25 Boccadutri e n. 9/3012-C/26 Borghesi il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno n. 9/3012-C/27 Simonetti è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/28 Grimoldi il parere è favorevole, mentre il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/3012-C/29 Busin, n. 9/3012-C/30 Guidesi, n. 9/3012-C/31 Caparini e n. 9/3012-C/32 Invernizzi.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/33 Rondini il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno n. 9/3012-C/34 Tinagli è accolto come raccomandazione.

Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/3012-C/35 Allasia, n. 9/3012-C/36 Bersani, mentre è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/37 Epifani con la riformulazione “a valutare l'opportunità”.

Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/38 Ferrara, mentre è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/39 Fossati con la riformulazione “a valutare l'opportunità”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/40 Quaranta corrisponde anche con il firmatario, questa è una circostanza che saluterei con un applauso in altri momenti (Applausi).

ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/40 Quaranta, mentre è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/41 Ricciatti con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/42 Nicchi il parere è favorevole con la riformulazione: espungere la parte “premesso che”; secondo: mettere impegno con riformulazione, ed espungere da “anche” fino alla fine.

Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3012-C/43 Galgano e 9/3012-C/44 Sandra Savino.

Gli ordini del giorno n. 9/3012-C/45, n. 9/3012-C/46 Centemero, n. 9/3012-C/47 Fabrizio Di Stefano e n. 9/3012-C/48 Polidori sono accolti come raccomandazione.

Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3012-C/49 Palese, n. 9/3012-C/50 Nesi, n. 9/3012-C/51 Laffranco, n. 9/3012-C/52 Liuzzi, n. 9/3012-C/53 Mazziotti Di Celso, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/54 Carrescia, e parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/55 Mucci.

L'ordine del giorno n. 9/3012-C/56 Spessotto è accolto come raccomandazione, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/57 Baldelli il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/1 Vignali.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/2 Tripiedi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/2 Tripiedi…

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà. Però, la prossima volta che succede…

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Mi scusi se non ho fatto in tempo ad alzare la mano immediatamente, ma volevo avere l'opportunità di illustrare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Può fare la dichiarazione di voto, perché la fase d'illustrazione è tecnicamente superata.

DAVIDE TRIPIEDI. Allora, io volevo spiegare cosa vuole fare questo ordine del giorno. Vuole evitare che certe aziende che usufruiscono di finanziamento pubblico delocalizzino all'estero come è successo per il caso della K-Flex. Noi abbiamo visto che il Ministro Calenda ha fatto promesse, lo stesso Rampi del Partito Democratico si fa vedere insieme ai lavoratori, poi non abbiamo un risultato concreto, perché l'azienda ha voluto delocalizzare lo stesso nonostante l'impegno di quasi tutto il Parlamento nel cercare il modo migliore per evitare questa delocalizzazione. Oggi non dico che con un ordine del giorno si risolve la questione, ma quanto meno abbiamo un atto di indirizzo. L'atto di indirizzo del Partito democratico qual è? È quello che se un'azienda riceve un finanziamento pubblico può benissimo delocalizzare. Ecco qual è la faccia del Partito Democratico. Innanzi alle promesse che avete fatto ai lavoratori della K-Flex oggi non volete neanche accettare un ordine del giorno che vuole salvaguardare i futuri lavoratori che si troveranno in una situazione del genere.

Quindi io chiedo al Parlamento, innanzi a tutte le cose che abbiamo fatto insieme, di votarlo cercando di non mettere la bandiera politica. Ma io ho visto solamente una presa in giro da parte del Partito Democratico che ripeto andava davanti ai cancelli della fabbrica per poi avere risultati zero. Sono queste le cose che ci indignano. Allora cerchiamo di votare questo ordine del giorno semplice che vuole mettere un principio: chi prende finanziamenti pubblici non può delocalizzare all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo è molto semplice. Chiedo al sottosegretario, date le parole di Calenda sul suo impegno, che si possa evitare che ancora aziende possano fare la stessa porcheria che ha fatto la K-Flex. Io chiedo un impegno del sottosegretario a valutare la possibilità di approvarlo senza una modifica, perché qua c'è la vita dei cittadini e soprattutto dei lavoratori italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo ordine del giorno, perché ne condividiamo pienamente lo spirito, tant'è che in diversi provvedimenti ci siamo impegnati nel voler richiedere quantomeno che le aziende, le multinazionali, che hanno ricevuto danaro pubblico in Italia, se decidono di delocalizzare, di mandare a casa spesso e volentieri i nostri italiani o comunque residenti in Italia, dipendenti, restituiscano quello che hanno ricevuto dal popolo e dal Governo italiano. Per cui, siccome lo spirito è identico, votiamo volentieri a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAMPI. Per tranquillizzare il collega Tripiedi, con cui tra l'altro spesso condividiamo anche delle battaglie: io sono andato molto spesso dai lavoratori, alcune situazioni le abbiamo risolte altre no. Io promesse non ne faccio mai, ci sono sempre andato prima che ci andassero le televisioni, a differenza di altri, senza le telecamere, a differenza di altri. Ci sono andato per stare vicino ai lavoratori, per capire i loro problemi, per provare a risolverli. Il Ministro Calenda ha fatto un atto interno al Ministero molto serio che dà delle istruzioni precise esattamente sul tema delle delocalizzazioni e che francamente è un atto pubblico di cui mi sono fatto carico e che ho fatto avere ai lavoratori e che è molto più significativo e molto più impegnativo di un ordine del giorno.

Dopodiché, io non entro nel merito della materia, i pareri sugli ordini del giorno li danno i relatori che hanno seguito la materia e li dà il Governo. Io voterò come voterà il mio gruppo, ma vorrei tranquillizzare tutti perché io di promesse alle persone non ne faccio e non cerco visibilità, come fanno altri che compaiono quando compaiono le televisioni. Io ci sono sempre sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Grazie Presidente, per dire che noi voteremo questo ordine del giorno e lo votiamo perché quelli che andrebbero tranquillizzati sono i lavoratori.

Da molto tempo, molte forze politiche che siedono in questo Parlamento si propongono di costruire un vincolo, un impegno, un principio di responsabilità alle imprese, soprattutto multinazionali, che sfruttano i vantaggi fiscali o i vantaggi degli incentivi e fanno sostanzialmente i riders sul nostro territorio e sostanzialmente speculano sui nostri concittadini. Ci sono anche delle regioni molto ben amministrate, come l'Emilia Romagna, che ha una legislazione in questo senso, e quindi penso che tutti gli atti che sollecitano questo Paese, da questo Parlamento, ad avere una legislazione che costruisca non solo dei vantaggi, ma anche dei vincoli per i lavoratori e per le comunità che ospitano il costo di queste imprese vada bene accolta, anche questo ordine del giorno e noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

IRENE TINAGLI. Grazie Presidente, solo per ricordare al collega Tripiedi - su questo tema ci siamo occupati in Commissione - che in realtà esiste già una norma che prevede la restituzione di finanziamenti in casi analoghi e tant'è vero che proprio nel caso della che K-Flex alcuni finanziamenti sono già stati sospesi o revocati; di uno, particolarmente ingente, è in corso adesso la restituzione in varie tranche.

L'unico progetto di un finanziamento agevolato che non è stato restituito o sospeso è un relativo ad un progetto di ricerca e sviluppo del 2010, conclusosi nel 2011, per cui non si ravvisavano i termini per la restituzione o la sospensione, quindi c'è stata la massima serietà nell'applicazione della legge e nella sospensione o restituzione dei fondi agevolati quindi.

Poi il problema dei lavoratori purtroppo è un altro tipo di problema e anche questo si è cercato di affrontarlo con i tavoli, con il dialogo, con il confronto.

Siamo tutti d'accordo che è un caso drammatico, ma non speculiamo anche sulla cattiva informazione: tutto quello che si poteva fare è stato fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, anch'io sottoscrivo questo ordine del giorno.

Ricordo all'Aula che ancora non c'è quanto appena affermato dalla collega Tinagli.

Nello specifico, Presidente, il caso K-Flex, ovvero la eventuale restituzione di fondi pubblici richiesta a K-Flex non è stata richiesta rispetto e sulla scorta di quanto ha appena affermato la collega Tinagli, ma rispetto al fatto che una manager ai più alti livelli di K-Flex è stata beccata a dire che i soldi ricevuti dalla collettività italiana per fare stare il lavoro in Italia andavano all'estero: è questo il motivo per cui sono stati richiamati i fondi pubblici dati a K-Flex.

Quindi non facciamoci fregare: se un'azienda ad oggi vuole delocalizzare, attualmente non c'è nessuna normativa che preveda la restituzione dei fondi pubblici ad essa destinata, quindi anch'io – faccio un invito e lo rinnovo - sottoscrivo questo ordine del giorno.

Abbiamo presentato, come prima detto dal collega La Russa, molte proposte, non soltanto emendative, ma anche in termini di proposta di legge, affinché questo passaggio virtuoso, secondo noi, si rendesse palese anche agli occhi dei deputati e dell'Aula, soprattutto in Commissione lavoro.

Sottoscrivendo questo ordine del giorno, chiedo al sottosegretario di rivedere le sue posizioni rispetto allo stesso, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, vorrei far presente ai colleghi del Partito Democratico che c'è una piccola differenza tra alcuni dei finanziamenti cui si faceva riferimento e quindi i 12 milioni di euro di incentivi e i 23 milioni di compartecipazione della SIMEST all'interno del gruppo K-Flex: stiamo parlando anche di quelli.

Il Ministro Calenda ha la possibilità di intervenire direttamente, perché la nomina all'interno del consiglio di Amministrazione della SIMEST di un membro del Ministero dello sviluppo economico è fatta da lui, quindi ha il controllo diretto di quello che avviene all'interno di SIMEST e di revocare quelle partecipazioni del gruppo SIMEST all'interno del gruppo K-Flex.

A quanto ammontano? A 23 milioni di euro.

Vediamo se a questo punto il gruppo K-Flex continua ad andare avanti sulla propria idea e invece quei 23 milioni di euro non li avete nemmeno lontanamente sfiorati, oggetto questo già di un'interrogazione firmata dal collegati Tripiedi e da me, giacente e dormiente in Commissione attività produttive, per il quale su questo noi vi chiediamo di intervenire in maniera netta: se è vero, come disse Calenda, che ogni centesimo dato al gruppo K-Flex verrà tolto, toglietegli i 23 milioni, se siete in grado, altrimenti tacete, che fate un bene al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, intervengo per sottoscrivere e sostenere questo ordine del giorno.

Indubbiamente, sentendo le parole del collega Tripiedi, vengono in mente lavoratori, per situazioni differenti, non con gli aiuti cosiddetti di Stato, degli enti locali, sulla PMT di Pinerolo, dove c'è ancora discussione in merito a centinaia di lavoratori che sono, come si dice, in mezzo ad una strada.

Quello che riferiamo noi è che ci sia la possibilità di poter discutere in modo reale e con un inter legislativo anche della nostra proposta di legge, già presentata, a prima firma dell'onorevole Giorgetti, sugli aiuti di Stato e le aziende che ne hanno ricevuti e delocalizzano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/2 Tripiedi, col parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/3 Cristian Iannuzzi, col parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/4 Rizzetto è favorevole.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/5 L'Abbate, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie Presidente, ma chiedo al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno, perché se parliamo di concorrenza non possiamo votare contro questo ordine del giorno, che chiede molto semplicemente la liberalizzazione del fascicolo aziendale per l'azienda agricola.

Noi ogni anno abbiamo giovani - e quindi tecnici, professionisti, agronomi - che possono gestire i fascicoli aziendali, ma al momento li diamo in esclusiva solo ai centri di assistenza agricola e quindi questa liberalizzazione consentirebbe a molti giovani di trovare così un posto di lavoro e alle aziende agricole di abbassare i costi che sostengono per portare avanti i fascicoli aziendali.

Quindi crediamo che il Governo debba rivedere il parere su questo ordine del giorno e votare favorevolmente.

Credo che tutti i colleghi dalla Commissione agricoltura, di tutti gli schieramenti, voteranno favorevolmente a questo ordine del giorno, perché è in favore sia di tutti i tecnici e sia anche di tutte le aziende agricole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/5 L'Abbate, col parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Il presentatore accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/6 Abrignani.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/7 Prodani, parere contrario .

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno n. 9/3012-C/8 Tentori, n. 9/3012-C/9 Pinna, n. 9/3012-C/10 Carbone, n. 9/3012-C/11 Plangger, n. 9/3012-C/12 Gebhard e n. 9/3012-C/13 Catalano, su cui vi è parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/14 Da Villa, vi è parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/14 Da Villa.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno n. 9/3012-C/15 Alfreider e n. 9/3012-C/16 Ascani, su cui vi è parere favorevole.

Prendo atto che l'onorevole D'Uva accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3012-C/17.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/18 Piazzoni, su cui vi è parere favorevole.

Prendo atto che l'onorevole Baruffi accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3012-C/19.

Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/20 Marzano, su cui vi è parere favorevole.

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/21 Gallinella, accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/22 Binetti, vi è il parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Mi stupisce molto il parere contrario su un ordine del giorno, che mette l'accento dal punto di vista della concorrenza su quello che in questo momento sta diventando una delle richieste più grosse, che dalla Comunità europea vengono poste, ai grandi colossi come Facebook, Amazon, Google, eccetera. E nello stesso tempo siamo esposti a uno dei più grossi attacchi informatici che ci sono. Soltanto un clima che renda possibile avere dei sistemi concorrenziali tra di loro e, quindi, anche dotati degli opportuni metodi di sicurezza potrebbe rappresentare, non solo per il nostro Paese, ma anche a livello internazionale, quel sistema contestualmente di servizio per reperire informazioni, ma anche di sicurezza per non essere, come dire, espropriati dei dati sensibili della propria realtà. Mi stupisco molto di questo parere negativo, però, con tutto ciò lo ritiro. Mi sembra inaudito che questo, che rappresenta oggi su tutti i giornali uno dei problemi in fondo più vistosi, di fatto non sia stato accolto e non sia stato capito nella sua complessità.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno n. 9/3012-C/23 Vallascas e n. 9/3012-C/24 Crippa.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno n. 9/3012-C/25 Boccadutri e n. 9/3012-C/26 Borghesi, su cui vi è parere favorevole.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/27 Simonetti, accolto come raccomandazione.

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/28 Grimoldi, su cui vi è parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/29 Busin, vi è parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/29 Busin.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/30 Guidesi, su cui vi è parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/31 Caparini, su cui vi è parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/32 Invernizzi, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/33 Rondini il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/3012-C/34 Tinagli, accolto come raccomandazione. Va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/35 Allasia il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/35 Allasia.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/36 Bersani il parere è contrario. Votazione aperta. Ah, no, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà. Revoco la votazione. Mi perdoni, non l'ho vista, collega Bersani.

PIER LUIGI BERSANI. Presidente, approfitto di quest'ordine del giorno, in due minuti, per rispondere anche a qualcosa, che ho sentito stamattina, che ho sentito con tristezza stamattina. Qui, bocciando quest'ordine del giorno, si emette una sentenza a carico di un migliaio di giovani farmacisti. Si emette una vera e propria sentenza. Ora, a differenza di quel che ho sentito stamane, vorrei chiarire che, quando nel 2006 si aprì il canale delle parafarmacie, c'era una logica: rompere il primo anello della catena e uscire, gradualmente e senza traumi nel tempo, dal monopolio verso il libero esercizio.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,34)

PIER LUIGI BERSANI. Perché gradualmente? Nello stesso periodo ricordo che io feci saltare tutte le licenze del commercio. Anche lì le avevano pagate, ma non valevano più niente. In questo caso, la titolarità aveva ancora un valore molto alto e, quindi, bisognava lasciare il tempo per ammortizzare e, a poco a poco, uscire da una logica che, come avete visto, è ormai centenaria. Quell'anno scomparve la disoccupazione dei giovani farmacisti.

Si poteva fare altro? Facile dirlo adesso, proprio adesso che, come vediamo, il sistema è iper-bloccato, anche in questo Parlamento, figuriamoci allora! Adesso stiamo dicendo a queste parafarmacie: dovete morire perché avete la colpa di essere nate. Anzi, per colpa dell'ostetrico, ho letto tra le righe. Per colpa dell'ostetrico che vi ha fatto nascere! Bisognerebbe vergognarsi di una cosa così. Perché? Gli si offrono alternative? Si dice: no, no, ma se avete fortuna, qualcuno di voi, e se avete anche molti soldi, potrete entrare nella corporazione. Intanto, noi apriamo il mercato e il capitale.

Non so se ci si rende conto di quello che si sta decidendo. Noi passiamo da quattro farmacie a 3.600 farmacie, e questa decisione che si sta prendendo è un sasso scagliato da due mani: una è la mano di titolari che, a differenza di qualche anno fa, per motivi vari, hanno voglia di vendere, e qualcuno, non mi metto a fare nomi e cognomi, che ha voglia di comprare, di prendere in mano questo mercato. Vi faccio un facile pronostico: chi vuole entrare è disposto a pagare, chi è disposto a vendere cercherà di tenere alto il prezzo. Partirà una bolla di compravendita che si scaricherà inevitabilmente sui prezzi dei farmaci e dei parafarmaci, è inevitabile.

Chi entra investe, poi deve rientrare di quello che ha investito. Rimettiamo di nuovo un altro film a carico del contadino povero, del pensionato, chiamatelo come volete. Stiamo facendo una cosa molto grave, molto grave, e in mezzo a tante altre cose, che, però, secondo me, hanno meno valore di questa. Spero che al Senato qualcuno ci ripensi, altrimenti ne parliamo fra un po' di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/36 Bersani, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/37 Epifani vi è un parere favorevole con riformulazione: va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/38 Ferrara, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/39 Fossati vi è un parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/40 Quaranta vi è un parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/41 Ricciatti vi è un parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/42 Nicchi vi è un parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Semplicemente per registrare che non si tratta di una riformulazione, ma di una totale riscrittura di questo ordine del giorno. La collega Nicchi prima era intervenuta proprio su questa materia, e allora non accettiamo questa riformulazione oppure questa riscrittura, che va a snaturare completamente questo ordine del giorno, e chiediamo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Solo che mi deve dire di quale ordine del giorno parliamo.

LARA RICCIATTI. Ordine del giorno n. 9/3012-C/42 Nicchi.

PRESIDENTE. Va bene, non dell'ordine del giorno n. 9/3012-C/41 Ricciatti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/42 Nicchi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

L'ordine del giorno n. 9/3012-C/43 Galgano è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/44 Sandra Savino è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/45 Russo è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/46 Centemero è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/47 Fabrizio Di Stefano è accolto come raccomandazione: va bene.

L'ordine del giorno n. 9/3012-C/48 Polidori è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/49 Palese è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/50 Nesi è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/51 Laffranco è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/52 Liuzzi è accolto. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/53 Mazziotti Di Celso è accolto. Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/54 Carrescia vi è parere contrario: viene ritirato. Sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/55 Mucci vi è parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3012-C/56 Spessotto è accolto come raccomandazione: va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3012-C/57 Baldelli, su cui vi è parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Approfitto della dichiarazione di voto anche per spiegare di che cosa stiamo parlando. Questo ordine del giorno si riferisce a un fatto che può accadere a ciascuno di noi. Affittando una macchina in una qualunque località italiana, il signor Rossi firma un contratto e dà la sua carta di credito a garanzia di eventuali danni al veicolo e spese che possano essere sostenute, oltre che del pagamento effettivo del noleggio. Quando il signor Rossi prende una multa di 50 euro per divieto di sosta, ne prende atto, tiene la multa, se la mette in tasca e, probabilmente, può decidere di pagarla subito o di aspettare che la multa gli arrivi a casa, oppure di fare ricorso. Dopo qualche settimana, forse un mese, forse due, dal conto corrente del signor Rossi viene scalata, attraverso la sua carta di credito, una cifra che varia da 40 a 80 euro, che non è la multa che il signor Rossi ha preso, sulla quale è libero di fare ricorso, e quindi di opporsi, e magari anche di vincere il ricorso.

È una specie di tassa che gli impone la società di noleggio - ma anche quelle di car sharing fanno più o meno lo stesso discorso - che serve a trasferire il suo nome e cognome e il suo indirizzo di residenza all'autorità che accerta la violazione del codice della strada. Cioè, in buona sostanza, è possibile che un cittadino italiano che affitta una macchina e con questa macchina viene multato si ritrovi a non dover pagare la multa, ma a dover pagare una cifra superiore, magari, alla multa, sulla quale non può fare ricorso alcuno, perché quella società di noleggio gli applica una tariffa di trasferimento dati all'autorità accertatrice che varia dai 40 agli 80 euro. Ecco, si chiede al Governo di valutare la possibilità di porre un tetto a questa cifra, affinché questa cifra, che dovrebbe essere una cifra di 5-10 euro - addirittura abbiamo messo una cifra alle notifiche da parte delle società private sulle multe -, non sia così esosa perché, banalmente, è semplicemente il trasferimento dei dati del conduttore, cioè del titolare del noleggio.

Credo che buonsenso vorrebbe che questa proposta fosse accolta, visto che si valuta l'opportunità di, almeno come raccomandazione. Il Governo non sembra disponibile, lo poniamo in votazione. Noi votiamo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3012-C/57 Baldelli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà per le dichiarazioni di voto finale e per la votazione finale nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 28 giugno 2017, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle Andrea Cecconi ha reso noto che, a far data dal 4 luglio 2017, il deputato Simone Valente, in sostituzione del deputato Roberto Fico, assumerà l'incarico di vicepresidente vicario del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle nonché la funzione di portavoce del gruppo, secondo quanto previsto dal relativo statuto, ferma restando la titolarità in capo al deputato Andrea Cecconi della carica di presidente del gruppo stesso.

Il Presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha altresì reso noto, con la stessa lettera, che, a decorrere dalla data del 4 luglio 2017, il deputato Daniele Pesco assumerà l'incarico di vicepresidente, in sostituzione del deputato Simone Valente.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2017 e programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo agosto-settembre 2017.

PRESIDENTE. Invito a questo punto il deputato segretario a dare lettura dell'esito della riunione odierna della Conferenza dei presidenti di gruppo.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge:

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, il seguente calendario dei lavori per il mese di luglio:

Lunedì 3 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali generale della mozione Ruocco ed altri n. 1-01594 in materia di trasparenza dei contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze.

Martedì 4 mercoledì 5 e giovedì 6 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 7 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4102 – Modifiche alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz.

Seguito dell'esame delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553, Brunetta ed altri n. 1-01560, Civati ed altri n. 1-01646, Nesci ed altri n. 1-01647, Melilla ed altri n. 1-01648, Altieri ed altri 1-01649 e Rampelli ed altri n. 1-01650 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 2168-B – Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (ove non concluso nel mese di giugno);

n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista.

Seguito dell'esame della mozione Ruocco ed altri n. 1-01594 in materia di trasparenza dei contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze.

Lunedì 10 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4565 - Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A. (da inviare al Senato – scadenza: 24 agosto 2017).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4505 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3343 - Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.

Martedì 11, mercoledì 12 e giovedì 13 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 14 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4565 - Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A. (da inviare al Senato – scadenza: 24 agosto 2017).

Seguito dell'esame della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4505 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3225-A/R e abbinate – Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3343 - Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 17 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sul fenomeno della contraffazione sul web (Doc. XXII-bis, n. 9).

Discussione sulle linee generali della mozione Carfagna ed altri n. 1-01557 concernente iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3960 – Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali (approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Marcon ed altri sulla situazione nello Yemen (in corso di presentazione).

Martedì 18 luglio, mercoledì 19 e giovedì 20 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 21 luglio) (con votazioni)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della Relazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali (Doc. XVI-bis, n. 11).

Seguito dell'esame delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Palese ed altri n. 1-01640 e Ricciatti ed altri n. 1-01641 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

Seguito dell'esame della Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sul fenomeno della contraffazione sul web (Doc. XXII-bis, n. 9).

Seguito dell'esame della mozione Carfagna ed altri n. 1-01557 concernente iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3960 – Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali (approvata dal Senato);

Seguito dell'esame della mozione Marcon ed altri sulla situazione nello Yemen (in corso di presentazione).

Giovedì 20 luglio, alle ore 14, potrebbe essere convocato, ove necessario, il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale

Lunedì 24 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2856 – Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 agosto 2017).

Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017.

Discussione sulle linee generali della mozione Basilio ed altri n. 1-01081 concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4130 e abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di truffa e di circonvenzione di persona incapace commessi in danno di persone ultrasessantacinquenni.

Martedì 25, mercoledì 26 e giovedì 27 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2856 – Conversione in legge del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 agosto 2017).

Seguito dell'esame della mozione Basilio ed altri n. 1-01081 concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4130 e abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di truffa e di circonvenzione di persona incapace commessi in danno di persone ultrasessantacinquenni;

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2860 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 19 agosto 2017) (nella seduta di giovedì 27 luglio, al termine delle votazioni)

Lunedì 31 luglio, martedì 1°, mercoledì 2 e giovedì 3 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2860 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 19 agosto 2017).

Seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 4505, 3343, 3960 e 4130 e abbinate, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione sulla situazione nello Yemen sarà definita dopo la sua pubblicazione

Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, il seguente programma dei lavori per i mesi di agosto e di settembre 2017:

Agosto

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2860 - Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 19 agosto 2017).

Seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017.

Settembre

Esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 3916 – Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010;

n. 2801 e abbinata - Protocolli: a) Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013;b) Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013;

n. 3083 – Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;

n. 4224 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011 (approvato dal Senato);

n. 4227 – Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013 (approvato dal Senato).

Esame della proposta di legge n. 4096 - Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2305-A/R e abbinate - Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica.

Esame della proposta di legge n. 1994-B – Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato);

Esame della mozione Sberna ed altri n. 1-01644 concernente interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano.

Esame dei progetti di legge:

disegno di legge S. 2834 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016;

disegno di legge n. 3868 – Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (approvato dal Senato);

proposta di legge S. 2134 – Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate (approvata dalla Camera - ove modificata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2352-A/R e abbinate - Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali.

Esame delle proposte di legge:

n. 4002 e abbinate - Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e altre disposizioni, in materia di elezione del sindaco e del consiglio comunale.

S. 2092 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza (approvata dalla Camera - ove modificata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3235-A/R e abbinate - Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

Esame del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016 e del disegno di legge Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci della Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017 (ove presentati dal Governo e trasmessi dal Senato).

Esame dei progetti di legge:

proposta di legge n. 3677 - Norme in materia di difesa dello spazio cibernetico e istituzione del sistema nazionale di sicurezza cibernetica;

disegno di legge S. 2284 - Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (collegato) (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

proposta di legge n. 4388 - Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo;

disegno di legge S. 2681 - Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (approvato dalla Camera – ove modificato dal Senato);

Riforma del Regolamento della Camera dei deputati

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19,50)

Interventi di fine seduta (ore 19,54).

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta.

GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Vorrei parlare dell'episodio drammatico che è successo ieri a Torino, di una signora quarantenne licenziata a gennaio di quest'anno che si è bruciata, che dinanzi alle lungaggini burocratiche dell'INPS ha risposto con un gesto disperato, un gesto disperato che ci dice come nel nostro Paese ci sono tante persone che si trovano in una situazione di grandissima sofferenza umana e sociale.

Questa signora era stata licenziata a gennaio. Il proprio datore di lavoro per motivi di crisi non ha potuto neanche darle subito il trattamento di fine rapporto lavoro. Ha chiesto la Naspi, cioè ha chiesto l'indennità di disoccupazione all'INPS, ma l'INPS ha fatto passare molti mesi prendendo a pretesto un certificato medico che mancava, perché quando questa signora è stata licenziata era in malattia e per attivare l'indennità di disoccupazione ci vuole un certificato medico di riammissione al lavoro.

Il presidente Boeri dell'INPS, molto impegnato nel dibattito politico e parlamentare, dovrebbe trovare il tempo per verificare il funzionamento dell'INPS, perché queste lungaggini burocratiche sono inaccettabili, sono disumane e provocano casi come quello di Torino che sono, diciamo, l'iceberg di questo fenomeno ma ci sono tante migliaia di piccoli casi oscuri in cui lo Stato manifesta il suo volto arcigno e i diritti dei lavoratori sono conculcati e sono violati da una burocrazia inaccettabile.

La Camera, il Senato, il Governo devono dare una risposta a casi di questo tipo e io chiedo che l'INPS chiarisca i motivi per i quali ha impedito ad una lavoratrice di percepire un'indennità di disoccupazione.

È un fatto che reclama giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)!

ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAMPI. Presidente non saranno questi pochi minuti che ci permetteranno di ricordare i 150 anni dalla nascita di un grandissimo italiano, Luigi Pirandello, ma io credo che sia giusto che la Camera dei deputati nella giornata di oggi lo ricordi. E per tante ragioni, perché con Pirandello nasce la modernità nella cultura italiana, nel teatro italiano in particolare, nella letteratura. Entra con Pirandello qualche cosa di molto importante: è un tema di grande attualità la sua riflessione sulla differenza che c'è tra la comicità e l'umorismo, e quanto l'umorismo sia importante nella vita e quanto la comicità invece sia qualche cosa di diverso. Straordinario è stato il ruolo di Pirandello come uomo figlio della Sicilia, profondamente figlio di tutta quella cultura straordinaria della Magna Grecia, ma intellettuale italiano e intellettuale europeo.

Pochi seppero riconoscere nella sua contemporaneità Pirandello; tra questi uno dei pochi fu Antonio Gramsci, che ne scrisse delle pagine memorabili di commento teatrale, in cui si leggeva davvero come stava nascendo, con quell'autore, un teatro nuovo, che guardava in maniera nuova l'uomo, e che anche grazie al vissuto personale di Pirandello apriva lo spazio alla dimensione dell'io, alla dimensione della psicanalisi, al rapporto tra l'individuo, la società, i costumi e la differenza di adeguarsi al senso comune e ai costumi. Ecco, in queste poche parole, in questo poco tempo, io credo però che questa Camera dei deputati debba ricordare un grandissimo italiano che nacque 150 anni fa nella sua Girgenti, e che è ancora presente nel cuore e nelle menti, in tutti noi, e che è diventato grande in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Presidente, il 20 giugno 2016 veniva arrestato l'allora sindaco di Lavagna, comune ligure, per gravissimi fatti. Il comune è stato poi conseguentemente sciolto per mafia, quindi stiamo parlando di una connivenza tra politica e ‘ndrangheta; e questo ha portato nei mesi successivi all'arresto ovviamente ad uno scioglimento del consiglio comunale, a un commissariamento: è stato nominato commissario il 6 luglio 2016 il dottor Paolo D'Attilio, con il compito di provvedere alla temporanea gestione dell'ente fino all'insediamento degli organi ordinari. Successivamente, in data 10 agosto, il commissario D'Attilio viene anche nominato prefetto con una delega al Dipartimento agli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Ecco, quindi un doppio incarico che, a mio modo di vedere, e a modo di vedere anche di tantissimi cittadini di Lavagna, ha gravato sulla gestione dell'ente, che sicuramente già era appesantito fortemente da una situazione davvero emergenziale.

Quello che noi solleviamo è semplicemente un abbandono del territorio, un presidio che a detta dei cittadini sta mancando, nel decoro urbano, nella gestione dei rifiuti, in tutta l'attività ordinaria del comune di Lavagna, perché agli occhi dei cittadini, dei commercianti c'è una mancanza di presenza di chi in realtà dovrebbe garantire il buon andamento della macchina comunale. Se pensiamo che proprio in questi mesi territori e comuni come quello di Lavagna sono ancora di più frequentati da turisti, che arrivano in Liguria e che quindi usufruiscono di tutte le attività turistiche, capiamo bene che è una situazione che andrebbe attenzionata. Lo dico anche perché ci sono stati nell'ultimo anno diversi fatti, tra cui incendi dolosi o comunque fatti che, insomma, sono difficilmente spiegabili: per ultimo un camion dell'azienda che opera la raccolta dei rifiuti che ha avuto il taglio delle gomme.

Ecco, sono questi fatti che fanno capire ai cittadini e fanno percepire come sia mancato lo Stato in questo anno e come continui a mancare: perché quando manca lo Stato, allora la 'ndrangheta e le associazioni mafiosi trovano terreno fertile. Chiediamo quindi che il Governo risponda il più in fretta possibile all'interrogazione n. 4-15808, e dia risposta non ad un parlamentare del MoVimento 5 Stelle ma ai cittadini di Lavagna, che chiedono innanzitutto sicurezza e presidio da parte dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, brevemente, solo per segnalare alla Presidenza quanto credo sia già stato segnalato anche dal presidente di Commissione, Epifani, rispetto al fatto che il Ministero dello sviluppo economico si sta sottraendo agli obblighi sanciti dal Regolamento rispetto alle interrogazioni parlamentari e al question time in Commissione. Era prevista per martedì scorso, e la seduta del question time è saltata: seduta stante, senza alcun tipo di preavviso; rimandato alla giornata di domani, e oggi ci ritroviamo un altro messaggio in cui ci viene detto che domani non ci sarà alcuna seduta rispetto alle questioni del question time in Commissione.

È un episodio che si ripete in maniera ciclica: il Ministero dello sviluppo economico non riesce a organizzarsi per mandare, in questo caso il sottosegretario, Ministri o Viceministri per poter rispondere alle domande dei parlamentari. Ricordo che è prevista dal Regolamento, questa attività, e per la quale quindi chiediamo alla Presidente Boldrini di attivarsi immediatamente con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, per far sì che quello che oggi è un dovere del Governo di rispondere a delle richieste dei parlamentari venga mantenuto operativo; altrimenti inizia una prassi che secondo noi è il declino dell'istituzione, in cui addirittura il Governo si rifiuta di venire a rispondere ai quesiti parlamentari.

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io prendo atto del suo rilievo, e trasmetterò quanto lei ha detto alla Presidente Boldrini.

ANDREA DE MARIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA. Presidente, è di oggi la notizia della scomparsa del professor Luigi Pedrazzi, protagonista della vita culturale e politica di Bologna. Docente di filosofia, fra i fondatori de Il Mulino, editorialista di diversi quotidiani, autore di numerosi volumi, Luigi Pedrazzi è stato fortemente impegnato nella vita politica e istituzionale, mettendo a disposizione della sua comunità le sue qualità di studioso e di uomo di grandissimo spessore culturale. Cattolico democratico, progressista e riformista, ha legato il suo impegno a personalità come quelle di Dossetti e di Andreatta, e poi al progetto dell'Ulivo: Romano Prodi lo ricorda oggi come “l'ulivicoltore bolognese”.

Pedrazzi è stato vicesindaco di Bologna dal 1995 al 1999, e fu allora che nacque fra noi quella che è stata una vera amicizia, quando lavorammo insieme, io sindaco di Marzabotto, al progetto della Scuola di pace di Monte Sole. Pedrazzi è stato un uomo del dialogo, un uomo dell'incontro fra persone di fede religiosa e mondo laico, anche mondo della sinistra bolognese; ha lasciato davvero una traccia molto profonda nella storia della nostra città.

Ci ha lasciato davvero un uomo speciale, di grande cultura, serio e rigoroso, appassionato ed impegnato, di grandissima umanità. In questa Camera mi fa piacere ricordarlo, e sono certo che sabato mattina ai suoi funerali saremo in tanti a Bologna a rendergli omaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ma non lo vedo, l'onorevole Russo, quindi s'intende che abbia rinunciato.

Ricordo che domani, giovedì 29 giugno, è convocata alle ore 14 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 29 giugno 2017, alle 9,30:

1.  Seguito della discussione del disegno di legge:

Legge annuale per il mercato e la concorrenza (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 3012-C)

Relatori: FREGOLENT (per la VI Commissione) e MARTELLA (per la X Commissione), per la maggioranza; CRIPPA, di minoranza.

2.  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BIONDELLI ed altri; ZOLEZZI ed altri; BARONI ed altri; VARGIU ed altri; AMATO ed altri; PAOLA BOLDRINI ed altri; BINETTI: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione. (C. 913-2983-3115-3483-3490-3555-3556-A)

Relatori: BARONI e BURTONE.

3.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 10-362-388-395-849-874-B - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MANCONI ed altri; CASSON ed altri; BARANI; DE PETRIS e DE CRISTOFARO; BUCCARELLA ed altri; TORRISI: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (Approvata, in un testo unificato, dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato). (C. 2168-B)

Relatori: VAZIO, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

4.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

5.  Seguito della discussone delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Palese ed altri n. 1-01640 e Ricciatti ed altri 1-01641 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

6.  Seguito della discussione della proposta di legge:

DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 3558-A)

Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.

7.  Seguito della discussione della proposta di legge:

SERENI ed altri: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz. (C. 4102-A)

Relatrice: ASCANI.

8.  Seguito della discussione delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553, Brunetta ed altri n. 1-01560, Civati ed altri n. 1-01646, Nesci ed altri n. 1-01647, Melilla ed altri n. 1-01648, Altieri ed altri 1-01649 e Rampelli ed altri n. 1-01650 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.

9.  Seguito della discussione della proposta di legge:

RICHETTI ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali. (C. 3225-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: VACCARO; LENZI e AMICI; GRIMOLDI; CAPELLI ed altri; VITELLI ed altri; LOMBARDI ed altri; NUTI ed altri; PIAZZONI ed altri; MANNINO ed altri; SERENI ed altri; CAPARINI ed altri; GIACOBBE ed altri; FRANCESCO SANNA; TURCO ed altri; CRISTIAN IANNUZZI; MELILLA ed altri; CIVATI ed altri; BIANCONI; GIGLI ed altri; CAPARINI ed altri.

(C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259)

Relatori: RICHETTI, per la maggioranza; TURCO, di minoranza.

10.  Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017. (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A)

Relatrice: BERLINGHIERI.

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 le deputate Giuliani e Spessotto hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Narduolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 1 e 2 e dalla n. 30 alla n. 35 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 1, 2, 3 e 5 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazione dalla n. 1 alla n. 3 e dalla n. 19 alla n. 29 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 e dalla n. 35 alla n. 50 la deputata Elvira Savino ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 3 il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 4, 17 e 18 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 7 e 8 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 8 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 8, 9, 22, 51 e 52 il deputato Molea e ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 9 il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 17 alla n. 67 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 19 il deputato D'Incà ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 19 e 20 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 19 e 20 il deputato Miccoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 19 alla n. 29 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 29 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 35 il deputato Franco Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 36 il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni n. 38 e dalla n. 41 alla n. 44 il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 39 alla n. 41 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni dalla n. 39 alla n. 42 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 40 la deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 47 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 51 e 52 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 56 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3012-C - em. 1.40 331 330 1 166 36 294 109 Resp.
2 Nominale em. 1.41 349 348 1 175 143 205 109 Resp.
3 Nominale em. 1.42 365 365 0 183 144 221 109 Resp.
4 Nominale em. 1.44 388 387 1 194 17 370 105 Resp.
5 Nominale em. 1.45 393 392 1 197 156 236 105 Resp.
6 Nominale em. 1.46 399 398 1 200 160 238 105 Resp.
7 Nominale em. 1.47 399 362 37 182 119 243 104 Resp.
8 Nominale em. 1.48 399 335 64 168 90 245 104 Resp.
9 Nominale em. 1.49 417 417 0 209 177 240 99 Resp.
10 Nominale em. 1.50 421 421 0 211 137 284 99 Resp.
11 Nominale em. 1.51 419 419 0 210 159 260 100 Resp.
12 Nominale em. 1.52 428 428 0 215 166 262 100 Resp.
13 Nominale em. 1.53 424 424 0 213 163 261 100 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.54 421 393 28 197 136 257 100 Resp.
15 Nominale em. 1.55 427 399 28 200 86 313 100 Resp.
16 Nominale em. 1.56 422 422 0 212 134 288 100 Resp.
17 Nominale em. 1.156 381 373 8 187 157 216 100 Resp.
18 Nominale em. 1.58 381 381 0 191 159 222 100 Resp.
19 Nominale em. 1.59 390 390 0 196 160 230 100 Resp.
20 Nominale em. 1.60 390 389 1 195 129 260 100 Resp.
21 Nominale em. 1.61 402 402 0 202 99 303 100 Resp.
22 Nominale em. 1.62 396 396 0 199 116 280 99 Resp.
23 Nominale em. 1.63, 1.64, 1.65 411 411 0 206 156 255 99 Resp.
24 Nominale em. 1.66 407 407 0 204 162 245 99 Resp.
25 Nominale em. 1.67 411 381 30 191 76 305 99 Resp.
26 Nominale em. 1.68 411 382 29 192 135 247 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.69 417 338 79 170 87 251 99 Resp.
28 Nominale em. 1.70 412 382 30 192 89 293 99 Resp.
29 Nominale em. 1.71 408 380 28 191 98 282 99 Resp.
30 Nominale em. 1.72 418 316 102 159 67 249 99 Resp.
31 Nominale em. 1.74 413 411 2 206 61 350 99 Resp.
32 Nominale em. 1.75 415 414 1 208 149 265 99 Resp.
33 Nominale em. 1.76 412 412 0 207 110 302 99 Resp.
34 Nominale em. 1.77 409 409 0 205 102 307 99 Resp.
35 Nominale em. 1.78, 1.79 363 363 0 182 141 222 98 Resp.
36 Nominale em. 1.81 359 358 1 180 145 213 98 Resp.
37 Segreta Dimissioni del deputato Calabrò 383 383 0 192 268 115 112 Appr.
38 Nominale em. 1.82 356 355 1 178 130 225 109 Resp.
39 Nominale em. 1.83 357 357 0 179 95 262 108 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1.84 351 350 1 176 127 223 108 Resp.
41 Nominale em. 1.85 366 363 3 182 82 281 108 Resp.
42 Nominale em. 1.86, 1.87 371 370 1 186 142 228 108 Resp.
43 Nominale em. 1.88 376 376 0 189 146 230 107 Resp.
44 Nominale em. 1.89 370 368 2 185 140 228 107 Resp.
45 Nominale em. 1.90 370 369 1 185 141 228 107 Resp.
46 Nominale em. 1.91 382 380 2 191 144 236 107 Resp.
47 Nominale em. 1.92 384 384 0 193 104 280 107 Resp.
48 Nominale em. 1.93 373 313 60 157 59 254 107 Resp.
49 Nominale em. 1.94 377 375 2 188 132 243 107 Resp.
50 Nominale em. 1.95 356 337 19 169 87 250 105 Resp.
51 Nominale em. 1.96 366 366 0 184 109 257 105 Resp.
52 Nominale em. 1.97 375 374 1 188 134 240 103 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 1.57 rif. 382 381 1 191 336 45 102 Appr.
54 Nominale odg 9/3012-C/2 365 362 3 182 134 228 100 Resp.
55 Nominale odg 9/3012-C/3 367 367 0 184 137 230 100 Resp.
56 Nominale odg 9/3012-C/5 367 366 1 184 137 229 100 Resp.
57 Nominale odg 9/3012-C/7 369 314 55 158 24 290 100 Resp.
58 Nominale odg 9/3012-C/14 370 369 1 185 137 232 100 Resp.
59 Nominale odg 9/3012-C/29 365 342 23 172 112 230 99 Resp.
60 Nominale odg 9/3012-C/30 371 369 2 185 138 231 99 Resp.
61 Nominale odg 9/3012-C/31 365 308 57 155 78 230 99 Resp.
62 Nominale odg 9/3012-C/32 367 365 2 183 137 228 99 Resp.
63 Nominale odg 9/3012-C/35 362 361 1 181 111 250 99 Resp.
64 Nominale odg 9/3012-C/36 343 336 7 169 120 216 99 Resp.
65 Nominale odg 9/3012-C/38 365 343 22 172 118 225 98 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 67)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/3012-C/42 362 362 0 182 136 226 99 Resp.
67 Nominale odg 9/3012-C/57 356 354 2 178 155 199 98 Resp.